Vai al contenuto
CRAZEOLOGY

K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

Recommended Posts

Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

IN CASO DI TRICOLORE

Da Umberto ad Andrea

La 3ª stella si può mettere

Le norme di Lega e Federazione non vietano alla Juve di fregiarsi di

un’altra stella, anche se l’eventuale scudetto per gli organismi

istituzionali sarebbe il 28º e non il 30º come nel conteggio bianconero

di GUIDO VACIAGO (TUTTOSPORT 24-04-2012)

MA SE la Juventus vincesse lo scudetto potrebbe mettere la terza stella sulla

maglia? Tolti gli scaramantici che certi discorsi li evitano come un gatto

nero, tutti gli altri tifosi bianconeri (e anche qualche altro tifoso) si sta

facendo questa domanda. Il perché è ovvio, visto che per Andrea Agnelli e la

società gli scudetti sono 29, mentre per la Figc sono 27. Così il primo nodo

dell’irrisolta questione Calciopoli arriva al pettine del campionato e rischia

di inasprire ancora di più le relazioni dilplomatiche fra il club bianconero e

la Federcalcio, già rese quantomeno ruvide dalla richiesta danni di 444

milioni.

REGOLE E PRASSI Ma al di là dell’inevitabile polemica che ne scaturirebbe, né

la Figc né la Lega Calcio potrebbero opporsi alla scelta della Juventus di

mettersi la terza stella sulla maglia. Perché la “stella” che rappresenta i 10

scudetti vinti non è un’istituzione ufficiale e non è un riconoscimento

assegnato dalla Federazione o dalla Lega. E il regolamento in merito non pone

restrizioni o limitazioni: se non è offensivo e rimane nelle leggi dello Stato,

sulla maglia ci si può mettere quello che si vuole, quindi anche un’altra

stella. Solo lo spazio per lo sponsor è regolato da norme precise e molto

rigorose.

L’INTUIZIONE D’altra parte la stella sulla maglia ha un’origine del tutto

informale. Oltre che... bianconera. La tradizione di mettere un simbolo sul

petto per enfatizzare ogni decina di scudetti vinti è, infatti, una felice

intuizione di Umberto Agnelli , il papà di Andrea. Quando nel 1958, la

Juventus di cui era giovanissimo presidente si aggiudicò - prima in Italia -

il decimo titolo, il Coni decise di assegnare ai bianconeri una delle sue

tante onoreficenze: la Stella d’Oro al merito sportivo. La andò a ritirare lo

stesso Umberto che ne rimase così colpito da decidere di metterla sulla maglia

bianconera nella stagione successiva. Doveva essere un’iniziativa estemporanea,

ma colpì in modo indelebile la fantasia dei tifosi e dei mass media e così

non solo divenne “perenne” sulla maglia della Juventus, ma si trasformò in un

obiettivo anche per le altre squadre vicine ai dieci scudetti (Inter e Milan

che la misero sulle maglie nel 1966 e nel 1979). Il tutto senza che ci fosse

una regola, salvo quella non scritta stabilita dall’idea di Umberto Agnelli.

CHE VOGLIA! Insomma, trattasi di tradizione e non di regolamento, quindi se

la Juventus volesse mettersi la terza stella, considerando come suoi gli

scudetti revocati nell’estate del 2006 (quelli vinti sul campo nel 2004-05 e

2005-06), nessuno potrebbe impedirglielo. Così come nessuno ha potuto impedire

che proprio quei titoli venissero celebrati nella cerimonia ufficiale di

inaugurazione dello stadio, l’8 settembre 2011, alla presenza di Giancarlo

Abete , che non la prese proprio benissimo. E probabilmente non gradirebbe

neppure la vista della terza stella sulla maglia della Juventus. O forse è

meglio scrivere: non gradirà, perché al di là del fatto che - per ragioni

scaramentiche - alla Juventus l’argomento non è all’ordine del giorno, le

intenzioni di Andrea Agnelli sembrano proprio essere quelle: se arriva lo

scudetto, arriva anche la terza stella. Quella tanto desiderata dallo zio

Gianni, che amava ripetere: «Spero che la Juventus arrivi alla terza stella

prima che le milanesi mettano la seconda».

LA NOVITA’ Diverso è il discorso dell’eventuale decima Coppa Italia (la Juve,

che giocherà la finale il 20 maggio, è a quota nove). Anche in questo caso non

esiste una regola o una tradizione, quindi si può improvvisare. Insomma

l’ipotesi della “stella d’argento” che circola da tempo è plausibile, così

come ogni altra. Anche in questo caso, da casa Juve nessuno parla. Semmai, c’è

tempo il 21 maggio. . .

-------

Terza stella? Nessun divieto

In assenza di un regolamento scritto la Juve può mettere il simbolo sulla maglia

di MARINA SALVETTI (TUTTOSPORT 29-04-2012)

TORINO. La Milano rossonera è in affanno con quei tre punti da rimontare alla

Juventus, la Milano nerazzurra sta invece rosicando per l’ipotesi che il

prossimo anno sulla maglia bianconera campeggi la terza stella (ovvio, in caso

di primo posto in classifica), simbolo dei 30 scudetti conquistati. E la

querelle infiamma gli animi dei tifosi tra la volontà di esibirla e l’offesa

di vederla.

NO LIMITS E’ vero che, se per la Juventus gli scudetti vinti sono 29 (c’è

scritto sul bilancio del club, sul sito Internet e pure sulla parete dei

palmares nel nuovo stadio), per Lega e Figc i titoli restano 27 e quello in

procinto di essere assegnato eventualmente il 28°. E’ vero che per prassi una

stella rappresenta dieci scudetti vinti, secondo una felice intuizione di

Umberto Agnelli , il papà di Andrea. Ma è altrettanto vero che non esiste nei

regolamenti della Lega in merito alle divise da gioco una norma che codifichi

questa consuetudine con indicazioni su grandezza, colore, posizione del

simbolo sulle maglie, tant’è che l’Inter ha sempre avuto la stella più grande

di quella del Milan senza che nessuno lo obbligasse a cambiarla. Non solo, non

vengono neppure specificate restrizioni o limitazioni sulle scritte, sempre

che non siano offensive e rimangano nell’ambito delle legge dello Stato. E

infatti la Juventus nella prossima stagione intende mettere sul colletto delle

maglie la frase di Boniperti , «vincere non è importante, è l’unica cosa che

conta». Soltanto lo spazio riservato allo sponsor viene regolato in maniera

precisa e rigorosa.

PARTITA APERTA In questo vuoto normativo, appare anche bizzarro il comma 2

dell’articolo 1 in cui si dice che «tutto ciò che non è esplicitamente

consentito dal regolamento deve intendersi come espressamente vietato». In

quest’ottica, allora le stelle dovrebbero essere vietate perché non

contemplate dalla norma. In verità, ci troviamo davanti a una situazione per

cui non esistono casistiche. Quindi se la Juventus volesse mettersi la terza

stella come gesto di disobbedienza civile verso le sentenze ingiuste e in

difesa degli scudetti vinti sul campo, nessuno potrebbe impedirglielo. Oltre

tutto il club considera ancora aperta la partita di Calciopoli con il ricorso

alla Corte d’Appello di Roma contro la decisione del Tnas. A meno che in

queste settimane la Lega e la Federcalcio non decidano di superare l’ empasse

e varino una norma ad hoc.

IL PUNTO DI VISTA

La prassi non ha valore

con le norme speciali

di MAURIZIO PANIZ
*
(TUTTOSPORT 29-04-2012)

*avvocato e deputato

LA SOLUZIONE più semplice sarebbe restituire i due scudetti in contestazione

alla Juventus. E il problema sarebbe risolto alla radice. Ma, se qualcuno così

non vorrà, la terza stella suggerirei di metterla egualmente, magari un po’

più piccola delle prime due. Non mi consta che la normativa speciale che

disciplina l’uso delle divise da gioco - ma confesso la mia ignoranza tra

norme, codicilli, cancellazioni e riprese - disciplini l’uso della stella: fu

una straordinaria intuizione e invenzione di Umberto Agnelli, papà di Andrea,

grande presidente di qualche decennio fa, che premiò con il simbolo stellato

il decimo scudetto. La prassi è stata ripresa nel tempo anche da altri. Oggi

gli obiettori sosterrebbero che dopo decenni la disciplina della materia è

frutto della consuetudine, ma giuridicamente così non può essere: la

consuetudine crea al più una norma ordinaria, non una norma speciale. Le

regole che disciplinano il calcio, come lo sport in generale, sono norme

speciali. E, se male non ricordo, c’è un precedente significativo a proposito

dell’utilizzo delle divise da gioco: la pubblicità Sanson sui pantaloncini

dell’Udinese di qualche tempo fa. Anche allora non vi era una disciplina che

regolava la pubblicità sui pantaloncini. Poi la norma fu creata, la pubblicità

fu tolta, ma la sanzione non ci fu. Ovvio che affondo nell’incertezza dei

ricordi le mie considerazioni ma, prendendo spunto dall’una o dall’altra, la

terza stella la metterei. Presupposto essenziale però è vincere lo scudetto e,

dalle mie parti, si dice che la pelle dell’orso si vende soltanto quando si è

cacciato.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Il pallone di Luciano

Scaramanzie e frasi fatte

ma il titolo è già assegnato

di LUCIANO MOGGI (Libero 29-04-2012)

Toh, Moratti ha ritrovato la voce. «La terza stella? Una provocazione». Non mi

va di parlarne molto perché non è ancora tempo e un po’ di scaramanzia non

guasta, ma vedo grandi ambasce nei campi anti Juve, ripristino di antipatiche

alleanze, anticipi di manovre che verranno (se sarà) e rigurgito di rispetto

di regole che non ci sono.

Sarà una bella lotta, se ci sarà, ma una risposta la merita già il patron

dell’Inter: non può non essere una provocazione anche il mantenimento di uno

scudetto che non gli appartiene perché i motivi etici che ne giustificarono ad

arte l’assegnazione sono stati annullati dagli accertamenti del procuratore

federale Palazzi, il club e i suoi dirigenti ritenuti colpevoli di illecito

sportivo e quindi passibili di retrocessione salvati dalla prescrizione. Ed è

curioso nei fatti, come nota Ju29ro, che Inter e Figc si trovino ancora una

volta a braccetto persino in un evento ancora in divenire. Per il quale farà

bene la Juve a non farsi prendere da nessuna distrazione, neanche dai buoni

rapporti di vicinato che ci sarebbero con il Novara, o dalla vetrina di

qualche illustre ospite annunciato. Può bastare come segnale d’allarme il 2-1

che ha messo sotto la Lazio mercoledì, e la voglia di Tesser e della sua

squadra di chiudere a testa alta la stagione. E quale può essere la tentazione

più forte se non quella di provare a battere chi finora non è stato mai

battuto?

La regola nel calcio è sempre la stessa, quella di esultare solo quando il

risultato ce l’hai già in tasca, tre punti ovvero quattro sul Milan sono

parecchi a quattro turni dal termine ma non danno garanzie e la giornata si

profila interlocutoria. Il Milan a Siena dovrebbe farcela, anche se da parte

della squadra di Sannino può esserci la voglia di consolidare il miglior posto

della sua storia in serie A.

Scontro diretto tra Udinese e Lazio per la battaglia a diverse facce del terzo

posto, mentre l’Inter ha visto tornare un po’ di entusiasmo tra i fan; così

cambia la gloria del mondo, dal Triplete all'obiettivo molto ridotto di un

posto per i preliminari di Champions.

Sul filo rovente di Bologna-Genoa alle 12.30 e di Lecce-Parma alle 15 si

combatte la battaglia più aspra per la salvezza. Con un po’ di fantasia si

poteva pensare a una concomitanza per le due gare, ma la Lega è da tempo

distratta. Il Genoa come la Lazio è padrone del suo destino se riesce a

rimanere dov’è, ruolino di marcia bruttissimo, dodici sconfitte fuori casa,

solo due vittorie.

Il Lecce ha avuto una brutta batosta con il Napoli, Cosmi l’ha giustificata

celebrando i meriti dei partenopei, «la squadra più forte che ho incontrato»,

un modo per non far abbattere i suoi, ma ora può proporsi solo di vincere. E

mentre il Parma è già salvo, Giovinco sta giocando un suo campionato

personale: la vetrina gli serve per tingersi d’azzurro.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Ucraina, il caso Timoshenko sugli Europei 2012

L’ex eroina inseguita da processi e condanne per fatti del ’90. Bombe nella sua città natale: 26 feriti

In carcere La donna ha mostrato lividi sul corpo e soffre di ernia del disco

di ROBERTO ROMAGNOLI (IL MATTINO 29-04-2012)

aarnZwp6.jpg

Quattro mesi fa, a Kiev, al termine dei negoziati per un accordo di

associazione il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy dichiarava:

«Desideriamo prendere quanto prima iniziative per firmare e ratificare

l’accordo di associazione con l’Ucraina, ma ciò dipenderà dalle circostanze

politiche». Il drammatico caso di Yulia Timoshenko dimostra che le circostanze

politiche non sono mature per tendere la mano a Kiev ma questo non ha impedito

alla Ue di siglare, il 30 marzo, il trattato di associazione. Che ora rischia

di restare nel limbo delle intese senza ratifica.

