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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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IL RETROSCENA SU RICHIESTA DI UMBERTO AGNELLI, IL CONSIGLIO FEDERALE

DELIBERÒ L’ISTITUZIONE DI UN DISTINTIVO DA APPLICARE SULLE MAGLIE

Una stella ogni 10 scudetti:

la norma c'è, risale al '58

Abete: «La Figc rispetta le regole»

Sul tema esiste pure una specifica delibera di Lega

di MARCO IARIA (GaSport 08-05-2012)

Giancarlo Abete ha ripetuto ieri ciò che aveva detto qualche giorno fa: «Con

grande serenità, qualora venisse posto il problema, sarà data risposta da una

federazione che ha grande rispetto per la storia di tutti i club e per le

regole del mondo del calcio». Il problema è la terza stella che la Juventus

aspira a cucirsi sulle maglie della prossima stagione, incurante delle

sentenze sportive passate in giudicato per Calciopoli e di quei due titoli

tolti: alla fine, il calcolo ufficiale dice 28 e non 30 scudetti. Abete non si

spinge oltre perché aspetta che Andrea Agnelli passi dalle parole ai fatti, ma

la Federcalcio sarà risoluta nel far rispettare un principio basilare per il

sistema sportivo: l'accettazione delle decisioni della giustizia domestica,

compresa la condizione che il risultato del campo ciò vale per ogni singola

partita sia sempre soggetto al responso del giudice. Nelle divise di gioco

della Juve — secondo la Figc — non dovrà esserci alcun riferimento ai trenta

scudetti, perché una cosa è la dialettica di questo o quel dirigente, un'altra

l'«abito» ufficiale con cui si gioca nelle competizioni regolate dalla

Federazione. E in un'ipotetica battaglia istituzionale l'organismo di via

Allegri avrebbe l'appoggio dell'Uefa che, al di là delle dichiarazioni di rito

di Platini, è attenta ad assecondare le istanze federali, in virtù del vincolo

associativo.

Precedente A differenza della stessa Uefa, che disciplina rigorosamente

l'utilizzo delle maglie per le coppe europee, il regolamento della Lega non

codifica il ricorso alla stella. Qualcuno potrebbe pensare che ciò consenta

alla Juventus d'insinuarsi in una falla normativa. Spulciando negli archivi,

tuttavia, si scopre che sia la Figc sia la Lega si sono già pronunciate in

materia, con atti ufficiali. Anno 1958: proprio la Signora conquista il decimo

scudetto e a Umberto Agnelli, padre di Andrea, viene in mente l'idea di

celebrarlo sulla maglia. Come racconta Mario Pennacchia nel libro Il calcio in

Italia, esiste un comunicato Figc del 3 maggio 1958 che recita così: «Il

Consiglio Federale, su proposta del presidente della Lega Nazionale, delibera

l'istituzione di un particolare distintivo di cui possono e potranno fregiarsi

le società che abbiano vinto 10 campionati di Divisione Nazionale Serie A». Ai

primi di luglio il Direttivo della Lega precisa: «Per la conquista di 10

campionati di Serie A viene istituito uno speciale distintivo costituito da

una stella d'oro a cinque punte. È stato espresso al Consiglio Federale il

parere che la Juventus, fregiatasi appunto di 10 scudetti, applichi sulle

proprie maglie anche tale distintivo». Quest'ultima frase ci fa capire che la

richiesta della stella deve essere autorizzata dalla Figc. E infatti la storia

si ripete nel 1982: ventesimo titolo e Federcalcio che accoglie la richiesta

della Juve di cucirsi addosso una seconda stella. Non si capisce perché la

Lega non abbia mai recepito quei provvedimenti nel suo regolamento. Ma la

storia parla chiaro.

-------

Il commento di LUIGI GARLANDO (GaSport 08-05-2012)

Il diritto alla festa

lasciateli ballare

Pensi all'ultimo scudetto del Milan e rivedi Boateng che «cammina sulla luna»

in un cono di luce, San Siro ubriaco di gioia. L'imbattibile Juve di Conte

merita una scena forte del genere, una festa degna dell'impresa per stordirsi

di felicità. Solo felicità. E invece la paura è che su questi giorni di gloria

possa calare una nebbiolina polemica a intossicare le emozioni. Chi ama la

Juve, come Marcello Lippi, ha colto subito il rischio. «La terza stella? La

risposta bella l'ha data Conte dicendo che questo è il suo scudetto numero 1.

La Juve si goda i complimenti di tutto il mondo senza pensare al resto», ha

consigliato l'ex maestro di Conte e Del Piero. Anche l'ex presidente Cobolli

Gigli, cui è toccato lo scomodo ruolo di Caronte, sottolinea le sagge parole

di Conte e aggiunge: «Non voglio guardare troppo indietro». A guardare troppo

indietro Orfeo perse la sua Signora. Un retropassaggio stava per costare il

titolo.

Anche i nemici fanno eco. In due parole: «Juve, goditelo». Galliani,

Berlusconi, perfino Moratti. Tutti riconoscono a un avversario di valore il

diritto alla festa. Un diritto che lo spogliatoio ha rivendicato con garbo

nelle prime ore del trionfo, a cominciare dal quel «primo scudetto» di Conte

che annunciava idealmente una nuova era. «Contano le stelle che hai nel cuore»,

insegnava il buon Chiellini, prescindendo da quelle da rammendare

polemicamente sulla maglia. Buffon ha lasciato intravedere la stanchezza per

una polemica trascinata nel tempo come una palla al piede: «Quanti scudetti

sono? Non ne voglio più parlare». Del Piero ha ricordato significativamente

che «le sentenze vanno rispettate» e ha riassunto in modo definitivo, con

impeto da capitano, il sentimento della squadra: «Questa è la nostra festa,

conquistata fino all'ultima goccia di sudore. E' la festa di tutti quelli che

ci hanno sempre creduto». A cominciare dai compagni scesi in B, che Ale ha

voluto citare uno per uno, da Balzaretti a Zebina, in una sorta di Spoon River

di Calciopoli. Ha ragione Del Piero: questa è la loro festa, conquistata con

sudore, dopo anni di amarezze e un campionato da imbattuti. Le sconfitte

servono per ricaricare le motivazioni. La Juve non ne ha avuto bisogno. Per

questo il suo campionato è prima di tutto un capolavoro etico. Ha corso e

giocato più di tutti. Per questo ora merita una festa limpida, senza nubi

tossiche. La vittoria è un fine da celebrare, non un mezzo da impugnare.

Ognuno ha diritto a sostenere le proprie rivendicazioni. Ma come insegna

l'Ecclesiaste: ogni cosa a suo tempo. Per i formidabili ragazzi di Conte

questo è il tempo della gioia. Lasciate loro tutto il palcoscenico, accendete

i fari. La Signora danzi sulla luna.

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___

E' ufficiale, alla Gazza stanno impazzendo,

e soltanto per delle avvisaglie finora.

Manca l'intervento del Papa.

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CorSera 08-05-2012

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Per un'enciclica ci vuole più tempo.

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Combine Bari-Lecce: l'indagine

punta ai conti di Semeraro junior

L'ex presidente avrebbe dato i soldi per corrompere Masiello

Dagli ultrà minacce alla squadra anche per il k.o. con il Chievo

di FRANCESCO CENITI (GaSport 08-05-2012)

«Ruolo attivo nella combine di Bari-Lecce». E' questa l'ipotesi degli

investigatori su Pierandrea Semeraro, ex presidente della società giallorossa,

e la consegna dei soldi a Masiello e soci per «accomodare» il derby, favorendo

la vittoria degli ospiti e la conseguente salvezza aritmetica. I carabinieri

negli ultimi giorni si sono mossi eseguendo degli accertamenti bancari sui

conti intestati al figlio del patron leccese. Non è l'unica novità arrivata

ieri dall'inchiesta che ha scoperchiato una serie di tarocchi legati alle

ultime partite disputate dal Bari nella scorsa stagione. Il filone che

riguarda le minacce degli ultrà alla squadra («Ora perdete le partite che vi

diciamo noi») si arricchisce di un altro capitolo: oltre alla sfide contro

Cesena e Sampdoria, entra ufficialmente negli atti anche il k.o. per 2-1 con

il Chievo. Si aggrava la posizione dei tre capi della curva indagati (Raffaele

Lo Iacono, Roberto Sblendorio e Alberto Savarese). La Procura deciderà a breve

quale capo d'imputazione contestargli. Ma ritorniamo alle indagini sul derby.

Sospetti sui 50 mila I tre arrestati (il difensore Masiello e i suoi amici

Gianni Carella e Fabio Giacobbe, tutti ancora ai domiciliari), durante gli

interrogatori hanno delineato un quadro preciso: in cambio della vittoria per

il Lecce furono versati in più rate 230.000 euro complessivi. I primi 50 mila

incassati da Masiello e Carella lo scorso 22 agosto in un incontro avvenuto

nell'hotel Tiziano di Lecce a cui parteciparono due intimi amici di Pierandrea

Semeraro, l'imprenditore Carlo Quarta e il legale salentino Andrea Starace.

Sia Quarta, sia Starace sono stati riconosciuti in foto da Masiello e Carella.

Adesso gli inquirenti vogliono risalire alla provenienza di quel denaro:

secondo la ricostruzione fu consegnato dopo un colloquio avvenuto in hotel. Il

sospetto è uno: arrivano da un conto di Semeraro junior. Non solo, potrebbe

essere stato proprio l'allora presidente a consegnarli a Starace. Oltre agli

accertamenti bancari, gli inquirenti starebbero aspettando gli incroci sui

tabulati telefonici per vedere se ci sono stati contatti tra i due (o anche

con Quarta) in quel giorno. Anche sugli altri pagamenti (20. 000 euro ciascuno

dati da Quarta a Carella durante incontri avvenuti in una stazione di servizio

sulla tangenziale di Bari e da Quarta a Masiello in una località del nord

Italia) si ipotizza siano arrivati direttamente dal dirigente.

Ruolo degli ultrà I carabinieri, inoltre, hanno concluso le indagini per

stabilire le ingerenze sul campionato degli ultrà indagati. La procura sta

valutando se contestare il tentativo di estorsione oppure di violenza privata

per le tre partite nelle quali avrebbero intimato alla squadra di perdere.

Difficile arrivare all'associazione mafiosa o al favoreggiamento. Non

sarebbero emersi, per ora, legami certi tra gli indagati e i clan mafiosi

baresi. Ma sono attese novità nei prossimi giorni.

-------

PIACENZA

Lo 007 della Federcalcio incontra il pm

L'inchiesta sui procuratori continua

di PAOLO GENTILOTTI (GaSport 08-05-2012)

PIACENZA Continua l'inchiesta piacentina sulle fatture false che sarebbero

state emesse per la compravendita di calciatori e che coinvolge l'ex

amministratore delegato biancorosso Maurizio Riccardi e 21 procuratori. Ieri

mattina nella caserma della Guardia di Finanza è stato sentito Gigi Riccio, ex

capitano del Piacenza, poi passato al Sassuolo. A mezzogiorno, poi, Ettore

Traini, collaboratore dell'ufficio indagini della federcalcio, ha incontrato

in Tribunale il pm Antonio Colonna, che coordina le indagini. L'incontro è

durato circa un'ora e alla fine bocche cucite: non è nemmeno chiaro se il

magistrato sportivo abbia acquisito materiale dal collega.

-------

VERSO IL PROCESSO SPORTIVO LE CARTE DI CREMONA COINVOLGONO ANCHE 12 SOCIETA’ DI B E 5 DI LEGA PRO

Palazzi deferisce 3 club di A

Tra oggi e domani l'elenco completo: dentro

Atalanta, Novara e Siena. Circa 50 i tesserati

di MAURIZIO GALDI (GaSport 08-05-2012)

Due, forse tre, club di serie A; dodici di serie B; cinque di Lega Pro; due

tra i Dilettanti: parte oggi e parte domani avremo l'elenco ufficiale che

riguarda anche oltre una cinquantina di tesserati, sono in corso le notifiche

e i tempi sono lunghi. È il primo troncone di deferimenti che il Procuratore

federale Stefano Palazzi ha predisposto nelle ultime ore, frutto di oltre

centodieci audizioni e un massiccio lavoro di lettura delle pagine dei verbali

di Cremona. Innanzitutto quelli di Carlo Gervasoni, ma anche di Filippo

Carobbio e di altri che hanno fornito ai magistrati lombardi ulteriori spunti

di indagine.

La serie A Palazzi, ma pure la Procura di Cremona, aspetta che la serie A sia

terminata prima di completare il quadro accusatorio. Però, per la regolarità

del lavoro investigativo, era necessario inserire in questo primo troncone di

deferimenti Atalanta e Novara che lo scorso campionato giocavano in B. Resta

un enorme punto interrogativo per il Siena. Palazzi deve ancora sentire il

presidente Massimo Mezzaroma e anche il suo ex tecnico Antonio Conte, ma in

questo troncone deve deferire Filippo Carobbio, all'epoca tesserato col Siena,

impossibile evitare il deferimento per responsabilità oggettiva anche nel caso

di patteggiamento e collaborazione fattiva la vicenda Ascoli-Micolucci fa da

precedente. L'analisi completa sul club toscano sarà fatta in seguito.

Le altre Sono soprattutto Gervasoni e Carobbio a mettere nei guai la serie B.

Sarebbero dodici le società che potrebbero entrare nel mirino della Procura

federale per partite di diversi campionati che dovrebbero riguardare

AlbinoLeffe, Ascoli, Bari, Crotone, Grosseto, Livorno, Modena, Padova, Reggina,

Torino, Varese e Verona. Nomi che escono dall'elenco delle persone sentite e

delle partite indicate nei verbali di Gervasoni e Carobbio. Se i nomi

dovessero essere confermati dai deferimenti che sono in arrivo, si

preparerebbe un vero e proprio caos per le classifiche: playoff e playout sono

previsti proprio nei giorni in cui si dovrebbero svolgere i procedimenti

sportivi. Cosa potrà accadere? L'afflittività come sarà «sistemata»? Le

eventuali penalizzazioni quando saranno scontate? Probabilmente si farà

slittare la penalizzazione direttamente al prossimo campionato. Ma un po' di

problemi arriveranno anche da alcuni deferimenti di società di Lega Pro e

Dilettanti. Piacenza e Mantova in Lega Pro e Salernitana in serie D non

esistono più, sono fallite e altre hanno preso il loro posto. Cosa accadrà? In

Lega Pro in questo primo troncone rischiano anche Cremonese, Frosinone e

Rimini, mentre l'Ancona tra i Dilettanti. La Lega Pro intanto ha varato il

comitato etico presieduto da Andre Manzella, con Fiona May, Mario Sconcerti,

Don Carlo Mazza, Andrea Gussoni e Roberto Sgalla.

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CorSera - Milano 08-05-2012

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JUVE STELLARE UNA QUESTIONE APERTA

Movimento 3 stelle

Agnelli ne parla con la Lega e promette: «Ci sarà una sorpresa»

Avvocati al lavoro. Abete commenta: «Sono curioso anche io...»

di ALVARO MORETTI & GUIDO VACIAGO (TUTTOSPORT 08-05-2012)

RESTA da definire il come, ma la terza stella apparirà e non sarà una cometa.

Andrea Agnelli , che ieri era in Lega a Milano, prima l’ha promesso ai tifosi,

poi ne ha parlato con l’avvocato della stessa Lega Calcio, Ruggero Stincardini

che sta analizzando la situazione alla luce dei precedenti. La situazione è

nota (come per altro si può leggere a pagina due nel parere degli avvocati

Bellacosa e Celotto ): non esistono regolamenti e si scava nella storia con la

luce del buon senso.

LA PROMESSA E, intanto, il presidente garantisce: «Siamo tornati a vincere e

siamo là dove noi vogliamo essere. Sono sicuramente trenta i campionati che

abbiamo vinto sul campo, se guardo anche a quelle che sono le attività

giudiziare. Per quanto riguarda il 2004-2005, a Napoli hanno scritto

chiaramente che non fu un campionato alterato, mentre il 2005-2006, com’è noto,

non è stato neppure sotto indagine. Quindi direi che, quantomeno sul campo,

nessuno può toglierci quei titoli e sono trenta scudetti. Sulla maglietta

credo che i nostri tifosi potranno avere una bella sorpresa».

ESCAMOTAGE Che tipo? Non si sa nulla di preciso, ma non si dovrà attendere

molto per scoprirlo anche perché la maglia sarà pronta a breve. Può darsi, per

esempio, che la Juventus utilizzi il marchio stesso del club - “territorio”

nel quale nessuno può intervenire - per ospitare le tre stelle. Si vedrà. . .

Nel frattempo Agnelli ritorna sui temi calciopoleschi: «La parità di

trattamento è qualcosa che tutti noi vogliamo, lo vogliamo nell’ambito della

giustizia sportiva, lo vogliamo in quello della giustizia penale, lo vogliamo

nella nostra vita. La parità di trattamento è un tema che è caro alla società

tutta». E forse anche alla Figc...

ABETE La telefonata di buon mattino, perché di certo il presidente Abete le

pagine sullo scudetto della Juventus le ha lette all’alba. Poi l’occasione

dell’insediamento del comitato etico della Lega Pro per rispondere sulla

vexata questio della terza stella. In Figc si chiedono: «Ma davvero la

vorranno indossare?». Intanto Abete spiega: «Agnelli dice che tifosi

troveranno una sorpresa sulla maglia? Se è una sorpresa attendiamo di

conoscere il contenuto di questa sorpresa. Con grande serenità qualora venisse

posto il problema sarà data risposta da una federazione che ha grande rispetto

per la storia di tutti i club e per le regole del mondo del calcio. Comunque

io faccio i complimenti sentiti alla Juventus per questo successo meritato.

