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CRAZEOLOGY

K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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Calciatori, scommesse, ultras e criminali

di STEFANO NAZZI (il POST | 3 aprile 2012)

Il coperchio è saltato, quello che sta venendo fuori sul mondo del calcio

italiano fa piuttosto impressione. In pratica sappiamo oggi con certezza che

alcune partite del campionato di Serie A sono state “comprate”. Il risultato

era stabilito per fare in modo che una serie di scommettitori potessero farci

i soldi. Tantissimi soldi. Ma il problema è più vasto: se sono falsate le

partite lo è il campionato. Il tutto è desolante: la criminalità organizzata

gestisce le scommesse, per farlo mette a libro paga una serie di giocatori. E

a fare da intermediari con i giocatori ci sono spesso capi ultras. Che poi

sono anche membri dei gruppi criminali. È un cerchio perfetto, se è vero che

gli ultras-criminali (non tutti gli ultras, ovviamente), riescono anche

tranquillamente a mantenere rapporti con i dirigenti delle società. E a

esercitare su di loro pressioni.

Andrea Masiello, ex giocatore del Bari, oggi all’Atalanta, ha ammesso che

nello scorso campionato fece il famoso autogol nella partita contro il Lecce,

finita 0-2, perché gli erano stati promessi molti soldi. Il Bari poi finì in

serie B, il Lecce si salvò. Il portiere Gillet, oggi al Bologna, l’anno scorso

al Bari, ha spiegato che gli ultras della sua squadra lo minacciavano perché

prendesse gol e facesse perdere la squadra. Gillet resistette, dice. Gli

ultras gli spiegarono: «Tu vivi a Bari, non si sa mai che cosa può succedere».

I capi della curva, quindi, che fanno capo alla criminalità organizzata, si

muovevano con determinazione per far perdere la loro squadra.

Che gente della criminalità organizzata sia infiltrata nei gruppi ultras più

importanti d’Italia (quelli più numerosi, e quindi più remunerativi) è un dato

di fatto. È ormai consolidato da tempo anche il rapporto di parecchi

calciatori con esponenti del mondo ultras. Il contatto a quel punto è

inevitabile. A Milano non troppo tempo fa giocatori di Inter e Milan si misero

in società con capi ultras per commercializzare magliette e aprire locali.

Niente di illegale, certo. Solo questione di soldi. In un libro scritto da un

giornalista della Ġazzetta dello sport, Giorgio Specchia, “Il teppista“, si

racconta (è un po’ romanzo ma molta verità) di come capi ultras a Milano

accompagnino parecchi giocatori in giro per locali. Tra escort e movimenti di

cocaina. Tornando indietro nel tempo basta ricordare i rapporti tra Maradona e

i fratelli Giuliano, esponenti della camorra, con tanto di fotografia in una

“elegantissima” vasca da bagno a forma di ostrica. A febbraio, a Napoli, sono

stati arrestati 11 capi ultras con l’accusa di associazione a delinquere. È

venuto fuori che Fabiano Santacroce, che ora è al Parma, era molto amico di un

capo ultras: andava a casa sua anche quando il boss-tifoso era agli arresti

domiciliari per spaccio di droga. Nel corso della stessa inchiesta Ezequiel

Lavezzi parlò della sua conoscenza con il figlio di un capo clan, ora

collaboratore di giustizia. Hanno detto i magistrati napoletani: «Alcuni

calciatori del Napoli mantengono contatti con gruppi ultras anche perché

ritengono che questi ultimi possano influire sulle scelte della società al

momento del rinnovo del contratto». È ovvio che se gli ultras aiutano il

giocatore per il rinnovo del contratto poi il giocatore in qualche modo dovrà

aiutare gli ultras.

Sono casi limite, forse. Ma la promiscuità esiste eccome. Difficile che un

giocatore possa rifiutarsi di andare a una festa di ultras oppure a fare la

comparsata in curva (ricordate Zarate che fa il saluto romano tra gli

Irriducibili della Lazio senza capire minimamente che cosa stia succedendo;

oppure Buffon con la maglietta Boia chi molla, slogan sentito in curva e di

cui ignora l’origine?). Ma anche i dirigenti delle società, spesso sotto

ricatto (è accaduto al Milan) si ritrovano poi fianco a fianco con i capi

ultras durante feste natalizie o di fine campionato.

C’è un filmato esemplare, girato nel campo di allenamento del Piacenza.

Un capo ultras minaccia i giocatori senza che nessuno intervenga. Chi l’ha

fatto entrare nel campo di allenamento? Poco prima lo stesso tizio aveva

minacciato anche un dirigente.

Tornando all’inchiesta sul calcioscommesse, era impensabile che la criminalità

organizzata, una volta entrata nel mondo ultras, non sfruttasse l’occasione

per fare soldi a palate con le scommesse. Convincere, cone le buone o con le

cattive, alcuni giocatori, non deve essere stata la cosa più difficile. Non è

moralismo dire che ognuno deve stare al suo posto. Giocatori e dirigenti con

gli ultras non dovrebbero nulla a che fare. Meno che meno con gli ultras

esponenti di gruppi criminali che, ripeto, sono tanti, sempre di più.

E pensare che tanti ragazzini vanno in curva con il mito degli ultras, della

loro “mentalità”, come amano dire. Ragazzini che pensano ancora di poter

influire, con il loro tifo, su una vittoria o su una sconfitta. Invece stiamo

capendo che a decidere di vittorie e sconfitte sono troppo spesso i soldi,

solo i soldi.

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COMMENTI

Il calcio corrotto

oppio dei bilanci

di MARCO MENSURATI (la Repubblica - AFFARI & FINANZA 02-04-2012)

Con una perdita di 428 milioni di euro solo per il 2011 e un indebitamento di

2,6 miliardi (per la sola serie A), il calcio italiano è un’azienda e che

azienda! tecnicamente fallita. A differenza delle aziende fallite, però, il

pallone continua a navigare tranquillamente nelle sue acque, condotto

incredibilmente dagli stessi timonieri che restano senza problemi al loro

posto, impettiti e sereni.

I vertici di Figc e Lega Calcio sono lì da sempre e fanno ormai parte del

panorama calcistico, come fossero montagne o alberi secolari. La pubblicazione

dei conti delle società conferma dunque quanto da Calciopoli in poi è sempre

più chiaro: il calcio non fa parte della realtà ma vive in un mondo tutto suo,

e risponde a (non) regole specifiche che altrove non valgono. Le partite sono

truccate dagli zingari? Non importa. Mafie, personaggi loschi, pregiudicati

comprano i club per utilizzarli nei loro affari (l’ultima inquietante notizia,

in questo senso, è l’interessamento di Longarini per l’acquisto della Roma)?

Va bene lo stesso. Gli arbitri girano con le sim svizzere date loro da qualche

faccendiere? Non c’è problema. L’importante è che lo show continui, che la

giostra non si fermi mai. Non sia mai che qualcuno smetta di fare il tifo e

cominci a ragionare.

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DOSSIER - La moviola del campionato: senza errori Juventus davanti al Milan

Giovanni Capuano - Panorama.it - 02-04-2012

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Il gol fantasma di Muntari in Milan-Juventus (Ansa)

di Giovanni Capuano

Una guerra combattuta a colpi di dossier. Nessuno ufficialmente depositato presso Federcalcio e organi competenti eppure sbandierati al momento opportuno per rivendicare i torti subiti dimenticando magari qualche vantaggio avuto. Delle polemiche tra Milan e Juventus ormai tutti sanno tutto. Il dossier bianconero (7 punti persi a causa di rigori non dati) e quello pret-à-porter di Galliani e "Il gol di Muntari spero non sia decisivo" dopo il gol fantasma di Catania che secondo il presidente dell’Aia Nicchi non c’era. Chi ha ragione? Panorama.it ha provato a mettere in fila torti e favori di tutto il campionato e ha scoperto che senza sviste degli arbitri alla fine le due contendenti si troverebbero più o meno dove sono: 67 punti (o 65) il Milan (oggi ne ha 64) e 66 la Juventus (che ufficialmente è a quota 62).

Insomma il campionato sarebbe aperto allo stesso modo. Prima avvertenza: nell’elenco non troverete e non è stata valutata la sfida di San Siro del 25 febbraio, quella del gol di Muntari non visto da Romagnoli e Tagliavento. Quella sera la Juve si lamentò per una rete di Matri ingiustamente annullata per fuorigioco. Il raddoppio di Muntari avrebbe chiuso la partita come sostiene il Milan? Forse sì e allora i rossoneri sarebbero a +4 sulla Juventus (69 a 65). Sarebbe comunque finita pari come dice Marotta? Ai lettori il giudizio insieme alla guida ragionata di torti e favori delle due contendenti. Seconda avvertenza: nel dossier si tengono in conto gli episodi controversi più importanti legati a rigori visti o non visti e a reti annullate. Il criterio di valutazione sul loro ‘peso’ è il più possibile uniforme. Il calcio però è un gioco e ciascuno è libero di utilizzare il suo metro di giudizio.

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Il contatto tra Santacroce e Pirlo a tempo quasi scaduto nell'area del Parma (LaPresse)

FAVORI ALLA JUVENTUS - La galleria inizia alla 4° giornata in Juventus-Bologna (1-1 il finale): il gol di Vucinic scaturisce da una punizione battuta con palla in movimento da Pirlo. C’è anche il rigore concesso e poi cancellato per fallo di Portanova su Chiellini: il difensore è in fuorigioco. Alla 7° a Verona contro il Chievo finisce 0-0 ma i veneti hanno ragione a lamentarsi per un gol annullato misteriosamente a Thereau da De Marco: avrebbe spinto Pirlo recuperando il pallone. Le immagini smentiscono.

Il 4 dicembre 2011, 14° giornata, è il giorno dell’unico rigore a favore dei bianconeri. Accade in Juventus-Cesena (2-0) e si tratta di un clamoroso errore perché Antonioli tocca il pallone prima di abbattere Giaccherini. Viene anche espulso ma la svista di Doveri non incide sul risultato. Il 21 dicembre nel recupero della 1° giornata Udinese-Juventus (0-0) Tagliavento grazia Barzagli per una spinta a Di Natale in area di rigore. Il nuovo anno si apre con le polemiche per Juventus-Cagliari (1-1): Guida non fischia due falli di mano abbastanza evidenti di Bonucci su colpo di testa di Larrivey e Pirlo su conclusione dalla distanza di Cossu. Entrambi erano meritevoli di calcio di rigore.

Passa una settimana e in Atalanta-Juventus (0-2) Denis protesta per una trattenuta di Chiellini alle sue spalle. Poteva essere penalty ma la vittoria cancella tutto. Nel recupero della 21° giornata Parma-Juventus (finale 0-0) ci sono i due episodi che scatenano Conte ma manca anche un penalty per i locali (spinta di Barzagli su Giovinco) ed è la Juventus a potersi lamentare di più. In Juventus-Catania (3-1) alla 24° giornata è da annullare il vantaggio di Chiellini che si appoggia a Bergessio. Ininfluente perché mediato anche da un rigore su Padoin di Gomez non visto. Alla 26° in Juventus-Chievo (1-1) De Ceglie è in fuorigioco mentre realizza la rete dell’1-0 poi pareggiata da Dramè che avrebbe però dovuto essere espulso in precedenza da Gervasoni. Bocciato.

FAVORI AL MILAN - La prima partita discussa per i fischi pro-Milan arriva all’(° giornata ed è Lecce-Milan (3-4): sarebbe da annullare il secondo gol di Boateng per un fuorigioco attivo di Aquilani, ma è anche inesistente il rigore per i salentini nel primo tempo chiuso sul 3-0 per il Lecce. Alla 10° in Milan-Roma 2-3 è in leggerissimo fuorigioco Ibrahimovic quando realizza la rete dell’1-3. Errore veniale ma che vale un paio di punti.

Completamente falsata invece Bologna-Milan (2-2). Rocchi la sbaglia da cima a fondo ma i rossoneri sembrano leggermente favoriti dalla giornata-no del direttore di gara che grazia Seedorf per un netto fallo di mano (accadrà anche al bolognese Morleo) e non vede il fuorigioco di partenza di Pato nell’azione del rigore su Ibrahimovic che lo stesso "Il gol di Muntari spero non sia decisivo" definisce “generoso”. Manca anche un rigore ad Aquilani.

In Milan-Inter del 15 gennaio (finale 0-1) è buono il gol di Thiago Motta annullato su segnalazione di Copelli. Alla fine l’Inter vince comunque. In Novara-Milan (0-3) sarebbe da cancellare il raddoppio nato da un controllo di mano di Nocerino. Non influisce. Da discutere il fischio di Mazzoleni che concede rigore in Milan-Roma (2-1): nessun dubbio sul fallo di mano preceduto però da un’entrata pericolosa di El Shaarawy su Heinze.

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Il momento in cui Marchese allontana il pallone calciato da Robinho. Gol o non gol? (LaPresse)

TORTI CONTRO LA JUVENTUS - Le proteste e i sospetti di Conte iniziano subito all’alba del campionato. E’ l’11 settembre 2011 in Juventus-Parma (4-1): manca un rigore a Matri al quale viene anche negato un gol regolare. Ininfluenti. A San Siro in Inter-Juventus (1-2) Rizzoli nega un netto penalty con espulsione per un intervento scomposto di Castellazzi su Marchisio. La Juventus vince ugualmente. Non è decisiva nemmeno la disattenzione di Bergonzi in Lecce-Juventus (finale 0-1) con un’entrata da rigore di Oddo su Vucinic perdonata.

E’ l’ultima volta che accade. Alla 22° giornata in Juventus-Siena (0-0) il mani di Vergassola su traversone di Chiellini non fischiato da Peruzzo costa due punti e le proteste di Marotta che chiede “arbitri esperti”. Poi c’è la rabbia di Parma-Juventus (0-0) con i rigori non visti su Giaccherini e Pirlo su cui si discute davanti alla moviola ma che lasciano la sensazione di ingiustizia e provocano lo sfogo di Conte in sala stampa (”Gli arbitri hanno paura a fischiare a nostro favore perché condizionati ancora da Calciopoli”).

Nel recupero della 23° Bologna-Juventus (1-1) c’è un rigore su De Ceglie non concesso che fa infuriare Conte espulso e squalificato pur senza aver profferito insulti su indicazione del quarto uomo Bergonzi. Si va a Marassi e Genoa-Juventus (0-0) è la partita del gol regolare annullato a Pepe per un fuorigioco inesistente in una gara in cui bianconeri possono discutere anche per la trattenuta (peraltro reciproca) di Carvalho su Matri.

TORTI CONTRO IL MILAN - L’elenco comincia con Napoli-Milan (3-1) alla 3° giornata: su cross di Nocerino c’è un tocco di braccio non visto di Cannavaro. Alla 12° in Fiorentina-Milan (0-0) Mazzoleni e i suoi assistenti ne combinano di tutti i colori: mancano due rigori (mani di Behrami e fallo di Nastasic su Pato) e a Seedorf viene annullato un gol regolare per fuorigioco. Alla 21° giornata in Lazio-Milan (2-1) c’è il giallo del rigore per fallo di mano di Dias prima concesso da Damato e poi ritrattato su segnalazione dell’assistente. Aveva ragione l’arbitro. Proteste laziali su un possibile rigore di Thiago Silva.

Pesa molto l’errore di Rizzoli in Milan-Napoli (0-0) alla 22°: c’è rigore per un’entrata scomposta di Gargano su Robinho e anche in occasione dell’espulsione di Ibrahimovic manca il rosso ad Aronica. Si arriva a Catania-Milan (1-1). Il gol fantasma di Robinho fa discutere. Impossibiler certificare se il pallone ha varcato interamente la linea di porta anche se si tratta di millimetri e Ghiandai, assistente di Bergonzi, non può essere messo in croce per la scelta di tenere la bandierina giù. Secondo il presidente dell’Aia Nicchi non si trattava di gol e in quel caso il sorpasso in classifica sarebbe confezionato: Juventus 66 Milan 65 punti.