Considerando che in Ucraina, al di là del caso Timoshenko, il rispetto per i

diritti umani e lo stato di diritto sono qualcosa di scritto sull’acqua, forse

la Ue deve fare mea culpa. Unione europea che ora avverte la Uefa che non può

«chiudere gli occhi» di fronte alle vessazioni della leader dell’opposizione,

in vista degli europei di calcio che l’Ucraina ospiterà a giugno assieme alla

Polonia. Dopo aver declinato l'invito ad assistere alla cerimonia inaugurale

per «ragioni istituzionali», il commissario europeo alla Giustizia, Viviane

Reding, ha spiegato di aver chiesto al presidente dell’Uefa, Michel Platini,

di «tener conto della drammatica situazione» dell’ex premier ucraina. «Non si

possono chiudere gli occhi sui diritti umani, anche davanti a un grande evento

sportivo», ha avvertito la Reding.

In Italia, dopo l’appello pubblicato ieri da questo giornale del presidente

onorario dell'Unione interparlamentare Pierferdinando Casini, sulla necessità

di «qualche forma di boicottaggio da parte della Ue in vista degli Europei di

calcio», ieri solamente l'ex ministro degli Esteri Franco Frattini è uscito

allo scoperto per chiedere all’Unione Europea di fare «pressione sull'Ucraina

e chiedere chiarezza su quanto avvenuto negli ultimi giorni». Dalla Farnesina

nessuna dichiarazione di condanna ma solo la presa d'atto di un «coordinamento

europeo in corso» per stabilire come muoversi e cosa fare. Drammatico

l’appello, che apparirà oggi sulla Frankfurter Allgemeine, della figlia 32enne

della Timoshenko, Evguenia: «Salvate la vita di mia madre prima che sia troppo

tardi. Il destino di mia madre e quello del mio Paese sono un tutt’uno. Se lei

muore, muore anche la democrazia».

Ieri intanto è stato rinviato al 21 maggio il processo che vede Yulia

Timoshenko accusata di malversazione ed evasione fiscale per dei fatti che

risalgono agli anni '90, quando era a capo della Sistemi energetici uniti

d'Ucraina. Lo ha deciso il giudice Kostiantin Sadovski a causa dell’assenza

dell'imputata per motivi di salute. Timoshenko soffre da mesi di ernia del

disco ed è stata visitata da una commissione medica tedesca.

Inoltre l'ex premier ha denunciato di essere stata picchiata in carcere, la

sera tra il 20 e il 21 aprile e da allora si trova in sciopero della fame. La

Timoshenko si trova già in carcere perché condannata, nell'ottobre scorso, a

sette anni di reclusione per abuso di potere per un controverso contratto per

le forniture di gas siglato con Mosca. Sentenza confermata in appello a fine

dicembre. Davanti al tribunale di Kharkiv, si sono radunate migliaia di

sostenitori della Timoshenko. e anche quelli del presidente Ianukovich.

Il presidente ucraino ieri si è recato a Dnipropetrovsk, città natale della

Timoshenko, dove venerdì, in una raffica di esplosioni di ordigni artigianali

sono rimaste ferite 26 persone. Sul caso è stata aperta un’inchiesta per

terrorismo.

-------

Germania

«Giocare? È imbarazzante»

art.non firmato (IL MATTINO 29-04-2012)

La Germania è in prima linea nella campagna di mobilitazione internazionale a

sostegno dell'ex premier ucraina Yulia Timoskenko.

Dopo che il presidente tedesco Joachim Gauck ha cancellato una sua visita

ufficiale in Ucraina, sempre più leader politici tedeschi ed europei, tra cui

la stessa cancelliera Angela Merkel, chiedono al presidente ucraino Viktor

Janukovich la scarcerazione della Timoshenko e il suo trasferimento in

Germania per sottoporla a urgenti cure mediche per via dei suoi dolori lombari

e delle percosse conseguite nel corso della sua detenzione.

«Il campionato europeo di calcio in un Paese instabile e solo parzialmente

democratico come l'Ucraina, rappresenta un fatto a dir poco imbarazzante»,

sostiene anche il co presidente dei Verdi tedeschi Cem Oezdemir, che come il

ministro degli interni del governo Merkel Friedrich (Csu), l'ex ministro degli

Esteri Joschka Fischer o l'eurodeputato francese Daniel Cohn-Bendit, ha

disdetto tutte le sue visite in Ucraina. «Boicottare il campionato europeo o

non boicottarlo?» è anche la domanda che si è posta ieri il principale tabloid

popolare tedesco Bild Zeitung che nelle sue pagine sportive ha rievocato la

vicenda del boicottaggio dei giochi Olimpici a Mosca ai tempi della Guerra

fredda.

-------

Il colloquio

«Il calcio è un impatto

mediatico per i diritti umani»

Abete, presidente Figc: sensibili al tema, ma non politicamente invasivi

di UGO TRANI (IL MATTINO 29-04-2012)

Roma. «Il prossimo Europeo può aiutare». Giancarlo Abete, presidente della

Federcalcio, non è da un giorno nello sport. E sa quanto il calcio, più di

ogni altra disciplina, possa contribuire a risolvere le situazioni più

critiche e complicate, anche a livello politico. L'Italia di Cesare Prandelli,

il prossimo 5 giugno, partirà per la Polonia che, insieme con l'Ucraina,

organizza Euro 2012. «Noi come Figc siamo da sempre sensibili davanti a certe

questioni. È sempre grande la nostra attenzione per quanto accade in un Paese

che è chiamato a ospitare una manifestazione sportiva in cui noi siamo

coinvolti. Quindi non manca nemmeno per il caso dell'ex premier ucraina Yulia

Timoshenko che è in carcere ormai da più di otto mesi, anche perché presto

quel Paese ospiterà la nostra nazionale. Credo che il calcio e in assoluto lo

sport, come è successo anche in passato e recentemente quattro anni fa prima

delle Olimpiadi di Pechino, siano molto utili quando c'è un grande evento. I

riflettori vengono spesso spostati su problemi di natura politica o sociale

che in altri momenti vengono ignorati o comunque messi in secondo piano. Sono

convinto che sarà così anche nelle prossime settimane».

«Il nostro percorso, però, non cambierà nemmeno in questa circostanza»

chiarisce Abete, ex deputato (in tre legislature) della Democrazia Cristiana e

da cinque anni alla guida della Federcalcio. «Perché la Figc non ha mai invaso

un terreno che non la riguarda. È da sempre così. Il calcio può essere utile

per l'impatto mediatico che ha a livello internazionale. Può accendere

improvvisamente la luce sul rispetto dei diritti umani e su altre tematiche,

ma non può intervenire in proprio».

Abete sa che l'Uefa si sta occupando della questione Timoshenko già da mesi.

La Figc, però, riceve gli aggiornamenti dal «Palazzo H» del Foro Italico.

«Perché il nostro riferimento in queste situazioni non di carattere sportivo,

come per le altre federazioni, è il Coni. Che ci può comunicare in ogni

momento qualsiasi iniziativa da prendere. La sintonia è totale. Poi è chiaro

che il Coni, in casi del genere, ha come interlocutore principale la

Presidenza del Consiglio e il ministro dello Sport».

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

CALCIO Il piano di sicurezza della questura ha evitato che le tifoserie entrassero in contatto

Olimpico, maxi controlli

sequestrate bottiglie incendiarie

Vigili e polizia trovano alcune moltov nascoste dietro un cespuglio

di DAVIDE DESARIO (Il Messaggero 29-04-2012)

Erano nascoste dietro un albero. Tra i cespugli. All’angolo tra via dei

Robilant e viale Antonino di San Giualino. A due passi dallo stadio Olimpico.

Pronte per essere prese e lanciate chissà contro chi o che cosa.

A trovarle, durante l’ennesima bonifica del prepartita, sono stati i vigili

urbani insieme agli agenti della polizia. Proprio pochi istanti prima del

fischio di inizio del match a rischio tra Roma e Napoli.

«C’era una bottiglia di plastica con all’interno due litri di liquido

infiammabile - spiega un investigatore - e poi numerose bottiglie di birra in

vetro pronte, probabilmente, per essere riempite e trasformate in molotov».

D’altronde, dopo la contestazione avvenuta domenica scorsa, fuori dallo

stadio al termine di Roma-Fiorentina, il questore Francesco Tagliente per

questo incontro aveva potenziato le bonifiche esterne e interne all’Olimpico.

La prima era stata effettuata già venerdì sera quando l’impianto è stato preso

in consegna dalla polizia e come da prassi illuminato. Altre bonifiche ci sono

state ieri mattina e ieri pomeriggio. A sorpresa le forze dell’ordine hanno

effettuato un ulteriore controllo proprio a ridosso dell’inizio della partita

e questa volta hanno trovato le bottiglie incendiarie: «Probabilmente - spiega

ancora l’investigatore - qualcuno ha atteso la bonifica del pomeriggio per

nasconderle pensando che fosse l’ultima».

I controlli ai tornelli e il prefiltraggio organizzato dalla questura hanno

portato anche alla denuncia di un minorenne romano che cercava di introdurre

sugli spalti fumogeni e bombe carta. Per lui, oltre alla denuncia, anche

l’emissione di un daspo. Ha funzionato bene il nuovo piano per la mobilità e

la sicurezza dei tifosi ospiti. Al parcheggio di Saxa Rubra, dove la questura

aveva invitato i sostenitori napoletani a lasciare le loro automobili, si sono

presentati circa in 600 tifosi partenopei che sono stati trasportati allo

stadio con delle navette gratuite scortate dalle forze dell’ordine.

Ad aiutare il lavoro della macchina della sicurezza anche la scarsa affluenza

soprattutto da parte dei supporter giallorossi delusi dalle recenti

prestazioni della squadra. A livello di prevenzione, anche dopo gli striscioni

e la contestazione dei tifosi a Trigoria contro il tecnico Luis Enrique e

contro gli stessi giocatori, la questura ha chiesto alla società giallorossa

di potenziare il più possibile il numero degli steward sia ai cancelli

d’ingresso sia nei vari settori degli spalti.

Il questore Francesco Tagliente ha chiesto anche uno sforzo particolare alla

Digos e alla Squadra Mobile che hanno messo in campo molte squadre in borghese

per controllare meglio la situazione in costante comunicazione con la sala

radio della questura.

-------

IL PIANO

Il prefetto: allerta

per la finalissima

Juventus-Napoli

di DAVIDE DESARIO (Il Messaggero 29-04-2012)

Roma-Napoli era la prova generale per la temutissima finale di Coppa Italia

tra Juventus e Napoli in programma proprio allo stadio Olimpico di Roma il

prossimo 20 maggio. «Per Roma - ha detto il prefetto di Roma, Giuseppe

Pecoraro - è stato l’ennesimo banco di prova. Adesso bisogna mettere a punto

tutti i dispositivi, con la stessa concentrazione, per la finale di Coppa

Italia tra Juventus e Napoli».

Sicuramente sarà confermata l'area di Saxa Rubra come parcheggio di scambio

per i tifosi ospiti provenienti da Napoli. La misura è stata studiata

nell'ambito del Tavolo Tecnico dal questore di Roma Tagliente per evitare il

più possibile che le opposte tifoserie possano venire in contatto al di fuori

dello stadio.

«Ci stiamo lavorando già da una settimana - dice ancora Pecoraro - C’è una

storica rivalità tra le tifoserie di Napoli e Juventus e c’è in palio, in un

unico incontro, un trofeo. Per altro sembra quasi certo il tutto esaurito.

Quindi bisognerà studiare al meglio sia la questione sicurezza che quella

mobilità».

In particolare, nel conciliare le esigenze della tifoseria con la mobilità

cittadina, sono stati tracciati gli itinerari per raggiungere Saxa Rubra

attraverso le tre uscite autostradali di Roma Nord, Roma Est e Roma Sud, lungo

il raccordo anulare.

Anche nell'ottica di evitare il congestionamento del traffico veicolare, la

Questura d'intesa con la Municipale sconsiglierà ai tifosi napoletani

l'utilizzo della Tangenziale indicando invece il Grande Raccordo Anulare per

raggiungere l'area di Saxa Rubra in via Silvio Gigli.

Da lì i tifosi potranno poi raggiungere lo Stadio tramite le navette gratuite

messe a disposizione dall'Atac.

I tifosi juventini, invece, dovrebbero arrivare con voli speciali agli

aeroporti di Fiumicino e Ciampino, con treni alle stazioni ferroviarie di

Termini e Ostiense. E’ lì che la questura sta studiando altri punti di

raccolta per scortare gli ultrà bianconeri nei loro settori.

