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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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TUTTOSPORT 26-04-2012

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Inviato (modificato)

La Figc squalifica Lotito e Zamparini

Dieci mesi al presidente della Lazio per operazioni di mercato legate agli acquisti

di Zarate e Cruz. 12 mesi al collega del Palermo, per la trattativa Pastore

della redazione LA STAMPA.it 26-04-2012

La Commissione disciplinare della Federcalcio ha squalificato per 10 mesi il

presidente della Lazio, Claudio Lotito, per operazioni di mercato legate agli

acquisti di Zarate e Cruz. Sanzionata la violazione del regolamento degli

agenti dei calciatori. Per motivazioni analoghe, a proposito dell’acquisto di

Pastore, è stato squalificato per 12 mesi il presidente del Palermo, Maurizio

Zamparini.

Inoltre 80 mila euro di ammenda sono stati comminati ad entrambi i club,

Lazio e Palermo.

Per consultare il testo integrale del deferimento clicca qui

___

Figc, inibizione e multe per Zamparini e

Lotito: violato regolamento procuratori

La Commissione disciplinare della federazione ha inflitto un anno

al presidente del Palermo, dieci mesi per quello della Lazio.

Entrambe le società dovranno pagare un ammenda da 80 mila euro.

Prosciolto Walter Sabatini, attuale direttore sportivo della Roma

e all'epoca dei fatti ds del Palermo perchè estraneo ai fatti

di Redazione il Fatto Quotidiano | 26 aprile 2012

Un anno di inibizione al presidente del Palermo Maurizio Zamparini, dieci

mesi al numero uno della Lazio Claudio Lotito e 80 mila euro di ammenda a

entrambi i club. Queste le condanne inflitte nel primo grado di giudizio

dalla Commissione disciplinare nazionale della Federazione italiana gioco

calcio (Figc), per violazione del regolamento in merito agli agenti dei calciatori.

E’ stato invece prosciolto Walter Sabatini, attuale direttore sportivo della

Roma e all’epoca dei fatti ds del Palermo, in quanto “ritenuto estraneo agli

addebiti contestatigli, asseritamente consistiti nel conferimento e nella

sottoscrizione dell’incarico al signor Simonian (agente di Pastore, ndr),

fatto invece imputabile al solo signor Zamparini”.

A Lotito sono contestate le operazioni effettuate per l’acquisto dei

calciatori Cruz e Zarate. Per quanto riguarda il trasferimento di Mauro

Zarate, secondo i giudici sportivi la società si è avvalsa dell’opera di un

soggetto non autorizzato, la società olandese Van Dijk, nell’attività di

ricerca e segnalazione di calciatori sia sul territorio italiano che all’estero

ai fini del tesseramento e della cessione di calciatori. L’incarico però è

riservato a soggetti con il titolo di direttore sportivo e quindi la squadra

è stata punita “per responsabilità diretta in relazione alla condotta

antiregolamentare ascritta al proprio presidente e legale rappresentante”.

Mentre per Julio Cruz sono contestati i rapporti con la società Pluriel

Limited, a cui ha pagato una commissione di oltre 2 milioni di euro, senza

conferirle mandato ufficiale come da regolamento Figc.

Il presidente dei rosanero è stato squalificato per operazioni di mercato

legate agli acquisti di alcuni giocatori, fra cui Afriyie Acquah e Javier

Pastore; quest’ultimo è stato venduto l’anno scorso al Paris Saint Germain.

Zamparini è stato punito per una serie di irregolarità: si va dall’utilizzo di

una società esterna per la visione di giocatori, funzione da regolamento

esercitabile solo da un direttore sportivo, al non aver conferito mandato agli

agenti di giocatori su modulo Figc, come nel caso di Pastore.

Il presidente del Palermo ha commentato la notizia: “Allora squalificheranno

tutte le società di Serie A e B e il campionato se lo farà Abete. Intanto non

sono cose di cui mi sono occupato io, ma il mio amministratore delegato e il

mio segretario, noi presidenti mettiamo solo le firme – ha spiegato Zamparini

– In ogni caso nessuno ha fatto alcuna porcheria, abbiamo agito come fanno

tutte le società da almeno 10 anni, quindi adesso mi aspetto che squalifichino

tutti i presidenti e che squalifichino il calcio”.

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"Una missione, un condottiero e un popolo: anche la storia gioca con la Juve. Troppi dimenticano Boniperti e ricordano solo Moggi"

Mario Sconcerti - Corsera- 26-04-2012

MILANO, 26 aprile 2012 - E' difficile andare contro il destino di questa Juventus perché ha tutte le condizioni storiche dalla propria parte. L’importanza della missione, un condottiero ortodosso, un popolo sparso per il Paese, che significa aver riempito tutto quello che è stato lasciato libero dallo spirito delle singole città. Conte è stato bravo fin dove era impensabile, nel fare il leader giudizioso, l’uomo di contatto tra la squadra e la nazione, nel cavalcare il senso popolare della Juventus. Molti dimenticano cosa sia stata la Juve, la memoria di tanti comincia solo al tempo di Moggi. Non hanno coscienza di Boniperti, della rivoluzione industriale-aristocratica di Gianni Agnelli, del tempo contadino di Trapattoni. Mentre questo scudetto che sta salendo è esattamente figlio della storia, della profondità dell’energia bianconera. Non è uno scudetto inventato, viene dalla sua struttura, cresce dalle sue basi. La Juve è l’unica squadra nazionale, esattamente come la Fiat è stata l’unica industria nazionale. Berlusconi ha dato un colpo individuale al calcio. Ma la Juve è sempre stata l’effetto trascendente dell’emigrazione, una redenzione divertita e necessaria davanti alla fatica di tutti i giorni, dove sembrava che per i meridionali d’Italia faticare a Torino fosse meglio che non fare niente a casa propria. Conte, pugliese, combattente della vita, un po’ istruito e un po’ genio popolare, era il condottiere giusto per questo tuffo nel passato, lì dove c’era anche l’energia del nuovo. Ma è stata questa la forza della Juve, l’abitudine a se stessa. Nel Milan di Allegri è mancata la storia. Anzi, è stato Allegri il primo che la storia ha dovuto respingerla. Allegri ispira la società nella cessione di Pirlo, un errore che in un’azienda vera nei risultati commerciali, significherebbe il cambio di un’intera generazione di dirigenti. Allegri ha preso il Milan avendone una semplice coscienza sportiva, non capendo cosa significasse quello che stava dimenticando dal punto di vista della storia, della responsabilità sociale, del divertimento nazionale. Berlusconi sbaglia quando vuole un Milan come il Barcellona perché prima dovrebbe acquistare i giocatori del Barça. Ma un allenatore sbaglia quando accetta di mettersi tra la società e il suo limite. Allegri ha promesso che il Milan sarebbe bastato. Non era così. Ora Conte si è messo il Milan sulle spalle come fosse un trofeo e lo sta portando in giro per l’Italia. È questo piacere dell’esibizionismo che cambia il cammino delle cose. Credo che il Napoli arriverà terzo e che l’Inter di Stramaccioni meriti un piccolo onore. Il calcio è da un’altra parte, ma il giovane tecnico ha fatto il suo. Affonda la Roma come uno psico-dramma naturale, mentre la zona retrocessione ha un risvolto nuovo. Si lotta anche per il penultimo posto sapendo che le scommesse possono ribaltare tutto.

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IL MALE di Vauro e Vincino 26-04-2012

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___

Il Male in edicola con le finte prime pagine

del Corriere dello Sport e di Tuttosport

Secondo la rivista satirica di Vauro e Vincino, da oggi

nelle edicole col primo "falso" numero, l’allenatore della

Juve è stato arrestato e la Lazio retrocessa in serie C

di Redazione il Fatto Quotidiano | 26 aprile 2012

Il Male, la rivista satirica diretta da Vauro e Vincino, ha ideato il primo

falso che da oggi è in tutte le edicole con due finte prime pagine del

Corriere dello Sport e di Tuttosport.

Secondo la rivista l’allenatore della Juve Antonio Conte arrestato e la Lazio

retrocessa in serie C. E si tratterebbe solo alcune delle clamorose

conseguenze della nuova bufera che ha investito nelle ultime ore il campionato

calcistico italiano. Un nuovo terremoto che riapre lo scandalo del calcio

scommesse. Il finto scoop è sulle prime pagine dei due quotidiani sportivi

ideati dalla redazione del Male che pubblicano un dossier esclusivo sulla

nuova Calciopoli.

Tutta la serie A è sotto choc, e dalle prime indiscrezioni ci sono molti nomi

celebri coinvolti. Una doccia gelata per i tifosi e l’ennesima macchia di

disonore per l’Italia. Duecentosessantasei partite di serie A della stagione

2010/2011 e centonovantuno di quella in corso sono risultate truccate.

Federcalcio e Coni che si affrettano a invalidare i due ultimi campionati e

hanno chiuso anticipatamente la stagione calcistica. In tutt’Italia, sono

stati operati centinaia di arresti. I calciatori sono stati prelevati dai

carabinieri direttamente sui campi d’allenamento.

Numerose le reazioni del mondo economico e imprenditoriale alla clamorosa

notizia. Il presidente della Juventus Andrea Agnelli è il più arrabbiato: “Va

bene toglierci altri cinque scudetti, ma non accetto che il nostro nuovo

simbolo sia la zebra con le manette alle zampe e il braccialetto elettronico

al collo”. Marchionne, secco: “Mi porto la Juve a Detroit”. Moratti

soddisfatto: “Era l’anno giusto per annullare il campionato. Spero l’annullino

pure in Spagna così mi riprendo Mourinho”. Per Diego Della Valle invece

“bisogna costruire un nuovo modello di calcio a misura umana: stadi a forma di

scarpa Tod’s, ad esempio”.

Silvio Berlusconi rifiuta qualsiasi coinvolgimento: “Quei bonifici che facevo

a arbitri e giocatori avversari per me erano un dovere morale. Si tratta di

persone in difficoltà che non potevo abbandonare”. Anche per quanto riguarda

le compagini capitoline la sentenza è pesante: la Lazio, una delle squadre più

implicate a detta degli “zingari”, è data per sicura in serie C. La Roma, in

bilico tra la A e la B, per ripianare i debiti dovrà vendere tutta la rosa. La

prossima stagione schiererà la Primavera e un pugno di vecchie glorie, come

Pruzzo e Giannini.

Un secondo “falso” per il Male, che nelle settimane scorse ha lanciato anche

il ‘suo’ finto candidato sindaco alle amministrative di Palermo.

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L’inchiesta del Consiglio d’Europa su Sepp Blatter

Il ragionamento da cui è partito il Consiglio d'Europa è semplice:

come può un uomo che ha incarichi ufficiali nella Federazione

Internazionale di Calcio da 37 anni consecutivi continuare a dire

che non sa nulla dei tanti scandali che si sono succeduti?

di EDUARDO LUBRANO (il Journal.it 24-04-2012)

Se ne sono accorti anche finalmente anche al Consiglio europeo: Sepp Blatter,

presidente della Federazione Internazionale di Calcio, non poteva non sapere

dei casi di corruzione che hanno coinvolto alcuni funzionari della Fifa, di

cui uno ancora in carica, sin dagli anni ’70. Questa la conclusione a cui è

giunto un rapporto reso pubblico ieri dall’Assemblea parlamentare del

Consiglio d’Europa.

Il documento va a integrare il testo intitolato «Buon governo e etica dello

sport» che i membri della stessa Assemblea, riuniti in settimana a Strasburgo

in sessione plenaria, voteranno domani. Il rapporto si basa in larga misura su

una testimonianza resa all’Assemblea parlamentare dal procuratore svizzero

Thomas Hildbrand, che si è occupato del caso delle tangenti versate dalla

società Ismm/Isl ad alcuni funzionari della Fifa per assicurarsi i diritti

televisivi di una serie di partite, tra cui quelle dei Mondiali.

Nel documento, in cui è riportato il testo dell’audizione del procuratore,

viene osservato che avendo Sepp Blatter ricoperto una serie di incarichi

ufficiali nella Fifa dal 1975, «è difficile immaginare che non fosse al

corrente dei casi di corruzione» e che quindi è «incredibile che non abbia

fatto niente per rendere pubbliche le informazioni in possesso della Fifa, o

che non abbia intrapreso alcuna azione, interna o attraverso la magistratura,

per rivalersi su chi aveva danneggiato economicamente la Federazione

internazionale del calcio» incassando soldi che le sarebbero spettati.

Il rapporto contiene inoltre una richiesta perentoria alla Fifa perché apra

un’inchiesta per determinare se Joseph Blatter abbia utilizzato la propria

posizione all’interno dell’organismo per farsi eleggere presidente. «Abbiamo

il diritto di conoscere la verità, il cui accertamento può preoccupare solo

chi abbia qualcosa da nascondere», si legge nel testo redatto dal parlamentare

francese Francois Rochebloine.

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Quando Guariniello spiegò agli spagnoli il doping...

Sporthouse - repubblica.it -26-04-2012

E’ accaduto due giorni fa, in Spagna. Dove il magistrato, già titolare dell’inchiesta sulla Sla nel calcio, è stato invitato da AS ad un forum sul doping. Guariniello ha ribadito che la lotta ai farmaci illeciti, senza l’aiuto degli strumenti penali, resterà persa. Il pubblico ha ascoltato e apprezzato. Chissà se qualche suo collega spagnolo metterà in pratica i suoi consigli: l’intera Spagna sportiva, come sappiamo, è da tempo nel mirino di quelli dell’antidoping.

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Il Bayern in finale di Champions premia il campionato più virtuoso:

stadi belli e sempre pieni, bilanci sani e organizzazione.

Mentre Guardiola sta per divorziare dal Barcellona

L'Europa che Va

Economia e regole

anche nel calcio vince

il modello tedesco

Il club bavarese ha i conti in attivo dal ’79 e

l’Allianz Arena ha superato i 180 sold out consecutivi

di ANDREA SORRENTINO (la Repubblica 27-04-2012)

L´Europa s´è rovesciata, o è impazzita. Ora si concede ai virtuosi, negandosi

ai pretendenti più glamour. Disorientamento, vertigini. Perché qui cadono le

certezze, e si sa che di certezze si vive. Ad esempio dalle semifinali di

Champions abbiamo appreso che non era vero quello che ci stavamo raccontando

da mesi, cioè che Barcellona e Real Madrid erano le più forti: il Bayern si è

dimostrato migliore del Real, il Chelsea ha confermato che per superare il

Barça la condizione necessaria e sufficiente è fermare Messi, oltre che

difendersi con ardore e intelligenza. Quanto alla fortuna, è condizione

necessarissima in ogni caso, anche quando vincono i favoriti. Altre certezze

crollano: Mourinho non addenta nessuno dopo l´eliminazione, anzi fa i

complimenti a tutti e aspetta mansueto il rinnovo del contratto fino al 2016.