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Inviato (modificato)

LA VECCHIA AZIENDA

NON PUÒ FALLIRE

I Rangers sono in amministrazione controllata da oltre un mese,

ma l'Old Firm, l'antica sfida contro il Celtic, non può morire per soldi

Ecco perché tutti, anche i rivali, lavorano per il salvataggio del club

di ALEX FROSIO (EXTRATIME 03-04-2012)

La «vecchia azienda» ha oltre un secolo di vita e due soci. Si odiano ma

hanno bisogno uno dell'altro. E uno dei due è in gravi difficoltà. «Old Firm»

(che significa appunto vecchia azienda) è il nome con cui in Scozia, dagli inizi

del 20° secolo, viene definito il derby tra Rangers e Celtic. Si declina in modo

dispregiativo, perché i due club di Glasgow si sono divisi 96 campionati

su 115 (54 i blu, 42 i verdi) e gran parte delle risorse finanziarie del calcio

scozzese. Proprio i soldi, però, sono diventati il grande problema dei

Rangers. Perché non ce ne sono più.

In ballo 90 milioni

Nati nel 1873, i Gers sono in amministrazione controllata dal 14 febbraio

scorso. Il club deve all'Her Majesty's Revenue and Customs (HMRC, cioè il

fisco) 18 milioni di euro per tasse non pagate dal proprietario Craig Whyte,

che acquistò il club al prezzo simbolico di una sterlina pagando 21,5 milioni

debiti alla Lloyds Bank con artifici finanziari. Poi ci sono 2,4 milioni di buco

in costi di gestione. E altre cause legali in corso potrebbero aggravare il

deficit: ballano 30 milioni con la Ticketus (con cui Whyte avrebbe finanziato

l'acquisto del club), che avrebbe i diritti sugli abbonamenti dei prossimi 4

anni, e soprattutto circa 60 milioni di euro, perché dal 2001 al 2010 i

Rangers avrebbero fatto pagamenti in nero (dopo che l'ex proprietario Sir

David Murray aveva scialacquato sul mercato per accontentare il tecnico

Dick Advocaat). Insomma, situazione complicata, costata già 10 punti di

penalizzazione e l'amministrazione controllata, che ha permesso al club di

sospendere i debiti. Ma questi vanno pagati. E i curatori fallimentari - Paul

Clarke e David Whitehouse della Duff&Phelps - hanno subito preso

provvedimenti, lasciando liberi alcuni giocatori in esubero, come Wylde

e Celik, e tagliando gli stipendi si va dal 75% per i calciatori con i contratti

più onerosi, come l'attaccante Steven Naismith, al 15% per i dipendenti.

I tifosi hanno promosso una serie di iniziative per raccogliere fondi, arrivati

anche da una sfida tra vecchie glorie di Rangers e Milan giocata venerdì:

c'erano Baresi, Maldini, Costacurta, Massaro e tante altre star rossonere,

è finita 1-0 per gli scozzesi. Anche gli storici rivali del Celtic volevano dare

una mano, offrendo un anticipo sull'incasso del prossimo Old Firm. No

grazie, è stata l'orgogliosa risposta. E nel frattempo i Gers hanno battuto

il Celtic nell'ultima sfida.

I consorzi in gioco

La domanda è: possono i Rangers e i loro 139 anni di storia sparire? No.

O almeno: è improbabile. Il club ha due modi per uscire dall'amministrazione

controllata: il cosiddetto Company voluntary arrangement, cioè un accordo

con i creditori che accettano di ricevere indietro solo una parte della cifra

pur di avere qualcosa, o la liquidazione. Tre consorzi sono pronti a rilevare

il club (l'offerta di altri due è già stata rifiutata) e domani sono chiamati a

presentare la loro ultima offerta. I Blue Knights di Paul Murray sarebbero

favoriti: Murray è socio della sovracitata Ticketus, e la questione degli

abbonamenti dei prossimi 4 anni sarebbe risolta. Poi ci sono il Club 9

Sports di Chicago, che ha offerto 30 milioni di euro, e un consorzio anonimo

di Singapore: questi sarebbero per la liquidazione e la fondazione dei «nuovi

Rangers». Che vestirebbero la stessa maglia blu, giocherebbero ad Ibrox

e si allenerebbero a Murray Park. Ma niente Europa per 3 anni, perché per

entrare nelle coppe un club deve esistere da almeno 3 anni. Sarebbe uno

schiaffo per chi ha quasi un secolo e mezzo di storia alle spalle. I nuovi

Rangers, che perderebbero tutti i giocatori e in ogni caso ripartiranno dai

giovani, dovrebbero comunque chiedere l'affiliazione alla Premier o iscriversi

in Third Division. Per motivi di storia, di tifoseria e di diritti tv, è più probabile

che anche i nuovi Rangers rientrerebbero in Premier. Il contratto con Sky

prevede infatti che si giochino 4 Old Firm a stagione: in caso contrario,

sarebbe rinegoziato al ribasso. Molti club in Scozia hanno difficoltà

economiche e non avere l'Old Firm sarebbe deleterio pure per loro. In

cambio di un voto a favore dell'eventuale ritorno dei Rangers, la Gang

of Ten (le altre 10 squadre della Lega) potrebbe portare a casa una

ridistribuzione più equa dei diritti tv.

Rivalità antica

I tifosi del Celtic in tutto questo fanno festa. Eppure anche loro hanno

bisogno dei Rangers. E qui sta tutto il fascino dell'Old Firm, una delle

rivalità più antiche del mondo: calcistica (il 1° derby si giocò il 28-5-1888),

ma anche religiosa e politica, tra l'altro tra le due squadre meno scozzesi

di Scozia. I Rangers, protestanti e borghesi, sono la squadra dei lealisti alla

corona, e infatti i suoi tifosi espongono la Union Jack inglese. I fan del

Celtic sono i figli cattolici della Repubblica d'Irlanda, stabilitisi nell'East

End proletario di Glasgow, e hanno come vessillo il quadrifoglio verde.

Questo dualismo ha prodotto settarismo, violenza, ma anche soldi:

senza Old Firm, non ci sarebbe calcio in Scozia.

Modificato da Ghost Dog

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L'AUTOGOL DEL

CALCIO ITALIANO

di FAUSTO PANUNZI (lavoce.info 03-04-2012)

Ennesima puntata dal calcioscommesse. Andrea Masiello, ex capitano del Bari, si

è autoaccusato di avere venduto la il derby con il Lecce del maggio scorso per

circa 300mila euro (da dividere con alcuni compagni di squadra), contribuendo

attivamente alla sconfitta della sua squadra

. Una

delle domande più ovvie è: perché in Italia? Perché non ci sono partite

truccate in Premier League o in Bundesliga?

Una possibile spiegazione viene dalle parole di Masiello, il quale, per

giustificare la combine, ha detto che il Bari non pagava più gli stipendi e

pertanto i giocatori dovevano arrangiarsi. C’è dunque una connessione tra le

partite truccate e lo stato economico disastrato del calcio italiano emerso

recentemente da un rapporto di Figc, Arel e Pricewaterhousecoopers. Per

quanto si pensi che tutti i calciatori siano super-ricchi, in realtà molti di essi lo

sono solo sulla carta, dato che le società pagano spesso in ritardo gli

stipendi e non sempre interamente. Non è un caso che i nomi implicati siano

quelli di giocatori di secondo piano o vicini alla fine dell’attività agonistica, cioè

coloro per cui è più pressante il problema di cosa fare dopo il calcio giocato.

Nessuno deve piangere per i problemi dei calciatori, che restano mediamente

dei privilegiati, beninteso, ma mettere sullo stesso piano Masiello e Ibrahimovic

è solo populismo.

Cosa si può fare allora per evitare altri casi Masiello? In primo luogo

sarebbe bene che il controllo sui conti delle società, fatto dalla Covisoc,

fosse più rigoroso in modo tale da evitare che i calciatori rimangano senza

stipendi per mesi. Saranno anche pagati troppo, ma se c’è un contratto esso

va rispettato per tutti, anche per i calciatori. Bisognerebbe inoltre riflettere

sulla possibilità di ridurre il numero di squadre ammesse alla serie A e alla

serie B. Alcune di esse sono palesemente inadeguate dal punto di vista

finanziario alla sfida. Il Bari lo scorso anno era di fatto retrocesso dopo poche

giornate, come il Cesena quest’anno. Anche senza che le partite siano vendute,

il campionato risulta ugualmente falsato. In terzo luogo, dobbiamo penalizzare

severamente i protagonisti delle combine. Platini, presidente dell’Uefa, propone

una radiazione a vita, che impedisca ai corrotti anche di diventare allenatori o

dirigenti. Bene. Ma bisogna ricordare che truccare una partita di calcio non è

quasi mai un’attività individuale. Ci vuole che ci sia l’accordo di un gruppo di

giocatori per essere certi di indirizzare il risultato. Questo implica che nella

squadra interessata da una combine ci siano delle voci che girano (il portiere

del Bari Gillet aveva forti sospetti sull’autogol di Masiello, come si vede dal

filmato diffusissimo ormai sulla rete). La vera domanda è allora: possibile che

le società coinvolte non sapessero nulla? Nessun dirigente parlava con la

squadra? Nessuno aveva dei sospetti sui calciatori implicati? Se così fosse

le società sarebbero responsabili quanto meno di mancato controllo dei loro

tesserati. Sta a loro fare in modo che le squadre vadano in campo per cercare

di ottenere, nei limiti delle loro possibilità, il miglior risultato sportivo. In altre parole,

occorre riflettere sulla possibilità di sanzionare le società per le loro omissioni nella

sorveglianza dei calciatori. Certo, è una strada non priva di controindicazioni

perché non è mai semplice accettare il principio del “non poteva non sapere”

come base per una sanzione, ma non è nemmeno tollerabile che gli spettatori,

dopo un autogol, debbano chiedersi se c’è dietro una combine.

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Ehi, Gazza: avresti rotto i C******I...

___

I VERBALI L’ATALANTINO HA ACCUSATO I DUE GIOCATORI BIANCONERI

SIA NELL’INTERROGATORIO A CREMONA SIA A BARI CON UNA MEMORIA

Bonucci a gamba tesa: «Masiello falso»

Il difensore juventino: «Udinese-Bari 3-3 non fu combinata e nessuno telefonò a Pepe per coinvolgerlo»

art.non firmato (GaSport 04-04-2012)

Andrea Masiello tira in ballo lo juventino Simone Pepe per Udinese-Bari 3-3

del 9 maggio 2010 già con il pm Di Martino a Cremona, durante un

interrogatorio molto teso, e poi a Bari con una memoria inoltrata via fax

poche settimane fa. Il difensore sostiene che il ristoratore De Tullio gli

aveva chiesto, in cambio di denaro, di attivarsi con i compagni per far

terminare la partita con tanti gol. Masiello dice di averne parlato con

Belmonte, Bonucci, Parisi e Salvatore Masiello e che quest'ultimo,

dall'albergo del ritiro, chiamò Pepe per coinvolgerlo nella combine «ma questi

si rifiutò di aderire». Dopo la partita, una volta tornato a Bari, Masiello

riceve da De Tullio 8 mila euro. Questo è il tema dell'interrogatorio di

Leonardo Bonucci, ex difensore del Bari, pure lui ora alla Juve, avvenuto l'8

marzo.

Pm: Conosce Carella Giovanni e Giacobbe Fabio?

B: Non Carella, mentre Giacobbe lo conosco per averlo visto in giro in

compagnia di Masiello, penso che me lo abbia presentato una volta in qualche

locale. Non ho mai frequentato né sentito telefonicamente Giacobbe.

Pm: Masiello e Iacovelli le hanno mai parlato o fatto capire che c'era

qualcuno del Bari che alterava i risultati della partite?

B: Mai.

Pm: De Tullio le ha mai chiesto informazioni sui risultati delle partite che

dovevate ancora disputare?

B: Mai.

Pm: Lei ha giocato la partita Udinese-Bari terminata 3-3?

B: Sì, l'ho giocata tutta.

Pm: Durante la settimana precedente alla partita Masiello le ha proposto di

far terminare la partita con parecchi gol?

B: No, e aggiungo che quella settimana sono stato in ritiro con la Nazionale

sino al mercoledì, poi il giovedì non mi sono allenato.

Pm: Ha sentito da qualche altro compagno di squadra che Masiello aveva fatto

una proposta del genere?

B: No.

Pm: Si ricorda a Udine con chi ha condiviso la stanza dell'albergo?

B: No, non me lo ricordo. Forse ho preso la stanza singola come in altre

occasioni.

Pm: Si ricorda, sempre a Udine in albergo, se Salvatore Masiello ha

telefonato a Pepe dinanzi a lei, Parisi, Andrea Masiello e Belmonte?

B: No.

Pm: Sempre a Udine ricorda un momento in cui lei, Salvatore Masiello, Andrea

Masiello, Parisi e Belmonte stavate nella stessa stanza?

B: No, l'unica occasione in cui ci siamo incontrati, con il resto della

squadra, è stato durante la riunione tecnica prima della partita.

Pm: Durante la partita ha notato qualcosa di strano?

B: No, nulla di anomalo. Era solo una partita di fine campionato e, visto che

gli obiettivi erano già raggiunti, c'era un clima quasi festoso.

Pm: Dopo la partita Andrea Masiello, Iacovelli o De Tullio l'hanno contattata

facendole discorsi ambigui sull'esito dell'incontro?

B: No.

Pm: Che cosa ha da dire a proposito delle dichiarazioni di Masiello?

B: Sono assolutamente false. Ripeto che la settimana prima della partita sono

stato lontano dal resto della squadra perché convocato dalla Nazionale. Mi

sono ricongiunto alla squadra il venerdì, ma escludo categoricamente di aver

ricevuto questo tipo di proposte.

Pm: Perché Masiello fa il suo nome insieme a quello degli altri?

B: Me lo sto chiedendo anch'io, verosimilmente perché insieme agli altri

facevo parte della difesa in quella partita.

Pm: Ha mai parlato con Pepe di quella partita?

B: A parte qualche battuta insieme agli altri compagni di squadra non ne ho

mai parlato.

-------

Rischia l'uomo di Conte

Sapeva ma non denunciò

Stellini, adesso collaboratore del tecnico alla Juventus: «Prima

di Bari-Genoa ci chiesero di perdere». E poi: «Lì è uno schifo»

di FRANCESCO CENITI (GaSport 04-04-2012)

C'è un fantasma che si insinua all'interno delle squadre italiane e ha le

sembianze dell'omessa denuncia. Gli atti della nuova inchiesta sul

calcioscommesse portano alla luce i tanti, troppi casi nei quali giocatori

importanti non denunciano le combine proposte da personaggi ambigui o persino

da colleghi. Una lista lunghissima che presto sarà materiale esplosivo nelle

mani del procuratore Stefano Palazzi. Negli anni precedenti si è sottovalutato

il problema e quando qualche «sfortunato» era scoperto se la cavava con pochi

mesi. Dopo gli arresti di Cremona, le cose sono però cambiate. La scorsa

estate la Figc ha punito con un anno di squalifica chi non denunci fatti

illeciti. E le pene potrebbero subire una impennata. Il presidente dell'Uefa,

Michel Platini, è per il pugno di ferro: radiazione non solo per chi partecipa

ai tarocchi, ma anche per chi sa e resta in silenzio. Una linea così dura è

difficile che passi in Italia, ma il problema va affrontato. Leggendo gli atti

di Bari a rischiare la squalifica sono in tanti (Portanova e il Bologna,

Gillet, Mutti, Gazzi, Donati, Almiron solo per citarne alcuni). E poi c'è il

capitolo Juventus. Dopo Bonucci e Pepe, spunta anche Cristian Stellini: ex

difensore del Bari, da tempo fedele collaboratore di Antonio Conte. E' stato

ai suoi ordini al Bari, poi è entrato a far parte dello staff tecnico.

