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CRAZEOLOGY

K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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L’INTERVISTA

«Ora paghino i miliardari»

Parla Erodiani, ex titolare di agenzie di scommesse e arrestato nelle

indagini sulle combine: «Ho la vita a pezzi ma ho conservato sms, mail,

assegni: poi li ho dati ai magistrati». E scagiona Juve, Milan e Inter

di IVAN ZAZZARONI (Libero 18-04-2012)

Il primo giugno dello scorso anno Massimo Erodiani veniva arrestato e portato

al carcere di Cremona. Giornali e televisioni lo elessero a vertice della

“banda” che truccava il calcio dei ricchi. «E invece sono soltanto un signor

nessuno che ha fatto un sacco di cazzate. Mi sono rovinato la vita, ho detto

mi sono e non mi hanno. Non ho problemi a metterci la faccia. Ho pagato e sono

pronto a saldarlo, il debito. Ma voglio che insieme a me paghino tutti quelli

che facevano parte del giro». Erodiani, 38 anni, pescarese, moglie e due figli,

parla da sconfitto ma senza un momento di esitazione, è di una spietatezza e

una lucidità disarmanti: «Come ho cominciato? Avevo due agenzie di scommesse,

una ad Ancona e l’altra a Pescara. Un lavoro che mi permetteva di mantenere la

famiglia. Trattenevo il 10 per cento pulito sulle vincite, ero credibile, mai

fatto creste. Sto andando troppo velocemente?».

Vada avanti.

«Ad Ancona conobbi Pirani, il dentista. Dicevano ch’era uno che copriva sempre,

uno affidabile. Ricordo che vinse molti soldi puntando sul 2-3 di

Ascoli-Livorno - è da lì che è cominciata la distruzione mia e della mia

famiglia… Come in un film, un brutto film. Ventotto giorni di galera mi sono

fatto. Undici dentro e diciassette ai domiciliari. A Di Martino raccontai

tutto. Ma fino a quando Gervasoni, un tesserato, non ha confermato le mie

deposizioni mi han fatto passare per lo scemo del villaggio. Ho conservato

ogni cosa, sms, email, assegni, tutto registrato e consegnato ai magistrati».

(Le domande non servono: Erodiani segue un percorso tutto suo).

«Nei giorni della carcerazione mio figlio passava la comunione. Li pregai di

lasciarmi andare, in fondo avevo fatto il mio dovere rispondendo a ogni

domanda. “Anche scortato, - dissi - rientro subito dopo senza problemi”. Mi

risposero che di feste ce ne sono tante… Doni l’hanno arrestato il 21 dicembre

e il 24 era già a casa per trascorrere il Natale con i suoi. Il Natale viene

una volta l’anno, la comunione del figlio è una nella vita. Sa qual è la

differenza? In Italia chi ha i soldi ha vinto, è il dio denaro che muove ogni

cosa».

Torniamo a Pirani.

«Fu lui a farmi conoscere Paoloni, mi chiese se avesse potuto giocare da me.

Paoloni era un tesserato in attività, però non mi riguardava, mica ero uno

dell’ufficio inchieste. La prima settimana vinse 30mila euro, venti glieli

consegnai e dieci li lasciò come credito. La seconda, 54mila. A Di Martino

rivelai anche di Modena-Siena perché mi avevano garantito che tre giocatori

del Modena erano stati comprati, soltanto adesso Gervasoni ha confermato che

le mie non erano invenzioni. Dovendo pagare la vincita, dissi a Paoloni che ci

saremmo trovati all’uscita dell’Ospedale di Modena perché dovevo portare mia

moglie da uno specialista. Quando c’incontrammo gli feci gli assegni, e lui mi

lasciò mille euro come regalo. Ho controllato, gli assegni furono incassati a

nome della moglie. All’improvviso Paoloni cominciò a perdere di brutto, andò

sotto di 20mila. Chiamai Pirani che mi disse di stare tranquillo e che avrebbe

garantito in prima persona. I venti divennero quaranta; i quaranta, sessanta.

Il debito arrivò a 126mila euro. Non è una cifra da poco, specie di questi

tempi. Paoloni me li deve dare. Non sono figlio di gente benestante, per

mettere su l’attività ho acceso dei mutui. Sfido chiunque a trovarsi nei guai

e a riuscire a conservare l’equilibrio, a non cedere alla tentazione di

rifarsi quando intorno a te tutto ti spinge a provarci. Sono entrato in un

meccanismo più grande di me. Ma adesso voglio che paghino i miliardari, quelli

che giocano per vizio, che non ne hanno bisogno e rovinano il calcio da

dentro. Compresi i presidenti, i direttori sportivi che quando cambiano

società si portano dietro i giocatori di fiducia. Le faccio io un paio di

domande».

Prego.

«Molti contratti di Serie A e B sono in nero, e il nero i presidenti da dove

lo fanno uscire? E sempre a proposito di partite truccate: i 22 milioni su

Padova-Atalanta come li giustifichiamo? E i due milioni di sterline puntati

all’estero su Chievo-Catania? Avevamo fatto un passo avanti rispetto. Per noi

l’1-X-2 non esisteva, giocavamo sull’over. Il primo tempo di Lazio-AlbinoLeffe

di coppa Italia doveva finire 2 a 0 e 2-0 fu. Andate a rivedere come».

Erodiani, le hanno mai fatto dei nomi importanti?

«Me ne fecero, sì. Ma non ho mai sentito parlare di giocatori e partite di

Juve, Milan, Inter. Dell’Inter sì, ma solo in riferimento alla partita col

Chievo, e sono straconvinto che non c’entrassero».

Cosa le resta di questa storia?

«Materialmente, i debiti. Ho venduto le due agenzie per rispetto dei miei

figli che un giorno avrebbero potuto rinfacciarmi di non aver abbandonato ’sto

schifo. Come uomo sono a pezzi. Da queste parti nessuno dà più lavoro a

Massimo Erodiani ».

Non ha mai pensato che oltre agli accordi di cui lei sapeva tutto, ci

fosse del millantato?

«Qualcuno avrà millantato conoscenze e accordi, non sono nato ieri, lo stesso

Pirani s’è inventato tante cose. Ma la faccenda è molto seria, e più scavano

più trovano lo sporco. In questo mondo di ***** il più pulito c’ha la rogna».

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La bufera Dodici società sono già nel mirino, imminenti altri sviluppi

Un terremoto in serie A

Europa a rischio per tutti

di FRANCESCO DE LUCA (IL MATTINO 18-04-2012)

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Una bufera. È quella che nuovamente si abbatterà sul calcio italiano, ma con

una violenza superiore a quella provocata dalla prima inchiesta sulle

scommesse, aperta dieci mesi fa dalla Procura di Cremona, l’operazione «Last

Bet» che vede come principali imputati due ex nazionali, Beppe Signori e

Cristiano Doni. L’indagine sui malaffari del pallone si è allargata, attento è

il lavoro dei pm di Napoli e Bari, come quello del procuratore federale

Stefano Palazzi, che cerca di accelerare i tempi. I primi deferimenti

potrebbero arrivare entro fine aprile affinché i primi processi possano

cominciare in maggio. Il presidente federale Giancarlo Abete ha chiesto

massima celerità e, ovviamente, massima fermezza nei confronti di società e

tesserati. Calciatori, tecnici e dirigenti da settimane sfilano davanti ai pm

di Bari, Cremona e Napoli e ai collaboratori del procuratore federale.

I possibili reati

Al momento vi sono accertamenti in corso su 12 società di serie A,

dall’Atalanta all’Udinese. Ma altre, anche di altissimo livello (escluse Juve

e Milan in lotta per lo scudetto 2012), potrebbero essere chiamate in causa

perché ampio materiale i pentiti Carlo Gervasoni e Andrea Masiello hanno

fornito agli inquirenti, spesso però riferendo discorsi ascoltati nel giro

degli scommettitori, «bande» dell’Est europeo o dell’Asia. Ad esempio,

Gervasoni, ex difensore del Piacenza, ha chiamato in causa Massimo Mezzaroma,

il presidente del Siena, per una presunta combine con il Modena nello scorso

campionato. Per omessa denuncia (quella che può riguardare i difensori del

Napoli, Cannavaro e Grava, che non denunciarono la «richiesta» di Gianello

prima di Samp-Napoli) e responsabilità oggettiva c’è il rischio di

penalizzazioni per molte società. E quelle che sono in corsa per un posto in

Europa rischiano di perderlo perché l’Uefa è stata chiara: non saranno ammessi

club condannati per illecito sportivo.

La sferzata di Petrucci

Da tempo, non soltanto per il caso-scommesse, le società chiedono di

cancellare il principio della responsabilità oggettiva. Ma il presidente del

Coni, Gianni Petrucci, ha ribadito: «Spero che nell'assemblea di Lega di

venerdì un presidente si alzi in piedi e chieda di togliere dall'ordine del

giorno il punto sulla modifica della responsabilità oggettiva. Non sarà

rivista, è uno dei capisaldi dello sport, non solo italiano, e poi serve

l'approvazione del Coni». La proposta è stata avanzata da Claudio Lotito,

presidente della Lazio, che in seguito alla condanna per Calciopoli dovrebbe

lasciare l’incarico di consigliere di Lega e consigliere della Figc. Proprio

la Lazio è uno dei club che rischia di più. Due suoi giocatori rappresentativi,

Mauri e Brocchi, sono stati interrogati venerdì scorso dalla Procura

federale. Ci sono ombre su due partite del finale dello scorso campionato,

quelle contro il Genoa e la Lazio, vinte dai biancocelesti - in corsa per il

terzo posto in classifica - con lo stesso punteggio, 4-2. Palazzi dovrà

ascoltare i tesserati del Napoli, Cannavaro e Grava, e l’ex tesserato azzurro

Gianello sull’ultima partita del campionato 2009-2010, persa in casa della

Samp per 1-0, mentre per una precedente gara - quella persa in casa contro il

Parma, presente a bordocampo il figlio del boss Lorusso - gli accertamenti non

avrebbero evidenziato coinvolgimenti diretti di calciatori. L’Udinese, altra

candidata alla Champions, è stata chiamata in ballo da Masiello per la partita

contro il Bari: il calciatore dell’Atalanta ha fatto anche i nomi di due

nazionali, gli attuali juventini Bonucci e Pepe.

Lotta per la B

Penalizzata di 6 punti nella scorsa estate, l’Atalanta rischia perché suoi

tesserati potrebbero essere stati coinvolti nella «manipolazione» della

partita contro il Padova. La posizione di altre tre società - Bologna, Lecce e

Siena - potrebbe essersi aggravata agli occhi degli inquirenti federali dopo

le rivelazioni di Gervasoni e Masiello: tra i giocatori chiamati in causa il

capitano rossoblu Di Vaio e il difensore Portanova. Il Lecce, che sta

generosamente tentando di assicurarsi la salvezza sul campo, è nel mirino per

quel derby con il Bari, diventato uno dei casi più scottanti del campionato

2010-2011 perché Masiello ha dichiarato di aver ricevuto 230mila in contanti

per aggiustare la partita al San Nicola, commettendo un clamoroso autogol.

Accertamenti erano stati effettuati anche sulla terz’ultima partita dello

scorso campionato, persa dal Napoli per 2-1: il primo gol dei giallorossi

venne segnato da Corvia, poi coinvolto nell’inchiesta di Cremona.

-------

Calcio scommesse L’interrogatorio di Gianello ai pm napoletani:

il club rischia una penalità, alcuni compagni la squalifica

Nel mirino anche un video di Napoli-Inter

Analizzata la penultima gara dello scorso campionato col portiere a bordocampo

di LEANDRO DEL GAUDIO (IL MATTINO 18-04-2012)

Si agita a bordo campo, non fa che parlare al telefono, guarda l’orologio, un

po’ si ferma e un po’ si dimena, ma non si rivolge mai i suoi compagni di

squadra, non accenna neppure a un tentativo di dialogo con uno degli undici in

campo. Eccolo Matteo Gianello, nella penultima giornata del campionato scorso

- 15 maggio 2011, stadio San Paolo - il Napoli affronta l’Inter e le cose

vanno bene a tutti: uno a uno, il club azzurro è matematicamente in Champions.

Una partita nota alla Procura di Napoli, non fosse altro perché il filmato

dell’incontro casalingo degli azzurri è stato acquisito dai pm che indagano su

ipotesi di combine, su presunte scommesse dentro e fuori gli spalti del San

Paolo. Inchiesta alle battute finali, centrale la posizione di Matteo Gianello,

l’ex portiere del Napoli ascoltato in Procura nel corso di un’inchiesta per

frode sportiva. È stato intercettato ed è stato posto con le spalle al muro:

lui, ascoltando la sua voce, ha fornito delle ammissioni. La prima riguarda un

presunto tentativo di combine per Sampdoria-Napoli (1-0) del 16 maggio del

2010: l’ex calciatore Silvio Giusti avrebbe chiesto informazioni sulla gara,

«ricordo che Giusti mi prospettò la possibilità di ricompensare i compagni che

avessero aderito alla richiesta (di rendere maggiormente sicuro il risultato

della partita a favore della Sampdoria) con somme di denaro», ha spiegato

Gianello ai pm in un interrogatorio in parte ricostruito ieri dalla giornalaccio rosa

dello Sport. Un passaggio decisivo, perché qui Gianello chiama in causa due

compagni di squadra: «Mi rivolsi a Paolo Cannavaro e a Grava e a nessun altro,

che diedero immediatamente e con estrema decisione una risposta negativa: si

mostrarono addirittura risentiti». Un punto privo di rilievi penali, che però

potrebbe aprire un discorso differente sul piano della giustizia sportiva: se

fosse vero il racconto fatto da Gianello ai pm, Cannavaro e Grava rischiano

l’accusa di omessa denuncia e per il Napoli (che nella vicenda penale è parte

offesa di eventuali tentate combine) si aprirebbe un discorso legato alla

responsabilità oggettiva.

Ma agli atti dell’inchiesta non c’è solo la versione di Gianello, dal momento

che in questa storia sono stati sentiti come testimoni anche Paolo Cannavaro,

Gianluca Grava e Giuseppe Mascara. Cosa hanno raccontato ai pm? Cannavaro e

Grava hanno negato l’episodio, sostengono di non ricordare neppure la

circostanza e sono pronti a ripetere la stessa versione anche dinanzi agli

organi disciplinari. Più o meno stessa posizione da parte di Mascara, che

viene tirato in ballo sempre da parte di chi era interessato a conoscere lo

stato di forma degli ex compagni del Catania. Parole in codice, a voler

riascoltare le clip audio della Procura. Come quelle di Napoli-Inter dello

scorso 15 maggio: qui, quando Cossato dice «nove o undici fighe», si riferisce

alla disponibilità sondata di nove-undicesimi dell’Inter; poi, quando si parla

di «camere a cinque o a dieci stelle», ci si riferisce a cinque o diecimila

euro. Ma non c’è solo Gianello sotto inchiesta a Napoli. Per mesi sono state

studiate le mosse di Silvio Giusti, Michele e Federico Cossato (tutti ex

giocatori e amici di Gianello), in uno scenario che ha riguardato diversi

match degli azzurri. C’è stata attenzione anche su Lecce-Napoli (2-1) dello

scorso anno, sulla sconfitta che fece infuriare De Laurentiis e prima ancora

lo stesso Cavani, il bomber che voleva segnare a tutti i costi e che venne

espulso in preda a uno scatto di ira per l’andamento della squadra azzurra.

-------

Le partite

I blucerchiati vinsero per 1-0

l’anno dopo il pari con i nerazzurri

art.non firmato (IL MATTINO 18-04-2012)

Due partite nel mirino, entrambe giocate a maggio. L’ultima del campionato

2009-2010 (16 maggio 2010), persa dal Napoli sul campo della Samp; la

penultima del campionato 2010-2011 (15 maggio 2011), pareggiata dagli azzurri

al San Paolo contro l’Inter. Su queste due gare ha puntato l’attenzione la

Procura di Napoli.

Samp-Napoli 1-0. La Samp si qualifica ai preliminari Champions. Col Napoli

l’obiettivo era quello di vincere, per stare tranquilli. Ma sarebbe bastato

anche perdere o pareggiare nel caso in cui il Palermo non fosse riuscito a

vincere contro l'Atalanta. I blucerchiati trovano il gol al 6’ della ripresa:

punizione da destra di Ziegler, testa di Pazzini da posizione ravvicinata e

palla in rete, ma il Napoli non demorde. Quagliarella va in slalom in area di

rigore e impegna ancora una volta Storari, che respinge di piede. Il tempo

scorre e la situazione resta immutata.