Guardiola invece starebbe per lasciare il Barcellona, anche se Rosell

mercoledì mattina gli ha offerto un contratto in bianco: oggi il Pep parlerà

alla squadra e scioglierà la riserva, la Catalogna tutta ha i fazzoletti in

mano, ma spera nell´happy end a sorpresa.

Il calcio spagnolo e i suoi orrendi debiti col Fisco (752 milioni per i club

professionistici, ora c´è un piano di rientro fino al 2020) passano per una

volta in secondo piano, di fronte alle imprese del Chelsea e del Bayern. Che

giocheranno una finale impronosticabile, e con sette squalificati (Terry,

Ivanovic, Ramires e Meireles il Chelsea; Luiz Gustavo, Alaba e Badstuber il

Bayern), il che abbasserà il livello tecnico e farà lievitare

l´imprevedibilità la sera del 19 maggio. Si giocherà all´Allianz Arena, la

casa del Bayern, il luogo in cui il club bavarese ha costruito le sue recenti

fortune, economiche e non. L´Allianz e il Bayern sono il simbolo di un calcio

virtuoso, coi conti a posto e con un campionato che è il più equilibrato

d´Europa, di sicuro quello con più pubblico: la media è di oltre 45. 000

spettatori a partita, meglio della Premier (35.000) e non parliamo dell´Italia

(23.000). Il top è rappresentato dal Borussia Dortmund, che da due anni

riempie il suo monumentale Westfalenstadion: 80500 spettatori di media. Due

eventi hanno portato a questi record: il fallimento del gruppo Kirch nel 2002,

che ha costretto i club a rivedere i rapporti economici con le tv e a

riordinare i bilanci cercando nuove risorse; l´altro è stata l´organizzazione

del Mondiale 2006, che ha imposto la ristrutturazione degli stadi o la

costruzione di nuovi impianti. Tra cui l´Allianz Arena, che il 7 aprile scorso

ha fatto registrare un primato mondiale: per la centoottantesima volta

consecutiva c´è stato il tutto esaurito. Il Bayern è il modello per il nuovo

fair play finanziario dell´Uefa, anche se per seguirlo interamente

bisognerebbe essere tedeschi e avere la tradizione calcistica e manageriale

del club bavarese: tanto per dire, è dal 1979 che il Bayern non ha un bilancio

negativo, l´unica volta che stava per registrarlo cedette Rummenigge all´Inter

(1984) e rimise i conti a posto. Dai diritti televisivi il club ottiene appena

35 milioni all´anno (il Real e il Barcellona incassano oltre 150 milioni, le

tre big italiane sfiorano i 100) e il resto dei ricavi (intorno ai 300 milioni

l´anno) arrivano dal merchandising e dagli incassi. È un club che attira

potentissimi investitori (Adidas, Audi, Allianz e Lufthansa), il 65% della

proprietà è azionariato popolare (60 euro all´anno per ogni socio) e si sta

aprendo ad altri mercati, soprattutto a quello indiano che è molto vivo:

quando nel 2008 il Bayern giocò a Calcutta per celebrare l´addio al calcio di

Kahn, c´erano 125.000 spettatori. Alla solidità economica si aggiungono la

cura del vivaio, i cui prodotti sono l´ossatura del Bayern, le scelte oculate

e competenti sul mercato interno e internazionale (Neuer, Alaba, Luiz Gustavo,

Gomez, Robben e Ribery) e le spese sempre tenute sotto controllo: l´acquisto

più costoso della storia è stato Gomez, 30 milioni dallo Stoccarda. Quest´anno

il Bayern ha raggiunto già a gennaio il pareggio di bilancio e da quel momento

è stato tutto guadagno, con la finale di Champions come ciliegina. Ecco perché

poi nascono imprese come quelle di Madrid, che hanno fatto dire al presidente

Rummenigge: «Non ho mai visto qualcosa di simile in 40 anni di calcio

professionistico. Questa serata supera quelle mitiche degli anni Settanta e

Ottanta. Abbiamo giocato un calcio di qualità inarrivabile». Il tutto coi

conti a posto. Praticamente, vuol dire essere perfetti. O tedeschi.

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Terza stella sì o no?

La Juve studia la vendetta

Il calcio italiano in trincea

Non esistono regole precise. Agnelli potrebbe metterla nel logo della società

Federazione attendista. Inter già infuriata per lo scudetto 2006 allo stadio

di RICCARDO SIGNORI (Il Giornale 27-04-2012)

Tam, tam, il tormentone sale. Nemmeno fosse il Bolero di Ravel. Stella sì?

Stella no? Poteva salvarci il Milan, ma forse non ce la farà. Roba da mettersi

la mano sugli occhi e non guardarla in ogni caso. Sì, la terza stella che la

Juve vorrebbe mettersi sulla maglia. Inutile rappresentare le mozioni del buon

senso: gli scudetti sarebbero 28. Gli altri due sono stati strappati (dalla

maglia) per sentenza. Agnelli e compagnia di ventura non ci sentono. Ci

pensano da tempo. Beppe Marotta lo raccontò in una intervista a Franco Ordine

nell’ottobre scorso. Disse testuale: «Sì, metteremmo la terza stella. Sul

campo abbiamo contato 29 scudetti e, vincendo, saremmo al 30°». Per il comun

denominatore calcistico, un’abitudine, una consuetudine instaurata dai tempi

di Umberto Agnelli, papà di Andrea, ogni stella vale 10 scudetti. Si parla di

consuetudine, non di regolamento, perchè nelle carte del calcio non c’è

traccia di stelle e obblighi conseguenti. L’obbligo deriva solo dal cucire

sulla maglia lo scudetto o la coccarda della coppa Italia. Null’altro. Umberto

Agnelli si inventò la consuetudine nel 1958, quando il Coni premiò lui,

giovane presidente, e la Juve con la stella d’oro per il 10° scudetto: pensò

fosse bello metterla anche sulla maglia.

Così fu e gli altri (Inter nel 1966 e Milan nel 1979) imitarono.

Oggi l’idea della terza stella non è più un omaggio alla conquista, ma solo

uno sberleffo ai pasticciacci del pallone, un insulto alle sue regole e alle

decisioni seguite a calciopoli. Così la pensan tutti, ad eccezione del mondo

Juve. Ormai la storia è nota e un po’ stantia: gli juventini si sentono

derubati, defraudati, calpestati nell’onore (ditelo a Moggi e soci) e nei

sentimenti. Non hanno gradito l’attribuzione all’Inter di uno scudetto che

doveva rimanere senza padrone. E oggi che lo scudetto è a un passo, il tam tam

diventa pressante: avranno l’impudenza di farlo o si fermeranno?

Per ora stanno tutti appoggiati spalle al muro, nemmeno ci fosse un ladro in

casa. Zitti e orecchie tese. “Don Abbondio“ Abete fa intuire l’irritazione

della federazione, ma non può dire niente finchè il fattaccio non sia

consumato. Il presidente si è limitato a un laconico: «Nel caso ne

discuteremo. Per ora non c’è nulla di concreto. Comunque la federazione sarà

sempre attenta sul sistema delle regole».

Era stato più chiaro Albertini, vicepresidente Figc: «Sarebbe una forzatura

senza valore. Una provocazione. Per le sentenze sportive la Juve non ha vinto

gli scudetti, così come Ben Johnson non ha vinto l’oro alle Olimpiadi».

Tutto, divieto e calar di braghe, passerà dalle mani della Lega che, per

regolamento (articolo 10, vedi sotto),deve dare il benestare a disegno e tipo

di maglia da utilizzare.

A quel punto Beretta potrebbe dire: «Togliete la stella o non approviamo la

maglia». Ma la Juve libera di ribattere: «Lo riteniamo un abbellimento

stilistico del disegno, niente di più». Oppure, volendo stravincere, la

società potrebbe modificare il suo simbolo e aggiungere le tre stelle. Chi

potrebbe contestare? Chiaro che pure il Coni non gradirebbe, ma non può

intervenire. Tocca alla Lega. E l’Inter masticherebbe amaro, salvo decidere di

mettere cinque, sei, sette stelle sulla maglia, facendo saltare il simbolismo

delle stelle. Del resto all’Inter si sono già sentiti offesi dal vedere

esposto lo scudetto 2006 nello spogliatoio degli ospiti allo Juventus stadium.

Moratti ne è stato disgustato, ritenendolo perfino più offensivo di vedere

l’eventuale terza stella.

Che dire? Gufare Juve? Non vale la pena. Sono passati 50 anni da quando il

mondo del calcio poteva pensare di codificare il significato delle stelle. Ala

fine restiamo sempre alle stalle.

IL REGOLAMENTO

Così la Lega può bocciare le divise

Dal regolamento delle divise da gioco (articolo 10).

1. Le società sono tenute ad ottenere l’approvazione scritta

della lega nazionale Professionisti Serie A prima di indossare

le divise in gare di competizioni ufficiali della Lega stessa.

2. ...La Lega comunica l’approvazione o i motivi della mancata

approvazione entro 7 giorni dal ricevimento degli indumenti. . . .

4. Il deposito delle divise dovrà sempre essere accompagnato da

una relazione dell’azienda fornitrice dell’abbigliamento, che

dia ogni più ampia spiegazione sui marchi, nomi, ed elementi

grafici ivi presenti.....

FAVOREVOLE

Furino: «Ci appartiene come quei due scudetti»

di DOMENICO LATAGLIATA (Il Giornale 27-04-2012)

Otto scudetti vinti (più due volte la coppa Italia e una coppa Uefa) con la

maglia della Juventus: nessun calciatore italiano ha mai festeggiato tante

volte la vittoria del tricolore indossando una sola maglia. In pratica, una

delle stelle sulla maglia bianconera è quasi tutta sua. Beppe 'Furia' Furino,

528 presenze sparse tra il 1969 e il 1984, sa come si fa a diventare campioni

d'Italia e come ci si sente dopo.

Se la Juventus decidesse di cucirsi al petto la terza stella, lei

sarebbe d’accordo?

«I due scudetti tolti sono stati vinti sul campo, questa è la premessa ma è

anche quello che conta. Io sono un tifoso e a me interessa che la squadra

giochi bene e vinca: il resto conta poco».

Se però la classifica finale vedesse i bianconeri davan­ti a tutti, si

aprirebbero dibattito e polemiche: terza stella sì o no?

«Il nostro calcio si ciba di polemiche, non ci sarebbe nulla di nuovo. Credo

che la Juve abbia tutte le ragioni per chiedere la restituzione di quei due

scudetti, come certi elementi nuovi hanno dimostrato. E quindi, da tifoso,

dico che la terza stella sul petto ci sta».

La squadra di quest'anno l'ha sorpresa?

«Era sorprendente che quella degli anni scorsi non andasse bene, non quella

di quest'anno che è prima in classifica. E' stata brava la società a cambiare

tanto e a tornare dove le compete».

Ci sono, secondo lei, giocatori che possono simboleggiare questa

rinascita?

«Buffon su tutti. E l'intero reparto del centrocampo, davvero superiore alla

media. Tutti però hanno fatto il loro dovere, altrimenti la Juve non sarebbe

dov'è ora».

Campionato chiuso?

«Per nulla. Si arriverà testa a testa fino all'ultima giornata».

---

CONTRARIO

Altobelli: «Si mettano solo quelle che meritano»

di CLAUDIO DE CARLI (Il Giornale 27-04-2012)

Scusi Spillo Altobelli, ma lei quante stelle si metterebbe sulla

maglia?

«Solo quelle che merito. Mi sembra di ricordare che ce n’era una e una è

rimasta».

Ma se qualcuno, facciamo un nome a caso, la Juventus, dovesse decidere

di mettersene tre anche se non ha raggiunto i trenta scudetti,

lei...

«Io dico che in un momento così delicato per il calcio italiano, la Juventus

dovrebbe avere pazienza e nel frattempo restare coperta».

Ma ha ragione a rivendicare i suoi scudetti?

«La Juventus ha tutti i diritti del mondo per fare i suoi passi. Ma adesso

siamo ancora in ballo o sbaglio?».

Una storia infinita...

«Sarà anche infinita ma qualcuno glieli ha tolti questi scudetti».

Appunto, e non sembra un particolare.

«Però io mi domando: se un commissario ha avuto il potere di toglierglieli,

come mi spiegate che un presidente non sia in grado di confermare questa

decisione o cambiarla?»

Si è mai risposto?

«Non voglio fare polemiche».

Se uno non rispetta una decisione federale, non dà l’idea di

fregarsene di tutto il baraccone?

«Facciano i loro passi, ne hanno diritto. Ma prima di mettersi la terza

stella occorre che ci sia una decisione definitiva».

C’è anche in ballo una richiesta di risarcimento di oltre 400 milioni,

qualcuno ha ipotizzato che avrà il suo peso nella vicenda...

«La giustizia è una cosa seria. Via, non scherziamo».

Insomma lei cosa farebbe?

«Per fortuna non sono io a dover decidere. E comunque preferirei farlo quando

questa storia fosse finita. Aspettano e magari quando arriva il momento di

stelle se ne mettono quattro, o cinque. Ma poi. . . Che se la mettano pure

questa stella, male che vada gliela toglieranno ».

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BUSSOLE di ILVIO DIAMANTI (Repubblica.it 27-04-2012)

Il Paese degli ultrà

Naturalmente, non tutti i tifosi sono ultrà. Al contrario, rispetto ai tifosi,

gli ultrà sono una frazione. Quelli violenti, poi, sono pochi, pochissimi. A

Genova: poche decine, al massimo un centinaio. Ma domenica scorsa hanno

paralizzato l'intero stadio. Tenuto in ostaggio molte migliaia di persone.

Imposto ai giocatori di svestire la maglia del club. La divisa, la bandiera.

