Vai al contenuto
CRAZEOLOGY

K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

Recommended Posts

Joined: 10-Sep-2006
5209 messaggi

L'INCHIESTA SULLE SCOMMESSE

Masiello parla e torna a casa

«Fu Quarta a darmi i soldi»

Combine nel derby, coinvolto l’imprenditore salentino

L'uomo non è indagato, ma potrebbe essere interrogato

BARI - Nel giorno in cui Andrea Masiello ottiene gli arresti domiciliari e lascia il carcere di Bari per tornare a Bergamo, spunta il nome di "mister X", della persona che il difensore avrebbe indicato come il presunto intermediario del derby Bari-Lecce. Il terzino, durante l’interrogatorio investigativo di mercoledì scorso, ha riconosciuto in una fotografia mostrata dagli inquirenti baresi il soggetto che, lo scorso 22 agosto, gli avrebbe consegnato in un albergo alle porte del capoluogo salentino circa 250mila euro. Si tratterebbe di un imprenditore molto conosciuto a Lecce, Carlo Quarta, grande appassionato di calcio e tifoso del Lecce: nessun legame diretto con il club giallorosso, anche se la Procura di Bari ipotizza una vicinanza. Il manager, candidato con una lista civica alle prossime elezioni comunali, è a questo punto il maggior sospettato. Su di lui ci sarebbero già indagini in corso. E’ probabile che, già nelle prossime ore, l’uomo, 36 anni, possa essere convocato in Procura dal pm Ciro Angelillis e dai carabinieri per essere ascoltato e difendersi dalle accuse. Quarta a Lecce è molto conosciuto sia perché amico di alcuni calciatori, dirigenti di calcio e di imprenditori locali, sia perché frequentatore nelle serate vip della movida salentina. L’individuazione del presunto intermediario apre a nuovi scenari investigativi: se dovesse essere confermata l’identità del "mister X" che sarebbe stata indicata da Masiello, a quel punto gli inquirenti dovranno cercare di stabilire se ha agito per conto suo o meno.

Quel derby al San Nicola, finito 2-0 per i giallorossi e suggellato da un autogol volontario di Andrea Masiello, consegnò nelle mani dei salentini la salvezza certa. La ricostruzione della magistratura è che la vittoria del Lecce fu, almeno in parte, agevolata dall’atteggiamento benevolo di alcuni calciatori del Bari, di Masiello in primis che ha già ammesso le proprie responsabilità. «Voglio aggiungere - scrive il terzino in un memoriale del 28 marzo scorso - che, quando il risultato era sullo 0-1, ho sfruttato un’occasione che mi si è posta per poter cristallizzare definitivamente l’esito di sconfitta per il Bari e per poter, quindi, ottenere il pagamento promessomi, realizzando così l’autogol con cui si è concluso l’incontro». Il difensore dell’Atalanta, ex Bari, arrestato lunedì scorso con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva, fino a qualche giorno fa era considerato «poco attendibile». Ma dopo tre giorni di detenzione, evidentemente, ha cambiato atteggiamento e avrebbe iniziato a collaborare senza reticenze, tanto da «guadagnarsi» gli arresti domiciliari e il ritorno a casa. Quindi, dopo quattro giorni passati a piangere e a disperarsi in cella, per l’ex difensore del Bari finisce, in parte, l’incubo nel quale si è andato a ficcare con le proprie mani.

La Procura, che ha dato parere favorevole ai domiciliari, e il gip Giovanni Abbattista hanno premiato la decisione del difensore di collaborare alle indagini. Ad accompagnare Masiello all’uscita dal carcere c’era uno striscione esposto da una ventina di tifosi: «Avete umiliato i nostri colori, venduto le nostre maglie, ammazzato la nostra passione e ridicolizzato le nostre lacrime. Bari vuole giustizia». Prima di lasciare il penitenziario, però, il giocatore è stato interrogato per la terza volta in 24 ore dal pm e dai carabinieri: durante l’ora e mezza di confronto, gli sono stati chiesti particolari su Bari-Sampdoria (il difensore avrebbe ammesso di aver rifiutato due offerte una proveniente dagli zingari, l’altra direttamente da un suo collega di cui ha fatto il nome) e Bari-Chievo. L’inchiesta è ad una svolta decisiva e presto potrebbe finire col travolgere nuovi club, dirigenti e altri calciatori ancora.

Vincenzo Damiani

06 aprile 2012

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi

IL BLOG DI MISTER X

Scommesse, Abete ha troppa fretta: stavolta non deve finire come Calciopoli

XAVIER IACOBELLI - calciomercato.com - 6-03-2012

Sul calcioscommesse, Giancarlo Abete ha fretta, troppo fretta. Il presidente della Federcalcio ha annunciato che l'obiettivo della giustizia sportiva è arrivare entro fine mese ai deferimenti, cioè ai rinvii a giudizio dei tesserati, per celebrare i processi in tempi rapidissimi. L'intenzione è lodevole, ma Abete dovrebbe ricordare quanto devastante sia stata la celerità che caratterizzò l'estate 2006, durante la quale non venne assolutamente fatta nè giustizia nè piena luce su Calciopoli, coi risultati che tutti sappiamo e ferite aperte bda cinque anni e mezzo ben lontane dall'essere rimarginate.

A parte il fatto che o Abete sa molte cose che non sappiamo o ci dovrebbe spiegare come possano il procuratore Palazzi e i suoi collaboratori avere il tempo necessario per fare bene il loro lavoro se i magistrati inquirenti di Cremona, Bari, Napoli e Reggio Calabria non hanno prima concluso il loro.

Il quadro che sta emergendo in Puglia è devastante, per non dire degli incipienti sviluppi dell'inchiesta cremonese dove risulta che i due imputati costituitisi la settimana scorsa ad Ancona stiano collaborando con gli investigatori:tant'è vero che si parla di nuovo arresti e provvedikmenti restrittivi a cavallo di Pasqua.

Deve essere una sola la linea che la Federcalcio è chiamata a seguire, nel tentativo di restituire credibilità ad un Sistema sempre più screditato agli occhi di milioni di tifosi traditi da un pugno di privilegiati che si sonon venduti l'anima al diavolo: anche a costo di ritardare l'inizio dei campionati, sottolineiamo, anche a costo di ritardare l'inizio dei campionati, din fronte al marciume che sta venendo a galla la prima esigenza è fare pulizia senza guardare in faccia a nessuno.

Nè amnistia, nè sanatorie nè indulgenze estive o plenarie: chi ha sbagliato deve essere radiato. Se qualcuno non l'ha ancora capito, fra partite comprate e vendute, imbroglioni e peracottari, il calcio italiano si gioca la sua stessa sopravvivenza. O ha il coraggio di fare pulizia o fa la fine del ciclismo avvelenato dal doping.

421036_356661321039861_203888266317168_1054419_1136549353_n.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi
Inviato (modificato)

SCOMMESSOPOLI: le rivelazioni

«Mai chiamato Conte,

lui dà fastidio»

Il giornalista Raimondo: «Bellavista non mi ha chiesto se il tecnico

fosse “contattabile”, ma se sapeva qualcosa sul Sassuolo»

«Ho i tabulati del cellulare: nessuna telefonata. Conte non vince con gli aiuti,

ma questa storia ritorna dopo 10 mesi perché lui e la Juve sono scomodi»

di MARINA SALVETTI (TUTTOSPORT 07-04-2012)

TORINO. Non ci sta Antonello Raimondo, giornalista della Ġazzetta del

Mezzogiorno , al coinvolgimento e alla gogna mediatica in cui è finito Antonio

Conte per colpa di quella telefonata, tra lui e Bellavista, in cui spunta il

nome dell’attuale tecnico della Juventus. Non riesce a dormire da giorni per

l’imbarazzo che gli ha creato: conosce Antonio da vent’anni, sono amici, si

sentono spesso, ma non l’ha mai chiamato per esaudire la richiesta di

Bellavista. E’ dispiaciuto per quello che sta accadendo, così esce allo

scoperto e rivela qual è l’esatto contenuto di quella intercettazione con l’ex

giocatore del Bari, a dispetto dei brogliacci dei carabinieri - così come è

accaduto con calciopoli - che mistificano la realtà, e quali sono le sue mosse

successive.

Raimondo, racconti che cosa le ha detto Bellavista in quella famosa

telefonata del 24 marzo 2011.

«Prima di tutto mi preme precisare le inesattezze riportate. Bellavista non

mi ha mai chiesto se Conte è “contattabile”, non mi ha chiamato per vedere se

era possibile fare una combine. Sapendo del rapporto tra me e Conte, voleva

sapere se il tecnico era al corrente delle voci che circolavano sul Sassuolo,

che sarebbe arrivato a Siena con molte assenze e quindi non disposto a fare la

guerra. Ma la parola “contattabile”, come riportano i carabinieri, non è mai

stata pronunciata. Conosco Bellavista, è un mio amico e non lo rinnego adesso,

ha sbagliato e pagherà per ciò che ha fatto, ma se mi avesse detto di

contattare Conte per sistemare la partita mi sarei rifiutato».

Ma lei ha poi chiamato Conte?

«No, ma a Bellavista ho mentito. Gli ho detto che lo avevo cercato ma non mi

aveva risposto, che gli avevo mandato un sms senza riceverne un altro. Ho però

i tabulati del mio cellulare, posso dimostrare che quella telefonata e quel

sms non sono mai partiti».

Perché ha mentito a Bellavista e perché non ha telefonato a Conte?

«Mi sono tolto dall’imbarazzo di dire no a un amico come Bellavista. Non

volevo deluderlo così mi sono inventato che Antonio non aveva risposto. Invece

Conte non l’ho contattato proprio perché lo conosco bene. Mi sembrava

offensivo nei suoi confronti chiedergli se il Sassuolo avrebbe spianato la

strada per la vittoria del Siena. Conte non è uno che vince con gli aiuti.

Basta vedere come svolge il suo lavoro, vuole vincere anche la partitella

infrasettimanale, l’ho visto battere nel derby il suo Lecce quando era sulla

panchina del Bari senza guardare in faccia nessuno. Ha una furia negli occhi

quando scende in campo, figuriamoci se avesse saputo. . . ».

Così s’inventa una bugia...

«Innocua, per salvare capre e cavoli. Se avessi chiamato Conte, lui mi

avrebbe sicuramente risposto. Ci sentiamo spesso, gli mando sempre un sms di

“in bocca al lupo” prima delle partite o commentiamo i risultati dopo le gare.

Ma non ho voluto coinvolgerlo».

Bellavista però non si accontenta e la esorta allora a contattare

Perinetti, il dg del Siena.

«E’ vero, ma io con il dg non ho un gran rapporto, così gli ho suggerito di

chiamare Faggiano, il ds e suo collaboratore, anche lui di Lecce. E la storia

finisce qui perché Bellavista non insiste. Non so poi che cosa abbiano poi

fatto, l’importante è stabilire che è stato l’ex giocatore del Bari a

chiamarmi e che io non ho esaudito le sue richieste anche se a lui ho detto

l’esatto contrario».

Secondo lei perché si cerca di coinvolgere Conte nel capitolo di

Scommessopoli?

«Me lo sono chiesto anch’io. Queste intercettazioni sono note da dieci mesi,

sono nelle carte di Cremona e quando la notizia esce per la prima volta gli

viene riservato poco spazio, tre righe in un pezzo. Invece adesso l’hanno

sbattuta in prima pagina, spacciata come una novità che non è. . . Il motivo?

Probabilmente il nome di Antonio Conte fa gola. Dieci mesi fa era “soltanto”

l’allenatore del Siena, adesso siede sulla panchina della Juventus ed è in

corsa per vincere scudetto e coppa Italia. Vuoi mettere che sia tornato a

essere antipatico come quando giocava a Torino e vinceva?»

___

LA TESTIMONIANZA

Il giornalista

«Mai inviato quell'sms ad Antonio»

di G.B. OLIVERO (GaSport 07-04-2012)

Antonello Raimondo, 44 anni, è un giornalista della giornalaccio rosa del Mezzogiorno.

Si occupa del Bari e nel 2007 ha conosciuto Antonio Conte, all'epoca tecnico

della squadra pugliese, stringendo con lui un rapporto di amicizia. A Raimondo

si rivolge Bellavista il 24 marzo 2011 per cercare un contatto con Conte prima

di Siena-Sassuolo.

Raimondo, ha mai chiamato o mandato sms a Conte dopo l'invito di

Bellavista?

«No, mai. E non sarebbe stato un problema visto che ci sentivamo parecchie

volte alla settimana. Dissi a Bellavista che avrei mandato un sms a Conte per

togliermi dall'imbarazzo. Voglio specificare che Bellavista non intendeva

contattare Conte per "agganciarlo" e combinare le partite. Più che altro gli

serviva un'informazione: lui da Conte voleva sapere se gli risultava che il

Sassuolo sarebbe andato a giocare a Siena senza troppe velleità».

Quindi sui suoi tabulati non c'è traccia di un contatto tra lei e

Conte?

«Non in quei giorni. Ho chiesto alla mia compagnia telefonica i tabulati e li

metto a disposizione di chi sta indagando».

Da un'altra intercettazione sembra che lei consigli a Bellavista di

rivolgersi al d.s. del Siena Faggiano.

«Non è così. Bellavista mi chiede di Perinetti, io gli dico di lasciar

perdere e lui mi chiede il nome del suo collaboratore, ossia Faggiano, con il

quale io avrei potuto parlare senza problemi. Ma anche stavolta non c'è nessun

contatto».

Perché parla solo adesso?

«Per rispetto a Conte ho preferito aspettare che parlasse prima lui. Io e

Antonio ci siamo un po' persi di vista e non so perché, ma non ho dormito la

notte al pensiero di averlo messo in imbarazzo, ovviamente in modo del tutto

involontario».

È vero che lei è stato sospeso dall'Ordine dei giornalisti?

«No, mai successo. E oggi (ieri, ndr) ho seguito Bari-Grosseto per il mio

giornale».