Nella telefonata ad Andrea Agnelli (che in molti vorrebbero consigliere

federale, non fosse per i 443 milioni richiesti al Tar, ndr ), non si è

parlato di questo problema. Il ritorno ai vertici della Juventus è un segnale

importante per tutto il calcio italiano. Una vittoria della Juve, come dice

Chiellini , è anche una buona notizia per la Nazionale». Sulle dichiarazioni

di Del Piero che sente questo tricolore come il 30° della storia dei

bianconeri, Abete ha spiegato: «È giusto che un tesserato si senta nel cuore i

trenta scudetti - le sue parole -, ma la realtà fatta dalle decisioni assunte

da organi primari nella valutazione di quello che è avvenuto portano a

riscontri diversi».

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TUTTOSPORT

08-05-2012

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Il ritorno della Juve

Vale la pena di essere tifosi di calcio per questo:

detestare i bianconeri. O essere con loro

di BEPPE DI CORRADO (IL FOGLIO 08-05-2012)

Il potere Juve è l’orgoglio di essere odiati di nuovo. Non ne poteva più

nessuno della Juventus incompresa e quindi compresa, di quella perdente, di

quella inutile. Sesta? Lo scudetto cambia perché rimette le cose a posto: gli

juventini godono nel sentirsi i nemici di tutti, gli altri godono nell’aver

trovato l’avversario da detestare. La storia dei 30 scudetti vale per questo:

li rivendicano Agnelli, Conte, i giocatori. La terza stella è la fierezza

dell’antipatia. Tireranno fuori regolamenti e consuetudini per una cosa che

alla fine altro non è se un terreno di scontro ideologico. Juventinismo e

antijuventinismo, col primo che adesso ha messo la ruota d’avanti. Qualcosa

che vale questo: abbiamo vinto e adesso parliamo noi. Il ritorno della Juve

non è mai un inizio. Si congiunge sempre con quello che c’era prima e con

quello che ci sarà: vinsi, vinco, vincerò. E’ l’unica squadra che riesce a far

convivere successi diversi per storie, epoche e personaggi: a un certo punto

compare Boniperti, poi Platini, c’è la continuità perpetua degli Agnelli, c’è

la maglia rosa dei primi del Novecento che si ripropone, c’è Moggi sfumato

quanto pare e quanto basta, ma presente nelle teste dei tifosi. La Juventus è.

Senza un era e senza un sarà: presente. Non è possibile parlare di un prima e

di un post. E’ il suo bello (per i suoi amanti) e il suo brutto (per i

detrattori). Uno scudetto riapre i ricordi e le ferite allo stesso modo.

Dicono: cambia il potere del calcio, adesso. E’ la suggestione del successo

che modifica la percezione della forza: la Juve ha sempre contato molto come

club, anche in questi anni di delusioni e di mediocrità sportiva. Adesso che

vince sembrerà più potente: le senti già le voci di milanisti, interisti,

romanisti, laziali. Tutti insieme, pronti a ricordare che una Juve vincente è

anche una Juve pericolosa. E’ la meraviglia del tifo che trasforma convinzioni

in verità assolute. La Juve non è cambiata, così come non sono cambiati gli

juventini. Si sono soltanto adeguati alle condizioni. La manifestazione

plastica c’è stata domenica sera a Milano. Perché un carosello bianconero

nella città del Milan e dell’Inter non si ricorda. Invece c’era. Sembravano i

cristiani usciti dalle catacombe: fedeli di una religione avversata e

improvvisamente ritornati alla luce. Quattordici milioni di italiani

rappresentati da qualche centinaio di sfidanti della buona creanza sportiva.

Vale la pena essere tifosi per questo: per detestarli o per stare con loro. Il

potere della Juventus è questo: molto o poco che sia è la capacità di

trasformare tutto in una rivalità continua. E’ tornata la Juve o la proiezione

che gli altri hanno della Juve? La domanda non ha risposta semplicemente

perché in fondo è la stessa cosa. Vale per tutti quelli che hanno vinto a

lungo: è la grandissima e salvifica opportunità di riassumere in sé l’amore di

molti e l’odio di altrettanti. E’ quello che è mancato per qualche tempo: c’è

riuscita giusto l’Inter di Mourinho. L’orgoglio di essere antipatici agli

altri arriva quando sei convinto di essere migliore e più bravo. Non c’è mai

una verità unica, nel pallone. Con la Juve meno che con gli altri: poi però

questi si prendono uno scudetto spendendo soldi, giocando bene, senza perdere

mai, con un allenatore nuovo, con un’idea, con uno stadio diverso dagli altri.

Meritano, semplicemente. E meritando tornano a essere detestati. Felici tutti:

loro, gli altri. E’ il calcio.

-------

La gioia di Moratti dopo il derby è

più finta di un editoriale di Sconcerti

di JACK O’MALLEY (IL FOGLIO 08-05-2012)

Londra. Il tratto di mare che separa il continente da noi inglesi permette di

guardare da lontano le cose e giudicarle meglio. Se Allegri fosse l’allenatore

del Liverpool, ad esempio, passerebbe tutto il ritiro estivo a dire che la

palla di Carroll era entrata, e che la sconfitta contro il Chelsea in finale

di FA Cup è ingiusta. Se Abramovich fosse Zamparini, invece, penserebbe che

Roberto Di Matteo deve ancora meritarsi la conferma, vediamo come va la finale

di Champions League. Il fatto è che Abramovich è proprio come Zamparini e non

capisce che, oltre alla panchina dei Blues per i prossimi cinque anni, Di

Matteo dovrebbe ottenere almeno il titolo di Sir (roba che non si nega nemmeno

a un Beppe Severgnini). I due Manchester sono ancora lì, a pari punti, ma a

una giornata dal termine solo un suicidio contro il Qpr in casa impedirebbe a

Mancini di vincere il campionato allenando il City più forte degli ultimi

cinquant’anni contro lo United più scarso degli ultimi venti. Almeno qui,

intorno al numero di stelle da cucire sulla maglietta, non ci sarebbero

polemiche sterili come un editoriale di Mario Sconcerti (anche se è dura: il

panegirico per la Juventus scritto ieri sul Corriere è da record mondiale di

adeguamento al pensiero dominante). Leggendo diversi articoli assai livorosi

che parlano di rivalse juventine contro un destino infame, mi sono reso conto

dell’ennesima differenza fra la Premier e la serie A. La prima si gioca

esclusivamente al presente e si prende rivincite sul campo, la seconda si

gioca con lo sguardo rivolto al passato, alla ruggine che fu, ai gol fantasma,

ai “nel 1993 avevate rubato la partita quindi adesso siamo pari” e le

rivincite se le prende sul campo della superiorità morale, tanto che gli

editorialisti lottano nel fango per rivendicare le tre stelle, come una

pensione di provincia. Secondo la stessa logica, domenica a San Siro Massimo

Moratti, abilmente travestito da sfinge, fingeva di essere contento per la

vittoria nel derby.

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Il racconto

Il calcio è la macchina del karma

noi 28 titoli se l’Inter ne toglie uno

di SANDRO VERONESI (la Repubblica 08-05-2012)

Ora, il calcio è una potentissima macchina karmica, si sa. Qualsiasi siano

l’ordine e la logica con cui i fatti vi vengono immessi, essa li rumina sempre

nello stesso modo imperscrutabile, sputando alla fine le sole sentenze che

possano dirsi tali — sentenze karmiche, per l’appunto. Lo scudetto appena

vinto dalla Juventus, in questo senso, è da considerarsi esemplare: esso

compendia una complessa quantità di eventi e di atti deliberati che per anni

sono stati considerati verdetti (sportivi e no), e che invece lo erano solo in

minima parte, in attesa del bilanciamento finale. Riequilibra, questo scudetto,

anni di sfrenati eccessi anti-juventini, a loro volta generati dal precedente

eccessivo accumulo di successi e di arroganza che aveva reso la Juventus

karmicamente molto vulnerabile. E c’è una vera perfezione, nel modo in cui le

cose “sono andate a posto”, se le si guardano dal punto di vista dei tifosi

bianconeri. Ha l’aria, questo scudetto, di essere il frutto di un

comportamento giusto, nella sofferenza dei vinti, a fronte di uno ingiusto,

nell’esercizio della posizione dominante. Ci sono delle finezze, nell’esito

scritto domenica scorsa, che non possono passare inosservate. Il fatto che a

consegnare lo scudetto alla Juve con una giornata d’anticipo sia stata l’Inter;

il fatto che l’Inter abbia gagliardamente vinto il derby pur subendo almeno

due clamorosi errori arbitrali (per uno solo, e anche meno vistoso, si è

gridato allo scandalo per anni, come se quella partita non potesse essere

vinta ugualmente); il fatto che uno di questi due errori a favore del Milan

sia stato un golfantasma di Cambiasso non visto dalla terna arbitrale, proprio

come quello di Muntari contro la Juventus. Ma più in alto di qui, lassù dove

appunto il Bilancione stila prima o poi i propri referti epocali, il successo

della Juventus ci dice che il popolo bianconero, negli anni cupi della

sofferenza, mentre vedeva le tribù rivali danzare attorno ai trofei che in

passato erano suo frequente appannaggio, ha accumulato karma positivo —

accettando un castigo eccessivo e adesso sappiamo anche non imparziale,

evitando di bloccare il campionato col ricorso alla giustizia ordinaria,

disputando una gioiosa stagione in serie B pur con un carico di fuoriclasse e

di campioni del mondo — , mentre chi le si è spregiudicatamente avventato

addosso, spogliandola di valori tecnici, poteri e trofei, ne accumulava di

negativo. Personalmente ho sempre creduto che prima o poi sarebbe successo

questo, e più o meno in questo modo — ma certo gli anni dell’umiliazione, pur

così necessari per il risanamento karmico, sono stati terribili, terribili.

Ora il problema sta diventando il numero degli scudetti vinti dalla Juve, e

delle stelle che si cucirà sulla maglia. Personalmente, provo a dare un

contributo per comporre questa faccenda. Sebbene, come dicono tutti i

giocatori di allora, anche quelli poi passati alla concorrenza come Ibra,

Zambrotta o Vieira, quei due campionati la Juventus li abbia vinti nettamente

sul campo, io credo che sarei disposto a dimenticarmene se anche quello del

2006, come quello del 2005, venisse lasciato senza vincitore. Il fatto che,

invece, una società arrivata nelle retrovie si sia tanto battuta per

accaparrarselo, e che la Federazione di allora, commissariata con Commissario

proveniente dal CdA di quella stessa società, glielo abbia assegnato, mentre

la Federazione attuale si dichiara incompetente in materia, come se si

trattasse di una fatwa, rende automatico, per me come per tutti gli altri

quattordici milioni di tifosi juventini, conteggiarli entrambi nel nostro

palmarès e considerare la prossima stagione nel segno delle tre stelle. È

ovvio che non c’è minaccia che possa farci cambiare idea. Dal punto di vista

karmico, tuttavia, preferirei allungare le glorie future della Juventus

dicendo 28 anziché 30 — a patto però che qualcun altro si decida a placare i

flagelli che gli si stanno rovesciando addosso dicendo 17 anziché 18. Che ne

pensate, è una proposta accettabile?

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OGNI MALEDETTA DOMENICA

Una favola italiota

in bianco e nero

di OLIVIERO BEHA (il Fatto Quotidiano 08-05-2012)

Quello che ha detto il campo è evidente: scudetto strameritato tra i sospetti

di un calcio inattendibile, compreso il caso Buffon. Così senza andare al

ballottaggio finale con una domenica d’anticipo si è chiusa una pratica alla

vecchia maniera della Vecchia Signora, con merito indiscutibile e un iniziale

favore arbitrale, il gol di Vucinic in mini-fuorigioco: intendiamoci, uno

scherzo da parrocchia in confronto a quello che stava combinando il fischietto

Rizzoli, che dovrebbe rappresentare l’Italia agli Europei della Tymoshenko in

vincoli, che ha “nobilitato” il derby di Milano in contemporanea negando un

gol dell’Inter ricacciato indietro dalla linea di porta con modalità-Muntari

in Milan-Juve (che formidabile nemesi sarebbe stata...) e poi dispensando un

rigore inventato ai milanisti. Questo per dire di come funzioni il Palazzo e

il “potere giudiziario in mutande” che lo rappresenta in un magma in cui anche

gli altri due poteri, l’esecutivo e il legislativo, finiscono stipati nella

medesima stalla. Alla faccia di Montesquieu, connazionale di Platini. . .

E A PROPOSITO di potere federale, oggi dovrebbero fioccare i deferimenti per

le scommesse, in un momento in cui uno come il Procuratore capo di Bari,

Antonio Laudati, titolare di un importante troncone dell’inchiesta penale,

dice tranquillamente che non si scommette più solo sui risultati, o sul numero

dei gol, o sulla frammentazione di entrambe le voci: adesso basta il numero di

calci d’angolo, un’ammonizione, magari le volte in cui l’hai colpita di testa

durante il primo tempo. . . per dire dell’inattendibilità del tutto anche

rimarcando che la Juventus ha vinto meritatamente in un calcio italiota che va

a gambero fuori dai confini, che fa pochi punti, che non alleva i giovani,

spreca denaro, gestisce male i club e fa sembrare un bullo il mio amato e

stimato Delio Rossi. Andrebbe posta la questione se siano più viziati i

giocatori, i loro procuratori oppure dirigenti e presidenti. Ma non

traccheggiamo: sono partito dal campo, e quindi anche fuor di metafora

dall’investimento sensato fatto nello Juventus Stadium, valore aggiunto dopo

le truffe del “Delle Alpi”. Come in una fiaba, c’era una volta la società di

gran lunga più titolata d’Italia, arrivata a vincere 29 scudetti fino al

maggio 2006.

FAVORI arbitrali ne aveva avuti eccome, esattamente il proverbio rovesciato

del cane che mozzica lo stracciato, ossia il cane obbedisce al supposto

padrone meglio se ben vestito. Senonché una squadra molto forte, che avrebbe

riempito la finale dei Mondiali di Germania dalle due parti, con giocatori

mediamente superiori a quelli che stiamo vedendo in azione oggi da noi con

l’eccezione di Pirlo, bravo ieri come oggi, significava anche una dirigenza

molto forte: una dirigenza che nel rapporto di forza in un Reame Rotondo già

allora assai malato condizionava oggettivamente la vita interna e quella

esterna del club, e imponeva la sua legge vincente. Se storcete il naso già a

questo punto della fiaba, vi ricordo che Antonio Conte per anni è stato un

pilastro di quella Juventus, quindi c’è un aut-aut, alla Kierkegaard: o andava

bene allora come va bene oggi da tecnico scudettato, oppure le magagne di

allora non possono essere rimosse dal trionfo di oggi. Le persone e gli

habitat in profondità non mutano. Continuiamo con la fiaba. La Triade a

cassetta del purosangue juventino costruito per vincere e per non farsi

azzoppare da altri concorrenti, in un gioco assai perverso che di fatto ha

ridotto questa specie di ippica in condizioni penose (cfr. i deferimenti. . . ),

comandava in casa Agnelli e comandava in Federazione. Ogni tanto lasciava

qualche scudetto e qualche soddisfazione anche ad altri, più generosamente –

per dire – del “cannibale” Merckx in una disciplina leggermente più faticosa,

tanto per far vedere che arbitri o non arbitri le competizioni erano vere. Ma

defunti l’Avvocato e suo fratello, protettori della Triade, ci fu chi pensò

bene che “questa storia dovesse finire” e lo disse chiaramente (cfr. libri in

merito...): ben prima che scoppiasse lo scandalo di Calciopoli c’erano stati

movimenti di truppe al confine, pronte a invadere il territorio appena ci

fosse l’occasione.

E FAR FUORI la Triade conveniva contemporaneamente sia ai proprietari reali

del club, gli eredi Fiat con a fianco Montezemolo, ormai stufi di quella

specie di concessionaria d’auto in leasing che era diventata di fatto la Juve,

che ai “competitors” calcistici di Milano messi quasi sempre in minoranza, che

allo stesso potere politico pallonaro troppo spesso “ostaggio” di chi vinceva

con tanta regolarità e senza mozzichi di cani di sorta. Certo, era previsto

che quest’opera di sostituzione ai vertici non sarebbe stata indolore, né per

i tifosi né per le casse del club, come poi si è visto chiaramente, e

sarebbero dovuti passare sei anni di B, lutti e rovine per “rimettere le cose

a posto”. Ma la convenienza generale del momento era tale che la rimozione di

una Triade tutt’altro che francescana in un ambiente di lupi tutt’altro che

rabboniti valeva il prezzo da pagare. Ricordo che la sentenza penale di primo

grado, di condanna decisa del malaffare, afferma nitidamente che non è stata

artefatta la sorte di alcun campionato, che le partite sono state regolari.

Come quello che è appena finito, per capirci. La fiaba finisce qui, con la

considerazione che Inter e Milan hanno occupato per sei anni il vuoto lasciato

dalla Juve orfana dei “gaglioffi” che però non hanno truccato nulla e che la

Federcalcio e la Lega (calcio, niente diamanti...) sono rimasti simulacri di

potere in mano ai club, oggi come allora. Resta un quesito: la vittoria della

Juve “sana” il passato o rinforza il revanchismo? Guerra o pace? Stella sì o

stella no per il 30simo scudetto del campo ma non della burocrazia?

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Il pallone di Luciano

Conte, Marotta, giocatori: tutti eroi

Ma il genio è il nipote dell’avvocato

di LUCIANO MOGGI (Libero 08-05-2012)

Bravo Andrea, questo scudetto ti appartiene tutto e senza nulla togliere a

Conte, ma anzi riconoscendogli più meriti di quanti già gli siano stati

attribuiti. Senza retorica né frasi ad effetto, come magari imporrebbe “il

destino nel nome”, che però mi tenta emi pare contenere molta verità.