Per la finale saranno predisposti attenti servizi di osservazione anche

rivolti ai punti ritenuti critici all'interno dell'impianto sportivo con la

predisposizione di servizi che assicurino l'immediato intervento in caso di

criticità.

Gli investigatori, anche alla luce delle recenti delusioni dei tifosi

giallorossi, non escludono il pericolo che alcuni gruppi di teppisti possano

mischiarsi ai tifosi di Juventus e Napoli per scatenare disordini.

«L’atmosfera in casa Roma non è delle migliori - dice il prefetto - la

contestazione dopo Roma-Fiorentina e quella di ieri sera che ha richiesto

anche l’intervento di Totti sotto la curva sud non vanno assolutamente

sottovalutate». Per questo subito dopo il concertone del Primo maggio in via

di San Vitale il questore Tagliente ha già convocato una nuova riunione.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Indagini

su Del Piero

Un calciatore, seppur importante, paragonato al Rinascimento?

Un viaggio nelle iperboli italiche, feroci e innocenti. Come lo scherzo

che i bambini friulani del 1977 fecero al più fragile e mite tra loro. . .

di PIERLUIGI CAPPELLO (Domenica - Il Sole 24 ORE 29-04-2012)

Alessandro Del Piero suscita simpatia. Anche a me, che di calcio mastico poco.

È stato capace di reggere una carriera che ha pochi riscontri nella storia del

calcio italiano. Con il suo sorriso in bilico tra riservatezza e disincanto,

ha sopportato gli osanna e le lapidazioni della stampa sempre con l'aria di

chi, dopo avere attraversato un deserto, si scrolli di dosso la polvere con un

solo gesto, quotidiano e preciso. Epicentro di un mondo che ha fatto della

dismisura e del clamore il carburante della sua stessa esistenza, lui

rappresenta la misura e il sussurro. L'Avvocato lo ha chiamato «Pinturicchio»

e immediatamente i giornalisti sportivi hanno ripreso il soprannome, hanno

detto di lui «è» Pinturicchio, non hanno detto «è come» Pinturicchio:

avvicinandolo in questo modo al celebre pittore perugino che ebbe tra i suoi

garzoni Raffaello. Già così l'accostamento mi sembrerebbe ardito, ma dire che

Del Piero è Pinturicchio, eliminando anche il nesso «come», che, almeno, un

po' di distanza la produce, significa avvicinare lo sport più praticato in

Italia al Rinascimento, uno dei momenti in cui l'essere umano è andato più

vicino a toccare il sublime.

Se uno dei più noti maestri del Rinascimento è Del Piero e Del Piero è uno

dei più celebri calciatori del momento in Italia, il calcio italiano è la

palestra del Rinascimento. Questa è un'iperbole. La parola «iperbole» deriva

dal greco hyperbolé e significa «sollevamento, lancio verso l'alto»: serve ad

amplificare la realtà, mantenendo con quest'ultima un qualche legame di

somiglianza. Ma può anche essere utilizzata nella direzione opposta: per

ridurre la portata e il vero di ciò che accade. Il rischio più frequente di un

simile processo retorico è il ridicolo. In sostanza, l'iperbole è la cabrata

di un aeroplano, anzi, di più: è il volo verticale dello Shuttle diretto a

forare la profondità della stratosfera. Se si descrive la sconfitta per 4 a 0

di una famosa squadra di calcio come se fosse la battaglia di Canne, si fa

un'iperbole. Roma era "veramente" in pericolo dopo quella disastrosa disfatta.

Se alla fine avesse vinto Cartagine, Roma sarebbe stata coperta da un lenzuolo

di sale.

Uno scrittore cerca di servirsi dell'iperbole con parsimonia, lo fa, di

solito, quando il silenzio si raddensa in gola davanti a qualcosa di

inesprimibile; è l'ultima carta da giocare per conquistare alla parola qualche

lembo ulteriore di realtà. Viceversa, il linguaggio mediatico televisivo e

giornalistico fa un largo uso dell'iperbole, anche in senso traslato (quando

si dice: un comportamento iperbolico, un atteggiamento iperbolico), rendendo

così straordinario l'ordinario e ordinario lo straordinario. C'è bisogno di

una forma di celebrità buona per tutti, che partecipi del divino e del

quotidiano insieme, che suggerisca l'idea che anche noi, della razza di chi

rimane a terra, potremmo respirare l'aria rarefatta delle cime. Così, spinti

dal soffio forte delle parole, si lanciano in alto ragazzi e ragazze di venti,

venticinque anni, come fossero allegri coriandoli di carnevale, ignorando che

cosa accade loro quando infilano la parabola discendente. La celebrità è un

angelo di fuoco: quando si ritrae rischia di lasciarsi dietro un sentiero di

cenere. Occorre una buona apertura d'ali per planare da un empireo simile

senza fracassarsi al suolo. Il senso del limite si spezza come una canna di

bambù. Quando dico questo penso a Pantani. Oppure a Carnera, che è stato un

mito mondiale ed è rovinato al tappeto sotto i pugni di Baer prima e di Joe

Louis dopo.

Nel 1977 mezzo Friuli viveva nei prefabbricati, da circa un anno era stato

arato dal terremoto. Io avevo dieci anni, ero un bambino. L'immagine che ho

oggi dei bambini è l'immagine della purezza. Secondo me un bimbo è pura

malvagità o pura bontà. Nella sua testa i colori dei pensieri non si sono

ancora mescolati dando luogo alle sfumature che noi conosciamo. Dopo il

terremoto, nei prefabbricati noi bambini eravamo esseri liberi, pura aria

nell'aria; credo che a nessuno di noi importasse della catastrofe familiare

che i nostri genitori avevano vissuto. Il loro dolore ci restituiva libertà,

eravamo senza le briglie di un'attenzione sviata dall'urgenza. Indossavamo

maglioni infeltriti che le organizzazioni umanitarie avevano rovesciato a

cataste in Friuli e avevamo le tasche piene di biglie. Gnomi delle discariche,

cercavamo bottiglie da allineare come bersagli per le nostre fionde.

Mi ricordo di Primo, Primo era un cecchino con la sua fionda, anch'io, alla

fine, mi arrangiavo bene, a forza di lividi sul pollice e sull'indice. Abitavo

a Chiusaforte, un paese infilato in una gola e stretto lungo la statale e il

fiume; le montagne alte limitavano il cielo ma liberavano l'immaginazione.

Avevamo tutto il tempo per noi. Eravamo tempo. Così fu facile inventarci una

nostra personale Olimpiade. L'Olimpiade di Ceclis. Il campo in cui abitavamo.

Saremo stati una dozzina, non di più. Per il salto in alto avevamo messo

insieme due aste; dei chiodi che qualcuno di noi aveva rubato a suo padre

erano stati disposti a intervalli regolari lungo le aste e servivano da

sostegno all'asticella, un pezzo di canna da pesca in fibra che si piegava al

centro. Cinquanta, sessanta, settanta, ottanta centimetri erano le misure, il

traguardo più ambito: un metro. Le prove di resistenza e di velocità non

davano problemi: accanto al campo si apriva una braida incolta perfetta per le

nostre prestazioni atletiche. Avevamo stabilito in tre giri di braida la

durata della prova di resistenza, duemila metri circa, e in centoventi passi

quella di velocità. Per il lancio del peso c'era una grossa pietra e il

giavellotto era un bastone affilato dai nostri temperini. L'Olimpiade doveva

durare due giorni: il primo giorno le semifinali, il secondo le finali. Non

c'erano premi per chi avesse vinto, soltanto la stima accordata dal branco.

Tra noi c'era un bambino che stava allo sport come un paracarro sta a un

centometrista: non era particolarmente gracile, semplicemente non sapeva cosa

fosse la coordinazione, era anche un po' tardo ma non troppo, generoso di

quella generosità pura dei semplici. Nella corsa veniva spesso battuto dalle

bambine, c'è sempre un bambino battuto dalle bambine; nel formare le squadre

di calcio era sempre scelto per ultimo: portiere, naturalmente. Il suo

soprannome: banana. È stato naturale come un lampo di giugno: ci siamo

accordati a sua insaputa per fargli vincere tutte le prove della prima

giornata, così, per scherzo, dicevamo tra noi. Lo abbiamo soffiato in alto in

alto in alto con le nostre parole, lo abbiamo gonfiato come una mongolfiera

sorridente dentro il cielo della sua vittoria. La prova più difficile da

fargli vincere è stata il salto in alto: sessanta centimetri, credo. Superati

dopo tre tentativi, con un bambino che reggeva l'asticella senza darlo a

vedere. Quel giorno tutti noi siamo stati un'iperbole. Lo abbiamo reso

celebre. Celebre a Ceclis. Il giorno dopo era una mattina ventosa di maggio.

Ultimo nel salto in alto. Ultimo nel lancio del peso. Nella corsa di

resistenza è stato doppiato. Lui piangeva sale e noi ridevamo. Quel bambino è

diventato un ragazzo, a quindici anni un alcolizzato, a ventuno è stato

disintossicato a San Daniele. Dormiva sulle panchine delle stazioni. Il suo

concetto di eccellenza consisteva nel bere un bottiglione di vino il più

rapidamente possibile sfiorando il coma etilico.

Format è una voce inglese che appartiene al linguaggio dei media: indica

l'idea originale di un programma televisivo; con l'idea vengono venduti anche

la relativa ricerca di mercato e un profilo stilizzato dei caratteri e

dell'aspetto dei protagonisti da lanciare. Dal format le case di produzione

fabbricano e scagliano in alto le loro celebrità fino a farle scoppiare. Il

cinismo è lucido, il lampo notturno di uno scorpione. La differenza che

intercorre tra il cinismo di una casa di produzione televisiva e il cinismo di

quei bambini del '77 è che questi ultimi sono stati un'iperbole gratuitamente,

senza nessun movente concreto. Con crudeltà tanto maggiore.

Il senso del limite è misura e ritmo.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

SPY CALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 29-04-2012)

Terza stella, lite Juve-Inter

E adesso che farà Beretta?

Una nuova occasione per litigare, la terza stella che la Juventus potrebbe

(vorrebbe) cucirsi sulla maglia in caso di scudetto. Ma il problema è che i

titoli vinti sono 27 e non 29, come sostiene il club bianconero: due (2005 e

2006) sono stati "cancellati" ai tempi di Calciopoli. La prima stella fu

stampata sulle maglie bianconere nel 1958, dall'allora presidente Umberto

Agnelli: poi è diventata una consuetudine e adesso Andrea, figlio di Umberto,

sogna di potersi fregiare della terza stella. Per Marco Tronchetti Provera "è

solo un'operazione di marketing". Ma per Massimo Moratti questa è "una

provocazione". E aspetta di vedere cosa fa la Figc: "se accetta, a quel punto

liberi tutti...", tuona il patron dell'Inter, avvelenatissimo con la Juventus.

Giancarlo Abete ha risposto subito con chiarezza ("faremo rispettere le

regole") dopo essere stato coinvolto, con imbarazzo, nell'inaugurazione dello

Juventus Stadium, con tanto di "celebrazione" dei 29 scudetti. La Juve- si sa-

non si rassegna, e dopo la giustizia sportiva (e il consiglio federale) ora si

è rivolta alla giustizia ordinaria, chiedendo, tra l'altro, alla Figc di

risarcirle un danno da 444 milioni (roba da far saltare il bilancio della

Federazione per un paio di stagioni...). Ma su questo dovrà pronunciarsi, in

autunno, il Tar del Lazio. Nel frattempo, ecco all'orizzonte l'altra

(probabile) grana della terza stella. Il tavolo della pace convocato da Gianni

Petrucci, coi risultati che sappiamo, è davvero lontano. Più che la Figc la

questione terza stella riguarda, o almeno potrebbe (dovrebbe) riguardare la

Lega di serie A che organizza il campionato. Il regolamento delle divise di

gioco all'articolo 10 (comunicato del 13 luglio 2011) della Lega di Milano

recita così: "Le società sono tenute ad osservare l'approvazione scritta della

Lega Nazionale Professionisti serie A prima di indossare le divise in gare di

competizioni ufficiali della stessa Lega". Il comma 2 spiega inoltre che

"tutto ciò che non è esplicitamente consentito dal presente regolamento, deve

intendersi come espressamente violato". E al comma 6 è detto anche che "la

Lega segnalerà ai competenti organi di giustizia sportiva le società che,

disattendendo il presente regolamento per quanto riguarda le dimensioni, il

posizionamento e l'ammissibilità dei marchi, scritte e/o elementi grafici

pubblicitari, si rendano responsabili di violazioni dei regolamenti federali o

delle disposizioni in materia emanati dalla stessa Lega". Toccherebbe quindi a

Maurizio Beretta, presidente della Lega ("scaduto" il marzo dello scorso anno

ma che forse sarà prorogato sino a dicembre. . . ), segnalare l'eventuale

comportamento della Juve agli organi di giustizia sportiva. E l'Uefa? Il suo

presidente ed ex campione juventino, Michel Platini, taglia corto:"Un problema

solo italiano". Giampiero Boniperti, 83 anni, vincitore di 14 scudetti della

Juventus, spiega: "La terza stella? Non dipende solo da noi che la vogliamo ma

anche da tante altre cose". Riferimento al campionato ma forse anche alle

questioni giudiziarie che la Juve tiene ancora aperte. Bisognerà vedere

davvero cosa vorrà fare il presidente Andrea Agnelli. Secondo alcune voci

sarebbe intenzionato a candidarsi alla carica di consigliere federale,

prendendo il posto lasciato libero dal super squalificato Lotito. Altre voci

invece sostengono che non è affatto interessato. L'articolo 29 comma 1 dello

statuto Figc prevede che non sia eleggibile chi ha un contenzioso aperto con

il Coni o con la Federazione stella: ma i tanti ricorsi della Juve sono stati

firmati da Agnelli o, ad esempio, dal dg Marotta? Di sicuro comunque, se la

Juve si mette la terza stella (o tenta di mettersela), l'Inter, e forse non

solo l'Inter, non appoggerebbe l'elezione di Agnelli in consiglio federale.