Davanti al pubblico di tutta Italia. Rilanciati più volte. In ogni rete, a

ogni ora, in ogni trasmissione di informazione. Perché lo spettacolo

dell'indignazione retrospettiva funziona sempre in Italia. La ricerca dei

responsabili. Ma solo dopo l'evento. I giocatori, le società sportive, le

federazioni, le forze dell'ordine, gli "altri" tifosi - pavidi. Tutti

colpevoli, dunque nessun colpevole. Come tante altre volte, in tante altre

occasioni. Difficile dimenticare il derby Roma-Lazio, nel 2004, sospeso a Roma,

per volontà dei tifosi, in seguito alla morte di un bimbo, appena fuori dello

stadio. Non era vero. Ma tant'è. Impossibile fermare la foll(i)a, quando

esplode nei campi di gioco. Invece, era vero il sangue di Gabriele Sandri,

tifoso della Lazio, ucciso da un proiettile sparato, in una piazzola di sosta

autostradale, da un agente. Ed è vera la selvaggia guerriglia scatenata a Roma,

in serata, da centinaia di ultrà. Per celebrare il loro povero compagno.

Ma gli episodi simili, piccoli, medi e grandi, sono molti. Troppi. In molti

stadi italiani, di ogni area, di ogni serie. Al punto che quando capitano non

ci sorprendiamo neppure più. Tanto in Italia non paga mai nessuno. I tifosi

violenti condannati, al massimo, a guardare la propria squadra da casa. (Ma

non giurerei che non riescano ad aggirare il DASPO.) Le società "costrette" a

giocare un paio di partite a porte chiuse. (D'altronde, anche quando sono

aperte, gli stadi sono largamente vuoti.) Mentre le federazioni e la Lega sono

troppo impegnate ad azzuffarsi per i diritti televisivi per perdere tempo

dietro inezie come queste. E i calciatori che si levano la maglia poi tornano

in campo, la settimana dopo. Con la stessa maglia. Negli stessi stadi. Davanti

allo stesso pubblico. Senza pagare pegno.

Gli ultrà. Sono pochi, magari non pochissimi. L'1, 8% si dichiara tale -

secondo l'Osservatorio sul tifo di Demos-coop (nell'ultima rilevazione, del

settembre 2011). Peraltro, non tutti "violenti", ci mancherebbe. Quelli che

minacciano, sparano fumogeni in campo, cantano cori infami, esibiscono

striscioni che mescolano razzismo, nazismo e idiozia: sono la minoranza minima

di una minoranza. D'altronde, gli ultrà sono infiltrati da frazioni politiche

estremiste, a cui interessa conquistare visibilità. Per sé e i propri odiosi

messaggi di odio. Viceversa, vi sono ultrà che si infiltrano in manifestazioni

violente, a sfondo politico. Così, per tenersi allenati. O perché i due

estremismi si congiungono.

Il fatto è che il calcio, ormai, tutto è diventato meno che uno sport. È uno

spettacolo e un gioco - ma d'azzardo. Un'arena dove si misurano, incontrano e

scontrano minoranze. Allo stadio, d'altronde, non ci va quasi più nessuno.

Tutti davanti alla TV. A vedere partite il cui risultato è sempre in dubbio.

Nel senso che ti resta il dubbio: se l'incontro a cui hai assistito sia reale

oppure taroccato.

Ma tutto ciò avviene dentro a una società connivente o comunque indifferente.

Gli ultrà: sono il 2% ma il 33% li considera utili allo spettacolo (uno

spettacolo nello spettacolo, come domenica scorsa). Magari ne condanna le

"intemperanze", ma con molta indulgenza.

D'altra parte, in Italia, il 50% si dicono tifosi. Tre quarti di essi: caldi

e militanti. In gran parte: ritengono gli scandali che da anni investono il

calcio fondati. Il 55% dei tifosi, quando gli arbitri sbagliano, pensa alla

malafede. Due tifosi su tre, inoltre, considerano "Calciopoli" un caso di

giustizia sportiva viziata da molti errori. Oppure palesemente ingiusto.

Quanto allo "scandalo scommesse", i due terzi dei tifosi ritiene che abbia

coinvolto molti giocatori e molte società. Gran parte dei tifosi, quindi,

ritiene l'ambiente del calcio inquinato. In-credibile. Ma ciò non costituisce

un argomento sufficiente a squalificarlo. Ad abbandonarlo. Quel che conta, par

di capire, è vincere, non partecipare. E se anche il calcio fosse davvero

inquinato da scommesse, corruzione, condizionamenti arbitrali, intese tacite,

ebbene, in Italia così fan tutti. Dappertutto. In politica, negli affari, nel

lavoro.

Perché scandalizzarsi? Così è la vita.

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IL BLOG DI MISTER X

La terza stella della Juve fa cosi' paura alla Figc che Abete prepara la ritirata

Xavier Jacobelli - calciomercato.com - 27-04-2012

E' proprio vero, il vento sta cambiando e gonfia le bandiere juventine. A tal punto che in via Allegri, se la stanno gia' facendo sotto.

Lo dimostra l'ultima, sconcertante sortita di Giancarlo Abete, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, per 4 volte campione del mondo e per una volta campione olimpica.

Se la squadra di Conte vincera' lo scudetto, la sua dirigenza ha gia' annunciato che sulle maglie cucira' la terza stella, non accettando le sentenze della giustizia sportiva su Calciopoli, per le quali il club di Agnelli e' sceso in guerra contro la Figc, chiedendole 440 milioni di euro a titolo di risarcimento danni.

Agnelli aveva scelto lo scontro frontale per reagire all'atteggiamento ponziopilatesco del consiglio federale, che il 18 luglio 2011 decise di non decidere sul ricorso bianconero, presentato dopo il rapporto Palazzi.

Nel suo dettagliato resoconto sugli ultimi sviluppi della giustizia ordinaria in materia di Calciopoli, fra le altre cose il procuratore federale dichiarava il non luogo a procedere nei confronti dell'Inter per sopraggiunta prescrizione.

Lo stesso Palazzi demandava al Consiglio Federale il pronunciamento sulla revoca dello scudetto 2006, assegnato a tavolino all'Inter dall'allora commissario Guido Rossi, nonostante i Tre Saggi gli avessero detto che, a norma di regolamento, il titolo sarebbe potuto non essere attribuito a nessuno, stante le manifeste irregolarita' accertate. Il Consiglio Federale se ne lavo' le mani e la guerra continua.

La Juve fa benissimo ad adire ogni via legale che le consenta di tutelare i propri interessi, anche alla luce della sentenza di primo grado del processo penale di Napoli, che ha escluso ogni responsabilita' diretta della societa' nello scandalo. Nella stessa misura, l'Inter si trincera dietro la possibilita' di non rinunciare alla prescrizione e non molla il titolo 2006.

Ognuno ha il diritto di comportarsi come meglio crede, ma, il problema, oggi non e' ne' la Juve e nemmeno l'Inter.

Il problema e' che, in un sistema regolato da norme chiare e precise, il presidente della Federazione, non puo' uscirsene affermando: "La Federazione comunque sarà sempre attenta sul sistema delle regole. Attendiamo che questo campionato si concluda in maniera positiva e serena, senza i traumi che ci sono stati in serie B per la morte di Morosini e in serie A per i fatti di Genova. E poi vedremo i risultati del campionato e valuteremo. Se si porra' il problema della terza stella, ne discuteremo".

Queste cose, Abete, le ha pure dette a margine del convegno 'Le regole, il rispetto, la reputazione', organizzato dalla Lega di serie B a villa Necchi Campiglio a Milano.

Tradotto in italiano, delle due l'una: o la Federcalcio ritiene che le sentenze di Calciopoli siano state giuste e allora, per la stessa Federazione, la Juve conta 27 scudetti e la sola terza stella che puo' cucirsi sul petto e' quella d'argento, se il 20 maggio a Roma i bianconeri conquistano la decima Coppa Italia.

Oppure - e questa sarebbe la notizia dell'anno - anche alla luce della sentenza napoletana di primo grado, la Federazione ha cambiato idea, sconfessa se stessa e il suo sistema di regole, pensa che la Juve abbia ragione, le restituisce due titoli e, se conquistano il titolo 2011-2012, i bianconeri hanno tutto il diritto di cucirsi la fatidica terza stella dorata.

Tertium non datur, come ammonivano gli antichi padri.

O meglio, un'altra ipotesi ci sarebbe. Che Abete e il Consiglio Federale vadano a casa prima possibile. Per fare tabula rasa e dare una chance di rinascita al calcio italiano.

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SPY CALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 27-04-2012)

Scommesse, arriva stangata

Classifiche sconvolte

La stangata sta per arrivare: il 7 o 8 maggio il super procuratore Stefano

Palazzi e il suo pool manderanno sotto processo (sportivo) almeno una

cinquantina di tesserati, oltre a decine di società fra A, B e Lega Pro. I

processi sportivi, molto probabilmente, sconvolgeranno le classifiche e

qualche società rischia di non partecipare nemmeno alle Coppe europee della

prossima stagione. E questa è solo la prima stangata. In A rischiano subito

Atalanta, Siena, Lecce, Chievo, Novara e probabilmente anche Genoa e Lazio (a

meno che rientrino nella seconda tranche). Il processo comincerà a fine

maggio. Le penalizzazione dovranno essere afflittive: incideranno quindi sulle

classifiche di questa stagione o sulla prossima. Il secondo processo sarà a

luglio, subito dopo gli Europei di Polonia-Ucraina: Palazzi aspetta le carte

di Bari e Napoli. Ci saranno altre squadre coinvolte: il Bari, stando a

intercettazioni e deposizioni, sembra spacciato (con la responsabilità

oggettiva, lo ricordiamo, è previsto l'ultimo posto in classifica) e in serie

A non soltanto il Napoli. Alla fine le società di A coinvolte potrebbero

essere addirittura 12 o 13. Ma dipende tutto dai tempi, e dalle carte, delle

Procure della Repubblica che indagano su questo marcio. Per ora-grazie a

Cremona- ci sarà questa prima legnata su un calcio che già ha un sacco di

problemi e non gode certo di una buona immagine., Ma di amnistia non se ne

parla, ed è giusto così. E nemmeno si può cambiare in corso la responsabilità

oggettiva. Palazzi, come in passato, sarà molto severo coi calciatori. Meno

con i club. Ma i timori di sconvolgimenti sono tanti e tengono decine di club

col fiato in sospeso. Intanto si pensa anche al futuro. Perché il fenomeno

delle scommesse è davvero devastante. Si è mossa la serie B, con alcune

iniziative lodevoli (ad esempio: "beni congelati a chi scommette") del

presidente Andrea Abodi. Si è mossa la Lega Pro. Silenzio dalla Lega di A. Ma

non è certo una novità...

Ranking Uefa: quest'anno l'Italia è soltanto sesta

Ranking Uefa 2012 (dal 2007 alla stagione in corso): 1) Inghilterra 84, 285; 2)

Spagna 83,900; 3) Germania 75.019, 4) Italia 59.581. Ci sono due spagnole in

finale di Europa Legaue (Atletico Madrid e Bilbao), una inglese (Chelsea) e

una tedesca (Bayern) in finale di Champions. Per quanto riguarda la classifica

stagionale, l'Italia è addirittura sesta, battuta anche da Portogallo e

Olanda. Che brutta fine.

Lotito addio consiglio federale: ora che farà la Lega di A?

E adesso che fa la Lega di serie A? Dopo l'ultima squalifica Claudio Lotito

non potrà più ricoprire-per almeno dieci anni- cariche di Lega e nemmeno potrà

essere scelto come consigliere federale (carica a cui temeva moltissimo). Il

n1. della Lazio, oltre a due condanne penali, infatti ha accumulato oltre un

anno di squalifica (esattamente sedici mesi e mezzo). Una brutta fine per l'ex

moralizzatore del calcio. Come lui è messo (male) anche Zamparini, patron del

Palermo che dopo la nuova squalifica ora minaccia le dimissioni (non è certo

la prima volta...). Il presidente della cosidetta Confindustria del pallone,

Maurizio Beretta, è in scadenza da marzo dello scorso anno e mai è stato

sostituito, mancano il vicepresidente di Lega e un consigliere. Va trovato un

nuovo consigliere federale al posto di Lotito. Cosa aspettano? C'è davvero la

volontà di Andrea Agnelli di fare il consigliere federale? Sembrerebbe di no.

Ma certo, tutte queste cariche non si possono lasciare vacanti. Pare adesso

che ci sia una corrente di pensiero, in Lega, che vorrebbe prorogare Beretta

non solo dopo i Giochi di Londra ma addirittura sino a dicembre di quest'anno

(visto che non si trova il sostituto). Fosse per il Coni avrebbe già chiesto,

da tempo, il commissariamento della Lega maggiore: ma ci sono gli elementi?

Commissione medico sportiva istituita dal Coni

Il presidente del Coni, Gianni Petrucci, ha informato il Ministro del Turismo

e dello Sport, Piero Gnudi, di aver provveduto a istituire "una Commissione di

alto rilievo medico-scientifico, al fine di migliorare l'attuale sistema di

tutela sanitaria delle attività sportive, compresa la prevenzione sui campi di

gara". La Commissione sarà presieduta da Luigi Frati, rettore dell'Università

"La Sapienza" di Roma, ed è composta da Enrico Garaci (presidente

dell'Istituto Superiore di Sanità), Maurizio Casasco (presidente Federazione

Medico Sportiva Italiana, Francesco Fedele (presidente della Società Italiana

di Cardiologia), Paolo Albarello (direttore dell'Istituto di Medicina Legale e

delle Assicurazioni dell'Università di Roma "La Sapienza" di Roma), Fabio

Pigozzi (presidente della Federazione Internazionale di Medicina dello Sport)

e Paolo Zeppilli (direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina dello

Sport del Policlinico Gemelli di Roma). La commissione si insedierà nei

prossimi giorni e, in base alla specificità dei singoli casi trattati, sarà

integrata - di volta in volta - dal medico responsabile della competente area

dell'Istituto di Scienza e Medicina dello Sport del Coni. Un segnale

importante dopo le morti sconcertanti e improvvise di alcuni sportivi, fra cui,

l'ultimo, Morosini.

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CONI.it

ALTA CORTE DI GIUSTIZIA: Prorogati di 15 giorni

i termini per il deposito delle motivazioni legate ai

casi di Giraudo, Mazzini e Moggi contro la FIGC

L'Alta Corte di Giustizia, visti i ricorsi, discussi all’udienza del 27 marzo

2012, proposti rispettivamente da Innocenzo Mazzini, Luciano Moggi e

Antonio Giraudo contro la Federazione Italiana Giuoco Calcio, rilevato

che il dispositivo è stato pubblicato per ciascun ricorso il 4 aprile 2012 e

che la complessità dei motivi proposti e dei profili risolti comporta la esigenza

di superare il termine di 25 giorni dal deposito del dispositivo in modo da

predisporre una adeguata motivazione;

visto l’art. 10, comma 5, del Codice dell’Alta Corte di Giustizia Sportiva

dispone la proroga dell’anzidetto termine di altri 15 giorni, decorrenti dalla

scadenza del termine di cui alla citata norma del Codice.