È indubbio che la storia della Juve di questi anni recenti è cambiata

radicalmente da quando Andrea ha assunto la presidenza, con la sua passione,

la sua dedizione, la sua preparazione che è tanta a dispetto della giovane età,

un know how cominciato sul campo a guardare quello che allora accadeva sotto

la presidenza del padre - i tempi della triade certo, le cui capacità e i cui

meriti non ha mai disconosciuto a differenza di altri. I risultati, quando

vengono, non sono mai frutto del caso, derivano da scelte appropriate di

uomini e ruoli. Andrea ha risvegliato la nobiltà del club, l’orgoglio per

troppo tempo represso, il rilancio ai più alti livelli, la forza di non

arretrare di un millimetro davanti ai muri di gomma delle Istituzioni

Federali. Così le sue battaglie per la restituzione dei due scudetti, il

risarcimento per danni derivati da sentenze ingiuste. Si è infatti colpevoli

di qualcosa che sia avvenuto, non di ciò che non è avvenuto per ammissione già

del presidente della Corte Federale Sandulli e sostanzialmente confermato

dalla sentenza di primo grado del tribunale di Napoli: nessuna gara è

risultata alterata.

Quante battaglie

Se Andrea vincerà la sua battaglia anche su questi fronti, sarò felice di

avergli dato una mano scoprendo il vaso di Pandora di intercettazioni rimosse

o addirittura messe da parte, in ogni caso non considerate. Senza di quelle

l’Inter e i suoi dirigenti non vivrebbero la loro condizione di “prescritti”,

ma quella degli “onesti”, immacolati e senza colpe. Mentre invece Palazzi,

proprio su quelle intercettazioni, ha ricavato abbastanza per un rinvio a

giudizio per art. 6 (dunque per illecito sportivo) che avrebbe portato alla

retrocessione del club se non fosse intervenuta la prescrizione. Adesso

l’Inter, a dimostrazione della sua insipienza, e una volta terminati i

vantaggi derivanti da Calciopoli, è rientrata nel suo alveo normale di 5° o 6°

posto distanziata di 23 punti dalla Juve, proprio come prima del 2006, ma con

annesse le difficoltà di rifare un Calciopoli-bis.

Conte ha dato un’anima alla squadra, le ha conferito un carattere di ferro e

la convinzione di credere nelle sue potenzialità anche oltre l’immaginazione,

ha usato strategie adeguate e duttilità, non esitando a cambiare il modulo

appena resosi conto che per i suoi giocatori se ne adattava meglio un altro.

Quindi l’allenatore al servizio della squadra. Per chiarire, basta fare

l’esempio di Luis Enrique che, al contrario, ha voluto modellare la Roma sui

propri intendimenti, con esiti sotto gli occhi di tutti.

I protagonisti

È anche per questo che la Juve è finora imbattuta. Messa talvolta alle corde

dai pareggi, ma mai domata. Marotta ha costruito la squadra con raziocinio,

andrà ancora limata, ma il terreno era stato seminato bene: Buffon e Del Piero

a far da chioccia, Pirlo e Vidal, ma anche Vucinic, gli innesti azzeccati.

Chiellini, superstite anche lui del 2006, ha contribuito a blindare la difesa,

Marchisio e De Ceglie le rivelazioni, bene tutti gli altri.

Il fronte di contesa è ora la terza stella. Sul piano ufficiale il club non

ne aveva parlato, per giusta scaramanzia e per studiare le mosse rispetto alle

posizioni in campo. Dietro i concetti un po’ criptici, o fumosi (?), di Abete,

s’intravede già il muro della Figc e si presume anche della Lega. Quelli che

hanno avuto il mal gusto di vestirsi di incompetenza, sul tema della revoca

dello scudetto all’Inter, d’improvviso diventano competenti. Quando si dice la

coerenza! Ritornando poi al calcio non si venga a dire che Zanetti & C. hanno

dato una mano alla Juve: la verità è che hanno giocato per se stessi, per il

piacere di partecipare a scucire lo scudetto dalle maglie del Milan. La

squadra di Allegri è arrivata comunque stremata alla meta, l’errore di Buffon

aveva creato l’ultimo miraggio, ma il fine campionato è stata un’agonia per i

rossoneri, per la lunga catena di infortuni, che non danno colpe ad Allegri,

ma mettono sul banco degli imputati Milan Lab .

Sviluppi rocamboleschi per il terzo posto. Battuto a Bologna, il Napoli si

trova ora staccato dall’Udinese (ora favoritissimi), scavalcato dalla Lazio e

raggiunto dall’Inter. In coda la corsa del Lecce si è fermata, resta una

flebile speranza perché è caduto anche il Genoa.

-------

Sono ventotto

Se passa la maglia «fai da te»

la Figc può andare in pensione

di FABRIZIO BIASIN (Libero 08-05-2012)

Se sul mio giubbotto di pelle scrivo «Sono Fonzie» ma poi tiro un pugno al

jukebox e invece di partire «Be bop a lula» di Elvis arriva l’ambulanza a

ingessarmi la mano, significa che quantomeno devo rivedere le mie posizioni e

regalare il giubbotto a un tizio più prestante.

La questione «stelle sulla maglietta della Juventus» è appassionante come una

cena a casa della suocera, ma a scudetto archiviato va trattata. Anzi no,

balle, andava trattata molto tempo fa, il giorno in cui la Juventus ha

inaugurato il suo bello stadio e in presenza dei capoccia federali ha mostrato

al mondo gli scudetti numero 28 e 29. Quel giorno, a Torino, c’erano proprio

tutti. Anzi no, uno mancava: Luciano Moggi. La società Juventus all’epoca

pensò di non invitare l’uomo che con il suo «compra e vendi» aveva contribuito

in maniera decisiva alla conquista dei 2 scudetti (poi revocati) perché no,

Big Luciano era meglio lasciarlo a casa sua a far la calzetta.

Da quella sera la questione «stelle sulla maglietta della Juventus » è

diventata importante (ma è stata scientemente messa nello sgabuzzino) per due

motivi. 1) Se ti bulli di aver vinto il campionato di pallone del 2005 e

quello del 2006 ma scarichi il principale artefice, significa che non hai le

idee chiare (come il tizio che tira i pugni al jukebox per capirci). 2) Se i

capoccia federali (e quindi Abete, presidente Figc, ma anche Petrucci, n° 1

del Coni) vedono coi loro occhi che qualcosa non va, ma fanno finta di niente

secondo la regola non scritta ma assai praticata del «rimandiamo la questione

che magari la gente si dimentica e alla peggio la rogna se la becca qualcun

altro», allora significa che a palazzo c’è chi prova a fare il furbo.

La Juventus Fc ha stravinto il suo scudetto e se lo merita tutto. La Juventus

Fc, però, sta giocando una partita assai pericolosa. La prossima stagione (ce

l’ha detto Agnelli) Del Piero e fratelli (anzi no, Del Piero non ci sarà e ha

già detto che sta dalla parte del Palazzo. Mah...) sulla casacca bianconera in

qualche maniera comparirà la famigerata terza stella. Ora, è probabile che da

altre parti (leggi Milan e Inter) decidano di anticipare quella birba di

Agnelli e mettano sulla rispettiva maglia - spariamo a caso - l’effigie dello

scudetto nel caso dei rossoneri (perché il gol di Muntari era valido ecc

ecc...) e una serie di tricolori a volontà i nerazzurri (perché Ronaldo ha

preso la tranvata contro Iuliano ecc ecc...). È possibile anche che il Chievo

decida di mettersi una stella pure lui, perché son dieci i campionati di serie

A dei veneti (non consecutivi, ma chi se ne frega) e dunque è giusto

festeggiarli. E anche il Novara l’anno prossimo metterà il suo orpello, una

«A» gigante, perché è tornato in serie B e gli avversari devono sapere che

giocano contro una squadra appena retrocessa. Il Napoli, invece, sta pensando

di cucirsi addosso la Champions, perché è vero che è uscito con il Chelsea, ma

è stata solo sfortuna e quella coppa in fondo è tutta loro. Anarchia pura

insomma.

Ecco, nel giorno della meritata gioia bianconera, per evitare che qualcuno

faccia la battuta trita e ritrita («Gli juventini sono come certi hotel di

provincia: hanno due stelle ma ne dichiarano tre»), per far credere al resto

del mondo che in italia siamo persone serie e non pirletti senza briglie, per

evitare tutto questo, sarebbe meraviglioso se i capi del calcio ci dicessero

qualcosa. Che può essere A) «La Juve non può mettere la terza stella perché

esiste una sentenza». Oppure B) «La Juve può mettersi la terza stella perché

ci siamo sbagliati ». Nell’attesa patron Preziosi mediterà se mettere sei

Gormiti sulla maglia del Genoa, mentre Campedelli, insieme alla stella,

appenderà ai pantaloncini un pandoro Paluani. Tanto da noi vale tutto.

-------

Sono trenta

Solo il campo dice chi ha trionfato

La terza stella lo ricorderà a tutti

di GIAMPIERO MUGHINI (Libero 08-05-2012)

Nelle case e nelle piazze d’Italia esplode la gioia del popolo juventino. Gli

“umiliati e gli offesi” degli ultimi cinque anni di football nazionale

approdano finalmente al trentesimo scudetto della storia bianconera, uno

scudetto conquistato dopo una sequenza di fatti e di episodi che nemmeno lo

sceneggiatore di un grande film americano avrebbe saputo ideare.

La distruzione, dall’oggi al domani, di una squadra capolavoro che aveva

vinto uno scudetto alla cifra astrale di 91 punti e i cui giocatori erano

quasi tutti in campo nella finale della Coppa del Mondo 2006. La società che

aveva fatto da nervatura di tutte le nazionali italiane campioni del mondo che

si ritrovava a un passo dal baratro, amputata di alcune delle sue vittorie più

belle, scaraventata in serie B, costretta a svendere i suoi gioielli pur di

non portare i libri in tribunale. Il miglior gruppo dirigente mai avuto da una

squadra di calcio di serie A additato come «una organizzazione a delinquere».

Tale la debolezza politica in quel momento della Fiat, e tali le aporie

interne alla famiglia Agnelli dove si fronteggiavano senza volersi troppo bene

gli “eredi” di Gianni Agnelli e quelli di suo fratello Umberto, che la società

decise di non muovere nemmeno un’unghia a difesa dell’onore sportivo di quel

gruppo dirigente. Una ripresa tecnica affidata a un nuovo e mediocrissimo

gruppo dirigente, di cui saranno scandalosi gli errori di valutazione nello

strapagare giocatori rivelatisi mediocri o inadatti al calcio italiano: da

Tiago a Felipe Melo, da Diego al Krasic comprato due anni fa. Una squadra

delusa e mal congegnata che sprofonda nella mediocrità di due consecutivi e

avvilenti settimo posto, sino a riuscire nell’impresa stratosferica di

incassare la bellezza di 56 gol in un torneo (la squadra di Conte, imbattuta

sino alla penultima giornata, ne ha incassati 19).

Il risveglio degli ex mediocri

Ora succede che la squadra bianconera che presenta alla linea di partenza del

torneo 2011-2012 è per sette-otto dei suoi undicesimi la stessa la cui

mediocrità ci aveva lasciato senza fiato nel torneo precedente. Pirlo e

Vucinic e Vidal e Lichsteiner a parte. E senza dire che un sospetto non

potevamo non nutrirlo. Se il Milan si tiene un Pato, un Robinho e magari un

Alessandro Nesta mal conciato fisicamente, e invece regala (letteralmente

regala) Pirlo, un motivo ci deve pur essere. Vi ricordate quando Giampiero

Boniperti dava via giocatori famosi (da Capello a Baggio) e si prendeva

giocatori reputati scarpe vecchie, gli immensi Benetti e Boninsegna, e con

quelli vinceva gli scudetti? Non è che nell’occasione, col prendere un Pirlo

in avanti con gli anni e un po’ acciaccato, noi non stavamo facendo la figura

degli allocchi che comprano i mobili tarlati dismessi dalle grandi famiglie? E

invece è successo che Pirlo abbia fatto tutte le partite dal primo all’ultimo

minuto, e che in tutte questa partite s’è confermato il miglior giocatore del

mondo nel suo ruolo. Grazie, Milan.

Un allenatore da incorniciare

E poi, Antonio Conte. Se c’è un errore che io imputo al trio diabolico

Bettega-Giraudo-Moggi è quello di avere tolto a un certo punto la maglia di

capitano a Conte per darla ad Alex Del Piero. Non si fa con un uomo come Conte,

prodigioso da giocatore di quantità e qualità in mezzo al campo e adesso

superprodigioso come allenatore. Se quei sette-otto giocatori che l’anno

scorso parevano dei fantasmi alla ricerca di un loro squallido destino sono

divenuti dei giganti in campo - da Bonucci a Pepe, da Marchisio a De Ceglie, e

lo stesso Chiellini triplicato in qualità -, se la Juve del 2011-2012 ha

giocato forse il miglior calcio nella storia recente del football italiano, se

quella squadra a parte venti minuti col Napoli e venti minuti nella partita di

ritorno col Milan ha giocato per 37 giornate all’attacco, tutto questo è

farina del genio calcistico di Conte. Dopo Boniperti e Big Luciano, lui

diventa il terzo uomo stemma della storia juventina di quest’ultimo mezzo

secolo. La terza stella, per l’appunto, delle tre che vanno cucite sulla

maglia bianconera del prossimo torneo.

Ho detto trenta scudetti. Che non è la cifra riportata dagli almanacchi

compilati dai burocrati, e copiati da alcuni giornalisti vili. Non voglio

assolutamente mancare di riguardo alla Grande Inter, a una delle società che

hanno fatto la storia del calcio moderno e che ancora domenica scorsa ha dato

prova del suo orgoglio e della sua qualità, e ogni volta io mi levo il

cappello quando sento pronunciare la parola “triplete” riferita ai successi

dell’Inter di due stagioni fa. Solo che gli scudetti della Juve sono 30, e che

quel 14° scudetto che figura nella bacheca interista loro non l’hanno mai

visto né da vicino né da lontano. Tanto è vero che i giudici sportivi che lo

assegnarono nell’estate del 2006 adesso fingono di non ricordare e quasi se ne

vergognano, e non c’è uno di loro che dica: sì, l’ho assegnato io e in piena

coscienza perché quei circa 15 punti che separavano l’Inter dalla Juve

vittoriosa erano stati tutti conquistati da Moggi a forza di money e girls

elargiti a destra e a manca.

Ora di quel money e di quelle girls non esiste la benché minima traccia in

nessuno dei processi fatti contro la Juve. Nelle motivazioni del processo

penale di Napoli (dove Moggi è stato condannato) c’è il riconoscimento netto

che nessun risultato sportivo è stato alterato in quei due campionati. Che i

91 punti vennero conquistati uno a uno da una squadra che aveva Cannavaro,

Thuram, Emerson, Nedved, Camoranesi, Ibrahimovic, Del Piero, e vorrei ben

vedere che una squadra così non stravincesse. Lasciate perdere il tifo e le

ossessioni di ciascuno di noi. Chiedetelo a chi conosce il campo e la lotta

sul campo. Chiedetelo a Fabio Capello, a Billy Costacurta, a Claudio Ranieri,

chiedetelo guardandoli negli occhi ai giocatori più valorosi e leali

dell’Inter se è vero o no quello che disse una volta Camoranesi, che quando

affrontavano la Juve erano pallidi dall’ansia già nel sottopassaggio. Trenta

sono, non uno di meno. Chiedetelo a Dio, che pure non è bianconero.

Modificato da Ghost Dog

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Il racconto

Il calcio è la macchina del karma

noi 28 titoli se l’Inter ne toglie uno

di SANDRO VERONESI (la Repubblica 08-05-2012)

Ora, il calcio è una potentissima macchina karmica, si sa. Qualsiasi siano

l’ordine e la logica con cui i fatti vi vengono immessi, essa li rumina sempre

nello stesso modo imperscrutabile, sputando alla fine le sole sentenze che

possano dirsi tali — sentenze karmiche, per l’appunto. Lo scudetto appena

vinto dalla Juventus, in questo senso, è da considerarsi esemplare: esso

compendia una complessa quantità di eventi e di atti deliberati che per anni

sono stati considerati verdetti (sportivi e no), e che invece lo erano solo in

minima parte, in attesa del bilanciamento finale. Riequilibra, questo scudetto,

anni di sfrenati eccessi anti-juventini, a loro volta generati dal precedente

eccessivo accumulo di successi e di arroganza che aveva reso la Juventus

karmicamente molto vulnerabile. E c’è una vera perfezione, nel modo in cui le

cose “sono andate a posto”, se le si guardano dal punto di vista dei tifosi

bianconeri. Ha l’aria, questo scudetto, di essere il frutto di un

comportamento giusto, nella sofferenza dei vinti, a fronte di uno ingiusto,

nell’esercizio della posizione dominante. Ci sono delle finezze, nell’esito

scritto domenica scorsa, che non possono passare inosservate. Il fatto che a

consegnare lo scudetto alla Juve con una giornata d’anticipo sia stata l’Inter;

il fatto che l’Inter abbia gagliardamente vinto il derby pur subendo almeno

due clamorosi errori arbitrali (per uno solo, e anche meno vistoso, si è

gridato allo scandalo per anni, come se quella partita non potesse essere

vinta ugualmente); il fatto che uno di questi due errori a favore del Milan

sia stato un golfantasma di Cambiasso non visto dalla terna arbitrale, proprio

come quello di Muntari contro la Juventus. Ma più in alto di qui, lassù dove

appunto il Bilancione stila prima o poi i propri referti epocali, il successo

della Juventus ci dice che il popolo bianconero, negli anni cupi della

sofferenza, mentre vedeva le tribù rivali danzare attorno ai trofei che in

passato erano suo frequente appannaggio, ha accumulato karma positivo —

accettando un castigo eccessivo e adesso sappiamo anche non imparziale,

evitando di bloccare il campionato col ricorso alla giustizia ordinaria,

disputando una gioiosa stagione in serie B pur con un carico di fuoriclasse e

di campioni del mondo — , mentre chi le si è spregiudicatamente avventato

addosso, spogliandola di valori tecnici, poteri e trofei, ne accumulava di

negativo. Personalmente ho sempre creduto che prima o poi sarebbe successo

questo, e più o meno in questo modo — ma certo gli anni dell’umiliazione, pur

così necessari per il risanamento karmico, sono stati terribili, terribili.