Olimpico, ok la prova generale in vista della Coppa Italia

Non per infierire ma è anche un problema di organizzazione. A Genova

(ricordate la vergogna Genoa-Siena?) non c'è stata. A Roma sì. E le premesse,

in vista di Roma-Napoli, non erano certo state incoraggianti, visto che erano

state rivenute, nascoste chissà da chi, delle bottiglie incendiarie. Ma non

c'è stato un incidente, non un ferito, non un contatto pericoloso fra due

tifoserie che si detestano. La polizia c'era (non stava a guardare come a

Marassi...): 13 squadre miste steward-poliziotti sugli spalti, che, quando c'è

aria di pericolo, non devono essere affidati solo agli steward. Poi agenti in

borghese in tribuna e due squadre di poliziotti fuori dall'Olimpico pronti ad

intervenire: prima squadra 30+30, seconda squadra 100+100. Il questore

Francesco Tagliente, all'una di notte, controllava con i suoi uomini ancora la

zona dello stadio destinata ai tifosi del Napoli (circa un migliaio). Tutto è

filato liscio: una prova generale in vista del 20 maggio, la finale di Coppa

Italia fra Juventus e Napoli. Partita ad altissimo rischio.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi
Inviato (modificato)

Beha: ‘Zeman potrebbe fermare la Juve’

di OLIVIERO BEHA da Partite & partiti (tv.ilfattoquotidiano.it 30-04-2012)

La sola squadra in grado di sconfiggere la Juventus in questo momento sarebbe

il Pescara. Ma i ragazzi di Zeman, per ora, giocano in serie B e lo scudetto

bianconero è veramente a un passo. Si porterà dietro, inevitabilmente, le

polemiche sulla terza stella e sui campionati di calciopoli. Di calcio si

parla anche nella politica internazionale. Il cancelliere tedesco Angela

Merkel ha invitato a boicottare gli Europei in Ucraina, dove il regime tiene

reclusa Julia Timoshenko, ex primo ministro e leader della Rivoluzione

arancione. Stavolta il calcio può avere una funzione importante e diventare

strumento di denuncia di una grave violazione dei diritti civili

Modificato da Ghost Dog

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

No stipendio, no partita

Nel Leiria giocano solo in 8

gli altri si ammutinano

Il club portoghese moroso da cinque mesi

La squadra resiste un tempo, poi perde 4-0

di SIMONE DI SEGNI (LA STAMPA 30-04-2012)

La foto di rito a pochi istanti dal fischio d’inizio racconta molto di questa

strana storia. Protagonisti diversi, gli 8 che scendono in campo e i 16 che

non possono essere immortalati perché si sono chiamati fuori: i primi si

produrranno in una «fantozziana» (e vana) difesa della propria porta, nel

match che poteva decidere la salvezza del loro club, l’Uniao Leiria, squadra

della A portoghese; i secondi hanno impugnato i propri diritti di lavoratori

non pagati da mesi. Sono più che ammutinati: hanno rescisso il proprio

contratto e segnato il destino dei compagni e della società debitrice. Non

solo: per certi versi, è andata al mare anche la regolarità del campionato

stesso. Uno di loro, il maliano Keita, sarebbe addirittura fuggito dallo

stadio con una valigetta contenente seimila euro. Tra i calciatori che hanno

tenuto fede ai propri impegni, 5 (Oblak, Djaniny, Copetti, Shaffer e Baerkroth)

sono di proprietà del Benfica, che paga buona parte dei loro stipendi: il 6

maggio le due squadre si ritroveranno una di fronte all’altra, e meno male che

il Benfica non potrà più prendere il Porto, da ieri campione, altrimenti sai

che regolarità.

A calamitare gli interrogativi, tuttavia, non è solo quello che combinerà il

quintetto di fronte alla casa madre, ma il beneficio che questa trarrà nel

giocare contro una squadra di calciotto come è accaduto ieri alla Feirense,

club in lotta per la sopravvivenza. Ieri i fantastici otto si sono concentrati

negli ultimi 20-30 metri della propria metà campo. Il risultato? Rete

inviolata (si fa riferimento a quella del Leiria, l’altra neanche a dirlo…)

fino all’extra time del primo tempo, quando il Feirense ha trovato il

vantaggio prima di dilagare nella ripresa: 0-4 il finale, tutto sommato in

linea con il più ottimistico dei pronostici in favore dei disperati.

Sabato erano stati addirittura in sei ad allenarsi nello Stadio Municipale di

Marinha Grande: un numero insufficiente per poter dare il via alla gara (il

minimo sindacale è di sette giocatori in campo). Fino a ieri l’annullamento

della partita e la vittoria a tavolino dei rivali rientrava tra le soluzioni

più quotate, lo scenario è ancora attuale in vista delle ultime due giornate

del torneo.

Il presidente del Leiria, Joao Bartolomeu, è finito sotto scacco per quattro o

cinque stipendi (a seconda dei casi) andati a farsi benedire e soprattutto per

la procedura più snella del campionato portoghese (se non si fosse capito, in

piena crisi economica) in materia di pecunia arretrata: il patron si è sentito

comunque colto in contropiede e ha annunciato la volontà di uscire dal mondo

del calcio. Nel frattempo il sindacato dei calciatori portoghesi ha preso le

parti degli insorti e si è scagliato contro il presidente di lega, Mario

Figueiredo, reo di aver tentato di ricucire lo strappo: è stato lui stesso,

nell’intervallo dell’incontro di ieri, a spiegare ai giornalisti che i ribelli

avevano appena respinto un’offerta pari alla metà dei soldi in ballo.

«Premendo sui giocatori per farli scendere in campo - così il sindacato -, ha

messo a repentaglio i loro diritti, compreso quello di rescindere il

contratto». Il primo dirigente del campionato non doveva farsi i fatti suoi.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 10-Sep-2006
5209 messaggi

Caso Niente accordo sull'affitto dell'Olimpico, Lotito sposta la Lazio al Barbera per le gare europee

Rottura col Coni, si va a Palermo

Documenti ok per la licenza Uefa ma ora riparte la trattativa con Petrucci

La guerra è totale, contro tutto e tutti.

Lotito non si piega e non firma l'accordo col Coni per l'utilizzo dello stadio Olimpico per le prossime partite di coppa. Se la Lazio otterrà la qualificazione in Champions o Europa League dovrà emigrare al Barbera di Palermo a meno che nelle prossime settimane non venga trovato un accordo con Petrucci. A quattro ore dalla scadenza dei termini per presentare la documentazione utile ad ottenere la licenza Uefa, arriva la notizia che la trattativa, che sembrava ben avviata dopo l'incontro della settimana con Pagnozzi, è finita. Niente da fare, non ci sono margini per colpa di rapporti ridotti ai minimi termini. Il club ha reso pubblica la lettera inviata al Coni, in cui specifica i motivi della rottura. Si parla di «posizione dominante» del governo dello sport «con il conseguente obbligo del rispetto dei diritti del mercato per evitare posizioni in conflitto con la legislazione antitrust». Nella lettera viene portato a esempio lo stadio di Milano che «è a disposizione dei due club (Milan e Inter) per l'intero anno, mentre l'Olimpico viene messo a nostra disposizione solo dalla giornata dell'incontro e fino alle ore 10 del giorno successivo». Sulla questione biglietti: «Vi proponiamo di porre in vendita i posti della tribuna autorità Coni (122 posti) che avete in programma di realizzare e di dividere il ricavato tra le nostre società. I residui tagliandi richiesti per ospiti (100 tribuna d'onore, 100 Monte Mario, 30 distinti e 200 di servizio) sono a vostra disposizione. Per non appesantire la trattativa accettiamo di subire la determinazione del canone d'uso richiesto (2.880.000 euro per 10 mesi a cui vanno aggiunti Iva e adeguamento Istat) anche se non lo riteniamo conforme a quelli di mercato». L'altro nodo riguarda lo sviluppo commerciale dello stadio (ristoranti e non solo). Il Coni ha già raggiunto un accordo con la Roma fino al 2015, avrebbe chiesto alla Lazio di sposare queste nuove iniziative e, a quel punto, dividere in tre la cifra pattuita per l'investimento. Lotito non è d'accordo. «Le spese di manutenzione straordinaria a Milano - ricorda il club nella lettera - sono sostenute dalla proprietà o direttamente o mediante conguaglio sul canone di uso, mentre la vostra proposta le pone a carico dell'utenza». Fin troppo chiaro il commento di Petrucci: «Più passa il tempo e più mi rendo conto che con certa gente è impossibile andare d'accordo». In tarda serata arriva anche la replica di Pagnozzi alla lettera della Lazio. «Il club biancoceleste - spiega il Coni - pur avendo a disposizione ampio tempo e con risultati sportivi che già dalle prime partite facevano prevedere un possibile accesso alle competizioni Uefa ha atteso l'ultima settimana utile per manifestare un interesse, tra l'altro con toni del tutto inappropriati, considerato che l'impianto non è di sua proprietà». Chiusa la speranza di avere l'Olimpico, è scattata la corsa contro il tempo per consegnare alla Figc la documentazione da spedire alla Uefa per ottenere la licenza. Alla fine si è optato per lo stadio di Palermo che ha tutti i requisiti richiesti. Da domani si cercherà di rimettere insieme i cocci come avvenne l'anno scorso, quando fu scelto momentaneamente lo stadio Franchi di Firenze: nelle settimane successive fu trovato l'accordo per l'Olimpico. Il regolamento per iscriversi al campionato prevede che entro il 30 giugno bisogna avere lo stadio nella propria città, Roma appunto. Lotito ha bisogno dell'Olimpico ed è probabile che abbia forzato la mano solo per strappare un prezzo più basso. La partita non finisce qui. Lui. Sal.

01/05/2012

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi
Inviato (modificato)

Crowdfunding football

Buy this team

Fans don’t like clubs being run as businesses. The alternatives may be worse

by The Economist | Apr 28th 2012

FOOTBALL fans are used to being squeezed by their beloved clubs through rising

ticket prices, regular strip changes and stiff charges for food and

programmes. They have rarely been asked to bail out the clubs directly. In

Britain—unlike Germany, say—football clubs are generally limited-liability

companies, the top ones often owned by rich foreigners. But fans of Portsmouth

Football Club hope to change that tradition.

Portsmouth was relegated from the Premier League in 2010, and will plunge to

the third division next season. The club went into administration in February

2010 and again in February 2012. The Pompey Supporters Trust is now canvassing

for interest in a takeover of the club by supporters. Fans are asked to put

£100 ($160) into an escrow account. If enough do so, a community share scheme

to buy the team will be created, with shares at £1, 000.

Until an arrangement has been reached with creditors, it is not clear how much

a community buy-out will cost. But a quick survey outside the team’s ground

before a recent game found fans in theoretically generous mood: “£1, 000”

and “as much as I have” were common responses to the question of how much

they would give. Similar moves are afoot elsewhere: Darlington fans are trying

to rescue their club from administration with the help of Crowdcube, a

crowdfunding website.

Fans have controlled clubs before. In 2002 AFC Wimbledon was created by

supporters of Wimbledon Football Club who were upset at that team’s move to

Milton Keynes. The team is owned by the Dons Trust, whose members pay £25 a

year and have a vote on big issues, such as moving the club or taking out a

loan. They also elect the team’s directors. To raise over £2m to buy a ground,

traditional leverage was combined with a share offer to fans. According to the

Dons Trust chairman, Matthew Breach, crowdfunding generated not only money but

also loyalty, which has been essential in maintaining support as the club has

risen through the divisions.

A less happy example is provided by Ebbsfleet United. In 2008 three-quarters

of Ebbsfleet was sold to MyFootballClub and its 27, 000 subscribers, each

paying £35. Subscribers not only elect a management team but also vote on

which players to sign, how much a season ticket should cost and what colour

the kit should be. At first members were allowed to vote on the team and its

tactics, too, but this proved not conducive to effective management.