Modificato da Ghost Dog

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi

L'intervento

L'OTTIMO STATO FISICO DELLA JUVE STA IN SEI PICCOLI GRANDI MOTIVI

Enrico Castellacci - responsabile staff medico della Nazionale - GASPORT - 07-04-2012

Com'è bello assistere a una partita entusiasmante dal punto di vista agonistico ed esaltante da quello atletico. È il calcio che ti dà pathos e scariche di adrenalina. Una delle squadre che ha offerto più spesso sensazioni del genere è la Juve. Questi ragazzi, dopo un leggero calo invernale, sono tornati a correre, correre, correre nel primo come nel secondo tempo fino all' ultimo minuto. L’abbiamo visto con Inter e Napoli e siamo ad aprile, quando le energie cominciano a calare: come se la stanchezza non esistesse e come se dovessero vincere ogni volta la partita della vita. Perché loro sì e altri no? Nessun segreto ma razionalità, lungimiranza e qualche combinazione favorevole.

1. Intanto c’è l'effetto-Conte, allenatore preparato e scrupoloso che sicuramente ha innescato grinta, carattere e personalità nella squadra: spesso le energie mentali sostituiscono quelle fisiche (o si aggiungono).

2. Poi la mancanza della Champions, fatto non trascurabile. Meno partite e quindi: possibilità di doppi allenamenti infrasettimanali e non di semplici recuperi dalla fatica, meno stress fisici ementali, proiezione selettiva al campionato (e alla coppa Italia) con priorità assoluta. Il prossimoanno sarà necessario qualche accorgimento.

3. Pochi infortuni – e mentre lo scrivo, faccio tutti gli scongiuri del caso – oltretutto gestiti, magistralmente, dallo staff sanitario medico e fisioterapico.

4. Un turnover appropriato e doveroso, gestito in maniera egregia anche dal punto di vista psicologico per i giocatori coinvolti, e che ha salvato senza dubbio muscoli e articolazioni degli stessi atleti.

5. Infine, ma non ultima, la preparazione atletica. Indubbia la competenza professionale dei preparatori bianconeri, ma indiscutibili anche razionalità e scientificità del lavoro svolto soprattutto in estate: sappiamo bene quanto questo sia importante, anzi fondamentale, ma spesso per motivi diversi, soprattutto economici, viene trascurato, dedicandosi alle amichevoli e compromettendo la stagione. I preparatori hanno sicuramente lavorato con criterio logico, individuando preventivamente le caratteristiche fisiologiche del calciatore e identificando i mezzi di allenamento più idonei per la loro corretta stimolazione.

6. Aproposito, un’ultima riflessione:ma allora il terreno di Vinovo, tanto vituperato ed accusato, forse, non era poi così male...

430749_355265474512779_203888266317168_1049406_451096122_n.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi

Anche i Masiello’s boys confermano: «Per il derby pagati 250.000 euro»

Francesco Ceniti - GASPORT - 0-04-2012

Carella e Giacobbe collaborano e ottengono i domiciliari Salvatore Masiello a Pepe: «Puoi comprarti la Ferrari…»

Tutti a casa. Stamani si apriranno le porte del carcere anche per Gianni Carella e Fabio Giacobbe, gli amici di Andrea Masiello finiti lunedì dietro le sbarre per associazione a delinquere. Decisiva la retromarcia innestata dopo un primo interrogatorio (martedì) nel quale avevano negato praticamente tutto. Ieri le cose sono andate in modo molto diverso: mentre l’ex capitano del Bari si concedeva il primo pranzo dopo l’arresto con moglie e figlia ai domiciliari (all’alba l’arrivo a Torre Boldone, alle porte di Bergamo, dopo un lungo viaggio in macchina con i genitori), i due indagati si confrontavano di nuovo con il pm Ciro Angelillis. Solo un cambio di rotta poteva giustificare la richiesta avanzata dall’avvocato Russo Frattasi (rimetterà l’incarico a ore per ragioni di opportunità: è parente del mister X Carlo Quarta).

Così è stato: nel lungo confronto, verbali secretati, avrebbero proprio confermato l’identità di Quarta, rispondendo anche alle domande sul Lecce, il filone dell’inchiesta al momento più caldo. Una collaborazione che dovrebbe indurre il gip Giovanni Abbattista a firmare l’istanza di scarcerazione.

Le confessioni Carella e Giacobbe, secondo fonti accreditate, hanno fornito ulteriori riscontri alle ammissioni fatte da Masiello. Dando conferme, ad esempio, al racconto fatto dal giocatore sui circa 250 mila euro pagati per il tarocco nel derby Bari-Lecce 0-2. Altri elementi sarebbero emersi sulle pressioni degli ultrà per far perdere ai biancorossi (già retrocessi) alcune partite, in particolare quelle contro Cesena e Sampdoria. Una novità importante avrebbe detto Carella (oltre 4 ore di audizione), tirando in ballo diversi calciatori del Bari che avrebbero preso soldi per truccare delle partite nello scorso campionato. E sui soldi versati dai due indagati subito dopo alcune sfide sospette, ci sarebbe stata la conferma delle loro scommesse effettuate a colpo sicuro dopo le imboccate avute da Masiello. Come sul live di Udinese-Bari 3-3 del maggio 2010. A questo proposito sono trapelati altri particolari che riguardano Bonucci e Pepe.

Telefonate e Ferrari Gli inquirenti nello scarcerare Masiello hanno giudicato importanti le rivelazioni fornite negli interrogatori. E soprattutto le considerano attendibili, anche perché sono stati aggiunti particolari precisi. Il difensore avrebbe confermato e circoscritto l’accordo sulla gara del Friuli: Parisi, Belmonte, Bonucci e Salvatore Masiello avrebbero dato a metà settimana (forse il giovedì precedente) la disponibilità ad alterare la gara per farla finire con molti gol e se possibile in parità. Il giorno prima della sfida, durante il ritiro, Salvatore Masiello avrebbe poi deciso di chiamare Simone Pepe con un telefonino consegnato da Iacovelli ad Andrea Masiello proprio per non lasciare tracce. Curioso è anche l’approccio che sarebbe stato utilizzato da S. Masiello per convincere l’attuale giocatore della Juve: «Non volevi comprarti la Ferrari? Beh, se vuoi la Ferrari ora c’è un modo…». Nonostante questo, Pepe avrebbe rifiutato. Almeno è quanto riferisce S. Masiello al compagno che era con lui in stanza. La storia finisce qui. Anzi, no. Pepe con l’ingaggio ottenuto alla Juve la Ferrari l’ha comprata da solo. Il colore? Rossa, naturalmente.

*************************************************************************************

Portanova ai compagni: «State attenti».

Ceniti - GASPORT - 07-04-2012

Di solito Daniele Portanova leggendo i giornali sbottava per qualche quattro in pagella. Ma da febbraio le cose sono cambiate: il difensore finisce nel tritacarne del calcioscommesse per la pre-

sunta combine di Bologna-Bari 0-4. Prima della gara in città arrivano Carella e Giacobbe su indicazione di Masiello che gli ha preparato l’incontro: «Daniele, salgono dei miei parenti…». Il resto è noto: il riferimento alle quote da sballo del Bari vincente, la moglie del giocatore che si arrabbia, Portanova che richiama il gruppo per un ulteriore chiarimento dopo aver rifiutato. E poi l’avviso ai compagni di «stare attenti alle proposte di alcuni strani individui». Materiale più che sufficiente per un deferimento di Palazzi: l’omessa denuncia appare scontata. Ma ci sono almeno un paio d’intercettazioni che meritano approfondimenti. Colloqui nei quali il difensore pronuncia frasi sibilline. Oppure giudizi non proprio al miele su Di Vaio. Come le cose che riferisce all’amico giornalista Emanuele il 24 febbraio, lo stesso giorno del secondo interrogatorio di Masiello.

Allusioni A chiamare è il giocatore: «Essere indagato per associazione a delinquere è un po’ grossa. Io ti denuncio…». La conversazione è tesa. E quando il giornalista fa riferimento a Di Vaio («ma all’altro non gli fanno niente?»), Portanova si trattiene a stento: «All’altro, no. Perché l’altro… Lasciamo stare… Sarebbero da arrestare altre persone di altre squadre…». In precedenza con l’amico Andrea, il difensore aveva commentato: «Io lo chiamerei proprio a quel figlio di mignotta che ha dato il mio numero a sto figlio… Associazione… Addirittura indagato per associazione a delinquere. Dicono che Iacovelli ha fatto il mio nome. Ma chi C***O è Iacovelli? Il mio avvocato sta chiamando la procura di Bari. Gli ho detto: adesso querelo anche il pm. Non mi interessa un C***O…». Poi dopo alcune bestemmie un altro passaggio interessante: «Ti trovi in mezzo a una situazione di m***a per colpa di 4 o 5 co*****i. E quello sta tranquillo lì… In panchina a Siena. Sì, sì, ora ti faccio vedere io… Stai tranquillo…». Forse Portanova si riferisce a Belmonte, indagato ed ex compagno nel Siena. Di sicuro c’è la rabbia del giocatore che nei giorni successivi prepara un memoriale con le testimonianze dei compagni (e un giornalista Sky) per dimostrare il «no» alla combine.

Strada sicura per uscire indenne dal procedimento penale, ma che dovrebbe portarlo verso una squalifica sportiva per omessa denuncia.

********************************************************

Caccia a mister Y: portò i soldi all’hotel Tiziano

Giuseppe Calvi -GASPORT 07-04-2012

Quarta: «Non sono scappato e sono pronto ad essere interrogato. Ma non c’entro niente»

Dato un volto a mister X, Carlo Quarta, ora resta da scoprire mister Y, riconosciuto da Andrea Masiello nelle foto mostrategli dagli inquirenti per fare luce sull’incontro all’hotel Tiziano di Lecce, il 22 agosto, dove restituì l’assegno da 300 mila euro — ricevuto prima del derby Bari-Lecce — per ottenere il cash per circa 250 mila euro. «Alto 1,85 o 1,90»: l’indicazione del calciatore non poteva

essere su Quarta, che avrebbe incontrato Masiello, convocando, con una telefonata, un’altra persona, quella sì davvero tanto alta. Si tratterebbe di un altro personaggio noto della Lecce bene, impegnato nel mondo forense e che sarebbe stato compagno di scuola di Quarta, al Liceo classico «Palmieri». Mister Y avrebbe portato i 250 mila euro in contanti, all’hotel Tiziano.

Quarta disponibile Entrambi amici di Pierandrea Semeraro, all’epoca presidente della società, hanno agito solo per proprio conto? Ieri Quarta è stato iscritto nel registro degli indagati: il reato sarebbe la frode in manifestazioni sportive. «Ho già dato ampia disponibilità agli inquirenti a chiarire ogni circostanza, essendo i fatti privi di fondamento e tesi unicamente a strumentalizzare rapporti antichi fondati su sentimenti autentici — ha dichiarato Quarta —. Prendo atto di essere stato maldestramente tirato in causa, come diffusamente riportato dagli organi di informazione. Non sono scappato da Lecce, sono solo fuori città. Mi addolora che tutto ciò arrechi ingiustamente dolore a familiari e amici e mi auguro che la barbarie non arrivi fino al punto di strumentalizzare politicamente la grottesca vicenda».

Movida e scommesse Carlo Quarta, 38 anni, figlio di un imprenditore del settore surgelati e prodotti dolciari, organizza eventi per la movida salentina. Ogni settimana l’appuntamento della sfida a calcetto con Pierandrea Semeraro, col quale era stato anche in rapporti commerciali: sino al 2008 Quarta era affittuario di Semeraro jr, tori delle agenzie con singole puntate anche di mille euro.

Grande Lecce Già presidente circoscrizionale del Quartiere «Centro» dopo le Comunali del ’98 (si era candidato con il Ccd di Casini), Quarta è in lista con «Grande Lecce» per le prossime elezioni in città, nel Pdl, quindi in appoggio del sindaco uscente, Paolo Perrone, che ieri ha preso posizione con una nota. «Questa vicenda mi ha turbato come sindaco, cittadino e tifoso – ha sottolineato Perrone -. Ma, come è giusto che sia, attendo di conoscere gli esiti delle indagini e del procedimento. Se in relazione a quanto contestato, dovesse profilarsi una qualche responsabilità a carico di Carlo Quarta, allora gli chiederemo con fermezza di ritirarsi dalla campagna elettorale».

545576_317013168361181_171482319580934_865291_1955107602_n.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi
Inviato (modificato)

“Big Tuesday per Lega e Milan”

di OLIVIERO BEHA (il Fatto Quotidiano.it 09-04-2012)

Si annuncia un martedì di passione per i tifosi della Lega Nord e per

quelli del Milan. Domani a Big TueBergamo va in scena l’ “orgoglio

padano”, mentre a Verona si gioca l’anticipo di serie A tra il Chievo e

i rossoneri. Se il Milan non dovesse riuscire a vincere, lo scudetto

rischierebbe di allontanarsi definitivamente. Una settimana poco

“santa” per la squadra di Berlusconi: prima la sconfitta a Barcellona,

poi l’imprevedibile scivolone in casa contro la Fiorentina, grazie al

gol del redivivo Amauri. Ora la Juventus è davanti, grazie soprattutto,

ironia della sorte, alle prestazioni dell’ex milanista Pirlo. La lotta

per la Champions League e quella per non retrocedere rimarrebbero

aperte e interessanti, se sui risultati sportivi non gravasse la scure

della giustizia sportiva e dello scandalo scommesse: la classifica sul

campo rischia come al solito di essere stravolta in tribunale

Modificato da Ghost Dog

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi

Tempo scaduto

VIGILANZA ZERO

Aligi Pontani - repubblica.it - 4-04-2012

Sono colpevoli del loro silenzio, gli innocenti di questa storia, anche se certo che è più facile a dirsi che a farsi: denunciare un proprio compagno, violare il sacrario dello spogliatoio, mettere all'indice il vicino di armadietto e magari di casa, diventare un infame insomma. Ma con il loro silenzio ("tappatevi le orecchie e giocate", disse il direttore sportivo del Bari Angelozzi ai giocatori che lo informavano delle proposte di combine ricevute) anche gli onesti come Gillet o Almiron o l'allenatore Mutti hanno permesso che il veleno del calcioscommesse andasse in circolo un po' ovunque, e continuasse ad intossicare il loro sport, il loro lavoro e le nostre passioni per mesi. Forse per anni.