Ora il problema sta diventando il numero degli scudetti vinti dalla Juve, e

delle stelle che si cucirà sulla maglia. Personalmente, provo a dare un

contributo per comporre questa faccenda. Sebbene, come dicono tutti i

giocatori di allora, anche quelli poi passati alla concorrenza come Ibra,

Zambrotta o Vieira, quei due campionati la Juventus li abbia vinti nettamente

sul campo, io credo che sarei disposto a dimenticarmene se anche quello del

2006, come quello del 2005, venisse lasciato senza vincitore. Il fatto che,

invece, una società arrivata nelle retrovie si sia tanto battuta per

accaparrarselo, e che la Federazione di allora, commissariata con Commissario

proveniente dal CdA di quella stessa società, glielo abbia assegnato, mentre

la Federazione attuale si dichiara incompetente in materia, come se si

trattasse di una fatwa, rende automatico, per me come per tutti gli altri

quattordici milioni di tifosi juventini, conteggiarli entrambi nel nostro

palmarès e considerare la prossima stagione nel segno delle tre stelle. È

ovvio che non c’è minaccia che possa farci cambiare idea. Dal punto di vista

karmico, tuttavia, preferirei allungare le glorie future della Juventus

dicendo 28 anziché 30 — a patto però che qualcun altro si decida a placare i

flagelli che gli si stanno rovesciando addosso dicendo 17 anziché 18. Che ne

pensate, è una proposta accettabile?

cioè noi dovremmo rinunciare a qualcosa di nostro, mentre il ladro deve soltanto restituire la refurtiva senza rischiare nessuna punizione? a casa mia questa non è parità di trattamento.

la figc deve prendere atto che tutto cio' che il grande DIRETTORE è riuscito a far emergere in anni di battaglia invalida le sentenze, cosi' come sono state scritte nel 2006. la giustizia sportiva è stata di fatto commissariata da quella penale. QUINDI DEVONO RIFARE I PROCESSI SPORTIVI.

preso atto di cio', i prescritti devono restituire il cartone e noi ci mettiamo la terza stella fino a prova contraria, e cioè un processo in cui si prendono in considerazione tutti gli elementi portati alla luce. se risulterà che tutti erano piu' o meno colpevoli, possiamo anche pensare di rinunciare alla stella ma gli altri dovranno subire le congrue punizioni, se risulterà che erano tutti piu' o meno innocenti, allora ci teniamo gli scudi e aa potrà anche fare un gesto magnanimo per il bene del futuro del calcio e rinunciare ai 444 milioni. se non si puo' piu' fare, perché è passato troppo tempo e non si possono piu' punire gli altri, pazienza, ci restituiscano il nostro e ci diano i soldi amo' di risarcimento

poiché penso che tutto cio' possa avvenire soltanto al termine della battaglia del DIRETTORE, il primo passo è quello di togliere il cartone ai prescitti e noi di considerare le vittorie pulite e quindi terza stella sulla maglia. ogni altra cosa è un inciucio

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Joined: 14-Jun-2008
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DA ABETE A GALLIANI A MORATTI I COMPLIMENTI AI BIANCONERI

Lo scudetto

dell’orgoglio

Agnelli: “I titoli sul campo sono trenta, aspettatevi una sorpresa”

Stella d’argento sulla maglia se la Juve conquisterà la Coppa Italia

di MARCO ANSALDO (LA STAMPA 08-05-2012)

Le stelle sono tante ma nessuna ha fatto parlare di sè quanto la terza che la

Juve vuole appuntarsi dopo lo scudetto vinto a Trieste. Per la prossima

stagione ci saranno cambiamenti. Lo ha fatto capire Andrea Agnelli che

all’uscita dal Consiglio di Lega ha dichiarato: «Gli scudetti vinti sul campo

sono sicuramente trenta. I tifosi avranno una bella sorpresa».

L’interpretazione è chiara. In qualche modo il simbolo del trentesimo scudetto

comparirà sulle maglie bianconere scatenando un vespaio. Abete gli ha

replicato che «la Federazione deve far rispettare le regole». Ma dove stanno?

Nella normativa federale non se ne parla. In quella della Lega calcio il

secondo comma dell’articolo 1 recita: «Tutto ciò che non è esplicitamente

consentito dal presente regolamento deve intendersi come espressamente

vietato». Dunque sarebbero fuorilegge anche le altre due stelle della Juve e

quelle del Milan e dell’Inter perché non se ne parla esplicitamente. Assurdo.

Le resistenze federali si appoggiano però sulla norma per cui tutte le divise

da gioco devono essere presentate alla Lega che le deve approvare e sul

regolamento dell’Uefa che prevede il divieto di andare in campo con le maglie

che non abbiano ricevuto l’approvazione scritta delle rispettive federazioni.

La situazione è irrisolvibile, se una delle parti non farà un passo indietro.

Abete vuole che sia ribadito il rispetto delle sentenze, che mancherebbe

formalmente con l’uso della terza stella. La Juve pensa il contrario: «Anche

la Procura di Napoli ha detto che il campionato 2004-05 non è stato alterato e

quello successivo non è stato investigato» ha ribadito Agnelli per il quale la

revoca dei due scudetti di Capello è illegittima.

L’annuncio della sorpresa ha acuito la curiosità, i tifosi non pensano ad

altro. Ci sono varie ipotesi. La più consistente è che se la Juve vincerà

contro il Napoli la decima Coppa Italia metterà una stella d’argento vicino

alle due attuali. Altrimenti si studiano due soluzioni, cui lavorano i

designer della Nike: la prima è che la stella compaia nel tessuto, un po’ come

nella maglia con cui la Juve vinse la Champions League del ’96; la seconda è

che si rinunci alla terza stella ma nel disegno appaia da qualche parte un

grande e inequivocabile numero 30. Infine verrà scritta sul colletto della

maglia la famosa frase di Boniperti: «Vincere è l’unica cosa che conta».

Almeno su questa nessuno avrà di che ridire.

Andrea Agnelli è comunque pronto a tenere duro anche se scatenasse le

reazioni delle rivali. Evitando le cinque stelle per non irritare Beppe Grillo,

Milan e Inter potrebbero rispondere mettendone sulle maglie quante ne

vogliono, visto che secondo loro la Juve avrebbe scardinato il principio della

corrispondenza con i titoli attribuiti ufficialmente. Nel «liberi tutti», il

simbolo inventato negli Anni Cinquanta da suo padre potrebbe perdere il

significato.

Per il presidente bianconero, che ha ricevuto al telefono i complimenti di

Abete, di Galliani e di Moratti, per il successo, questo è comunque «il

momento dell’orgoglio ritrovato ed è la cosa di cui sono più felice». «Abbiamo

raccolto i frutti di due anni di lavoro mio e di tutti, fino al magazziniere -

ha proseguito Agnelli -. Il percorso è stato difficile e tortuoso ma l’abbiamo

completato: si è chiuso il cerchio perché siamo tornati a vincere». Il giovane

presidente ha seguito da casa la partita. «E’ stato bello essere davanti alla

tv e vedere cosa succedeva a Torino e a Milano». Soprattutto a Milano. Il

«regalo» ricevuto dall’Inter può rasserenare i rapporti con i nerazzurri? La

risposta glissa l’argomento. «Il grande segnale è che abbiamo giocato 37

partite senza perderne una, con la migliore difesa. Noi ripartiamo guardando

noi stessi». E su Del Piero: «Ha ancora la finale di Coppa Italia da giocare,

sarebbe l’apoteosi se chiudesse l’avventura con la Juventus con due trofei.

Solo Boniperti e Platini possono dire di essere stati un simbolo nella nostra

storia come lo è stato lui e ci sarà sempre gratitudine per Alessandro. Se la

sorpresa riguarderà anche un suo futuro nella Juve? Mi sembra che aver

meditato un’apoteosi sia già qualcosa di importante». Una bella frase che

suona evidentemente come un no.

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LA POLEMICA

La retorica della terza stella

che la Juve non ha raggiunto

Invincibili ma pure incontentabili

di VINCENZO CERRACCHIO (il Messaggero 08-05-2012)

JUVENTUS invincibile. Ma pure incontentabile. Almeno a giudicare dalle parole

di Andrea Agnelli, guerra stellare ancora aperta con il resto del mondo del

calcio: «Sono sicuramente 30 gli scudetti vinti sul campo. Presto i nostri

tifosi avranno una sorpresa». Già, la famosa terza stella da appuntare sul

cuore, una ogni dieci titoli vinti. Che però sono 28, per ora, come dice

l’albo d’oro.

Il giovane presidente richiama all’orgoglio bianconero. Detto e fatto: si è

festeggiato con bottiglioni di champagne con un grosso 30 sull’etichetta.

Ciascuno può dare i numeri che vuole, ma il punto è uno solo: che significa

quel «vinti sul campo»? Se i dirigenti juventini Giraudo e Moggi sono stati

radiati insieme all’allora vicepresidente federale Mazzini, c’è una giustizia

sportiva che ritiene vinto quello scudetto del 2005 grazie ad aiuti esterni,

con conseguente retrocessione nel 2006. Sul campo, tanto per restare alla

triste attualità del calcioscommesse, ha vinto anche il Lecce in casa del Bari,

ma Masiello ha ammesso di aver provocato apposta l’autogol decisivo.

Calciopoli, poi, ha visto altre squadre penalizzate, dal Milan, alla

Fiorentina, alla Reggina, alla Lazio. Alla quale, per esempio, fu tolta

l’opportunità di partecipare alla coppa Uefa. Che avrebbe dovuto chiedere a

posteriori la Lazio? Di rigiocare quella coppa, di fregiarsi comunque del

sesto posto, anche se la classifica la vide penalizzata di 30 punti?

Soprattutto: che facciamo della giustizia sportiva, la aboliamo? Perché il

problema è di tutti o di nessuno. Un conto è battersi perché lo scudetto 2005

non venga proprio assegnato, alla luce delle successive prove emerse contro

l’Inter, altro è reclamare il “tutti colpevoli, nessun colpevole”. E

appuntarsi, senza titolo, le stelle di due scudetti.

Lo dice la logica, come è sacrosanto applaudire la Juventus per la splendida

cavalcata di questa stagione. E come è sottoscrivibile la frase di ieri di Del

Piero: «La terza stella? Noi ce l’abbiamo sul cuore. Quello che viene

determinato da altri criteri lo rispettiamo». Aspettando, come la federazione,

che la sorpresa annunciata si materializzi. Nel rispetto delle regole e delle

sentenze.

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La terza stella ancora non è stata indossata, ma tutti i giornalai si stanno preoccupando.

Strano.

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SPY CALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 08-05-2012)

Scommesse, l'ora della verità

Trenta club a processo

Calcioscommesse: il giorno è arrivato. Martedì 8 maggio, con una settimana di ritardo rispetto a quanto era stato annunciato, il superprocuratore Stefano Palazzi, concluse le indagini, deferirà almeno una cinquantina di tesserati e una trentina di club di serie B e Lega Pro. E questa è solo la prima ondata, perché manca ancora il grosso della serie A (e bisognerà aspettare sino a fine maggio-primi di giugno). La Figc, in accordo con il Coni, ha deciso questa soluzione, forse per dare una segnale: due deferimenti e quindi due processi. Credo che sarebbe stato più logico prevedere un unico deferimento (e di conseguenza un unico maxiprocesso): magari aspettare fine maggio a chiudere le indagini, quando altre carte dovrebbero (potrebbero) arrivare dalle procure di Cremona, Napoli e Bari. Così invece si creano solo polemiche, e due "binari" con condanne a rate. Comunque, ormai la decisione è presa. Palazzi ha lavorato due mesi (esattamente dal 29 febbraio al 26 aprile) con il suo pool composto da una decina di persone: sentiti 111 tesserati (e qualcuno ha confessato, tirando in ballo calciatori e club). I club a rischio di deferimento per il primo filone sono, come detto, all'incirca una trentina. Previsto uno stralcio per due società che quest'anno sono in serie A ma che quando si sono svolti i fatti, i presunti illeciti, erano in serie B. Si tratta di Atalanta e Novara (appena tornato in B). L'Atalanta dovrebbe essere giudicata per le gare con Ascoli e Padova, oltre a quella col Piacenza (già punita con Doni). Esclusa la responsabilità diretta, il club bergamasco già quest'anno ha pagato con sei punti di penalizzazione, annullati grazie ad un campionato strepitoso. Ora potrebbe ripartire con una penalizzazione (ma più leggera, 2-3 punti) la prossima stagione, in serie A: il suo ex capitano, Cristiano Doni, in parte pentito, l'avrebbe messa di nuovo nei guai. Diverso il caso del Novara: dovrebbe andare a giudizio per le partite col Chievo, l'Ascoli e il Siena e una eventuale penalizzazione la sconterebbe in B, dovendo essere afflittiva. Altri club che ora sono in A (come Lecce, Siena e Genoa, ad esempio) rientrerebbero solo nel secondo filone. Tra l'altro, Palazzi deve ancora sentire Mezzaroma (lo farà dopo il 13 maggio, a campionato finito) e Conte (l'attuale tecnico della Juve è stato coinvolto da un suo ex giocatore quando era a Siena: sarà interrogato dopo la finale di Coppa Italia del 20 maggio). In serie B si rischia una classifica totalmente riscritta a giugno, dopo playoff e playout: in ballo (per ora) ci dovrebbero essere Ascoli, Bari, Grosseto, Modena, AlbinoLeffe (appena retrocesso), Padova, Verona, Pescara, Livorno, Reggina, Varese e, con posizioni più defilate, forse anche Crotone, Empoli e Sassuolo. In Lega Pro, coinvolte nelle indagini Salerno, Mantova, Piacenza, Frosinone, Rimini, Cremonese e Monza. Tra i dilettanti rischiano invece l'Ancona e l'Alto Adige (femminile). Le ipotesi di reato vanno dall'articolo 1 (lealtà sportiva) all'illecito. I club rispondono per responsabilità presunta, oggettiva, o diretta (nel caso di coinvolgimento di dirigenti). I tesserati per omessa denuncia (dovrebbero essere tantissimi), per aver scommesso o, reato più grave, taroccato o tentato di taroccare le partite. Molti rischiano la radiazione. Sconti di pena per chi collabora (lo fanno solo dopo aver ascoltato la propria voce nelle intercettazioni). Disciplinare a fine maggio, corte di giustizia sportiva (secondo grado) a giugno durante gli Europei. Secondo filone, quello dei big, con deferimenti a giugno e processi a luglio. Come detto, meglio sarebbe stato un deferimento unico, e con sentenze entro fine luglio quando la Figc dovrà comunicare all'Uefa i nomi delle iscritte alle Coppe europee. Palazzi aspetta ancora nuove carte da Cremona , Napoli e Bari: e già la prossima settimana potrebbe iniziare il giro d'Italia. Le tre Procure della Repubblica lavorano, da tempo ormai, a pieno ritmo sul calcioscommesse: la prima, come noto, è stata Cremona, dove a breve potrebbero esserci altre novità importanti e potrebbero arrivare i rinvii a giudizio. Ma anche Napoli è a buon punto, più complessa e delicata invece l'indagine di Bari. Solo quando avrà nuovi elementi, Palazzi inizierà il secondo filone di interrogatori. Non può fare diversamente: deve affidarsi alla magistratura ordinaria. Non può sovrapporsi, tantomeno indagare per conto suo. C'è il rischio che qualche club la faccia franca, almeno per ora? Sì, c'è: ad esempio se Bari e Napoli non daranno il via libera a Palazzi entro giugno, qualche società anche importante potrebbe evitare il deferimento e iscriversi alle Coppe. E solo la prossima stagione, a campionato già iniziato la responsabilità di questi club potrebbe venire a galla. Ma non c'è altra soluzione: bisogna rispettare i tempi della giustizia ordinaria. Il fenomeno scommesse è molto diffuso, uno scandalo a macchia d'olio. E ogni anno, chissà per quanto, ci potrebbero essere processi sportivi. Ma per fortuna che le intercettazioni (e pensare che qualcuno voleva abolirle...) hanno consentito alle Procure di fare uscire il marcio, o forse solo una parte, che c'è nel mondo del calcio. Ma a fine stagione, Giancarlo Abete dovrà mettere mano alla giustizia sportiva. L'ideale sarebbe tornare a dividere i compiti fra Ufficio Indagini e Procura, come era una volta. Ma è difficile tornare indietro, anche se è stato dimostrato che così com'è la Superprocura non funziona. E poi, visto che si spendono dei soldi a volte inutilmente, non sarebbe il caso di dare rimborsi più consistenti ai collaboratori di Palazzi? Con 40 euro a missione dove vanno? Nel calcioscommesse ci sono "professionisti", legati a bande internazionali, e che fanno girare milioni di euro : che possono fare gli 007 della Figc? E poi, come detto, ci vogliono norme più dure con chi non denuncia: va spezzata la spirale di omertà, è l'unica soluzione per tentare di fare pulizia. Chi viene a sapere tentativi di illeciti e tace, deve cambiare mestiere. Inoltre i club dovranno potersi rivalere, dal punto di vista economico, nei confronti dei calciatori "infedeli". Il mondo del calcio qualcosa può fare, e sta già facendo (con fatica). Ma per fortuna ci sono le Procure della Repubblica di Cremona, Bari e Napoli. E magari, chissà, ne salteranno fuori altre.