Attualmente è il suo primo assistente. Cosa ha fatto di male Stellini? Siamo

alle solite: omessa denuncia.

La telefonata C'è una telefonata intercettata dello scorso marzo nella quale

Stellini parla con l'ex compagno Marco Esposito (indagato). La discussione va

a finire inevitabilmente sui fatti di cronaca e sull'inchiesta che ha portato

in carcere Iacovelli. Il factotum per Stellini farebbe di tutto. Anche salire

a Siena per aiutarlo in un trasloco. Una circostanza che porta Iacovelli a

incontrare Carobbio, giocatore del Siena ed ex Bari. Sarà l'occasione per

portare gli Zingari in Puglia. Ma torniamo a Stellini. Al telefono prima

demolisce la figura «dell'amico» Iacovelli definendolo un «poveraccio, buono

al massimo a parcheggiare una macchina...», poi mette a fuoco la situazione di

Bari e cerca di giustificare il comportamento di Masiello. In questo modo: «Mi

avevano detto che i tifosi erano andati dai giocatori per fargli perdere le

partite. La società non li proteggeva, li faceva andare a piedi dallo stadio

al campo. Avevano gli Zingari alle calcagne, gli Zingari che gli chiedevano

probabilmente di fare le truffe. Non è facile essere lucidi... Avevo detto ad

Andrea... Bisogna trovare la lucidità per fermare la cosa e dire: "Siamo nella

ɱerda, chiamiamo l'Aic". Ma nessuno fa nulla. Quando giocavo gliel'ho detto

anche ad Albertini: "quali scommesse, dovete proteggere i giocatori da questo

schifo". E invece non fanno nulla, nulla. Alla fine qualcuno che dice sì lo

trovano... L'anno prima ti ricordi... tu non c'eri. . . l'anno prima c'è

Bari-Genoa. Arriva uno con Iacovelli e vuole che perdiamo. Mi dice: “In Italia

mi dicono che voi fate così. La voce si è sparsa in giro, tutta Bari ha deciso

di scommettere”. Che ċazzo me ne frega e lui fa “Dovete fare un favore, qua

c'è gente che ha messo tanti soldi, fateci la cortesia”. Gli dissi: “Guarda

l'unica cortesia che posso fare e che se puoi togli i soldi che hai messo"».

Il Bari vince 3-0. Resta il «fantasma» omessa denuncia.

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laProposta

PIÙ SOLDI IN BASE ALLA CLASSIFICA

PER BATTERE IL CALCIOSCOMMESSE

di MARCO IARIA (GaSport 04-04-2012)

La reazione immediata delle società alla nuova ondata del calcioscommesse,

che ha portato all’arresto di Andrea Masiello, è stata un’alzata di spalle:

«Siamo parte lesa. Come possiamo difenderci da chi bara?». La Lega di A,

in vista dell’assemblea del 20, sembra tutta preoccupata dei rischi connessi

alla responsabilità oggettiva (o, peggio, a quella amministrativa). Eppure è

dotata di un potente strumento di deterrenza, se davvero volesse contribuire

all’estirpazione di questo male. Le combine sono più probabili per quelle

partite prive d’interesse agonistico? I calciatori giocano a perdere perché

attratti da guadagni facili?

Ecco la parolina magica: incentivo. Nell’attesa di un calcio migliore,

popolato solo da santi, perché non dare un senso a tutte, ma proprio tutte le

gare? L’odore dei soldi. Quelli dei diritti tv, che sono una montagna: al

netto della mutualità, i 20 club di A si spartiscono 800 milioni all’anno.

Attualmente, solo il 5% della torta viene diviso tenendo conto della

classifica dell’ultima stagione. Quaranta milioni, che spostano pochissimo nei

bilanci societari: 3,8 alla prima e uno scarto di 200 mila euro tra un

piazzamento e quello attiguo. Se la quota venisse elevata al 25%, come avviene

in Premier League, sarebbe tutta un’altra storia. Un montepremi di 200 milioni,

con 19 che vanno ai campioni d’Italia e una forbice di un milione tra un

posto e l’altro. A quel punto, non si lotterebbe solo per lo scudetto, un

posto in Europa o per evitare la retrocessione. Premi sostanziosi distribuiti

per tutti i traguardi intermedi, e una bella spinta a non snobbare nemmeno una

partita. Sapete che differenza c’è tra la sesta e la diciassettesima

posizione? Sul campo nulla: non vai nelle coppe e resti in A. Nei conti

ballerebbero 10 milioni!

Obiezione facile facile: ai calciatori cosa frega dei maggiori guadagni dei

club? Pronta un’altra provocazione: elevare ancora la quota variabile degli

stipendi, legandola non solo agli obiettivi tradizionali. Gli atleti

dovrebbero accettare il rischio d’impresa, consapevoli che impegnandosi sempre

alla ricerca della vittoria starebbero in pace con la coscienza e, in più,

gonfierebbero le loro tasche. Proprio nei prossimi mesi la Lega è chiamata a

ridefinire, per il triennio 2012-15, i criteri distributivi delle risorse tv,

e già era montato un dibattito teso a valorizzare la meritocrazia. Nel

complesso equilibrio tra grandi,medie e piccole una ricetta che vada bene per

tutte non esiste: basti pensare alle derive giudiziarie per l’individuazione

dei bacini d’utenza. Ma adesso c’è una ragion di Stato: salvare il calcio

italiano.

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GaSport 04-04-2012

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Inviato (modificato)

Urgono interventi in seno alla società Juventus.

I media ci vogliono sulla gogna.

___

Stellini al telefono svela tutti i retroscena delle truffe

L’EX CALCIATORE ORA NELLO STAFF DELLA JUVE SAPEVA DELLE PRESSIONI

SUI BIANCOROSSI PER USCIRE SCONFITTI DA UN INCONTRO COL GENOA

di ANTONIO MASSARI (il Fatto Quotidiano 04-04-2012)

"Che ċazzo me frega. L’unica cortesia che ti posso fare è che se puoi togliere

i soldi che hai messo, toglili, perché noi ci giocheremo la partita per

vincere. E la partita con il Genoa finì 3-0”. A parlare, soltanto un mese fa,

è Cristian Stellini – oggi collaboratore dell’allenatore della Juventus,

Antonio Conte – con l’ex calciatore barese, Marco Esposito. Segno che

Stellini, calciatore biancorosso nel 2009, era al corrente delle pressioni

sulla squadra per taroccare le partite. Stellini si rifiutò di cedere al

“sistema” ma, come molti suoi compagni, evitò di denunciare alla giustizia

sportiva: non è indagato ma, per la sua omertà, rischia una lunga squalifica.

Perché è davvero chiaro, nel leggere l’intercettazione registrata dai

carabinieri del nucleo operativo di Bari, che Stellini conosceva lo squallore

che regnava negli spogliatoi dei Bari e persino tra alcune frange di tifosi.

Le sue parole disegnano uno spaccato illuminante per chi voglia conoscere il

lato oscuro del calcio e – soprattutto – in quale clima si giocasse a Bari.

È il 3 febbraio di quest’anno quando Stellini, mentre parla con Esposito,

racconta cosa accadde prima di Bari-Genoa del campionato 2009/10.

S: L’anno prima ti ricordi? Tu non c’eri a Bari… L’anno prima noi giochiamo a

Genova, Bari-Genoa…

E: Mi ricordo

S: Il campionato finito. Arriva uno e mi dice: ‘In tutta Italia mi dicono che

voi fate così’. Io gli dico guarda che non è vero niente, io non so niente. Ma

lui mi fa: ‘Però, sai, visto che la voce si è sparsa in giro, tutta Bari ha

deciso di scommettere’. Che ċazzo me ne frega. E lui mi disse: ‘Dovete fare un

favore, qua c’è gente che ha messo tanti soldi, fateci la cor tesia’. Io gli

dissi: ‘Guarda, l’unica cortesia che posso farti è che se puoi toglierti i

soldi che hai messo… Sapevo dei tifosi: ma che fai, li denunci?

E: Oggi è venuto fuori Milanetto (parlano dei calciatori indagati a Cremona,

ndr)

S: Μiƞchia sta venendo fuori delle robe… Comunque da quello che mi avevano

raccontato a me, mi avevano detto che erano stati i tifosi stessi ad andare

dai giocatori a dire: ‘Adesso che avete rotto i ċoglioni, siete retrocessi,

adesso perdete le prossime due partite’. . . cioè così mi avevano detto.

E: Anch’io sapevo così. “La Digos gli dice dove abitiamo”

S: E tu ti trovi in mezzo e cosa fai? Cosa fai? (…) Ti prendi gli schiaffi,

perché se tu dici ai tifosi: ‘Adesso vi denuncio alla Procura federale…’. …

Bene, tu li denunci e dopo ti vengono a prendere a casa. Mi avevano detto

addirittura… I tifosi volevano entrare dentro gli spogliatoi a parlare. Quelli

della Digos gli dicevano: ‘Ma non rompete il c…, dai ragazzi, state buoni, non

potete entrare negli spogliatoi, se volete vi diciamo dove abitano e andate a

prenderli a casa’. . . Capisci? (…) Tu che cosa fai, hai paura?

E: Μiƞchia. La società non li proteggeva

S: Da chi vai? La società non li proteggeva, li faceva andare a piedi dallo

stadio al campo. I tifosi li hanno minacciati. . . Avevano gli Zingari alle

calcagna … che probabilmente gli chiedevano di fare le truffe … guarda, non è

facile essere lucidi (…). La squadra è retrocessa da tre mesi… No, non bisogna

farle, però trovare la lucidità per fermare la cosa e dire: ‘Ok, ragazzi,

siamo nella ɱerda più totale. Facciamo una cosa, chiamiamo la Aic, denunziamo

tutta questa cosa cosa. Denunciamo tutto, qui, gli Zingari vengono a romperci

il ċazzo, i ċoglioni qui di Bari ci vengono a rompere il ċazzo che gli diciamo

se vinciamo, se perdiamo o se pareggiamo per scommettere. I tifosi ci hanno

chiesto di perdere per scommettere?’ O ppure facevi una lettera alla società…

Pensi che l’anno scorso Andrea Masiello dopo questa cosa dei tifosi, che erano

andati e avevano picchiato non mi ricordo chi…

E: A Belmonte hanno dato uno schiaffo …. Se il Bari denunciava erano tutti a

posto

S: (A Masiello, ndr) avevo detto: ‘Andrea voi dovete fare una lettera alla

società con tutti i problemi che avete (…)’ Se avessero scritto questa lettera

alla società, adesso stavano sereni, perché adesso avevano la lettera scritta

alla società. Se la società denunciava insieme, erano tutti salvi, (…) se la

società non denunciava, (…) chi si doveva preoccupare (…) era la società. la

gente che ci dice di pareggiare …

S: Quando siamo andati a una riunione dell’Aic, che c’era Albertini che

parlava di queste cose e ci spiegava il giro delle scommesse all’Est, io alzai

la mano e gli dissi: ‘Ok, tu stai dicendo che noi giocatori non dobbiamo

scommettere e io fatico a ricordarmi nella mia carriera un mio compagno di

squadra che viene al campo con le bollette delle scommesse... Il problema dei

giocatori non è che vanno in agenzia o mandano il fratello o, com’era in

passato, che vanno a scommettere. (…) Il problema è che se tu sei in una

piazza che è già retrocessa o ha già vinto il campionato, la gente cosa fa,

viene da te a dirti: ‘Cosa fate domenica? Dài che è una partita di ɱerda,

pareggiate . L’Aic non fa niente.

S: Metti il caso che a un ragazzo come Masiello gli scappava due volte di dire

a uno: ‘faremo pari domenica, tanto ormai siamo retrocessi, quelli hanno

bisogno di un punto (…) si sparge la voce a Bari, a Castellamare di Stabia,

poi mettici le organizzazioni mafiose che vanno a un giocatore a dire ‘Allora

guarda un cosa … dobbiamo fare così, perché abbiamo deciso così. Vi ammazziamo

tutti quanti… vi bruciamo le macc hine’. Chi li tutela a questi? Ad Albertini,

quel giorno gli ho detto: ‘Tu cosa fai per tutelare questo tipo di situazioni?

Vieni qua e dici di non scommettere’. I giocatori non è che vanno a

scommettere, però vivono pressioni di gente che dice dovete fare pareggio

perché altrimenti vi ammazziamo di botte… ma tu cosa fai per tutelarlo?

Niente. Voi non fate niente .

-------

il Fatto Quotidiano 04-04-2012

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Modificato da Ghost Dog

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AUTOGOL ALL’ITALIANA

di OLIVIERO BEHA dalla rubrica IL BADANTE (il Fatto Quotidiano 04-04-2012)

Può sembrare che l’autogol confessato da Andrea Masiello, allora difensore del

Bari, sia una faccenda da calcio sporco e basta. Non è così. Può anche

sembrare che sia un episodio solo calcistico. Neppure è così. Come non è

“semplicemente” una questione riferibile all’illegalità per un’ipotesi

concreta di reato come l’associazione a delinquere a scopo di frode sportiva.

E nemmeno una “voce” etica (cioè inetica) all’interno di una putrefatta

“lealtà sportiva” che nessuna norma specifica pare in grado di far rispettare.

Intendiamoci, è anche tutto questo ma circoscrivendolo non aiutiamo a capire e

a impedire che si precipiti per la china. L’autogol di Masiello, finto come

lui nel senso atroce di “volontario ”, è in realtà un autogol all’italiana del

sistema-Paese. Vediamo perché. Purtroppo da quando se ne ha memoria c’è chi

nel calcio compra e vende le partite. Non sta bene, non si deve fare, si

truffa l’investimento emotivo tifoso ecc: ma è così. Ce lo dicono solo

parzialmente le cronache, ma tutti, dico tutti tra gli addetti ai lavori lo

sanno benissimo, dirigenti di club e istituzioni calcistiche incluse. Per non

parlare dei media, suddivisi tra un “mancano le prove” e un complementare e

accomodante “il tifoso non vuole sapere”. Da sempre. Specificamente alcune

partite delle fasi finali di un campionato, di qualunque categoria dalla A in

giù, sono merce sul bancone. Chiedete a un arbitro serio (!!!) o a un

giornalista indipendente (!!!!): vi confermeranno tutto ciò anche se magari a

cena, off records. Ma da molti anni ormai anche il calcio è invaso dalle

scommesse rese legali: davvero ci vuole uno sforzo mentale erniario per

immaginare che la “merce partite” potesse ben presto incrociare la “merce

scommesse”, come è puntualmente avvenuto? Certo, non tutte le partite sono

truccate o merce in quel senso. Dunque non tutte le scommesse sono in realtà

puntate su risultati o numero di gol precombinati o combinati in tempo reale

come Internet permette di fare con una certa facilità. Ma i due fenomeni non

hanno tardato a trovare un terreno comune, ovvero il terreno di gioco, anche

se ripreso dalle televisioni planetarie e a scalare da quelle nazionali,

regionali, localissime. Un terreno di gioco contenuto ormai soprattutto

virtualmente in un più ampio bacino, quello delle scommesse pubblicizzate a

ogni minuto dappertutto anche da personaggi di primo piano del nostro pallone,

come ad esempio il pluridecorato Arrigo Sacchi. Il quale Sacchi non promuove

come testimonial le partite truccate e le relative scommesse, ma attesta la

“normalità” dello scommettere che comprende l’anormalità (almeno

statisticamente, ad oggi) di partite truccate su cui scommettono sia i

responsabili del trucco, sia gli attori della “pièce” truffaldina, sia amici e

colleghi di entrambe le categorie (parte dei tifosi compresa). È diventata una

“professione” e un “investimento”, fino al grottesco dell’autogol letterale

reso apparentemente ancora più “involontario” dalle modalità inconcepibili. Ma

le scommesse legali vivono all’interno di un sistema-Paese che ha affidato al

gioco d’azzardo in tutte le sue forme una forma di finanziamento colossale:

solo quello legale ammontava nel 2011 a oltre 76 miliardi. Quante

“finanziarie”? Una tassa spaventosa che sta distruggendo famiglie e individui.