Napoli-Inter 1-1. L’Inter già qualificata per la Champions 2011-2012 arriva

al San Paolo tranquilla mentre il Napoli è a caccia del punto decisivo per il

terzo posto dopo il ko a Lecce. Va in vantaggio la squadra di Leonardo con la

rete di Eto’o al 15’. I nerazzurri procedono al piccolo trotto e incassano la

rete di Zuniga, schierato alle spalle di Lavezzi (il Pocho giocò da prima

punta in assenza di Cavani, squalificato), al 46’ del primo tempo. Senza

squilli la ripresa in attesa del 90’ e della festa dei sessantamila tifosi

azzurri per il ritorno del Napoli in Champions dopo ventun anni.

-------

Le reazioni

Il legale del club azzurro:

«De Laurentiis non teme penalizzazioni»

di PINO TAORMINA (IL MATTINO 18-04-2012)

«Non ho motivi di mettere in discussione il contenuto del verbale pubblicato

ieri sulla giornalaccio rosa. Resta però da capire se è vero o no che Gianello abbia

poi parlato veramente con Paolo Cannavaro e Grava. Circostanza, questa, tutta

ancora da chiarire e da dimostrare. E che cambierebbe non di poco le eventuali

responsabilità del Napoli». Il giorno dopo Mattia Grassani, legale di fiducia

del club azzurro, è già in azione. Mentre il Napoli e i giocatori tirati in

ballo dal verbale dell’ex portiere azzurro si blindano nel silenzio più

assoluto, Aurelio De Laurentiis non ha perso tempo: «Il presidente è sereno e

per nulla turbato dall’episodio - racconta - Mi ha spiegato che lui è più che

sicuro dei valori sportivi e morali dei suoi tesserati. È pronto a mettere una

mano sul fuoco su ognuno dei giocatori azzurri. Atti ufficiali? Non possiamo

fare nulla finché non abbiamo notifiche da parte delle autorità giudiziarie».

A mettere, potenzialmente, nei guai il Napoli ci sarebbe la mancata

segnalazione dei tesserati alla Procura federale del tentativo di combine

prima di Sampdoria-Napoli del 16 maggio 2010. Un’omessa denuncia che rischia

di tirare in ballo la società azzurra per la responsabilità oggettiva. «Al

momento sono solo chiacchiere, ipotesi - spiega ancora l’avvocato Grassani -

Perché non c’è nulla di ufficiale né contro il Napoli né contro i suoi

tesserati».

Ovvio che Grassani sostenga che comunque il Napoli ha poco da temere perché,

almeno al momento, «si tratta di stralci parziali, comunque tuttora coperti

dal segreto istruttorio». Ribadisce poi la posizione della società partenopea

per la quale «la gara di Marassi è stata regolarissima». Su questo punto non

v’è alcun dubbio, ma il tentato illecito per la giustizia sportiva è grave

quanto l’illecito consumato. «È vero in parte: il peso delle eventuali pene

cambia e non di poco», s’affretta a spiegare il legale del Napoli.

Il deferimento del Napoli non è né scontato e neppure doveroso. Perché, a un

anno di distanza dalla presunta ammissione di Matteo Gianello al cospetto del

pool «reati da stadio» della procura di Napoli, «non c’è stato alcun travaso

degli atti dalla giustizia ordinaria a quella sportiva», spiega ancora

Grassani. Condizione necessaria perché Stefano Palazzi possa avviare un

procedimento.

Il legale non è in grado ancora di anticipare quale sarà la linea difensiva

del Napoli. «Anche perché, fino a questo momento, il Napoli non deve

difendersi da nulla perché di nulla è stato formalmente accusato. E sia ben

chiaro: questa vicenda è ben diversa da quello che sta succedendo a Cremona e

a Bari». Per Grassani «il capo di incolpazione sarebbe omessa denuncia perché

l’obbligo riguarda tutte le persone fisiche della società calcistica».

Poi fa una previsione: «Le ammissioni di Gervasoni e Masiello disegnano un

quadro desolante del calcio italiano e stravolgeranno le classifiche di serie

A e serie B - conclude - E credo che anche il prossimo campionato rischia di

partire con tanti asterischi con punti di penalizzazione accanto a vari nomi

di club. Ma il Napoli non ha nulla da temere».

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INDISCRETO - Champions a rischio per Lazio e Napoli, ma la norma Uefa ‘anti-scommesse’ non colpirà le italiane

Giovanni Capuano - Panorama.it - 18-04-2012

Pronostico semplice: quella in arrivo sarà un’estate torrida per il calcio italiano che rischia di ripiombare nel clima di tutti contro tutti giù vissuto nelle settimane calde di Calciopoli nel 2006 con forte imbarazzo della nostra Federcalcio nei confronti dell’Uefa. I processi sportivi saranno solo uno dei capitoli sul tavolo. Club e Figc dovranno infatti anche garantire a Platini l’integrità morale delle società iscritte alle coppe europee per non incorrere nel bando previsto dall’aprile del 2007 da una norma costruita proprio dopo il caso del Milan, iscritto contro voglia alla Champions malgrado le penalizzazioni per Calciopoli.

Attenzione, però, perché a differenza di quanto circola in questi giorni in ambienti sportivi sarà quasi impossibile per l’Uefa rifiutare l’iscrizione di chi avrà conquistato sul campo e difeso nei processi la qualificazione a Champions League ed Europa League.

La norma sulla ‘non iscrivibilità’ alle competizioni in caso di “coinvolgimento diretto o indiretto” in episodi di corruzione o di attività volte ad influenzare i risultati del campo non ha trovato, infatti, sinora alcuna applicazione concreta e nel caso italiano - almeno secondo quanto emerso sinora dai verbali delle procure interessate trasmessi al pm federale Palazzi - ci si trova davanti a società già danneggiate dal comportamento fraudolento di loro tesserati. A rischio per la responsabilità oggettiva (che non sarà in nessun modo cancellata ma verrà applicata con il tariffario ‘attenuato’ giù utilizzato la scorsa estate per l’Atalanta e le altre), ma difficilmente punibili con una censura anche morale.

emmai la battaglia sulle posizioni buone per qualificarsi alla prossima Champions League edEuropa League si combatterà nei processi sportivi perché la situazione attuale di classifica dietro aJuventus e Milan assomiglia a un’ammucchiata in cui anche pochi punti di penalizzazione potranno determinare la perdita di posizioni. Dunque chi rischia (Lazio, Napoli e Udinese secondo le informazioni in possesso in questo momento anche se tutte hanno negato un loro coinvolgimento) rischia grosso perché scendere dal terzo al quarto posto può ‘costare’ una ventina di milioni di euro. E chi insegue (Inter e Roma in particolare) può ancora sperare.

La certezza è che il primo giugno la Figc non consegnerà all’Uefa la lista completa delle partecipanti italiane alle coppe europee 2012-2013. Ci saranno Milan e Juventus di diritto nei gironi Champions e poi una serie di ‘ics’. Quello dell’1 giugno del resto non è un termine perentorio e si replicherà quanto vissuto nell’estate del 2006 quando la comunicazione arrivò a fine luglio con l’ormai celebre documento in cui il commissario straordinario Guido Rossi sanciva l’assegnazione dello scudetto all’Inter.

Perché poi non scatterà la norma Uefa sul bando delle società comunque coinvolte? Lo abbiamo chiesto all’avvocato Mattia Grassani, esperto di diritto sportivo.

“Intanto non esistono precedenti e criteri interpretativi. E poi va ricordato che lo Statuto Uefa parla di ‘possibilità’ di rifiutare l’iscrizione mentre i regolamenti delle competizioni trasformano la possibilità in obbligo. Una contraddizione che rende la norma difficile da applicare in automatismo”.

Esiste una gerarchia di importanza tra Statuto e regolamenti?

“No, nessuna gerarchia anche se lo Statuto è per definizione la norma cornice di tutta l’attività”.

Dunque le italiane non rischiano nulla?

“Nel caso delle società italiane c’è anche l’eventuale attenuante che si tratta di club già danneggiati dall’attività fraudolenta di tesserati spesso all’insaputa dei club stessi. Non pare ci sia alcuna componente dirigenziale coinvolta”.

Quindi si tratterebbe di una pena durissima e doppia?

“E’ certo che prima di adottare un provvedimento di questo genere Figc e Uefa devono risolvere il problema dell’interpretazione della norma. Sarebbe una sanzione ulteriore rispetto alle penalizzazioni dei processi sportivi e sarebbe contrario a qualunque logica di proporzionalità della pena”.

In ogni caso si andrà ad estate inoltrata…

“Bisogna tenere a mente cosa accadde nel 2006 con Calciopoli. L’esempio è quello e alla fine la Figc sarà in grado di fornire all’Uefa una lista adeguata”.

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PANORAMA | 25 aprile 2012

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Modificato da Ghost Dog

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PANORAMA | 25 aprile 2012

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boh...

prendere come metro di paragone l'abatino mi pare sbagliato, avessero preso Boninsegna, ad esempio...

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SPY CALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 19-04-2012)

Calcioscommesse: slittano a

maggio deferimenti di Palazzi?

Forse qualche presidente non se n'è ancora reso conto, ma c'è il rischio che

le classifiche dei campionati, dalla serie A alla Lega Pro, questa estate

vengano sconvolte. Il calcioscommesse ha, purtroppo, assunto una dimensione

tale da rappresentare un autentico terremoto. Con conseguenze su questa e

anche sulla prossima stagione. Sinora Palazzi e il suo pool (dodici persone)

hanno già interrogato un'ottantina di tesserati. Entro il 26 aprile, il n. 1

del Siena Mezzaroma, dovrebbero chiudere la prima fase: gli investigatori

della procura federale hanno a disposizione già delle carte di Cremona, mentre

adesso sta arrivando anche materiale (importante) da Bari e Napoli. La serie A

trema: i club coinvolti al momento sono 11 (4-5 dovrebbe rientrare nei primi

deferimenti), ma alla fine quelli coinvolti potrebbero essere addirittura

15-16. Impressionante. Mai successo, nemmeno ai tempi del calcioscandalo del

2006. E attenzione, non c'è soltanto il codice di giustizia sportiva a fare

paura a società e tesserati, ma ci sono anche le norme Uefa. Molto severe

(forse esageramente severe). Se un club è "direttamente e/o indirettamente"

coinvolto in attività volta ad influenzare il risultato di incontri non potrà

essere iscritto alle Coppe europee. E non è detto che debba essere condannato.

Basta che esista un generico "coinvolgimento". E' una norma (del 27 aprile

2007) che preoccupa soprattutto il Napoli, la Lazio e l'Udinese. Il pool di

Palazzi è sotto pressione, in questi giorni: un lavoro immane. Pagato 40 euro

al giorno. Troppo poco, quando un membro Covisoc arriva a 300 euro a seduta.

Va riformata la giustizia sportiva (vero presidente Abete?). Ma intanto ora

incombono deferimenti e maxiprocessi, che impegneranno tutta l'estate il mondo

del calcio. I primi deferimenti erano stati promessi dalla Figc entro fine

aprile: ma è probabile (possibile) che Palazzi non ce la faccia, visto che

ogni giorno dalle varie procure arrivano novità e nuovi testi da sentire

(molti cercano di sfuggire come Zamperini). Potrebbero slittare di un paio di

giorni, alla prima settimana di maggio. Niente di grave vista la situazione.

Anzi, per evitare due deferimenti, e quindi due maxiprocessi, forse aspettare

metà o fine maggio. E chiudere lì questa indagine. Ma il Coni e la Figc

vogliono fare il più presto possibile, ecco perché al momento sono probabili

due tranche di deferimenti. E pazienza se la giustizia sportiva arriverà a

rate. Basta che arrivi, e sia "giusta".

Calcioscommese-2: ecco i piani di Abodi e Macalli

Calcioscommesse: le Leghe corrono ai ripari. Quella di serie A domani parlerà

(per la prima volta!) dello scandalo. Non è mai troppo tardi.. . Ma è meglio

che i presidenti si facciano poche illusioni: i processi si terranno con le

regole attuali, pensare di cancellare (o anche solo attenuare) adesso la

responsabilità oggettiva è pura utopia. Lo ripete, tutti i giorni, Giovanni

Petrucci, e Giancarlo Abete è in piena sintonia con lui. Lo ha ripetuto oggi

anche Demetrio Albertini, vicepresidente Figc: "Questo non è il momento di

cambiare, sarebbe chiedere qualcosa per uso personale". Insomma, "le norme non

si modificano in corsa". In passato, purtroppo, è successo. Ora sarebbe uno

scandalo difficile da accettare. In futuro, si vedrà. Si potrà stabilire un

sistema che tuteli di più i club nei confronti di calciatori, o tesserati,

"infedeli". Secondo il presidente della Lega di B, Andrea Abodi, in qualche

caso bisognerebbe "colpire nel portafoglio" chi danneggia le società. Non

basta insomma il codice etico, che è più di facciata che altro. Abodi ne

parlerà il 26 aprile. E farà le sue proposte. Il giorno successivo, consiglio

federale della Figc: è chiaro che il tema delle scommesse terrà banco, i

(primi) deferimenti ormai incombono. La Lega Pro, invece, domani a Tivoli ha

in programma un incontro con i suoi 95 arbitri. Interverranno il presidente

Mario Macalli, il direttore generale Francesco Ghirelli, Graham Peaker

dell'Uefa, il Manager Ufficio Integrità nello sport dell'Interpol, Daniela

Giuffrè, il presidente Aia Marcello Nicchi, il designatore Can Pro, Stefano

Farina e Sportradar (che tiene sotto controllo le gare di Lega Pro). Ci sarà

un intervento importante come la testimonianza di Robert Hoyzer (ex arbitro

tedesco). Nel gennaio 2005 la Dfb (la Federcalcio tedesca) apprese la notizia

di alcune partite truccate da un gruppo di arbitri per somme di denaro. Tra i

temi trattati nell'incontro rivolto proprio agli arbitri ci saranno: i mercati

internazionali del betting; come si riesce a scoprire una manipolazione: come

operano e reclutano i manipolatori; codice di condotta e regole; sanzioni

sportive e penali.

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Zeman: «Morosini? Non si poteva evitare la morte»

Il tecnico del Pescara: «Farmaci e integratori? Ce ne sono ancora tanti, speriamo facciano bene…»

Tuttosport - 19-04-2012

PESCARA - Zeman torna a parlare in sala stampa al centro sportivo di Poggio egli Ulivi, prima della partenza per la trasferta del Pescara a Padova.

Zeman, s’è fatto tutto il possibile per evitare la morte di Piermario Morosini?

"Sulla morte di Morosini voglio dire che il mio parere personale è che non si potesse fare nulla più di quanto fatto. Il fatto che sia morto in campo ha chiaramente un effetto mediatico molto forte".

Ci sono ancora molti farmaci nel calcio?

"Nel calcio ce ne sono ancora tanti, soprattutto integratori, ne escono ancora ogni giorno di nuovi tipi. La mia speranza è che non facciano male…"

Ma lei vede qualche squadra che corre troppo?

"Non posso dirlo, dovrei vedere che fanno in allenamento gli altri. Anche delle mie squadre s’è detto talvolta che correvano troppo. Ma i miei giocatori sono dopati di gradoni…"

Ci sono voci di mercato che la vorrebbero dt all’Inter con Stramaccioni allenatore.

"Io non lo so e non ne parlo, ma io mi sento allenatore".

Lei sempre sempre distante da queste voci di mercato che la accostano all’Inter: ha perso la voglia di puntare ad un top team?

"Anzi: mi sento molto competitivo e vorrei misurarmi contro le squadre più forti come ho fatto in passato. Spero che possa capitare presto col Pescara, però".

Scommessopoli sta per sconvolgere i campionati?

"C’è una corsa esasperata ai soldi nel calcio, oggi. Chi può prenderli ne approfitta e c’è una esasperazione del concetto di vittoria e se non ce la fai coi mezzi propri, si provano tutte le altre strade. Ecco i risultati".

S’ è fatta polemica sul mancato rinvio di Pescara-Bari dopo la morte di Franco Mancini?

"Non conta chiedere il rinvio. Anche il Livorno l’ha chiesto dopo la morta di Morosini. Queste cose dipendono dalla sensibilità della Lega di B".

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Forbes analizza il valore delle prime 20 squadre di calcio

18/04/2012 | Filed under: Bilanci Squadre Calcio,News | Posted by: Tifoso Bilanciato

Forbes-logo.gif

Come tutti gli anni la rivista Forbes stila una classifica delle prime 20 squadre di calcio, cercando di dare un valore di mercato a ciascuna di loro.

Forbes-2012-Graph.jpg

Nel 2012 vince il Manchester United, con un valore di 2,23 miliardi di USD, pari a circa 1,7 miliardi di Euro. E’ di pochi giorni fa la notizia di un suo possibile collocamento alla Borsa di Singapore, iniziativa che era stata fermata nell’autunno scorso a causa delle sfavorevoli condizioni di mercato.