I giudizi morali non interessano, ora. Interessa molto di più capire quanto quel silenzio, quei silenzi ormai ufficiali su partite che tutti sapevano vendute o almeno in vendita, peserà sui prossimi mesi. Non tanto per le squalifiche agli omertosi, che sembrano inevitabili, quanto per ciò che significano. Vediamo, allora: un campionato falsato - nelle posizioni di coda, che naturalmente da un punto di vista sportivo contano come quelle di testa; calciatori che vendono, dirigenti che corrompono o tacciono, allenatori pavidamente inerti, tifosi che comprano le sconfitte dei propri beniamini. Pensiamoci: non una sola delle componenti del sistema calcio, nella singola vicenda di Bari e aspettando che si precisino anche quelle sotto inchiesta altrove, era

all'oscuro delle combine. Ma nessuno ha parlato. Nessuno. E gli unici a non sapere erano gli ispettori della Federcalcio, ma questo non sorprende.

Ecco, più che ricorrere a slogan di maniera come "tolleranza zero" e "giustizia rapida", la Federcalcio dovrebbe indagare sulle ragioni del disastroso fallimento del proprio sistema di autocontrollo, che è il pilastro di un'autonomia sacrosanta, fino a quando però in grado di garantire pulizia, efficienza e rispetto delle regole.

Considerando, ricordiamolo sempre, che la Figc è una macchina molto costosa che spende soldi pubblici. E, una volta capito perché questo sistema di controllo non ha funzionato, ragionare rapidamente su come ricostruirlo, quando e se si riuscirà a venire a capo dell'emergenza. Un'emergenza che come tale andrebbe affrontata: non lasciando solo Palazzi, sopraffatto da carte, arresti, interrogatori e atti giudiziari destinati a moltiplicarsi come le scope di Topolino apprendista stregone; chiedendo aiuto al Coni per rafforzare, integrare e rendere davvero efficaci gli organi inquirenti e giudicanti; stabilendo presto e senza equivoci su quale campionato avranno effetto le sanzioni sportive; incentivando ancor più di quanto fatto nuove confessioni. La tolleranza zero non dovrebbe mai essere invocata, in un sistema capace di controllare, prevenire e punire chi sgarra: dovrebbe essere scontata, banale, ovvia. Diventa slogan quando la soglia di sopportazione della gente è stata ormai varcata, arriva il panico e non si sa bene cosa fare. E in genere, quando accade, è troppo tardi per rimediare.

542131_369648823074444_203888266317168_1094048_453285584_n.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi

SPY CALCIO

Tremano dieci club di A

classifica "finta"?

di Fulvio Bianchi - repubblica. it 8-04-2012

Tolta la corsa-scudetto (Juve e Milan con questa storiaccia non c'entrano nulla), ecco che tutto il resto, dalla volata-Europa alla lotta-salvezza, rischia di essere spazzato via nei prossimi mesi. Che si gioca a fare da qui sino a maggio se davvero rischiano di essere coinvolte 10 squadre di A? E' un campionato virtuale quello cui stiamo assistendo? Le classifiche saranno sconvolte? Entro fine aprile ci saranno i primi deferimenti di Stefano Palazzi, il superprocuratore Figc che con il suo staff sta lavorando a tempo pieno (in settimana audizioni eccellenti, fra cui Mauri e Brocchi): riguarderanno le carte di Cremona. Per quelle di Bari, con il terremoto di questi giorni (vedi Masiello e c.), si dovrà ancora aspettare. Poi, potrebbe arrivare anche Napoli... Non si finisce più con il calcioscommesse ma la colpa è dei Masiello, dei Doni, degli Zamperini, eccetera. Di un calcio fortemente inquinato alle sue radici da anni. Di dirigenti e allenatori (Bari per esempio) che come minimo dormivano e non si accorgevano di nulla. Come detto, i club di A coinvolti, e a rischio, potrebbero essere addirittura la metà, dieci: Atalanta (già punita con un meno 6 e ora coinvolta in altre due gare); Bologna, Cesena; Chievo; Genoa; Lazio; Lecce; Novara; Siena; Udinese. In serie B nei guai (seri) il Bari e la Sampdoria. Molti coinvolti anche in Lega Pro. Ma non tutte queste squadre potrebbero essere già punite con il processo-bis (poi ci sarà il ter, eccetera eccetera...) che si terrà forse a giugno-luglio (la Figc, se possibile, preferirebbe ad Europei appena chiusi). Sconti di pena per chi collabora, e stavolta sono parecchi. Un anno per omessa denuncia (e dovrebbero essere tantissimi); cinque anni con radiazione per chi ha taroccato, o tentato di taroccare le partite; due anni per chi ha "solo" scommesso. E i club? Rischiano da tre punti di penalizzazione in su. Se ci sono dirigenti coinvolti, prevista la retrocessione. Le penalizzazioni devono essere afflittive. Esempio: devono cancellare un traguardo (la qualificazione Uefa o la salvezza). E se un club finisce a metà classifica, lontano da tutto? I punti di penalizzazione li sconta nella stagione successiva: così si creano disparità, è vero. Ma non c'è nulla da fare, anche perché sia Coni che Figc vogliono che i processi si tengano in questa stagione sportiva e quindi la stragrande maggioranza delle condanne saranno applicate a questo campionato, anche se già chiuso. Ricordiamo, inoltre, che in base alle regole Uefa chi è condannato per illecito sportivo non si può iscrivere a nessuna Coppa europea.

Tema amnistia: Giovanni Petrucci, n.1 dello sport italiano, ha ribadito che non se ne parla. Giusto. Non scherziamo nemmeno: troppo comodo, che segnale di serietà sarebbe? E poi, chi ha pagato in passato che direbbe? Lo sport deve dare un colpo durissimo a questo marcio che sta venendo pericolosamente a galla e forse è peggio ancora del (vecchio) Calciopoli, lì almeno i soldi non erano girati e ora si è scoperto pure che le partite non erano truccate. Michel Platini tuona, preoccupatissimo, contro l'ondata del calcio scommesse che invade non solo l'Italia:"Chi bara, squalifica a vita". Giancarlo Abete sostiene, con convinzione assoluta, che ci vuole "tolleranza zero". La Lega di serie A finalmente si sveglia: il 20 aprile, per la prima volta, sollecitata dall'Inter, parlerà del problema-scommesse. D'accordo che la responsabilità oggettiva, in molti casi, è estremamente penalizzante per i club, ma per ora esiste, è un caposaldo del calcio (anzi, dello sport), e quindi va applicata: semmai, se ne parlerà per il futuro. La Lega Pro, in questo (e in altro) , è all'avanguardia: si è dotata, per prima (ed unica sinora), di un sistema di controllo sulle scommesse. Ha studiato un codice etico. "Quando il treno parte, non si ferma più...", sostiene il direttore generale Francesco Ghirelli. Ora c'è attenzione massima ai calciatori: in caso di gare "sospette" subito segnalazione alla procura federale e quindi alla procura della Repubblica. Le altre Leghe, per ora, non si sono ancora mosse su questo fronte: quella di A, come detto, ne parlerà il 20 aprile. Non solo soldi, quindi... La Figc in futuro, speriamo presto, si doterà di una Procura federale all'altezza. Non che Palazzi e i suoi non lo siano. Anzi, sono preparati. Ma non ce la fanno. La diaria (30-40 euro) al giorno è bassissima, non viene pagata nemmeno l'assicurazione quando usano mezzi propri. Che 007 sono? Sono ex questori, avvocati, ex magistrati (il Csm vieta l'impiego di quelli in attività) che lo fanno con grande passione. Ma un po' di malcontento c'è e il pool di Palazzi ha mezzi troppo scarsi per spazzare via questo marcio che sta inquinando (anzi, ha inquinato) il nostro calcio. Speriamo che Abete questa estate voglia provvedere.

526759_369619293077397_203888266317168_1093978_89130707_n.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi

Rai all'attacco di Sky

Via al canale sport

di Fulvio Bianchi - repubblica.it 9-04-2012

La Rai va all'assalto di Sky: dal 16 aprile, infatti, Rai Sport 1 (digitale terrestre free) trasmetterà dalle 7 del mattino alle 14 e dalla 16 alle 24. Una copertura quasi come Sky Sport 24. Il progetto studiato dal direttore di Rai Sport, Eugenio De Paoli, sarà presentato venerdì 13 aprile dallo stato maggiore di Viale Mazzini, dal presidente Paolo Garimberti al dg Lorenza Lei. E' il lancio in grande stile del canale tematico dello sport: sinora Rai Sport 1 ha fatto buoni ascolti, in costante progesso: ma in futuro diventerà un vero "contenitore" con trasmissioni di approfondimento tipo Uno Mattina, con rassegne stampa, tg sportivi a rullo, eccetera. Il cdr di Rai Sport resta comunque sul piede di guerra, non condividendo alcune scelte esterne: proclamato uno sciopero per i giorni successi al lancio del canale tematico. Ma le trasmissioni non si fermeranno comunque, perché una parte degli oltre 110 giornalisti dello sport Rai dovrebbe lavorare. Venerdì sarà anche l'occasione per la Rai per presentare il piano olimpico (Rai Due sarà la rete dedicata ai Giochi di Londra) e i nuovi progetti per il tennis (Internazionali di Italia e Roland Garros). Nessuna novità invece sul fronte diritti del calcio: ma a Viale Mazzini restano convinti di poter salvare le loro trasmissioni come Stadio Sprint, Novantesimo Minuto e Domenica Sportiva. La Lega di A, però, vuole almeno una quindicina di milioni.

Soltanto Platini può salvare il nostro calcio. Ecco come...

Un flop totale.

Come noto, non abbiamo più nemmeno una squadra in corsa nelle Coppe europee (l'ultima ad arrendersi è stata il Milan). Nel ranking Uefa 2012, che tiene conto dalla stagione 2007-08 sino all'attuale, l'Italia è quarta, con 59.981 punti, staccatissima da Inghilterra (83.785), Spagna (82.329 punti: e ha ancora 5 squadre su 7 in corsa...) e Germania (74.519). Il Portogallo ci incalza (55.013 punti: una squadra ancora in lizza) e anche l'Olanda, in questa stagione, ha fatto meglio di noi. Un disastro totale: dal prossimo anno avremo solo tre club in Champions e se nel 2015-'16 non arriva davvero la riforma di Michel Platini, ecco che l'Italia nella Coppa che conta rischia di avere un ruolo secondario. La riforma prevede l'abolizione dell'Europa League, sempre snobbata dai nostri club, a vantaggio di una maxi-Champions con ben 64 club. In questo caso l'Italia potrebbe avere da cinque a sei squadre. Solo Platini può salvarci...

(09 aprile 2012) © Riproduzione riservata

562824_369617893077537_203888266317168_1093975_1344951483_n.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Il pallone di Luciano

Il duello è ancora tutto da decidere

ma «regalare» Pirlo è stata una follia

di LUCIANO MOGGI (Libero 10-04-2012)

La veste del gufo non si addice a Galliani: l’ha indossata con la

consapevolezza che fosse la sola strada per tirar su il morale dei suoi, ma di

sicurononl’ha reso elegante. Alla guerra come alla guerra, dicono i francesi,

ma preconizzare che alla Juve possa succedere quello che è successo al Milan è

molto più che fare l’uccello del malaugurio. La Juve attuale non sta come il

Milan, non ha fatto la Champions e non ne subisce i contraccolpi che hanno

fiaccato i rossoneri sul piano mentale e fisico. I bianconeri hanno ormai

superato il loro periodo di infortuni, il Milan per nulla. Sarebbe facile

ironizzare sullo spiegamento propagandistico con cui, a suo tempo, fu

presentato Milan Lab, una struttura che ha funzionato poco o nulla.

Distacco netto

C’è un distacco tra le duellanti più netto di quanto non dica il punto che le

divide, evidente il mutamento dei rapporti di forza rispetto ai blocchi di

partenza. Appariva sensibile allora l’organico più forte del Milan, così come

alcune individualità di spicco, lasciando in sostanza alla Juve una prevalenza

(solo teorica) di quantità. Trascurabile l’apporto che avrebbe potuto dare

Pirlo, ed è stata invece la grande stagione dell’ex milanista a variare

gradatamente quei rapporti di forza. Nessuna difficoltà a dire che sul punto

sono calate di molto anche le nostre convinzioni di un Milan che avrebbe

potuto vincere con relativa facilità il campionato. Nulla è ancora deciso,

come ben sa Conte, mai contendenti li vediamo ora quasi alla pari, non del

tutto ovviamente perché è giusto che chi sta avanti abbia qualche chance in

più. Riteniamo altresì giusto evidenziare la voglia furiosa di rivincita dei

bianconeri rispetto agli anni di difficile risalita dopo Calciopoli, infernale

macchinazione che ha colpito fin dall’inizio sempre gli stessi bersagli, capri

espiatori da immolare con la pretesa di moralizzare il calcio, con le

istituzioni sorde ad ogni verità anche quando essa è stata dimostrata oltre

ogni dubbio, per paura di procedere a consequenziali revisioni, scegliendo la

strada codarda dell’incompetenza.

Ci piace comunque osservare come la verità sia ora chiara anche a chi

fortemente ne dubitava, Fulvio Bianchi in Spy Calcio ha parlato del «marcio

che sta venendo pericolosamente a galla» nel Calcioscommesse di oggi,

sottolineando che in Calciopoli «i soldi non erano mai girati e ora si è

scoperto pure che le partite non erano truccate». Dal nostro punto di vista ci

chiediamo se Abete, attestato sempre su posizioni giustizialiste, abbia mai

ragionato su questa essenziale considerazione.