"Nel mondo di Roma", una cartolina sullo sport dell'Ottocento

Un libro divertente, ricco di curiosità e retroscena: "Nel mondo di Roma" (editore Italia Marathon Club, 15 euro). Lo hanno scritto Enrico Castrucci, Francesca Monzone e Carlo Santi. E' una cartolina sullo sport a Roma, nell'Ottocento. La nascita di nuove discipline. La scoperta di campioni leggendari. Gli sferisteri, i Velodromi, la Piazza d'Armi. La caccia alla volte (sì, a Roma). E la rinuncia alle Olimpiadi del 1908: il re Vittorio Emanuele III era d'accordo ma Giovanni Giolitti, "capo del governo, ha preferito rimanere lontano dalla questione". E così i Giochi furono assegnati a Londra...

(06 maggio 2012)

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I marziani dello sport

E le tv fanno festa

Aligi Pontani - Tempo scaduto - repubblica.it - 3-05-2012

Cronache dalla galassia sport, primavera 2012. Il presidente del Coni Gianni Petrucci trionfa, schiaccia la concorrenza, si tuffa in un bagno di folla e di consensi per aggiungere al governo degli atleti quello dei cittadini di San Felice al Circeo. "Ma non lascio il Coni", rassicura subito, casomai qualche temerario ci avesse pensato. Starà al suo posto fino al dopo Londra, e che Dio e a questo punto anche gli dèi ce la mandino buona, per i Giochi e per i discendenti di Circe. Petrucci farà il sindaco nei ritagli di tempo, tra uno scandalo del calcio e l'altro, o accadrà il contrario? Oppure si sdoppierà felice grazie a un incantesimo proprio del luogo, mandando Gianni in riva al mare e tenendo Petrucci al Foro Italico? Mistero.

Mentre Petrucci sindaco festeggia il tricolore, i veri proprietari del calcio italiano festeggiano non tanto lo scudetto juventino quanto i fragorosi dati di ascolto della serata del 'titulo': 4 milioni di spettatori su Sky, padrona certificata del pallone in virtù del miliardo di euro sganciato ai finti proprietari, quelli dei club. Per celebrare come si deve il 15% di share, i signori della pay tv riscrivono domenica istessa il programma dell'ultima giornata: non più tutti insieme, che non serve, bensì spezzatino: festa Juve alle 15, partite insignificanti alle 18, ultimi verdetti alle 20.45, dettano fregandosi le mani all'attento Maurizio Beretta, presidente della Lega calcio che quel miliardo incassa e distribuisce, e dunque obbedisce. Beretta prende atto e comunica: si cambia tutto, ragazzi, organizzatevi.

Mentre Beretta firma lo stravolgimento di programma (il secondo consecutivo deciso nella settimana stessa delle partite), il deluso presidente del Cagliari Massimo Cellino è impegnato alla calcolatrice, sbattendo ripetutamente i pugni sul tavolo. Guarda il resoconto dell'incasso del match con la Juve giocato a Trieste, comoda località dove ha deportato i cagliaritani (giocatori e tifosi), per le ultime partite di campionato. Cellino, che è astuto, aveva scommesso tutto sull'importanza della sfida, in effetti rivelatasi quella dello scudetto, quadruplicando i prezzi. Purtroppo la gente di questi tempi fa la fame, o comunque è preoccupata di finire per farla. Risultato: la miseria di 14 mila spettatori per la sfida scudetto che, sia pure spennati, non hanno garantito i milioni sperati. E per giunta quei vandali festanti lo stadio l'hanno anche un po' sfasciato: 50 mila euro di danni che lui, Cellino, dovrà rimborsare.

Ah, che il Cagliari abbia vinto o perso, chissene frega? Salvo era prima del match, salvo resta ora. Cellino aprirà presto la nuova campagna abbonamenti per le mirabolanti avventure della squadra sarda, stagione 2012-2013. Prezzi popolari, si immagina: tanto poi magari si va a giocare a Brindisi, Frosinone o Catania, che Palermo no, è già occupata: dalla Lazio, che l'ha scelta sede per le sue partite europee dopo aver litigato con Petrucci, il presidente, o il sindaco, o tutt'e due. Magari poi Lotito ci fa pace e gli chiede se il suo nuovo stadio può costruirlo lì, dove approdò Ulisse. Perché in Italia lo sport è così: mitico.

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IL GRAFFIO di EMILIO MARRESE (Repubblica.it 30-04-2012)

Le stelle sono tante

Imbarazzi in Federcalcio: dopo la Juve che vuole la terza stella per

il probabile 28' scudetto, la Solbiatese vuole cucirsi sulla maglia

Venere, in quanto sedicente squadra più gnocca della galassia.

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GaSport 07-05-2012

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la Repubblica SERA 08-05-2012

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GaSport 09-05-2012

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IL TEMPO 09-05-2012

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IL GRAFFIO di EMILIO MARRESE (Repubblica.it 09-05-2012)

I conti non tornano

La Juve si dà 30 scudetti e tre stelle, il Milan si dà il gol di

Muntari e quindi l'anno prossimo magari cucirà sulla maglia uno

scudetto fantasma. Approfittando di una lacuna del regolamento

Figc, i giocatori (e soprattutto i dirigenti in tribuna) potranno

indossare anche uno scolapasta in testa: nulla lo vieta.

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GaSport 11-05-2012

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la Repubblica SERA 11-05-2012

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GaSport 12-05-2012

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IL TEMPO 12-05-2012

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la Repubblica SERA 18-05-2012

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GaSport 20-05-2012

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Repubblica SERA 23-05-2012

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IL TEMPO 09-06-2012

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GaSport 10-06-2012

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GaSport 14-06-2012

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GaSport 19-06-2012

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GaSport 16-07-2012

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Modificato da Ghost Dog

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la Repubblica SERA 08-05-2012

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IL GRAFFIO di EMILIO MARRESE (Repubblica.it 30-04-2012)

Le stelle sono tante

Imbarazzi in Federcalcio: dopo la Juve che vuole la terza stella per

il probabile 28' scudetto, la Solbiatese vuole cucirsi sulla maglia

Venere, in quanto sedicente squadra più gnocca della galassia.

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GaSport 08-05-2012

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Un cactus infilato nel cu.lo fa male di meno vero?

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Juve e terza stella: come la penso io

di MARIO SCONCERTI dal blog Lo sconcerto quotidiano (Corriere.it 09-05-2012)

Ho spiegato nei giorni scorsi quello che secondo me significherebbe la terza

stella da un punto di vista delle regole del calcio. Fatta passare la

discussione su questo, vorrei dirvi come la penso io in proposito.

Penso che o ci sono regole chiare e nette che lo impediscono, oppure la

Juventus, come qualunque altra società, ha il diritto di fare della propria

maglia quello che crede e gli conviene. In questo specifico caso è peraltro

vero che questo è il trentesimo scudetto. Nessuno lo nega e tutti conoscono la

storia. Non c’è inganno. Se chi l’ha vinto preferisce non far notare che due

gli sono stati sottratti per motivi disciplinari, sono affari suoi, ne

risponderà nelle sedi in cui gli altri gli chiederanno di rispondere. E sono

affari dei suoi avversari che con la stessa libertà potranno usare a sua volta

come vogliono la loro maglia.

Direi che resta una questione di gusto, ma il gusto fa parte delle opinioni,

non delle verità. Ci sono momenti in cui stare sopra le riche, sfidare gli

altri, ha una giustificazione. Quando arrivino questi momenti dipende quasi

sempre dal buon senso dei dirigenti. Vedremo cosa ne penserà il giovane

Agnelli.

Nel frattempo gli scudetti restano sempre 30 di cui 28 validi. Niente

cambierà. Qual è il problema?

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GaSport 09-05-2012

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JUVE STELLARE IL RETROSCENA

Una certezza: la terza

stella sarà sulla maglia

La Lega e la Figc si rimpallano il problema

Ma la Juve ha già preso la sua decisione

di GUIDO VACIAGO (TUTTOSPORT 09-05-2012)

TORINO. Altro che calcio, il problema è diventato praticamente tennistico:

perché gli scambi da fondo campo fra Figc e Lega Calcio sono degni di Nadal e

Djokovic . La pallina, per intendersi, è la terza stella della Juventus,

questione spinosa e che le istituzioni maneggiano con attenzione,

esercitandosi nel patrio sport del palleggio. C’è da capirli, per carità,

perché fra vuoti e carenze normative, il terreno è scivoloso e, quindi, meglio

il tennis rispetto al pattinaggio sul ghiaccio.

NEL LOGO DEL CLUB La Juventus, però, ha tempi da azienda, non da istituzione

sportiva e ha quindi bisogno di prendere decisioni in tempi strettissimi: c’è

una maglia da produrre e tutto il materiale per il merchandising da preparare.

E, quindi, Andrea Agnelli ha già deciso: la terza stella ci sarà, sarà sulla

maglia come promesso ai tifosi. La «sorpresa» di cui ha parlato il presidente

probabilmente sarà la modalità con la quale il simbolo del trentesimo scudetto

sarà inserito. Per intendersi, le stelle classiche, quelle che compaiono di

solito sopra lo scudetto tricolore non ci saranno proprio per evitare la

questione con le istituzioni e i loro risvolti legulei. Ma le tre stelle

possono finire ovunque sulla maglia, dove ci sono delle zone al di fuori -

diciamo - dalla giurisdizione di Figc e Lega. Le stelle, infatti, potrebbero

comparire stilizzate in un disegno della maglia oppure, ipotesi più probabile,

essere inserite nel logo stesso della società. L’ovale che i tifosi conoscono

bene potrebbe, insomma, diventare la casa dei trenta titoli che la Juventus ha

vinto sul campo, solo 28 dei quali ufficialmente riconosciuti dalla Figc.

L’OK DI MONTEZEMOLO Un escamotage che potrebbe piacere molto anche ai tifosi,

anche a quelli ansiosi di vedere un riconoscimento concreto delle battaglie di

Calciopoli ancora lontane dalla loro definitiva conclusione (basti pensare ai

tanti ricorsi della Juventus pendenti in sede di giustizia ordinaria). Un’idea

condivisa anche da Luca Cordero di Montezemolo che ieri da Fiorano ha fatto

sapere la sua opinione: «Certo che metterei la stella, oppure qualcosa che la

richiami, e poi ci metterei una pietra sopra: perché io penso che i risultati

che si ottengono sul campo nello sport sono quelli che contano». Tutto questo

in attesa di una richiesta di revisione del processo del 2006, una decisione

che prima o poi i bianconeri dovranno prendere. Perché c’è, effettivamente,

qualcosa di incongruente anche nell’atteggiamento di chi rivendica trenta

scudetti sulla maglia, ma non ha ancora chiesto alla giustizia sportiva di

rimettere le mani su quelle sentenze che, alla luce delle nuove prove, paiono

quanto meno esagerate. La revisione sportiva di Calciopoli è sicuramente nei

programmi dei bianconeri, che però attendono di avere un quadro completo da

parte della giustizia penale e amministrativa (fra appello di Giraudo e Moggi

, così come il ricorso al Tar) per agire di nuovo in sede sportiva.

DIPLOMAZIA Nel frattempo, Andrea cercherà di evitare scontri frontali con le

istituzioni, soprattutto se queste dovessero dimostrarsi meno inflessibili e

rigide nel guardare alle questioni legate o derivanti dalla questione

calciopolesca. A partire dalla terza stella, quella che la Juventus metterà,

tirando dritto per la strada tracciata fin dal primo giorno di presidenza da

parte di Agnelli, ma senza “esagerare” nel voler imporre la propria posizione

nella vicenda.

NESSUNA OFFESA Via alla terza stella, quindi: anche perché - in fondo - si

tratta di porre un simbolo su una maglia che viene utilizzata in campo. E sul

campo quei due scudetti contestati sono stati vinti dalla Juventus anche

secondo la sentenza di Napoli che parla di «tornei senza alterazioni». Nessuno

dovrebbe sentirsi offeso, a partire dalla Federazione che con i giocatori

della Juventus 2006 vinse il Mondiale tedesco e con i giocatori della Juventus

2012 affronterà l’avventura in Polonia e Ucraina all’Europeo di quest’estate.

Molti dei campioni d’Italia, infatti, vestiranno la maglia azzurra, sulla

quale di stelle ce ne sono quattro, iniziando ad abituarsi. . .

___

L´amaca
di MICHELE SERRA (la Repubblica 09-05-2012)

Il fenomeno dei giornalisti tifosi è troppo patetico perché io vi

ammorbi con la mia opinione sulla controversa "terza stella" della

Juventus. Mi limito a un´osservazione strettamente tecnica, temo

inoppugnabile. La Juventus ha tutto il diritto di ritenersi vittima di

una sentenza sbagliata e cucirsi sulle maglie la terza stella. Ma un

secondo dopo, la Federazione italiana gioco calcio dovrebbe

dichiararsi sciolta, perché il suo operato e quello della giustizia

sportiva sono ritenuti carta straccia, e giudicati nulli, da una delle

società più autorevoli e note del calcio italiano. Terze vie non ce ne

sono, perfino in un Paese di ipocrisie e di pateracchi. Perché

attribuirsi due scudetti revocati per frode sportiva non è solo un

gesto di "orgoglio ritrovato", come pensa abbastanza puerilmente il

presidente Andrea Agnelli. È, a tutti gli effetti, un gesto che

sconquassa dalle fondamenta le istituzioni del calcio, le sconfessa,

le rifiuta. È un durissimo chiamarsi fuori dal mondo in cui si opera e

dalle sue regole. Nella vita, ovviamente, ci si può anche ribellare.

Quello che non si può fare è credere che ci si possa ribellare al

modico prezzo di qualche titolo di giornale, e cavarsela temperando le

polemiche con un paio di interviste diplomatiche.
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Arriva la valanga dei primi deferimenti per le scommesse: 83

provvedimenti relativi alle stagioni scorse, coinvolte le big cadette,

compreso il Torino. Guai per Atalanta, Novara, Siena e Chievo

Il grande imbroglio

La serie B a processo

ventinove partite fasulle

di ALBERTO ABBATE & FULVIO BIANCHI (la Repubblica 09-05-2012)

Un ultimo velo sul marcio del calcio, oggi uscirà tutto - o quasi - allo

scoperto: 300 pagine che fanno tremare, migliaia di allegati per motivare 83

deferimenti, solo i primi di un 2012 che si preannuncia molto lungo. I

provvedimenti sono partiti ieri, firmati dal procuratore federale Stefano

Palazzi. Scottano, seguono l´inchiesta giudiziaria della procura di Cremona

per il calcioscommesse. Responsabilità presunta per il Chievo, punite subito

Atalanta, Novara, Siena, squadre oggi in serie A che vengono deferite per

illeciti risalenti alla passata serie B. S´abbatterà subito un terremoto

sull´attuale classifica del campionato cadetto. I deferimenti riguardano

infatti 33 combine: 29 di B di varie stagioni sportive; due di due differenti

edizioni di Tim Cup (Chievo-Novara della scorsa stagione e Cesena-Gubbio di

quest´anno, la partita della denuncia di Farina); due di Coppa Italia della

Lega pro nella stagione sportiva2010/2011 (Monza-Cremonese e Pisa-Monza).

In ballo ci sono Albinoleffe, Ascoli, Bari, Crotone, Empoli, Grosseto,

Livorno, Modena, Padova, Reggina, Torino, Verona e Varese: 7 squadre - in

realtà 8 col Pescara, che rischia per un´informativa sull´ex dirigente

Lucchesi - nelle prime 12 posizioni della serie B, le altre verso la coda o

addirittura retrocesse. Già alla fine del campionato - play off e play out dal

30 maggio al 9 giugno - la classifica potrebbe essere riscritta. Si punta a un

processo lampo: fra il 17 e il 21 maggio la commissione disciplinare, quindi

la corte di giustizia federale (secondo grado). Gli avvocati stanno già

preparando le difese: avranno 5 giorni per depositare le memorie, il tempo

sarà tiranno. Dopo le notifiche alle parti, la Figc renderà pubblico oggi il

contenuto del provvedimento della procura federale. A giudizio 22 club, 61

persone: 52 calciatori, 2 ex giocatori (i maggiori sospetti su Sartor e

Zamperini), 4 dirigenti, 3 iscritti all´Albo dei tecnici, di cui 2 in attività

al momento delle rispettive contestazioni.

Setacciata ogni testimonianza, spulciato ogni dettaglio, visionati highligths

delle gare, confrontate deposizioni e incoerenze. Gli 007 federali, dopo un

lungo lavoro (dal 29 febbraio al 4 maggio), non si faranno certo trovare in

difetto nel primo giudizio. Nel quale rientreranno anche società di Lega Pro:

coinvolte Cremonese, Frosinone, Mantova, Pisa, Piacenza e Rimini. Durante gli

Europei partirà poi la corsa di Palazzi e del suo pool - solo con le carte di

Bari e Napoli fra le mani - per arrivare a luglio al secondo processo

(scongiurandone un terzo). Lì rientreranno alcune big di Serie A tralasciate

dal primo troncone (una scelta che ha suscitato la reazione polemica del

presidente della Lega di B, Andrea Abodi che, maliziosamente, parla di

«attenta selezione di documenti»). Lazio, Napoli, Genoa, Lecce e probabilmente

altre di A, le cui posizioni sono ancora al vaglio della magistratura

ordinaria. Ci sono persino club che rischiano di essere giudicati due volte in

due mesi, basti pensare al Siena: un eventuale coinvolgimento del presidente

Mezzaroma significherebbe successiva responsabilità diretta e retrocessione

automatica. Il numero uno toscano dovrà essere ascoltato a via Po con l´ex

tecnico Antonio Conte che, insieme ai due bianconeri Pepe e Bonucci, sono

stati tirati dentro il vortice delle scommesse per fatti risalenti alle loro

ex società (Udinese e Bari).