Manchester-Utd-Logo-150x150.jpg

1. Manchester United

Owner: Glazer family

Value: USD 2,235 mil.

Per chi volesse dare un’occhiata, sul sito sono presenti anche i bilanci.

Forbes-2102-Team-value.jpg

2. Real Madrid

Owner: club members

Value: USD 1,877 mil.

3. Barcelona

Owner: club members

Value: USD 1,307 mil.

4. Arsenal

Owner: Stan Kroenke

Value: USD 1,292 mil.

5. Bayern Munich

Owner: club members

Value: USD 1,235 mil.

6. AC Milan

Owner: Silvio Berlusconi

Value: USD 989 mil.

7. Chelsea

Owner: Roman Abramovich

Value: USD 761 mil.

8. Liverpool

Owner: John Henry

Value: USD 619 mil.

9. Juventus

Owner: Agnelli family

Value: USD 591 mil.

10. Schalke 04

Owner: club members

Value: USD 587 mil.

11. Tottenham Hotspur

Owner: Joseph Lewis

Value: USD 564 mil.

12. Inter Milan

Owner: Massimo Moratti

Value: USD 490 mil.

13. Manchester City

Owner: Sheikh Mansour bin Zayed Al Nahyan

Value: USD 443 mil.

14. Borussia Dortmund

Owner: Bernd Geske

Value: USD 394 mil.

15. Olympique Lyonnais

Owner: Jean-Michel Aulas

Value: USD 385 mil.

16. Hamburg SV

Owner: club members

Value: USD 355 mil.

17. AS Roma

Owner: Neep Roma Holding

Value: USD 354 mil.

18. Olympique Marseille

Owner: Margarita Louis-Dreyfus

Value: USD 349 mil.

19. Valencia

Owner: club members

Value: USD 288 mil.

20. Napoli

Owner: Aurelio De Laurentiis

Value: USD 283 mil.

Link: Forbes Sport

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La Lega non scarica Lotito

Oggi l'assemblea eviterà di nominare il suo supplente in consiglio federale

Saltano pure le elezioni interne

Responsabilità oggettiva: il Siena si è sfilato

di MARCO IARIA (GaSport 20-04-2012)

Oggi la Lega non scaricherà Claudio Lotito. All'ordine del giorno

dell'assemblea sono previste le elezioni del supplente temporaneo del patron

laziale in consiglio federale, del vicepresidente e di un consigliere di Lega.

Ma l'intero pacchetto di nomine, concepito l'8 marzo e rinviato di volta in

volta, verrà definitivamente riposto in un cassetto. Per una serie di motivi.

La leadership di Lotito c'entra, eccome. Ieri avrebbe dovuto presentare

l'annunciato ricorso al Tar per chiedere la sospensione dell'elezione, nella

speranza di avere poi battaglia vinta contro la Federazione che, applicando le

norme etiche del Coni, l'ha estromesso dal «governo» del calcio italiano per

via della condanna in primo grado di Calciopoli. Non l'ha fatto perché, nel

frattempo, tra i club di A è maturato un convincimento: le cariche ancora in

ballo — compresa quella di Lotito — si spengono alla scadenza del quadriennio

olimpico, cioè a fine giugno (salvo proroga di qualche mese), e allora è

meglio non fare uno sgarbo a «Claudio» ed evitare, tra l'altro, un altro casus

belli nella dialettica sempre più animata di via Rosellini.

Incastri La supplenza in consiglio federale, infatti, era strettamente

collegata - per un gioco di equilibri politici — alle nomine interne alla

Lega. Andrea Agnelli, il quale si era autocandidato come sostituto di Lotito

(Campoccia dell'Udinese aveva fatto un passo indietro), sa comunque che è solo

questione di tempo: quando si tratterà di rinnovare l'esecutivo della Figc,

vista la sua ambizione a far crescere il peso specifico della Juventus, potrà

entrare dalla porta principale. Dopo aver fatto da mediatore nella vertenza

tra grandi e medio-piccole sui bacini d'utenza (un bel credito, non c'è dubbio),

Lotito sarà libero di proseguire la sua battaglia legale contro le istituzioni

sportive senza l'ombra di un supplente. Nei prossimi giorni il presidente

della Lazio ricorrerà comunque al Tar per ottenere il reintegro nella stanza

dei bottoni federale, dopo le bocciature della giustizia sportiva e il difetto

di giurisdizione sollevato dal Tribunale civile di Roma. Il pacchetto di oggi

prevedeva l'elezione di De Laurentiis a vicepresidente di Lega, con la

liberazione di un posto a favore del Genoa, e quella di Fenucci a consigliere.

Niente da fare. Le due poltrone del direttivo di Lega vacanti da quasi un anno,

cioè dall'uscita di scena di Rosella Sensi e Garrone, resteranno senza

padrone.

Governance La stessa Roma preferirebbe a questo punto, con la stagione

ormai in dirittura d'arrivo, aspettare l'attesa rivoluzione. Cosa? Il varo di una

nuova governance che liberi un po' la Lega dalla morsa dei club di A.

Attualmente tutto passa dall'assemblea delle venti, che spesso si distingue

per l'alto tasso di litigiosità. La commissione coordinata da Ezio Maria

Simonelli è al lavoro per definire nel giro di un mese una revisione dello

statuto, restituendo centralità al consiglio, come avveniva in passato. Un

consiglio formato da 5 grandi e 5 medio-piccole, con un presidente di

rappresentanza, anche se De Laurentiis continua a spingere per una presidenza

a rotazione in capo ai club.

Varie Oggi in assemblea si parlerà anche di scommesse. Oltre al progetto di

vigilanza e controllo sui tesserati, c'è la richiesta di otto società di

rivedere la responsabilità oggettiva, con Coni e Figc sul piede di guerra. Ma

non verrà dato seguito. Il Siena si è già sfilato: ha annunciato che si

asterrà perché sono mutati i presupposti e Massimo Mezzaroma, sottoposto a un

delicato intervento chirurgico a Vienna, non ci sarà. Possibili momenti di

tensione quando si arriverà a discutere del paracadute per la retrocessione:

le piccole spingono per incrementarlo, le big non hanno alcuna intenzione di

sforare il tesoretto messo già da parte.

-------

IL MARCIO DEL PALLONE

Calcio nel mirino

Un’altra inchiesta

Bufera a Piacenza

Club e 21 procuratori:

«Truffa verso il fisco»

Scoperto sistema per ottenere vantaggi indebiti:

lo scandalo potrebbe allargarsi alle società di A e B

di FRANCESCO CENITI (GaSport 20-04-2012)

Un'altra Procura mette alle strette il mondo del calcio, ma questa volta non

si tratta di scommesse. A Piacenza i magistrati hanno aperto un'inchiesta

ipotizzando una serie di evasioni fiscali dopo le indagini svolte dalla

Finanza sulle macerie che hanno portato al fallimento della squadra locale

(Lega Pro). Al momento sono 22 gli indagati: Maurizio Riccardi, legale

rappresentante del club emiliano, più 21 tra i procuratori sportivi più in

vista del panorama italiano (da Pasqualin a Martina, da Damiani ad Alessandro

Moggi, da Roggi junior a Tinti, da A. Pastorello a Bonetto padre e figlio). Le

cifre in questione sono modeste (circa 165 mila euro per 4 stagioni), ma è lo

schema per aggirare il fisco che interessa il pm Antonio Colonna: l'ipotesi,

infatti, è che il sistema sia utilizzato a fotocopia nella varie

intermediazioni tra società e giocatori. Trasferimenti e rinnovi di contratto

in tutte le serie professionistiche: se fosse così, allora il danno per

l'erario sarebbe nell'ordine di svariati milioni di euro. Ecco perché da

novembre l'indagine sta andando avanti spedita (anche ascoltando i giocatori)

e potrebbe portare la Finanza a spulciare tutti i bilanci delle 119 società di

A, B e Lega Pro a caccia di reati e multe da staccare. Insomma, un guaio mica

da ridere per una calcio già disastrato. Ma cerchiamo di capire su quali basi

si muovono le accuse degli inquirenti.

Le indagini Tutto nasce da una accertamento della Polizia Tributaria.

Dall'esame dei documenti contabili del Piacenza è balzata agli occhi

un'anomalia. Questa: negli ultimi anni la società biancorossa ha messo a

bilancio tutti i costi sostenuti dalle prestazioni professionali dei

procuratori inserendole alla voce «diritti pluriennali dei calciatori». Stessa

cosa avviene quando le parti si rivedono per un rinnovo del contratto. I

«benefici» sono presto individuati dagli inquirenti: i costi dei procuratori

hanno impattato nel bilancio grazie all'ammortamento del diritto pluriennale.

Non solo, il Piacenza ne ha tratto un altro beneficio, scaricando l'Iva delle

fatture. La materia è ostica, ma leggendo le carte della Procura si può

semplificare e cercare di fare una sintesi. In altre parole quello messo in

piedi, per l'accusa, è un sistema fittizio attraverso il quale le prestazione

dovute dai procuratori sono assorbite dalla società di calcio per ottenere

vantaggi fiscali ed eludere il fisco in concorso con gli agenti. Lo schema

diventa diabolico e perfezionato con alcuni accorgimenti: molte volte il club

conferisce un mandato al procuratore del calciatore come se agisse per suo

conto e non per quello del suo vero cliente (il giocatore). L'attività

investigativa ha messo in evidenza che questi incarichi spesso sono stati

firmati nello stesso giorno o addirittura in date «incongrue», rendendo chiaro

che si tratta di un espediente per aggirare il fisco. In sostanza le

contestazioni mosse dalla Procura emiliane sono: le fatture emesse dagli

agenti, anche tramite società a loro riconducibili, fanno riferimento a

servizi inesistenti che avrebbero fornito al Piacenza che a sua volta ha

potuto scaricare un costo attraverso rimborsi indebiti su Irap e Iva.

Conclusioni Che la pratica sia in uso nel calcio italiano non è solo

un'ipotesi, ma un dato di fatto. Da tempo tra Federcalcio, società e

procuratori ci sono delle frizioni dovute anche a queste tematiche. Adesso con

la magistratura in campo, c'è poco da scherzare. Sono in ballo svariati

milioni di euro nei bilanci e soprattutto è impensabile pensare a un ritorno

al passato, quando i contratti erano un affare riservato solo a calciatori e

club. Ecco perché la Figc stava da tempo pensando a una transazione (la

spieghiamo nei dettagli nel pezzo in basso) con il Fisco. C'è da capire se

l'arrivo della magistratura possa complicare i piani soprattutto per le

responsabilità penali.

-------

il retroscena

Agenzia Entrate, Lega e Figc

C'è un tavolo sul nodo-evasione

di CARLO LAUDISA (GaSport 20-04-2012)

La questione fiscale ormai da mesi tiene in ansia il mondo del calcio. La

tempesta piacentina è solo l'ultima puntata di una serie di episodi in cui

società e procuratori sono entrati nel mirino del Fisco. Il fallimento del

Piacenza ha posto agli occhi della magistratura una serie di consuetudini che

l'Agenzia delle Entrate aveva già messo in discussione negli ultimi tempi. La

gestione-Befera ha setacciato in questi mesi tutti i contribuenti, con esiti

anche clamorosi. E il calcio non poteva sfuggire a questa operazione. Da qui

una pioggia di deferimenti e di vere e proprie controversie. Tanto per fare un

esempio, ad inizio anno era sorto il problema delle comproprietà partendo

sempre dal filone delle indagini piacentine. Ma in quel caso è entrata in

scena la Lega di Serie A che ha aperto un vero e proprio tavolo con i vertici

dell'Agenzia delle Entrate. Un ruolo di mediazione in cui il presidente del

collegio dei revisori in via Rosellini, Ezio Simonelli, s'è avvalso di

consulenze qualificate per arrivare a un compromesso. I Befera-boys imputavano

al calcio il mancato pagamento dell'Iva su questo tipo di trasferimenti. Dopo

un'attenta lettura delle norme federali s'è convenuto, però, che era meglio

applicare il pagamento dell'Irap.

Ora la questione si pone sui trasferimenti a titolo definitivo. Soprattutto

la Guardia di Finanza denuncia l'elusione dell'Iva nei casi in cui i club

pagano direttamente i compensi agli agenti, sdoppiandoli dagli emolumenti ai

calciatori. Ma in Figc e Lega quest'aspetto preoccupa in modo relativo. Il

dialogo con l'Agenzia delle Entrate è proseguito in queste settimane. E con

risultati incoraggianti. Il dato di fatto è che negli anni il mondo del calcio

ha rispettato le sue regole in completa autonomia e il Fisco non s'è mai

curato di approfondire certe consuetudini. Ora, tuttavia, è maturata la

consapevolezza complessiva che sia necessario un chiarimento. E i club stanno

battendo la strada del dialogo con il Fisco per uscire dagli equivoci. Il

tavolo potrebbe presto dare nuovi frutti, con gli esperti di Figc e Lega nel

ruolo di garanti.

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Retroscena

Lettere aperte e volantini

i “buu” che spaventano la Juve

Stadio sotto diffida per razzismo: simobilita il tifo organizzato

di GIANLUCA ODDENINO (LA STAMPA 20-04-2012)

Tifoso avvisato, stadio salvato. Sulla Juve incombe la squalifica del campo in

caso di nuovi cori razzisti e così, per evitare di perdere la faccia insieme

alla possibile festa scudetto, si sono mossi gli appassionati bianconeri per

stoppare l’odioso fenomeno degl i ululati contro gli avversari di colore. Con

una lettera aperta, scritta dal centro coordinamento degli Juventus Club e

dalla curva Sud, per la prima volta il cuore del tifo prende posizione sulla

questione razzismo e avverte chi seguirà dagli spalti la squadra di Conte

nella volata tricolore. «Evitiamo – hanno scritto nella comunicazione

congiunta - e contrastiamo i cori razzisti e beceri che, vista la diffida del

nostro campo, potrebbero solo danneggiarci in questo delicato e fondamentale

finale di stagione».

Un autoappello che già dal titolo della missiva, spedita a tutti i club

juventini, fa capire che non ci sono più margini di errore dopo esser finiti

nel mirino del giudice sportivo e dell’attenzione pubblica: «Sei finali… Nelle

quali anche noi tifosi non dobbiamo sbagliare». A partire dal Juve- Roma di

domenica sera, terz’ultima sfida casalinga (le altre sono con Lecce e Atalanta,

all’ultima di campionato) e tappa cruciale per mantenere la vetta della

classifica e l’imbattibilità record. Nei giallorossi potrebbe scendere in

campo Simplicio, mentre Juan è infortunato, e l’attenzione è ai massimi

livelli.

La società invocherà il fairplay attraverso lo speaker e i maxi schermi ,

mentre fuori dalla curva Sud verrà consegnato un volantino per sottolineare il

pericolo squalifica. Dopo l’ultima sanzione (30mila euro più diffida) per i

cori contro il laziale Diakitè, infatti, un altro “buu” porterebbe al

provvedimento più duro: giocare in uno stadio vuoto. Un evento che i tifosi

bianconeri hanno già provato sulla loro pelle: per i cori beceri contro

l’interista Balotelli, il 17 maggio 2009 Juve-Atalanta venne giocata in un

Olimpico a porte chiuse, mentre il 23 gennaio 2010 venne squalificata la curva

Scirea nella sfida contro la Roma per lo stesso motivo.

I precedenti, dunque, non mancano. Insieme ad una certa reiterazione

registrata dal giudice sportivo in questa annata. La Juve per ben 7 volte è

stata multata (5 in campionato e 2 in Coppa Italia) causa atteggiamento del

proprio pubblico nei confronti degli avversari e ha già dovuto sborsare

115mila euro complessivi di multe. Nessuna tifoseria in serie A vanta così

tante sanzioni e numero di segnalazioni: un record poco invidiabile, che ha

costretto la dirigenza juventina ad intervenire con durezza. «E’ una

situazione che crea forte disagio – ha commentato Beppe Marotta – perché siamo

all’avanguardia in questa lotta. Da anni portiamo avanti con l’Unesco il

progetto “Un calcio al razzismo” e le nostre giovanili sono un laboratorio

multietnico, formato da calciatori di tutti i continenti. Questo fenomeno è

frutto di uno sparuto gruppo di tifosi, ma va debellato ». Anche perché la

tolleranza, adesso, è diventata zero. Se nella sfida contro la Lazio dell’11

aprile il giudice Tosel aveva mitigato la pena, sottolineando come «altri

sostenitori, in relazione ad alcuni episodi, hanno chiaramente manifestato la

propria dissociazione da tali biasimevoli comportamenti», ora nulla potrà

salvare lo Juventus Stadium in caso di razzismo. Meglio prevenire e così il

messaggio pubblico, scritto dal coordinamento (a stretto contatto con la

società) e dai gruppi organizzati del tifo più caldo, batte sull’unico tasto

possibile: «Tifiamo per la Juve e basta ». Basterà?