Roma, 27 aprile 2012

___

GASPORT 28-04-2012

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___

Moggi, Giraudo, Mazzini radiati

Lunga attesa per le motivazioni

di ALVARO MORETTI (TUTTOSPORT 28-04-2012)

ROMA. Roba da matti: l’Alta (e lenta) Corte di Giustizia presso il

Coni ha comunicato con cortese lettera ai tre radiati di Calciopoli,

Luciano Moggi Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini che le motivazioni

del loro ergastolo sportivo arriveranno ben oltre i 25 giorni

richiesti. Altri quindici giorni perché la materia è complessa:

l’avevamo capito, visto che il giudizio è durato quasi un anno. I tre

dovranno, dunque, attendere metà maggio per avere una risposta

definitiva sulla loro vicenda processuale, la più lunga della storia

sportiva italiana visto che le motivazioni finali dovrebbero infine

giungere a metà maggio, sei anni dopo Calciopoli. Le motivazioni sono

essenziali per la scelta dell’iter d’appello fuori dal sistema

sportivo: Corte europea dei diritti dell’Uomo, Tar e Tas di Losanna.

Modificato da Ghost Dog

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Ci mancava soltanto la terza stella...

Stefano Dolci - pallonate - eurosport - 27-04-2012

L'estate che il calcio italiano si appresta a vivere, se qualcuno non l'ha ancora capito, sarà davvero rovente. Il processo sportivo per il calcioscommesse ridisegnerà quasi certamente le classifiche di tutti i campionati e come se non bastasse nei prossimi mesi bisognerà risolvere il caos in Lega Calcio, stipulare il celebre contratto collettivo fra Aic e Lega Calcio, per scongiurare nuovi spiacevoli tira e molla e scioperi ad agosto inoltrato, e si spera risolvere una volta per tutte il problema degli stadi e del tifo violento per evitare che si ripetano scene vergognose come quelle di Marassi di una settimana fa.

Si è già intuito però che il vero nodo cruciale dei prossimi mesi sarà (purtroppo o per fortuna?) un altro. Se la Juventus, il 13 maggio prossimo si laureerà campione d'Italia, avrà o no il diritto di cucirsi sulle proprie maglie la terza stella? Il tema è delicato ma è già imploso ieri quando Giancarlo Abete, presidente della Figc, ha fatto capire che sarà sviluppato nelle prossime settimane: "E' prematuro discuterne ora, vediamo comefinisce la stagione e valuteremo. Però certamente se ne parlerà". Sono bastate queste parole d'apertura per far esplodere il vespaio. E' giusto che se ne parli? Se la Juve prenderà questa via si tratterà di una forzatura oppure di cui buona e giusta?

Difficile rispondere anche se le parole del numero due della Federcalcio Demetrio Albertini rilasciate a Panorama un paio di giorni fa sono le più condivisibili: "Se la Juve decidesse di andare avanti con la terza stella sarebbe una forzatura senza valore. Ci sono regolamenti e sentenze della giustizia sportiva che hanno determinato alcune situazioni e anomalie come succede nello sport. Non mi metto a dire chi ha ragione e chi no perché non sono un magistrato però dico che Ben Johnson non ha vinto l'oro olimpico a Seul".

Come ricorda Albertini non va mai dimenticato fino a prova contraria che Luciano Moggi e Antonio Giraudo, gli uomini che per un decennio e oltre sono stati deus ex machina della dirigenza bianconera, sono stati radiati per l'affaire Calciopoli sia dalla Commissione disciplinare Nazionale che dall'Alta Corte Nazionale del Coni (terzo e ultimo grado della giustizia sportiva). Le sentenze da che mondo e mondo si possono condividere o meno però vanno sempre rispettate.

Il punto però è un altro: il calcio per uscire dai suoi problemi e recuperare credibilità a livello nazionale ed europeo ha bisogno di tutto tranne che di veleni. E giusto dividersi e far scattare il solito polverone all'italiana per una questione assolutamente secondaria come la terza stella? Il buon senso direbbe di no.

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Milan, bilancio in rosso, Berlusconi preoccupato

20/04/2012

MILAN BILANCIO ROSSO – Per quanto riguarda il momento topico del campionato il Milan di Max Allegri è ad un solo punto dalla Juventus, ma il problema vero e proprio che affligge il presidente Silvio Berlusconi è il rosso di 67 mln di euro di bilancio. L’unica consolazione è che le maggiori squadre in Italia come l’Inter, la Juventus e il Milan hanno un fatturato maggiore, sono tutte alle prese con “rossi” pesanti e sopportabili solo grazie alle iniezioni di denaro fresco da parte dell’azionista di riferimento. Siccome toccherà alla Fininvest (azionista del club di Via Turati) risanare, e la Fininvest è la famiglia Berlusconi e non solo il presidente Silvio, ecco che ancora una volta toccherà anche ai figli, indirettamente, mettere mano al portafoglio per ripianare il bilancio. Questo deficit del club rossonero, influirà anche per quanto riguardo il calciomercato estivo, ed è per questo che questo scudetto è importantissimo per le casse del club milanese. Qualora il caso, il tricolore se lo aggiudicasse la Juventus, si perderebbero anche i soldi della Supercoppa italiana che, da quando si gioca in Cina, ha un’incidenza non minima.

Gregorio Micelli – www.calciomercatonews.com

http://www.calciomercatonews.com/ultime-no...ni-preoccupato/

-----------------------------

Milan, perdite ripianate. Galliani: Grazie Berlusconi

L'assemblea degli azionisti ha approvato il bilancio: «Le perdite sono state coperte interamente da Fininvest. Ringrazio la passione del presidente, anche se siamo primi per i diritti commerciali. Senza Fininvest non potremmo essere un'eccellenza sportiva nel mondo»

Venerdì 20 Aprile 2012

MILANO - "Le perdite vengono interamente ripianate da Fininvest. Mi sento di ringraziare Il presidente Silvio Berlusconi": lo ha detto Adriano Galliani - come si legge sul sito del Milan -, poco dopo aver aperto l'Assemblea degli Azionisti della società rossonera per l'approvazione del bilancio dell'anno solare 2011.

COMUNICATO MILAN - La società rossonera ha reso noto le decisioni dell'assemblea con un comunicato: «Le Assemblee degli Azionisti di A.C. Milan S.p.A., Milan Entertainment S.r.l. e Milan Real Estate S.p.A. hanno approvato oggi i rispettivi bilanci dell’esercizio 1/1-31/12/2011. E’ stato presentato inoltre il bilancio consolidato in ottemperanza alle vigenti disposizioni introdotte dal manuale Licenze UEFA. Il valore netto della produzione del Gruppo Milan ammonta a 266,8 milioni di euro in aumento rispetto al precedente esercizio ( 253,2 di euro). Il risultato consolidato è pari a 67,3 milioni di euro di perdita contro i 69,8 milioni di perdita dell’anno 2010. Queste le dichiarazioni dell'amministratore delegato rossonero Adriano Galliani nel corso dell'assemblea: «Le perdite sono state coperte interamente da Fininvest. Ringrazio la passione del presidente, anche se siamo primi per i diritti commerciali. I diritti tv dipendono dalla UEFA e dalla Lega e con la legge Melandri qualcosa abbiamo perso dal precedente esercizio. Tutta la perdita del calcio italiano è in capo a Milan, Inter, Juventus e Roma. Nel calcio le grandi devono dividere i ricavi anche con le altre squadre e questa è un'anomalia. Senza Fininvest non potremmo essere un'eccellenza sportiva nel mondo. La volontà è di privilegiare gli abbonati e i possessori di cuore rossonero anche per i biglietti di Champions. So che ci sono state molte richieste per la gara contro il Barcellona ed è saltato il sistema. Potremmo promuovere una prelazione speciale in Champions per gli abbonati già a settembre, anche per le eventuali gara ad eliminazione diretta».

http://www.corrieredellosport.it/calcio/se...azie+Berlusconi

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sefz

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LA NUOVA POLEMICA NELLA NORMATIVA SULLE MAGLIE NON SI FA RIFERIMENTO ALLA

STELLA MA «TUTTO CIÒ CHE NON È CONSENTITO DEVE INTENDERSI COME VIETATO»

Le regole spingono verso

il no: parola a Lega e Figc

Abete: «La terza stella della Juve? La Federazione è attenta alle regole, le farà rispettare»

di MARCO IARIA (GaSport 28-04-2012)

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Il chiacchiericcio al bar, le mezze frasi della dirigenza, l'ennesima polemica

pronta a nascere. Poi arrivano le parole di Giancarlo Abete che, essendo a

capo della «Federazione italiana giuoco calcio», a precisa domanda replica

nell'unico modo istituzionalmente possibile: «La Figc è attenta al sistema

delle regole e le farà rispettare. Se ci arrivasse una richiesta

risponderemmo». Ecco, le regole. La diatriba sulla terza stella bianconera,

tutta teorica finché non arrivassero scudetto e auspicio ufficiale di Andrea

Agnelli, sta generando un po' di confusione. È vero che nel regolamento delle

maglie della Lega non v'è traccia della parola «stella». Ma da qui al «liberi

tutti» ce ne passa. Basta prendere l'articolo 1 comma 2: «Tutto ciò che non è

esplicitamente consentito dal presente regolamento deve intendersi come

espressamente vietato». La Lega ha il potere di autorizzare o meno le divise

di gioco, e non è solo una questione di sponsor o di slogan politici. La

maglia va esaminata scrupolosamente nella sua interezza, con tanto di

relazione del fornitore dell'abbigliamento, «che dia ogni più ampia

spiegazione su marchi, nomi ed elementi grafici».

Consuetudine Certo, la Juventus potrebbe forse usare l'espediente della

stella come parte integrante del design della maglia, ma dovrebbe essere

qualcosa di estremamente diverso da quei ricami sul petto che tutti i tifosi —

e la consuetudine — identificano nella celebrazione di 10 scudetti (per ogni

stella). Sin dal '58, da quando l'idea venne in mente a Umberto Agnelli, è

sempre servito l'avallo della Figc. E torniamo ad Abete: espedienti o no, mai

e poi mai l'organo che sovrintende al calcio italiano potrebbe permettere a

una squadra di vestire una divisa in palese contrasto con le sentenze della

giustizia sportiva (coi due titoli revocati per Calciopoli, il prossimo

scudetto è il 28o e non il 30o). L'Uefa, tra l'altro, aspetta vigile. La Juve

giocherà in Champions e Nyon non scherza: le raffigurazioni dei titoli

nazionali, o dei suoi multipli (le stelle), devono essere in linea con le

disposizioni della federazione locale.

-------

L’INCHIESTA PROCURATORI

Fallimento Piacenza

Nocerino e altri 25:

arriveranno le multe

Il Fisco potrebbe chiedere ai giocatori l'Irpef non versata. Sentiti dalla Finanza pure Campagnaro e Abate

di FRANCESCO CENITI & MAURIZIO GALDI (GaSport 28-04-2012)

C'è un aspetto molto curioso nell'inchiesta che sta conducendo la Procura di

Piacenza (indagati 21 tra i più importanti agenti dei calciatori, fra le

ipotesi di reato l'evasione fiscale) e riguarda direttamente i giocatori che

hanno vestito la maglia della squadra emiliana tra il 2006 e il 2009: presto

potrebbero vedersi recapitare una cartella esattoriale con delle somme da

restituire allo Stato. Nella rete resterebbero impigliati nomi importanti,

come Antonio Nocerino e Ignazio Abate (Milan), Hugo Campagnaro (Napoli),

Davide Moscardelli (Chievo), Giuseppe Gemiti (Novara), Leonardo Miglionico

(Lecce), Daniele Cacia (Padova) e tanti altri (in tutto sono 26). La storia è

particolare e merita una spiegazione approfondita perché potrebbe non

trattarsi di un caso isolato. Non solo, la «deriva Piacenza» potrebbe

consigliare ai giocatori maggiore prudenza nella gestione dei contratti o

rinnovi alla voce «parcella procuratore».

Così fan tutti Il pm Colonna ha nel mirino la consuetudine di far pagare alla

società il compenso dovuto all'agente per l'intermediazione effettuata.

L'anomalia, secondo l'accusa, è che gli agenti tutelano gli interessi dei

calciatori, ma al momento di mettere nero su bianco sul contratto passano

dall'altra parte della barricata, firmando un mandato per conto del club. Una

prassi che consente uno scarico fiscale (attraverso l'Iva) che la Polizia

Tributaria giudica illegale. La questione è complicata ed è stata affrontata

due anni fa a Torino da un'altra procura: in quel caso non furono ravvisati

rilievi penali, mentre si arrivò a una transazione sulle tasse (la Juve pagò 7

milioni di euro). Fin qui l'aspetto che riguarda procuratori e società. I

calciatori sono «persone informate sui fatti» nell'inchiesta nata dalle

macerie del Piacenza. Per questa ragione molti di loro sono stati sentiti

dalla Finanza. E qui bisogna aprire una parentesi: all'inizio gli inquirenti

avevano girato dei questionari ai giocatori coinvolti, per chiarire il loro

rapporto con i procuratori. Insomma, dovevano dare risposte semplici, barrando

delle voci già predisposte. Purtroppo quasi tutti hanno avuto un «vuoto di

memoria». I questionari erano zeppi di «non so» o «non ricordo». A quel punto

sono scattate le convocazioni.

Dopo Milan-Barcellona Faccia a faccia le cose sono andate meglio. Nocerino,

ad esempio, è stato ascoltato il giorno dopo Milan-Barcellona 0-0. Nelle

scorse settimane audizione a Napoli anche per Campagnaro. Le risposte sono

state esaustive e serviranno al pm per sostenere la tesi d'accusa (entro

luglio saranno interrogati i procuratori). Ma la vicenda, come detto, potrebbe

avere una coda spiacevole per i calciatori: se l'Agenzia delle entrate

convaliderà la maggiore Ire (ex Irpef) riscontrata dalla Finanza, toccherà a

loro pagare le multe che il Piacenza (fallito) non sosterrà, risultando

inadempiente. Tecnicamente, infatti, i «sostituiti d'imposta» rispondono del

buco creato dal datore di lavoro. Parliamo di cifre non impossibili per chi

adesso gioca in A: 4300 euro per Nocerino, 3225 per Abate, 9524 per Campagnaro,

10578 per Moscardelli, 5770 per Gemiti, 6400 per Miglionico, 5160 per Cacia.