Il Milan torna in campo già oggi a Verona con l’idea di riprendersi il trono

perduto. La Juve gioca invece domani, e così accadrà per altre tre giornate

delle sette che restano da disputare, rossoneri cioè in anticipo rispetto alla

Juve, e il Milan non è contento. Milanisti nella condizione dello stracciato

che viene morso dal cane, tre gli squalificati, Ambrosini, Aquilani e Bonera,

che per effetto dei dubbi sulla capacità di scendere in campoda parte di Van

Bommel e Seedorf fotografano un centrocampo quasi azzerato. Il Chievo, dal

canto suo, ha già superato la soglia salvezza dei 40 punti, ma non vuole

fermarsi, sicuramente avversario non facile per il Milan, se sarà ancora corto

di fiato e di lucidità. Impegno comunque non facile anche per la Juve,

soprattutto se la Lazio sarà quella che ha battuto il Napoli. Ci sembra che il

carro bianconero, tenuto con mano ferma, sia in grado di guadagnare altro

terreno, anche se la squadra di Reja si è fatta bellicosa, vuole tenere il

terzo posto, al quale ambiscono nell’ordine Udinese, Napoli e forse ancora la

Roma. Giallorossi con poche speranze nel confronto all’Olimpico con la squadra

di Guidolin. Il tempo della verità per il progetto baldiniano era atteso a

Lecce ed è miseramente naufragato. Luis Enrique ha le sue colpe ma è capitato

in una barca alla deriva, un progetto non si fa con parole ad effetto che

possono illudere i tifosi ma che lasciamo poi il tempo che trovano senza la

dimostrazione del campo.

Fondo affollato

Il Napoli riceve l’Atalanta, il percorso dei partenopei somiglia molto a

quello del Milan: la Champions si paga duramente. L’Inter ospita il Siena:

vuol vincere, ma con i nerazzurri nessun pronostico è sicuro. Sul fondo

dipende ancora dal Lecce: se i salentini passano a Catania resta tutto aperto,

diversamente può esserci la svolta definitiva. Non deve distrarsi la

Fiorentina, però: i resuscitati viola affrontano il Palermo. A Bologna e

Cagliari mancano i punti della sicurezza. Può finire in parità.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

La Premier sembra la serie A,

ma non diremo mai “viva la Liga”

di JACK O’MALLEY (IL FOGLIO 10-04-2012)

Londra. Di tanto in tanto tocca tradire i nostri meravigliosi pregiudizi e

dire la verità, nella fattispecie questa: la Premier League ricorda sempre di

più il campionato italiano. E non è un complimento. L’illuminazione mi è

venuta domenica pomeriggio all’Emirates Stadium, quando l’Arsenal, recitando a

memoria la partitura a sé più congeniale, ha cercato in tutti i modi di non

segnare ai resti del Manchester City. Un colpo di testa di Van Persie

ribattuto dalla schiena di un compagno sulla linea ha ridato slancio al ciuffo

di Mancini, ma il gol di Arteta lo ha reso di nuovo un riporto. Dicevo

dell’illuminazione. Mancini e Balotelli naturalmente c’entrano con questa

metamorfosi peggiorativa, ma fino a un certo punto, perché qui non si parla di

spirito dei popoli ma di credibilità dell’impianto calcistico: il Manchester

United che sabato ha rubato come nemmeno il Barcellona in Champions (rigore

per fallo inesistente su giocatore in fuorigioco di almeno due metri); il già

citato Arsenal che dopo una stagione a tratti inguardabile va in Champions,

questa la drammatica morale; l’FA Cup che quest’anno non ha nessuna sorpresa

nemmeno in semifinale. Potremmo stare qui per giorni a dire quanto gioca bene

lo Swansea City e quanto sia bello il calcio da metà classifica, tanto che il

Chelsea, che gioca un calcio più brutto dell’Inter di Ranieri, è l’ultima

speranza inglese in Europa dopo le disfatte dei due Manchester (a Mancini

manca un Drive Reds per vincere facile, evidentemente); ma il Chelsea quasi

sicuramente verrà eliminato per qualche disegno superiore del tecnodemiurgo

Platini, quindi il problema resta: la Premier di quest’anno è lo strange

bedfellow della serie A. E per scacciare la verità della crisi ci si nasconde

dietro ai petrolieri arabi e agli oligarchi russi, alle escort e agli insulti

razzisti, ai Sir con la corona e agli aspiranti usurpatori di troni. Mi resta

una consolazione: forse la stagione che si avvia al termine non sarà stata

particolarmente esaltante, ma basta guardare un paio di partite della Liga per

sentirsi migliori. Là dove lo show ha sostituito la grinta e il gel

soppiantato i tacchetti, là dove il gol più banale è segnato con un colpo di

tacco da fuori area ma solo perché i difensori sono delle figurine adesive,

non arriveremo mai.

Per fortuna.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

scommesse

TIFO CONTRO

Bagno di sangue

se la Juventus

vince lo scudetto

di STEFANO OLIVARI (il Giornale 10-04-2012)

A tifare contro lo scudetto della Juventus non sono solo i milanisti, ma anche

i bookmaker. Che più che del colore della maglia sono cultori di una

ripartizione del gioco che consenta loro di vincere in ogni caso. Lo scorso

agosto i bianconeri campioni d’Italia si giocavano a 7,00 , con il Milan a 2,15

e l’Inter di Gasperini seconda a 3,25. Il problema per il banco è che uno

scommettitore su tre aveva all’epoca puntato sulla Juventus, con scostamenti

minimi fra i vari bookmaker. Quindi se la squadra di Conte rimanesse in vetta

fino al 13 maggio per i bookmaker sarebbe un bagno di sangue. Fatto 100 il

totale delle giocate prima dell’inizio, significherebbe infatti pagare ai

vincitori 198 (33 per 6) ed incassare dai perdenti 67, chiudendo quindi con un

rosso di 131. Le quote scudetto aggiustate durante la stagione non possono

invece offrire scenari del genere, anche se la massa di gioco sui bianconeri è

stata quasi sempre superiore a quella sui rivali. Dopo la prima giornata già

era difficile fare affari: Milan a 2,38, Inter a 3,25 e Juve crollata a 4, 50.

Il 19 settembre, dopo la vittoria con il Siena, la Juve ha sorpassato l’Inter

anche nelle quote scudetto: 3,75 contro 5,00, con il Milan salito a 2,63. A

inizio febbraio Conte ha superato anche Allegri, battuto dalla Lazio: 1, 85

contro 2,35. Dopo la vittoria rossonera con il Lecce e il pareggio della

Juventus con il Genoa la quota del Milan è crollata a 1,30 e quella juventina

salita a 3,50. Significa che meno di un mese fa si potevano ancora guadagnare

soldi veri credendo nella Juventus a meno quattro. E addirittura lo si poteva

fare una settimana fa, con i bianconeri a meno due dopo la vittoria con il

Napoli: Milan a 1,50 e Juve a 2,50. Adesso, dopo il sorpasso di sabato, Juve a

1,55 e Milan 2,30. Tanti numeri per una lezione indiscutibile: chi ha opinioni

forti gli affari li fa prima dell’inizio dei tornei, quando il mercato ancora

non ha operato aggiustamenti. La lezione numero due è che con il gioco

antepost si possono fare investimenti anche a stagione in corso: studiando il

calendario, anche una Juventus due punti dietro a 2, 50 sarebbe stata da

giocare.

Ma questo è senno di poi, l’unico metodo con cui si vince di sicuro.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Intervista al presidente della Figc

61 gli anni del presidente della Federcalcio

È nato a Roma il 26 agosto del ’50

Romano, classe ’50, Giancarlo Abete è il presidente della Federazione italiana gioco

calcio dal 2 aprile 2007. Figlio di genitori meridionali (origini beneventane sia per il

padre Antonio che per la mamma Maria Basile), è laureato in Economia e commercio.

Sposato, due figlie, è stato deputato per tre legislature nelle fila della Dc (dal ’79 al ’92).

Fu capo delegazione ai mondiali 2006. La (copia della) Coppa è ancora nel suo ufficio.

Giancarlo Abete

«Modello Napoli»

«La gestione di De Laurentiis?

L'esempio di come si guida un club

San Paolo da rifare, è inevitabile»

di GIANLUCA ABATE e FELICE NADDEO (Corriere del Mezzogiorno 10-04-2012)

ROMA — Se fosse un gol, quest'intervista sarebbe dedicata ad Antonio Ghirelli:

«Una persona di valore, un uomo che ha amato e onorato lo sport italiano. È

colui che ha dato importanza al ruolo del giornalismo sportivo coniugando la

passione con la cultura e l'impegno sociale». La conversazione con Giancarlo

Abete, presidente della Figc, inizia così. Sono le 14.58 di martedì 3 aprile,

e il numero uno del calcio italiano siede a un tavolo rettangolare piazzato

davanti all'ampia vetrata del suo ufficio in via Allegri, a Roma. Davanti a

lui, poggiata su un tavolino tra due divani, una replica della Coppa del Mondo

che mette ancora i brividi a guardarla. L'appuntamento era per le 16, ma Abete

ha chiesto di anticiparlo: «C'è la camera ardente di Ghirelli, voglio

andarci». Lo farà dopo settantacinque minuti passati a parlare del Napoli, dei

suoi bilanci, del suo stadio, della finale di Coppa Italia. E della sua città,

ché «guardare uno stadio intero cantare 'O surdato 'nnammurato è una cosa che

riconcilia con il calcio».

Iniziamo proprio dal campionato, presidente. Se i tifosi a Torino

hanno visto forse il peggior Napoli, in compenso hanno ammirato uno

stadio fantastico. È questo il futuro?

«Lo Juventus Stadium è stato realizzato grazie a un rapporto virtuoso tra la

società e l'amministrazione comunale, all'epoca guidata dal sindaco Sergio

Chiamparino. È stato trovato un punto d'incontro, anche se il vantaggio è che

il sito era già individuato, perché lo stadio è sorto dov'era il precedente.

Trovare aree nuove è certamente più complesso, bisogna fare i conti con le

linee di indirizzo dello sviluppo di una città».

Ha idee su Napoli?

«O si ristruttura il San Paolo, o si trova un'ipotesi alternativa».

Oppure non si fa nulla.

«Impossibile. Il San Paolo va rifatto o costruito altrove, non ci sono altre

soluzioni. Un progetto preparato per la candidatura di Euro 2016 rivela che la

ristrutturazione è onerosa e impegnativa. Ma è assolutamente fondamentale

metterci le mani».

Come?

«C'è un disegno di legge alla Camera che regolamenta la materia, indica i

parametri, prevede capacità edificatorie aggiuntive. Il problema è che è fermo

da tempo, e nessuno si muove in attesa che l'iter si sblocchi. È un po' come

Il deserto dei tartari. O Aspettando Godot».

A Napoli si discute ancora tra chi vuole rimesso a nuovo il vecchio

San Paolo e chi invece preferirebbe scegliere un'area diversa per

poter ampliare la struttura. Lei con chi starebbe?

«Dovunque si realizzi, il megastadio è inutile. Gli indici di riempimento non

servono più a nulla, sono collegati a un tipo di impianto che oggi nessuno

farebbe. Alla fine degli anni '80 di prediligeva la quantità, oggi si punta

sulla qualità, sull'habitat del tifoso. Guardate la Juve: ha realizzato uno

stadio a misura d'uomo, pur sapendo che — proprio per la capienza ridotta —

non potrà mai ospitare una finale di Champions. Giusto così, non puoi

costruire uno stadio per un evento che capita una volta ogni tanto».

Restiamo alla Juventus. Il 20 maggio a Roma si gioca la finale di

Coppa Italia: per chi non ha la tessera del tifoso è prevista una

«aliquota residuale» di biglietti. La soluzione la convince?

«Ci sono arrivate diverse mail dei sostenitori del Napoli che non sono in

possesso della tessera del tifoso e corrono il rischio di non poter fruire di

questo spettacolo. È necessario trovare un equilibrio, penso sia giusto

valorizzare sia chi ha manifestato attaccamento alla squadra facendo la

tessera del tifoso, sia chi ha sostenuto il club ma senza andare in trasferta».

Qualcuno resterà scontento.

«L'equilibrio è sottile. Non possiamo delegittimare né la tessera né chi

quella tessera non ce l'ha. Dividere i tifosi in buoni e cattivi è un errore.

Porterebbe a una guerra fratricida».

Si troverà una soluzione anche per gli arbitri di porta? Sarà

possibile sperimentarli in quell'occasione?

«Assolutamente no. L'International board dice che la sperimentazione si può

fare solo per l'intera competizione. Il 2 luglio si deciderà: tecnologia o

arbitri di porta».

Lei cosa sceglierebbe?

«Gli arbitri. La tecnologia ti dice solo se la palla è entrata in rete o meno,

gli arbitri d'area svolgono anche una funzione deterrente. E poi vedono

l'azione di fronte, sanno valutare meglio i falli in caso di contatti tra due

giocatori che si incrociano. Penso ad esempio al calciatore del Napoli

Christian Maggio, che entra spesso in area tagliando dal fondo».

La finale sarà l'epilogo della stagione del Napoli. Che società vede

il presidente della Figc?

«Un club che tiene i bilanci in ordine già da qualche anno. Un filotto

positivo, la strada è questa. Ed è interessante che ciò avvenga in società del

Sud come il Napoli ed il Catania, altro club che chiude in utile i bilanci».

Merito dei presidenti?

«Sì, perché Aurelio De Laurentiis e il duo Pulvirenti-Lo Monaco hanno avuto

il coraggio di parlare chiaro anche con le tifoserie».

Qual è il messaggio?

«Possiamo crescere solo se manteniamo gli equilibri. E se riesci a far

passare questo messaggio hai risolto il cinquanta per cento dei problemi».

E l'altro cinquanta per cento?

«Il Napoli ha avuto la capacità di individuare i giocatori giusti, e di saper

resistere quando un calciatore, dopo aver aumentato il suo rendimento, ha

tentato di modificare in corsa il contratto per trarne maggiori utili. Questa

è una gestione del quotidiano decisiva, che pone il Napoli in condizioni di

vantaggio su molte altre squadre».

Perché?

«Il fair play finanziario va avanti, e a breve costringerà tutti i club ad

avere quegli equilibri che il Napoli ha già trovato. Il calcio è continuità, e

devo dire che la società partenopea ha avuto la grande capacità di anticipare

questi fenomeni».

Il Sud è quello delle società dai bilanci virtuosi. Ma, in queste

settimane, è anche l'epicentro dell'ennesimo scandalo legato al

calcioscommesse. Perché non si riesce ad arginare questo fenomeno?

«Il calcio rappresenta il Paese. Ha le sue eccellenze e le sue patologie. E,

al di là degli aspetti emersi dalle inchieste, bisogna aver chiara la

percezione che ci troviamo di fronte a un mondo nel quale si muovono un

milione e quattrocentomila persone».

Che fa, minimizza?