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"Evasione fiscale milionaria

sugli ingaggi dei calciatori"

indagato il gotha degli agenti

Da Moggi jr a Pasqualin, in 21 sotto inchiesta a Piacenza

di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 20-04-2012)

DOPO Calciopoli e il calcioscommesse, un altro scandalo si abbatte sul calcio

italiano. Stavolta quello che succede in campo non c’entra niente, stavolta

c’entra quello che succede negli uffici dei club.

E cioè una gigantesca evasione fiscale messa in atto dai procuratori dei

calciatori e dalle società calcistiche. I truffati, stavolta, non sono solo i

tifosi, ma tutti i cittadini.

Un numero preciso per quantificare questa evasione, per il momento, non c´è.

«Decine di milioni di euro» dicono, ad occhio, gli investigatori che indagano

su questo caso solamente da fine novembre. L´unico numero in grado di rendere

l´idea del giro è quello dei procuratori indagati che sono 21 e, soprattutto,

sono tutti "big". Gente dal nome importante - si va da Moggi jr a Pasqualin -

i cui carnet di assistiti sembrano estratti dagli album delle figurine Panini.

Come capita spesso con le storie di grandi dimensioni, anche questa prende

spunto da una vicenda minuscola. Il 21 aprile scorso, il nucleo di polizia

tributaria della Guardia di finanza di Piacenza comincia una verifica a

campione nei confronti della squadra locale, tra l´altro in grossa difficoltà

economica (oggi è fallita) perché travolta tra le altre cose dalla vicenda

calcioscommesse. «Nel corso dell´attività ispettiva è stato rilevato che il

Piacenza - si legge nell´informativa mandata alla procura della Repubblica -

ha iscritto i costi sostenuti derivanti dalle prestazioni professionali rese

dagli agenti dei calciatori nella voce dei "Diritti pluriennali dei calciatori

professionisti"». Che cosa significa? «Che ai fini del pagamento dell´Iva la

società ha detratto l´imposta indicata in fattura». Quindi, non ha pagato

l´imposta sul valore aggiunto e sui redditi. Secondo la Finanza in maniera

assolutamente illegale, essendo l´intermediazione di un procuratore un tipo di

prestazione «da ritenere indetraibile».

«In questo modo - si legge nell´informativa - è stato così implementato un

sistema fittizio attraverso il quale i corrispettivi dovuti agli agenti per le

attività svolte per conto dei calciatori vengono, nella sostanza, traslati

direttamente in capo alla società calcistica attraverso il conferimento di un

incarico all´agente del calciatore stesso». Per fare in modo che però il

sistema funzionasse i procuratori hanno emesso fatture false alla società,

fatture che «facevano riferimento a prestazioni di servizi inesistenti»,

perché nessuno dei procuratori aveva lavorato per il Piacenza calcio ma al

massimo per i calciatori. In questa maniera facendo risparmiare tasse alla

società e risparmiando anche loro stessi.

Insomma un pasticcio che ha permesso «una importante evasione fiscale» e che

con ogni probabilità è stato replicato in altre realtà anche molto più grandi.

Per questo il pubblico ministero della procura di Piacenza Antonio Colonna ha

iscritto al registro degli indagati oltre all´allora amministratore delegato

del Piacenza, la creme dei procuratori sportivi italiani: tra gli altri, i più

noti sono Claudio Pasqualin Alessandro Moggi, Silvano Martina, Giovanni

Branchini, Matteo Roggi, Tullio Tinti, Andrea Pastorello, Marcello e Giuseppe

Bonetto. A tutti è contestato un articolo del decreto del 2000 sull´evasione

fiscale che punisce «chiunque utilizzi fatture per operazioni inesistenti al

fine di evadere le imposte». Si rischia da uno a tre anni di carcere. Oppure

una maxi multa.

L´inchiesta è ancora nelle fasi delle indagini preliminari e Finanza e

procura di Piacenza stanno valutando come e quanto allargare un´indagine che

estesa ai club più importanti potrebbe portare nelle casse del fisco milioni

di tasse evase illegalmente in questi anni.

L´iniziativa della procura di Piacenza prende in contropiede procuratori e

società che, consapevoli dell´anomalia della loro prassi (e di essere stati

scoperti dalla finanza), nei mesi scorsi avevano chiesto a Equitalia di

avviare un tavolo per valutare una possibile via d´uscita "morbida". Che però

non potrà riguardare l´aspetto penale della vicenda.

-------

I personaggi

Spregiudicati, potenti e ricchissimi

ecco i veri padroni del calciomercato

Commissioni fino al 10 per cento, gestiscono un business da 150 milioni l´anno

Boniperti non voleva nemmeno riceverli, ora gestiscono ogni trattativa

Il nuovo sistema per guadagnare di più è diventare comproprietari dei giocatori

di FABRIZIO BOCCA ft. GIULIO CARDONE (la Repubblica 20-04-2012)

ROMA - Trent´anni fa era un´avventura. Quando Dario Canovi, avvocato romano

tra i precursori del mestiere di procuratore di calcio, entrò nell´ufficio di

Antonio Sibilia ad Avellino per trattare il contratto di Juary - che il

presidente avrebbe addirittura spedito a consegnare una medaglia d´oro a

Raffaele Cutolo - quello si tolse la Magnum dalla fondina e l´appoggiò sul

tavolo. «È che quando sto seduto mi dà fastidio». A quei tempi i procuratori

non li volevano tra i piedi: Boniperti con loro non parlava, si rifiutava di

riceverli e di farli entrare alla Juve.

Oggi invece la dimensione degli affari è industriale e gli interessi

planetari. Un mercato non sempre fuori regola e da codice penale, ma molto

disinvolto. Maurizio Zamparini ha denunciato per estorsione il procuratore

argentino di Javier Pastore: dal trasferimento de El Flaco al PSG, Marcelo

Simonian tramite la Dieci football Corporation ha incassato una fetta di 12

milioni, dopo richiesta di 17. Dei 39,8 milioni pattuiti con i francesi il

Palermo ne ha incassati 22,8 e il resto se ne è andato in premi all´Huracan e

in una maxifetta al procuratore che in realtà è comproprietario del giocatore.

In ogni caso il giudice ha deciso l´archiviazione e si va in appello.

In Europa e in Italia gli agenti fanno mercato a tutto campo. Mettono in

piedi l´affare e lo fanno lievitare. Il famoso agente Fifa Mino Raiola, ex

pizzaiolo italo-olandese (maturità classica e 7 lingue per altro) nato a

Nocera Inferiore e che cominciò a fare affari nel suo ristorante di Haarlem

frequentato da Bergkamp, Rijkaard e quelli dell´Ayax, è diventato la testa di

ponte del Milan: Ibrahimovic, Robinho, Van Bommel, Emanuelson. Il primo gran

colpo in Italia fu Nedved alla Juve (2001), il prossimo sarà l´asta per

Balotelli, la sua specialità. Ogni volta che Ibra cambia club o rinnova Raiola

apre le casse: la percentuale di un procuratore va dal 4 al 10% sul lordo (per

Ibra 20 milioni l´anno, fino a 2 milioni dunque per il suo agente). Due anni

fa il suo giro d´affari annuale era di circa 5 milioni, ora molto di più.

Metodi spicci, famosa l´intercettazione Moggi-Raiola in Calciopoli circa il

trasferimento di Ibra alla Juve dall´Ayax, che ovviamente va ammorbidito.

Raiola: «Domani Ibra non si presenta all´allenamento»; Moggi: «Continuiamo a

far guerra, non lo mandare ad allenarsi»; «Eh, io la sto facendo guerra!».

Anche Ernesto Bronzetti è un formidabile procacciatore di calciatori, terreno

di caccia soprattutto la Spagna, Vieri, Kakà. Figo e altri sono passati per le

sue mani. Uno dei più quotati è l´avvocato cosentino Beppe Bozzo, che ha

esteso la sua attività dai calciatori (Cassano, Gilardino, Quagliarella), ad

allenatori come Ranieri e Mazzarri. L´ultimo colpo grosso è stato di Sergio

Berti, il più tosto di tutti: a De Rossi aveva procurato un contratto da 9

milioni netti al City, la Roma si è dovuta svenare per garantirgliene almeno

6-6,5 bonus compresi. Il più originale Armin Ruznic che importa sloveni a

Palermo, tutti con la "ic" finale come lui: Ilicic, Bacinovic, Kurtic,

Handelkovic.

Alessandro Moggi, 5 mesi nel vecchio processo Gea e 20 di squalifica sportiva,

ha intanto riaperto a Dubai la Gea World Middle Est, costola della vecchia

agenzia dei figli di papà (Riccardo Calleri, Chiara Geronzi, Francesca Tanzi,

Giuseppe De Mita, Davide Lippi) che arrivò a 262 procure. I soldi muovono

tutto. Con 1.502 milioni di "costo imputabile al personale" in A (Report Figc

2012), ai procuratori può finire un bottino fino al 10%: 150 milioni.

Il mercato ormai è internazionale. La Gestifute del potente avvocato

portoghese Jorge Mendes vale 400 milioni: gestisce Mourinho e Cristiano

Ronaldo, Quaresma, Coentrao. Allenatore e giocatori con lo stesso procuratore.

Mentre l´anglo iraniano Kia Joorabchian, registrato con un passaporto canadese

alla camera di commercio di Londra, addirittura acquista cartellini di giovani

talenti sudamericani, assistendoli e stipendiandoli, in attesa che esplodano.

Non ha una licenza di agente ma un fondo d´investimento (MSI) nelle isole

Vergini, tramite cui sono passate le "importazioni" di Tevez e Mascherano al

West Ham, e poi via così. Famose le foto di Galliani e Joorabchian in camicia

a Rio: ma il ricco affare Tevez-Pato-Milan-City-Psg venne stoppato da

Berlusconi. Alla faccia dei divieti Fifa il magnate brasiliano, Delcir Sonda,

24 supermercati in Brasile, tramite il fondo DIS sede a Chui al confine con

l´Uruguay, detiene quote di 60 calciatori brasiliani, tra cui Ganso e Neymar

(il Barça è pronto a sborsare 65 milioni). I prossimi affari della grande

torta.

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Miiii, quant'è dura la vita

questa news Ju29ro l'ho scritta io (perché per il momento, ancora per poco, sono io che scrivo le news)

Moggi: Agnelli riporterà a casa gli scudetti - Ma Luciano Moggi è stato intervistato anche dal sito arabo juventusmania.net, i cui responsabili lo hanno premiato e gli hanno testimoniato tutto il loro apprezzamento (per lui e per la Juve). E con loro lui ha parlato del futuro suo e della Juventus. Per quanto lo riguarda Moggi ha spiegato che il suo futuro è legato "all'esito del processo di appello, ma credo non vi siano problemi, perché ormai è stato acclarato agli occhi di tutti, se mai fosse stato necessario, che sono innocente".

Per quanto riguarda la Juventus, afferma che "Andrea Agnelli dovrà recuperare i due scudetti, anche perché il tribunale ha dimostrato che nel campionato il cui titolo è stato tolto alla Juve ogni cosa era stata regolare". Quanto ai tempi: "Loro hanno proposto un ricorso e sarà necessario quindi un po' di tempo, però credo che nel giro di un anno tutto possa risolversi e i titoli possano tornare".

Ma gli arabi sono notoriamente scaltri e hanno posto una domanda maliziosa: 'Elkann è sparito dalla circolazione, Cobolli ha accettato la serie B. E' possibile che qualcuno volesse congiurare per mandare via Moggi dalla Juve?' Moggi a questo punto non ha fatto altro che sorridere scuotendo la testa e dicendo solo, in un sospiro: "E' probabile..."

di là, sul forum, dove non vado per non finire in guai peggiori di quelli in cui mi trovo

hanno scritto che il titolo è sbagliato (Agnelli riporterà a casa gli scudetti). Certo che no....

"Andrea dovrà riportare a casa gli scudetti

Loro hanno proposto un ricorso e credo che nel giro di un anno i titoli possano tornare"

Mi chiedo: chi li avrà riportati? Guido Rossi o Andrea Agnelli? Il sillogismo questo sconosciuto....

(il titolo deve riassumere tutta la news, mica volevo orientare l'opinione pubblica...)

Scusate lo sfogo...

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Miiii, quant'è dura la vita

questa news Ju29ro l'ho scritta io (perché per il momento, ancora per poco, sono io che scrivo le news)

Moggi: Agnelli riporterà a casa gli scudetti - Ma Luciano Moggi è stato intervistato anche dal sito arabo juventusmania.net, i cui responsabili lo hanno premiato e gli hanno testimoniato tutto il loro apprezzamento (per lui e per la Juve). E con loro lui ha parlato del futuro suo e della Juventus. Per quanto lo riguarda Moggi ha spiegato che il suo futuro è legato "all'esito del processo di appello, ma credo non vi siano problemi, perché ormai è stato acclarato agli occhi di tutti, se mai fosse stato necessario, che sono innocente".

Per quanto riguarda la Juventus, afferma che "Andrea Agnelli dovrà recuperare i due scudetti, anche perché il tribunale ha dimostrato che nel campionato il cui titolo è stato tolto alla Juve ogni cosa era stata regolare". Quanto ai tempi: "Loro hanno proposto un ricorso e sarà necessario quindi un po' di tempo, però credo che nel giro di un anno tutto possa risolversi e i titoli possano tornare".

Ma gli arabi sono notoriamente scaltri e hanno posto una domanda maliziosa: 'Elkann è sparito dalla circolazione, Cobolli ha accettato la serie B. E' possibile che qualcuno volesse congiurare per mandare via Moggi dalla Juve?' Moggi a questo punto non ha fatto altro che sorridere scuotendo la testa e dicendo solo, in un sospiro: "E' probabile..."

di là, sul forum, dove non vado per non finire in guai peggiori di quelli in cui mi trovo

hanno scritto che il titolo è sbagliato (Agnelli riporterà a casa gli scudetti). Certo che no....

"Andrea dovrà riportare a casa gli scudetti

Loro hanno proposto un ricorso e credo che nel giro di un anno i titoli possano tornare"

Mi chiedo: chi li avrà riportati? Guido Rossi o Andrea Agnelli? Il sillogismo questo sconosciuto....

(il titolo deve riassumere tutta la news, mica volevo orientare l'opinione pubblica...)

Scusate lo sfogo...

di sopra ci son o troppi bambini

sefz

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Inviato (modificato)

GaSport 21-04-2012

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___

Repubblica 21-04-2012

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___

LA RIVELAZIONE

Carobbio tira in ballo Conte per

il pareggio tra Novara e Siena

L’indiscrezione circola da giorni a Cremona e in Figc.

Giovedì il pm Di Martino aveva lanciato un segnale

di ETTORE INTORCIA & ANDREA RAMAZZOTTI (CorSport 21-04-2012)

L’indiscrezione circola negli ambienti della Procura Federale ma anche in

quelli della Procura di Cremona e finora non è stata smentita da nessuno:

davanti agli 007 di Palazzi, l’ex bianconero Carobbio avrebbe raccontato, a

proposito di Novara-Siena 2-2, che anche l’allora tecnico dei toscani Antonio

Conte sarebbe stato messo al corrente del presunto accordo per pareggiare la

partita.

IL PUNTO - Al momento di essere ascoltato dalla Procura Federale, Carobbio

era stato già sentito due volte a Cremona, la prima dal Gip per

l’interrogatorio di garanzia, la seconda dai magistrati titolari

dell’inchiesta. Davanti al pm Di Martino il giocatore si era dimostrato già in

quella circostanza abbastanza collaborativo, anche se meno di Gervasoni. Poi,

appunto, Carobbio è stato ascoltato dalla Procura Federale lo scorso 29

febbraio. Un’audizione durata circa sette ore, durante le quali il

centrocampista ha fornito la massima collaborazione agli inquirenti della Figc,

raccontando le sue verità sulle gare che vedono coinvolte le sue squadre:

Albinoleffe, Grosseto e, appunto, Siena. E’ su questi aspetti che gli 007 di

Palazzi si sono concentrati di più, entrando nei dettagli, fermo restando che

Carobbio ne aveva già parlato una prima volta a Cremona raccontando di un

presunto contatto in hotel tra Vitiello, suo compagno al Siena, e Drascek. A

Novara il Siena va al riposo in vantaggio di due reti, subirà la rimonta nella

ripresa. La festa promozione è così rinviata di una settimana, quando i

bianconeri torneranno a giocare in casa. Ora la novità che emerge dalla

Procura Federale è, appunto, che Carobbio avrebbe raccontato di essere andato

con alcuni compagni dall’allenatore Conte, dicendogli mister, che dobbiamo

fare? Gli altri vogliono pareggiare . L’eventualità che altri tesserati

sapessero per ora non è stata smentita.