La multa è rapportata al contratto sottoscritto, ma nonostante si parli di

Serie B, c'è qualche conto salato (78 mila euro per Piccolo oggi al Livorno,

Cassano finito di recente in carcere per il calcioscommesse dovrebbe ridare

oltre 26 mila euro). Ma soprattutto è il principio a mettere in allarme i

calciatori: se questa è la linea dello Stato, ogni fallimento li mette a

rischio multa se la parcella dei loro procuratori è stata pagata dalla società

defunta. Federcalcio, Lega e procuratori sono avvisati. Urge un rimedio.

-------

IL CONSIGLIO FEDERALE

La svolta di Abete

«Omessa denuncia:

pene più severe»

Calcioscommesse responsabilità oggettiva salva, ma sanzioni ridotte per i club

di MAURIZIO GALDI (GaSport 28-04-2012)

Licenze Uefa (criteri di iscrizione ai campionati), giro di vite contro la

violenza negli stadi, nuove norme per evitare casi-Morosini, blocco dei

ripescaggi, sono questi i temi che hanno caratterizzato il Consiglio federale

di ieri. Argomenti pesanti che hanno allungato i tempi: oltre cinque ore di

dibattito, per lo più concentrato sulle ragioni con le quali la Lega di B, e

il suo presidente Andrea Abodi, cercava di convincere della necessità «di

programmare». Ma alla fine è suo l'unico voto contrario. Ma di cosa si tratta?

Da questa stagione il controllo sul pagamento degli stipendi passa da

trimestrale a bimestrale e questo non piace alla B che «ha il settanta per

cento dei suoi introiti legato ai diritti tv che vengono pagati ogni tre mesi»,

spiega Abodi.

Vittoria di Macalli Alla fine prevale la linea della Lega Pro e prevale anche

nel blocco dei ripescaggi: si faranno ripescaggi fino ad arrivare a 60 squadre

(20 in serie B). Un blocco che alla fine ha dovuto accettare anche l'Aic

perché la formula dei controlli bimestrali e l'aumento della

«capitalizzazione» dei club di B e Lega Pro, alla fine rappresenta una buona

garanzia. E Tommasi a quello puntava.

Violenza La novità è che sarà obbligatorio (dal 31 luglio) il modello

organizzativo sui problemi della sicurezza. E il presidente federale Giancarlo

Abete spiega: «L'obiettivo è rafforzare le sanzioni nei casi di omessa

denuncia per contrastare fenomeni di omertà e valorizzare il sistema delle

esimenti e delle attenuanti per le società». Ma il presidente ha anche

spiegato che non si tratta «di cambiare la responsabilità oggettiva che resta

un caposaldo della giustizia sportiva». Rispettando le regole comunque, le

sanzioni saranno ridotte. Infine è stata istituita una commissione per

migliorare la preparazione e l'uso di presidi come il defibrillatore su tutti

i campi, anche quelli dei dilettanti. Coordinatore sarà Paolo Zeppilli con

Maurizio Casasco e Vincenzo Castelli. Leghe e componenti tecniche integreranno

il gruppo di lavoro con medici e specialisti di cardiologia e pronto soccorso

d'emergenza.

-------

Palazzo di Vetro di RUGGIERO PALOMBO (GaSport 28-04-2012)

CALCIO E IRREGOLARITÀ FINANZIARIE

TROPPO DENARO FINISCE ALL'ESTERO

Le «irregolarità sul mercato», la «violazione del regolamento sui procuratori»,

sono questioni che, diciamocelo francamente, tirano poco. Certo, quando ci

scappa la supersqualifica del presidente importante (i 10 mesi di Lotito, i 12

di Zamparini) o l'intervento di una Procura della Repubblica (quella di

Piacenza) un po' di attenzione e di titoli se li prendono. Ma si fa presto a

dimenticare, vuoi mettere con un gol fantasma, un rigore inventato, una

domenica di ordinaria follia, un verbale desecretato, una calciopoli o una

scommessopoli?

Il reato finanziario, sportivo o penale che sia, gode nel calcio di una

specie di salvacondotto. Se ne parla e se ne scrive il minimo indispensabile,

mentre il mercato, sempre più internazionale e sempre meno domestico, la fa da

padrone praticamente tutto l'anno. Ci sono però certi numeri dell'ultima

fatica del Procuratore federale Stefano Palazzi, passata giovedì al vaglio

della Disciplinare e concretizzatasi soprattutto nelle squalifiche dei

presidenti di Lazio e Palermo, che mettono davvero paura. Ventuno società

coinvolte, undici di A e dieci di B, otto presidenti, 42 agenti di calciatori,

25 tra funzionari e impiegati amministrativi. Dato ancora più inquietante: i

dirigenti di 18 di queste 21 società hanno chiesto di «patteggiare» davanti

alla giustizia sportiva. Hanno cioè ammesso le loro responsabilità. Rei

confessi e dunque meritevoli di uno sconto.

Ci guarderemo bene dall'entrare nel ginepraio delle contestazioni mosse loro,

delle procedure disattese, degli errori commessi. Come facciamo volentieri a

meno di mettere il naso nelle per ora circoscritte contabilità all'esame della

Procura di Piacenza (e presto, vedrete, di tante altre Procure). Ci sono

tecnicalità che richiedono ben altre competenze che non la nostra. E tuttavia,

basta andarsi a leggere le motivazioni (sono sul sito www. figc. it) relative

alle condanne di Lotito e Zamparini, che qui citiamo a puro titolo

esemplificativo, per scoprire dettagli su talune operazioni compiute da Lazio

e Palermo che, prudentemente, ci limiteremo a definire inquietanti. Giocatori

che hanno un costo, e commissioni, naturalmente su estero, che salgono,

salgono, salgono, raggiungendo vette inimmaginabili. «Compensi esorbitanti»,

«pattuizione di compensi di rilevante entità, non in linea con i costi di

acquisizione» scrive la Disciplinare.

Non saremo certo noi ad emettere ulteriori sentenze. Ma un piccolo ingenuo

interrogativo, questo sì, lasciatecelo porre: il calcio italiano, 1000 milioni

di euro di diritti televisivi l'anno e conti sempre in profondo rosso, non

sarà che disperde un po' troppo denaro in giro per il mondo e con destinazioni

spesso, come dire, un po' criptiche?

Se qualcuno volesse approfondire, magari un magistrato, è il benvenuto.

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Juve, la terza stella agita Moratti

“Vediamo se la Figc cadrà nella provocazione”.

Abete: “Farò rispettare le regole”. Che non ci sono

di G. BUCCHERI & M.NEROZZI (LA STAMPA 28-04-2012)

Come nei cartoni animati, le stelline (della Juve) fanno girare la testa.

Rabbia o gioia che sia. «La terza stella alla Juve non sta né in cielo né in

terra», sbuffa qualche consigliere federale. «Mi sembra una provocazione»,

commenta il presidente dell’Inter Massimo Moratti. Giancarlo Abete s’affida

nuovamente al codice diplomatico: «Il campionato è ancora aperto - ripete il

presidente della Figc - e questa non è una riflessione attuale. Anche perché

nessuno ce l’ha posta. E comunque, qualora succedesse, la Federcalcio farà

applicare le regole a 360 gradi». Il dubbio, però, è che in questo caso, più

del regolamento c’entri la prassi: quella che avviò Umberto Agnelli, papà di

Andrea, nel 1958 quando s’inventò la stella per indicare il decimo scudetto

bianconero. Intuizione di successo, poi utilizzata ovunque. Nel caso, dunque,

come proibirla? Sarebbe un po’ come lo scudetto 2006, irrevocabile secondo il

consiglio Figc: non si può vietare una medaglia senza avere il potere di

conferirla.

Sull’eventuale petto stellato, ufficialmente Agnelli non si è ancora

espresso: «È abitudine di casa Juve affrontare i problemi quando si creano»,

ripete il presidente bianconero. L’«orgoglio gobbo» l’ha però già espresso

Pavel Nedved, consigliere di amministrazione del club: «La terza stella? Al

cento per cento. Ne abbiamo ventinove, e ventinove più uno fa trenta». Ecco, è

il conto degli scudetti, ovviamente, che fa incavolare la concorrenza. Ancora

di più se i bianconeri mettono a bilancio quello del 2006, che la giustizia

sportiva ha incollato nell’album dell’Inter. Difatti, Moratti non ha preso

benissimo l’ipotesi: «Vediamo se la Figc accetta la provocazione, a quel punto

liberi tutti, è questione di buon senso», della Juve s’intende. E ancora,

aggiunge il numero uno interista uscendo dall’assemblea degli azionisti della

Saras: «È una cosa che ha poca logica, per il momento mi sembra solo una

provocazione». Su questo, le società restano su opposte trincee, e chissà

quanto durerà la disfida. Quegli scudetti, ognuno li rivendica: l’Inter ha

quello che gli è stato consegnato, dopo confisca alla Juve, e sente suo pure

l’altro (2005), moralmente. Idem il club bianconero, e tutti i giocatori che,

in quelle due stagioni, indossarono la maglia della Juve: «Quei titoli li

abbiamo vinti sul campo». La società li ha sempre rivendicati, di più da

quando s’è issato al comando Agnelli. «Andremo fino in fondo», ha ripetuto, in

ogni sede. Nell’attesa, ha stampato quei titoli nell’albo d’oro del bilancio e

li ha affissi sulle pareti del nuovo stadio. Perché fosse chiaro, con quelli

la Juve aveva aperto la cerimonia di inaugurazione della sua nuova casa, a

settembre: presente il conto alla rovescia con i ventinove scudetti? Davanti

alle tribune stipate di tifosi, certo, ma dove pure s’accomodavano Abete e

Petrucci, e quasi tutto il calcio.

Nulla contro le regole, sembra, per guardarla dalla prospettiva della

Federazione, anche se verranno altre battute e bisticci. La scelta di

appuntarsi una stella dorata ogni dieci scudetti è nulla più di una

consuetudine, Sui regolamenti, di Figc e Lega calcio, neppure c’è. L’inventore

fu appunto Umberto Agnelli che nel 1958 decise di onorare la conquista del

decimo scudetto della Juve con questa scelta grafica. E così si continuò. In

altri Paesi, invece, l’uso delle stellette è disciplinato. In Germania, per

esempio, dove dal 2004 la Deutsche Fußball Liga, che gestisce i primi due

livelli della Bundesliga, inaugurò i «Verdiente Meistervereine», letteralmente

il «riconoscimento per squadre vincitrici»: hanno diritto a una, due, tre,

quattro stelle, i club che hanno vinto tre, cinque, dieci o venti titoli.

Dunque, una scelta ufficiale. Ci fu battaglia anche là: quando la Dinamo

Berlino, club di quarta divisione tedesca, chiese alla Federazione di

applicare tre stelle sullo stemma, visti i dieci titoli vinti nel campionato

dell’allora Germania Est. La federazione non diede nessuna risposta in merito,

incompetente diremmo da queste parti, e la Dinamo decise di mettersi lo stesso

sul petto le stelle. Seguì dibattito e compromesso: una stella a chi aveva

vinto campionati nel torneo al di là del muro. Qui pare restare in piedi

quello di Calciopoli.

___

CorSera 28-04-2012

aapRCIpm.jpg

___

Evitabile invasione di campo

di ALVARO MORETTI (TUTTOSPORT 28-04-2012)

PIACCIA O NON piaccia all’autoreferenziale presidente dell’Inter, Massimo

Moratti, la sua discesa in campo sulla questione della terza stella è

un’invasione di campo indebita per una serie di ragioni. La prima, serissima,

è quella scaramantica: alla Juve la parola scudetto non la pronunciano ancora,

figurarsi se si lasciano scappare qualcosina sull’ipotesi - legittima dal

punto di vista regolamentare - di fregiarsi di una terza stella sulla maglia

prossima ventura. L’Inter è detentrice dello scudetto 2006 in ragione di una

prescrizione sportiva per i fatti relativi alle telefonate del presidente

Moratti e dell’allora presidente Facchetti a designatori e un arbitro, tutti

pesantemente sottolineati dalla relazione del procuratore federale Palazzi.

Poi la Figc nell’assenza di una norma specifica, di un comunicato vero e

proprio di assegnazione ha - a maggioranza del consiglio federale - dichiarato

una incompetenza da 443 milioni sul quel titolo che solo Moratti sente suo. Se,

però, sull’asportazione dello scudetto 2006 esistevano tesi giuridiche

indipendenti opposte a quella dell’incompetenza di Abete (quello dell’«etica

non si prescrive»), sulla stella esiste un vuoto normativo grosso così: il

presidente Figc, ieri, ha detto che - come sempre - osserverà le regole a 360

gradi. Ben detto, come giusto astenersi per prudenza o semplice scaramanzia

dall’entrata nell’agone della polemica: la ruota dell’incompetenza gira?

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Scudetto Sensi

Evasione fiscale,

il club sotto processo

di GIULIO DE SANTIS (CorSera - Roma 28-04-2012)

I bilanci degli anni d'oro della Roma post scudetto tornano sotto la lente

d'ingrandimento dei giudici. La Cassazione ha annullato il processo contro la

società giallorossa multata di 60mila euro per la presunta commissione di

illeciti contabili tra il 2001 ed il 2002. Adesso il procedimento riprenderà

in appello, dove la Corte dovrà riguardare i conti della «Magica» per

verificare se in quel biennio furono compiuti falsi in bilancio. La sanzione

era stata inflitta nel 2007 in primo grado al termine del processo che vedeva

imputato Sensi dopo la denuncia del presidente del Bologna nel 2000. Un

dibattimento chiuso con la vittoria dell'allora proprietario della società

giallorossa, assolto dall'accusa di aver «truccato» i bilanci per l'acquisto

del campione giapponese Hidetoshi Nakata, pagato 60 miliardi di lire. I

giudici avevano dichiarato prescritto il reato sulle altre operazioni di

mercato, compiute in particolare nel settore giovanile. La multa era stata

comminata per i reati prescritti. Il difensore della Roma, l'avvocato Bruno

Assumma, ha fatto ricorso ottenendo l'annullamento delle sanzione. «Nella

sentenza infatti c'era una carenza di motivazioni riguardo al presunto

vantaggio ottenuto della società», ha osservato.