«Macché. Questa è la premessa necessaria per comprendere che la società

attuale è a rischio su tanti fronti, quello sportivo compreso. C'è un problema

generale di caduta di valori del sistema morale, e non solo nel mondo del

calcio. La percezione che s'è avuta, leggendo le cronache dell'inchiesta di

Bari, è di come determinati ambienti abbiano inciso su un tessuto degradato di

tesserati. Il problema, a volerla dire tutta, è che è cambiato anche il modo

di barare».

È l'evoluzione del totonero?

«Diciamo che una volta l'illecito era collegato comunque a un obiettivo. Una

squadra voleva vincere o non retrocedere, e se non ce la faceva con le sue

forze ricorreva a irregolarità. A ben vedere, però, pur nella illiceità dei

comportamenti c'era sempre e comunque una finalità sportiva».

E oggi invece?

«Le scommesse hanno cambiato il nostro mondo. Le puntate in Italia sono

gestite dai Monopoli, che controllano e segnalano giocate sospette. Ma

esistono centri di criminalità organizzata che operano su canali

internazionali ignoti, e rappresentano un rischio assoluto. Tutto il sistema

sportivo è sotto schiaffo, e questo è un vulnus sia per la regolarità delle

gare che per l'immagine del calcio».

Non pensa che sia necessario rafforzare i controlli sui tesserati?

«Certo, e non a caso abbiamo inserito anche la previsione dell'omessa

denuncia, perché spesso c'è chi sa e non parla. Il problema vero, però, è che

il sistema della scommesse ha sparigliato i vecchi schemi. E se prima il

calcio era comunque il fine di un'operazione illecita, oggi è solo un mezzo

per lucrare. Ai tifosi interessa qualcosa se la propria squadra vince 4-0

oppure 4-1? No, per nulla. Eppure se la partita è stata pilotata perché

qualcuno ha scommesso su quel risultato, l'esito della gara è comunque

irregolare».

Commentando le dichiarazioni dell'ex difensore del Bari Andrea

Masiello — che ha confessato di aver fatto un autogol perché s'era

venduto la partita contro il Lecce — Donato Carrisi ha scritto sul

Corriere della Sera che «venire traditi anche sul derby è l'incubo

peggiore di ogni tifoso». È davvero un'aggravante?

«Io di derby me ne intendo: seguivo sempre quelli tra Benevento e Avellino,

perché mio padre è stato presidente del club sannita dal '67 al '73. So cosa

vogliano dire queste partite per un tifoso, ma devo dire che si tratta di

comportamenti immorali in generale. E, a voler guardare la vicenda nel suo

insieme, è assurdo anche l'atteggiamento di quei tifosi che chiedono alla

squadra di perdere visto che è già retrocessa. È una pressione psicologica con

la quale tentano di legittimare i loro comportamenti illeciti, come a dire:

visto che siamo andati in B, almeno ci guadagno. Una cosa veramente oscena».

Torniamo al calcio giocato. E al futuro. L'Inter ci punta con un

allenatore-ragazzo, Andrea Stramaccioni. Aurelio De Laurentiis ha

detto che fosse per lui farebbe giocare tutti ragazzi. È d'accordo?

«Ho ascoltato le parole del presidente del Napoli che chiedeva di valorizzare

i giovani. La mia opinione è che si tratti di frasi che rientrano in quei

messaggi della società cui accennavo prima. È come dire ai tifosi che non si

aspettino di andare oltre un certo livello prendendo mega-giocatori: ci sono

equilibri da rispettare puntando sui più giovani, non immettendo risorse che

solo gli emiri si possono permettere».

Il Napoli un emiro l'ha sfidato (battendolo) in Europa. Cos'ha

rappresentato per il calcio italiano il ritorno degli azzurri in

Champions?

«Ha testimoniato ancora una volta la capacità di gestione di De Laurentiis,

perché il Napoli ha dimostrato di poter stare alla grande in questa

competizione ma con tutti i bilanci in ordine. Questo è stato un messaggio

importante per tutte le società calcistiche continentali, in linea con quelle

prospettive sportive e gestionali indicate dall'Uefa. E poi ha trasmesso

all'Europa l'immagine di un tifo antico, gioioso».

Dice che ci hanno applaudito per questo?

«Dico che oggi il tifo ha assunto una dimensione troppo strutturale, troppo

organizzata. E perciò vedere tutto lo stadio cantare 'O surdato 'nnammurato

alla fine della partita è una cosa che riconcilia con il mondo del calcio, ti

dà la dimensione di una gioia che è quella di tutta la città. Perché questo,

in fondo, resta sempre un gioco. Bellissimo».

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi

SI', CE LA POSSIAMO FARE"

Boniperti "Conte fantastico. Ma saranno 7 partite da vincere col batticuore"

Marina Salvetti - Tuttosport 10-04.2012

L’età non gli fa cambiare l’approccio, molto sabaudo, del low profile e anche la scaramanzia gli impedisce di usare toni enfatici. Ma, in cuor suo, il presidentissimo Giampiero Boniperti abbraccia virtualmente la Juventus tutta, dal presidente Andrea Agnelli fino all’ultimo dei panchinari per la gioia dei due gol rifilati al Palermo che lo hanno fatto sussultare sulla poltrona e hanno regalato alla Juventus il ritorno in vetta alla classifica. «Adesso i ragazzi non devono fermarsi» è la prima esternazione-preoccupazione del simbolo bianconero. Che guarda al sodo: resistere in testa al campionato fino alla fine. «Saranno sette partite da vivere con il batticuore, sette sfide in cui si soffrirà, in campo, sugli spalti e davanti alla televisione. Io so cosa vuol dire, l’ho provato tante volte quando giocavo…».

IL CONDOTTIERO E proprio da Boniperti parte il monito per la Juventus che verrà: non mollare proprio adesso. «Beh, da come andavano le cose si aspettava soltanto un passo falso del Milan. E’ arrivato, ma sono stati bravi i bianconeri a essere lì, pronti ad approfittarne». Operazione sorpasso centrata per il godimento collettivo. «Che soddisfazione, ora bisogna continuare su questa strada». Meglio lepre che inseguitori, comunque. E meglio non lasciarsi andare a troppi facili ottimismi: lo scudetto è ancora da conquistare. «Meno se ne parla, meglio è» la filosofia bonipertiana. Che però non si trattiene dall’elogiare il condottiero Antonio Conte. «Ma chi se lo aspettava così, è stato fantastico ciò che ha fatto con questa squadra. Bravo lui e straordinari i ragazzi. Se si arriverà primi sarà una stagione da ricordare a caratteri cubitali».

LA PROMESSA Comunque vada, l’annata sarà da incorniciare perché nessuno quest’estate dava favorita la Juventus. Lo stesso vertice del club aveva posto come obiettivo l’accesso alla zona Champions. Ora però bisogna osare e credere nel titolo che manca nella bacheca bianconera dal 2006. Ma se Conte centra lo scudetto alla prima stagione sulla panchina della Juventus Boniperti vedrebbe esaudita anche l’ultima richiesta di Gianni Agnelli: «Cucire la terza stella sulle nostre maglie prima che le milanesi cuciano la seconda» il sogno da tifoso dell’Avvocato condiviso anche dal presidentissimo perché in cuor suo questo titolo sarebbe il trentesimo. «Se sarà scudetto, il 13 maggio sarò allo Juventus Stadium» si sente di promettere senza troppa insistenza Boniperti, pronto ad applaudire Alessandro Del Piero – alla sua penultima apparizione in bianconero (c’è ancora la finale di coppa Italia) – che alza il trofeo e a festeggiare insieme con la squadra. Una presenza significativa, come sarebbe la celebrazione «per la terza stella…».

554268_369991119706881_203888266317168_1094918_83018498_n.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi

Lo sconcerto quotidiano

IL SEGRETO INVINCIBILE DI JUVE E FIAT

Mario Sconcerti - corriere.it - 10-04-2012

La crisi dell’auto ha fatto perdere il 40% del venduto alla Fiat in Italia; si torna a chiedere aiuti allo Stato e si torna quindi a domandarsi quanto questo potrà incidere sulla Exor e sui soldi da mettere nella Juve. Credo sia una domanda legittima, ma ormai molto più che superata. La situazione rispetto agli altri anni, ai tanti anni del rapporto Fiat-Juve, è anzi rovesciata. Non è più la Fiat che spinge la Juve, sono i quindici-venti milioni di juventini che spingono la Fiat. Nessuna azienda al mondo ha una massa commerciale così vasta e così fanatica. E nessuna grande azienda potrebbe permettersi di deluderla a priori. Moratti non ha questo vantaggio, non ha un pubblico di clienti. Berlusconi fu il primo a capirlo, ma usò il Milan soprattutto come prima base elettorale. La differenza adesso è molto grande. Moratti (e Berlusconi) spendono, tirano fuori soldi per il calcio che non riavranno se non in soddisfazioni eventuali. Bruciano in sostanza continuamente denaro. La Fiat nella Juve, non spende, investe. E non sono più i soldi di un capriccio, ma quelli di una grande azienda che pianifica e cerca di soddsisfare la grande massa potenziale dei suoi clienti. Se lo capiranno, è la vera svolta.

532858_369982506374409_203888266317168_1094905_1627754975_n.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi
Inviato (modificato)

LA STORIA

Vi ricordate la Gea World?

Moggi jr riparte da Dubai

«Chiedo serenità, no ai pregiudizi. Molti si fidano di me e non sono

condizionati. Negli Emirati esporto il made in Italy e rifarò Expo gol»

di CARLO LAUDISA (GaSport 11-04-2012)

Gea World riparte da Dubai. Il 18 luglio 2006 la società romana fu messa in

liquidazione sotto la tempesta di Calciopoli. A quasi sei anni di distanza

lunedì Alessandro Moggi si ripresenta negli Emirati Arabi con una nuova

costola: Gea World Middle East. In società con lui compaiono Riccardo Calleri

e Tommaso Bendoni, quest'ultimo anima di Bendoni Communication, la società che

da tre anni organizza Globe Soccer e fa da ponte con l'emergente calcio dei

Paesi arabi. Questa nuova esperienza si presta a mille chiavi di lettura.

Leggiamo quella del diretto interessato: Alessandro Moggi, appunto.

«Questo ritorno mi fa tornare in mente la recente canzone di Vasco Rossi: "Eh

già". Un mix di emozioni che in quel caso sono legate alla malattia del

cantante. Per me è l'uscita dagli abissi di tante sofferenze negli ultimi

anni».

Come mai questo trasloco negli Emirati Arabi?

«E' un'idea nata a Capodanno. M'ha fatto molto piacere l'invito dei vertici

sportivi di Dubai. Sono molto interessati al nostro know how e credo sia un

bel messaggio anche per il cosiddetto Made in Italy. Così possiamo esportare

il nostro modo di far calcio».

Ricomincia sempre da Gea World...

«Sono consapevole di tutto ciò. Avremmo anche potuta chiamarla Tea. Ma

perché? Ci tengo a chiarire che la nostra non è una sfida, ma un atto

d'affetto».

In che senso?

«Nel 2001 avevamo un'idea che poi è stata stravolta. Molto anche per i

pregiudizi».

Ci sono stati anche dei processi: uno sportivo, l'altro penale.

«Io ho pagato e non intendo fare comenti su questo. Ricordo, però, che Gea

World è stata assolta dall'accusa d'associazione a delinquere. Ecco perché ora

chiediamo di essere giudicati con serenità. Per la nostra professionalità, non

per i pregiudizi».

E lei è fiducioso?

«In questi anni ho avuto tantissimi riscontri positivi. Non solo tra i club,

ma soprattutto tra gli amici che continuano a fidarsi di noi. Vuol dire che si

sono sentiti a loro agio, senza condizionamenti di alcun genere. Altrimenti

avrebbero già cambiato strada. O no».

Proprio in questi giorni la radiazione di suo padre è diventata

definitiva.

«E' un capitolo su cui preferirei non parlare. E' meglio».

Ora quali sono i progetti?

«Rapporti di natura commerciale, organizzazione di eventi e lo sviluppo di

tante idee lasciate a metà».

Ad esempio?

«A Milano avevamo organizzato con successo Expo gol, una fiera del calcio con

un seguito larghissimo. L'intenzione è di farla rivivere nei Paesi arabi».

Ha intuito altre opportunità?

«In Qatar ci sono tanti progetti in vista del Mondiale 2022. Ma merita tanta

attenzione anche l'Arabia Saudita: c'è tanto lavoro da fare».

E in Italia?

«Ne riparliamo a settembre. L'intenzione è di creare una struttura con tante

affiliazioni in Europa. Anche in Italia a settembre potremmo riaprire i

battenti. Ma con una veste nuova».

Cioé?

«Non avremo procure di calciatori. Piuttosto ne gestiremo l'immagine,

garantiremo servizi. Magari con un piede nel mondo dello spettacolo e

dell'organizzazione di eventi».

Tra i suoi ex calciatori ci sono Antonio Conte e Max Allegri, i

duellanti per lo scudetto, Come si pone tra i due?

«Le recenti polemiche sono chiaramente legate alla conquista di un titolo

attorno a cui girano enormi interessi. Ciò spiega certe tensioni, ma il

rapporto resta normale a mio modo di vedere. Non drammatizziamo».

-------

TRA AFFARI E CONDANNE NEL 2006 FINI’ IN LIQUIDAZIONE, POI TANTI GUAI IN TRIBUNALE

Quell'impero con oltre 150 assistiti

travolto dal vortice di Calciopoli

di A.L. (GaSport 11-04-2012)

La storia di Gea World si articola attraverso tre date significative. La

società nasce nel 2001 sulle ceneri della Gea (General Athletic) e ha come

presidente Alessandro Moggi, vice presidente Riccardo Calleri e consiglieri

Franco Zavaglia e Chiara Geronzi. I soci decidono di metterla in liquidazione

il 18 luglio 2006, in piena Calciopoli. A quella data la Gea World raccoglie

le procure di circa 150 calciatori italiani. E l'accusa è che alcuni di essi

siano stati condizionati nella scelta. Interrogatori, processi, avviene di

tutto. Proviamo a ricostruire le tappe della vicenda che vide protagonisti

calciatori come Amoruso, Chiellini, Zetulayev

Il primo stop E' il 7 aprile 2009 quando arriva la prima condanna della

giustizia sportiva: 4 anni di sospensione dall'albo degli agenti dei

calciatori per Alessandro Moggi, 18 per Franco Zavaglia, 12 per Pasquale Gallo,

prosciolto Riccardo Calleri.