SOTTO ESAME - A quel punto Carobbio è stato nuovamente ascoltato a Cremona, è

accaduto martedì scorso e il verbale è stato secretato. Di Martino ha voluto

interrogarlo di nuovo, alla luce delle informazioni rese alla Procura Federale

ma anche sulla base delle nuove dichiarazioni di Gervasoni datate 12 marzo.

Appena due giorni fa il pm Di Martino, a proposito del nuovo interrogatorio di

Carobbio, si era lasciato scappare una sola frase: «Ha parlato del Siena in

tutte le sue sfaccettature» . E’ ormai chiaro che in Procura Federale come a

Cremona sia stato chiesto a Carobbio se ci siano mai stati interessamenti

della dirigenza toscana alla luce delle accuse mosse da Gervasoni al

presidente Mezzaroma.

___

CorSera 21-04-2012

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___

LA STAMPA 21-04-2012

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___

Calcioscommesse

Carobbio tira ancora in mezzo Conte

per la sospetta combine di Siena-Novara

di GILBERTO BAZOLI (Libero 21-04-2012)

Filippo Carobbio, uno dei “pentiti”dell’inchiesta sul Calcioscommesse, avrebbe

citato Antonio Conte, allenatore del Siena quando Carobbio giocava nella

squadra toscana. Carobbio era stato sentito il 29 febbraio dalla procura

federale e, lunedì, dal pm di Cremona Roberto di Martino. Si è parlato molto

del Siena, «in tutte le sue sfaccettature», e un po’ anche del Grosseto.

Carobbio, in uno degli interrogatori, avrebbe sostenuto che prima di

Siena-Novara del 1° maggio 2011, terminata 2-2, lui e alcuni compagni di

squadra avrebbero informato gli altri, incluso Conte, che il Novara proponeva

un pareggio. Non ci sarebbe nulla di penalmente rilevante, ma potrebbe

scattare l’ipotesi di omessa denuncia. Il 19 gennaio, davanti a di Martino,

Carobbio aveva parlato in questi termini della gara sospetta: «Venni

contattato da Gegic e Ilievski (capi del gruppo degli zingari, ndr), i quali

proponevano un risultato diverso dal pareggio o un pareggio con over. Io

risposi che non ero interessato e che non avrei neanche giocato. In effetti,

ci furono dei contatti tra i giocatori in quanto il pareggio sarebbe stato un

risultato proficuo per tutte e due le squadre. Infatti, ci fu un contatto tra

Vitiello del Siena e Drascek del Novara, che avvenne nella hall dell’albergo

che ospitava noi del Siena. Io li ho visti parlare».

Non è la prima volta che spunta il nome di Conte. L’ex capitano del Bari,

Bellavista (indagato sia a Bari che a Cremona), telefonò a un certo Raimondo.

Annota la polizia: «Bellavista chiede a Raimondo sepuò contattare Conte per

sapere se sia “contattabile” per la partita». Si tratta di Siena-Sassuolo (4-0).

___

L’ombra delle scommesse su Conte.

L’accusa di Carobbio: “Sapeva della combine”

di GIOVANNI CAPUANO (PANORAMA.it Sport - 21-04-2012)

L’ombra dello scandalo scommesse si allunga sulla volata scudetto e rischia di

toccare anche Antonio Conte, allenatore della Juventus ed ex tecnico del

Siena. Dopo settimane di rumors e indiscrezioni ora è uno dei ‘pentiti’ della

vicenda ad aver fatto direttamente il nome di Conte accusandolo di essere a

conoscenza della combine architettata in Novara-Siena della passata stagione e

quanto meno di non averla denunciata agli organismi della Federcalcio o,

nell’ipotesi peggiore, di avervi preso parte.

A parlare di Conte è stato Filippo Carobbio, nella scorsa stagione giocatore

del Siena allenato da Conte e promosso alla fine in serie A. “Antonio Conte

sapeva della combine” ha spiegato Carobbio in due diverse occasioni: la prima

davanti al procuratore federale Palazzi, che lo ha interrogato per 8 ore, e la

seconda al pm di Cremona Roberto Di Martino che lo aveva arrestato lo

scorso 19 dicembre in una delle operazioni legate all’inchiesta ‘Last bet’.

Secondo gli investigatori Carobbio sarebbe una delle figure centrali

dell’organizzazione che truccava le partite del calcio italiano perché

referente difiducia del gruppo degli Zingari. Secondo quanto trapelato, nei

verbali di Carobbio il nome di Conte viene fatto in relazione ad almeno una

delle gare considerate chiaccherate del Siena della passata stagione.

L’ipotesi è che possa trattarsi di Novara-Siena terminata 2-2 lo scorso 1°

maggio 2011 con i toscano già promossi in serie A e i piemontesi a un passo

dall’assicurarsi il terzo posto che avrebbe garantito un accesso agevole ai

playoff come poi avvenne.

Carobbio ha raccontato ai magistrati di essere stato contattato da Gegic e

Ilievski per un “risultato diverso dal pari o un pari con over”. In un primo

tempo il giocatore aveva negato le sue responsabilità, mentre dopo le

rivelazioni di Gervasoni sul suo coinvolgimento e sull’accordo raggiunto per

l’over, scelse di collaborare rivelando che la squadra aveva informato anche

il tecnico (Conte ndr) della combine. Il fatto che Carobbio abbia allargato il

campo delle sue rivelzioni perché messo alle strette dalle parole già raccolte

da Gervasoni spinge, secondo quanto si apprende, gli investigatori a

considerare il suo racconto non frutto di millanteria ma credibile e da

riscontrare.

L’ipotesi, però, è che un eventuale coinvolgimento di Conte possa essere

esteso anche ad altre partite del Siena 2010-2011 finite sotto la lente di

ingrandimento delle procure che indagano sul calcioscommesse. Ci sono anche

Siena-Piacenza 2-3, Siena-Sassuolo 4-0, Siena-Ascoli 3-0, Albinoleffe-Siena

1-0 oltre alle accuse di coinvolgimento diretto del presidente Mezzaroma in

Modena-Siena 0-2 per le quali il numero del club è già stato convocato da

Palazzi settimana prossima.

Una situazione intricata che, se non smentita dagli stessi protagonisti ad

esempio chiarendo che Conte scelse di prendere le distanze dalla combine,

rischia di costare caro all’allenatore della Juventus. A lui potrebbe essere

contestata l’omessa denuncia (punita dalla giustizia sportiva con un anno di

stop) oppure il coinvolgimento diretto nell’illecito con il rischio di una

squalifica fino a tre anni.

Nelle scorse settimane Conte si era difeso con forza dai rumors che lo

vedevano coinvolto per il ricevimento di un sms in occasione di Siena-Sassuolo

(”Non parlo del nulla. E’ una bufala. Come mai tutto questo risalto? C’è un

gioco dietro”) e il presidente Agnelli si era schierato con lui: “Conosco

Conte da venti anni e tra tanti difetti so che è una persona integra e leale”.

Ora una nuova bufera.

___

Cosa si sa del caso Conte

Perché l'allenatore della Juventus rischia un anno di squalifica nel caso

calcio e scommesse (c'entra almeno una partita di serie B, dell'anno scorso)

della redazione il POST 21-04-2012

L’allenatore della Juventus Antonio Conte è stato accusato da un suo ex

giocatore, Filippo Carobbio, di essere a conoscenza di una presunta combine

su almeno una partita di serie B di calcio dell’anno scorso e di non aver

denunciato il caso alla Procura federale della FIGC, la Federazione Italiana

Giuoco Calcio che organizza i campionati. Il caso rientra nell’inchiesta sul

calcio scommesse condotta dalla procura di Cremona aperta lo scorso giugno

che indaga sul gruppo dei cosiddetti “zingari”, una presunta associazione

a delinquere dedita a muovere le scommesse – soprattutto all’estero –

e condizionare i risultati delle partite contattando i calciatori, promettendo

loro parte delle vincite o minacciandoli (di un altro ramo dell’inchiesta se

ne occupa la Procura di Bari).

L’inchiesta

L’accusa, che non è penale ma solo sportiva, sarebbe comunque molto grave

perché, qualora venisse provata l’accusa di Carobbio, Conte potrebbe essere

squalificato fino a un anno dalla Federcalcio italiana per “omessa denuncia”.

Secondo il regolamento sportivo della Federcalcio, infatti, tutti i

professionisti sono tenuti a denunciare immediatamente alla Procura federale

della FIGC ogni sospetto di partite truccate o falsate. La stessa accusa di

“omessa denuncia” contro Conte era già stata fatta nei giorno scorsi a un

altro calciatore della Juventus, Simone Pepe, stavolta da parte di Andrea

Masiello, un giocatore dell’Atalanta pesantemente coinvolto nell’inchiesta

della Procura federale, per la partita Udinese Bari (finita 3-3) della

stagione di serie A 2009/2010.

Chi è Filippo Carobbio

Filippo Carobbio ha 33 anni, è un giocatore del Siena in prestito allo Spezia,

ed è stato arrestato lo scorso 19 dicembre a Lerici da parte della Squadra

Mobile di Cremona nell’ambito dell’inchiesta denominata “Last Bet” su calcio e

scommesse. Insieme a lui erano stati arrestati anche altri calciatori ritirati

o ancora in attività come Cristiano Doni dell’Atalanta, Luigi Sartor (ex Parma,

Inter e Roma, tra le altre), Alessandro Zamperini (Ventspils) e Carlo

Gervasoni (Piacenza). Questi, secondo la procura di Cremona, sarebbero i

referenti in Italia di un’organizzazione criminale cosiddetta “degli zingari”,

con vertice a Singapore, dedita ad alterare i risultati delle partite. I

giocatori sarebbero stati corrotti per falsare i risultati degli incontri su

cui l’organizzazione aveva scommesso forti somme di denaro.

Le accuse contro Conte

Carobbio l’anno scorso giocava in serie B, nel Siena, squadra allenata e

portata in Serie A da Conte. Carobbio ha detto sia al procuratore federale

Stefano Palazzi che al procuratore di Cremona Roberto Di Martino di aver

avvisato l’anno scorso Conte e il suo vice Cristian Stellini che almeno una

partita del Siena era a rischio di combine. Secondo Carobbio, Conte avrebbe

fatto finta di niente e non avrebbe denunciato il caso alla Procura federale.

Almeno una partita in questione di quelle citate da Carobbio sarebbe

Novara-Siena dell’anno scorso, finita 2-2. Per questa partita Carobbio ha

raccontato di essere stato “contattato da Gegic e Ilievski”, i due massimi

esponenti dell’organizzazione cosiddetta degli Zingari, “i quali proponevano

un risultato diverso dal pareggio o un pareggio con over”.

L’intercettazione di Bellavista

Conte sinora non si è espresso sull’argomento ma è molto probabile che lo farà

tra qualche ora nella consueta conferenza stampa prima della prossima partita

di campionato della Juventus contro la Roma, nella quale dovrebbe confermare

la sua totale estraneità dai fatti. Conte era già stato coinvolto

nell’inchiesta qualche settimana fa, in quanto da alcune intercettazioni era

venuto fuori che Antonio Bellavista, un ex giocatore del Bari, aveva

contattato un giornalista sportivo locale per sapere se Conte fosse

“contattabile”, apparentemente per truccare una partita. Il giornalista diceva

nella telefonata di aver mandato un sms a Conte sulla questione, ma poi ha

smentito tutto.

___

Ciclone calcioscommesse:

tutte le accuse ad Antonio Conte

di DARIO PELIZZARI (Il Sole 24 ORE.com 21-04-2012)

Il ciclone calcioscommesse investe con un rumore assordante anche Antonio

Conte, il tecnico della Juve dei miracoli che domani sera si gioca contro la

Roma una parte importante della stagione. L'allenatore dei bianconeri è stato

coinvolto nelle indagini da un suo ex giocatore, Filippo Carobbio, che l'anno

scorso vestiva la maglia del Siena guidato proprio dallo stesso Conte. Ha

detto Carobbio agli inquirenti che l'hanno convocato più volte in procura per

fare luce sulle tante ramificazioni dell'affaire che sta provocando scossoni

impressionanti e imprevedibili nel calcio italiano: "Antonio Conte sapeva

delle combine".

L'ex centrocampista della squadra toscana è convinto che l'attuale numero uno

della Juventus fosse a conoscenza di quanto veniva deciso negli spogliatoi del

malaffare. Per Carobbio, Conte sapeva, come molti altri.

Ad oggi sono almeno 5 le gare del Siena della passata stagione al vaglio degli

inquirenti: Novara-Siena 2-2, Siena-Piacenza 2-3, Siena-Sassuolo 4-0,

Siena-Ascoli 3-0 e Albinoleffe-Siena 1-0. Secondo fonti vicine alla procura,

la partita che più di altre potrebbe mettere nei guai Conte sarebbe

Novara-Siena del primo maggio 2011. Entrambe le formazioni avevano già un

piede in serie A. Meglio, i toscani erano ormai sicuri di aver staccato il

pass per la categoria superiore. I piemontesi, invece, avevano bisogno di fare

punti per conservare il terzo posto in classifica e giocarsi tutto ai playoff.

Dai verbali degli interrogatori di Carobbio, la verità presunta di uno dei

testimoni chiave, insieme con l'ex difensore Carlo Gervasoni, dell'intera

impalcatura che sorregge le indagini. Dice Carobbio agli inquirenti: "In

occasione di Novara-Siena venni contattato da Gegic e Ilievski i quali

proponevano un risultato diverso dal pari o un pari con over. Risposi che non

ero interessato e che non avrei neanche giocato (ndr, entrò nel secondo

tempo). Ci fu un contatto tra Vitiello del Siena e Drascek del Novara nella

hall dell'albergo che ospitava noi del Siena". Per Carobbio, i due riuscirono

a convincere i rispettivi compagni di squadra. Insomma, la combine era

servita. Ma c'è di più, e qui arriva il nome di Conte.

Sì, perché secondo Carobbio i giocatori del Siena informarono l'attuale

tecnico della Juve di quanto sarebbe successo in campo. E Conte non avrebbe

denunciato alcunché. Tuttavia, non si sa ancora nulla della reazione

dell'allenatore. Una mancanza non da poco, come si può facilmente immaginare.

Per intenderci, cosa disse e cosa fece dopo aver appreso la notizia? Si oppose

fermamente, prendendo le distanze da una decisione che non condivideva

assolutamente, oppure fece spallucce e lasciò fare? Dalla risposta a questi

interrogativi, il possibile destino sportivo di Conte, che potrebbe venire

chiamato nei prossimi giorni a fornire la sua versione a proposito. L'omessa

denuncia di una truffa di questo genere vale almeno un anno di stop.

___

L'INCHIESTA

Calcioscommesse, «Conte sapeva tutto»

Parla Carobbio, ex Siena. Il tecnico: «C'è poco da dire. Sono sereno».

della redazione Lettera 43 21-04-2012

Beccato. Lui sapeva. Il nome di Antonio Conte è comparso (di nuovo) tra quello

degli accusati nell'inchiesta sul calcioscommesse e la Federcalcio potrebbe

squalificarlo. Almeno per un anno «per omessa denuncia». Perché questa volta

non si tratta di un'intercettazione che lo tocca in maniera tangenziale, come

quella in mano alla procura di Bari (l'ex giocatore Antonio Bellavista ha

chiesto a un giornalista pugliese, Raimondo, se può chiamare Conte per capire

se sia «contattabile» e Raimondo sostiene di avergli mandato un sms).

Questa volta il nome di Conte lo ha fatto direttamente Filippo Carobbio (ex

Siena), davanti agli uomini della procura federale, il 29 febbraio. E lo ha

ripetuto al pm di Cremona Roberto Di Martino martedì 17 aprile, ma solo di

sfuggita («Abbiamo parlato del Siena in tutte le sue sfaccettature», ha

confermato il pm). La vicenda è di competenza della sola giustizia sportiva.

ACCORDO TRA I GIOCATORI. La tesi di Carobbio è che l'attuale allenatore

della Juventus, all'epoca del Siena, fosse stato messo al corrente di una

combine. Le scommesse in questo caso non c'entrerebbero: l'accordo era tra

i giocatori delle due squadre. La partita in questione sarebbe Novara-Siena,

giocata il primo maggio 2011 e finita 2-2. Secondo indiscrezioni Carobbio

e altri sarebbero andati da Conte dicendogli che il Novara era interessato al

pari. Non si conosce la risposta del tecnico. Di certo non ha fatto quello che

avrebbe dovuto: denunciare, tutto e immediatamente, alla procura federale.