Naturalmente oltre la quota illegale: siamo alla rovina dello Stato

Biscazziere. È questo assai più in grande l’autogol di cui sopra. E se non si

focalizza complessivamente il mosaico spaventoso di un sistema deturpato, con

le tessere che elencavo all’inizio, si è condannati a non capire e – molto

presto – a giustificare per rassegnazione. Anche nel caso di “Calciopoli”,

rovesciando tutto su Moggi e la Juventus e spartendosi il derby tra accusa e

difesa, si è compiuta la medesima operazione. Il risultato è sotto gli occhi

di tutti, in un’Italia fatta ahimè di miopi, presbiti, astigmatici. E guerci a

comando.

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La storia

Gli ultras del Bari hanno costretto la squadra a perdere

Quei fedelissimi infedeli

del povero calcio truccato

di FRANCESCO MERLO (la Repubblica 04-04-2012)

SONO inediti e inauditi questi tre capi degli ultrà di Bari, «biancorossi fino

alla morte», che hanno venduto la loro squadra. Questi tre generali dei

supertifosi violenti, non sono neppure classificabili nell’antropologia del

traditore.

Come se si scoprisse che i tre moschettieri vendevano la regina al cardinale

Richelieu. Di certo sono, questi fedelissimi infedeli di Bari, paradossi tutti

italiani, impensabili tra gli hooligans inglesi o olandesi che sono manigoldi

sì, ma proprio perché fanatici. E possono dunque stordirsi nella birra e nelle

botte, negli striscioni aggressivi e nei canti tribali dell’irresponsabilità

civile ma, con tutte le loro ribalderie, non prevedono il doppio gioco, l’uso

della passione ultrà come risorsa di malaffare ai danni della propria squadra,

il tradimento dell’identità certificata nei colori e nei riti arcaici

dell’appartenenza etnica. A Bari invece questi ultrà pretendono di dominare la

squadra al di sopra di ogni liceità e stabilire quando deve vincere e quando

perdere: la squadra non esiste, è un pretesto ed è un prodotto del loro tifo.

E difatti nel 2011 invasero il campo (maggio) e presero a manate e a spintoni

i giocatori come assaggio di quel che avrebbero subito se non avessero vinto

il derby, ma un mese prima (aprile) i capi di questi stessi ultrà avevano

convocato in privato i calciatori per convincerli a perdere con il Cesena e

con la Sampdoria: «Voi vivete a Bari e sapete quel che può succedervi. Anche

noi dobbiamo scommettere».

Dunque nella Bari delle cozze pelose e degli appalti pubblici truccati, delle

escort e della malasanità, delle parentopoli all’università e al Petruzzelli,

è saltata anche quella certa moralità insediata nell’immoralità del tifoso

estremista. Ecco perché questi tre boss della devotissima, esaltata, Curva

Nord, «una squadra un amore» , «una sola passione per tutta la vita», vanno al

di là di Giuda che, in fondo, dei 12 tifosi era il meno fanatico, il più

disincantato, il traditore designato. Né somigliano a Bruto che, alla fin fine,

uccise per la sua Roma.

Eppure c’è qualcosa di familiare nella diserzione e nel voltafaccia di

Roberto Sblendorio che sa essere feroce per il suo Bari, la testa rasata, i

Ray-Ban a specchio, la mano offesa per un petardo che gli lanciarono i nemici

del Palermo: «sono ultrà nella vene », «Bari è la mia eterna malattia», e

ancora ieri mattina per difendersi «ho trenta anni di onore, di coraggio e di

fede». Appunto, Fede.

Sblendorio esibisce un’epica che ricorda quella dell’ultrà Emilio Fede, che

era il capo dei maniaci e delle teste calde berlusconiane, l’inventore del Tg

adorante, e adesso è il nome che si è mutato nel suo contrario, il servitore

che si è servito, l´asino fatto mulo che ha preso a calci il padrone.

E c’è qualcosa di già visto nel duro e cocciuto Alberto Savarese detto ‘il

parigino’: «sono un ultrà della bella vita» dice di sé. Capelli lunghi,

occhiaie marcate, ‘il parigino’ ha indetto un’assemblea per lanciare

l’azionariato popolare a favore del suo Bari, ha srotolato uno striscione in

cirillico offrendo la squadra a un miliardario russo e sa controllare e

suscitare le emozioni collettive che prendono alla gola i tifosi organizzati

di ‘Ultras 76’, sezione barese di ‘Stampo italiano’, curva nazionalista, «il

bianco rosso non è un colore ma un valore», e infatti gli slogan sono tutti

idealisti: «Lecce męrda». Ecco: in lui c’è qualcosa di Scilipoti che fu

altrettanto duro e cocciuto ultrà dei valori dell’Italia di Di Pietro prima di

scoprire che anche il mutuo della casa è un valore.

E in Lello Loiacono detto Pannocchia, il sopracciglio sinistro rasato a

solchi, guerrigliero della restaurazione etica del calcio, c’è il tesoriere

della Margherita Luigi Lusi, che era un ultrà dell’etica finanziaria della

politica e un capo ultrà dei boy scout. E c’è anche il tesoriere della Lega,

Francesco Belsito, che era un ultrà nella guerra contro Roma ladrona…

Non solo dunque questi ultrà corrotti di Bari non somigliano alle bestie

dell’inferno, ma somigliano tantissimo a molti altri corrotti dell’Italia di

oggi e dunque agli ultrà della politica, ma anche della religione, delle

professioni, e a tutti quelli che riempiono il vuoto delle loro vite con la

militanza estremista, non passione ma mestiere: ultrà come professione.

Del resto solo nel calcio italiano i presidenti delle società cedono in

appalto agli ultrà i parcheggi, le trasferte, le magliette, i pacchetti di

biglietti, la gestione degli stadi. E se tutti scommettono e dirigenti e

giocatori truccano le partite, perché non dovrebbero scommettere e imbrogliare

anche questi professionisti dell’estremismo organizzato? Ecco dunque che tra

gli ultrà italiani ci sono queste originali evoluzioni, questi inimmaginabili

corrotti che come le spie non hanno bandiera se non il malaffare. Sono gli

ultrà della truffa consumata la domenica in mezzo al frastuono e ai turbini di

fumo.

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Se il calciatore che tradisce è il nuovo infame

MASIELLO E QUEGLI INFAMI

PER CUI NON C’È PERDONO

di GIORDANO BRUNO GUERRI (il Giornale 04-04-2012)

Il terzino - che fa un autogol ben remunerato alla sua squadra (durante un

derby!) e poi si rotola a terra fingendosi disperato - è certamente un infame.

Peggio: come si sarebbe detto una volta, «un traditore». Il termine «infame» è

stato mutuato dalla criminalità, e reso celebre dalle Brigate rosse, che

bollarono in tal guisa il primo e a loro più dannoso traditore della lotta

armata al cuore dello Stato, Patrizio Peci: Io, l’infame, si intitola infatti

il suo libro autobiografico. «Infame, ti impiccheremo con le tue budella!»,

gli gridavano gli ex compagni ogni volta che comparivano insieme nell’aula di

un tribunale. C’è da giurare che gli ex tifosi del terzino gli griderebbero la

stessa cosa, a meno che non siano così caratterialmente amabili (del che

dubito) e linguisticamente duttili da ideare un’opportuna variante calcistica:

ti impiccheremo con le tue stringhe! Il tradimento è infatti il crimine più

grave durante le guerre, e dunque anche in quella metafora della guerra che è

una partita di calcio. Si difendono, nella rete oltre i tre pali di legno, la

Patria e la Madre: venderla, lasciandola violare al nemico, è il delitto più

spregevole che un tifoso possa concepire. Del resto anche chi non tifa è assai

poco propenso a perdonare il traditore. Prendete padre Dante. A chi riserba il

posto più scomodo - a suo parere - dell’Inferno? A tre infami, Giuda, Bruto e

Cassio, ognuno maciullato per l’eternità nelle tre bocche di Lucifero in

persona (è lecito pensare che gran parte del castigo consistesse nel

sopportarne l’alito). Ma, a stemperare il dramma del tradimento, sarà bene

osservare che, se ben ci ricordiamo chi tradirono Giuda e Bruto, si può

mettere un montepremi a chi azzecca, oggi, la risposta su Cassio (la soluzione

è in fondo all’articolo*). Se i traditori continuano giustamente a suscitare

sdegno, i loro tradimenti vengono spesso, e per fortuna, lavati dalla storia e

dal tempo. Al massimo cade una specie di veto sui nomi dei traditori. Che dire

di Gano, per esempio? Una volta, molti secoli fa, era uno dei nomi di

battesimo più diffusi in Occidente, come oggi Mario. Poi l’autore della

Chanson de Roland assegnò a Gano di Magonza il ruolo di traditore del

figliastro Orlando e della patria, nella guerra contro i saraceni. E nessuno,

da allora, chiama più un figlio Gano. Ci avevo pensato io, per la verità, Gano

Guerri è un gran bel nome, poi non me la sono sentita di appioppare al mio

bambino questo peso. Ai traditori, insomma, non si perdona. Tantomeno a quelli

calcistici. Si può ancora discutere se a «tradire di più» fu Mussolini, o

Vittorio Emanuele III, o Badoglio. Si possono anche accettare disquisizioni

teologiche/perdotempistiche sulla necessità (e quindi innocenza) di Giuda,

perché altrimenti Gesù non si sarebbe potuto immolare. Ma per i calciatori non

c’è scampo. Guardate su Internet. Guglando, «i grandi traditori della storia

del calcio» viene subito prima di «i maschi grandi traditori». Sul perché ciò

avvenga, lo scoprano i sociologi. Io mi ritiro, vergognoso per il tradimento

della lingua italiana perpetrato con quel guglando. (*Cassio fu complice di

Bruto nell’uccisione di Cesare).

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Masielli, factotum e zingari

Gli ultimi sviluppi levano quel poco di fascino esotico al romanzo globale del calcioscommesse

di DAVIDE COPPO (Studio 04-04-2012)

C’è da distinguere tra Bari e Cremona, in tutto questo chiacchiericcio su

scommesse, derby venduti, masielli, factotum e zingari.

L’indagine della procura lombarda, come testimoniato dalle 340 pagine di

ordinanza di custodia cautelare (invero uno dei romanzi italiani più

avvincenti usciti negli ultimi cinque anni), si occupa di una rete

internazionale di scommesse, non clandestine ma perfettamente legali. Il

crimine sta tutto nella manipolazione dei risultati delle partite, per poter

poi puntare grossi quantitativi di denaro sul finale pre-deciso. Una rete che

parte da Singapore, passa dalla Malpensa, poi giù a Mantova, Piacenza, Bologna,

Grosseto, riparte per l’estremo oriente ma facendo tappa in Germania,

Finlandia, Croazia, Ungheria. Lo scenario è, perdonate la leggerezza,

affascinante. Certamente letterario, tipico di quei romanzi che in pochi

ammettono a voce alta di aver letto e apprezzato, ma di cui tutti conoscono

l’immaginario. Intrighi trans-continentali, voli tra Sud America, Europa,

sud-est asiatico, un incrocio di etnie, lingue, monete. Ci sono anche,

nell’intreccio, transazioni di denaro, telefonate da un capo all’altro del

mondo, passaporti truccati, schede telefoniche piratate, remoti server cinesi

utilizzati per puntare centinaia di migliaia di euro su un’apparentemente

insignificante partita tra squadre della maremma toscana. Il gruppo criminale

composto da bulgari e slavi dal volto sfregiato dalle cicatrici, il capo, un

oscuro e apparentemente taciturno singaporiano sempre in volo tra l’Europa e

l’Asia. Le voci su un traffico d’armi che pende sull’organizzazione, più come

una minaccia fantasma che come un legittimo dubbio. C’è il cast, c’è il

regista, ci sono i pesci piccoli e quelli grossi, c’è la scenografia e la

sceneggiatura. Ci sono anche atti di timido o involontario eroismo, nascoste

nelle nefandezze dei corrotti di provincia, ma è una storia lunga, romantica e

forse nemmeno tanto vera. Perché nemmeno le intercettazioni, nemmeno gli atti

della procura sono strumenti precisi e sicuri, almeno non del tutto.

Per quanto riguarda Bari la storia è differente. L’Ordinanza di Custodia in

Carcere è in questo caso più smilza, le pagine sfiorano il centinaio senza

raggiungerlo, e tratta un triangolo di individui, ristretto ed omogeneo. C’è

Andrea Masiello, venticinquenne (non è un dettaglio. Venticinquenne. )

difensore dell’Atalanta, in precedenza al Bari, e i suoi amici pugliesi

Giovanni Carella e Fabio Giacobbe, circa cinquant’anni il primo, poco più di

trenta il secondo. Le pagine fotocopiate della procura, in questo caso, non

hanno nulla di affascinante. Sono presente anzi quasi soltanto interrogatori,

pubblici ministeri dai nomi sciasciani (De Angelillis) che bisticciano con

l’avvocato di turno che intromette la sua curiosità tra la domanda e il

balbettante tentativo di risposta dell’interrogato («E aspetti, avvocato!

Facciamo parlare lui, sennò…!»). Gli scenari sono quelli più familiari, ma

molto meno esotici e meno fantasiosi, del meridione italico, tra ritiri,

trasferte, ristoranti di pesce e faccendieri factotum bolsi e vittimisti. La

stessa intercettazione ambientale tra Iacovelli e De Tullio, in una sala

d’attesa della Procura, puzza di pareti ingiallite e lampadine intermittenti.

Un’altra storia, certo coinvolgente, ma molto meno “spy”, e molto più

tristemente italiana. Ci si immagina quasi anche la copertina, un tascabile

degli anni ’80 con una brutta grafica invecchiata.

Poi ti fermi, e pensi che un “romanzo” ti ha fatto intravedere palme, spiagge,

un po’ di Prova a Prendermi e un po’ di Bourne Supremacy, ma l’altro ti ha

lasciato qualcosa nel petto, come un fastidioso sassolino che lentamente

diventa piombo pesante. Capisci che c’è qualcosa di diverso dell’indagine di

Bari, c’è un protagonista che non è da ascrivere alla sfera dei malavitosi,

dei criminali, dei truffatori. La scommessa è un vizio, Beppe Signori lo sa

bene, e come ogni vizio contiene anche una piccolissima dose di

giustificazione, di umana compassione. Quello che Andrea Masiello, un ragazzo

di venticinque anni che si è spesso fregiato della fascia rossa di capitano,

ha fatto in occasione di Bari-Lecce, non ha nulla a che fare con il vizio, con

il peccato, con la possibile redenzione. Non c’erano scommesse in ballo, solo

una valigetta con dei soldi. È pura infamia. Ha voluto, spingendo la palla in

porta, quando già i suoi compagni di squadra avevano rifiutato di vendere la

partita più importante dell’anno, «cristallizzare definitivamente l’esito di

sconfitta per il Bari», come scrive lui stesso, con una precisione e una

lucidità grottesche e rabbrividenti, nella nota inviata al pm pochi giorni fa.

Curzio Malaparte, ne La Pelle, descrive l’orrore incomprensibile delle madri

napoletane che, nel dopoguerra, vendono i propri figli ai soldati marocchini,

i tristemente famigerati goumiers. Il romanzo della procura di Bari ci

racconta dello stesso sentimento, lo stesso brivido di disgusto nell’unico

conflitto che credevamo sano, e bello, e infinito. Masiello ha venduto più dei

suoi figli, ha venduto l’anima di una città intera.