L'appello In seguito il Tnas riduce la sospensione a poco più di 20 mesi e

dal gennaio 2011 Alessandro Moggi è tornato ad operare a pieno titolo come

agente di calciatori. L'8 gennaio dello stesso anno c'era stata la condanna

penale di primo grado con la condanna dei solo Moggi padre e figlio per

violenza privata: 18 mesi al padre e 14 al figlio, cade l'accusa di

associazione per delinquere e sono assolti gli altri: Zavaglia, Lippi,

Ceravolo e Gallo. In appello la condanna viene ridotta per prescrizione del

caso Amoruso a un anno per Luciano e 5 mesi per Alessandro. Ma anche questo

capitolo è ormai alle spalle. Moggi jr riprende la sua attività a pieno

regime. Tra i suoi assistiti ora il più in vista è il milanista Nocerino,

approdato in rossonero la scorsa estate con un autentico last minute.

Il
Commento
di FRANCO ARTURI (GaSport 11-04-2012)

IL SISTEMA CHE NON C'È

E UN PRIMO BEL PASSO

Era il «salotto buono» del calcio, ricordate?

La Mediobanca del pallone.

Piena di «figli di»: Moggi, Cragnotti, Chiara Geronzi, Francesca

Tanzi, Calleri, De Mita. Tutti junior rampanti, sostenuti anche da una

fiduciaria della Banca di Roma. Un salotto molto trafficato, e non

solo per i molti padroni di casa: per la Gea (acronimo di General

Athletic) sono arrivati a transitare contemporaneamente 200 fra

giocatori e allenatori.

Un'enormità.

Una posizione indebitamente dominante? Intrecci inopportuni e

sospetti?

Molti se ne lamentavano. Ma l'avventura non finì male per quello,

quanto per l'ondata di Calciopoli e le accuse specifiche dei

magistrati di Roma. Società preventivamente sciolta.

Dal processo gli imputati uscirono assolti dal reato di associazione

a delinquere, ma furono condannati i due Moggi per violenza privata

connessa al loro lavoro. Un po' tardivamente si mosse anche la

giustizia sportiva: pesanti condanne per Moggi jr., Zavaglia e Gallo.

Le pene, ridotte dal Tnas, sono già state espiate.

Forse non è stato abbastanza per impedire a distanza di qualche anno

di rispolverare la sigla, però sufficiente, a quanto ci spiega

Alessandro Moggi nell'intervista qui accanto, a mutare la ragione

sociale, per così dire. Tante sentenze e prese di consapevolezza non

sono arrivate invano, verrebbe da dire. Speriamo che la ripartenza

avvenga al di fuori da ogni «sistema». Anzi, ne siamo certi: il fatto

di non occuparsi di procure è un ottimo primo passo.

aaun7yZ1.jpg

___

Alessandro Moggi ci riprova:

da lunedì attiva a Dubai la nuova Gea World

La società sorge dalle ceneri di quella che riuniva il gotha dei procuratori sportivi

fino al 2006, quando venne travolta dai guai giudiziari al pari del suo fondatore.

Ora rinasce per gestire solo l'immagine dei calciatori e altri, non specificati servizi

di LUCA PISAPIA (il Fatto Quotidiano.it 11-04-2012)

A volte ritornano. A sei anni dalla messa in liquidazione della Gea World,

Alessandro Moggi ci riprova. Da lunedì sarà attiva a Dubai la GEA World

Middle East, che sarà gestita da lui, insieme all’ex sodale Riccardo Calleri e

a un nuovo socio. Della vecchia società di procuratori sportivi che controllava

il calcio italiano, la nuova Gea prenderà solo il nome. Il nome, appunto. Moggi

junior è il figlio dell’ex dg della Juventus, Luciano, che si è appena visto

confermare dall’Alta Corte del Coni la sentenza di radiazione emessa nel

luglio 2011 dalla Commissione Disciplinare.

Quella della GEA World Middle East è però un’altra storia. ”Un bel messaggio

anche per il cosiddetto Made in Italy. Così possiamo esportare il nostro modo

di far calcio” ha detto Alessandro Moggi alla Ġazzetta dello Sport,

sottolineando che l’esordio a Dubai sarà solo “un bel primo passo”, visto che

la nuova GEA – a differenza di quella vecchia – non avrà la procura di

calciatori, ma si occuperà solamente di gestire l’immagine degli atleti e di

offrire non meglio specificati servizi, oltre che organizzare eventi in ambito

calcistico.

A questo punto, però, è doveroso ricordare cosa fu la GEA nel calcio italiano

e nelle aule giudiziarie per comprendere cosa ha rappresentato quel nome.

Nata nel 2001, della GEA hanno fatto parte a vario titolo nei suoi cinque anni

di vita, oltre al già citato Moggi e al suo socio Franco Zavaglia, tutta una

serie di ‘figli di’: Riccardo Calleri, figlio di Gian Marco (ex presidente di

Lazio e Torino); Chiara Geronzi, figlia di Cesare (al tempo numero uno di

Capitalia e, nel calcio, controllore di minoranza dell’As Roma e dei debiti

della SS Lazio); Andrea Cragnotti, figlio di Sergio (ex proprietario Lazio);

Francesca Tanzi, figlio di Callisto (ex Parma); Giuseppe De Mita, figlio di

Ciriaco (DC) e Davide Lippi, figlio di Marcello (ex allenatore di Juventus e

nazionale italiana).

Tra il 2001 e il 2006, la GEA era arrivata a gestire la procura di 262

calciatori e, visto chi la controllava, era palese il conflitto d’interessi.

Eppure, nonostante le dichiarazioni del solito Zeman (“La Gea influenza il

campionato di calcio italiano”) e le denunce di procuratori (Pasqualin,

Morabito e Canovi) che si erano visti togliere procure in favore della società

di Moggi junior, una commissione della FIGC stabilì che era tutto regolare.

Anche perché una modifica del Regolamento FIGC per Agenti di calciatori

risalente al 2001 (coincidenza: l’anno di nascita della Gea) in pratica

eliminava la possibilità di conflitto di interessi se vi erano rapporti di

parentela o di affari tra procuratori e club. La GEA, quindi, ha continuato a

spadroneggiare nel sistema calcio italiano. Almeno fino al 2006, agli albori

di Calciopoli, quando i pm romani Luca Palamara e Maria Cristina Palaia

aprirono un fascicolo in relazione al sospetto di posizione dominante. Apriti

cielo.

Dai verbali delle indagini emersero le dichiarazioni di diversi calciatori

(tra cui Grabbi, Fresi, Amoruso, Blasi e Miccoli), che accusavano a vario

titolo la GEA di avere esercitato pressioni su di loro, di essere stati

minacciati, di aver subito violenze ed estorsioni e di essere stati

ostracizzati dal calcio che conta per non aver obbedito agli ordini. Non solo.

Le accuse, infatti, parlavano anche di commissioni gonfiate date dalle società

ai procuratori della GEA e di convocazioni in nazionale pilotate. Stralciate

le posizioni di alcuni imputati (Geronzi, Cragnotti), in sei vennero rinviati

a giudizio: Luciano e Alessandro Moggi, Davide Lippi, Franco Zavaglia, oltre a

Pasquale Gallo e Francesco Ceravolo (collaboratori di Luciano Moggi). Nel

2008, dopo oltre 400 deposizioni (in pratica tutto il gotha pallonaro), accuse

di reticenza e falsa testimonianza, si arrivò alle richieste di condanna per

associazione a delinquere, illecita concorrenza, violenza privata e tentata

violenza per Luciano e Alessandro Moggi e i loro sodali. Nel 2009 arrivò la

sentenza: Zavaglia, Lippi, Ceravolo e Gallo vennero assolti con formula piena;

Luciano e Alessandro Moggi furono condannati rispettivamente a 1 anno e

6 mesi e 1 anno e 2 mesi per violenza privata e minacce. Esclusa,

dunque, l’associazione a delinquere.

Il pubblico ministero, dopo la sentenza, decise di non ricorrere, denunciando

che il mancato accoglimento della maggior parte delle imputazioni era stato

provocato dalla “omertà del mondo del calcio”. Nel marzo 2011, la Corte

d’Appello ha ridotto ulteriormente le pene, perché è andato prescritto il

reato di violenza privata nell’ambito del caso Amoruso: 1 anno a Moggi

senior e 5 mesi a Moggi junior. Nel frattempo, nell’aprile del 2009, era arrivata

anche la condanna della giustizia sportiva: 4 anni di sospensione dall’albo

dei procuratori per Alessandro Moggi, poi ridotti dal Tnas a 20 mesi. Ecco

perché, da gennaio 2011, Moggi jr. è libero di operare a pieno titolo come

agente dei calciatori. Anche per questo motivo, dopo aver parlato della

nascita della GEA World Middle East come di un “bel messaggio per il Made

in Italy”, nell’intervista alla Gazza Alessandro Moggi ha preannunciato anche

altro: “Da settembre potremmo riaprire i battenti in Italia”. A volte

ritornano: nomi, cognomi e fantasmi già noti.

Modificato da Ghost Dog

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Il caso

PER GLI ULTRÀ TRATTAMENTO DA TERRORISTI

Disegno di legge shock: carcere preventivo durante le partite clou per i tifosi schedati. E la Knesset si blocca

di LUIGI GUELPA (EXTRATIME 11-04-2012)

Si dice che prevenire sia meglio che curare. L'eccezione che conferma la

regola arriva da Israele, dove le polemiche scaturite dopo la presentazione di

un disegno di legge sulla «detenzione amministrativa» dei tifosi ha quasi

bloccato l'attività del parlamento. Non è solo una questione di

strumentalizzazione innescata da una corrente politica, qui in ballo ci

sarebbe la stabilità del governo: il primo ministro Benjamin Netanyahu non

vuole correre il rischio di trasformare il Paese con la stella di Davide in un

nuovo Egitto. E se dalle parti del Cairo le proteste di piazza anti-Mubarak

sono state in parte fomentate dagli ultrà dell'Al Ahly, il timore che gli

estremisti di destra di Maccabi Haifa o Beitar Gerusalemme possano tenere in

scacco Israele è tangibile e genera preoccupazioni. Gli incidenti e gli atti

vandalici non sono più episodici, ma stanno trasformando le principali città

ebraiche in campi di battaglia. Come accadde a ottobre, quando gli ultrà del

Maccabi Haifa profanarono cinque tombe del cimitero musulmano di Jaffa

distruggendone altre venti. Tutto per indurre i club israeliani a non

tesserare calciatori di origine araba. Fino ad arrivare al 29 marzo, con

l'arresto di 16 ultrà del Beitar Gerusalemme che avevano picchiato alcuni

inservienti arabi di un grande centro commerciale della Città Santa. Nel mezzo

tanto razzismo, rappresaglie, con la federcalcio intervenuta penalizzando

alcuni club.

«È da regime»

Da qui la proposta di legge presentata alla Knesset, il parlamento di Tel

Aviv, da Alex Miller, deputato del gruppo Beitenu. Lo stesso partito che lo

scorso anno presentò una legge, bocciata, che prevedeva di vietare ai muezzin

la chiamata dei fedeli alla preghiera per inquinamento acustico. . . I tifosi

segnalati, ovvero quelli già schedati, verrebbero incarcerati per un periodo

di tempo non precisato nei giorni delle gare a rischio. Una sorta di Daspo

preventivo, molto più integralista, che ha scatenato le ire di alcune

associazioni per i diritti umani (B'Tselem su tutte), ma anche dei

parlamentari di estrema destra. Il provvedimento sarebbe la prosecuzione di

quanto già viene applicato nei confronti dei palestinesi. Le imboscate di

Hamas, soprattutto in occasione di eventi pubblici, avevano già indotto

l'esecutivo di Netanyahu ad ammanettare «a tempo determinato» militanti del

partito dal drappo verde. «È una proposta bizzarra. Dov'è la democrazia? È da

regime», tuona Michael Ben Ari, leader del partito di estrema destra Unità

Nazionale. Per la cronaca Ben Ari, delfino del defunto Meir Kahane (il

controverso rabbino ultranazionalista), è lo stesso che qualche mese fa ha

proposto in parlamento di obbligare tutti i calciatori della nazionale, anche

quelli di origine araba, a cantare sulle note dell'Hatikvah, l'inno nazionale.

Altra proposta bocciata, che aveva creato un diffuso malcontento tra i club

composti da molti tesserati di origine palestinese.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

L’INCHIESTA DEI PM DI ROMA

Dossier su Baldini: spunta Venditti nel video delle Iene

di GIAN MARCO CHIOCCI & MASSIMO MALPICA (il Giornale 11-04-2012)

Se c’è stato o non c’è stato un dossieraggio per colpire mediaticamente il

direttore generale della Roma Calcio, Franco Baldini, e il componente del Cda

Mauro Baldissoni, saranno le indagini a stabi­lirlo. E mentre sembra aver

perso quota l’ipotesi che dietro al presunto «complotto» para-massonico venuto

alla luce grazie a un servizio televisivo delle «Iene» possa esserci il nemico

pubblico numero uno di Baldini, ovvero Luciano Moggi, nel calderone delle

indagini spunta a sorpresa il nome di Antonello Venditti. Il noto cantante

romano e romanista sarebbe il protagonista della parte «omissata» dei discorsi

contenuti nel video girato dalla «iena» Paolo Calabresi all’insaputa di uno

dei due speaker radiofonici indagati dalla procura di Roma insieme ad un ex

giornalista sportivo del Messaggero . Il riferimento al cantante viene fuori

dal video integrale sequestrato dalla Digos. Per la precisione quando a

Calabresi il giornalista radiofonico Giuseppe Lomonaco, collaboratore di uno

dei più seguiti e popolari speaker capitolini, Mario Corsi, viene fatto

presente che dietro allo «scoop» delle intercettazioni e dei corrispondenti

tabulati telefonici di Baldini e Baldissoni, dove si faceva riferimento alla

massoneria, agli incontri in loggia, ai saluti di rito tra confratelli («un

triplice fraterno abbraccio »), c’era il tentativo di fare chiarezza da parte

di Corsi, alias «Marione», su vicende poco chiare riguardanti la Roma. E non

solo.