Per il tecnico si parla di omissione di denuncia

Fosse vero il racconto del giocatore, Conte sarebbe colpevole di omessa

denuncia. Non una colpa da poco per la giustizia sportiva che la punisce con

un anno di squalifica.

La verità è tutta da dimostrare. Restano le parole di Carobbio: «In

occasione della partita Novara-Siena (...) venni contattato da Gegic e Ilievski

(i capi degli slavi, ndr) i quali proponevano un risultato diverso dal pareggio

o un pareggio con over. Io risposi che non ero interessato e che non avrei

neanche giocato. In effetti ci furono dei contatti tra i giocatori, in quanto

il pareggio sarebbe stato un risultato proficuo per tutte e due le squadre. Ci

fu un contatto tra Vitiello del Siena e Drascek del Novara nella hall

dell'albergo che ospitava noi del Siena. Io li ho visti parlare». Vedremo se

il procuratore generale Stefano Palazzi chiamerà Conte.

CONTE: «QUANDO MI CHIAMANO RISPONDERÒ». Immediata la risposta

del tecnico: «Non sono stato chiamato da nessuno. Nel momento in cui sarò

chiamato da qualcuno, avrò il piacere di rispondere». E comunque «c'è poco

da dire. Sono molto sereno e fiducioso nelle istituzioni, che stanno facendo

il loro lavoro». E se qualcuno «pensa di destabilizzarci, trova duro: alzerà solo

ancora di più la nostra voglia».

___

Se è la Juventus a gridare alla macchina del fango

di MASSIMILIANO GALLO dal blog MI CONSENTO (LINKIESTA 21-04-2012)

Antonio Conte e la Juventus sono coinvolti nel calcioscommesse. A tirare in

mezzo l’allenatore dei bianconeri lanciati verso lo scudetto è Filippo

Carobbio, centrocampista del Siena allenato da Conte. Avrebbe informato il suo

allenatore di un tentativo di combinare una partita del Siena.

Premesso che il garantismo vale anche per gli juventini (a volte è dura

essere garantisti, lo ammetto), leggere che sono proprio i bianconeri a

gridare alla macchina del fango fa un po’ sorridere. Si dice a Napoli: “a

carne sotto e i maccheroni ’ncopp...”.

Modificato da Ghost Dog

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Responsabilità oggettiva

La Lega vara il codice etico

per provare a salvare i club

di FABIO MONTI (CorSera 21-04-2012)

MILANO — Questa volta la «richiesta» è stata rispedita al mittente ed è uscita

sconfitta dall'assemblea della serie A la linea di chi chiedeva una nuova

definizione della responsabilità oggettiva, il principio che sta alla base

dell'ordinamento sportivo non solo italiano, ma mondiale, applicato anche

dalla Fifa. Atalanta, Bologna, Cesena, Genoa, Lecce, Novara e Parma (il Siena

aveva annunciato la propria astensione) hanno trovato un difensore d'ufficio

in Claudio Lotito, che ha molto insistito perché, in caso di condanna per il

calcioscommesse per responsabilità oggettiva, i club si preparassero a

rivolgersi direttamente alla magistratura ordinaria. Invece, a maggioranza,

l'assemblea si è pronunciata per la conferma delle regole ora in vigore. Le

novità, semmai, potranno riguardare la prossima stagione. Ha spiegato il

presidente Beretta (foto): «Abbiamo previsto l'adozione del decreto

legislativo 231 del 2001, individuando alcune linee guida alle quali le

società dovranno uniformarsi e che diventerà condizione tassativa per

l'iscrizione al campionato. Il potere di vigilanza spetterà al Collegio dei

revisori contabili e sarà adottato un codice etico finalizzato alla

prevenzione delle frodi sportive. Se una società di un qualsiasi settore

adotta procedure interne per prevenire le frodi e dimostra che queste

funzionano, la società in questione non risponde dell'illecito commesso da un

proprio dipendente, perché dimostra di aver comunque fatto il possibile per

prevenire e controllare». È il principio già applicato dal giudice sportivo

per i reati da stadio: se una società attua le procedure preventive (steward,

tornelli, controlli), il giudice sportivo ne tiene conto, in caso di

violazione delle norme. È stato Ezio Maria Simonelli, presidente del Collegio

dei revisori e in corsa per la successione a Beretta, a sostenere questa

linea. In sintesi: prima adottiamo regole rigide, dimostrando la nostra

volontà di combattere la frode sportiva con ogni mezzo a nostra disposizione,

e poi proviamo a verificare se esistono le condizioni per una parziale

revisione del concetto di responsabilità oggettiva. Per questo è stato

costituito un gruppo di studio, formato da tre avvocati (Cantamessa, Briamonte

e Campoccia), mentre nella prossima assemblea verrà finalmente eletto l'Alto

Comitato per l'etica, così come previsto dalle norme vigenti. Il presidente

del Coni, Gianni Petrucci, da Trieste dove ha assistito alla qualificazione

olimpica del Setterosa, ha chiuso la porta a qualsiasi tipo di tentazione: «Si

può studiare tutto, ma non bisogna dimenticare mai che i regolamenti li

approva poi il Coni. La responsabilità oggettiva resta un caposaldo e nessuno

può pensare di cambiarla a procedimenti in corso». Ed è molto difficile

(eufemismo) che si arrivi a una soluzione come quella prospettata da Beretta:

«Non si è pensato di toccare la norma della responsabilità oggettiva, ma la

società risponde di un suo calciatore solo se non ha predisposto queste

procedure». Nel frattempo il Direttivo di Lega resta senza vicepresidente, un

consigliere e un rappresentante in Consiglio federale, in violazione delle

norme vigenti. La situazione si trascina da luglio 2011: se qualche club

impugnerà eventuali delibere, difficilmente avrà torto.

___

Le contestazioni. I fronti aperti tra le società e l'Erario

Calcio e procuratori, consulenze sotto tiro

di MARCO BELLINAZZO (Il Sole 24 ORE 21-04-2012)

Dove ha fallito la Fifa, potrebbe riuscire l'amministrazione finanziaria

italiana. Agenti e procuratori di calciatori che, secondo il "Global Transfer

mercato 2011", producono ogni anno un giro d'affari a livello internazionale

di circa 100 milioni di euro solo in commissioni, sono infatti da tempo al

centro di progetti di ridimensionamento in ambito Fifa. Progetti che tuttavia

non hanno finora prodotto risultati.

Ora la loro attività in Italia è finita nel mirino dell'agenzia delle Entrate

e della Guardia di Finanza. Come già raccontato dal Sole 24 Ore (si

veda l'edizione dello scorso 29 gennaio), in particolare, a far scattare

le contestazioni del Fisco sono state le consulenze e i servizi di assistenza

(come la cura dell'immagine o la protezione legale) svolti da alcuni

procuratori nei confronti dei calciatori sotto contratto, ma a libro paga dei

club.

Simulazioni, secondo il Fisco, attraverso le quali i club stipendierebbero

non tanto gli "intermediari" quanto gli stessi calciatori. In altre parole,

questo "costo" supplementare sostenuto dalle società nasconderebbe una

quota extra dell'ingaggio degli atleti. Versarlo al procuratore, anzichè

al giocatore, permetterebbe ai club di risparmiare la ritenuta Irpef che

altrimenti dovrebbero effettuare e, in certi casi, di detrarre l'Iva legata

alla fatturazione di queste prestazioni "fittizie".

Nella vicenda riportata ieri da «Repubblica» il pubblico ministero della

Procura di Piacenza, Antonio Colonna, ha iscritto al registro degli indagati

una ventina di procuratori sportivi italiani, tra cui Claudio Pasqualin

Alessandro Moggi, Silvano Martina, Giovanni Branchini, Matteo Roggi,

Tullio Tinti, Andrea Pastorello, Marcello e Giuseppe Bonetto.

Le inchieste in corso e gli accertamenti notificati a numerose società

dovranno anche appurare se le somme girate dalle società ai procuratori

si fermano nei conti correnti di questi ultimi o se, in qualche forma e/o

percentuale, finiscono nelle tasche degli atleti senza l'applicazione della

relativa Irpef.

Si tratta, indubbiamente, di verifiche complesse. Ma non sono le sole

questioni aperte tra il mondo del calcio e l'Erario: dall'annosa vicenda

dell'Irap sulle plusvalenze che i club non versavano sulla base delle

indicazioni della Covisoc (Commissione di vigilanza della società di calcio),

alla più recente disputa sulla tassazione dei cosiddetti "diritti di

compartecipazione" (disciplinati dall'articolo 102-bis delle Noif, le norme

organizzative della Figc).

Nell'ambito del calciomercato, in effetti, capita non di rado che al club che

cede un giocatore di prospettiva sia riconosciuto il diritto partecipare

all'eventuale incremento di valore del calciatore. La società che vende

l'atleta, perciò, percepisce una percentuale del maggior "valore" raggiunto

dal giocatore dopo un anno o un periodo più lungo.

Su queste somme, come indicato sempre dalla Figc, non venivano pagate l'Iva

e l'Irap. Per l'agenzia delle Entrate, invece, le imposte vanno versate.

A fine gennaio, il direttore dell'agenzia delle Entrate, Attilio Befera, e i

presidenti della Lega, Maurizio Beretta, e della Federcalcio, Giancarlo Abete,

hanno deciso di costituire un tavolo tecnico per affrontare e tentare di

risolvere queste e altre tematiche. Con l'obiettivo comune di portare a casa

almeno un "pareggio".

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Il Sole 24 ORE 21-04-2012

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L’intervista

«Torni a vincere la passione, non il business»

Tommasi, presidente dell’Aic: basta con i discorsi aziendali e ritroviamo l’entusiasmo

di FRANCESCO DE LUCA (IL MATTINO 21-04-2012)

«Il calcio deve recuperare il suo fascino, dando più importanza all’aspetto

sportivo che a quello aziendale». È la ricetta di Damiano Tommasi - ex

centrocampista della Roma e della Nazionale, da undici mesi presidente

dell’Assocalciatori - per uscire da una crisi che rischia di essere

devastante.

Dalle scommesse alle accuse di evasione fiscale nei confronti di 21

procuratori: il calcio è travolto dagli scandali.

«Dallo scorso giugno ci sono inchieste delle procure sulle partite. È una

delle pagine più nere del calcio, ci sono state già condanne e attendiamo gli

sviluppi dei prossimi processi. Noi non ci siamo nascosti, anzi vogliamo

lavorare per migliorare il presente».

L’Aic ha realizzato un video sui rischi delle scommesse per un

calciatore e lo sta mostrando nei ritiri di tutte le squadre.

«È la cronaca di questi giorni, di questi mesi, che ci ha spinto a realizzare

il filmato. Noi siamo l’ultimo anello della catena e rischiamo pure di essere

l’anello più debole, ma cerchiamo di reagire e di mandare un segnale forte,

allontanando chi fa certe proposte e può inquinare il nostro mondo».

Il forte indebitamento del calcio professionistico, superiore ai due

miliardi e mezzo, è legato ai maxi-ingaggi dei calciatori?

«Quando si parla di problemi economici, spuntano gli ingaggi dei calciatori.

Ma nessuno di noi ha una penna con la quale scrive la cifra sul contratto.

Anzi, tanti sono stati i casi di contratti firmati in bianco. Bisognerebbe

studiare a fondo i bilanci delle società, verificando se nel costo lavoro,

accanto agli stipendi dei calciatori, vi siano commissioni o altro. Il punto è

un altro. Fare calcio eleva lo status di un imprenditore, in una piccola

piazza come in una metropoli, e per questo probabilmente si fanno spese forti,

chiudendo con bilanci spesso in passivo».

Il 30 giugno scade il contratto con la Lega di serie A, quello che era

stato prorogato di dodici mesi nella scorsa estate per far partire il

campionato, e ancora non è iniziata la trattativa per il rinnovo.

«Ci sono tesi un po’ diverse sulla questione: le verificheremo prima di

giugno. Bisognerà anche capire la funzionalità e l’effettiva rappresentatività

della Lega di A».

Lei dice: bisogna recuperare il fascino del calcio. È un’utopia?

«No, io credo che per tanti ragazzi il pallone sia ancora un gioco

affascinante, lontano dagli scandali e dai discorsi sui guadagni dei

calciatori. Per evitare che vi sia disamore dobbiamo restare con i piedi per

terra, non sopravvalutando lo sport più importante d’Italia. Il calcio non è

solo l’élite, ma sono anche i giovani che si avvicinano al nostro mondo

carichi di entusiasmo».

Al di là di scandali e problemi economici, c’è il discorso tecnico che

preoccupa: nessuna italiana nelle semifinali di Champions League e

l’Italia dodicesima nel ranking Fifa.

«Dopo la vittoria dei Mondiali 2006 siamo andati in difficoltà, per fortuna

questa Nazionale si è qualificata brillantemente per gli Europei e siamo in

attesa dei suoi risultati. I club hanno mollato la presa in Europa, sono stati

persi i tre posti più uno in Champions League e sarà difficile riconquistare

certi livelli. Ci siamo un po’ distratti in questi anni e non abbiamo più

pensato all’aspetto sportivo: dobbiamo tentare di riportarlo subito al centro

dei nostri progetti».

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finirà che salveranno le società (poiché la Juve non c'è) e condanneranno duramente le persone. radiazione per chi ha combinato e squalifiche pesanti per chi non ha denunciato. l'unica loro speranza di riuscire a tirarci in mezzo.

vediamo se questo avverrà, se je dirà che sono successe cose riprovevoli, siamo vicini a società e squadra mh mh mh

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INTERNATIONAL di PAOLO CONDÒ (SW SPORTWEEK | 21 aprile 2012)

UNA LEZIONE

(DI TEDESCO)

PER IL CALCIO

IL GIORNALE SPAGNOLO PANENKA ANALIZZA LE RAGIONI

DELLA COMPETITIVITÀ DELLA GERMANIA: DALL’IMMIGRAZIONE

AL SUPERAMENTO DELLA CRISI GRAZIE AL POTENZIAMENTO DEI VIVAI

La rivista di calcio più raffinata d’Europa esce da qualche mese in Spagna,

racconta storie bellissime e annuncia la sua diversità fin dal nome: Panenka,

ovvero il giocatore ceco che per primo calciò un rigore a cucchiaio. Un nome

che è un manifesto.

Del numero di aprile, oltre ad alcuni ricordi del Napoli di Maradona

raccontati da Roberto Saviano, colpisce l’inchiesta di copertina

sull’evoluzione del calcio tedesco, perché raramente un tema sportivo è stato

così logicamente (e felicemente) saldato a uno scenario culturale e politico.

Il lavoro di Raphael Honigstein e Aitor Lagunas prende le mosse dalle norme

della Germania sull’immigrazione varate nel dopoguerra per fornire manodopera

a una crescita industriale così impetuosa da non poter essere sostenuta con i

soli indigeni; originariamente studiata come un’immigrazione a rotazione,

cinque anni e poi a casa, la politica viene presto cambiata quando ci si rende

conto che i “nuovi tedeschi” – lavoratori venuti da fuori che non solo si sono

inseriti ma hanno cominciato a fare figli – sono molto più funzionali al

progetto di Grande Germania degli immigrati “usa e getta”.

Quando poi il cancelliere Schroeder cambia le antiche leggi sulla nazionalità

per adeguarle ai tempi, la nazionale di calcio può assorbire quei figli di cui

si diceva, e dei quali Ozil e Khedira sono diventati i simboli.

Il modello calcistico multiculturale, avviato da Klinsmann e perfezionato da

Low, ha poi evoluto il calcio tedesco, vincente sino al ’90 (con la postilla

molto estemporanea dell’Euro ’96) ma da lì in poi progressivamente scomparso

almeno a livello di nazionali. Semplicemente, il vecchio sistema basato su

forza fisica e mentalità teutonica («giri di campo portando un pallone

medicinale» racconta Low in un’intervista a margine dell’inchiesta) non

produceva più campioni; quello nuovo, varato dalla presidenza Beckenbauer dopo

il flop di Francia ’98 con l’apertura di 121 accademie giovanili, ora è il più

produttivo d’Europa e probabilmente del mondo.

Sul perché sia successo, Panenka offre una chiave di lettura affascinante e

istruttiva: nel 2002 il crac del gruppo televisivo Kirch, padrone dei diritti

tv della Bundesliga, svuota improvvisamente le casse dei club costringendoli a

rinunciare ai costosi ingaggi dall’estero per ripiegare sui ragazzi del

vivaio. I quali sfruttano l’opportunità di giocare ad alto livello, e crescono

a velocità tripla rispetto al passato, diventando ciò che sono oggi: la

nazione favorita (con la Spagna) all’Euro 2012 e al Mondiale 2014.