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Urgono interventi in seno alla società Juventus.

I media ci vogliono sulla gogna.

___

Stellini al telefono svela tutti i retroscena delle truffe

L’EX CALCIATORE ORA NELLO STAFF DELLA JUVE SAPEVA DELLE PRESSIONI

SUI BIANCOROSSI PER USCIRE SCONFITTI DA UN INCONTRO COL GENOA

di ANTONIO MASSARI (il Fatto Quotidiano 04-04-2012)

"Che ċazzo me frega. L’unica cortesia che ti posso fare è che se puoi togliere

i soldi che hai messo, toglili, perché noi ci giocheremo la partita per

vincere. E la partita con il Genoa finì 3-0”. A parlare, soltanto un mese fa,

è Cristian Stellini – oggi collaboratore dell’allenatore della Juventus,

Antonio Conte – con l’ex calciatore barese, Marco Esposito. Segno che

Stellini, calciatore biancorosso nel 2009, era al corrente delle pressioni

sulla squadra per taroccare le partite. Stellini si rifiutò di cedere al

“sistema” ma, come molti suoi compagni, evitò di denunciare alla giustizia

sportiva: non è indagato ma, per la sua omertà, rischia una lunga squalifica.

Perché è davvero chiaro, nel leggere l’intercettazione registrata dai

carabinieri del nucleo operativo di Bari, che Stellini conosceva lo squallore

che regnava negli spogliatoi dei Bari e persino tra alcune frange di tifosi.

Le sue parole disegnano uno spaccato illuminante per chi voglia conoscere il

lato oscuro del calcio e – soprattutto – in quale clima si giocasse a Bari.

È il 3 febbraio di quest’anno quando Stellini, mentre parla con Esposito,

racconta cosa accadde prima di Bari-Genoa del campionato 2009/10.

S: L’anno prima ti ricordi? Tu non c’eri a Bari… L’anno prima noi giochiamo a

Genova, Bari-Genoa…

E: Mi ricordo

S: Il campionato finito. Arriva uno e mi dice: ‘In tutta Italia mi dicono che

voi fate così’. Io gli dico guarda che non è vero niente, io non so niente. Ma

lui mi fa: ‘Però, sai, visto che la voce si è sparsa in giro, tutta Bari ha

deciso di scommettere’. Che ċazzo me ne frega. E lui mi disse: ‘Dovete fare un

favore, qua c’è gente che ha messo tanti soldi, fateci la cor tesia’. Io gli

dissi: ‘Guarda, l’unica cortesia che posso farti è che se puoi toglierti i

soldi che hai messo… Sapevo dei tifosi: ma che fai, li denunci?

E: Oggi è venuto fuori Milanetto (parlano dei calciatori indagati a Cremona,

ndr)

S: Μiƞchia sta venendo fuori delle robe… Comunque da quello che mi avevano

raccontato a me, mi avevano detto che erano stati i tifosi stessi ad andare

dai giocatori a dire: ‘Adesso che avete rotto i ċoglioni, siete retrocessi,

adesso perdete le prossime due partite’. . . cioè così mi avevano detto.

E: Anch’io sapevo così. “La Digos gli dice dove abitiamo”

S: E tu ti trovi in mezzo e cosa fai? Cosa fai? (…) Ti prendi gli schiaffi,

perché se tu dici ai tifosi: ‘Adesso vi denuncio alla Procura federale…’. …

Bene, tu li denunci e dopo ti vengono a prendere a casa. Mi avevano detto

addirittura… I tifosi volevano entrare dentro gli spogliatoi a parlare. Quelli

della Digos gli dicevano: ‘Ma non rompete il c…, dai ragazzi, state buoni, non

potete entrare negli spogliatoi, se volete vi diciamo dove abitano e andate a

prenderli a casa’. . . Capisci? (…) Tu che cosa fai, hai paura?

E: Μiƞchia. La società non li proteggeva

S: Da chi vai? La società non li proteggeva, li faceva andare a piedi dallo

stadio al campo. I tifosi li hanno minacciati. . . Avevano gli Zingari alle

calcagna … che probabilmente gli chiedevano di fare le truffe … guarda, non è

facile essere lucidi (…). La squadra è retrocessa da tre mesi… No, non bisogna

farle, però trovare la lucidità per fermare la cosa e dire: ‘Ok, ragazzi,

siamo nella ɱerda più totale. Facciamo una cosa, chiamiamo la Aic, denunziamo

tutta questa cosa cosa. Denunciamo tutto, qui, gli Zingari vengono a romperci

il ċazzo, i ċoglioni qui di Bari ci vengono a rompere il ċazzo che gli diciamo

se vinciamo, se perdiamo o se pareggiamo per scommettere. I tifosi ci hanno

chiesto di perdere per scommettere?’ O ppure facevi una lettera alla società…

Pensi che l’anno scorso Andrea Masiello dopo questa cosa dei tifosi, che erano

andati e avevano picchiato non mi ricordo chi…

E: A Belmonte hanno dato uno schiaffo …. Se il Bari denunciava erano tutti a

posto

S: (A Masiello, ndr) avevo detto: ‘Andrea voi dovete fare una lettera alla

società con tutti i problemi che avete (…)’ Se avessero scritto questa lettera

alla società, adesso stavano sereni, perché adesso avevano la lettera scritta

alla società. Se la società denunciava insieme, erano tutti salvi, (…) se la

società non denunciava, (…) chi si doveva preoccupare (…) era la società. la

gente che ci dice di pareggiare …

S: Quando siamo andati a una riunione dell’Aic, che c’era Albertini che

parlava di queste cose e ci spiegava il giro delle scommesse all’Est, io alzai

la mano e gli dissi: ‘Ok, tu stai dicendo che noi giocatori non dobbiamo

scommettere e io fatico a ricordarmi nella mia carriera un mio compagno di

squadra che viene al campo con le bollette delle scommesse... Il problema dei

giocatori non è che vanno in agenzia o mandano il fratello o, com’era in

passato, che vanno a scommettere. (…) Il problema è che se tu sei in una

piazza che è già retrocessa o ha già vinto il campionato, la gente cosa fa,

viene da te a dirti: ‘Cosa fate domenica? Dài che è una partita di ɱerda,

pareggiate . L’Aic non fa niente.

S: Metti il caso che a un ragazzo come Masiello gli scappava due volte di dire

a uno: ‘faremo pari domenica, tanto ormai siamo retrocessi, quelli hanno

bisogno di un punto (…) si sparge la voce a Bari, a Castellamare di Stabia,

poi mettici le organizzazioni mafiose che vanno a un giocatore a dire ‘Allora

guarda un cosa … dobbiamo fare così, perché abbiamo deciso così. Vi ammazziamo

tutti quanti… vi bruciamo le macc hine’. Chi li tutela a questi? Ad Albertini,

quel giorno gli ho detto: ‘Tu cosa fai per tutelare questo tipo di situazioni?

Vieni qua e dici di non scommettere’. I giocatori non è che vanno a

scommettere, però vivono pressioni di gente che dice dovete fare pareggio

perché altrimenti vi ammazziamo di botte… ma tu cosa fai per tutelarlo?

Niente. Voi non fate niente .

-------

il Fatto Quotidiano 04-04-2012

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Questa non è una denuncia?

Albertini cosa fa?

Stellini doveva andare da Palazzi?

A dire cosa?

Che gli ultras minacciavano i calciatori e che la DIgos li invitava ad andarli a prendere a casa invece che farli entrare negli spogliatoi?

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Moggi e Giraudo: Radiazioni confermate

ju29ro.com

L'Alta Corte ha confermato la radiazione di Moggi, Giraudo e Mazzini - ALTA CORTE DI GIUSTIZIA: Confermate le radiazioni per Giraudo, Mazzini e Moggi: L'Alta Corte di Giustizia ha respinto i ricorsi presentati da Antonio Giraudo, Innocenzo Mazzini e Luciano Moggi, confermando la sanzione irrogata dalla Corte di Giustizia Federale, che prevede la preclusione alla permanenza dei tre ricorrenti in qualsiasi rango o categoria della FIGC.

E' stato dunque respinto il ricorso presentato dai tre avverso le decisioni asssunte dai primi due gradi della giustizia sportiva.

Questo i due dispositivi relativi a Moggi e Giraudo:

Prot. n. 00058 - L’ALTA CORTE DI GIUSTIZIA SPORTIVA nel giudizio iscritto al R.G. ricorsi 21/2011, presentato in data 28 luglio 2011 dal sig. Luciano Moggi contro la FIGC per la riforma della decisione emessa dalla Corte di Giustizia Federale della FIGC con C.U. 002/CGF del 9 luglio 2011, che ha confermato la decisione emessa dalla Commissione Nazionale Disciplinare della FIGC resa con C.U. n. 96/CDN del 15 giugno 2011, nonché per l’annullamento della delibera di cui al C.U. 143/A del 3 marzo 2011, adottata dal Consiglio Federale della FIGC, con la quale si è disposta l’attivazione di un procedimento disciplinare anche nei confronti del ricorrente al fine di definire le proposte di preclusione formulate sino alla data di entrata in vigore del Nuovo Codice di Giustizia Sportiva, ed ogni atto ad essa comunque connesso, RIGETTA il ricorso; SPESE interamente compensate. DISPONE la comunicazione della presente decisione alle parti tramite i loro difensori anche con il mezzo della posta elettronica. Così deciso in Roma, nella sede del Coni, il 3 aprile 2012.

Prot. n. 00059 - L’ALTA CORTE DI GIUSTIZIA SPORTIVA nel giudizio iscritto al R.G. ricorsi 22/2011, presentato in data 28 luglio 2011 dal sig. Antonio Giraudo contro la FIGC per l’annullamento o comunque la riforma della decisione emessa dalla Corte di Giustizia Federale della FIGC con C.U. 002/CGF del 9 luglio 2011, che ha confermato la decisione emessa dalla Commissione Nazionale Disciplinare della FIGC resa con C.U. n. 96/CDN del 15 giugno 2011, che comminava nei confronti del ricorrente la sanzione della preclusione alla permanenza in qualsiasi rango o categoria della FIGC, RIGETTA il ricorso; SPESE interamente compensate. DISPONE la comunicazione della presente decisione alle parti tramite i loro difensori anche con il mezzo della posta elettronica. Così deciso in Roma, nella sede del Coni, il 3 aprile 2012.

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Questa non è una denuncia?

Albertini cosa fa?

Stellini doveva andare da Palazzi?

A dire cosa?

Che gli ultras minacciavano i calciatori e che la DIgos li invitava ad andarli a prendere a casa invece che farli entrare negli spogliatoi?

Avrebbe dovuto denunciare la Digos!

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CALCIOMARCIO: LO JUVENTINO BONUCCI E L’INTERISTA RANOCCHIA NELLE CARTE DELL’INCHIESTA DI BARI - IACOVELLI INTERCETTATO: “LI SENTO ANCORA, MI HANNO AIUTATO

Carlo Tarallo per Dagospia - 4-04-2012

2- Attacco alla Juve? Fango sull'Inter? E chi lo sa. Quello che si sa è che dalle carte dell'inchiesta di Bari che ha aperto un nuovo squarcio marcio nel calcio italiano, e che ha portato in manette il difensore ex Bari Andrea Masiello, spuntano anche due nomi di altrettanti (attuali) giocatori di primo piano delle due big: Leonardo Bonucci e Andrea Ranocchia. Il primo è uno dei pilastri della Juve e della nazionale; il secondo gioca nell'Inter.

Insieme costituivano la coppia di gioiellini del Bari dei miracoli, la squadra che allenata da Giampiero Ventura, nella stagione 2009 - 2010, concluse il campionato al decimo posto. E una gara di quel campionato, Udinese - Bari (terminata 3 a 3), è tra quelle finite sotto i riflettori dei magistrati, come emerge dall'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Masiello firmata dal Gip barese Giovanni Abbattista.

Nessuno dei due, è bene precisarlo, è indagato; se Ranocchia viene soltanto citato di striscio dal "factotum" Angelo Iacovelli nel corso di una conversazione del 21 dicembre 2011 con il ristoratore Nico De Tullio captata dalle microspie, nel quale elenca le persone che "lo hanno aiutato" e parla di cifre di denaro, presumibilmente ricevute, di Bonucci parla anche Andrea Masiello.

Ecco i passaggi:

Intercettazione ambientale 21 dicembre 2011

Iacovelli: Io tuttora mi sento con Bonucci, Ranocchia, persone umili veramente che ti vogliono bene. Loro mi hanno aiutato, non lo nascondo, mi hanno aiutato.

De Tullio: Adesso ti hanno aiutato? Ultimamente?

Iacovelli: Ultimamente, sì. Mi hanno aiutato, non lo nascondo (...). Bonucci 2.500, Ranocchia 1.700, Allegretti 500 euro. Ho avuto problemi....

E qui Ranocchia esce di scena; ma Bonucci?

Nel corso dell'interrogatorio del 24 febbraio 2012 Andrea Masiello riferisce che "prima della partita Udinese Bari del campionato di Serie A 2009 - 2010, De Tullio gli aveva chiesto, promettendo in cambio del denaro, se poteva attivarsi, coinvolgendo altri suoi compagni di squadra, al fine di far terminare la partita con tanti gol; il calciatore aveva parlato negli spogliatoi con quattro suoi compagni di squadra (Nicola Belmonte, Salvatore Masiello, Leonardo Bonucci e Alessandro Parisi) i quali si erano dimostrati disponibili a portare a termine la partita con tanti goal"

Ma Bonucci, interrogato lo scorso 8 marzo, smentisce qualunque coinvolgimento. Ecco uno stralcio del verbale.

Pm: Che cosa ha da dire a proposito delle dichiarazioni di Masiello?

Bonucci: Sono assolutamente false. Ripeto che la settimana prima della partita sono stato lontano dal resto della squadra perché convocato dalla Nazionale. Mi sono ricongiunto alla squadra il venerdì, ma escludo categoricamente di aver ricevuto questo tipo di proposte.

Pm: Perché Masiello fa il suo nome insieme a quello degli altri?

B: Me lo sto chiedendo anch'io, verosimilmente perché insieme agli altri facevo parte della difesa in quella partita.

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Niente da fare.

Oggi sciopero bianco.

Elkann usato come copertura per un'altra imboscata,

non soltanto dal giornalaccio rosa

___

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Inviato (modificato)

Le carte

«Dobbiamo chiamare Conte»

Sospetti su altre partite

di GIOVANNI BIANCONI (CorSera 05-04-2012)

BARI — Nell'indagine sulle partite truccate per alimentare i guadagni del

calcio scommesse, viaggiano anche esposti anonimi corredati da atti

giudiziari. E così è capitato che il procuratore di Bari Antonio Laudati

ricevesse il 31 gennaio scorso una lettera senza firma allegata a un verbale

d'intercettazione telefonica della Squadra mobile di Cremona, che fa parte

dell'indagine in corso nel capoluogo lombardo. Si tratta dei brogliacci delle

conversazioni registrate sull'apparecchio di Antonio Bellavista, ex giocatore

del Bari arrestato lo scorso giugno proprio nell'ambito dell'inchiesta

cremonese.

In uno dei colloqui intercettati l'11 marzo 2011, secondo la sintesi della

polizia, il calciatore parla «con un uomo palesemente inserito nel mondo del

calcio. I due si confrontano in merito alla loro attività già effettuata

avente ad oggetto l'aver contattato giocatori del Bari per pilotare il

risultato finale della partita Milan-Bari». L'incontro si giocò due giorni più

tardi, e finì 1 a 1.

Nello stesso brogliaccio c'è un'altra intercettazione, risalente a giovedì 24

marzo 2011, tre giorni prima dell'incontro del campionato di serie B

Siena-Sassuolo. Riassumono gli investigatori: «Bellavista chiede a Raimondo se

può contattare Conte, l'allenatore del Siena, per sapere se sia "contattabile"

per la partita. Raimondo dice che proverà a chiamarlo e gli farà sapere».