An excess of democracy is still a problem at Ebbsfleet, according to Charles

Webster, a longstanding fan and match commentator, who describes the set-up as

a “talking shop”. And, since fans only buy one year’s membership to

MyFootballClub, they are left with nothing if they do not resubscribe. The

initial ardour of the fans has cooled, bringing membership down from a peak of

32,000 to 1,400. The club’s budget has fallen correspondingly; Jessica McQueen,

its director, has said another £50, 000 is needed before the end of the

season. In the circumstances, a foreign angel might be welcome.

Modificato da Ghost Dog

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Terza stella Juve

questo è il cammino

E’ argomento di dibattito: ma il calcio non ha altri problemi?

di GUIDO VACIAGO (TUTTOSPORT 01-05-2012)

aatlvmxC.jpg

TORINO. Il fatto che la terza stella della Juventus sia il principale

argomento di dibattito del calcio italiano dimostra quanto grave e deprimente

sia la situazione in cui questo stesso versa. Pare di percepire, infatti,

preoccupazione dei vertici del nostro pallone, agitati dalla possibile

intenzione bianconera di cucirsi un’altra stella sulla maglia. Curioso, visto

che di argomenti più seri di cui dibattere e preoccuparsi non ne

mancherebbero. Ma forse non è così importante che più della metà delle partite

di ogni giornata si giochi in impianti medioevali con organizzazione da fiera

paesana, perché «lo spettacolo della Serie A resta appassionante e

affascinante».

ISOLATI E chi se ne importa se lo spettacolo di cui sopra non viene più

trasmesso con regolarità in Europa, invasa dalle immagini della Premier League

e della Liga, mentre il «campionato più bello del mondo» non riesce a vendere

decentemente i diritti tv all’estero. Vabbè, ma «ricordatevi che la Serie A

fattura oltre un miliardo di euro», riuscendo tuttavia ad accumulare svariate

centinaia di debiti all’anno. Con i soldi spesi per fantomatiche

«intermediazioni» nelle operazioni di mercato dell’ultimo decennio si

sarebbero ristrutturati almeno un paio di stadi di Serie A. Investendo il 10%

di quanto incassato dalle tv nell’ultimo decennio si sarebbero costruiti dieci

Juventus Stadium. D’altra parte chi ora parla di terza stella, negli ultimi

anni ha lungamente parlato anche «di stadi di proprietà», salvo sperperare il

denaro per pagare ingaggi folli a brocchi patentati o non riuscire a mettere

in piedi un appena decente lavoro di lobby politica per fare approvare una

legge a un Parlamento oltretutto ben disposto. Però il problema del calcio

italiano è la terza stella.

INADEGUATI Non è quello di avere dei dirigenti la maggior parte dei quali non

ha una laurea e parla con difficoltà una lingua straniera. Non è quello di

essere troppo spesso ostaggio di gruppi ultrà, professionisti del tifo che

espongono il Paese a meschine figure come quelle di Genova. Non è quello di

aver perso una squadra in Champions League, anche per la stupida presunzione

di snobbare l’Europa League. Non è quello di avere un movimento malato dalla

radice, ovvero da quel calcio giovanile, scenario di squallida diseducazione

sportiva (andate a vedere il comportamento di certi genitori e certi

allenatori di bambini per inorridire veramente). No, tutti questi sono

dettagli, piccole imperfezioni, se ne può parlare in un altro momento, prima

risolviamo la terribile questione della terza stella.

DI CARTONE E allora risolviamola. E già che ci siamo parliamo di uno scudetto

assegnato a tavolino a chi, nel 2006 doveva risultare «illibato» per

riceverlo. Scudetto regolarmente cucito sul petto (nessuna polemica all’epoca),

salvo poi imbarazzare più d’uno quando, il primo luglio del 2011, Stefano

Palazzi , procuratore federale, ebbe modo di scrivere che gli assegnatari di

quello scudetto erano tutt’altro che illibati, ma avevano violato più volte

l’articolo 1 e perfino l’articolo 6 (illecito sportivo), quello che può

portare anche alla retrocessione. Non è successo niente, per «avvenuta

prescrizione» e quello scudetto è ancora lì, nell’albo d’oro della Federazione

Italiana Giuoco Calcio, la stessa per la quale lavora Stefano Palazzi. Come

dite? Incongruente? No, sarebbe meglio dire «incompetente», parola dietro la

quale il Consiglio Federale e la giustizia sportiva si sono ammantati per

evitare l’imbarazzo di conti che non tornano per niente.

LE SENTENZE «Ma adesso è diverso, qui si tratta di rispettare le sentenze»,

dicono. Ora, a parte il fatto che almeno una fetta di quelle sentenze è

tutt’altro che definitiva, la Juventus ha rispettato le sentenze di

Calciopoli. Si è regolarmente iscritta al campionato di Serie B, accettando la

penalizzazione, svendendo i proprio campioni e iniziando un percorso di

ricostruzione lungo, costoso e soprattutto doloroso per i suoi tifosi. Di

rispetto, il popolo bianconero ne ha avuto fin troppo. Sarebbe ora di averne

indietro un po’.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

CorSera - Milano 01-05-2012

aatXlOKl.jpg

-------

CorSera - Milano 01-05-2012

aavoxdzR.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 08-Jul-2006
21591 messaggi

CorSera - Milano 01-05-2012

aatXlOKl.jpg

-------

CorSera - Milano 01-05-2012

aavoxdzR.jpg

vaffffffaaancuuuullllllllllllloooooooooo

a questo santucci lo posso dire???

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

SPYCALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 01-05-2012)

Scommesse, casi Genoa e Lazio

Fischi dalla tribuna: che caos

Calcioscommesse, caso Genoa, spettatori che fermano il gioco, caos della

Lega di serie A, contenzioso Coni-Lotito, eccetera. Il nostro calcio è messo

davvero male e in Europa conta sempre di meno. Ma intanto litiga, in un clima

purtroppo sempre più avvelenato. Vediamo che succede.

Calcioscommesse: ormai ci siamo. La prossima settimana arrivano i primi

deferimenti (e non saranno pochi) di Palazzi e c.. Il processo si terrà verso

fine maggio: poi un altro ci sarà a luglio. Un'estate caldissima, il rischio che

le classifiche (di A, B e Lega Pro) siano sconvolte e che molti club, il prossimo

anno, possano iniziare i campionati con una penalizzazione. Non c'è

speranza comunque che la responsabilità oggettiva venga annacquata. Per

ora è così. I club però in futuro dovranno cautelarsi contro i loro calciatori

"infedeli", toccandoli sul portafoglio. C'è il rischio comunque che torni in

discussione anche la questione delle Coppe europee: la classifica del 13

maggio potrebbe non essere definitiva.

Il fischio dalla tribuna: un inedito o quasi, quello che è successo a Udine.

Dopo il laser che disturba, ecco anche l'imbecille di turno che ferma il

gioco. Bergonzi non si è fermato, ed è prassi che gli arbitri non si fermino,

pur potendolo fare (non solo obbligati, possono): questo per evitare che ci

siano disturbatori di mestiere e che il gioco sia spezzettato. Ma è vero, come

sostiene la Lazio, che "prima l'arbitro e il quarto uomo hanno detto di voler

annullare il gol (dell'Udinese), poi hanno cambiato idea"? Lo sostiene anche

il friulano Domizzi. E se fosse davvero così, sarebbe gravissimo e la procura

forse dovrebbe aprire un'inchiesta. La Lazio ora sembra intenzionata a

chiedere la ripetizione della gara per errore tecnico: ma se l'arbitro non

ammette, ci sono poche speranze.

La Lega di serie A: la "macchina" funziona (basta vedere il successo della

Coppa Italia) ma a livello d'immagine siamo ai minimi termini. Ora si discute

anche un sistema di governo diverso, perché quello attuale non funziona. Ma

con l'aria (pessima) che tira, ecco che l'attuale presidente, Maurizio Beretta,

potrebbe restare sino a dicembre, a forza di proroghe. Poi, presto, ci sarà

da discutere anche la questione della ripartizione dei diritti tv, circa un

miliardo di euro a stagione, dal 2012 al 2015; e allora lì ne vedremo davvero

delle belle...

Caso Genoa: la Figc ha aperto un'inchiesta sulla vergogna della partita

interrotta, sul ricatto della maglie, sul comportamento di Preziosi e dei

giocatori. Cose mai viste, tipicamente italiane. C'è da sperare solo che il

superprocuratore Stefano Palazzi non ci metta un anno a chiudere l'indagine,

visto com'è oberato di lavoro. C'è da indagare inoltre, ma seriamente, sui

rapporti fra alcuni club e frange di tifosi che poi, vedi Genova, si

comportano in quel modo. Intanto la prima gara a porte chiuse, quella col

Cagliari, non si potrà giocare a Marassi, come stabilito dal giudice, ma si

terrà a Brescia. Il prefetto di Genova nei giorni scorsi aveva fissato le ore

15, e non le 20,45: non è bastato, la questura ligure non è in grado di

garantire la partita che così viene dirottata a Brescia. Su quello che è

successo in quella domenica, qualcosa che resterà nella storia del nostro

calcio, provvederà poi a giugno il capo della polizia, Antonio Manganelli. In

silenzio, come di consueto. Ma provvederà...

Lite Coni-Lotito: il patron della Lazio non si è accordato per l'affitto

dell'Olimpico (in ballo solo una questione di 112 biglietti della tribuna

autorità?) e ha iscritto la squadra a Palermo per le Coppe europee, Champions

o Europa League che siano. Uno sgarbo non tanto al Coni (che non due concerti

in più recupera quello che la Lazio paga in un anno) ma soprattutto ai suoi

tifosi. Se ne rende conto Lotito? Inoltre, se entro il 30 giugno non trova

l'accordo con Petrucci non può iscrivere la squadra al campionato. Ma vogliamo

scherzare? Il Coni ha due squadre di calcio, la Roma e la Lazio, che giocano

all'Olimpico: non può concedere privilegi a nessuno, anche se lo volesse,

perché soggetto al controllo della Corte dei Conti. A Lotito non resta che una

soluzione: mettersi d'accordo.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 10-Sep-2006
5209 messaggi

vaffffffaaancuuuullllllllllllloooooooooo

a questo santucci lo posso dire???

e io faccio l'eco

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 10-Sep-2006
5209 messaggi

Rissa di Udine, Lazio al giudice sportivo:

«Errore evidente, partita da ripetere»

di Gabriele De Bari

ROMA - La Lazio ha presentato ricorso al giudice sportivo contro l’omologazione del risultato (2-0) maturato al Friuli domenica sera.

La decisione è stata presa dalla società biancoceleste dopo una serie di consultazioni con i legali e dopo aver rivisto le immagini relative agli ultimi minuti della partita di Udine. Con il fischio arrivato da fuori campo e la conseguente rissa scoppiata vicino alle panchine. Le possibilità che venga accolto sono minime, perché l’arbitro ha discrezionalità nel gestire episodi del genere, però la Lazio intende tutelare la propria immagine, fare completa chiarezza sui risvolti del grave episodio e avere giustizia. Il 2-0 convalidato, pur non incidendo sull’esito dell’incontro, potrebbe diventare decisivo in caso di differenza reti e questa è un’eventualità che andrebbe assolutamente scongiurata per non falsare la corsa alla qualificazione Champions.

La Lazio è stata danneggiata da un fatto estraneo al terreno di gioco. Intanto la deprecabile rissa ha provocato l’attesa stangata: 4 turni di squalifica per Marchetti, per aver spintonato l’arbitro Bergonzi, 3 giornate a Dias, per comportamento violento. Per loro il campionato è finito, mentre solo un’ammonizione hanno ricevuto Scaloni e Matuzalem. Oltre a 20 mila euro di multa inflitta alla società per la presenza in campo del direttore sportivo Tare e del responsabile della comunicazione De Martino. L’indegna gazzarra finale ha quindi avuto pesanti conseguenze nei confronti di quei calciatori che hanno perso la testa nei convulsi momenti che hanno fatto seguito all’insensata decisione dell’arbitro di assegnare il gol all’Udinese. Mancavano solo 10 secondi al termine del recupero, bastava scodellare il pallone e tutto sarebbe andato in archivio senza polemiche e senza botte. Sui fatti accaduti al Friuli emergono altri particolari che aiutano a fare piena luce. Due calciatori della Lazio sono convinti di aver sentito il fischio provenire da una panchina situata vicina a quella dell’Udinese dove, solitamente, prendono posto massaggiatori e persone della società di casa. Fischio che ha indotto Gonzalez e Marchetti a fermarsi, lasciando via libera al contropiede sfruttato da Pereyra per il raddoppio. Subito dopo Dias e Scaloni vanno dal quarto uomo a segnalare l’episodio, chiedendo l’annullamento del gol. Rassicurati da Giannoccaro, che dichiara di aver sentito e visto tutto, credono che la partita riprenda con la palla scodellata. Ed è quello che sembra dalla tribuna quando il pallone viene collocato sul punto dove è scattato Pereyra. Ma poco dopo, parlando con Bergonzi, il quarto uomo avrebbe cambiato idea, convincendo l’arbitro ad assegnare il gol della discordia. «Dai il gol e andiamo via», questa la frase che i biancocelesti giurano di aver ascoltato da Giannoccaro.