In realtà, come tantissimi altri tesserati, temono l´omessa denuncia: la pena

prevede un anno di squalifica, il patteggiamento abbrevia i tempi a 4-6 mesi.

Sarebbe un danno incredibile - in termini economici e di immagine - per la

Juventus campione d´Italia. Ma l´ennesima pulizia del calcio non guarderà di

nuovo in faccia niente e nessuno.

___

L’inchiesta penale

Siamo solo all’inizio

Presto a Cremona

nuovi arresti illustri

di GILBERTO BAZOLI (Libero 09-05-2012)

Mentre si muove la giustizia sportiva, si prepara a tornare in campo quella

penale. A un anno quasi esatto dalla conferenza stampa (1° giugno 2011) che

segnò il via ufficiale del Calcioscommesse, a Cremona si torna a parlare con

insistenza di un’altra possibile ondata di arresti. Probabilmente si è deciso

di aspettare la fine del campionato per far scattare nuovi provvedimenti.

In questi giorni l’attività del procuratore Roberto di Martino non si è

fermata: il pm si è tenuto in stretto contatto con il capo della squadra

mobile di Cremona, Sergio Lo Presti, e i suoi collaboratori. Sono stati

intercettati in città anche gli uomini dello Sco (Servizio centrale

operativo). Il pm si è sentito anche con il procuratore federale Stefano

Palazzi: i deferimenti firmati da Palazzi si riferiscono alla prima parte

dell’inchiesta condotta dalla procura cremonese. Era corsa voce che il

procuratore della Fgci si sarebbe incontrato con di Martino, ma non ci sono

state conferme.

La seconda parte dell’inchiesta, quella che ha dato una dimensione

internazionale allo scandalo rivelando le diverse sfaccettature della sua

organizzazione e la sua capacità di manipolare le partite, ruota intorno a

Carlo Gervasoni, il «pentito». Nell’ultimo dei suoi interrogatori, Gervasoni

ha parlato complessivamente di 42 gare sospette, vecchie e nuove, di serie A e

di serie B, riferite a più anni e più campionati. Ad oggi gli indagati sono

120. L’ex calciatore di Cremonese e Piacenza ha anche raccontato di essere

venuto a conoscenza da Almir Gegic, il capo degli «zingari», del fatto che

quest’ultimo «avrebbe saputo da un amico del Kazakistan che per far vincere la

squadra toscana il presidente del Siena avrebbe pagato due avversari», in

occasione di Modena-Siena, del 26 febbraio 2011. Palazzi deve ancora sentire

sia il presidente Massimo Mezzaroma per quella gara (lo farà dopo il 13 maggio)

sia Antonio Conte, allenatore oggi della Juventus e allora del Siena.

Conte (per lui l’audizione dovrebbe slittare dopo la finale di Coppa Italia

del 20 maggio) è stato coinvolto da un suo ex calciatore, Filippo Carobbio

(l’altro «pentito», anche se non del livello di Gervasoni), secondo cui il ct

neo campione d’Italia sarebbe stato a conoscenza della proposta dei giocatori

di un’altra squadra, il Novara, di mettersi d’accordo sul pareggio. Carobbio

avrebbe raccontato altri particolari riconducibili al suo allenatore di un

tempo.

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L’analisi

La patologia del football di casa nostra

... La Serie A appare come un’istituzione altamente

nevrotizzata, vittima di uno stato clinico persistente

di LUIGI MANCONI (l'Unità 08-05-2012)

PARTIAMO DA UN DATO DI NATURA CRIMINALE: NELLA MOBILITAZIONE

ANTI-ROM DI DUE GIORNI FA A PESCARA HA SVOLTO UN RUOLO

DETERMINANTE UN SETTORE DEL TIFO ORGANIZZATO DELLA LOCALE

SQUADRA DI CALCIO. Esattamente quanto era accaduto cinque mesi fa a

Torino, in occasione di una manifestazione simile. È un elemento di cui tener

conto se si vuole cominciare ad analizzare ciò che possiamo definire “il

football come patologia”. Il presidente di una squadra di buon livello (zona

Europa League, per intenderci) mi ha raccontato quanto può accadere negli

spogliatoi, tra un tempo e l’altro della partita. Condizioni parossistiche

e stati semi-patologici; e, poi, crisi di pianto irrefrenabile e diffuse pulsioni

aggressive. Va da sé: è possibile che il quadro venga intenzionalmente

drammatizzato e che tutto ciò si riferisca a rarissime circostanze. E tuttavia

troppi segnali ci dicono che il sistema del calcio non solo è sull’orlo di una

crisi di nervi, ma appare come una sorta di ambiente borderliner.

Ovvero una istituzione altamente nevrotizzata, vittima di uno stato clinico

persistente. In questa situazione, ovviamente, la gran parte dell’opinione

pubblica si è schierata con Delio Rossi, persona seria e matura. Ma il suo

gesto, proprio perché l’autore è uomo saggio, risulta essere la manifestazione

ultima di quel processo di impazzimento che sembra covare nelle viscere del

calcio. Come spiegarsi altrimenti mille episodi non spiegabili? E come

interpretare, per esempio, quei subitanei rovesciamenti di risultato tra il

primo e secondo tempo? Certo, se escludiamo per un attimo le operazioni

illecite, resta la definizione suprema coniata da Gianni Brera: se il calcio è

«mistero senza fine bello» esso si accompagna sempre alla sorpresa e al

ribaltamento delle attese. Ma questo non basta a spiegare il comportamento

ciclotimico di singoli giocatori e di intere squadre, la loro spaventosa

fragilità, la loro incondizionata dipendenza da eventi minimi così come da

pressioni insostenibili. La subalternità psicologica dei giocatori del Genoa

all’intimidazione di un gruppo di manigoldi è l’espressione più evidente,

addirittura plastica, di un carattere se si può dire collettivo (sommatoria,

cioè, di molti caratteri) decisamente infantile. Solo una condizione protratta

di immaturità psicologica può spiegare quella codardia condivisa: e può

spiegare le cadute verticali di tensione, l’improvviso abbattimento dopo

l’esaltazione, la prostrazione del secondo tempo dopo l’euforia del primo.

Insomma, è legittimo ipotizzare che circa un 20% dei quattrocento / cinquecento

giocatori di serie A sia costituito da psicolabili.

Sia chiaro: qui come per qualunque altra categoria, ogni generalizzazione è

sbagliata, ma le principali tendenze del fenomeno sembrano chiare. Si

consideri un’altra situazione: tutti conosciamo quei giocatori, spesso geniali,

ritenuti caratterialmente difficili. Ebbene, queste persone, inserite da anni

(e dall’adolescenza) in comunità integrate, come sono le squadre di calcio,

non hanno modificato sostanzialmente il proprio atteggiamento, riproducendo

all’infinito una carica di violenza che sembra incontenibile. Ma, in qualunque

altro ambiente o sistema, sarebbero scattati meccanismi di controllo e di

mediazione capaci di contenere e disciplinare quella predisposizione

all’aggressività. Così non avviene nel calcio. Non c’è spazio, qui, per

analizzare tutte le cause di ciò. Basti dire che emerge nitidamente un

profondo scarto tra la funzione pubblica e il ruolo sociale dei giocatori e la

loro personalità: quest’ultima risulta, in genere, inadeguata alla

responsabilità che funzione e ruolo pretendono. In altre parole, è come se si

registrasse una sorta di “insufficienza toracica” (psicologica) dei calciatori

rispetto allo spazio occupato nella società e alle risorse (economiche e

simboliche, di relazione e di immagine) di cui dispongono. Insomma, prima del

crack finanziario, per altro minacciato, è possibile che si registri qualcosa

di simile a uno stress collettivo. Uno stato depressivo acuto, di cui questo

loffio campionato è solo la spia più vistosa. (Il campionato appena conclusosi

resta loffio anche se a vincerlo è stata, meritatamente, la Juventus. Ah, a

proposito, indovinate per chi fa il tifo l’autore di questo articolo).

___

GET OFF THE FENCE!

MORE CALCIO MADNESS AT MARASSI

by ADAM DIGBY (IN BED WITH MARADONA | Wednesday, May 9, 2012)

It has become the most televised fence in Italian football. Little more than

eighteen months after Serbian supporters had scaled it, the security barrier

at Genoa’s Luigi Ferraris stadium was the focus of attention once again

recently as the home fans decided enough was enough in what has admittedly

been a disastrous season for the Ligurian side. Much like the Balkan crowd who

caused that Euro 2012 qualifier with Italy to be abandoned, the Rossoblu

faithful simply could take no more on an afternoon that had seen their team

concede four goals without reply to a team battling relegation.

Flares rained onto the field causing the referee to suspend play – a common

occurrence on the peninsula – but from the outset this was very different. A

number of the club’s Ultra had made their way from behind the goal to surround

the tunnel and denied their own players the chance to leave the field. Captain

Marco Rossi spoke with a number of them, again not a rarity in Italy, and it

quickly became clear what these hard-core supporters were demanding.

Rossi made his way back to his team-mates and motioned for them to remove

their shirts, which they had clearly been declared unfit to wear. A season

which began filled with hope for a Europa League place had descended into

farce with the club one point outside the relegation zone and owners of the

worst defensive record in the league. Rather than competing with the likes of

Roma and Napoli they are in serious danger of playing in Serie B next season

just twelve months after mocking city rivals Sampdoria for suffering the same

fate.

The prospect of the Genoa derby – one of the country’s most passionate

fixtures – being a second tier affair is almost unfathomable given the array

of talent within their squad this term. Former Fiorentina stars Sébastien Frey

and Alberto Gilardino are Champions League calibre players in a group which

can also boast Serbian winger Boško Jankovic and Portugal’s Miguel Veloso.

There are also talented youngsters like full back Luca Antonelli while

Argentinian striker Rodrigo Palacio has enjoyed a superb campaign, netting

eighteen times in thirty appearances.

Yet it is off the field where chaos reigns as owner Enrico Preziosi makes a

series of increasingly bizarre decisions. This is highlighted most telling by

the managerial changes this season where Monday’s appointment of Gigi De Canio

saw the former Udinese and Napoli boss become their third different coach this

year. Add in bizarre transfers such as the purchase and immediate sale to

Milan of Kevin-Prince Boateng and it is clear the club lacks anything

resembling stability or a cohesive vision of the future.

But as Rossi headed off to hand over the collected shirts, one man decided he

too could take no more. Striker Giuseppe Sculli climbed the Marrassi fence,

forcibly making a point of his own with the Ultra chiefs. Taking hold of one

fan he stood, much like Serbia’s so-called ‘Ivan the terrible’ atop that

barrier and made clear that he certainly wouldn’t be taking off his shirt and

the game needed to resume.

Eventually it did, the fans collectively turning their backs for the

remainder of a game Genoa eventually lost 4-1 to a Siena side whose goalkeeper,

Zeljko Brkic, represented Serbia against Italy back in 2010. He, like us, has

witnessed both his own nations fans, and now Genoa’s, cause two games to be

stopped seemingly without intervention from the authorities and that must be a

source of much concern for players and supporters alike.

Back in 2010 Police Chief Italian security chief Roberto Massucci blamed

Serbian authorities, telling La Ġazzetta dello Sport that “Fans that are so

dangerous should not have arrived in Genoa”. Clearly that same excuse is not

valid this time around and action has already been taking with two fans given

five year banning orders and the club ordered to play their two remaining home

games behind closed doors.

Speaking at his inaugural press conference, new coach De Canio told

TuttoMercatoWeb that Genoa are “rock bottom” before going on to admit “there

is no magic way of resolving all problems just like that” and, while he was

clearly talking about the team, the same sentiment stands for the City and its

stadium. Preziosi went further still, condemning his own supporters on

television after the game as he said;

“Sixty people, from the 20,000 that were present, held the stadium hostage.

It is sad that they have the impunity to say and do whatever they like and we

are without the control to send them home.”

Those same fans have forced their way into the dressing room recently and

engaged in a campaign which eventually led to midfielder Omar Milanetto

leaving after five years at the club. The Police openly admit that they

believe intervening would only heighten tension and escalate violence while

numerous articles have proffered the opinion that the fans not only had a

point – which they almost certainly did – but that their actions were

‘understandable’ which is simply incomprehensible.

It has also become all too easy to write such incidents off as a ‘cultural

issue’ when it is nothing of the sort. It is a football one and the game’s

authorities in Italy must take action to eradicate it or risk watching the

reputation of Serie A – already blighted by match-fixing and racist chanting –

become irrevocably damaged at a time when the football on the pitch is the

best it has been in half a decade. The free tickets, unfiltered access and

seemingly limitless power must be curtailed if the league and its clubs are

not to be viewed in the same way many in Europe see Turkish or Greek sides.

One need only witness the ease at which Juventus, thanks to their new home,

have been able to work with Police to identify, arrest and ban those guilty of

racism this season to see that the nations decrepit stadia hinder progress.

However, this too is becoming an ever more worn excuse as many hold out hope

that the nation will be chosen to host an international tournament when,

instead of waiting for government hand-outs, the clubs must follow Juve’s

example and address it themselves.

That is not to say, as many have done, that the Ultra’s should be driven from

the sport for without them Serie A would lose the atmosphere and incredible

choreographed displays which have characterised the league for many years.

Dialog must begin to embrace those positives while eschewing and marginalising

the negative aspects of Ultra culture.

In one of the more infamous incidents involving these hardcore supporters

came when Roma’s Ultra caused the derby match with Lazio to be abandoned back

in 2004. Francesco Totti famously shouted to then Coach Fabio Capello “If we

continue they’ll kill us”, a sentiment which most certainly also applies here.

Italian football is risking destroying itself by inaction; the time has come

to stop the empty rhetoric and get off the fence!

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L´amaca di MICHELE SERRA (la Repubblica 09-05-2012)

Il fenomeno dei giornalisti tifosi è troppo patetico perché io vi

ammorbi con la mia opinione sulla controversa "terza stella" della

Juventus. Mi limito a un´osservazione strettamente tecnica, temo

inoppugnabile. La Juventus ha tutto il diritto di ritenersi vittima di

una sentenza sbagliata e cucirsi sulle maglie la terza stella. Ma un

secondo dopo, la Federazione italiana gioco calcio dovrebbe

dichiararsi sciolta, perché il suo operato e quello della giustizia

sportiva sono ritenuti carta straccia, e giudicati nulli, da una delle

società più autorevoli e note del calcio italiano. Terze vie non ce ne

sono, perfino in un Paese di ipocrisie e di pateracchi. Perché

attribuirsi due scudetti revocati per frode sportiva non è solo un

gesto di "orgoglio ritrovato", come pensa abbastanza puerilmente il

presidente Andrea Agnelli. È, a tutti gli effetti, un gesto che

sconquassa dalle fondamenta le istituzioni del calcio, le sconfessa,

le rifiuta. È un durissimo chiamarsi fuori dal mondo in cui si opera e

dalle sue regole. Nella vita, ovviamente, ci si può anche ribellare.

Quello che non si può fare è credere che ci si possa ribellare al

modico prezzo di qualche titolo di giornale, e cavarsela temperando le

polemiche con un paio di interviste diplomatiche.

Ma questo idiota (peraltro interista) lo sa che la Juve ha chiesto alla FIGC un risarcimento di 444 milioni?

E il gesto che sconquassa dalle fondamenta le istituzioni sarebbe la terza stella?

Ma che giornalai abbiamo in Italia. Ma che livello di cretineria ha la licenza di scrivere sui giornali?

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I 61 tesserati deferiti e le 33 partite interessate

Ansa.it -09-05-2012

ROMA - Atalanta, Novara e Siena, quest'anno in serie A, sono tra le 22 società deferite nell'inchiesta calcioscommesse relative alla parte dell'inchiesta giudiziaria della Procura di Cremona. I provvedimenti, firmati da Palazzi ieri, sono stati notificati oggi. I tre club sono stati deferiti per responsabilità oggettiva.

Pescara e Sampdoria (per responsabilità oggettiva) sono tra i 22 club deferiti dal Procuratore Federale Stefano Palazzi nell'ambito dell'inchiesta calcioscommesse relativa alla prima parte dell'inchiesta giudiziaria della Procura di Cremona.

GERVASONI, DONI E SARTOR TRA DEFERITI - Tra i 61 61 tesserati deferiti dal procuratore Stefano Palazzi nell'inchiesta calcioscommesse ci sono Carlo Gervasoni (ex giocatore Piacenza), Alessandro Zamperini (ex Cisco Roma), Luigi Sartor (ex Ternana), Cristiano Doni (ex Atalanta).

ECCO I 61 TESSERATI DEFERITI - Ecco la lista delle 61 persone fisiche deferite nell'ambito dell'inchiesta sul calcioscommesse, tra cui 52 calciatori in attività al momento delle rispettive contestazioni, 2 calciatori non in attività al momento delle rispettive contestazioni, 4 dirigenti o collaboratori di società e 3 iscritti all'Albo dei tecnici, di cui 2 in attività al momento delle rispettive contestazioni.

I 52 giocatori in attività più 2 non in attività: Alessandro Zamperini, Filippo Carobbio, Luigi Sartor, Cristian Bertani, Mario Cassano, Alberto Maria Fontana, Rijat Shala, Nicola Ventola, Carlo Gervasoni, Nicola Ferrari, Mirco Poloni, Ruben Garlini, Francesco Ruopolo, Daniele Vantaggiato, Alberto Comazzi, Salvatore Mastronunzio, Maurizio Nassi, Davide Caremi, Kewullay Conteh, Antonio Narciso, Mattia Serafini, Achille Coser, Marco Turati, Roberto Colacone, Inacio José Joelson, Paolo Domenico Acerbis, Thomas Hervé Job, Alessandro Pellicori, Riccardo Fissore, Vincenzo Italiano, Luigi Consonni, Maurizio Sarri, Vincenzo Santoruvo, Nicola Mora, Tomas Locatelli, Federico Cossato, Andrea De Falco, Filippo Cristante, Dario Passoni, Edoardo Catinali, Cesare Gianfranco Rickler, Cristiano Doni, Vittorio Micolucci, Alex Pederzoli, Alessandro Sbaffo, Alfonso De Lucia, Juri Tamburini, Marco Paoloni, Mirko Stefani, Luca Fiuzzi, Andrea Alberti, Vincenzo Iacopino, Gianluca Nicco, Marco Cellini.