Raimondo è un giornalista pugliese, Antonio Conte era il mister della squadra

toscana con la quale ha conquistato la promozione in seria A; prima aveva

guidato per due anni il Bari e per un breve periodo l'Atalanta, oggi è il

mister della Juve.

Venti minuti più tardi, Bellavista «informa un uomo che si trova a Pescara e

che sta organizzando alcune "cose"». L'indomani, invece, «Raimondo informa

Bellavista di non essere riuscito a contattare Conte, e di avergli inviato un

messaggio. Bellavista chiede di provare con Giorgio, ma Raimondo dice di no e

consiglia di provare con Fagiano. Bellavista dice di provare». L'attuale

direttore sportivo del Siena si chiama Daniele Faggiano.

Un'ora dopo questa telefonata, Bellavista si intrattiene a lungo con

Francesco Giannone, anche lui arrestato nell'indagine cremonese sulle partite

truccate, e domanda: «Vi interessa la B?», e poi spiega: «Allora io ti dico

chiaramente che sono in tre: il portinaio, quello che sta davanti al portinaio

e uno che sta davanti all'opposto», e secondo gli investigatori «il Bellavista

fa riferimento a tre giocatori del Sassuolo», evidentemente il portiere, un

difensore e un attaccante. Nella partita giocata la domenica 27 marzo gli

emiliani sconfissero i pugliesi per 4 a 0, ed è una di quelle su cui s'è

concentrata anche la giustizia sportiva.

Anche nell'inchiesta di Bari, come in quella di Cremona, il ruolo di

Bellavista assume un ruolo centrale. Nell'interrogatorio del 1° febbraio

scorso, segretato per esigenze investigative fino agli arresti di quattro

giorni fa, il «tuttofare» del Bari Angelo Iacovelli ha raccontato:

«Tre-quattro giorni prima di Bari-Chievo mi ha chiamato Bellavista Antonio

dicendomi che voleva parlare con Andrea Masiello. Io ho riferito questo a

Masiello il quale mi disse di portarglielo sotto casa. Bellavista disse a

Masiello che c'erano parecchi soldi se si combinavano alcune partite. Masiello

gli rispose che non era possibile perché era da solo. Bellavista gli disse,

comunque, di fargli sapere eventuali novità».

Novità che si deve presumere ci siano state, viste le partite alterate per

ammissione dello stesso Masiello emerse dalle indagini in corso. Tuttavia in

quello stesso interrogatorio Iacovelli ha riferito che «prima di Bari-Roma

Bellavista mi ricontattò per fare da tramite con Masiello, per quanto ne so

anche lì non si fece nulla... Io andai da Masiello: "Bellavista offre del

denaro". Dice: "Angiolino, siamo sempre alle solite, è sempre quella la storia,

non posso combattere da solo con gli altri…"».

Ma le indagini proseguono, soprattutto ora che Masiello sta collaborando con

nove dichiarazioni, anche su quell'incontro giocato nel finale della scorsa

stagione (vinto 3 a 2 dalla Roma in maniera rocambolesca). È quel che ha

scritto lo stesso procuratore di Bari, Laudati, in una lettera inviata al

collega di Cremona De Martino. I due uffici conducono inchieste su fatti che

in parte sono gli stessi, così come gli indagati. Nella missiva del 9 febbraio

scorso Laudati precisa che la sua Procura sta svolgendo accertamenti «per il

reato di associazione per delinquere finalizzata a frodi sportive commesse in

questo distretto, e collegate alle partite di serie A 2010-2011: Milan-Bari,

Bari-Chievo del 20/3/11, Bari-Sampdoria del 23/4/2011, Bari-Roma del 1/5/2011,

Palermo-Bari del 7/5/2011, nonché per reati collegati alla criminalità

organizzata». Per questo motivo, dopo l'arresto di Iacovelli ordinato dal

giudice di Cremona, Laudati ha chiesto gli atti al collega, ipotizzando un

eventuale conflitto di competenza. Che per ora non c'è stato, e le due Procure

continuano a condurre ciascuno la propria indagine.

___

CALCIOSCOMMESSE Novità da Bari, spunta il nome di Conte

Trema la serie A

Altre tre partite

E Masiello riconosce il «mister X» del Lecce

di ANTONIO GUIDO (CorSport 05-04-2012)

BARI - Masiello cinque ore sotto torchio, trema mezza serie A. Il giocatore

avrebbe riconosciuto il «mister X» del Lecce che gli consegnò un assegno da

300 mila euro per far perdere il Bari. Nel primo interrogatorio di garanzia,

iniziato alle 11 il giocatore è rimasto per complessive tre ore davanti al gip

Giovanni Abbattista e al pm inquirente Ciro Angelillis facendo importanti

rivelazioni. Masiello è ritenuto responsabile di aver truccato decine di

partite dello scorso campionato di serie A e oggi sarà nuovamente interrogato.

LA SPORCA DECINA - Milan-Bari, Bari-Chievo e Bari-Roma le altre tre partite

della scorsa stagione su cui la procura di Bari sospetta ci sia stato un

tentativo di combine. Se ne parla in una lettera inviata il 9 febbraio scorso

dal procuratore Antonio Laudati al collega di Cremona Roberto Di Martino.

Citati anche altri due incontri, Bari-Sampdoria e Palermo-Bari, emersi in

occasione degli arresti. Salgono così a dieci le partite in esame comprese le

cinque sulle quali stanno già indagando.

NUOVE RIVELAZIONI - Nel pomeriggio l'interrogatorio investigativo durato due

ore al quale ha preso parte il capo della procura Antonio Laudati accompagnato

dal pm Ciro Angelillis. L'interrogatorio di Masiello è stato giudicato molto

interessante e collaborativo. Questa mattina ci sarà la prosecuzione con i

carabinieri. Subito dopo verrà presentata l'istanza per gli arresti

domiciliari e nel pomeriggio Masiello potrebbe tornare a casa.

ECCO MISTER X - «Alto, elegante, inviato dalla società» avrebbe incontrato

Masiello all'Hotel Tiziano di Lecce. Il riconoscimento è avvenuto mostrando

alcune foto. Masiello avrebbe invece offerto particolari discordanti per

Bari-Samp rispetto a Marco Rossi che parla di 400 mila euro per perdere la

partita.

Intanto i carabinieri hanno scoperto che dopo aver truccato le partite sui

conti correnti di Masiello, Carella e Giacobbe, sono stati versati quasi

40mila euro. Cinque giorni dopo Udinese-Bari Giacobbe ha versato 6.200 euro in

contanti sul suo conto. Stesso importo, in contanti, viene versato in un'altra

banca lo stesso giorno da Carella. Giacobbe versa anche 9.230 euro, sempre in

contanti due giorni dopo Cesena-Bari e 17. 150 euro otto giorni dopo

Bologna-Bari.

CONTE PROPRIO NO - Il primo febbraio di quest'anno il procuratore Laudati

invia ai carabinieri «per accertare la sussistenza di ipotesi di reato» , un

esposto anonimo arrivato in procura il giorno prima, al quale è allegata la

copia di un documento della squadra mobile di Cremona su due telefonate tra

Bellavista e un certo Raimondo avvenute pochi giorni prima dell'incontro di

serie B Siena-Sassuolo, finito 4-0 per i toscani e inserito tra quelli che la

procura di Cremona ritiene truccati.

Nella prima telefonata del 24 marzo del 2011, «Bellavista chiede a Raimondo

se può contattare Conte per sapere se sia "contattabile” per la partita.

Raimondo dice che proverà a chiamarlo e gli farà sapere» . La risposta arriva

il giorno dopo. «Raimondo informa Bellavista di non esser riuscito a

contattare Conte e di avergli inviato un messaggio". A quel punto Bellavista

"chiede di provare con Giorgio (Perinetti, direttore generale del Siena)» ma

Raimondo «dice di no e consiglia di provare con Faggiano ( direttore sportivo

del Siena)» . «Bellavista gli dice di provare» .

INGUAIATI NELLA TESTA - Lo afferma Marco Esposito, ex giocatore del Bari,

anche lui indagato dalla procura di Bari , al telefono con la sua fidanzata.

L'intercettazione è del 7 febbraio scorso, giorno in cui a Cremona si svolge

l'interrogatorio di garanzia di Angelo Iacovelli. La ragazza afferma che

l'uomo «inguaia quelli del Bari» parlando con i magistrati, ma Esposito

risponde: «no, li deve inguaiare...li inguaia...sono già inguaiati. . . Nella

loro testa sono già inguaiati...Ma è giusto così.. . Bastardi. . . Perchè lui

(Iacovelli) non doveva andare in galera. Lui è un testimone chiave ma non un

caz...cioè c'entra ma non è... È un povero cristo, dai, quello che sapevamo,

che sapevo anch'io...» .

___

SERIE A RISCHIO

La Procura di Bari indaga su altre cinque partite

Rossi: “Tutti coinvolti, la mafia, gli imprenditori...”

di ANTONIO MASSARI (il Fatto Quotidiano 05-04-2012)

Il re degli autogol collabora: oggi Andrea Masiello – il difensore del Bari

che ha ammesso d’aver venduto la sua partita a un sedicente emissario del

Lecce – sarà interrogato ancora. Ed è l’intera serie A che inizia a tremare.

Se ieri Masiello ha aiutato gli inquirenti a individuare il “mister x” che,

spacciandosi per un dirigente del Lecce, gli offrì soldi in cambio della

combine, da oggi la sua collaborazione può aprire nuovi scenari.

Per capirlo basta leggere l’elenco, firmato dal procuratore Antonio Laudati,

delle partite su cui indaga la procura di Bari. Elenco spedito alla procura di

Cremona soltanto due mesi fa: “Segnalo che questo Ufficio sta procedendo per

il reato di associazione per delinquere, finalizzata a frodi sportive commesse

in questo distretto, e collegate alle partite del campionato di calcio di

serie A dello stagione 2010-2011: Milan-Bari (13 marzo 2011), Bari-Chievo del

20 marzo, Bari-Sampdoria del 23 aprile, Bari-Roma del 1 ° maggio, Palermo-Bari

del 7 maggio, nonché per reati collegati alla criminalità organizzata”. Ieri a

Masiello sono state mostrate delle fotografie, per indentificare il misterioso

emissario del Lecce che avrebbe pagato circa 300 mila euro per comprare il

derby che assicurò la salvezza ai salentini. Masiello, che ha detto di non

conoscere il suo nome, avrebbe riconosciuto l’uomo in fotografia. Il difensore

ieri è stato interrogato per ben due volte, prima dal gip Giovanni Ab-battista

e poi dal pm Ciro Angelillis. E i punti oscuri da chiarire, come emerge dagli

atti d’indagine, sono davvero molti.

TROVAMI CONTE Il 24 marzo 2011 un cronista sportivo barese, Antonello

Raimondo, viene contattato da Antonio Bellavista (ex Bari), indagato, che

intende parlare con l’ex allenatore del Siena, oggi alla Juventus, Antonio

Conte: “Bellavista chiede a Raimondo se può contattare Conte, allenatore del

Siena, per sapere se sia ‘ contattabile ’ per la partita. Raimondo dice che

proverà a chiamarlo e gli farà sapere”. Raimondo, che segue il Bari per la sua

professione è amico di Bellavista da molti anni e conosce Conte, che prima del

Siena ha allenato il Bari, ma, stando al brogliaccio, non mette in contatto i

due. Nell’atto si legge che il 25 marzo “Raimondo informa Bellavista di non

essere riuscito a contattare Conte e di avergli mandato un messaggio.

Bellavista chiede di provare con Giorgio (Perinetti, ex ds sportivo del Bari

che, in quell’anno, era con Conte a Siena, ndr) ma Raimondo dice di no e

consiglia di provare Fagiano (Daniele Faggiano, ds al Siena, ndr). Bellavista

dice di provare”.

L’ANONIMO Il brogliaccio – che è negli atti della procura di Cremona – è

doppiamente importante. Da un lato perché viene inviato in busta chiusa, da un

anonimo, alla procura di Bari: è il 31 gennaio 2012 e il procuratore di Bari,

Antonio Laudati, firma immediatamente la delega, destinata ai carabinieri, per

indagare sull’episodio. E l’episodio si lega a una partita che – sia secondo

la procura di Cremona, sia secondo la Giustizia sportiva, che per la vicenda

ha già comminato alcune squalifiche – è fortemente sospetta: il Siena allenato

da Conte, pochi giorni dopo, il 27 marzo, vince per 4-0 con il Sassuolo. Conte

non è indagato ma la procura barese, da tre mesi, ha affidato ai carabinieri

il compito di approfondire il contenuto di queste telefonate.

DUE “ZINGARI” PER BARI – SAMP Tra le spiegazioni che Masiello deve fornire al

pm Ciro Angelillis c’è anche la presenza di due uomini, del clan degli

“zingari”, a Bari prima di un’altra partita sospetta: Bari – Sampdoria, vinta

dai blucerchiati, per uno a zero, il 23 aprile 2011. Per manipolare l’incontro

in questione, il calciatore barese Marco Rossi, ha parlato di un’offerta di

400 mila euro. Secondo gli inquirenti, nelle ore precedenti l’incontro, l’ex

calciatore della Samp, Stefano Guberti, potrebbe aver incontrato Masiello. E

non solo loro, stando all’informativa dei carabinieri.

“Dagli elenchi dei pernottamenti acquisiti presso l’hotel ‘ Una Regina ’ di

Tórre a Mare – si legge negli atti – è stato appurato che Hristian Hilievsky e

Janez Novak avevano occupato rispettivamente le stanze 604 e 605”.

Il 21 gennaio di quest’anno, Marco Rossi, subito dopo l’interrogatorio, parla

al telefono con sua madre: “Ma ’ non dormo da mesi, mi hanno chiesto di tutte

le partite … ho parlato con il procuratore … a Bari sta un casino della

madonna perché sono coinvolti tutti, la mafia, gli imprenditori … purtroppo

tutti hanno parlato … ora ho parlato anch’io prima che fosse troppo tardi … me

l’ha consigliato l’avvocato, non sapevo più a chi chiedere consiglio”. E

inizia a piangere. Prende la cornetta la sua fidanzata, che parla con la madre

del calciatore, e la telefonata, secondo gli inquirenti, è “estremamente

rilevante sotto il profilo probatorio”: “Masiello è andato per l’ennesima

volta, perché non era la prima (…) che andava a rompergli le scatole… è andato

a chiedergli … dai c’è questa combine, facciamo è tutto tranquillo e sono

soldi che … scommetteranno all’estero… Masiello gli aveva detto ti diamo 30

mi-la euro e però a quanto pare (…) poi ha ridato i soldi e Masiello è andato

di nuovo a chiedergli altre volte di partecipare, ma lui ha sempre detto no,

sia il derby che la partita con il Bologna”.

LE BOTTE CON GILLET Marco Rossi interrogato dice di una lite tra Gillet e

Masiello. “si sono presi a botte?” chiede il pm, “Sì, davanti allo stadio”,

risponde Rossi. Secondo Angelillis i motivi della lite potrebbero risiedere

nella condotta di Masiello ma, risponde Gillet, si trattò soltanto di un

diverbio per motivi sportivi.