Il finimondo. E, quando Bergonzi fa capire che si riprende con la palla a metà campo, scoppia il finimondo tra le panchine. «Nel referto non ci sono provvedimenti a carico dell’Udinese», si lamenta De Martino. «Anche i friulani hanno partecipato alla rissa, io sono stato violentemente spintonato da un loro dirigente, ma tutto questo non è stato refertato». Ma qualche altro provvedimento potrebbe arrivare dall’inchiesta che aprirà la Procura Federale, perché le immagini del folle finale di Udine hanno fatto il giro del mondo danneggiando il calcio italiano, che già non gode di grande stima internazionale e che sta cercando di convivere con tanti e gravi problemi.

Martedì 01 Maggio 2012 - 15:45 Ultimo aggiornamento: 17:56

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 24-Oct-2006
11399 messaggi

Indagini

su Del Piero

Un calciatore, seppur importante, paragonato al Rinascimento?

Un viaggio nelle iperboli italiche, feroci e innocenti. Come lo scherzo

che i bambini friulani del 1977 fecero al più fragile e mite tra loro. . .

Questo non sa niente. Ma che discorsi sono?

Non ricorda che Baggio l'avvocato lo paragonò a Raffaello, e che Pinturicchio ne fu una conseguenza quando gli chiesero poi del giovane Del Piero.

Iperbole de che? Era tanto per dire... Una battuta...

Baggio come giocatore di calcio è stato straordinario, Del Piero idem.

Non erano mica mezze seghe portate ad una santificazione a tavolino, poi cadute miseramente l'anno successivo.

Questi sono nell'olimpo del calcio Italiano in primis, e internazionale in secundis.

Semmai è il suo pezzo colto-poetico-radical chic-snob-papocchio l'iperbole.

Ma levati va, vai a raccontare le favole al bar...

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

La mediocrità di Hodgson e

le ragioni di Platini sulle stelle della Juve

di JACK O'MALLEY (IL FOGLIO.it 02-05-2012)

Del derby di Manchester ho già scritto. Qui vi parlo d’altro. Non delle

prestazioni sessuali di Balotelli vestito da donna a letto con la sua

segretaria (così banale e scontata nel dire che faceva finta di godere con

Super Mario), ma della follia del Tottenham che ha fatto sapere alla

federazione inglese che se avesse voluto mettere Redknapp sulla panchina della

Nazionale avrebbe dovuto sborsare 10 milioni di sterline. Alla fine, per non

smentirci, abbiamo scelto per il peggio. Non contenti di dovere iniziare gli

Europei con Rooney squalificato almeno fino a quando la Nazionale non sarà

eliminata da una squadra mediocre qualsiasi, abbiamo deciso di sostituire il

fuggitivo Capello (sempre più surreale: gli ho sentito dire che Barcellona e

Real hanno perso in Champions perché hanno giocato il clásico tre giorni prima)

con Roy Hodgson. Sì, proprio quel Roy Hodgson tanto caro ai tifosi interisti

(credo sia ricordato in Italia più per le sue gag a “Mai dire gol” con mister

Flanagan che per i risultati). Niente Redknapp, che avrà sì la faccia da

sbronza senza possibilità di uscita, ma che forse avrebbe titillato parecchio

tifosi e giocatori. Insomma, non nascondo che a questo punto ho un motivo in

più per sperare che gli Europei vengano boicottati. Così magari la federazione

inglese ci ripensa. In attesa che si ufficializzi Hodgson, intanto, mi

rifaccio gli occhi con il Chelsea, rivitalizzato dalla finale di Cialtrons

League che ha avuto persino il potere di far tornare Torres un giocatore

normale (méches a parte). Tre gol in una partita, nell’ultimo anno non era

successo nemmeno in allenamento. Tre, come le stelle che la Juve vorrebbe

appiccicarsi sulla maglia, con conseguente polemica più autoreferenziale di un

incontro del Festival internazionale del giornalismo: per una volta ha ragione

Platini (“Affari vostri”). Cosa che non succede molto spesso.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi

Scommesse, Laudati a France Football

"Un affare che vale più della droga"

Il procuratore di Bari al settimanale: "Si è esagerato, siamo davvero andati troppo lontano"

repubblicaBari.it - 2-05-2012

112547437-12538751-986a-4f6d-856c-1f548a50437e.jpg

Copertina interamente nera, con titolo in giallo 'I corrotti' per il settimanale France Football in edicola oggi, in gran parte dedicato al nuovo scandalo scommesse in Italia. L'editoriale di Gerard Ejnes si intitola 'L'ignobile certezza'. "Nel cuore dell'inchiesta così istruttiva e appassionante che pubblichiamo - si legge nel commento - il procuratore capo di Bari ha accordato al nostro inviato speciale un'intervista esclusiva nel corso della quale pronuncia questa frase terribile: 'Ci sono più soldi da guadagnare con le scommesse che con la droga".

Nell'intervista, Antonio Laudati spiega come è partita l'inchiesta e quali sono le ramificazioni con la malavita: "C'è una riflessione da fare - dice il magistrato - il mondo del calcio non era pronto ad affrontare questo nuovo grande affare delle scommesse... il fatto di poter scommettere, durante la partita, su chi tirerà il primo corner, la prima punizione... con queste scommesse si esagera. Siamo davvero andati troppo lontano".

pack_o10.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi
Inviato (modificato)

Scommesse, Laudati a France Football

"Un affare che vale più della droga"

Il procuratore di Bari al settimanale: "Si è esagerato, siamo davvero andati troppo lontano"

repubblicaBari.it - 2-05-2012

112547437-12538751-986a-4f6d-856c-1f548a50437e.jpg

Copertina interamente nera, con titolo in giallo 'I corrotti' per il settimanale France Football in edicola oggi, in gran parte dedicato al nuovo scandalo scommesse in Italia. L'editoriale di Gerard Ejnes si intitola 'L'ignobile certezza'. "Nel cuore dell'inchiesta così istruttiva e appassionante che pubblichiamo - si legge nel commento - il procuratore capo di Bari ha accordato al nostro inviato speciale un'intervista esclusiva nel corso della quale pronuncia questa frase terribile: 'Ci sono più soldi da guadagnare con le scommesse che con la droga".

Nell'intervista, Antonio Laudati spiega come è partita l'inchiesta e quali sono le ramificazioni con la malavita: "C'è una riflessione da fare - dice il magistrato - il mondo del calcio non era pronto ad affrontare questo nuovo grande affare delle scommesse... il fatto di poter scommettere, durante la partita, su chi tirerà il primo corner, la prima punizione... con queste scommesse si esagera. Siamo davvero andati troppo lontano".

aadwnr0w.jpgaah1LtkX.jpgaaiM3h1K.jpgaau094kT.jpgaahJ3w04.jpgaagzI3rf.jpg

aairS1mv.jpgaay3a2SM.jpgaasEPGoe.jpgaafur81y.jpgaaxjB9mH.jpg

Modificato da Ghost Dog

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

L'EX CRONISTA DELLA STAMPA: "QUELLA VOLTA ALL'AQUILA PER ONDINA VALLA"

BECCANTINI, CANTORE DELLA JUVENTUS

"CALCIOPOLI? UNA GUERRA TRA BANDE"

di ROBERTO SANTILLI (AbruzzoWeb 02-05-2012)

art.scoperto grazie a paola

L'AQUILA - Ufficialmente in pensione? Lui sì, anche se a rate, ma non certo la

'beccantina', parlata bolognese con cui spara perle di saggezza e rapide

quanto efficaci stilettate.

Roberto Beccantini è una delle migliori penne del 'vecchio' giornalismo

italiano (vecchio in senso lato, Beck), legato 'anema e core' alla carta

stampata, all'inchiostro sui polpastrelli, insomma, alla bellezza di uno dei

mestieri più antichi del mondo (per info e costi, chiedere a José Mourinho).

Una vita per il quotidiano La Stampa e una firma da far girare tra Guerin

Sportivo, Tuttosport, La Ġazzetta dello Sport, il Fatto Quotidiano. Ancora

oggi, negli anni del meritato riposo.

In gloria e in disgrazia, tra l'altro, il Beck è stato il 'primario'

dell'Ospedale', ‘costola’ del 'Sassolino nella scarpa', blog o libero spazio

che dir si voglia del quotidiano La Stampa dai quali si è dimesso il 31 agosto

del 2010, tra le lacrime e gli strali dei 'pazienti' malati di pallone che in

quell'ospedale hanno cercato e trovato le migliori cure per (non) guarire.

Con lui, con il Beccantini amato e odiato dalla tifoseria della sua Juventus

per via delle ferite ancora fresche di Calciopoli, o Moggiopoli, o Farsopoli o

quello che è, abbiamo scambiato quattro chiacchiere.

E intervistandolo, AbruzzoWeb ha scoperto che è stato all'Aquila di passaggio

alla fine degli anni '90 per intervistare quel fenomeno di Ondina Valla, ora

in cielo, bolognese come lui e aquilana d'adozione, che ride ancora a un

racconto su Omar Sivori dell’aquilano Angelo Caroli e che vede 'troppo Moggi'

nello scandalo di Calciopoli.

Beck, lei è uno di quei forestieri che ha visto L'Aquila quando le ali

erano ancora buone.

L'unica volta all'Aquila in tutta la mia vita, uno dei miei tipici passaggi

fulminei, toccata e fuga nei luoghi più belli d'Italia. Passai per

intervistare una lucidissima 'Trebisonda' Valla, campionessa olimpica degli 80

metri ostacoli a Berlino nel 1936, nonché prima donna italiana a vincere una

medaglia d'oro ai Giochi olimpici. Bolognese come me, amica di zia Maggiorana,

sorella di mia mamma. La ricordo insieme a una tutrice, stava benissimo. Non

sbagliava un colpo.

Il 25 aprile 1995 morì Andrea Fortunato, ricordato anche quest'anno

dalla tifoseria della Juventus. Lei era in Lituania.

Sì, a Vilnius per Lituania-Italia. Ho ancora in mente le lacrime di Fabrizio

Ravanelli per la tragedia di un ragazzo così giovane strappato alla vita da

una leucemia infame.

In quegli anni iniziò la grande Juventus poi spazzata via da

Calciopoli, dopo dodici anni di successi. Lei non è mai stato tenero

con Antonio Giraudo e Luciano Moggi, i 'belzebù' del calcio italiano.

Alcuni tifosi bianconeri non l’hanno ancora perdonata.

Un giornalista non deve cercare le coccole, deve solo scrivere. Calciopoli ha

diviso tifosi juventini e non, per adesso c’è una sentenza penale di primo

grado che ha portato a condanne pensantissime. Va comunque aspettato l’appello,

perché nelle motivazioni della sentenza firmata dal giudice Teresa Casoria

c’è più di qualche punto poco chiaro che stride con la durezza delle condanne.

Per adesso, credo che l'associazione a delinquere, seppure uscita molto debole,

allontani Moggi e la triade dal resto del gruppo nel sistema calcio di

allora. Ripeto, bisogna aspettare l’appello.

È come se si dicesse ‘il papa non fu ucciso, ma qualcuno ha sparato’. Manca,

come ho detto e scritto più di una volta, la pistola fumante. Sul piano

sportivo, però, le sentenze del 2006 tengono, nonostante molti tifosi

continuino a parlare di complotto per fare fuori la Juventus. Anche se sembra

un aborto giuridico la regola dell’imputato che deve dimostrare la propria

innocenza, è così che funziona. Certo è che se la condanna di associazione a

delinquere passasse in giudicato, le sentenze del 2006 sarebbero state

addirittura troppo morbide.

E se fosse derubricata a frode sportiva?

Continuerei a chiedermi come mai le intercettazioni a carico degli altri

dirigenti non siano state tenute fuori.

Cosa è cambiato oggi da quello scandalo?

Quasi niente. Prima giustificavo certe cose in base alla somma degli indizi,

oggi no perché mancano le intercettazioni. Volendo, una scorta arbitrale la

trovi in due mesi. Per capirci, credo che Calciopoli sia stata una guerra tra

bande con 'troppo' Moggi.

Una guerra servita a coprire altri scandali, secondo le teorie di

alcuni?

Ci sono stati tanti altri scandali, è vero. Il professor Manzella, mica

l’ultimo arrivato, nel 2001 cambiò le regole sugli extracomunitari non prima

dell’inizio del campionato, ma in corso. E a trarne vantaggio fu la Roma, che

con un gol del giapponese Nakata, il quale beneficiò di quel cambio, fece

fuori proprio la Juventus della Triade. Per non parlare del regalo di una

categoria alla Fiorentina, dalla C2 finita in B con un saltello che accontentò

tutto il Palazzo, Giraudo e altri compresi.