- I 4 dirigenti: Giuseppe Magalini (ds Mantova), Franco De Falco (dirigente Piacenza) Andrea Iaconi (ds Grosseto) Gianni Rosati (collaboratore Reggina)

- I 3 tecnici: Mirko Bellodi (allenatore portieri Mantova) Gianfranco Parlato (iscritto all'albo dei tecnici) Nicola Santoni (iscritto all'albo dei tecnici e tesserato per il Ravenna)

LE 33 PARTITE ELENCATE NEL DEFERIMENTO -Sono 33 le partite elencate nelle 48 pagine dei deferimenti alla Commissione disciplinare sulla vicenda Calcioscommesse. Ventinove del Campionato di Serie B di varie stagioni:

- Frosinone-Albinoleffe del primo giugno 2008 (tesserati deferiti CAROBBIO e GERVASONI; società deferita per responsabilità oggettiva ALBINOLEFFE).

- Rimini-Albinoleffe del 20 dicembre 2008 (GERVASONI, CAROBBIO, FERRARI, POLONI, GARLINI, RUOPOLO, VANTAGGIATO; per resp. oggettiva entrambe le società).

- Ancona-Albinoleffe del 17 gennaio 2009 (COMAZZI, MASTRONUNZIO, NASSI; per resp. oggettiva entrambe le società).

- Pisa-Albinoleffe del 7 marzo 2009 (GERVASONI, CAROBBIO, RUOPOLO, CAREMI, CONTEH, NARCISO; deferito ALBINOLEFFE per resp. oggettiva).

- Salernitana-Albinoleffe del 18 aprile 2009 (GERVASONI, CAROBBIO, RUOPOLO, NARCISO, SERAFINI; deferito ALBINOLEFFE per resp. oggettiva).

- Frosinone-Albinoleffe del 9 maggio 2009 (GERVASONI, CAROBBIO, RUOPOLO, COSER; deferito ALBINOLEFFE per resp. oggettiva).

- Albinoleffe-Ancona del 30 maggio 2009 (MASTRONUNZIO, COMAZZI, TURATI, COLACONE, CAROBBIO; entrambe le società per resp. oggettiva).

- Torino-Grosseto del 16 gennaio 2010 (CAROBBIO, CONTEH, JOELSON, ACERBIS, JOB, TURATI; deferito GROSSETO per resp. oggettiva);

- Grosseto-Mantova del 15 marzo 2010 (GERVASONI, CAROBBIO, PELLICORI, FISSORE; deferito GROSSETO per resp. oggettiva).

- Empoli-Mantova del 23 marzo 2010 (GERVASONI, PELLICORI, FISSORE).

- Padova-Grosseto del 23 marzo 2010 (ITALIANO, CAROBBIO, TURATI; per resp. oggettiva entrambe le società).

- Brescia-Mantova del 20 aprile 2010 (GERVASONI, PELLICORI, FISSORE).

- Cittadella-Mantova del 24 aprile 2010 (GERVASONI, PELLICORI, FISSORE).

- Ancona-Grosseto del 30 aprile 2010 (CAROBBIO, JOELSON, ACERBIS, CONTEH, TURATI, CONSONNI, SARRI, IACONI; Grosseto deferito per resp. oggettiva; ANCONA per responsabilità presunta).

- Mantova-Modena dell'8 maggio 2010 (GERVASONI, NARCISO; MODENA per resp. oggettiva).

- Frosinone-Grosseto del 15 maggio 2010 (SANTORUVO, CONTEH, MORA, ACERBIS; entrambe le società per resp. oggettiva).

- Grosseto-Reggina del 23 maggio 2010 (CAROBBIO, JOELSON, ACERBIS, CONTEH, JOB, TURATI; GROSSETO per resp.oggettiva).

- Ancona-Mantova del 30 maggio 2010 (GERVASONI, LOCATELLI, NASSI, BELLODI, MAGALINI, MASTRONUNZIO, COLACONE, DE FALCO, CRISTANTE; deferito ANCONA per resp. oggettiva).

- Empoli-Grosseto del 30 maggio 2010 (CAROBBIO, JOELSON, ACERBIS, JOB, TURATI; GROSSETO per resp. oggettiva; EMPOLI per resp. presunta).

- Albinoleffe-Piacenza del 20 dicembre 2010 (CASSANO, PASSONI, CATINALI, RICKLER, DE FALCO, ZAMPERINI, COSSATO, GERVASONI; entrambe le società per resp. oggettiva, così come l'AVESA).

- Ascoli-Atalanta del 12 marzo 2011 (DONI; ATALANTA per resp. oggettiva). - Atalanta-Piacenza del 19 marzo 2011 (CASSANO, RICKLER, CONTEH, COSSATO; PIACENZA e AVESA per resp. oggettiva).

- Padova-Atalanta del 26 marzo 2011 (DONI, SANTONI; per resp. oggettiva ATALANTA e RAVENNA, per cui all'epoca dei fatti era tesserato Santoni).

- Novara-Ascoli del 20 aprile 2011 (MICOLUCCI, BERTAN; entrambe le società per resp. oggettiva).

- Piacenza-Pescara del 9 aprile 2011 (GERVASONI, NICCO; entrambe le società per resp. oggettiva).

- Ascoli-Sassuolo del 9 aprile 2011 (PEDERZOLI; ASCOLI per resp. oggettiva).

- Livorno-Piacenza del 14 maggio 2011 (GERVASONI, SBAFFO, DE LUCIA; entrambe le società per resp. oggettiva).

- Grosseto-Reggina del 15 maggio 2011 (ROSATI, TAMBURINI, NARCISO; GROSSETO e REGGINA deferite per resp. oggettiva, così come il MODENA, per cui era tesserato per Tamburini).

- Piacenza-Albinoleffe del 21 maggio 2011 (GERVASONI; entrambe le società per resp. oggettiva).

Due partite in due differenti edizioni di Tim Cup:

- Chievo-Novara del 30 novembre 2010 (BERTANI, FONTANA, GERVASONI, SHALA, VENTOLA;NOVARA e PIACENZA per resp.oggettiva).

- Cesena-Gubbio del 30 novembre 2011 (ZAMPERINI).

Due partite di Coppa Italia della Lega PRO nella stagione sportiva 2010/2011:

- Cremonese-Monza del 27 ottobre 2010 (GERVASONI, PAOLONI, STEFANI, FIUZZI, ALBERTI, IACOPINO; entrambe le società per resp. oggettiva).

- Pisa-Monza dell'8 dicembre 2010 (GERVASONI, STEFANI, FIUZZI; CREMONESE - per cui erano tesserati Gervasoni e Stefani - e MONZA per resp.oggettiva).

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Monta il MoVimento a Tre Stelle

di SIMONE STENTI dal blog DIECI SCUDETTI 09-05-2012

Sulla sua odierna «Amaca» su la Repubblica, l'interista Michele Serra

si smarca dall'opinione del giornalista tifoso (perché «troppo patetica») e ci

regala un quadro – a questo punto, immagino, pennellato di squisita

equidistanza – sull'argomento «tre stelle».

In sintesi, argomenta lo scrittore oggi non tifoso, la Juventus può

sentirsi vittima di una sentenza sbagliata e cucirsi la stellina, salvo poi

la Federazione italiana, così sbugiardata, sciogliersi per manifesta inutilità.

Perché il gesto, non di orgoglio ritrovato, «sconquassa dalle fondamenta le

istituzioni del calcio». E Agnelli è puerile a non capirlo.

A parte che credo proprio che Agnelli lo capisca benissimo, ma ho

anche la sensazione che quello che Serra definisce «un durissimo chiamarsi

fuori dal mondo in cui si opera e dalle sue regole» sia esattamente il suo intento.

Il nostro calcio professionistico ha tuttora un presidente, Giancarlo

Abete, che nel pieno di Calciopoli era vicepresidente e l'ha sfangata con

olimpica soavità. D'altra parte, è dal 1979 che ha smesso di lavorare: prima

da democristiano pluri-eletto, poi da pluri-nominato di cariche istituzionali.

Il suo vicepresidente più giovane e rampante, è Demetrio Albertini,

di cui si ricorda la buona visione di gioco, inversamente proporzionale

alla lungimiranza nel gestire i tempi burrascosi dello scandalo. Nonostante

una gestione sciagurata nel momento del bisogno, il calcio italiano gli permette

di rimanere ancora saldamente al suo posto. Lui sarebbe il nuovo corso.

Taccio sulla Lega, dove un presidente dimissionario non può

tornare ai privati affari perché non si trova un accordo per sostituirlo.

In questo allegro contesto, i conti del calcio italiano sono da

crac fallimentare, le società sono alla mercé del tifo violento, gli stadi sono

vuoti, le partite quando non sono vendute dai protagonisti in campo e alla

scrivania sono svendute alle pay tv.

A questo calcio Andrea Agnelli dovrebbe inchinarsi, secondo il sempre

più pacato Serra (ma che fine ha fatto il compianto direttore di «Cuore»?).

La Seconda Repubblica sta per essere abbattuta da un fuori quota a

Cinque Stelle. Il nostro calcio ha invece la fortuna di non dover cercare fuori

da sé chi lo azzererà per ricostruirlo. Ce l'ha in pancia ed è autorevole

e supportato dalla maggioranza relativa (di tifosi). Perciò, la risposta a Serra

è sì. Ha ragione: «Nella vita ci si può anche ribellare». E nessuno chiede il

«prezzo modico di qualche titolo di giornale». Sta montando un MoVimento a

Tre Stelle e fa maledettamente sul serio, disposto a pagare un conto peraltro

già ampiamente saldato.

Se si arriverà fino in fondo, sarà un bene per tutto il calcio italiano,

non solo per quello a strisce bianconere. Si fidi, anche l'interista Michele

Serra.

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Scudetto alla Juve ma il Milan

sul sito: “Noi, la squadra migliore”

di GIOVANNI CAPUANO (panorama.it Sport 09-05-2012)

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Non fosse per i rapporti eccellenti che intercorrono tra Galliani e Agnelli

verrebbe quasi da pensare che in via Turati non abbiano ancora digerito

lo scudetto della Juventus. Prima l’infinita polemica sul gol fantasma

di Muntari e gli errori arbitrali, poi le punzecchiature sui calendari e

la contemporaneità delle partite e la guerra delle bandiere. Adesso un

comunicato ufficiale in cui il Milan rivendica con orgoglio di essere stata

la miglior squadra italiana della stagione in Europa e non solo.

Titolo ambiguo (”Italia-Europa: Milan primo”) e ricostruzione puntuale dei

risultati ottenuti negli ultimi dieci mesi a partire dalla vittoria di Pechino

nella finale della Supercoppa italiana contro l’Inter (”primo titolo della

stagione”). Il secondo posto in campionato e il sorpasso subito dalla

Juventus vengono così come cancellati: “Nel 2011-2012, il Milan ha

lottato testa a testa per lo Scudetto fino alla fine del Campionato,

ottenendo la qualificazione diretta alla Champions League 2012-2013"

scrive il sito ufficiale. E ancora: “Nel 2011-2012, il Milan è stato a lungo in

testa al Campionato nonostante la squadra fosse menomata dalle assenze,

per tutta la stagione, di Cassano, Gattuso e Pato; per mezza stagione

di Boateng; nella fase finale e decisiva della stagione di Thiago Silva“.

Infine l’affondo europeo: “Nel 2011-2012, il Milan è entrato fra le prime 8

squadre d’Europa in Champions League. Ed è la settima volta, da quando

esiste la UEFA Champions League con la formula allargata a più squadre di

ogni Paese, che il Milan è la miglior squadra italiana in Champions League

e quindi nell’intero panorama europeo”. Segue elenco delle sette occasioni

in cui i rossoneri hanno conquistato la palma di migliori in Europa a partire

dal 2001 e con in bella evidenza le stagioni chiuse con la conquista della

Champions League nel 2003 e 2007.

Il messaggio tra le righe è chiaro: la Juventus ha vinto lo scudetto (e

Galliani si è complimentato direttamente con Andrea Agnelli) però… Il

Milan fatica ad unirsi al coro unanime dei consensi di chi in questi giorni ha

detto e scritto che mai titolo fu più meritato. In via Turati la pensano

diversamente. Forse è solo effetto di quella bandiera bianconera che per

qualche ora ha sventolato a pochi metri dalla sede storica della società

prima di essere rimossa. O, forse, solo l’ennesimo effetto del mal di pancia

che attraversa tutto il mondo rossonero convinto di aver gettato al vento

un campionato che si poteva vincere. Berlusconi lo ha detto senza troppi

giri di parole. Ora è tutto nero su bianco in una nota ufficiale pubblicata

direttamente sul sito a futura memoria.

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Dossier calcio: le solite scommesse

Seria A influenzata dalle sentenze, serie B da rivoluzionare

Ma i tifosi sembrano ormai abituati a certe porcherie. E la Federcalcio...

Un momentaccio, come al solito

di GIAN PAOLO ORMEZZANO (FamigliaCristiana.it 09-05-2012)

I primi deferimenti per la vicenda chiamata Scommettopoli non hanno

riservato sorprese, e questo è il brutto: perché dice di una ormai

acclarata mitridatizzazione generale. Siamo ormai abituati a condire il pane

calcistico (e i suoi circensi), di cui pare non si possa fare a meno, con i veleni,

che non ci fanno più effetto alcuno: né un mal di pancia né un mal di cuore

né un mal di testa.

E non basta: la quantità di reati e di rei, la prima tranche di 61

tesserati, in larghissima maggioranza giocatori (ma attenzione, il termine

ormai potrebbe passare a indicare specificamente i calciatori che sono giocatori

nel senso di giocate non calcistiche, che sono insomma scommettitori), e di 22

società, da quelle della serie A - che però starà nella prossima infornata di

deferimenti – a quelle dei dilettanti, la quantità dicevamo di rei potrebbe creare

due tipi di reazione, entrambe immorali:

1) troppi da condannare, il “tutti colpevoli dunque nessun colpevole” fa

parte ormai del rituale nostrano e sacro della politica, dunque le pene non

dovranno e potranno essere tali da azzerare un movimento;

2) in ogni caso, quando la senape viene spalmata su troppo pane se ne

perde il gusto, e in questo caso anche l’eventuale auspicabile sua funzione

lassativa.

La Federcalcio, alla quale le impuntature anzi le provocazioni della

neoscudettata Juventus (trenta stelle esposte dovunque, a Torino)

per dire suoi gli scudetti del 2005 e 2006, toltile da Calciopoli potrebbero

addirittura far comodo come diversivo, dosa i tempi ed i modi dei rinvii a

giudizio quindi dei processi quindi delle sentenze. Anche se verrà adottato il

pugno di stagnola al posto di quello di ferro, la serie B risulterà sconvolta,

e patirà anche un bel po’ della serie A, e ci saranno graduatorie di club da

ridefinire, quando non addirittura un calciomercato da rassicurare. Meglio

aspettare fine del campionato dei cadetti nel senso di regular season (27

maggio), meglio non aspettare l’inizio dei playoff e dei playout (inizio di

giugno).

E però bisogna anche pensare al campionato europeo, che comincia

l’8 giugno, dunque non turbare troppo la serie A che fornisce i vitellini

azzurri. Poi meglio aspettare che finisca il campionato stesso, se lo si vince

può scattare una provvida amnistia generale, è già accaduto, e sarebbe il

trullalleru-trullallà. Aspettare ma non troppo, perché bisogna pure stilare i

calendari della stagione 2012-13. E gran fortuna è che la Nazionale azzurrina

non si sia qualificata per i Giochi olimpici di Londra, sennò ci sarebbero state

altre complicazioni, tanto più che Ferrara pesca per essa nella sciagurata serie B.

Insomma, tanti giochetti di modi e tempi per bypassare senza danni

letali anche questo momentaccio: quando sarebbe più semplice e onesto

ammettere che il calcio è imprescindibile, e amen, bisogna comunque adorarlo e

mai odorarlo. Tanto ormai internet permette, già scritto ma da ri-ri-riscrivere, a un

maori neozelandese di scommettere puntando soldi siberiani in una ricevitoria

di Parigi su quel che accade in un incontro fra due squadre della Patagonia.

E allora? Sentenze dure, se possibile, per bloccare un poco i

truffatori attuali e scoraggiare un poco i loro succedanei: la razza è

immortale, e prospera quando c’è tanto denaro. Poi speranza (vaga) in un

dimensionamento del calcio, a forza di conati di vomito, così che calino gli

interessi e dunque si riduca la sporcizia legata di fisso al troppo denaro. E poi

sempre l’assunto personale di battersi per l’onestà: non per sconfiggere lo

scommettitore maori, perché lui o chi per lui vincerà sempre, visto che il

male esisterà sempre nei suoi più riusciti travestimenti, ma per non

sconfiggere noi stessi con l’autorenderci indegni di guardarci allo specchio.

-------

Arriva lo tsunami, sentenze entro fine maggio

di ELISA CHIARI (FamigliaCristiana.it 09-05-2012)

Attorno alla Juventus cresce il dibattito sulla "terza stella": mettere

o non mettere il sigillo del 30° scudetto sulla maglia dei campioni d'Italia, che

rivendicano anche gli scudetti resi fantasmatici dalle sanzioni di Calciopoli?