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CALCIOSCOMMESSE L’interrogatorio del giocatore simbolo del Bari

Masiello parla, trema la serie A

E nelle carte spunta Conte

L’ex capitano riconosce in foto il «mister X» di Lecce che comprò il derby

Non risultano contatti tra gli indagati e l’allenatore della Juventus

di GIAN MARCO CHIOCCI & MASSIMO MALPICA (il Giornale 05-04-2012)

Mentre il capitano del Bari Andrea Masiello, quello del «lauto gol» infame, fa

tremare la serie A iniziando a parlare delle combine , negando di essere il

«capo», e riconoscendo in foto il «mister X» che avrebbe fatto da tramite

nell’acquisto (230mila euro), per conto del Lecce, del derby col Bari, nelle

carte spunta Antonio Conte, ex allenatore del Bari, oggi alla Juve. A fine

gennaio un esposto anonimo, dettagliato, arriva al procuratore di Bari Laudati,

che lo gira ai carabinieri. Contiene fra l’altro quattro pagine di un verbale

di intercettazione dell’ex calciatore del Bari Antonio Bellavista (arrestato a

Cremona). In quei brogliacci, il 23 marzo 2011, esce Conte, all’epoca al Siena,

due stagioni prima al Bari. Bellavista chiede a un cronista sportivo barese

suo amico, Raimondo, «se può contattare Conte l’allenatore del Siena per

sapere se sia “contattabile” per la partita». La mattina dopo dice a

Bellavista di non averlo trovato, in risposta allora «chiede di provare con

Giorgio (presumibilmente Perinetti, ex ds del Bari, poi al Siena, ndr) ma

Raimondo dice di no e consiglia di provare con Faggiano (Ds senese, ndr)». Le

«manovre» di Bellavista riguardavano Siena-Sassuolo, che si giocò il 27 marzo

e finì 4-0 per i toscani, prima di finire nel mirino di Cremona perché il

centrocampista Quadrini del Sassuolo avrebbe preso 45mila euro per la combine,

beccandosi una squalifica «sportiva» di 6 mesi.

IL BOOKMAKER A DUBAI

L’ex portiere del Bari, Gillet, rivela al pm che uno dei sodali di Masiello

arrestati, Fabio Giacobbe, volò negli Emirati in gita premio con il Bari di

Antonio Conte, ora allenatore della Juventus. «Un anno – racconta il portiere

– siamo andati in vacanza come premio a Dubai, che Conte ci aveva fatto… e lui

(Giacobbe, ndr) era venuto con Andrea (Masiello, ndr)». Conte non è il primo

juventino citato nelle indagini baresi. Ieri s’è detto del suo collaboratore,

Cristian Stellini, per le pressioni (respinte) per pilotare un pareggio fra

Bari e Genoa. Poi a verbale Masiello ha tirato in ballo due juventini: l’ex

barese Bonucci e Simone Pepe per Udinese­Bari.

«NON PIANGERE FIGLIO MIO...»

Il calciatore Marco Rossi, dopo l’interrogatorio, piange con la mamma: «Ma’

non dormo da mesi, mi hanno chiesto di tutte le partite, ho detto quello che

sapevo (...). Mi hanno messo in mezzo, sono un ciolone , a Bari c’è coinvolta

la mafia, gli imprenditori (...). Ho parlato prima che fosse troppo tardi ».

«Non piangere dai...» lo interrompe la mamma. La fidanzata Cristina, seduta

accanto, gli strappa il telefono: «Signora, non ci conosciamo, sono la ragazza

di Marco (...) Per dirle che alla fine gli hanno messo in mano questo soldi,

quindi probabilmente Marco è stato tirato in mezzo, lui sapeva. . . 30mila

euro ma poi li ha riconsegnati(...). Piangeva sempre, non sapeva come dirvelo,

è una settimana che si vergogna (...). Masiello lo tormentava... ». Ma è una

cosa grave, obietta la mamma. «Certo, nessuno lo giustifica, ma a Palermo ha

giocato per vincere, non a perdere, i soldi li ha ridati (. . . )». Per

restare alle fidanzate. Marco Esposito, poi indagato pure lui, chiama la sua e

si sfoga: «I giocatori del Bari sono già inguaiati, ma è giusto

così...bastardi».

ROMA «DA FARE»

Nel mirino finisce Bari-Roma del primo maggio scorso. Masiello tira in ballo

il factotum scommettitore Iacovelli. «Mi disse che se accettavo “di fare la

partita”, di alterare il risultato, per me c’era pronta una valigetta piena di

soldi. Con lui, dentro la macchina, c’era un’altra persona, mezza

incappucciata, si copriva, non saprei chi fosse (... ). Dovevamo perdere la

partita, senza un risultato preciso (... ). La mia risposta fu negativa ».

Iacovelli, interrogato, fa presente che l’ex calciatore Bellavista lo aveva

contattato per vedere se Masiello era disponibile ad alterare risultato in

cambio di denaro. «La stessa cosa, offriva del denaro».

LA SAMP PER 400MILA EURO

Masiello nei suoi ondivaghi verbali fa cenno anche al match con la Samp del 23

aprile, perso 0-1: «La sera prima Iacovelli mi contatta dicendomi di andare

nella stanza dell’hotel, c’erano due persone che volevano parlarmi, io

rifiutai ». L’indomani «si presentò con uno sconosciuto e mi disse di fargli

sapere se c’era la possibilità di alterare la partita (...). Ero imbarazzato.

Cominciai ad avere paura ». Una settimana prima del match, il centrocampista

del Siena (ex barese) Carobbio, aggancia il «factotum» Iacovelli, e lo mette

in contatto con lo «zingaro» Almir Gegic che vuole un incontro con Masiello

per offirgli 100mila euro. Così Iacovelli: «Dissero: “Se voi volete fare la

partita questi sono per voi. Dovete perdere”». Secondo Iacovelli, Masiello

rinuncia. Il calciatore Marco Rossi, a verbale, rivela che durante un

allenamento Masiello gli aveva proposto di manipolare quella partita in cambio

di 400 mila euro da dividere con chi ci stava. E dai tabulati di Masiello,

emergono due incontri, nei giorni precedenti il match con la Samp, tra il

difensore e l’ala blucerchiata Guberti, che due stagioni prima aveva giocato

nel Bari .

«CONTATTO DI VAIO»

Sempre Iacovelli cita Di Vaio tra i contatti per taroccare Bologna-Bari 0-4.

«Per Bologna-Bari, Masiello mi disse che poteva sfruttare la conoscenza di

Portanova che aveva giocato con lui a Siena, nonché di Di Vaio».

PUGNI AL CAPITANO

Una discussione che sfocia in un match di pugilato tra capitano del Bari

(Gillet) e vicecapitano (Masiello), nata dopo un’intervista di quest’ultimo.

Gillet, ora al Bologna, interrogato racconta di «un litigio verso gennaio,

perché lui era andato in trasmissione a parlare di fatti che dovevano restare

negli spogliatoi». Marco Rossi aggiunge: «Si sono presi a botte, davanti a

tutti, fuori dallo stadio». Per Gillet è una resa dei conti sportiva, il pm

ipotizza altri motivi: «Masiello dice che lei gli avrebbe detto: “Tu pensi

solo al tuo orticello, ai fatti tuoi”, è così?». Gillet taglia corto: «Secondo

me lui si parava il C**O (…) per farsi dire “ eh va bè, è l’unico che ha le

palle di parlare..”».

ALMIRON URLA A CENA

Ancora battibecchi. Iacovelli racconta che al ristorante Due Ghiottoni Almiron

accusò i giocatori al tavolo di essersi vendute le partite. Scoppiò una lite

sedata a fatica.

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Il retroscena

Provarono a contattare Conte quando era a Siena

art.non firmato (IL MATTINO 05-04-2012)

L'episodio emerge dagli atti dell'inchiesta di Bari che ha portato in carcere

l'ex giocatore della squadra biancorossa Andrea Masiello. Il primo febbraio di

quest'anno il procuratore Antonio Laudati invia ai carabinieri, affinchè

svolgano i «preliminari accertamenti per accertare la sussistenza di ipotesi

di reato», un esposto anonimo , al quale è allegata la copia di un documento

della squadra mobile di Cremona. In quel verbale sono contenuti i brogliacci

di diverse intercettazioni telefoniche con protagonisti, tra gli altri, l'ex

giocatore del Bari Antonio Bellavista, Francesco Giannone, Gianfranco Parlato,

Massimo Erodiani. La squadra mobile riassume due telefonate tra Bellavista e

un certo Raimondo avvenute pochi giorni prima dell'incontro di serie B

Siena-Sassuolo, finito 4-0 per i toscani e inserito tra quelli che la procura

di Cremona ritiene truccati. Nella prima, una telefonata del 24 marzo del 2011,

annota la squadra mobile, «Bellavista chiede a Raimondo se può contattare

Conte l'allenatore del Siena per sapere se sia «contattabile» per la partita.

La risposta arriva il giorno dopo. «Raimondo - informa Bellavista di non esser

riuscito a contattare Conte e di avergli inviato un messaggio».

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L’INTERCETTAZIONE

Bellavista: Conte è contattabile?

L’ex giocatore chiese un aggancio

di CRISTIANA MANGANI (Il Messaggero 05-04-2012)

ROMA - Un tentativo di agganciare anche l'attuale allenatore della Juventus,

Antonio Conte, quando era alla guida del Siena. Il particolare emerge da una

intercettazione telefonica intorno alla quale si nasconde anche un giallo. Il

contenuto della conversazione che si trova negli atti dell’inchiesta di

Cremona è stato inviato al procuratore di Bari da un anonimo, in una busta

accompagnata anche da un serie di altre indicazioni che sono state omissate.

Il primo febbraio scorso il capo dei pm ha mandato la lettera ai carabinieri,

affinché svolgano i «preliminari accertamenti per verificare la sussistenza di

ipotesi di reato». In quel verbale sono contenuti i brogliacci di diverse

intercettazioni. Tra le altre due telefonate tra Bellavista e un certo

Raimondo avvenute pochi giorni prima dell'incontro di serie B Siena-Sassuolo,

finito 4-0 per i toscani e inserito tra quelli che la procura di Cremona

ritiene truccati. Nella prima, una telefonata del 24 marzo del 2011,

«Bellavista chiede a Raimondo se può contattare Conte, l'allenatore del Siena

per sapere se sia «contattabile» per la partita. Raimondo dice che proverà».

La risposta arriva il giorno dopo. «Raimondo - è scritto nel verbale - informa

Bellavista di non esser riuscito a contattarlo e di avergli inviato un

messaggio». A quel punto l'ex giocatore del Bari «chiede di provare con

Giorgio (Perinetti, all'epoca direttore generale del Siena)» ma Raimondo «dice

di no e consiglia di provare con Fagiano (all'epoca direttore sportivo del

Siena)». «Bellavista - conclude la squadra mobile - gli dice di provare».

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CALCIOSCOMMESSE

Mistero sms

«Conte è contattabile?»

E Bari apre un’indagine

Bellavista chiese di chiamare l’attuale allenatore juventino

per sapere dell’accordo di Siena-Sassuolo. Nessuna risposta

di FRANCESCO CENITI (GaSport 05-04-2012)

«Prova a chiamare Antonio Conte e vedi se è "contattabile" per

Siena-Sassuolo». E' il 24 marzo 2011: a parlare è Antonio Bellavista con un

certo Raimondo. La gara in questione è una di quelle «note» alla Procura di

Cremona e anche a Palazzi. Ma è finita agli atti di Bari in modo particolare e

soprattutto ha aperto una finestra investigativa sull'allenatore della

Juventus. Come mai? Un anonimo, ben informato, ha inviato al procuratore

Antonio Laudati uno stralcio delle carte in mano agli inquirenti lombardi che

riguarda Conte. Un anno fa qualcuno cercò di arrivare al tecnico per sapere se

il Siena si fosse «spianato» la strada in vista del match con il Sassuolo.

Provò con una telefonata diretta, poi gli spedì un messaggio. Se la cosa fosse

confermata, se quel sms fosse arrivato al tecnico, la situazione diventerebbe

delicata anche senza un coinvolgimento diretto nella combine. Si ritorna alla

omessa denuncia, il tallone d'Achille del calcio italiano. Tutti sanno, ma

nessuno (tranne rari casi) parla. Se Farina diventa un «eroe» è per questo

motivo. Siena-Sassuolo finisce 4-0 e ha una storia interessante: gli attori

sono gli stessi della prima rappresentazione sul calcioscommesse. Quella

andata in scena a Cremona in giugno. Ritroviamo, oltre a Bellavista, anche

Erodiani, Pirani e Paoloni.

La combine Sono questi ultimi a muoversi, cercando un contatto con Quadrini

tramite il portiere Paoloni (suo compagno nella Primavera della Roma). Le

informazioni in possesso del gruppo sono chiare: la squadra toscana avrebbe

comprato la sfida. Così Erodiani al telefono con Pirani (intercettato): «Il

Siena ha pagato già... So che giocheranno tutti a perderla, Marco. Hai

capito?». Quadrini si sente al telefono con Paoloni. Manca un tassello per

avere la certezza del tarocco: la sponda senese. Entra in gioco Bellavista.

Chiama Raimondo e gli chiede di contattare Conte (allora tecnico dei

bianconeri). E il 25 marzo, due giorni prima della sfida, gli fa sapere: «Non

mi ha risposto, gli ho mandato un messaggio». L'ex giocatore non si accontenta

e lo esorta a provare anche con altri. Nomina un Giorgio (Perinetti, allora

dg). «No, lasciamolo stare. Meglio Faggiano (Daniele, l'attuale d. s. )», gli

dice Raimondo. Le informazioni si fermano qui. Se Conte, Perinetti e Faggiano

siano mai stati contattati oppure si tratti di una millanteria, ora non è

possibile saperlo. Di sicuro la Procura di Bari non ha cestinato l'imbeccata.

L'ha messa agli atti, riempiendola di omissis, e ha iniziato a investigare. Ma

su Siena-Sassuolo c'è stato e c'è un lavoro importante della Procura federale.

Le condanne Le scommesse, sulla gara giudicata «sicura» dagli investigatori,

sono costate care a Stefano Bettarini (che le ha ammesse patteggiando 14 mesi:

non poteva puntare essendo tesserato del Chievo). Quadrini ha pagato con un

anno per omessa denuncia: «Il giocatore era a conoscenza dell'accordo per

alterare il risultato e aveva il dovere d'informare, senza indugio, la Procura

Federale — si legge nella motivazione —. Non lo fece poiché si attivò in un

secondo momento solo dopo aver ricevuto risposta negativa da alcuni compagni

da lui interpellati per avere disponibilità ad alterare il match. Dagli atti

della Procura di Cremona e dalle audizioni effettuate dalla Procura federale è

emerso incontrovertibilmente che Erodiani, Paoloni e Bellavista si erano

accordati per combinare Siena-Sassuolo». Non solo, nelle scorse settimane gli

007 di Palazzi (dopo la deposizione di 8 ore con il pentito Carobbio, ex del

Siena) hanno fatto più o meno questa domanda a diversi tesserati: «Che cosa

sapevano Conte e Stellini?». Segnale eloquente che la Procura vuole sgombrare

ogni dubbio sul fatto che i due non siano incappati nella solita omessa

denuncia.

Filoni d'indagini Intanto i carabinieri hanno accertato che qualche giorno

dopo le gare truccate, sui conti correnti degli indagati Fabio Giacobbe e

Giovanni Carella sono confluiti quasi 40 mila euro. Le cifre: 6. 200 a testa

dopo Udinese-Bari, il solo Giacobbe ne versa 9.230 dopo Cesena-Bari e 17. 150

dopo Bologna-Bari. Sul fronte società, fari puntati sul Lecce e nessuna novita

sul Parma. La posizione del club è solo un'ipotesi investigativa da

approfondire. La società emiliana è tranquilla e ha fiducia nel lavoro della

magistratura. Finora non ha ricevuto alcuna comunicazione e nessuno dei suoi

tesserati è stato contattato dalla Procura di Bari anche solo per dei

chiarimenti.

___

"Fammi sapere se Conte è contattabile"

Giallo su un sms: così gli scommettitori cercarono di agganciare il tecnico, un anno fa al Siena

di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 05-04-2012)

BARI - L´inchiesta sul calcioscommesse di Bari arriva a coinvolgere, sia pure

in maniera indiretta e in una vicenda ancora tutta da decifrare, il primo

"big", Antonio Conte. L´allenatore della Juventus non è indagato. Però la sua

posizione dovrà certamente essere chiarita dal giudice sportivo.