Insomma, la palude del sistema coinvolgeva tutti. E nella ‘no fly zone’

c’erano gli arbitri. Cito un altro caso? Il decreto Berlusconi regalò al Milan

240 milioni di euro, la Juventus ne restò fuori. Pensiamo anche all’ex patron

del Parma Callisto Tanzi, che presentava sempre iscrizioni pulite, ma poi è

finito in carcere. Una palude, questa è la parola migliore. Una palude per una

guerra tra bande.

C’è chi crede che a rubare i campionati sia stata solo una squadra.

Alla fine il campionato è pulito solo se lo vince la tua squadra. Così

ragionano quasi tutti i tifosi d’Italia.

L’Italia politica e pallonara, dirigenti, tifosi, elettori: una cosa

sola?

L'Italia e il calcio sono la stesse cosa. Come nella politica, nel calcio,

che è pieno di politica, mancano i grandi dirigenti. Basta guardare all’ex

capo della Figc Franco Carraro, coinvolto in e uscito da Calciopoli come se

non ci entrasse nulla. Proprio lui che esortava uno degli ex capi degli

arbitri, Paolo Bergamo, a garantire la Lazio contro la Juventus. Siamo sempre

allo stesso punto: la res privata può anche essere gestita benissimo, in

questo caso qualche grande dirigente salta fuori. I guai arrivano quando c’è

da gestire la res publica, la cosa di tutti.

E il complotto per eliminare la figura di Andrea Agnelli, oggi

presidente della Juventus, presidente mancato all’epoca dello

scandalo? Alcune delle radici più corpose di Calciopoli si perdono

nelle stanze Agnelli-Elkann, roba di spartizione del tesoro Fiat dopo

la morte dei due vecchi Gianni e Umberto Agnelli.

Mi cito da solo: se vuoi farmi fuori, non butti giù tutto il palazzo in cui

abito: mi aspetti fuori e mi spari. Non credo ai complotti, ai giochi di

potere sì, ma tutte queste teorie sugli intrecci per eliminare la Triade,

Andrea Agnelli e il resto non mi hanno mai convinto. Moggi e Giraudo potevano

essere allontanati in qualsiasi momento dalla proprietà, potevano andare al

Milan da Berlusconi, anche se si dice che Adriano Galliani non li volesse tra

i piedi e che abbia contribuito a farli fuori. Andrea Agnelli dove siede oggi?

Alla Juventus, quindi tutte queste faide familiari dove sono? A meno che

Andrea non sia uno ‘Iago’ moderno, fa tutto parte del gioco. Anche se non

nascondo che di conti che non tornano in Calciopoli ce ne sono. E sono tanti.

Intanto, il Palazzo viene travolto al minimo soffio di vento. E tutti

restano ben saldi sulle poltrone.

Basta guardare al lavoro di Giancarlo Abete in Figc, uno che non ha avuto il

coraggio di revocare lo scudetto dato da Guido Rossi all’Inter, dopo che il

capo della Procura federale Stefano Palazzi aveva scritto chiaramente che,

se nel 2006 fossero uscite le intercettazioni a carico della società nerazzurra,

al di là delle differenze evidenti tra i grandi numeri moggiani e i tentativi

dell nerazzurro Giacinto Facchetti con gli abitri, sarebbe stata rinviata a

giudizio con l’articolo 6.

Però nel 2006 Guido Rossi fece la differenza. Da una parte un ex

consigliere dell’Inter che toglie lo scudetto alla Juventus,

dall’altra l’avvocato Zaccone, colui che chiede la B per la Juventus.

Io sono uno che ha sempre difeso Zaccone. Lo juventino arrabbiato dimentica

sempre che per la Juventus era prevista la serie C, ma faceva e fa ancora

comodo a tutti far passare la strategia di Zaccone come una richiesta di

patteggiamento per la Juventus. Falso. Zaccone non chiese la B, evitò la serie C.

A distanza di 6 anni le ferite e i buchi nell’inchiesta sono ancora lì.

Da quando sono in pensione non ascolto più il calcio chiacchierato. Per me,

ripeto, nel mondo del palone italiano era in corso una guerra fra bande. Tutti

lamentavano il diritto alla difesa, tutti si difendevano da tutti con vari

sistemi e a vari livelli. Giraudo e Moggi sono stati puniti, la Juventus,

ovviamente, anche. Altri molto meno.

Torniamo in Abruzzo. Le piace il Pescara di Zeman?

Moltissimo. Il boemo per me è sempre stato un grandissimo ‘mezzo’ allenatore.

L'ho già scritto su ‘Linea Bianca’, io a Zeman non darei una squadra in lotta

per lo scudetto, perché mi perde le partite vinte e mi vince le partite perse,

ma se nella mia città arriva una squadra di Zeman la vado a vedere, questo è

sicuro.

Come è stata gestita la vicenda del povero Piermario Morosini?

Su Morosini sono aperto a qualsiasi soluzione, purché ci sia un senso nel

prendere le decisioni. Ricordo la morte di Renato Curi, mancava la tv ma colpì

molto gli italiani. Su Morosini la Lega Calcio poteva comunque evitare di

finire nel caos. Si può decidere di tutto, di giocare col lutto al braccio,

oppure no, purché si faccia con serenità. Invece, è arrivata la solita

cagnara. In Inghilterra con Muamba hanno sospeso la partita, per fortuna al

giocatore è andata bene.

Noi abbiamo preferito dare il solito tocco di italianità alla tragedia.

Capisco la tensione in quei momenti terribili, posso capire il nervosismo, ma

la macchina che ostruisce l'ambulanza grida vendetta. Non esistono scuse per

un esempio perfetto di cialtroneria italiana, il tocco di farsa in una grande

tragedia.

Altra tragedia e altre farse: il terremoto dell’Aquila.

C'è l'Italia dentro, le illusioni di Berlusconi, l'ikeismo di Berlusconi e la

mancanza di grandi politici e dirigenti. Mi addolora sapere di una città

stupenda, una delle più belle tra le più belle d’Italia, ridotta così male.

Anche qui, l’italianità si vede e si sente. Di fronte a queste tragedie noi

italiani reagiamo bene, ma alla lunga cediamo. Mi auguro che possano essere

risolti i vostri guai, che poi sono anche i nostri.

Lei conosce bene un aquilano vero, Caroli, un solo gol, contro il suo

Bologna, nella Juventus di Sivori, Charles e Boniperti. Grandissimo

atleta, grandissima carriera lontano dall’Aquila.

Il mio amico Angelo. Mi raccontò uno degli episodi che più mi hanno fatto

ridere in vita mia. Il Bologna segnò alla Juventus su punizione, in porta

c’era Mattrel. Al gol Sivori sputò per terra, Mattrel si giustificò con un

poco convincente ‘ero coperto’; a quel punto, Sivori sputò un’altra volta per

terra e gli urlò ‘la prossima volta scopriti, s*****o!’. Caroli era lì, vide e

sentì tutto. Una scena fenomenale.

Capitolo scommesse. La bomba è lì lì per esplodere.

Esploderà. Il ‘bubbone’ c’è ed è pure enorme. L’allenatore della Juventus

Antonio Conte si è visto tirato in ballo, si parla di omessa denuncia come per

gli ex Bari Bonucci e Pepe, oggi alla Juve, ma i colpevoli sono altri e credo

che gli arresti lo dimostrino. Spero che almeno in questa vicenda non

penseremo a come stanno i carnefici. Preoccupiamoci, per una volta, delle

vittime.

Il giornalista Marco Travaglio lamenta il ritorno dietro di Moggi e

Giraudo dietro le quinte della Juventus.

Non lo so, di sicuro Andrea Agnelli è il Giraudo della Juventus, metta

l’opera di Giraudo nella Juventus. Nella gestione del caso dell'ultima

stagione di Alex Del Piero in bianconero rivedo proprio Giraudo, con cui

Agnelli è cresciuto. Il ruolo è quello, è operativo, molto diverso dai ruoli

di Vittorio Chiusano, o Franzo Grande Stevens. La proprietà è lontana,

si vede a malapena l’ombra. Andrea invece è lì, è dentro. E, da come

calcia, si capisce che è uno che usa gli stivali.

Nel calcio di oggi si deve vincere per forza, non c’è spazio per i

secondi posti. Lei, però, la sua Juve la ama lo stesso, tanto per

parafrasare il titolo di un suo libro.

Mi viene in mente una frase di mister Antonio Conte: ‘solo chi vince fa la

storia’. Non sono d’accordo. Pensiamo all'Ungheria di Puskas, ha vinto e ha

fatto la storia perdendo la partita più importante. L’Olanda di Crujiff idem,

ha perso e ha fatto la storia. A voler vincere sempre e senza pensare al costo

fisico non si sa mai dove si arriva. A Conte dico che la sua prima Juventus la

ricorderò lo stesso anche se arrivasse seconda, seppure in un campionato

mediocre. Ora, però, faccio gli scongiuri.

Se vincesse questo scudetto ci sarebbe la questione della terza

stella. 27 scudetti? O 29?

Io non la metterei, perché porta pure malissimo. E cito i vecchi latini:

‘dura lex, sed lex’, c’è poco da fare. Il presidente della Figc Abete anche in

questo caso latita, non si sa da che parte sia, le regole sono quasi sempre

troppo lontane, sullo sfondo del nostro calcio e in generale del sistema

Italia. C’è aria di compromesso democristiano secondo me. I giornali scrivono

che Zlatan Ibrahomovic ha vinto 8 scudetti, quindi includono anche quelli

tolti alla Juventus e i gol segnati in bianconero. Idem con Diego Milito: il

Genoa venne retrocesso nell’allora serie C per la famosa valigetta piena di

soldi, ma i gol del ‘Principe’ restano.

Se siamo ancora qui a parlarne vuol dire che Calciopoli, o come ognuno

intende chiamare quel momento del calcio italiano, non è un argomento

chiuso. Tante certezze, lei dice, ma anche tanti dubbi. E tanti

personaggi rimasti fuori dalla giostra.

Non ci sono angeli in galera, ma diavoli a piede libero. E mi chiedo: cosa

sarebbe successo dal punto di vista sportivo a Moggi e Giraudo se fossero

morti prima del processo del 2006, come accaduto a Facchetti?

Chiudiamo questa lunga intervista con un moderno adagio del ‘primario’

Beccantini?

Secondo un antico proverbio cinese, “Quando il saggio indica le stelle, lo

stolto guarda il dito”. Secondo un moderno adagio del Primario, “Quando il

saggio indica il dito, lo stolto guarda le stelle”. . .

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Battista, Cruciani, Rocca: ecco perché

la Juve può (e deve) mettere la terza stella

di laterza.stella (panorama.it Sport 02-05-2012)

Se fino a ieri i motivi per cucirsi la terza stella in caso di scudetto erano

443 milioni, da oggi sono uno in più. L’ultimo si chiama Giancarlo Abete.

Sì perché dopo le parole di Demetrio Albertini, che ha paragonato il caso

della Juventus retrocessa della triade a quello di Ben Johnson, confondendo

prove provate (leggasi esami anti-doping) con chiacchere da Bar Sport,

arrivano puntuali anche le dichiarazioni del massimo esponente della

Federazione Italiana Giuoco Calcio.

Fa sorridere il fatto che tutto ad un tratto il presidente federale sia

diventato competente su una materia (scudetti, campionati di calcio e

argomenti affini) sulla quale eravamo tutti convinti fosse assolutamente

incompetente.

“La Federazione sarà sempre attenta sul sistema delle regole, ma questo - ha

aggiunto - è un dovere e un modo di essere da parte della Federazione.” Beh,

come dubitarne. Del resto, anche nel 2006 quando inscenò un tribunale speciale,

con annesso plotone d’esecuzione, azzerando un grado di giudizio e togliendo

ogni facoltà di replica alla difesa fu molto attenta al sistema delle regole.

Peccato che fossero quelle di Forum (senza offesa per l’indimenticato Giudice

Santi Licheri) invece che quelle dell’ordinamento sportivo.

Ma non si ferma qui il presidente federale. A domanda sulla terza stella

risponde così: “Se lo discuteremo? Se il problema si porrà sì.” Perfetto! In

realtà se lo discuteranno con gli stessi esiti con cui hanno discusso il tema

del ricorso contro lo scudetto 2006 stiamo freschi. Anche perchè non si è

capito quale sia l’ambito di competenze di questi signori. Oltretutto ad oggi

si discuterebbe di una cosa che non è normata da nessuna regola federale.

Per cui fuori dal politichese incomprensibile e stucchevole di Abete: si tratta di

decidere se mettere una norma ad hoc o se invece ancora una volta prendere

posizione senza in realtà prenderla davvero. Manifestando un generico

disappunto, ma senza interventi concreti.

Il nostro auspicio, naturalmente è che Abete qualcosa di concreto faccia

(sarebbe se non altro una piacevole novità) e che possibilmente il Consiglio

federale emendi una norma precisa che ci vieti di mettere la così tanto

dibattuta terza stella.