Lomonaco sarebbe andato subito al sodo. E come si vede nel video disponbile

sul sito delle Iene, spiega che «praticamente succede che parte tutto da Mario

(Corsi, ndr). Succede che praticamente a lui si presentano una serie di

persone che gli dicono stai attento a Baldini, e stai attento a Baldissoni.

Più di una volta, e vabbe’. Dopodiché la stessa cosa gliela dice Antonello

(bip).A quel punto lui (Marione, ndr) che fa, contatta degli amici suoi che

hanno delle aderenze con persone nelle compagnie telefoniche, e da lì gli

arriva quella cosa lì», appunto gli sms massonici tra i dirigenti giallorossi.

Stando a quanto trapelato dalle indagni l’Antonello omissato col «bip» sarebbe,

giust’appunto, Antonello Venditti. Che a Marione avrebbe raccontato nei

dettagli di un suo incontro con Baldini (e forse Baldissoni) in un hotel del

centro, nel quale l’uno o l’altro si sarebbero lamentati di come Corsi

(s)parlava della Roma e di loro due in particolare. Da qui l’sos a Marione, e

l’inizio della «controffensiva» difensiva. Contattato dal Giornale sulla sua

utenza cellulare, Venditti ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

SERIE A MATCH FIXING:

STOP ME IF YOU THINK

THAT YOU'VE HEARD

THIS ONE BEFORE

With their former player Andrea Masiello in prison following his arrest on suspicion

of rigging Serie A matches, Bari are the latest in a long, long line of Italian clubs

to be rocked by allegations of match fixing. Adam Digby takes time to explain that,

while there are many similarities, things are very different this time and tells us

many fans have finally had enough of cheating and greed spoiling ‘their’ game.

by ADAM DIGBY (IN BED WITH MARADONA | 11-04-2012)

Stop me if you’ve heard this one before, but once again this month we see a

raft of ‘match-fixing scandal hits Italian football’ headlines, drawing the

inevitable condemnation and distain for the game on the peninsula. Still

slowly rebuilding its reputation after fallout of Calciopoli in 2006 – which

saw many of the country’s biggest clubs implicated – Serie A took another blow

this summer when a betting scandal which centered on Atalanta and their

one-time hero Cristian Doni was uncovered.

Despite the Bergamo side shrugging off their six point penalty and enjoying a

superb return to the top division, there is a very real sense that this latest

unsavoury episode is very different for a number of key reasons. Firstly, the

misconception Calciopoli was a match-fixing case is wholly unfounded as the

circumstances surrounding the relegation of Juventus to Serie B concerned

Luciano Moggi being found guilty of using (or indeed abusing) his position of

power within football to ensure favourable conditions for his club. Both this

new case – and indeed the one which saw Doni thrown in prison – concern

payments made directly to players to secure specific results, a far more

worrying situation which is reflected in the treatment of those concerned.

Echoing the way many fans of Turin’s Old Lady still blindly support Moggi – a

wholly understandable reaction given the incredible success enjoyed during the

tenure of one of the greatest Sporting Directors the game has ever seen –

Atalanta supporters began the summer by marching through the city of Bergamo

(where the club is based) keen to defend the reputation of both their club and

former Captain. They backed Doni with banners proclaiming ‘Get your hands off

Atalanta’ and even the town’s Mayor Franco Tentorio defending the player to La

Repubblica, telling them the evidence was received “third hand, between a

friend and the friend of a friend.”

It didn’t take long for them to change their stance however, their adoration

turning to disbelief and then bitter anger as Doni confessed to being paid by

various betting syndicates to fix games. The message from the stands changed

to one of hatred and resentment with the Roman born Doni – who was made an

honorary citizen of Bergamo in 2008 – being called Judas, told there would be

‘No Mercy for Those Who Betray’ and ‘For us, Doni is finished’. This

about-face came shortly after the players arrest when he went from denying any

involvement to telling La Ġazzetta dello Sport;

"I was an imbecile and there is no excuse for that. The mistakes I made were

designed to help Atalanta win promotion to Serie A. It was an obsession, I

would have done anything to make that happen and that's exactly what I did. I

betrayed my sport."

Now, just a few short months on from seeing the 39 year old Doni’s career

effectively ended courtesy of a three and a half year ban, Bari are now in the

eye of the storm as Andrea Masiello also admitted to ‘selling’ results of

their games last season. Ironically moving to Atalanta after the Southern

sides’ relegation last May, the defender cannot even claim to have been acting

in the clubs best interest as he, was paid to see the already relegated

Biancorossi drop points.

In what is perhaps the biggest betrayal of honour, he confessed to purposely

scoring an own goal in the hate-filled local derby with Lecce, a deed sure to

draw a similar reaction to that eventually directed at Doni. As was the case

with Juventus and Moggi, the club moved immediately to distance themselves

from the actions of an employee, obviously as a way of attempting to avoid the

most severe of punishments. They issued an official statement which read; “Our

club is mortified to discover illicit and amoral behaviour by one of its own.

With great bitterness, it is nonetheless our strong desire to defend our

history and that of football in our land in every context and all

institutions.”

Much like his former team-mate, Masiello began telling Police and

investigators everything almost immediately after being arrested, much of

which can be attributed to the culture shock of going from the glamorous life

of a modern footballer to being treated as a common criminal. Indeed the

authorities were forced to detain Masiello in the prison hospital in Bari to

avoid inmates exacting their own idea of justice, while Doni told La

Repubblica just how bad his experience of prison was;

"It helps you understand your errors. But it's worse than in the films. I was

cold, I couldn't sleep. I thought a lot about what I did, about my daughter,

my wife and about Atalanta. I couldn't wait to stand in front of the judge and

tell him everything."

Nevertheless, Masiello’s confession is now also in the public domain as he

spoke to local newspaper Corriere del Mezzogiorno about that derby match. He

said “I want to put on record that when the score was 1-0, I took advantage of

an opportunity to cement the final outcome,” as well as admitting to receiving

300,000 Euro’s for doing so, plus a further €80, 000 for a similar result

against Palermo that same season.

While many fans have condemned Masiello, former Bari goalkeeper Jean-François

Gillet has spoken of a number of the clubs Ultra threatening the players if

they didn’t lose certain games. The Belgian stopper said he was told “We’re

already down, now let us make some money” which is, in many ways, an even more

saddening revelation than the actual fixing of the games by players. In the

same Ġazzetta dello Sport interview cited earlier, Doni spoke of the mess the

sport is in – particularly at lower levels – and lamented what he called a

‘rotten’ silence that prevents an end to the problems;

"There are too many people who are prepared to betray their sport. It is much

more common in Serie B more than A because, apart from three or four clubs,

the pay there is very low. Some are on an annual salary of 20, 000 euros so

they are far more corruptible but we must have the courage to say how rotten

football is. The root of the problem is our culture and it's not just about

footballers. There's also the referees, who see everything and do nothing,

Federation observers, journalists and top management. "

The investigation continues with a number of other matches viewed as suspect

and many players, including a large portion of Bari’s squad from last season,

being questioned by the authorities. For now the last word goes to the Chief

Prosecutor of the Bari trials Roberto Di Martino, who summed the situation up

perfectly when he told La Stampa; “This is not the end, just a starting point.

Let's hope it marks a turning point in cleaning up the beautiful game that is

football."

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Basette Goal - All by Masiell

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

CorSport 12-04-2012

COMUNICATO SINDACALE

L’Assemblea di Redazione del Corriere dello Sport-Stadio, di fronte alla

risoluzione dell'Azienda di licenziare con effetto immediato un nostro collega,

esprime sconcerto e indignazione. I fatti di cui il nostro giornalista è

stato accusato (peraltro supportati da indagini personali avviate e condotte

con modalità discutibili) non giustificano un provvedimento di tale

immediatezza e gravità, adottato per un collega con noi da 25 anni e

professionalmente stimato. Questo episodio arriva al termine di un Piano di

riorganizzazione pesante e doloroso per la Redazione, ridotta drasticamente

nei numeri eppure capace di sostenere lo sforzo richiesto dall’Azienda in modo

oggettivamente esemplare. A questo sforzo responsabile ora la Redazione chiede

risposte concrete e rapide dall'Azienda, e non più semplici dichiarazioni

d'intenti, per riportare l'organico ai livelli concordati di piena

funzionalità e qualità. Momenti di passaggio epocali come questo non si

governano con la paura, le intimidazioni, né con la logica del tanto peggio,

tanto meglio. Impoverire la Redazione sistematicamente nella sola ottica del

risparmio è una strategia senza futuro. In questo quadro già pesante si

inserisce il licenziamento in questione. Infine, la scelta unilaterale

dell’Azienda, sorda a tutte le istanze promosse dalla Redazione a tutti i suoi

livelli, rompe una storia pluridecennale di confronti, talvolta anche aspri,

ma sempre capaci in passato di produrre intese costruttive che hanno fatto del

Corriere dello Sport-Stadio una delle più prestigiose e diffuse realtà del

panorama nazionale, di cui la Redazione resta orgogliosa.

L’Assemblea, unanimemente, confidando nel reintegro del collega, dichiara lo

stato di agitazione, chiede la convocazione immediata di un tavolo tra le

parti che affronti l'intera situazione creatasi e affida al Cdr un pacchetto

di cinque giorni di sciopero da effettuarsi con tempi e modalità da definire.

COMUNICATO DELL’EDITORE

L’Editore, nel prendere atto del comunicato odierno del Comitato di

Redazione, esprime stupore per le posizioni assunte dalla base

sindacale dei giornalisti.

I fatti, non contestati, per i quali è stato irrogato il

licenziamento consistono, come è noto, nell’allontanamento ricorrente

e fraudolento del giornalista licenziato dal posto di lavoro, per

periodi prolungati durante l’orario di lavoro, e per frequentare

agenzie di scommesse.

Il licenziamento è teso quindi a difendere gli interessi e la dignità

aziendali in presenza di comportamenti palesemente illegittimi e

lesivi del principio di fiducia e affidamento nel rapporto di lavoro.

L’Azienda è stupita che tali comportamenti, contrari al principio di

legalità, siano invece difesi dal corpo redazionale e dal Comitato di

Redazione, in un’ottica puramente corporativa.

Per quanto riguarda il livello degli organici, trattasi di materia

del tutto scollegata rispetto alla risoluzione del rapporto di cui

sopra. Questo aspetto ha fatto oggetto di recenti e ripetuti colloqui

con il Direttore, i cui risultati, trasferiti anche al Comitato di

Redazione, sono stati condivisi e sono in corso di affinamento

nell’ambito delle procedure previste dal Contratto Collettivo.

Il pacchetto di scioperi appare quindi inappropriato e pretestuoso.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 31-Jul-2007
1401 messaggi

sefz.penso:interxxx:

Champions League - Nuovo scandalo arbitrale in Portogallo

gio, 12 apr 12:38:00 2012


  • Al centro dell'inchiesta c'è il guardalinee di Inter-Barcellona 3-1, José Manuel Silva Cardinal, reo di aver intascato duemila euro per una partita di Coppa lusitana tra Sporting Lisbona e Maritimo

6ae2b32c8f4934f23731dff563c63bdd.jpg

Otto anni dopo il caso "Apito Dourado" (Fischietto dorato, ndr), il calcio portoghese rischia di essere travolto da un nuovo scandalo corruzione. Tutto nasce dall'indagine nei confronti del guardalinee José Manuel Silva Cardinal per un possibile caso di tentata combine.

Gli inquirenti ritengono che l'assistente avrebbe ricevuto duemila euro alcuni giorni prima della partita di Coppa del Portogallo tra Sporting Lisbona e Maritimo, col versamento effettuato in contanti sul conto di Cardinal in una banca dell'arcipelago di Madeira.

L'assistente, inizialmente inserito nella terna, fu poi sostituito in extremis per "motivi personali" e la gara, valida per i quarti di finale e giocata lo scorso 23 dicembre, ha visto lo Sporting imporsi per 3-0.

Ma l'inchiesta, nata grazie alla 'vendetta' della ex compagna dell'assistente (è stata lei a consegnare i documenti relativi al versamento sul conto di Cardinal), potrebbe allargarsi: secondo il "Correio de Manha", ci sarebbero sospetti di altri casi di corruzione arbitrale.

Chi è, però, questo José Manuel Silva Cardinal? Come hanno sottolineato subito dalla Catalogna è uno dei due guardalinee di Inter-Barcellona 3-1, andata delle semifinali di Champions League 2009/10. Una partita arbitrata dal portoghese Olegario Benquerença che suscitò non poche polemiche nell'ambiente blaugrana. Chissà se ora non ne nasceranno delle nuove.

Italpress

:interxxx: :interxxx: :interxxx: :interxxx:

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

IL MESSIA MESSI MA

MARADONA ERA PIÙ FORTE

di ROBERTO BECCANTINI dalla rubrica il mitico Beck (GUERIN SPORTIVO | MAGGIO 2012)

AMNISTIA PUSSA VIA

Dalle semplici "sensazioni" alla richiesta di "amnistia" sportiva. Roberto Di

Martino, procuratore capo di Cremona, officina di Scommessopoli, ama portarsi

avanti con il lavoro. Non che i fatti, sin qui, gli abbiano dato torto, però

amnistia è parola grossa: sorvola le sensazioni del giugno 2011, scavalca i

processi. Calma e sangue freddo. Quand'anche la realtà dei fatti superasse la

fantasia più brutale, il calcio non potrà scivolare fuori dalle proprie

responsabilità. I cosiddetti organi istituzionali, dal Coni alla Figc, hanno

opposto un secco e sdegnato «no». Petrucci la considera «irrealizzabile »;

Abete «non perseguibile». Ci mancherebbe. Il problema sta tutto nella

sensatezza delle repliche. Chi non avrebbe risposto così? Siamo in Italia e,

dunque, attenzione ai minimi dettagli. Ricordate il termine "perentorio" del

30 giugno per l'iscrizione delle società ai campionati? Strada facendo diventò

facoltativo. E la differenza tra tifoso e sostenitore impugnata in Lega per

lucrare sui diritti tv? Insomma: all'estero, no all'amnistia è no. Da noi,

vedremo. Tu chiamale, se vuoi, sensazioni. Appunto.