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Toh, la Juve torna sotto tiro

Le parole di Carobbio innescano cattivi pensieri, ma squadra e società sono serene

Conte verrà sentito dalla Procura federale nella prima settimana di maggio.

Ma intanto c’è chi trova sospetto il tempismo della fuga di notizie da Cremona

di ALVARO MORETTI & GUIDO VACIAGO (TUTTOSPORT 22-04-2012)

COME, quando e in che modo escono le notizie può essere frutto del caso

oppure no. Nel mezzo c’è un ampio territorio in cui la libertà di interpretazione

lascia spazio alle maliziose dietrologie. Quelle che nelle ultime ore hanno

tenuto occupati milioni di tifosi bianconeri. Perché ancora una volta, nel

corso di questa stagione che ne ha visto la vera resurrezione sportiva dopo

Calciopoli, la Juventus è l’oggetto di speculazioni potenzialmente

destabilizzanti.

LA CENTRIFUGA Il “caso Carobbio”, il pentito di Scommessopoli che ha tirato

in ballo Conte sulla presunta combine di Novara-Siena (1° maggio 2011), non

agita l’ambiente bianconero in sé e per sé. Per intenderci: non è “Carobbio”

che preoccupa, ma piuttosto il “caso” che rimette la Juventus nella centrifuga

degli scandali, proprio alla vigilia dello sprint scudetto, con sei partite in

tre settimane decisive per assegnare il tricolore.Tempismo quantomeno curioso.

ASSICURAZIONE Al netto delle dichiarazioni di Carobbio (e del fatto che

queste possano trovare o meno riscontro), fatti salvi il sacrosanto lavoro dei

pm così come quello della procura federale, qualcuno dovrebbe avere solide

ragioni per assicurare a quattordici milioni di tifosi che il nome di Conte è

stato tirato fuori perché effettivamente implicato in modo sostanziale nelle

indagini e non per illuminare con i riflettori bianconeri un’inchiesta che

finora ha lasciato fuori grandi nomi e grandi club. Altrimenti, così come è

lecito «indagare a 360°», è lecito anche sospettare a 360°. La Juventus e i

suoi tifosi, per esempio, possono scrivere un elenco lungo così di ragioni per

le quali sono improvvisamente diventati antipatici a chi, negli anni di

assenza politica e sportiva dei bianconeri, ha certamente avuto vita più

semplice. C’è poi chi ha 444 milioni di motivi per temere la Juventus e la sua

sete di verità e giustizia su Calciopoli.

SERENITA’ Detto ciò, alla Juventus sembrano realmente sereni. Al di là delle

parole di Conte, nello spogliatoio c’è totale concentrazione sul campionato e

sulla partita di questa sera in particolare. Arrivati a questo punto si ha la

netta sensazione che niente possa distogliere la rosa bianconera dall’idea di

poter vincere qualcosa. Insomma, quando il tecnico parla di «forze triplicate»,

descrive la realtà più che cavalcare uno slogan. Da questo punto di vista, se

davvero esiste un “piano destabilizzante”, questo non pare essere

particolarmente efficace.

INTERROGATO E la serenità di Conte è anche a prova di probabile

interrogatorio nelle prossime settimane. La fuga di notizie sull’inchiesta di

Cremona, infatti, avrebbe spiazzato la procura federale, messa nelle

condizioni di dover chiamare il tecnico bianconero per chiedergli conto delle

parole di Carobbio prima del previsto. Considerata la fitta agenda di Palazzi

e dei suoi uomini, si può ipotizzare che l’audizione dell’allenatore possa

essere nella prima settimana di maggio o all’inizio della seconda. Ovvero in

un’altra fase di grandissima delicatezza per quanto riguarda lo sprint

scudetto, ma una scelta quasi obbligata se la Figc vuole rispettare i tempi di

un’inchiesta che - ancora una volta - dovrà cercare di fare le cose molto in

fretta.

CONTENTO COSI’ D’altra parte, forse allo stesso Conte non dispiacerebbe

chiarire il più presto possibile, la sua posizione riguardo agli spifferi che

hanno agitato, almeno dal punto di vista mediatico. la vigilia di

Juventus-Roma. Fino a quel momento, ci sarà spazio per sospettare e

controsospettare in un circolo vizioso che i bianconeri eviterebbero

volentieri, ma dal quale sembrano più infastiditi che spaventati. Un po’ come

i loro tifosi che negli ultimi sei anni hanno ormai imparato a distinguere e

capire.

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Dai due verbali secretati

escono spifferi sul tecnico

di ALVARO MORETTI (TUTTOSPORT 22-04-2012)

FILIPPO Carobbio - ex calciatore del Siena di Antonio Conte, ma non del suo

Bari - ha chiamato in causa il tecnico juventino nell’audizione fiume davanti

agli uomini di Palazzi il 29 febbraio, confermando la circostanza a Cremona il

17 aprile. Conte - stando alle dichiarazioni del terzo pentito di

Scommessopoli - avrebbe saputo all’immediata vigilia di Novara-Siena 2-2 del

fatto che i novaresi volevano fare il pari. Su questa gara gli elementi emersi

dalle indagini di Cremona sono diversi e riguardano un incontro tra il senese

Vitiello e il novarese Drascek raccontato da Carobbio e confermato da

Gervasoni, ma anche circostanze che chiamano in causa Bertani (un telefono

fornito dagli zingari: per Novara-Siena o Novara-Ascoli?). Gli zingari Ilevski

e Gegic contattano Carobbio nel fare un pari con over, sapendo che un pari

sarebbe stato ben accetto da tutti. Anche se con una vittoria quel 1 maggio,

il Siena sarebbe stato già in A con 3 turni d’anticipo. Gervasoni dice di aver

saputo di un accordo tra giocatori: al momento le fughe di notizie dei 2

verbali (procura federale e pm) secretati di Carobbio non sciolgono il mistero

sui nomi di chi avesse “fatto” Novara-Siena, ma trapela la comunicazione a

Conte. L’ipotesi sarebbe omessa denuncia alla procura sportiva: dai 3 mesi di

stop in su in caso di semplice scommessa, dai 6 mesi in su in caso di

illecito. Ma si deve provare che il tesserato sapesse del tentativo di frode.

In attesa di passare dalle voci alla lettura del verbale Carobbio, palla a

Palazzi.

-------

Gogna mediatica da Paese incivile

di DANIELE CAPEZZONE* (TUTTOSPORT 22-04-2012)

*Portavoce del Pdl

Premessa: non sono un tifoso juventino (né di altre squadre), e non conosco di

persona Antonio Conte, anche se, da appassionato del calcio offensivo e

organizzato, considero la sua proposta tattica tra le più innovative in Italia

dai tempi di Sacchi. Ma oggi chi non ama i processi mediatici ha il dovere di

alzare la voce.

E’ sconcertante la naturalezza con cui, da anni, alcuni giornali (e tv)

infilano la gente nel tritacarne, anche quando si tratta solo di voci o di

indiscrezioni. La formuletta giornalistica è sempre pronta: “Spunta il nome di

Tizio”. E’ così che, nei mesi scorsi, sono comparsi titoloni su Buffon,

Cannavaro, Gattuso, De Rossi, Totti, che qualcuno cercava di chiamare in causa

su vicende poi sistematicamente svanite nel nulla. Possibile che tanti

operatori della comunicazione non comprendano che così si può massacrare

chiunque? E se un giorno questo trattamento capitasse proprio a chi scrive

certi articoli?

Pensiamoci. Può bastare che qualcuno faccia il nome di un altro per far

partire la crocifissione a mezzo stampa? E dove stanno i riscontri oggettivi?

Può essere sufficiente la parola di chi è già nei guai per inguaiare altri? Se

viene sdoganato questo meccanismo, allora chiunque potrà tranquillamente

tentare di scagliare accuse a destra e a manca, tanto la grancassa mediatica e

lo “sputtanamento” sono garantiti, “in attesa di accertamento”. E’ questo che

vogliamo?

Ma la storia viene da lontano. Per anni, siamo stati in pochi (Tuttosport in

testa) a nuotare controcorrente tra le onde di “Calciopoli”, e a indicare lo

scientifico “doppiopesismo” di alcuni osservatori. Personalmente, non mi ha

mai convinto un’operazione mediatica volta a trattare alcuni (la triade

juventina di allora) come il simbolo di tutti i mali, salvo invece stendere

veli su tante altre vicende. La dirigenza juventina post-triade fece una

scelta molto discutibile, e cioè quella di subire tutto, quasi

autoconsegnandosi alla crocifissione. Andrea Agnelli ha avuto il merito di

capovolgere questo schema. Mi auguro che la nuova Juve faccia lo stesso per

Conte. Sarà un bene non solo per lui, ma per tutti quelli che vogliono

un’Italia più civile, in cui non valga la legge della lapidazione (per di più

preventiva e in piena volata scudetto, chissà come mai…).

PS Domanda ingenua finale: di chi è la manina che ha passato le carte ai

giornali?

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Calcioscommesse Palazzi non ha ancora convocato

il tecnico: pesano i rapporti tesi tra Federazione e Juventus

Conte: «Pronto a

chiarire in Figc»

Replica alle accuse di Carobbio: «Sereno, non ci faremo destabilizzare»

di ARIANNA RAVELLI (CorSera 22-04-2012)

MILANO — Antonio Conte legge i giornali. Così ha saputo che il suo ex

giocatore Filippo Carobbio ha fatto il suo nome nell'ambito dell'inchiesta sul

calcioscommesse. Il centrocampista ha riferito agli uomini della Procura

federale che, ai tempi in cui allenava il Siena, Conte era venuto a conoscenza

della combine per Novara-Siena (1° maggio 2011, 2-2). Era stato proprio

Carobbio ad andare a raccontargli che i giocatori del Novara sarebbero stati

d'accordo per concordare un pareggio.

Circostanze che Carobbio ha ripetuto anche davanti al pm di Cremona Roberto

Di Martino. L'attuale allenatore della Juventus — che, se fosse vero il

racconto di Carobbio, potrebbe essere accusato di omessa denuncia e quindi

rischiare un anno di squalifica — reagisce senza scomporsi troppo: «Ho poco da

dire. C'è un'indagine in corso, sono sereno e fiducioso nelle istituzioni. Non

sono stato chiamato da nessuno. Quando mi chiamano, avrò il piacere di

rispondere».

Ecco, uno dei punti è proprio questo: perché Conte non è stato chiamato fino

a oggi, dal momento che l'audizione di Carobbio risale al 29 febbraio? Il

comportamento di Conte non incide sull'eventuale penalizzazione del Siena e

quindi può essere che i federali non ravvisassero l'urgenza di sentirlo. Però

questa scelta non è in linea con l'atteggiamento tenuto fin qui da Stefano

Palazzi, che ha convocato anche persone citate molto tangenzialmente nelle

carte dell'inchiesta. Inoltre, di quel Siena sono già stati chiamati i

giocatori Terzi, Vitiello e Coppola, il d. t. Giorgio Perinetti, il d. s.

Faggiano e persino il presidente Massimo Mezzaroma (convocato per giovedì,

potrebbe non andare per motivi di salute), citato dall'altro pentito Carlo

Gervasoni e solo per sentito dire («Ho saputo da Gegic che un amico del

Kazakistan gli ha detto...»).

Forse non è sbagliato pensare che nei confronti della Juve la Figc agisca con

una certa prudenza. I rapporti sono ancora tesi dopo Calciopoli, lo scudetto

del 2006 e la richiesta danni di 444 milioni avanzata dal presidente Andrea

Agnelli. Convocare Conte per un'audizione avrebbe significato far sapere che

si indagava su di lui e in piena volata scudetto. Ma anche se il «ritardo» non

è stato voluto, da un punto di vista «politico» è andata molto meglio così:

adesso che la notizia è uscita, nessuno può accusare la Figc di anti

juventinità.

Ma Conte è il primo a escludere contraccolpi. «Se qualcuno pensa di

destabilizzarci sbaglia. Queste situazioni aumentano la cattiveria agonistica,

la voglia, la determinazione. Ci sta che dall'esterno arrivi di tutto e di più,

già l'avevo detto tempo fa». L'altra volta a cui si riferisce Conte è quando

il suo nome era emerso nell'inchiesta di Bari, in un'intercettazione tra

Antonio Bellavista e un giornalista, nella quale si diceva che avrebbe mandato

all'allenatore un sms per capire se fosse «contattabile»: ma poi il

giornalista ha dichiarato di non averlo mai fatto.

Per restare a Bari, ieri i tifosi hanno contestato Giampiero Ventura

(l'allenatore delle stagioni in cui si sono verificate le combine), tornato al

San Nicola da avversario alla guida del Torino. «Capisco che si siano sentiti

traditi, ma io non voglio essere accostato a qualcosa di squallido». Nel

mirino dei tifosi soprattutto Alessandro Parisi, indagato, uscito dallo stadio

scortato dagli uomini della Digos.

-------

CorSera 22-04-2012

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A maggio dai pm della Figc

La fuga di notizie cambia il calendario

Palazzi lo inserirà nelle lista di audizioni

di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 22-04-2012)

La prima volta che Filippo Carobbio, uno dei due grandi pentiti dello scandalo

scommesse (l’altro è Carlo Gervasoni), ha fatto riferimento ad Antonio Conte

risale all’interrogatorio dell’ex giocatore del Siena davanti agli uomini del

pm del pallone Stefano Palazzi. Era il pomeriggio del 29 febbraio scorso e, da

quel momento, gli investigatori federali hanno cominciato a cercare riscontri

sui fatti raccontati da Carobbio anche inerenti al possibile coinvolgimento

dell’attuale tecnico della Juve: ben cinque sono stati i tesserati o ex, ma

anche i dirigenti del club toscano ascoltati, fra questi il responsabile

dell’area tecnica Giorgio Perinetti e il direttore sportivo Faggiano oltre a

Stellini, vice «storico» di Conte. Perché il nome dell’allenatore bianconero

non è stato mai inserito nella lunghissima lista di audizioni svolte finora?

La posizione di Conte, dal 29 febbraio in poi, è stata valutata senza alcun

tipo di procedura d’urgenza configurando la sola, eventuale, ipotesi di omessa

denuncia e quindi non legata al destino sportivo - molto delicato - del Siena:

per questo poteva essere stralciata. Ora che, dopo l’interrogatorio di

Carobbio alla procura di Cremona davanti al pm Roberto Di Martino di lunedì

scorso, alcuni passaggi del verbale dell’ex giocatore senese si sono

trasformati in spifferi, la strategia del pool di Palazzi potrebbe cambiare e

Conte rischia di essere inserito nel calendario delle audizioni nelle prossime

ore, al massimo entro la prima settimana di maggio quando arriveranno i

deferimenti.

Modificato da Ghost Dog

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CorSera 22-04-2012

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Il pallone di Luciano

L’imprevedibile Luis Enrique

sarà l’ago della bilancia

di LUCIANO MOGGI (Libero 22-04-2012)

Se dovessimo dare un titolo all’attuale guerra di nervi tra Juve e Milan,

potremmo prendere sicuramente spunto da qualche film famoso d’avventura,

come “All’ultimo colpo in canna” . Non dovremmo affatto meravigliarci, vista

la posta in palio, delle schermaglie tra l’una e l’altra parte, però ci pare che

adesso il Milan stia esagerando. E l’ultima ci sembra grossa: Cellino decide

di giocare contro la Juve a Trieste, come già contro l’Inter, e da Milanello

filtra la reazione rossonera, per niente d’accordo perché la scelta darebbe

qualche vantaggio alla Juve. Secondo il Diavolo si dovrebbe giocare a Firenze:

ma, di grazia, a chi tocca la scelta? Galliani insiste poi sul gol che il Milan

non avrebbe avuto (quello di Muntari), dimenticando volutamente quanto

ricevuto a favore.

Naturalmente nessun riferimento alla situazione di oggi che qualche vantaggio

al Milan lo dà. Si fosse infatti mantenuta la scansione originaria delle gare

ai rossoneri sarebbe toccato il Genoa e non il Bologna, la Juve avrebbe dovuta

vedersela con il Cesena e non con la Roma. La posposizione delle gare, seguita

alla giornata di sospensione, ha cambiato di molto le carte in tavola.

Parallelamente è migliorata la condizione degli infortunati ed è salito

l’umore rossonero. Non è dunque vero come dice Galliani che «il calendario non

vuol dire niente». Se ci sono variazioni in corsa, specialmente alla fine del

campionato e quando divampa la lotta come adesso, per qualsiasi motivo

vengano prese, possono avere un peso.

Colpo di stato

Intanto il Milan ha messo a posto il bilancio, tutte le pesanti perdite, oltre

67 milioni di euro, ripianate dalla Fininvest, e quindi da Berlusconi, un

patron invero generoso. Galliani, dal suo punto di vista, sarà pure bravissimo

sul suo campo ma i numeri di bilancio ne appesantiscono molto i meriti.