Sono passati sei anni, lo strascico accende ancora gli animi e un altro

tsunami si abbatte, come allora a campionato ancora caldo, come allora a

ridosso di una grande manifestazione calcistica internazionale, sul pallone

sgonfiato.

Il responso dei primi deferimenti notificati a calciatori e società,

coinvolte per responsabilità oggettiva, dal procuratore sportivo Palazzi

porta a un lungo elenco, che finirà per rivoluzionare la Serie B. C'è di mezzo

anche la A con Atalanta, Novara e Siena, promosse nella stagione 2010/2011,

e chiamate in causa per responsabilità oggettiva a causa del coivolgimento di

coinvolgimento di Cristiano Doni, Cristian Bertani e Filippo Carobbio, per le

partite truccate quando erano in B.

I provvedimenti sono figli della prima parte dell'inchiesta condotta dalla

Procura della Repubblica di Cremona sul calcioscommesse, che ha messo

nel mirino 33 partite di cui 29 in B (stagioni diverse); due di Tim Cup

(Chievo-Novara della scorsa stagione e Cesena-Gubbio di quest'anno, la partita

della denuncia di Farina); due di Coppa Italia Lega pro, 2010/2011

(Monza-Cremonese e Pisa-Monza). Si tratta ovviamente dell'esito dell'indagine,

non ancora della sentenza di primo grado, che si calcola potrebbe arrivare,

prima dell'inizio dei play-off e dei play-out, cioè entro la fine di maggio,

dato che il playoff cominciano il 30.

Coinvolte 22 società (dalla Serie A ai Dilettanti) e 61 tesserati, di

cui 52 calciatori in attività. Facile prevedere che l'effetto della giustizia

sportiva sarà nell'immediato capace di rimettere in gioco la classifica del

campionato cadetto. Se infatti la giustizia ordinaria farà il suo corso con i

suoi tempi, (Sono aperte altre indagini aperte a Napoli e Bari e Cremona ha

concluso solo la prima tranche d'inchiesta, mentre un secondo filone sta

andando avanti e finirà per coinvolgere i club di A citati da Gervasoni e

Carobbio), la giustizia sportiva deve fare in fretta perché incide sui

calendari. E deve punire. La sanzione sportiva ha infatti sempre carattere

afflittivo.

Tra i nomi dei deferiti, si trovano in una posizione particolarmente

delicata Cristiano Doni, Mario Cassano, Cristian Bertani, Alessandro Zamperini,

Filippo Carobbio e Luigi Sartor. Per loro si parla di «associazione fra loro,

in numero di tre o superiore a tre, e con altri soggetti, fra cui quelli già

deferiti con provvedimento del 25 luglio 2011 e giudicati responsabili dagli

Organi giudicanti della Figc, al fine di commettere una serie indeterminata di

illeciti disciplinari, fra i quali illeciti sportivi»

Di seguito la lista dei nomi dei 61 tesserati, tra cui 4 dirigenti o

collaboratori di società e 3 iscritti all'Albo dei tecnici: Paolo Domenico

Acerbis, Andrea Alberti, Mirko Bellodi, Cristian Bertani, Davide Caremi,

Filippo Carobbio, Mario Cassano, Edoardo Catinali, Marco Cellini, Roberto

Colacone, Alberto Comazzi, Luigi Consonni, Kewullay Conteh, Achille Coser,

Federico Cossato, Filippo Cristante, Andrea De Falco, Franco De Falco, Alfonso

De Lucia, Cristiano Doni, Nicola Ferrari, Riccardo Fissore, Luca Fiuzzi,

Alberto Maria Fontana, Ruben Garlini, Carlo Gervasoni, Andrea Iaconi, Vincenzo

Iacopino, Vincenzo Italiano, Thomas Hervé Job, Inacio José Joelson, Tomas

Locatelli, Giuseppe Magalini, Salvatore Mastronunzio, Vittorio Micolucci,

Nicola Mora, Antonio Narciso, Maurizio Nassi, Gianluca Nicco, Marco Paoloni,

Gianfranco Parlato, Dario Passoni, Alex Pederzoli, Alessandro Pellicori, Mirco

Poloni, Cesare Gianfranco Rickler, Gianni Rosati, Francesco Ruopolo, Nicola

Santoni, Vincenzo Santoruvo, Maurizio Sarri, Luigi Sartor, Alessandro Sbaffo,

Mattia Serafini, Rijat Shala, Mirko Stefani, Juri Tamburini, Marco Turati,

Daniele Vantaggiato, Nicola Ventola, Alessandro Zamperini.

E le 22 società: AlbinoLeffe, Ancona, Ascoli, Atalanta, Avesa, Cremonese,

Pescara, Empoli, Frosinone, Grosseto, Livorno, Modena, Monza, Novara,

Padova, Piacenza, Ravenna, Reggina, Rimini, Sampdoria, Siena, Spezia.

E siamo solo all'inizio.

-------

Le violazioni contestate

di ELISA CHIARI (FamigliaCristiana.it 09-05-2012)

A rischio di sembrare pedanti, vale la pena, anche per capire di che cosa si

parla, di mettere i paletti sulle violazioni contestate ai deferiti negli atti

fimati dal procuratore della Figc Stefano Palazzi, nell'ambito del primo

troncone dell'inchiesta sul calcio scommesse.

Le ragioni del rinvio a giudizio ruotano soprattutto intorno alla violazione

degli articoli 7 e 9 del Codice di giustizia sportiva. All'articolo 7 in cui al

comma 1 si legge: Il compimento, con qualsiasi mezzo, di atti diretti ad

alterare lo svolgimento o il risultato di una gara o di una competizione

ovvero ad assicurare a chiunque un vantaggio in classifica costituisce

illecito sportivo. Lo stesso articolo prevede la possibilità che sia accertata

e contestata la responsabilità oggettiva della società cui appartengono

le persone che si sono rese responsabili di illecito sportivo e l'obbligo di

denuncia per le società, i dirigenti, gli atleti, i tecnici, gli ufficiali di gara, che

siano venuti a conoscenza di persone che abbiano compiuto o stiano per

compiere illeciti sportivi.

L'articolo 9 punisce in particolare l'associazione finalizzata alla

commissione di illeciti, che si verifica quando: tre o più soggetti tenuti

all’osservanza delle norme e degli atti federali si associano allo scopo

di commettere illeciti, con sanzione aggravata nei confronti di coloro che

promuovono, costituiscono o gestiscono l’associazione, nonché per i dirigenti

federali e gli associati all’Associazione italiana arbitri.

Nel provvedimento di Palazzi si citano però anche l'articolo 1 e l'articolo

6. Il primo riguarda la violazione dei doveri e degli obblighi generali, compresi

lealtà, correttezza e probità: Le società, i dirigenti, gli atleti, i tecnici, gli

ufficiali di gara e ogni altro soggetto che svolge attività di carattere

agonistico, tecnico, organizzativo, decisionale o comunque rilevante

per l’ordinamento federale, sono tenuti all'osservanza delle norme e

degli atti federali e devono comportarsi secondo i principi di lealtà,

correttezza e probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva.

Il 6 riguarda invece il divieto di scommesse: Ai soggetti dell’ordinamento

federale, ai dirigenti, ai soci e ai tesserati delle società appartenenti al settore

professionistico è fatto divieto di effettuare o accettare scommesse,

direttamente o per interposta persona, anche presso i soggetti

autorizzati a riceverle, o di agevolare scommesse di altri con atti

univocamente funzionali alla effettuazione delle stesse, che abbiano ad

oggetto i risultati relativi ad incontri ufficiali organizzati nell’ambito della FIFA,

della UEFA e della FIGC.

Ad alcuni (come Acerbis, Doni, Gervasoni, Carobbio, Conteh, Ruopolo) è

contestata l'aggravante di cui al comma 6 dell'articolo 7 prevista nel caso

di pluralità di illeciti compiuti.

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Il commento

JUVE, STELLE E ETICA

di EMANUELE GAMBA (la Repubblica SERA 09-05-2012)

http://k003.kiwi6.com/hotlink/4690e8p4d2/2012_05_09_rsera_e_gamba_juve_stelle_e_etica.mp3

-------

La Juventus non si ferma più

sullo stadio lo scudetto n.30

Moggi pesante contro Moratti: "La terza stella la inchioderei sulla sua fronte"

di EMANUELE GAMBA (la Repubblica 10-05-2012)

La Juventus ha ormai perso ogni freno inibitorio e si sta circondando di

stelle (tre) e scudetti (trenta), ignorando l´albo d´oro ufficiale della serie

A. Da ieri mattina, sul balcone al secondo piano della sede di corso Galileo

Ferraris sventola una bandiera con un grande tricolore e il numero trenta al

centro, sopra lo stemma del club e sotto tre stellone dorate. «Se vi capita di

passare da quelle parti, alzate lo sguardo al cielo. E ammiratela. Sventola la

bandiera più bella», hanno scritto i bianconeri sul sito ufficiale. Nel

frattempo, una squadra di operai ha montato sulla copertura esterna dello

Juventus Stadium il medesimo simbolo (ma senza lo stemma bianconero con la

zebra), con i medesimi numeri. Il terzino sinistro Paolo De Ceglie è andato

persino oltre: si è presentato a Vinovo (dove gli uomini di Conte sono tornati

al lavoro festeggiati da seicento persone) a bordo del Suv aziendale

riverniciato di verde, bianco e rosso. E con tre stelle stampate sul cofano. I

tifosi, naturalmente, sono andati in brodo di giuggiole.

Tre e trenta sono i numeri attorno ai quali orbiterà la festa di domenica

pomeriggio, in occasione della partita dell´Atalanta, quando la Juventus

riceverà da Maurizio Beretta la coppa dello scudetto, che per la Lega calcio è

tuttavia il ventottesimo. Dopo la gara, i giocatori, Conte e i dirigenti

sfileranno per la città a bordo di un pullman scoperto: è previsto un bagno di

folla memorabile e stavolta sarà imponente anche il servizio d´ordine per

evitare che si replichi ciò che è successo domenica sera, quando è stato

danneggiato lo storico Palazzo Madama e distrutto il Toro store di piazza

Castello: dopo aver sfasciato le vetrine, alcuni tifosi hanno defecato nel

negozio.

Lo stadio è già esaurito, sarà il ventunesimo sold out stagionale Coppa

Italia compresa. Un ulteriore impulso alle celebrazioni arriverà la settimana

prossima, perché giovedì verrà inaugurato il museo bianconero: in questi

giorni i lavori fervono perché si sta aggiornando l´esposizione con l´ultimo

scudetto. Il trentesimo. Dopo la finale di Coppa, verrà anche svelata la

maglia che la Juve vestirà, anche in Europa, nella prossima stagione, che avrà

richiami piuttosto espliciti alla numerologia di questi giorni. Tra i più

felici, di questi tempi, c´è Luciano Moggi, che ormai va a ruota libera: «La

terza stella? Fosse per me la metterei sulla testa di Moratti. La inchioderei

sulla sua fronte. Come quelli che fanno la prova del chiodo», ha detto alla

Zanzara, su Radio 24. «Andrea Agnelli lo sento spesso, anche dopo lo scudetto.

Il mestiere da dirigente l´ha imparato da me e da Giraudo, siamo stati i suoi

maestri».

___

IL COMMENTO

Le vittorie vere

e il negazionismo

di MARCO BUCCIANTINI (l'Unità 10-05-2012)

Da ieri all’ingresso della tribuna dello Juventus Stadium e sulla bandiera

affacciata al balcone della sede della società è conclamata una disobbedienza

alla legge: lo scudetto numero 30, con le tre stelle. Non è così: la Juventus

ha vinto 28 scudetti. I due che rivendica sono quelli revocati dalla

Federazione in seguito allo scandalo di Calciopoli. «Sul campo, li abbiamo

vinti»: questo l’argomento di Andrea Agnelli e di tutto l’ambiente bianconero.

Sul campo - secondo il primo grado di giustizia penale e tutti i gradi di

giustizia sportiva - succedeva che «un’associazione a delinquere» (reato

attribuito ai due massimi dirigenti della Juventus) condizionava lo svolgersi

di tutte le partite necessarie a favorire il cammino della squadra bianconera.

Un sistema che trovò complicità nei vertici della categoria degli arbitri, in

alcuni fischietti, e che prese nella rete anche altre società con i loro

dirigenti, spesso costretti a pagare una sorta di pizzo per non essere

bastonati. Un sistema che forse era inutile, tanta era la forza di quella

Juventus piena di campioni, ma che Moggi e Giraudo (radiati) misero in piedi e

resero operativo, falsando campionati interi, a tutti i livelli. Questo fu

Calciopoli, una piaga sociale che dimostrò la fragilità e la permeabilità di

uno spaccato così importante emotivamente ed economicamente per l’intero

Paese. Bisognerebbe rivendicare le verità storiche e non sobillare quelle

fanatiche e scismatiche. La Juventus invece marca con le sue leggi il proprio

territorio, come uno sceriffo del far west.

L’ultimo campionato gli avrebbe attribuito un compito più nobile: essere la

più convincente espressione di una comunità vasta, quella del calcio, che già

troppe volte si sente “mondo a parte”. Perseguito, e anche per capitalizzare

quest’ultimo meritato, bellissimo scudetto, la Juventus - tutta - farebbe

meglio a pubblicizzare il rispetto delle regole, non la loro dissociante

negazione.

___

SFIDA CONTINUA Bandiera e scudetto con il «30»

Tre stelle alla Juve:

male necessario

per farla smettere?

Nuovo stemma su sede e stadio (che già espone gli altri 29)

Novara e Casale non hanno vinto 10 campionati. Eppure...

di MARIO CELI (il Giornale 10-05-2012)

«Dica 30...3». Ai tifosi della Juventus viene benissimo rispondere, è la cosa

più facile del mondo: 30 come gli scudetti vinti sul campo secondo il

presidente Andrea Agnelli e qualche milione di bianconeri, 3 come le stelle

che il club vuole cucire sulle maglie nella prossima stagione, una ogni dieci

scudetti vinti. E, affinché non ci siano dubbi, la Juve si è portata avanti:

fuori dalla sede del club è stata esposta la bandiera con lo scudetto, sulla

quale campeggia il numero 30 e la tanto discussa terza stella. Iniziativa

promossa anche dal sito web della società: «Se vi capita di passare dalle

parti di corso Galileo Ferraris, a Torino, quando arrivate vicino al numero

civico 32, alzate lo sguardo al cielo -si legge- . E ammiratela. Da questa

mattina, sventola la bandiera più bella». Lo stemma tricolore con il numero 30

e la terza stella è stato esposto anche nell’altra «casa» bianconera,

all’ingresso dello Juventus Stadium, in vista della grande festa di domenica

pomeriggio per la sfida contro l’Atalanta, ultima giornata di campionato.

Una provocazione? Non più dei 29 scudetti che già fanno mostra di sé nel

corridoio che dagli spogliatoi porta al campo di gioco dello Juventus Stadium.

Ventinove stemmi davanti ai quali sono sfilate tutte le squadre ospiti

(soltanto l’Inter diede cenni di nervosismo). E 29+1 fa 30. Non più

provocatorio di Ibrahimovic quando dice di aver vinto nove scudetti in cinque

squadre diverse.

Perché due di quegli scudetti li ha festeggiati con addosso la maglia della

Juventus e sono proprio quelli «abbattuti» da calciopoli.

Non più provocatorio, forse suo malgrado, di Giancarlo «Ponziopilato» Abete,

presidente di una Federazione Giuoco Calcio che nel luglio del 2011 decide di

non decidere sul ricorso contro lo scudetto 2006 assegnato a tavolino

all’Inter. «Sindrome di incompetenza» ritenuta irrispettosa dai vertici

bianconeri.

Quindi si va avanti con le stelle, assolutamente tre. Un modo per riaffermare

la richiesta di giustizia, dopo la scoperta tardiva del filone di

intercettazioni che riguardava anche l’Inter, finito però, come si sa, in

prescrizione. Perché in tutta questa storia, almeno due domande hanno risposte

chiare. Se il procuratore Palazzi, nel 2006, fosse stato a conoscenza di

quanto emerso successivamente al processo di Napoli, avrebbe deferito anche

l’Inter? Sì. E si sarebbe mai potuto assegnare all’Inter lo scudetto revocato

alla Juve? No.

Per questo la Juventus reclama quei due scudetti vinti sul campo e tolti

dalla Federcalcio «per slealtà sportiva e illecito strutturale», come

affermano le sentenze passate in giudicato. E se la Juve non vuole rinunciare

agli scudetti vinti sul campo, l’Inter non ha alcuna intenzione di restituire

il suo scudetto non vinto ma assegnatole dal commissario federale Guido Rossi,

suo ex consigliere d’amministrazione. Tornare a 17 sarebbe inaccettabile.

Posizioni da sei anni inconciliabili soprattutto a causa di una Federcalcio

incapace di imporre il rispetto di regole, invocate a volte anche a sproposito

e in alcuni casi inesistenti (come quelle che regolano le divise delle squadre

di Serie A e non citano la parola «stella» e la relativa tradizione). Ed è un

guaio che il calcio italiano non abbia organi di governo, né federali né di

Lega, capaci di reggere e tenere la direzione politica e amministrativa di un

settore che, indotto incluso, è la quinta industria del Paese. E amministrare

giustizia senza vendette o peloso buonismo.

In fondo, concedere la terza stella alla Juve potrebbe essere il male minore

purché la si finisca con questa stucchevole guerra santa da una parte e

dall’altra. Potrebbe essere un compromesso accettabile, quello delle tre

stelle sulla maglia. Ad esempio, Novara e Casale hanno una stella nel loro

stemma. Ma non si sognano di affermare di aver vinto 10 scudetti.

Modificato da Ghost Dog

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