Non sappiamo se debba essere una disposizione che vieti severamente a tutte

le squadre con la maglia a striscie verticale bianconere con sede a Torino di

cucirsi la terza stella sul petto o più semplicemente si ufficializzi che

l’uso delle stelle deve essere rigorosamente collegato all’albo d’oro

ufficiale. In ogni caso quello che Abete non capisce è che tanto più la Figc

prende posizione contro la terza stella tanto più assumerebbe valore un’azione

contraria da parte Juventina. In poche parole: vietatecelo e la nostra

rivendicazione sarà ancora più clamorosa.

E poi cosa potrebbe fare il buon Abete? Darci una multa? Rispedirci ancora in

B senza giusta causa? Perchè di questo si tratta; di uno scontro istituzionale

che la stessa Federazione ha portato a questo stadio non avendo mai voluto

affrontare il problema, pensando che bastasse non decidere per occultare il

problema.

In linea teorica, comunque, una volta tanto saremmo d’accordo con Abete: non

si può mettere la terza stella se non si hanno nell’albo d’oro 30 scudetti, ma

non si può neppure mandare in B una squadra senza prove. O ancora peggio

togliere uno scudetto che non è nemmeno oggetto di indagine. O sbagliamo?

Accogliamo comunque di buon grado l’invito del Presidente Federale a

discuterne e così per evitare di perdere troppo tempo (non siamo mica Palazzi)

apriamo una tavola rotonda sul tema, interrogando tre saggi (Guido Rossi docet)

che ci aiutino a capire le ragioni della terza stella e le conseguenze che

potrebbe sortire: Pierluigi Battista editorialista del Corriere della Sera,

Giuseppe Cruciani, giornalista, conduttore radiofonico (La Zanzara su Radio24)

e televisivo (Controcampo) e Christian Rocca, Direttore de IL Magazine – Il

Sole 24 Ore, hanno risposto a tre semplici domande sul tema:

1) In caso di scudetto Andrea Agnelli cosa dovrebbe fare? Cucire sul

petto la Terza Stella o si tratterebbe sarebbe solo di “una forzatura

senza valore” come dice il vice-presidente della Figc Demetrio

Albertini?

Battista: Sono favorevole alla terza stella cucita sulla maglia: è il

trentesimo scudetto vinto sul campo.

Cruciani: Non si tratterebbe assolutamente di una forzatura. Se Agnelli è

coerente con quello che ha fatto finora – e mi riferisco alla rivendicazione

dei due scudetti tolti nel 2005 e nel 2006 – deve assolutamente andare fino in

fondo.

Rocca: Andrea Agnelli dovrà mettere, e metterà, la terza stella sulle maglie.

Non siamo più ai tempi di Cobolli Gigli, uno che si è reso complice della

farsa di Calciopoli e ha addirittura cancellato dall’albo d’oro i due scudetti

vinti legittimamente e meritatamente sul campo, uno dei quali addirittura non

oggetto nemmeno di indagini. Agnelli non può fare a meno di rivendicare la

terza stella, altrimenti perderebbe di valore la causa per danni contro la

Federazione. Quanto ad Albertini, è un miracolato di Calciopoli, uno che

difficilmente sarebbe dov’è se non ci fosse stata quella farsa. Deve solo

difendere se stesso, Albertini. L’unico “senza valore” è lui.

2) Nel caso la Juventus optasse per la terza stella che effetti

potrebbe avere questa decisione?

Battista: Certamente diranno che è una scelta anti-istituzionale perché non

riconosce il verdetto della giustizia sportiva. E infatti è giusto non

riconoscere la legittimità di un verdetto emesso al termine di un processo

sommario senza possibilità di difesa, con un tribunale speciale che ha

regalato due scudetti all’Inter.

Cruciani: Non sarà un dramma per nessuno, né un’offesa nei confronti della

Federcalcio, è semplicemente un gesto di coerenza con quello che la Juventus,

attraverso il suo attuale presidente, ha fatto finora. Certamente è un gesto

che potrà provocare una reazione da parte dell’Inter…

Rocca: Gli effetti della eventuale terza stella sono pochi ma buoni. Un po’

di orgoglio per gli juventini e conferma di ciò che allora è successo in

campo. Solo il risarcimento milionario, e forse nemmeno quello, ristabilirà la

verità.

3) Credete che la Figc interverrà con un norma “ad hoc” per

scongiurare il rischio di una terza stella juventina?

Battista: Temo di sì, sarebbe un atto arbitrario, ma non mi stupirei.

Cruciani: Credo che tutto rimarrà su un piano mediatico, ci sarà un po’ di

baruffa ma non succederà nulla. La Federcalcio, o meglio la Lega potrebbe al

limite aprire un procedimento per verificare se la cosa è conforme ai

regolamenti. Dopo di che scopriranno che una squadra può cucirsi addosso tre

stelle, tre canguri o qualsiasi altra cosa e tutto finirà lì.

Rocca: La Federazione prepari piuttosto un fido per pagare i danni.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi
Inviato (modificato)

SPY CALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 03-05-2012)

Scommesse, Palazzi pronto

Ma la serie A è salva. Per ora

Entro il 7 maggio arriveranno i primi deferimenti di Stefano Palazzi e del suo

maxi-pool per il calcioscommesse: riguardano il primo filone delle indagini

della Procura di Cremona ma, contrariamente a quanto si riteneva, non ci

saranno calciatori e club di serie A ma solo di serie B e Lega Pro. Mi sembra

una scelta corretta, per evitare doppi binari, polemiche a massimo campionato

ancora in corso. Ma questo non vuole dire che la A non sarà coinvolta dal

ciclone delle scommesse. Palazzi nei prossimi giorni si metterà infatti in

contatto con le procure di Bari e Napoli, per avere altro materiale, per poter

continuare le indagini (dovrà sentire, fra gli altri, Conte e Mezzaroma) e

solo a fine maggio ci dovrebbe essere il grosso dei deferimenti. Dove, come

detto, potrebbero essere coinvolti molti club di serie A (più di dieci?). La

classifica del 13 maggio, quindi, non diamola per definitiva: certe sanzioni

potrebbero essere afflittive, e quindi ricadere su questa stagione, mentre

altre andrebbero ad incidere sulla prossima annata. Sì, è brutto un campionato

che parte con le penalizzazioni ma non è certo colpa di Palazzi, o di Abete,

semmai di certi calciatori "infedeli" (i nomi ormai li conosciamo). Inoltre

qualche club rischia di non fare le prossime Coppe europee. E' chiaro che

Palazzi non ha molte alternative: deve rifarsi al materiale che gli passano le

procure che indagano. Questo porta ad una giustizia (sportiva) a rate: ma

l'importante è che si faccia giustizia. Prima o poi, vedrete, saranno in tanti

a pagare. Poi, in futuro, è giusto che i club studiano come fare per

difendersi da certi calciatori che li mettono nei guai seri. L'unica strada è

toccarli nel portafoglio...

Modificato da Ghost Dog

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi

Da Marassi a Delio Rossi

il mese terribile del calcio

Aligi Pontani - Tempo scaduto - repubblica.it - 3-05-2012

Tutti a bocca aperta, a guardare il mite Delio rischiare forse l'infarto e di certo la carriera, trasfigurato dallo stress, il dottor Jekyll che diventa miser Hyde perché sta perdendo 2-0 con la penultima in classifica e il ragazzino che ha sostituito non gli porta rispetto. Tutti a chiedersi: come diavolo è possibile che un signore così, certo un po' rozzo, certo non glamour e fighetto come un Leonardo, per dire, ma sempre attento a non dire cose fuori posto davanti alla tv, poi diventi una bestia con gli occhi iniettati di sangue? Tutti a dire che il calcio sta andando oltre, dalle nostre parti: oltre il livello di guardia delle emozioni, sostituite dagli istinti, quasi sempre i peggiori. A fare l'elenco c'è da disperarsi, anche se lo stanno facendo in tanti: le liti sacrileghe sul recupero della giornata saltata per Morosini, col ragazzo ancora in obitorio; lo sfascio di Marassi, con le forche caudine imposte ai giocatori da trenta idioti e approvate da polizia e dirigenti; il centurione Totti convocato dalla curva tutta, e sottoposto al rito pubblico della sottomissione alla volontà del popolo; la faccia biancastra del fiero Luis Enrique, portatore del nuovo e del progetto, che balbetta frasi incomprensibili eppure assai chiare: non vedo l'ora di scappare da voi, tutti voi; le vene fuori dal collo di mezza Lazio dopo l'ininfluente, seppur ingiusto, gol subito a Udine; i cori "devi morire" riprisitinati dagli ultrà appena seppellito un morto vero, che secondo i presidenti del nostro calcio "aveva contribuito a

unire tutti"; il coro "zingaro" riservato a Ljajic, quello menato dal mite Delio, che dopo aver menato torna in panchina, masticando gomma e serrando i pugni ai gol dei suoi. Forza ragazzi, che ce la facciamo.

E' il resoconto di meno di un mese di calcio italiano, pensiamoci un attimo. Meno di un mese per compilare una lista che pare uscita dalla mente perversa di un architetto di complotti. Progetto: come demolire definitivamente lo sport più amato (e dunque anche più odiato) dagli italiani. Demolirne l'immagine, o ciò che ne restava, dopo che ai risultati sportivi aveva già pensato qualcun altro, con l'ultimo posto ai mondiali, le squadre di club prese a schiaffi in Europa, un campionato appassionante, bellissimo, da batticuore ma anche con la lotta per il terzo che si combatte su punteggi così bassi da non poter nascondere la picchiata verso il basso di tutto il movimento

Certo, il campionato finirà, staremo tutti lì inchiodati a vedere se lo vince la Juve o il Milan, il drammatico spettacolo del mite Delio che si strappa il cavallo dei calzoni per picchiare il ragazzino impertinente sfumerà con le scene della squadra campione esultante tra i fuochi di artificio, la Lega consegnerà il trofeo, c'è chi si metterà stelle o stellette sulle maglie. Poi tutti in vacanza, a dimenticare. Tutti tranne i giudici, sportivi e no. Quelli offriranno l'ultimo spettacolo, che si annuncia indimenticabile: la riscrittura delle classifiche. Forse stavolta lo guarderà anche qualcuno che conta più dei presidenti di Coni, Figc e Lega, qualcuno che pensa che il bene calcio è un bene di tutti, e come tale va protetto, curato, salvato, ricostruito. Coraggio, ora che se ne sono accorti tutti, bisogna solo cominciare. Magari tra 5, 10, 15 anni Delio Rossi il mite si accorgerà che anche lui, che è una brava persona, è servito a qualcosa: a far capire che il calcio che avvelena e snatura tutti e tutto deve finire. Per sempre.

white_10.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi

Dagli ultras a Rossi, le follie del calcio italiano: in venti giorni svanito l'effetto Morosini

Gigi Garanzini - sole 24ore.it - 3-05-2012

Vedete un po' voi a che servono in questo povero Paese le pause di riflessione. Era sabato 14 aprile, nemmeno 20 giorni fa, quando il calcio scelse di fermarsi perché davanti alla morte di Morosini non aveva senso continuare. Ci farà bene, fu l'opinione generale espressa – e conclamata - dagli attori protagonisti e non (calciatori, allenatori, dirigenti, tifosi), queste sono le occasioni in cui da una tragedia può nascere un calcio migliore, una catarsi.

Detto fatto. Sette giorni più tardi si ricomincia. I primi a riprendersi la scena sono gli ultras, genoani nella fattispecie. Lo spogliarello a distanza cui sottopongono i loro giocatori sotto gli occhi di dirigenti, forze di polizia e, soprattutto, telespettatori di ogni ordine, grado e latitudine, non ha precedenti nella storia del nostro calcio.

Passa un'altra settimana. E scoppia a Udine da parte di giocatori e dirigenti della Lazio un parapiglia che di precedenti ne ha, per la verità. Ma che a due settimane di distanza da quella domenica di silenzio, di rispetto e di buoni propositi il suo effetto comunque lo fa.

Arriviamo così a ieri sera. Essendosi ormai coperti di gloria ultras, giocatori e dirigenti tocca alla categoria degli allenatori rispondere all'appello. Si immola Delio Rossi, con un inedito assoluto, l'aggressione tanto violenta quanto patetica di un tecnico verso un giocatore per quanto indisciplinato e villano. Un esperto in psicologia dello sport ci direbbe, con tutta probabilità, che questi sono i frutti avvelenati di una partita ogni tre giorni, di stress non compensati da un corretto periodo di smaltimento. Ed è certamente vero che rimetter mano a un calendario follemente ipercompresso sarebbe buono e giusto. Ma anche un'occhiatina alla legge Basaglia potrebbe non guastare.

420526_263611203715029_235545963188220_604332_846283793_n.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere un utente registrato per partecipare

Crea un account

Iscriviti per un nuovo account nella nostra community. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Sei già registrato? Accedi qui.

Accedi Ora

  • Chi sta navigando   0 utenti

    Nessun utente registrato visualizza questa pagina.

×
×
  • Crea Nuovo...