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HELP THE AGED

An unusual summer looms as several of Europe's blue chip brigade are put out to pasture.

by SCOTT JOHNSON (IN BED WITH MARADONA | Friday, April 27, 2012)

In a congested summer schedule, that features a European Championships and an

Olympics, there is a danger that the departures of some of football’s modern

greats may pass largely unnoticed. Titans of the game that will soon be put

out to pasture, or have opted to pursue one final lucrative contract before

finally hanging up their boots. Raul Gonzalez Blanco would certainly fall

under the latter category.

Having racked up a record 741 appearances, six La Liga titles and three

Champions League titles for Real Madrid, scoring a record 323 goals in the

process, Raul has been an overwhelming success since joining Schalke two years

ago. A total of 19 goals in 51 games during his maiden Bundesliga campaign has

been improved upon this term with 20 goals in 46 outings thus far, in a free

role behind the formidable Klaas-Jan Huntelaar.

Having scored a mere five goals in his final season at Madrid, critics were

quick to write off Raul and a lucrative spell in the United States or Qatar

was predicted, he instead opted for the lure of Champions League football in

Gelsenkirchen. Keen to extend his current deal, which has been heavily

subsidised by Real Madrid, by a further year, Raul recently announced that he

will be departing in the summer, aged 35. The likes of USA and Asia have once

again been mooted, a suitable barometer for his impact at the club would be

Schalke’s plan to retire his No7 shirt indefinitely.

Didier Drogba, a relative late starter in footballing terms, is still

ploughing his way through opposition defences, having celebrated his 34th

birthday last month. He recently surpassed 100 goals for Chelsea and rejected

the club’s offer of a one-year extension in November. His agent Thierno Seydi

confirmed to The Sun that the Ivorian will: “go where he is offered the most

money” and at present, that looks to be the tax free, £130,000-a-week on offer

at Shanghai Shenhua, now managed by former team-mate Nicolas Anelka. Having

plundered the winner against Barcelona recently, he clearly still has plenty

to offer at the highest level, despite his diminishing powers.

Alessandro Del Piero is Juventus’ record appearance holder (441) and goal

scorer (289) and has been known to rouse the odd child from a coma in his

spare time, yet the Turin giants have announced that his 19th campaign will be

his last. Club president Andrea Agnelli confirmed the news at a shareholders

meeting, announcing: "The unique link between the old Juventus and the new

Juve is our captain, Alessandro Del Piero”. Agnelli added: “He wanted to stay

with us for one more year, and this will be his last season wearing the

black-and-white jersey."

Del Piero reacted to the unexpected news by revealing to Vanity Fair that:

“Angelli's remarks surprised me. ” Regarding the remainder of his playing

career, he added: "I cannot imagine my future, it is a huge change and it

scares me a little bit, because it is like leaving your home a second time.” A

class act on and off the field, he deserves so much better and there has been

a public outcry for a contract extension. Del Piero responded by netting in

the Coppa Italia against Milan and the subsequent league game against fierce

rivals Juventus, he now his 318 career goals, needing one more to surpass

Roberto Baggio.

Michael Ballack may have been a comparable influence on German football, but

a spiky demeanour has long polarised opinion of the classy midfielder and his

fall from grace, at domestic and international level, is in danger of

undermining his legacy. As Jogi Low ushered in a new and exciting generation

of German talent, the hope was that Ballack would jump before he was pushed,

but the offer of an international testimonial was rejected as “Capitano” took

exception. His return to Bayer has been a disappointment, with Leverkusen’ CEO,

Wolfgang Holzauser, claiming that “Project Ballack” had failed. He is also

believed to be unpopular in the dressing room, but many former team mates have

spoken out in his defence and his agent has claimed that his client has been

“made a scapegoat. ” 36 in September, his future also remains unclear.

AC Milan, the footballing equivalent of a glue factory in recent years, have

been quietly turning over their playing squad and a raft of senior players are

subsequently approaching the end of their current deals this year. The

Rossoneri are keen to retain, Massimo Ambrosini, Gennaro Gattuso and

Alessandro Nesta, but the likes of Clarence Seedorf, a four-time Champions

League winner, and Filippo Inzaghi, second only to Raul regarding goals scored

in European competition, remain in limbo. Inzaghi, 38, is believed to be of

interest to Atalanta, while Seedorf has been linked with a reunion with

Ronaldinho at Flamengo and several Bundesliga clubs.

For clubs in need of experience to supplement a youthful squad, or a wealthy

backer’s pet project short on showbiz and glamour, there will shortly be a

veritable feast of legends to feast upon. Tears will be shed for some, while

sighs of relief will be exhaled for others, as some of the game’s true giants

encounter the twilight of their illustrious careers.

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Giovani calciatori africani strappati alle

famiglie: la nuova tratta degli schiavi

In Europa ci sono circa 2mila giocatori professionisti

provenienti dal continente nero, ma sono almeno dieci volte

tanto i minorenni prelevati con l'inganno, con la promessa di

sfondare come star del pallone e diventati invece manodopera

a basso costo nelle mani di criminali e sfruttatori

di LUCA PISAPIA (il Fatto Quotidiano.it | 28 aprile 2012)

Uno su mille ce la fa. E gli altri? Se sono ragazzini partiti dall’Africa, con

il miraggio di diventare calciatori e di emulare le gesta dei loro idoli

Drogba ed Eto’o, quando non ce la fanno finiscono male. In Europa ci sono

circa 2mila giocatori africani professionisti, mentre sono almeno dieci volte

tanto i calciatori minorenni prelevati in Africa con l’inganno, con la

promessa di sfondare come star del pallone e diventati invece manodopera a

basso costo nelle mani di criminali e sfruttatori. “Una stima al ribasso,

perché ovviamente non è possibile un censimento preciso nell’illegalità”, come

spiega a ilfattoquotidiano.it l’ex nazionale del Camerun Jean-Claude Mbvoumin

che, appesi gli scarpini al chiodo, per combattere la tratta di giovani

calciatori africani ha fondato l’associazione Foot Solidaire.

“E’ un fenomeno in continua crescita – dice al telefono da Parigi – Piccoli

africani poco più che bambini sono adescati da falsi procuratori che chiedono

soldi alle loro famiglie in cambio della promessa di un futuro nel calcio.

Solo in Francia ne arrivano migliaia ogni anno. Poi, da quando si è aperto il

mercato a Est, i numeri stanno salendo sempre più. E’ un problema enorme,

moltissime famiglie si indebitano con questi presunti procuratori anche per

decine di migliaia di euro, convinte di assicurare un futuro ai loro figli. Ma

pagano per la loro rovina”. Quello che succede ai ragazzi una volta in Europa

è un’odissea nera, dove spesso la fine del viaggio non coincide con il ritorno

a casa.

Quando va bene, questi ragazzi non trovano nessuno ad aspettarli nella terra

promessa e devono inventarsi il modo di rientrare o, più spesso, di inventarsi

una vita nel nuovo paese. Se invece va male, finiscono nelle grinfie delle

mafie locali che, d’accordo con falsi procuratori del paese d’origine, li

prelevano agli aeroporti e se ne impadroniscono per utilizzarli come

manodopera in nero. Un episodio del genere lo racconta a ilfattoquotidiano.it

Becky Harvey di Stop The Traffik: “Qualche anno fa 34 ragazzi della Costa

D’Avorio partirono con in mano quello che pensavano essere il contratto di una

vita con delle società di calcio europee. Si ritrovarono in Mali a lavorare

incatenati come schiavi. Sono stati in grado di denunciare l’accaduto

solamente perché alcuni di loro sono riusciti a fuggire”.

Ad alcuni poi, può andare ancora peggio. E spariscono nel nulla. Kaveh

Solhekol, inviato della trasmissione Special Report del canale inglese Sky

Sports, racconta la storia terribile di Desmon Dubi, un ragazzo ghanese cui è

stato promesso un contratto da professionista con una squadra malese. Una

volta all’aeroporto di Kuala Lumpur è stato picchiato dal procuratore che l’ha

spedito a Parigi. Ora è terrorizzato, si nasconde a Parigi e non vuole tornare

in Ghana, dove la sua famiglia è piena di debiti. Anche perché, spiega Desmon,

un suo amico cui è successa la stessa cosa, una volta tornato in patria è

stato ammazzato.

La compravendita di calciatori minorenni in realtà è vietata. Come da

articolo 19 del Regolamento Fifa sullo Status e sul Trasferimento dei

Calciatori che recita: “I trasferimenti internazionali dei calciatori sono

consentiti solo se il calciatore ha superato il 18 anno di età”. A questo

articolo si applicano diverse eccezioni. Se il trasferimento avviene per

giocatori che abbiano compiuto i 16 anni e sia all’intero della UE o dell’AEE,

per via della sentenza Bosman che ha liberalizzato il mercato del calcio

europeo; se i genitori del ragazzo si sono trasferiti nel Paese della nuova

società per motivi indipendenti dal calcio; se è in essere un accordo di

collaborazione tra le accademie giovanili dei due club (in questo caso la

squadra ospite deve impegnarsi a fornire vitto, alloggio e adeguata

istruzione).

“E proprio in queste eccezioni si infilano questi sedicenti procuratori –

spiega Jean-Claude Mbvoumin a ilfattoquotidiano.it – Falsificano i documenti

dei ragazzi, oppure fabbricano falsi attestati in cui risulta che i genitori

lavorano in Europa. Per la Fifa è impossibile controllare tutto. Spesso poi

questi ragazzi giocano in squadre amatoriali, non ufficialmente affiliate alla

Fifa, quindi non sono registrati nel TMS (il sistema della Fifa che registra

tutti i trasferimenti dei calciatori nda) e sono facilmente spacciati per

maggiorenni”. Ma non tutti i procuratori che alimentano il traffico di

minorenni dall’Africa all’Europa sono sedicenti o presunti tali. L’inviato di

Special Report è riuscito a organizzare un incontro, filmato di nascosto, con

Robert N’Kuimy.

Procuratore internazionale regolarmente registrato con la FIFA, N’Kuimy si è

detto disposto a vendergli una decina di giovani camerunensi a 30mila euro

l’uno da trasferire a Cipro. Poi ha aggiunto: “Faccio spesso affari con

l’Italia, ho un procuratore italiano di riferimento, anche lui regolarmente

affiliato alla Fifa, che mi aiuta”. Tramite il responsabile della sicurezza

Chris Eaton, dalla Fifa fanno sapere che “indagini sono in corso”. Ma

Jean-Claude Mbvoumin non ci sta: “Non serva a nulla, l’unico modo di

contrastare questa nuova forma di schiavismo sarebbe quella di lavorare sul

campo. Così dovrebbe fare anche la Fifa, ma le risorse che dedica alla

prevenzione sul campo di questo fenomeno sono minime. E più il business del

calcio si diffonde verso nuove frontiere, più il problema cresce”.

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IERI UN IMPORTANTE CONSIGLIO FEDERALE:

TANTI TEMI CALDI ALL’ORDINE DEL GIORNO

Nuovo giro di vite sulla sicurezza

B e Lega Pro: stop ai ripescaggi

Più prevenzione d’intesa con le società: nessuno vuole

assistere a un’altra Genoa-Siena Criteri più severi, così può

nascere la riforma dei campionati: torneo cadetto a 20 squadre

di ETTORE INTORCIA (CorSport 28-04-2012)

ROMA - Un Consiglio Federale dedicato alla programmazione della

prossima stagione, con alcune importanti novità che possono

rivoluzionare i campionati minori, Serie B e Lega Pro. Ma anche un

Consiglio Federale che tiene conto dell’attualità e che prova a dare

una risposta immediata agli inquietanti fatti di Genova. Episodi che

hanno suggerito ai vertici della

Federcalcio di anticipare di un anno la normativa Uefa e di

introdurre già dalla prossima stagione una figura nuova, il delegato

ai rapporti con la tifoseria. Si sceglie la via del dialogo, per

includere e non escludere, come ha spiegato il presidente Abete. Fermo

restando che “dialogo” non vuol dire connivenza. Anzi, ai club si

chiede di collaborare anche denunciando tutti quegli episodi che sono

propedeutici o ricondicibili a fatti di violenza. Con pene più severe

per l’omessa denuncia.

Dicevamo della programmazione. E’ arrivato l’ok definitivo al blocco

dei ripescaggi in Serie B e Lega Pro, una misura che, assieme ai

parametri più rigidi per l’iscrizione ai campionati, può determinare

la riduzione dei club professionistici attraverso un meccanismo di

selezione. L’obiettivo è in prospettiva avere una B a 20 squadre e una

Lega Pro con 3 gironi da 20. Tra le novità l’obbligo di versare gli

stipendi entro due mesi e non più entro novanta giorni. Punto sul

quale la Lega B avrebbe preferito un anno di transizione.

Infine, un po’ di date. La Covisoc darà il proprio responso sulle

domande per le “Licenze Nazionali” l’11 luglio, l’esito dei ricorsi

sarà reso noto il 18 luglio e il giorno dopo il Consiglio Federale

formalizzerà le decisioni (resta poi il ricorso all’Alta Corte del

Coni). Mercato: accordi preliminari dal 14 al 30 giugno, opzione dal

18 al 20, contro-opzioni dal 21 al 23, finestra estiva dal 1° luglio

al 31 agosto.

-------

LA SICUREZZA

Arriva il delegato alla tifoseria

E scatta l’obbligo di denuncia

Alle società si chiede di segnalare episodi sospetti, come minacce e pressioni psicologiche nei confronti dei calciatori

di ETTORE INTORCIA (CorSport 28-04-2012)

ROMA - Gli episodi di Marassi, con Genoa-Siena “ostaggio” di un gruppo di

ultrà, hanno lasciato il segno. Così la Figc ha deciso di anticipare di un

anno la normativa Uefa e rendere obbligatoria dalla prossima stagione per le

società professionistiche la figura del delegato ai rapporti con i tifosi, da

individuare e comunicare entro il 31 luglio. Non solo: i club di A, B e Lega

Pro dovranno adottare obbligatoriamente un “modello organizzativo” atto a

prevenire episodi di violenza negli stadi, un modello che sarà certificato

dalla Figc e dalle leghe. E’ uno strumento già adottato in maniera spontanea

da alcune società che in questo modo, davanti al giudice sportivo, possono

contare su attenuanti ed esimenti, potendo ottenere così sconti importanti

dimostrando di aver adottato un rigido protocollo per prevenire episodi

violenti riconducibili ai tifosi. «Il Viminale - commenta Abete - apre a una

logica di confronto con i tifosi. La figura del delegato non è in contrasto

con l’articolo 12, che vieta il mantenimento di gruppi di tifosi, proibendo

forme di “scambio”» .