Il cruccio del Presidente è sempre stato proprio questo. Nel caso portava

sempre a confronto i numeri di bilancio assai diversi della Juve che allora,

tempi della triade, nulla chiedeva e nulla le veniva dalla proprietà, che così

iscriveva praticamente a costo zero i successi della squadra. Ed è proprio per

battere quella macchina di vittorie, tutte limpide e meritate, che fu creato

il mostro Calciopoli, con una tecnica da “colpo di stato” voluta e pensata per

abbattere non un sistema di potere, che non c’era, ma una perfetta

organizzazione societaria, di mercato e di squadra, frutto di sudore,

professionalità ed esperienza.

Campionato a meno sei dal termine e due giornate in quattro giorni. Può

uscirne un quadro più chiaro sui vari fronti ma può anche perdurare la fase

interlocutoria. Il Milan guarda con particolare interesse al turno di oggi,

conta di risolvere senza gravami la pratica con il Bologna, sperando di avere

buone notizie dalla Roma, che nella sfida con la Juve ha il suo interesse

specifico in direzione dell’ultimo posto di Champions.

Quanto all’orario non ci sarà ancora lo stesso inizio gara tra le due

duellanti, ci sarà però mercoledì: il dio tv non ha voluto per oggi questo

parallelismo, con un po’ di sforzo ci poteva essere l’allineamento. La Roma

sembra presaga del suo ruolo, dice di voler essere la prima a battere la Juve,

si agita Totti per il quale le gare con i bianconeri hanno sempre avuto un

significato speciale, si infervora Pjanic, Borini (l’avversario forse più

temuto) non è al top. Al di là dei singoli la Roma non si è sottratta all’idea

di un “mistero buffo”: grandi prestazioni sporadiche, molte mediocri, dodici

sconfitte, ma il terzo posto è ancora lì a vista di Luis Enrique.

Timori in coda

Conte ha un assillo tattico, se confermare il 4-3-3 o cambiare con il 3-5-2:

sarà la prima di Vucinic contro la sua ex squadra. La Juve non avrà problemi

se manterrà la sua forza aggressiva e la sua preponderanza atletica. Ultimo

duello a distanza tra Totti e Del Piero, se Conte dovesse trovare un po’ di

spazio ad Alex.

La Fiorentina con l’Inter per uscire dall’incubo, ma senza Amauri,

squalificato, Vargas infortunato e Jovetic in forse, l’obiettivo è a rischio.

Stramaccioni vuole giocarsi intere le carte per il terzo posto. Il Genoa senza

appello contro il Siena, en plein o paura più grande se il Lecce dovesse

sbancare l’Olimpico contro la Lazio: Muriel l’arma in più dei salentini. Reja

senza Mauri e Kozac squalificati e Brocchi in aggiunta agli indisponibili. Il

Cesena con il Palermo per l’onore, rosanero per tornare a vincere.

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SPY CALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 22-04-2012)

Calcioscommesse, ore decisive

La battaglia contro l'omertà

Sei mesi per chi non denuncia, minimo tre anni per chi ha commesso un

illecito. Questo prevede il codice di giustizia sportiva e potrebbe riguardare

decine e decine di tesserati, fra allenatori, dirigenti e calciatori. Il

processo al calcio scommesse si avvicina: ai primi di maggio ci saranno i

deferimenti (altri ne seguiranno più avanti) e verso fine maggio potrebbe

iniziare già il primo processo. Stefano Palazzi e il suo pool di 12 persone

stanno lavorando a pieno ritmo: il 26 aprile dovrebbero concludere gli

interrogatori che hanno interessato un centinaio di persone. A meno che

decidano un appendice, chiamando ad esempio Conte. Qualcuno ha collaborato:

avrà sconti di pena ma soprattutto è stato utile per chiarire il quadro

accusatorio. Non è per niente facile per la giustizia sportiva venirne a capo

perché deve aspettare quello che decidono le tre procure della Repubblica che

indagano. A Cremona sono a buon punto , anche se presto dovrebbero uscire

fatti nuovi che però non interessano la serie A. A Napoli e Bari sono in una

fase decisiva, ma presto potrebbero dare a Palazzi il primo materiale. Non ci

sono alternative, d'altronde: sarà una giustizia (sportiva) a rate, e forse-se

Napoli e Bari non chiuderanno in fretta-qualche giocatore e qualche società

anche illustre per ora potranno scamparla. Per ora. Perché in futuro dovrebbe

toccare anche a loro. La Figc vuole fare presto e bene: non può aspettare che

le inchieste penali siano chiuse. E questo, come detto, rischia di lasciare

qualche situazione in sospeso, qualche "stralcio" che sarà esaminato solo più

avanti. Non sono d'accordo con chi sostiene che era meglio decidere con calma,

a inchieste penali chiuse. La giustizia sportiva deve essere il più possibile

veloce: entro i primi di luglio d'altronde bisogna comunicare all'Uefa le

squadre che faranno le Coppe europee. Certo, vista la situazione così grave

c'è da pensare che i processi (sportivi) per il calcioscommesse chissà quando

finiranno : ma è colpa di Petrucci, Abete e Palazzi? No, è colpa dei tanti

(troppi) che sono stati coinvolti in questa storiaccia e dai tanti (troppi)

che non hanno denunciato quello che sapevano. Rischia, come noto, anche il

tecnico della Juventus, Conte. E potrebbero avere problemi anche Bonucci, Pepe

e Cannavaro. Insieme a moltissimi altri calciatori di livello minore. E' vero

che sapevano e sono stati zitti? L'articolo 7 (commi 7 e 8) del codice di

giustizia sportiva prevede la squalifica "non inferiore ai sei mesi" a chi non

ha denunciato un illecito sportivo di cui è venuto a conoscenza. Ma di solito

Palazzi chiede come condanna un anno di squalifica e in ambienti calcistici si

sostiene che la norma, pur già inasprita da Abete, sia ancora troppo blanda.

"Dobbiamo stroncare l'omertà, in troppi sapevano e non hanno denunciato",

spiegano alcuni dirigenti. Basta pensare a quello che è successo a Bari. Forse

se ne parlerà nel prossimo consiglio federale, il 27 aprile: le norme attuali

andranno magari riviste. I processi si terranno comunque con queste regole: da

graduare la responsabilità oggettiva dei club. In qualche caso sicuramente

sono parte lesa, ma cosa aspettano a prendere le distanze da calciatori

"infedeli"? Palazzi comunque già in passato aveva avuto la mano pesante nei

confronti dei tesserati e aveva attenuato le condanne ai club. Si regolerà

così anche stavolta. Ma certo, le classifiche rischiano di restare stravolte,

e molti club magari cominceranno la prossima stagione con una penalizzazione

in classifica. Ma di (chi) è la colpa?

Lazio in Coppa a Salerno o Rieti? No, non si può

Ci risiamo. Claudio Lotito e il Coni devono mettersi d'accordo sull'affitto

dell'Olimpico, e non sarà una cosa semplice. Il patron della Lazio dovrà fare

la sua proposta entro fine aprile, per poter avere la licenza Uefa. Il Coni

darà la sua riposta. Pare però che le parti siano ancora molto lontane. Ma la

Lazio può andare a giocare la Champions (o l'Europa League) in un altro

impianto, anche se ovviamente i tifosi non ne sarebbero affatto felici: di

sicuro comunque gli stadi di Salerno e Rieti, di cui si è parlato in questi

giorni, non sono a norma Uefa. Gli impianti che potrebbe scegliere

(eventualmente) Lotito sono Genova, Palermo, Firenze, Torino (stadio

Olimpico). Ma la Lazio può lasciare Roma? Mi sembra semplicemente assurdo, i

tifosi fanno già sin troppi sacrifici e meritano rispetto. Per quanto riguarda

invece l'iscrizione al campionato 2012-'13 c'è tempo sino al 30 giugno: ma le

norme Figc prevedono che le squadre debbano giocare nel Comune di residenza.

Quindi, niente Rieti o ipotesi del genere: la Lazio deve giocare a Roma, e

l'unico stadio agibile è l'Olimpico...

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DOPO IL LUTTO E LA SOLIDARIETA' PER MOROSINI, ECCO IL PEGGIO DEL CACLIO: CHIUDERE LE CURVE AGLI ULTRAS

di Fabrizio Bocca - Bloooog- repubblica.it - 22-04.2012

I buoni sentimenti e i buoni propositi sono durati lo spazio di appena una settimana. Appena il calcio è tornato a giocare ha mostrato il peggio di se stesso. Piermario Morosini è morto in campo appena una settimana fa, e in quell’occasione il calcio si è fermato, travolto dal dolore, ma sono stati anche giorni pieni di sentimento, di solidarietà, di dolori che ci hanno costretto a ragionare sui problemi veri, importanti, autentici. I tifosi avevano intrecciato le loro sciarpe al funerale, sembrava esserci veramente un’aria nuova, più pulita, migliore, meno avvelenata. E invece, smesso di piangere, il peggio è subito tornato in campo, confermando che il calcio italiano si è ormai infilato in un tunnel buio dal quale chissà quando potrà uscire. Rancori, veleni, intimidazione, totale mancanza di cultura e di sportività, violenza.

Quanto avvenuto a Genova è veramente lo sprofondo del pallone, la vittoria della sua anarchia completa e assoluta, la sua incapacità di saper perdere una partita, di accettare la sconfitta. Che poi è alla base di uno sport. Qualcuno in un campionato inevitabilmente perde, deve perdere, qualcuno finisce inesorabilmente per retrocedere.

Gli ultrà hanno impedito che la partita che il Genoa stava perdendo malamente contro il Siena proseguisse, hanno costretto l’arbitro a sospenderla, e addirittura con la costrizione dei giocatori a togliersi la maglia, perché indegni. Indegni di che cosa? Che cosa dà loro il diritto di fare i giudici, di dare patenti di dignità o indegnità? E addirittura minacciando cioè di fare anche di peggio, e quindi usando la violenza e il ricatto. Sono state le stesse scene di Italia Serbia, di un anno e mezzo fa, quando gli ultrà serbi comandati dal famigerato Ivan il Terribile impedirono che la partita della nazionale si svolgesse regolarmente.

Per quale motivo certa gente si ritiene in diritto di sequestrare uno stadio intero? Ci si augura che i responsabili paghino adesso con adeguato carcere. Ma forse l’unica soluzione sono gli stadi a porte chiuse, con quelle curve di intolleranti chiuse agli ultras. Gente che non sa vivere il calcio, che non lo rispetta, che lo violenta e che deve più frequentare uno stadio.

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Imbarazzo Viminale

per polizia a Genova

di Fulvio Bianchi - SPY CALCIO - repubblica.it - 22-04-2012

Mai più in uno stadio", si augura Giancarlo Abete, n.1 della Figc. "Vergogna, vergogna", tuona Gianni Petrucci, presidente del Coni. Enrico Preziosi, presidente del Genoa, spera addirittura nella mano dura, oggi, del giudice sportivo Giampaolo Tosel: "Così, con Marassi squalificato, potremo giocare in trasferta più sereni". Probabili due giornate di stop, anche se nei casi gravi è prevista pure la penalizzazione in classifica.

Ma nel vergognoso pomeriggio di Marassi l'indice è puntato anche nei confronti della questura di Genova, che, anche stavolta, ha gestito malissimo l'ordine pubblico. Abete ricorda le "gesta" degli ultrà serbi, e del loro leader Ivan il terribile, che portarono allo stop della gara con la Nazionale. Ma anche quest'anno ci sono stati problemi: un agguato di alcuni teppisti nei confronti dei tifosi del Milan, vanificata tutta l'opera di riappacificazione fatta da Preziosi e Galliani dopo la morte del tifoso genoano Spagnolo. Adesso viene messa in discussione la gestione della gara col Siena: "Possibile ci fossero solo dieci poliziotti a fronteggiare un centinaio di tifosi?", si chiede Preziosi. E' vero che i poliziotti hanno consigliato i genoani di obbedire al ricatto dei tifosi e togliersi la maglia? Il questore di Genova lo nega, Massimo Mazza: "Noi eravamo contrari a Preziosi e lo avevamo sconsigliato a fare togliere le maglie ai giocatori". Una polemica nel caos della giornata. "Il Daspo non basta, serve la galera", rincara Preziosi, furibondo con gli ultrà. "Si vergognino". E Abete aggiunge: "Le norme ci sono, basta applicarle".

Al Viminale c'è imbarazzo. La questura genovese è in discussione. Probabile, a questo punto, una risposta "esemplare" nei confronti dei violenti: verranno valutare le immagini, e le ipotesi di reato (partita interrotta, lancio di fumogeni, violenza privata nei confronti dei giocatori, eccetera). Probabile un centinaio di Daspo, con il massimo previsto dalla legge (solo in Inghilterra c'è la "radiazione" dagli stadi): cinque anni, con obbligo della firma. Ma è altrettanto probabile che il Viminale prenda provvedimenti nei confronti dei dirigenti della questura genovese.

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Da Rimini al titolo in pugno

il viaggio del riscatto bianconero

Di nuovo padroni, dopo i traumi della B e di Calciopoli

di MAURIZIO CROSETTI (la Repubblica 23-04-2012)

Quello scudetto che rimaneva e resisteva sulle vecchie maglie dei tifosi, sui

petti stinti, sotto le pance bene arrotondate, quel tricolore che faceva da

bordo a striscioni, bandiere, drappi vari, insomma quei tre colori così amati

e perduti, adesso ritrovano un po’ il senso della loro storia. Perché la Juve

ha di nuovo lo scudetto in pugno. Come quando ci giocavano Combi e Viri

Rosetta, Boniperti e Carapellese, Bobby gol e Cuccureddu, e naturalmente

Sivori, Baggio, Platini. L’avventura di un secolo sta tornando a casa, però

che fatica, ragazzi. Non ieri. Ieri è stato facile. Prima.

Lo scudetto a un passo, a mezzo sospiro. Lo scudetto a portata di zanne, di

ferocia, di pazienza esaurita e di vendetta. È l’uscita ufficiale dal viaggio

a Rimini e Crotone, e poi – sarebbe bello – la fine dei rancori su carta

bollata, delle vere o false ingiustizie da sanare in tribunale, Guido Rossi e

Moratti, lo scudetto di cartone e quello degli onesti, “Ibra/sei uno zingaro”

e il pallone spettrale di Muntari (mica l’unico). Anche questo significa una

partita a suo modo storica come Juventus- Roma: essere di nuovo Juve sul campo,

padrona di partite, destino e avversari, e tornare laddove tutto si vince o

si perde: uno stadio. Dal 2006 non succedeva più. È questa la grande,

insospettabile impresa della Juve di Antonio Conte.

«Ogni tanto ripenso alla serie B, e mi torna in mente l’odore delle piadine e

del fritto nell’aria». Così Del Piero ricorda quel pomeriggio a Rimini (1-1),

la prima volta della Juve in purgatorio, anche se poi fu una bella avventura

non priva di scopo e sentimento. Forse, i bianconeri hanno finito davvero

quella partita solo ieri sera.

Lo scudetto in pugno è ritrovare la propria dimensione. La Juve ci abita da

più di un secolo e ci sarà un motivo. Anche se dovrebbe finalmente accettare

il computo statistico della Federcalcio: i titoli sono 27, e probabilmente

saranno 28, non 30. Non è il caso di pensare alla terza stella da cucire sul

petto, perché quello sarebbe un modo per tornare indietro, di nuovo al tempo

(era ieri l’altro) in cui la Juve, per vincere e riavere i suoi tre colori,

doveva domandare permesso a un giudice, e poi chiedere un risarcimento

economico senza senso. Ora le basta battere quasi tutti e non farsi battere

mai. Meglio adesso.

La Juve è tornata a casa, e l’ha accompagnata un cileno che sarebbe stato

benissimo con Boninsegna e Tardelli, Bettega e Gentile. Perché Arturo Erasmo

Vidal Pardo detto “il guerriero” sembra uscito dalla prima Juve capace di

vincere una Coppa internazionale, la Uefa nel ’77 col Trap, anche se allora

non c’era neppure uno straniero: ma la tempra era proprio quella di Vidal.

Perché va bene la classe cristallina, però l’anima di questa squadra è sempre

stata anche grezza, una robustezza di spirito senza la quale non vai da Rimini

al paradiso col biglietto di sola andata. Ci vuole un cuore grosso così, e mai

paura. Un cuore mica diverso da quello di tanta gente che per sei anni l’ha

trasportato di qua e di là, dentro maglie sbiadite, con appeso uno scudetto

che pareva una macchia di sugo, una medaglia da reduci. Ma adesso brilla come

se fosse appena cucito, ed è quasi così.

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