SE TELEFONANDO

«Come mai, secondo lei, Balotelli trova il tempo di andare in discoteca ma non

di telefonare a Prandelli? ». È stato il domandone che un telecronista ha

rivolto al presidente Abete. Il quale, a onor del vero, se l'è cavata con una

certa competenza: «Mi risulta che Mario trovi il tempo anche per segnare». Una

domanda, adesso, la faccio io: perché mai Balotelli dovrebbe chiamare il Ct?

Voce dal fondo: per il codice etico. Che palle. Sia chiaro: discuto il codice,

non l'etica. Balotelli, fra parentesi, aveva scontato i quattro turni di

squalifica ed era disponibile per l'amichevole con gli Usa. Provate a

immaginare se ogni giocatore telefonasse al Ct. Ai ruffiani preferisco i

maleducati. Prandelli sa ciò che fa, Balotelli idem. Nessuno ha alibi.

Deciderà il campo. Il rischio è un altro: temo che Balotelli si piaccia così.

Fuori, ma anche dentro. Ha voglia, Mancini, di intimargli: sposati! E

Prandelli di supplicarlo: telefonami! A questo siamo ridotti: a un teatrino

nazional-pop in salsa tabloid, con strip inglese e sim italiane. In attesa di

Cassano, Balotelli deve fare per due: non aspettava altro.

IL COLORE DEI BUUUUUU

Il derby della Capitale ha lasciato come colonna sonora i buuuuu razzisti

degli ultrà laziali al romanista Juan. Il tutto, al modico prezzo di ventimila

euro di multa. Sono seguite polemiche e tavole rotonde: perché Bergonzi non ha

sospeso la partita? Perché tanto casino per i cori contro Juan e, all'andata,

tanto silenzio per gli insulti a Cissé o per quelli, freschi freschi, a

Diakité? La cosa buffa di questo Paese è che riesce a essere bipartisan

perfino in materia di razzismo, argomento incendiario e protetto da una fitta

rete di distinguo, di cavilli, di acrobazie lessicali. In Inghilterra, il

Liverpool ha rinunciato a fare ricorso contro gli otto turni a Suarez dopo il

diverbio con Evra a base di «negro» (sette volte). Da noi, in alcuni casi si

chiudono le curve e in altri no: dipende dal referto, dai padrini, della

geopolitica. L'Olimpico di Roma gode di una immunità spericolata. Città eterna,

stadio eternissimo. Un'eventuale squalifica costringerebbe natiche gloriose e

impomatate a seccanti traslochi. Il razzismo all'italiana è un effetto

collaterale, una miccia che accende il web e distrae gli Alemanno di turno.

Attenti al buuuu, sì, ma sotto voce: urlato, disturberebbe i coristi.

GIRA IL MONDO GIRA

«Gira il Mondo gira» cantava Jimmy Fontana nel 1965 «nello spazio senza fine/

con gli amori appena nati/ con gli amori già finiti/ con la gioia e col

dolore/ della gente come me». Titolo della canzone: Il mondo. Non si può non

dedicarla a Emiliano Mondonico - detto Mondo, appunto - un allenatore che ha

esonerato il tumore e il 6 marzo è stato esonerato dal Novara, dopo 37 giorni

e sei partite, tra le quali la vittoria sull'Inter a San Siro. Aveva preso il

posto di Attilio Tesser. Il quale Tesser, a sua volta, se l'è ripreso. Non fu

corretto esonerare Tesser, non lo è stato licenziare Mondonico. Il fabbisogno

di buone notizie è così impellente che, al sorgere della benché minima isola,

ci buttiamo anima e penna sulla mappa e la trasformiamo in favola. Ricordate

il primo Chievo di Luca Campedelli e Luigi Del Neri? Si mosse persino la Cnn a

raccontare la fiaba della squadra-quartiere. Ieri, il Novara: dalla C1 alla

Serie A. Il c'era una volta regge ancora: non altrettanto, il vissero a lungo

felici e contenti. Per carità, gli allenatori saltano ovunque, non solo in

Italia. Noi, semmai, siamo fissati con il "ritornismo". Dal Lippi azzurro a

Tesser del Novara, gira il mondo gira e sempre più spesso si attorciglia.

LEZIONE DI GIORNALISMO

Torniamo per un attimo a scuola di giornalismo (americano, naturalmente). Who,

chi: Lionel Messi. Where, dove: Camp Nou, Barcellona. When, quando: mercoledì

7 marzo 2012. What, cosa: cinque gol. Why, perché: partita di ritorno degli

ottavi di finale della Champions League, Barcellona-Bayer Leverkusen 7-1. Per

la cronaca, e per la storia, cinque gol sono il nuovo record assoluto della

Champions, da quando ha assunto la denominazione nel 1992. In alto i calici e

cin cin al Messi(a). Già che c'era, e con l'ennesima tripletta (al Granada),

Leo ha poi ritoccato anche il record di gol nella storia del Barça: 234.

Secondo Guardiola, il suo segreto è banale: si diverte. A 24 anni, Messi è la

prova che Dio esiste: un bambino di Rosario, Argentina, minacciato di nanismo

e recuperato dal calcio. Un metro e sessantanove, recitano i sacri testi. E il

solito, immancabile dilemma: meglio lui o meglio Maradona? Prendo Diego. Non

perché Leo non gli assomigli, tutt'altro, ma perché il Pibe ha "fatto" il

calcio quando i regolamenti privilegiavano i tagliatori di caviglie e i

bracconieri di malleoli; quando, cioè, il simbolo era il truce Goicoechea, e

non il sulfureo pelusa. Messi ha avuto da Blatter i giubbotti anti-proiettile

che non ebbe Maradona. E li ha usati.

BOLOGNA, TU QUOQUE?

Non tutta Bologna, certo; e non tutti i tifosi del Bologna, certo anche

questo. Ma Bologna, sì, la sua curva, i suoi tifosi(?), pochi ma orridi. Lo

striscione esposto il 7 marzo nel corso della partita con la Juventus, a tre

giorni dai funerali di Lucio Dalla, ha spiazzato tutti: "Pessotto simulatore.

Si è buttato o era rigore?". Ritirato in fretta da mani pietose, era sfuggito

alla quaterna, ai carabinieri, agli addetti al filtraggio. La procura federale

ha deferito il Bologna. La parola continua a "uccidere" nell'indifferenza

generale. Siamo abituati a indignarci a comando, e soltanto quando toccano i

nostri cocchi, i nostri idoli. Poi, naturalmente, si fa la cresta alle

delibere della giustizia sportiva, per confrontare e pesare quanto vale un

coro razzista rispetto a un drappo ripugnante, non importa se in "onore" di un

vivo o di un morto. Sono minoranze, d'accordo, ma una minoranza qua e una

minoranza là, unite, fanno maggioranza: o comunque un partito che turba e

ferisce, squallido com'è. Ormai nulla fa più notizia, i primi ultrà sono i

genitori. E le scuse di Franco Baldini - per il coro «Pessotto buttate de

sotto» intonato dal loggione romanista nella finale di Coppa Italia Primavera

con la Juventus - costituiscono l'eccezione, non la regola.

RIGORE VERRÀ

«Lotteremo contro tutto e contro tutti». Alzi la mano la società che non l'ha

cantato. Ultima in ordine di tempo, dopo le "rizzolate" di Marassi, è stata la

Juventus attraverso il megafono di Andrea Agnelli. Cahiers de doléances,

elenco dei torti. Deposta Calciopoli, perfino l'Inter aveva alzato la voce. E

sempre l'Inter, in avvio di stagione, fece l'autopsia ai rigori subìti

scorgendovi chirurgiche rappresaglie per la storia dello scudetto a tavolino,

il disco più gettonato dell'ultima estate. Nel secolo scorso, Gianfranco

Piazzesi, pungente giornalista fiorentino, fissò le condizioni perché l'Italia

potesse diventare un Paese normale: la scomparsa della Democrazia cristiana e

la retrocessione della Juventus. Ordunque, la Dc non c'è più e la Juve in B ci

è finita sul serio. Vivesse oggi, credo che Piazzesi adeguerebbe così i

requisiti dell'appello: l'Italia sarà un Paese normale quando la Juve potrà

dire di essere stata rapinata senza che le si rida in faccia. Campa moviola.

Gli armadi sono pieni di scheletri, Calciopoli ne ha spalancati alcuni e

socchiusi altri. Per questo, il complottismo trama sempre dietro l'angolo, o

il calcio d'angolo. «Contro tutto e contro tutti»: rigore verrà.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Tempo Scaduto di ALIGI PONTANI (Repubblica.it 12-04-2012)

La congrega della Lega

scappatoie da scommettopoli

È bello sapere che c’è chi preoccupa del futuro del calcio italiano. Rassicura

constatare il fervore con cui alcune società, piccole ma belle, siano rimaste

profondamente scosse dalla degenerazione morale che ha portato a

scommettopoli. Rincuora, infine, vedere che la tanto bistrattata Lega calcio

ha finalmente deciso di prendere in mano la situazione, schiantando il muro di

silenzio sullo scandalo e emanando un robusto ordine del giorno per la

prossima assemblea del 20 aprile: non proprio imminente, certo, ma insomma, si

fa quel che si può.

Allora, vediamo. Punto tre dell’ordine del giorno, appunto. Dice così:

"Richiesta delle Società Atalanta, Bologna, Cesena, Genoa, Lecce, Novara,

Parma e Siena di porre in discussione "una nuova definizione del principio

della responsabilità oggettiva delle Società sportive". Ecco fatto. Poi certo

c’è anche il punto 4: "Frodi sportive: misure di prevenzione, di controllo e

di contrasto del fenomeno". Come dire: prima liberiamoci della pena, poi

parliamo pure del delitto.

Ha un suo magnifico orrore, la congrega della Lega calcio. Fatta salva la

presunzione d’innocenza, che per tutti deve valere, almeno sei di quelle otto

societa' richiedenti sono infatti a vario titolo sotto pressione sui due

tavoli della vicenda scommesse, quello giudiziario e soprattutto quello

sportivo. La responsabilità oggettiva, che esiste in tutti gli ordinamenti

sportivi decenti del mondo, stabilisce un principio: se un tuo tesserato

sbaglia, tipo vendendosi una partita, la responsabilità è anche tua e dovrai

risponderne con sanzioni adeguate. E’ un principio semplice, antico,

rispettato. Può non piacere, e può perfino essere sensato pensare e dire che

un club non può rischiare un danno economico che lo porti all’estinzione se un

calciatore trucca a sua insaputa (eh sì) una gara. Del tutto insensato, però,

è pensare che nel mezzo di uno scandalo i cui effetti devastanti devono ancora

essere pienamente svelati, chi si sente convolto pensi di poter cambiare in

corsa le regole per sfangarsela. Solo i fuorilegge, in genere, mettono in

discussione la legge quando vengono beccati.

Ma è soprattutto la gerarchia delle priorità a impressionare, nei nostri cari

presidenti del calcio. Lo sfascio delle scommesse? Certo, bisognerà pur

parlarne, visto che quel seccatore di Petrucci ce lo ricorda ogni volta, e

perfino il silente Abete ora si è messo a rompere le scatole. Però prima

parliamo di altro: di quanti soldi la Lega dovra' garantire a chi retrocede,

(punto due dell'ordine del giorno), magari rivedendo la norma che esclude

indennizzi a chi va in B per colpa di un illecito sportivo. E soprattutto

della responsabilità oggettiva, di come cambiarla, annacquarla, magari

sterilizzarla. Pagassero quei bastardi dei calciatori, anche se magari grazie

a loro e ai loro impicci qualche punto, qualche salvezza, qualche

qualificazione europea l’abbiamo rimediata. Ma che conta il passato? E’ il

futuro a guidare i padroni del calcio, si sa. Un futuro dove chi sbaglia paga,

a patto che non siano loro

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 15-Apr-2007
711 messaggi

IL MESSIA MESSI MA

MARADONA ERA PIÙ FORTE

di ROBERTO BECCANTINI dalla rubrica il mitico Beck (GUERIN SPORTIVO | MAGGIO 2012)

[...]

LEZIONE DI GIORNALISMO

Torniamo per un attimo a scuola di giornalismo (americano, naturalmente). Who,

chi: Lionel Messi. Where, dove: Camp Nou, Barcellona. When, quando: mercoledì

7 marzo 2012. What, cosa: cinque gol. Why, perché: partita di ritorno degli

ottavi di finale della Champions League, Barcellona-Bayer Leverkusen 7-1. Per

la cronaca, e per la storia, cinque gol sono il nuovo record assoluto della

Champions, da quando ha assunto la denominazione nel 1992. In alto i calici e

cin cin al Messi(a). Già che c'era, e con l'ennesima tripletta (al Granada),

Leo ha poi ritoccato anche il record di gol nella storia del Barça: 234.

Secondo Guardiola, il suo segreto è banale: si diverte. A 24 anni, Messi è la

prova che Dio esiste: un bambino di Rosario, Argentina, minacciato di nanismo

e recuperato dal calcio. Un metro e sessantanove, recitano i sacri testi. E il

solito, immancabile dilemma: meglio lui o meglio Maradona? Prendo Diego. Non

perché Leo non gli assomigli, tutt'altro, ma perché il Pibe ha "fatto" il

calcio quando i regolamenti privilegiavano i tagliatori di caviglie e i

bracconieri di malleoli; quando, cioè, il simbolo era il truce Goicoechea, e

non il sulfureo pelusa. Messi ha avuto da Blatter i giubbotti anti-proiettile

che non ebbe Maradona. E li ha usati.

[...]

.oddio .oddio .oddio

ma che minchiate scrive? .oddio

ora messi si deve pure scusare che riesce a passare indenne i continui trattamenti di pepe e ramos. forse non sa che negli anni di messi ha giocato anche un certo materazzi e altri macellai .oddio

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere un utente registrato per partecipare

Crea un account

Iscriviti per un nuovo account nella nostra community. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Sei già registrato? Accedi qui.

Accedi Ora

  • Chi sta navigando   0 utenti

    Nessun utente registrato visualizza questa pagina.

×
×
  • Crea Nuovo...