BASTA OMERTA’ - Il delegato e il modello organizzativo implicano anche una

lotta all’omertà: obbligo di denuncia e sanzioni più severe per i club. «E’

una nuova fattispecie, ci dobbiamo lavorare» , spiega Abete. Che il giro di

vite sia stato ispirato dai fatti di Genova è chiaro. « Non si può sentire la

frase “tutti li conoscevano” », chiosa il presidente federale. Ma pensa anche

ad altro: «Minacce, pressioni psicologiche e anche fisiche che possano

determinare un’invasione di campo, per esempio con situazioni legate alle

scommesse» . Il riferimento, implicito, è alle minacce ricevute dai giocatori

del Bari un anno fa a retrocessione già sancita dai numeri: pressioni da

alcuni tifosi per condizionare i risultati delle ultime gare sulle quali gli

stessi avevano scommesso.

-------

INTRODOTTE LE LICENZE NAZIONALI

Iscrizioni: parametri più rigidi

Stipendi da versare entro 2 mesi

Spaccatura con la Lega di B: Abodi voleva che i nuovi criteri entrassero in vigore a partire dalla stagione 2013-2014

di ETTORE INTORCIA (CorSport 28-04-2012)

ROMA - Punto primo: stop ai ripescaggi. L’ipotesi è quella di una B a 20

squadre e di una Lega Pro a 60 squadre, con tre gironi invece degli attuali

quattro suddivisi tra Prima e Seconda Divisione (76 club). Ma non sarà una

riforma dei campionati imposta dall’alto, la selezione sarà lasciata al

“mercato”. Se una o due squadre non saranno in grado di iscriversi alla

prossima B, nessuna salirà dalla Prima Divisione. A patto che sia garantito il

numero minimo di 20 club nel torneo cadetto. Stesso discorso per la Lega Pro:

nessun ripescaggio a meno che l’organico non scenda al di sotto delle 60

società.

NUOVI CRITERI - Diventano più severi, però, i parametri da rispettare per le

iscrizioni. Per ottenere una “licenza nazionale”, è questo il nuovo sistema

adottato, bisognerà essere in regola con il pagamento degli stipendi fino al

mese di aprile e non più fino a marzo. Per la B e la Lega Pro, inoltre, varia

il rapporto minimo tra produzione/debiti, che sale da 0, 08 a 0, 10. In

sostanza: molti club saranno obbligati a sottoscrivere un aumento di capitale,

inclusi alcuni che sarebbero in regola con i vecchi parametri. L’altra grande

novità è (che) i controlli della Covisoc diventano bimestrali: gli stipendi ai

tesserati andranno versati entro 60 giorni e non più entro tre mesi come

accade ora. Una garanzia in più per i calciatori, anche se l’Aic auspicava un

ricorso massiccio alle fideiussioni a garanzia degli emolumenti. «E’ passata

una linea di mediazione visto che le commissioni non sono riuscite a

concludere» , spiega il presidente della Lega Pro, Macalli. C’è stata una

spaccatura con la Lega di B: l’unico voto contrario è stato quello di Abodi

che avrebbe voluto far entrare in vigore questi due criteri dalla stagione

2013-14. A proposito: tra due campionati in A scatterà l’obbligo dell’impianto

di riscaldamento per i terreni in erba.

-------

IL CALCIOSCOMMESSE

L’idea: club meno responsabili

con un protocollo anti-combine

«Ma la responsabilità oggettiva non si tocca» ribadisce Abete. Per il 7-8 maggio attesi i primi deferimenti

di ETTORE INTORCIA (CorSport 28-04-2012)

ROMA - Dal 1° luglio le società professionistiche dovranno adeguarsi alla

legge 231 che disciplina la responsabilità amministrativa delle società, i

modelli di organizzazione, gestione e controllo. E’ una legge dello Stato, i

club calcistici si adeguano. Però questa normativa, assieme al meccanismo

virtuoso delle attenuanti ed esimenti previsti per gli episodi di violenza

negli stadi, apre la strada a un’ipotesi. E cioè che, adottando un protocollo

di prevenzione, le società possano beneficiare di attenuanti quando chiamate

in causa dalla giustizia sportiva per la condotta dei proprio tesserati. Per

esempio come nel caso del calcioscommesse. «Si può lavorare su situazioni che

possano differenziare i livelli di responsabilità» , ecco l’apertura di Abete.

«E’ noto che la responsabilità oggettiva è un caposaldo della giustizia

sportiva, però si può lavorare nella logica già presente nella prevenzione dei

fatti violenti» , spiega il numero uno di via Allegri. Ribadendo il solito

messaggio ai club che vorrebbero mettere mano alla responsabilità oggettiva

tout court: «Le regole non si cambiano in corsa» .

L’ATTESA - Ed è in virtù di queste regole e della responsabilità oggettiva

che molti club attendono con trepidazione le decisioni di Palazzi. Il

procuratore federale ha preannunciato per il 7-8 maggio i deferimenti relativi

al primo troncone delle nuove indagini sul calcioscommesse. Deferimenti che

saranno ispirati sostanzialmente agli episodi emersi nell’indagine di Cremona

e rivelati dai due “pentiti”, Gervasoni e Carobbio. Tra mercoledì e venerdì

della prossima settimana potrebbe essere ascoltato Mezzaroma, presidente del

Siena: sarebbe l’ultima audizione del primo troncone. Dovesse saltare, tutto

sarebbe rinviato alla seconda fase.

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LA TUTELA DELLA SALUTE

Corsi sull’uso del defibrillatore

E una commissione scientifica

Un testo unico per pro’ e dilettanti disciplinerà i presidi di primo soccorso. Ci saranno test medici più severi

di ETTORE INTORCIA (CorSport 28-04-2012)

ROMA - Il Consiglio Federale ha anche affrontato il tema della prevenzione

dopo la morte di Piermario Morosini, ricordato all’inizio della seduta insieme

a Mancini, Chinaglia e Petrini. Il CF, su proposta del presidente Abete, ha

nominato una commissione scientifica che sarà coordinata dal prof. Paolo

Zeppilli, responsabile del dipartimento di medicina della Figc, da Maurizio

Casasco, presidente della FMSI, e dal prof. Vincenzo Castelli. Le leghe e le

componenti tecniche indicheranno altri specialisti, scelti tra cardiologi e

specialisti della rianimazione. L’obiettivo è potenziare la formazione

sull’uso del defibrillatore in tuti i corsi per allenatori ma anche elaborare

un testo unico della Figc per campionati professionistici e dilettanti per

regolarmentare i presidi sanitari qualificati. «Un testo unico - spiega il

presidente Abete - per ottimizzare un livello sanitario che è già di grande

qualità» . Si lavorerà anche a controlli più accurati sulla documentazione

medica da produrre per ottenere l’idoneità.

OGNI CAMPO - Sul tema dei soccorsi dal presidente Macalli arrivano garanzie

per tutte le società di Lega Pro. Fermo restando che «tutti gli allenatori

faranno un corso per l’utilizzo del defibrillatore» , il numero uno della Lega

di Firenze spiega: «Su ogni campo ci sarà un presidio sanitario per il primo

soccorso. Con corsie preferenziali per le ambulanze» . Più attrezzature,

dunque, ma anche maggiore attenzione alla logistica per evitare pasticciacci

brutti come quello di Pescara, con l’ambulanza bloccata da una volante della

municipale mentre sul campo i medici cercavano disperatamente di rianimare il

povero Morosini.

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IL CASO

La tentata truffa alla Roma

Il pm interroga Luciano Moggi

L'ex dg della Juventus ha convocato la "Iena" Paolo Calabresi nello studio del suo avvocato. Il motivo? Un mistero. "Volevo solo rifiutare un'intervista che mi era stata chiesta tempo prima, tutto qui"

ANGELA MARIA ERBA - La Repbblica - 27-04-2012

La "Iena", il presunto complotto ai danni della Roma e gli eterni nemici ai tempi di Calciopoli. A rimettere in fila i tasselli di questa strana storia, ci ha provato ieri il pubblico ministero Paola Filippi. Che nella tarda mattinata ha interrogato per quasi due ore l'ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi, il suo avvocato Maurilio Prioreschi e il socio Camillo De Nicola. Sarebbero stati loro a convocare misteriosamente lo scorso 12 marzo la "Iena" Paolo Calabresi, proprio nei giorni in cui il giornalista di Italia Uno stava girando il filmato che avrebbe poi smascherato il finto dossieraggio contro il dg giallorosso Franco Baldini. Il grande accusatore di Moggi nel 2006, quando scoppiò lo scandalo del calcio.

Perché, si sa, nella tentata truffa alla nuova proprietà made in Usa del club potrebbero non esserci solo i "nostalgici" della vecchia gestione targata Sensi. Una vicenda finita sotto la lente dei magistrati di piazzale Clodio, che hanno iscritto nel registro degli indagati, con l'accusa di ricettazione, il giornalista Roberto Renga, il figlio Francesco e le due voci radiofoniche Giuseppe Lo Monaco e Mario Corsi, detto "Marione", per aver tentato di infangare il direttore generale di Trigoria Baldini.

"Volevo soltanto dire di no a un'intervista che mi era stata richiesta qualche tempo fa da Calabresi, per questo l'ho fatto venire nello studio del mio avvocato. Per comunicargli il mio rifiuto, tutto qua. Del resto non so niente" avrebbe spiegato ieri Moggi, convocato

in procura come persona informata sui fatti. Una versione identica a quella poi fornita da Prioreschi e De Nicola, sentiti immediatamente dopo l'ex dg bianconero. I tre, quindi, avrebbero organizzato l'incontro con la "Iena" solo per declinare un invito? Una circostanza anomala, secondo gli inquirenti. E non solo perché sarebbe bastato alzare la cornetta e fare una semplice telefonata.

Ma anche per la coincidenza dei giorni, esattamente a ridosso del video che ha poi fatto esplodere il caso. Il primo a non vederci chiaro, del resto, è stato proprio lui, Calabresi. "Gioviale, simpatico, ha esordito chiamandomi cardinale, ripensando allo scherzo che gli avevo fatto qualche anno fa. Però mi sono chiesto cosa voleva da me - aveva raccontato circa un mese fa - Insomma la telefonata era stata strana. Non mi aveva mai chiamato prima, mi ha fatto andare in uno studio legale ma per non dirmi nulla. Però mi è sembrato strano che questa telefonata fosse arrivata proprio nei giorni in cui stavo girando i filmati sulla vicenda".

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Terza stella Juve: Abete (l)a pecora davanti all'Agnelli

Sconcertante apertura di Giancarlo Abete, presidente della FIGC, all'ipotesi di terza stella sulle maglie della Juve in caso di scudetto

Paolo Cola - BlogosfereSport e Motori (milantropia) -27-04-2012

A differenza di qualche suo giocatore, Massimiliano Allegri dice di credere ancora nello scudetto. E fa bene: la biblioteca alessandrina del pallone è colma di fragorosi crolli e folgoranti rimonte. Ma è chiaro che servirà qualcosa di molto simile a un cataclisma, con tanto di mutamenti climatici incorporati, per strappare alla Juventus un tricolore (meritatissimo) che, loro sì!, vollero sempre, e fortissimamente vollero. Servirebbe molto meno, invece, per strappare dalle maglie bianconere la terza stella che il principe della Restaurazione monarchica - Andrea Agnelli - vorrebbe appuntarsi sul petto il prossimo anno, in barba a ogni regola scritta e di buon senso. Basterebbe un po' di coraggio e un minimo senso di rispetto per il ruolo che si ricopre. Troppa roba, se riferita a Giancarlo Abete Interrogato sulla possibilità di vedere la Juventus campione d'Italia con tre stelle sulla maglia, come a celebrare il 30esimo scudetto della sua storia e non il 28esimo, Giancarlo Abete, presidente della putrida FIGC, ha gracidato: "Se si porrà il problema ne discuteremo, stando attenti al rispetto delle regole"

Mentre perfino Don Abbondio si è dissociato, le mie orecchie hanno spiccato il volo e attualmente stanno orbitando attorno a Saturno.

Ma di cosa diavolo vuole discutere, Abete? Dei due scudetti che la Juve (anche giustamente, da un certo punto di vista) reclama a gran voce da anni, e che lui stesso ha rifiutato di rimettere in gioco, con la pilatesca non-decisione dell'estate scorsa? Ha compreso, Abete, che la terza stella significherebbe esattamente questo? Riprendersi forzatamente quello che la giustizia sportiva e la FIGC ufficialmente non gli vogliono dare? Che sia giusto o meno - non ne discutiamo in questa sede - la Juve ha 27 scudetti, e i due che le mancano le sono stati tolti dalla FIGC. Non sono spariti nel nulla.

O forse Abete ha compreso benissimo, e in cambio della simbolica terza stella la Juve ritirerà il ricorso da 400 milioni di euro contro la FIGC. Una proposta che non si può rifiutare, insomma. Una testa di cavallo tra le lenzuola. Un presidente della Federcalcio con la spina dorsale più consistente di quella di una vongola avrebbe respinto sdegnosamente un'oscenità del genere. Avrebbe difeso la propria posizione e quella dell'istituzione da lui rappresentata, giusta o sbagliata che sia. Ma non staremmo parlando di Abete, la pecora che s'inginocchia davanti all'Agnelli.

***

Terza stella Juventus: Zanetti e Abete ne parlano, il Milan ghigna per la gufata

Gufate più o meno volute, frasi fuori tempo, decisioni che sarebbero state da prendere mesi fa. Il Milan sogna il golpe e intanto prepara diavolerie (sennò, che Diavolo sarebbe) per fare il sorpasso.

Alessandro Pignatelli - BlogosfereSport e Motori (wonderjuve) -27-04-2012

Terza stella sì o no? Ne parla il capitano dell'Inter Javier Zanetti e sinceramente la cosa fa sorridere perché i nerazzurri vedono la Juventus e quella terza stella solo con un telescopio molto molto preciso. Ergo, la bandiera dell'Inter non ne dovrebbe proprio parlare.

Ne parla il presidente della Figc, Giancarlo Abete, e in questo caso è una cosa che gli compete. Ma come scrive anche Paolo Cola, qualche mese fa se n'era lavato le mani dei titoli sottratti ai bianconeri e ora non può dare un colpo di spugna come se niente fosse: "Ne discuteremo a tempo debito".

Tra i due chiacchieroni, il terzo ...ghigna. In questo caso il Milan che sogna la doppia gufata. A quattro turni dal termine, con tre punti di ritardo, tutto è ancora possibile. I rossoneri faranno il possibile per non avere rimpianti da qui alla fine. Intanto, se sono gli altri a tirare in ballo una cosa che, eventualmente, si vedrà a matematica acquisita, tanto meglio. Non si devono sporcare le mani inutilmente.

D'altronde, sarebbe un po' paradossale che arrivassero proprio da casa rossonera frasi del tipo: "Se la Juve vuole mettere la terza stella, lo faccia". Sarebbe alzare bandiera bianca in pieno inseguimento in mare. Meglio, molto meglio che siano i cugini a parlarne. Meglio, molto meglio che sia la Federazione italiana giuoco calcio a discuterne. Loro, i milanisti, se ne stanno là dietro a gufare in silenzio.

****

Juventus terza stella, Moratti: "E' una provocazione"

Il presidente dell'Inter non ci sta: "E' una scelta di buon senso. Sarebbe una cosa con poca logica la terza stella".

Alessandro Pignatelli - BlogosfereSport e Motori (wonderjuve) -27-04-2012

Massimo Moratti si unisce al coro di chi vede l'ipotetica terza stella della Juventus come qualcosa di "provocatorio". Il presidente dell'Inter appoggia dunque la tesi del suo capitano, Javier Zanetti. In realtà, però, da Torino nessuno ha parlato di terza stella sulla maglia e nello stemma (anche perché, scaramanticamente, si preferisce attendere la matematica).

E allora? Allora sinceramente questa levata di scudi da Milano è abbastanza sospetta. E, in ogni caso, mettere la terza stella sulla nostra maglia sarebbe legittimo. Mentre qualcun altro ha utilizzato la prescrizione per salvarsi e mantenere in bacheca tanti bei cartoni.

Queste le testuali parole del petroliere: "La terza stella? Mi pare sia solo una provocazione e penso che quello che ha detto Zanetti ieri sia saggio ("Se la mettono, contenti loro, che lo facciano pure, è inutile commentare" le parole dell'argentino; n.d.a.). E poi bisogna vedere che ne pensa la Figc, credo sia un problema di buon senso (della Juventus; n.d.a.). È una cosa che ha poca logica".

Tutte queste parole nerazzurre arrivano dopo un bel po' di silenzio. Silenzio dettato dalla pessima stagione disputata dalla squadra. Ora che sono di nuovo in lotta per un traguardo importante, riecco i chiacchieroni che tornano a fare quello che gli riesce meglio: parlare a sproposito.

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I sogni del pallone La squadra dell’Alta Normandia che ha eliminato Marsiglia e Rennes vuole conquistare il trofeo a St. Denis

Quevilly, coppa da vincere

per la storia, la gloria e i soldi

Stasera il club che gioca in C sfida il Lione in finale

di FABIO MONTI (CorSera 28-04-2012)

L'immaginazione al potere. È la Coppa di Francia, dove stasera (ore 20. 30),

nella finale allo Stade de France di St. Denis, il Lione, un tempo dominatore

assoluto (sette titoli consecutivi dal 2001 al 2008), dovrà vedersela contro

l'Us Quevilly, squadra di terza divisione (tredicesimo posto in classifica!),

arrivata fino in fondo, attraverso una serie di vittorie più che sorprendenti.

Otto in totale, per una storia iniziata a bassa voce il 1° novembre 2011 con

il 3-1 al Pacy sur Eure. Poi tre successi ai rigori contro squadre modeste:

5-2 al Rc Clermontois; 4-1 al Feignies e 5-4 al Rennes Ta. Sembrava che il

Quevilly dovesse chiudere la sua corsa nei sedicesimi contro l'Angers

(Seconda divisione), invece ecco il primo di quattro risultati inattesi: 1-0. Poi

negli ottavi il 2-0 all'Orléans ai supplementari, il 3-2 al Marsiglia di Deschamps

nei quarti, ancora ai supplementari e in semifinale il 2-1 al Rennes (quinto

nella Ligue 1), risultato festeggiato in autostrada, causa traffico da rientro

a casa.

L'Equipe si è divertita a mettere a confronto il budget annuale del Lione con

quello del Quevilly, squadra di una città dell'Alta Normandia con 22.022

abitanti e ha scoperto che il rapporto è di 1/79: 150 milioni di euro per l'Ol;

1,9 milioni per il club di terza divisione, che ha 14 giocatori con contratto

federale e 12 con quello da dilettanti (con appena 9 impiegati in società).

L'ingaggio netto mensile dei giocatori varia da 2.500 a 1.500 euro; ogni

vittoria in campionato vale 180 euro. La Coppa di Francia, comunque vada

a finire l'ultimo atto, si è già trasformata in una miniera d'oro. Per tutti.

Per la società, che ha già incassato 800.000 euro, ai quali aggiungere 1,112

milioni di euro, cioè quanto stanziato dalla Federcalcio francese per ciascuna

delle due finaliste; per i giocatori, che hanno incassato premi, che

riuscivano soltanto ad immaginare. Per quanto la vittoria sembri (quasi)

impossibile, c'è fra i ragazzi dell'Us Quevilly la voglia di cancellare la

sconfitta del 6 maggio 1927, quando il Marsiglia aveva vinto in finale 3-0.

È la quarta volta nella storia della Coppa di Francia (dal 1932 è aperta a

professionisti e dilettanti) che una squadra di Terza o Quarta divisione

arriva a giocarsi la finale: il Nimes nel '96, battuto dall'Auxerre (1-2); il

Calais (solo dilettanti) nel 2000 era stato sconfitto solo al 90' dal Nantes

(1-2), in fondo a una storia che è diventata anche un film e l'Amiens nel

2001, battuto soltanto ai rigori (4-5) dallo Strasburgo.

A guidare l'Us Quevilly è Regis Brouard, 45 anni compiuti il 17 gennaio,

faccia da attore, sulla panchina del club dal 30 maggio 2008: in carriera la

promozione in terza divisione e la semifinale di Coppa di Francia nel 2010.

Ha portato la squadra a Clairefontaine, nel ritiro della nazionale francese

(anche di quella campione del mondo nel '98): «Non era il caso di cambiare

abitudini; siamo molto fieri di quanto siamo riusciti a combinare, ma con

semplicità vogliamo vedere se possiamo divertirci fino in fondo. Ci

spingeranno i nostri tifosi, la loro passione, la loro fede, ma anche la

nostra volontà di provare a vincere». Molto dipenderà dal portiere, Issa

Coulibaly, che ha parato tutto quanto era possibile in semifinale e molto da

Anthony Laup, esterno di destra, l'uomo che ha segnato il 2-1 al Rennes

in rimonta. Scortati da 120 bus di tifosi, i giocatori dell'Us Quevilly non

saranno soli nell'immenso Stade de France. Ha detto Brouard: «Non siamo

noi ad avere qualcosa da perdere». Il Lione non è tranquillo; il presidente,

Jean-Michel Aulas in passato aveva sfidato Fifa e Uefa, ma a giudicare

dall'espressione di ieri durante la rifinitura, sembrerebbe che all'improvviso

abbia perso le antiche certezze.

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La storia della stella: dalla Juventus alle provocazioni di Uruguay e Dynamo Berlino

Cesare Rinaldi - calcioblog.it - 28-04-2012

Stella sì, stella no: sembra essere questo il dilemma che tormenta gli sportivi italiani in questo giorno. Sull’argomento si è espresso il capitano dell’Inter Javier Zanetti, gli ha fatto eco il suo presidente Massimo Moratti definendola “una provocazione” e addirittura si è scomodato anche il numero uno della Figc Giancarlo Abete che ha preferito prendere tempo, aspettando magari che si sappia qualcosa di più dal campionato. Ma la stella, ornamento dei club di mezzo mondo e delle nazionali più nobili ha diviso tifosi e club un po’ in giro per il mondo e non è la prima volta che si scatenano diatribe su questo piccolo riconoscimento da cucire sulle magliette.

Come ormai già sappiamo la paternità di questo riconoscimento è proprio della Juventus che nel 1958, allorché conquistò il suo decimo titolo, decise di impreziosire la sua araldica proprio con l’aggiunta di una stellina d’oro a cinque punte, prima nessuno ci aveva mai nemmeno pensato. Ai bianconeri hanno fatto seguito Inter e Milan, rispettivamente nel 1966 e nel 1979, la risposta torinese è arrivata nel 1982 con il ventesimo scudetto. Ora l’argomento è ritornato d’attualità per le dinamiche che ben conosciamo e di sicuro potrebbe far discutere anche un’eventuale stella d’argento dal momento che la Juventus proverà contro il Napoli a vincere la sua decima Coppa Italia, sarebbe la prima squadra italiana a centrare questo obbiettivo.

Varcando i confini della penisola scopriamo però che anche altri paesi, seguendo il nostro esempio, hanno introdotto le loro stelle e spesso non sono mancate le polemiche. Nel 1970 il Brasile decise di apporre tre stelle d’oro sul suo stemma dopo la conquista del terzo mondiale, ma già in precedenza qualche volta aveva adornato la sua maglia con una doppia stella. Nel 1982 ha seguito l’esempio l’Italia e nel 1990 la Germania; soltanto nel 1998 però la Fifa ha regolamentato la cosa decidendo che potevano fregiarsi di una stella tutte le nazionali che avessero vinto almeno un mondiale. Questa regola però non è stata seguita dall’Uruguay che di stelle ha deciso di appuntarne ben quattro, contando come titoli anche le due Olimpiadi vinte nel 1924 e nel 1928. All’epoca il torneo di calcio olimpico, inclusa l’edizione del 1920, era gestito direttamente dalla Fifa e non dal Cio, ma l’organismo mondiale lo ha sempre considerato di livello dilettantistico e il Belgio non ha seguito l’esempio dei sudamericani.

C’è da dire che infischiandone della regola Fifa anche Danimarca e Grecia, anche se non in maniera definitiva, hanno cucito sulla loro maglia una stella per celebrare le loro vittorie nei campionati Europei. Nel caso delle nazionali il regolamento Fifa parla chiaro: le squadre che hanno vinto almeno un mondiale possono celebrare il successo apponendo sulla loro maglia un simbolo che lo ricordi, senza specificare nient’altro, l’uso della stella è diventato uno standard ma nessuno vieterebbe di aggiungere una corona o magari un semplice pallino rosso. Le polemiche più accese però sono quelle che hanno riguardato il campionato tedesco.

Nel 2004 la Deutsche Fußball Liga ha stabilito che i club che avessero vinto 3, 5, 10 o 20 titoli potevano introdurre nel loro stemma una, due, tre o quattro stelle. Così vediamo che il Bayern Monaco ne ha 4, il Borussia Dortmund, il Werder Brema, l’Amburgo e altre ne hanno due e così via. Il contenzioso nacque nel momento in cui la Dynamo Berlino fece richiesta per avere le sue tre stelle per ricordare i dieci titoli vinti nel massimo campionato della Germania Est: la federazione diede risposta negativa e gli orgogliosi berlinesi proseguirono nel loro intento. Il gesto però scatenò un acceso dibattito tanto da chiamare in causa la Deutscher Fußball-Bund, la federazione che si occupa della nazionale e di tutti gli altri campionati, che stabilì che chi aveva vinto un torneo diverso dalla Bundesliga poteva fregiarsi di una sola stella con inscritto il numero di successi. Soltanto dopo due anni la Dynamo si è adeguata e ora sul petto ha cucito una stella con dentro il numero 10. A completare il quadro c’è anche il caso del Greuther Fürth che con i suoi tre titoli avrebbe diritto a una stella ma, decidendo di non adeguarsi alla norma, continua a esibire tre stelle d’argento.

Ma l’usanza della stella ha varcato i confini dei campionati nazionali, nel 1999-2000 il Manchester United ne aggiunse due al suo stemma per celebrare la seconda Champions League della sua storia; lo stesso fece il Liverpool prima con quattro e poi con cinque stelle. Nel frattempo la Uefa aveva introdotto il badge di riconoscimento per tutte le squadre che avevano vinto 5 o più Coppe dei Campioni, stesso riconoscimento spetta a chi riesce ad alzare al cielo la coppa dalle grandi orecchie per tre anni di fila. Anche in questo caso però c’è una squadra dissidente: è il Marsiglia che dal 1993 ha aggiunto una stella alla sua maglia in ricordo del suo trionfo, ricordiamo che, dopo aver vinto contro il Milan, il club transalpino fu pure sanzionato per irregolarità tanto che furono i rossoneri a partecipare alla successiva Coppa Intercontinentale.

In giro per l’Europa la “moda” della stella si è diffusa un po’ ovunque: in Turchia se ne ha diritto a una ogni cinque titoli, in Svezia, Romania, Austria e Olanda funziona come in Italia, in Francia il St. Etienne ne ha una per celebrare i suoi dieci scudetti, unica squadra che ha raggiunto la doppia cifra. Fatta eccezione per le nazionali e per il calcio tedesco, in nessun campionato la cosa è regolamentata e appare chiaro che dove si è provato a farlo sono nate le polemiche per i motivi più disparati. Tornando in Italia c’è ad esempio il caso del Casale, i piemontesi sono chiamati nerostellati da sempre, ma nel loro logo oltre alla stella che deriva direttamente dall’araldica ce n’è anche un’altra d’oro per celebrare l’unico titolo vinto nel 1914, alla quale si aggiunge il tricolore tondo che ricorda la vittoria della Coppa Italia Dilettanti del 1999.

Come si vede quindi le polemiche che in questi giorni si stanno scatenando intorno a questo piccolo simbolo che, nascendo a Torino, ha finito per fare il giro del mondo sono davvero inutili. Se la Juventus riuscirà a vincere lo scudetto sarà libera di celebrarlo nel modo che ritiene più opportuno, per gli almanacchi saranno 28, per il popolo bianconero eventualmente trenta, ma la questione è ben diversa: ogni società è libera di disegnare la sua maglia come meglio crede, da ricordare il caso del Milan che da anni si fregia di un badge che lo celebra come “Club più titolato al Mondo“, malgrado le vive proteste del Boca Juniors che sostiene di aver vinto lo stesso numero, diciotto, di trofei internazionali. Oggi la Serie A torna in campo, forse sarebbe meglio occuparsi di calcio giocato e dei problemi che pure non mancano in Italia intorno a questo sport.

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