LA LETTERA ANONIMA

Negli atti dell´inchiesta c´è un documento anonimo che il primo febbraio 2012

il procuratore di Bari Antonio Laudati trasmette alla polizia giudiziaria, «al

fine di svolgere preliminari accertamenti onde accertare la sussistenza di

ipotesi di reato». Con tanto di «raccomandazione di sollecitudine». A che

punto siano questi accertamenti non è dato sapere: certo è che tutto ruota

intorno a un sms.

MESSAGGIO VIA CELLULARE

Il documento anonimo, pieno di omissis, contiene alcuni brogliacci di

intercettazioni telefoniche apparentemente "dispersi" tra le centinaia di

migliaia di documenti depositati nei mesi scorsi dalla procura di Cremona. Una

in particolare colpisce l´attenzione. È il 24 marzo del 2011 e Antonio

Bellavista (ex calciatore del Bari, nonché punto di riferimento del

calcioscommesse pugliese, già arrestato nel giugno scorso dalla procura di

Cremona) telefona a un suo interlocutore abituale e gli chiede «di contattare

Conte, l´allenatore del Siena per sapere se è "contattabile" per la partita».

Tre giorni dopo, il calendario di serie B offre Siena-Sassuolo.

L´interlocutore dice «che proverà a richiamarlo e gli farà sapere». Il 25

marzo, l´interlocutore richiama Bellavista e gli spiega «di non essere

riuscito a contattare Conte e di avergli mandato un messaggio». Bellavista a

quel punto «chiede di provare con Giorgio (forse Perinetti, al tempo direttore

generale del Siena, ndr)», ma l´interlocutore dice di no, e «consiglia di

provare con Fagiano (al tempo direttore dell´area tecnica da quest´anno

direttore sportivo del Siena, ndr)». Bellavista si dice d´accordo.

I SOSPETTI SU QUEL 4-0

È evidente che da queste telefonate non si può affermare con certezza che

Antonio Conte fosse a conoscenza degli intenti di Bellavista. Se così fosse,

però, l´allenatore della Juventus dovrebbe rispondere dell´accusa di omessa

denuncia. Certo è che la partita era stata clamorosamente truccata e dal campo

la cosa deve essere stata abbastanza evidente. Come del resto si capisce dalle

intercettazioni di Cremona. Al telefono sono Erodiani e Pirani, due degli

scommettitori arrestati nella prima tranche: Erodiani: «Tranne il portiere che

mi stava a fare inca**are.. gli altri due veramente la sanno fare, Marco…

veramente la sanno fare... ». Pirani: «Ma questo era un signore, oh un

professionista: li hai visti i calci d´angolo non ne tira uno dentro?».

Erodiani: «Bravo… l´hai visto pure il contropiede a un certo punto ha

aspettato che arrivassero tutti e poi ha crossato lungo...».

«Possibile che Conte non si sia accorto di niente?» stanno chiedendo ora gli

007 federali a una serie di testimoni chiamati a parlare su quella partita.

Agli atti c´è poi anche un´altra intercettazione telefonica nella quale

Erodiani si dice sicuro: «Il Siena ha pagato già.. . Io so che (quelli del

Sassuolo) giocheranno tutti a perderla. . . hai capito?».

DEFERIMENTI ENTRO APRILE

Una situazione piuttosto complessa, come si vede. Della quale i primi a non

essere convinti sono proprio gli investigatori della Federcalcio, in questi

giorni impegnati in una corsa contro il tempo per cercare di chiudere la

tranche nata dagli arresti di Doni & co. a dicembre. Dopo aver sentito lo

scorso 29 febbraio Filippo Carobbio (ex giocatore del Siena, tra i convocati

per quel match, che adesso sta collaborando con la giustizia sia penale che

sportiva) gli 007 di Palazzi stanno facendo domande proprio su «cosa sapevano

Conte e Stellini» durante molti dei successivi interrogatori. L´obbiettivo è

evidente: sgomberare il campo dal sospetto che i due pur non avendo denunciato,

sapessero qualcosa. Va ricordato che esattamente per quel "reato" - omessa

denuncia - ed esattamente per quella partita Siena - Sassuolo, il calciatore

Quadrini è stato squalificato per un anno. «Chiuderemo tutto entro aprile» ha

assicurato ieri il presidente federale, Luigi Abete.

ANCORA OMBRE

La vicenda scommesse potrebbe riguardare anche la stagione in corso. Il

bookmaker austriaco Skyport 365, lo stesso che aveva allertato i pm di Bari su

Bari-Livorno di Coppa Italia, la gara che dette inizio all´inchiesta - ha

denunciato «flussi anomali di giocate» in relazione alla gara Chievo-Siena del

25 marzo scorso. Molti bookmaker stranieri e italiani hanno sospeso le giocate

24 ore prima dell´evento sull´under (meno di due gol e mezzo), il pareggio, e

addirittura il risultato esatto, l´1-1. Troppe scommesse. La partita è finita

proprio 1-1.

LA SAMPDORIA

Nel corso del proficuo interrogatorio di ieri, Andrea Masiello - difeso dai

legali Francesco Rotunno e Matias Manco in costante contatto con l´avvocato di

fiducia Salvatore Pino - è tornato a parlare della partita Bari-Sampdoria.

Contestando quanto raccontato da Marco Rossi il quale aveva detto ai pm che

per quella partita erano stati messi in palio 400mila euro (che i magistrati

sospettano provenissero dalla società blucerchiata). Di sicuro, è emerso ieri,

per quella gara era comunque intervenuto il gruppo degli zingari che aveva

alloggiato nell´albergo del Bari nei giorni della partita e messo a

disposizione dei corrotti un "montepremi" di 100mila euro. Sempre ieri è

emerso infine che dopo le partite del Bari gli indagati correvano in banca a

versare soldi sui propri conti di denaro.

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LE CARTE

Gli zingari il giorno di Bari-Samp

“100 mila euro per la combine”

E Bellavista chiese di contattare Conte, allora tecnico del Siena. Senza riuscirci

di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 05-04-2012)

Porte girevoli e non solo quelle del campo. Dal quartier generale del Bari,

prima delle partite, si entrava ed usciva senza bodygard alle calcagne o

addetti all’ordine interno che mostrassero i muscoli. Così, accadeva, che le

combine, o i tentativi di combine, andassero in scena alla luce del sole o

quasi. Un esempio? Le ore che precedono il duello fra i pugliesi e la

Sampdoria finiscono ostaggio delle mosse degli «zingari»: Ilievski - ricercato

dall'Interpol - e Novak sono gli inquilini delle stanze numero 604 e 605

all’hotel Una Regina di Torre a Mare, là dove Andrea Masiello e la sua truppa

dovrebbero pensare soltanto alla sfida con la Sampdoria. Cosa accade la

mattina della gara? «. . . il 23 aprile ci fu questo incontro con questo

sconosciuto e da lì cominciai ad aver paura già all’inizio perché comunque era

gente sconosciuta...», fa mettere a verbale Masiello nel suo interrogatorio

del 25 gennaio scorso. Lo sconosciuto, per Angelo Iacovelli, il factotum della

squadra biancorossa, era Almir Gegic, uno dei capi degli «zingari» che chiese

di incontrare l’allora capitano del Bari in albergo. «Gegic - racconta

Iacovelli ai pm - mostrò a Masiello una somma di denaro che aveva in una borsa,

spiegò che erano 100 mila euro e che poteva offrirli per il risultato della

partita, ma Masiello disse che non se ne faceva nulla. . ».

Bari-Sampdoria come BariRoma della settimana successiva. Stavolta niente

incontri in albergo, ma sotto casa dello stesso Masiello. Così Iacovelli

nell’informativa dei carabinieri: «Per quanto riguarda BariRoma - dice -

ricordo una serie di telefonate da parte di Bellavista (ex capitano dei

pugliesi ed arrestato dalla magistratura lombarda, ndr) e De Tullio

(ristoratore indagato a Bari, ndr) che mi chiesero - precisa Iacovelli nel

verbale - se io sapessi se sulla partita si potesse scommettere con sicurezza.

Bellavista offriva del denaro. Prima della gara ci fu un incontro, presenti io,

De Tullio, un suo amico e Masiello, sotto l’abitazione di Masiello. De Tullio

chiese se la partita era combinata, ma Masiello rispose che era solo e senza

gli altri non si poteva fare...». Un capitano senza la propria truppa, dunque.

Così appare Masiello. Solo e, quindi, nell’impossibilità di combinare duelli

come quelli con la Sampdoria o con la Roma nonostante le offerte in denaro non

mancassero come confermerà l’ex difensore barese Marco Rossi («Prima della

partita con la Sampdoria vengo avvicinato da Masiello - fa mettere a verbale

Rossi - che mi dice che c’erano dei soldi da dividerci, ovvero 30 mila euro a

testa...»). Masiello, a volte, gioca da solo ed in contropiede, ma in altre

occasioni appare e scompare su più tavoli. Quando? L’impressione di quella che

gli investigatori chiamano in un apposito capitolo agli atti «l’associazione

dei baresi capeggiata da Masiello» la dà lo stesso Iacovelli parlando della

mancata combine di Palermo-Bari. La gara, per Gegic e i suoi, sarebbe dovuta

finire con la sconfitta dei pugliesi con almeno due gol di scarto, ma, invece,

il verdetto dallo stadio di Palermo va in una direzione opposta: 2 a 1 per i

siciliani e gli «zingari» decisi a recuperare i soldi versati in anticipo

nelle tasche dei giocatori del Bari (Masiello, Rossi, Bentivoglio, ma non

Parisi) già nella notte dopo la sfida. «La partita non va in porto», così

Iacovelli agli inquirenti. «Non va in porto perché finisce 2 a 1, ma subito

dopo la fine mi chiama Masiello. È fatta Angiolì mi dice. Io gli rispondo che

ha visto un’altra partita...Lui (Masiello, ndr) mi chiama Dottore! Sicuramente

voleva chiamare un’altra persona. . . ». Chi? Forse un altro gruppo di

scommettitori a cui, evidentemente, andava bene una sconfitta del Bari anche

senza due reti di differenza come, invece, voluto dagli «zingari»?

Bari contro Sampdoria, Roma, ma anche Parma. Si allunga l’elenco dei sospetti

e sempre con Masiello a fare ora da spettatore, ora da protagonista. Nelle

vesti di chi osserva, l’ex capitano del Bari nella stagione delle gare

svendute si sofferma sulla sfida del 3 aprile scorso, in Emilia. «C’è un

episodio - così Masiello ai carabinieri - a fine partita, una rissa nel

sottopassaggio, in pratica i giocatori del Parma, Morrone e Pavarini,

accusarono Marco Rossi di non essere stato diciamo così... si sentiva accusato

di non essere un professionista...». Il Bari, quella trasferta, la vinse e a

sorpresa. Poi, in effetti, fu il caos al fischio finale dell’arbitro con una

vera e propria caccia all’uomo. Risse e duelli, come quello fra lo stesso

Masiello e Gillet durante un allenamento. Ma anche spifferi e sussurri come

quelli che escono da un brogliaccio, frutto di un esposto anonimo dove, tra le

altre, si riassumono due telefonate tra Bellavista e un certo Raimondo

avvenute pochi giorni prima di Sassuolo-Siena, finita 4 a 0 per i toscani il

27 marzo 2011. Nella prima «Bellavista chiede a Raimondo se può contattare

Conte l’allenatore del Siena per sapere se sia contattabile per la partita».

La risposta arriva il giorno dopo. «Raimondo - si legge - informa Bellavista

di non essere riuscito a contattare Conte e di avergli inviato un sms». A quel

punto l’ex giocatore del Bari «chiede di provare con Giorgio (Perinetti,

all’epoca dg del Siena, ndr)», ma Raimondo «dice no e consiglia di provare con

Fagiano (all’epoca ds del Siena, ndr)».

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IL TENTATIVO DI BELLAVISTA PRIMA DI SIENA-SASSUOLO 4-0

Spunta la telefonata:

«Conte è contattabile?»

art.non firmato (Libero 05-04-2012)

L’organizzazione che per la procura di Cremona ha truccato o ha tentato di

alterare decine di partite di A, B e C, provò ad agganciare anche l’allenatore

della Juve, Antonio Conte, quando era alla guida del Siena. In

un’intercettazione telefonica l’ex giocatore del Bari Antonio Bellavista

contatta un certo Raimondo pochi giorni prima dell’incontro di B

Siena-Sassuolo, finito 4-0 per i toscani e inserito tra quelli ritenuti

truccati. Nella telefonata del 24/3/2011, annota la squadra mobile,

«Bellavista chiede a Raimondo se Conte è “contattabile” per la partita.

Raimondo dice che gli farà sapere». La risposta arriva il giorno dopo.

«Raimondo - è scritto nel verbale - informa Bellavista di non esser riuscito a

contattare Conte e di avergli inviato un sms». A quel punto l’ex giocatore del

Bari «chiede di provare con Giorgio (Perinetti, all’epoca direttore generale

del Siena, ndr)» maRaimondo «dicedi noe consiglia di provare con Fagiano

(all’epoca ds del Siena, ndr)». «Bellavista - conclude la squadra mobile - gli

dice di provare».

___

IL CASO SCOMMESSOPOLI

Masiello parla

La serie A trema

Indagini sulle gare del Bari con Milan, Chievo e Roma

Ma su queste partite non emergono elementi concreti.

Il difensore avrebbe identificato il mister X del Lecce.

Bellavista: «Conte contattabile?» Nessun riscontro

di ALVARO MORETTI (TUTTOSPORT 05-04-2012)

ROMA. Dopo aver a lungo pianto, quasi sfinito da queste prime ore di

detenzione, Andrea Masiello parla. E trema tutta la serie A. La metastasi

barese del calcioscommesse è il livello superiore, quello di cui per mesi

parlava il pm di Cremona, Di Martino . Ieri due interrogatori, soprattutto

quello pomeridiano nel quale al procuratore barese Laudati e al pm Angelillis

avrebbe (il condizionale è dettato dal fatto che il verbale è stato secretato)

parlato soprattutto della combine del derby e indicato che l’uomo mostrato in

una foto dagli inquirenti è proprio l’emissario che aveva prima promesso i 300

mila euro e poi pagato 230 mila euro (divisi coi complici Carebba e Giacobbe )

per comprarsi l’autogol decisivo di Bari-Lecce. Trema forte, allora, il Lecce.

Nonostante Giovanni Semeraro gridi l’estraneità («a me quell’autogol sembrò

naturale»). Ma i tremori vengono a tutti quelli che hanno affrontato la

sgangherata truppa di Mutti, con giocatori che si insultano e picchiano, coi

tifosi che impongono sconfitte “ad usum scommessae”, con dirigenti che

ricevono le denunce dei propri atleti ( Gillet ) e non denunciano. Ma anche

con i compari di Masiello che versano i contanti vinti per i match con Cesena,

Genoa e Udinese sui conti bancari.

LETTERA HORROR Il fatto è che in una lettera spedita il 9 febbraio scorso dal

procuratore Laudati ai colleghi che indagano a Cremona e che intrecciano

storie e fatti si faccia riferimento a sospetti di combine, avvalorati da

testimonianze e investigazioni ma senza elementi certi, su Milan-Bari 1-1

(quello del colloquio criptato Cassano -Gillet), Bari-Chievo 0-2 e Bari-Roma

2-3, per la quale il factotum barese Iacovelli parla di una valigetta piena di

soldi pronta per la combine. Nella lettera si fa riferimento anche alla famosa

Parma-Bari 1-2, quando Morrone e Pavarini aggredirono Marco Rossi nel tunnel,

visti da un uomo di Palazzi . Che, per la cronaca, indagò sulle parole

equivoche di Antonio Cassano a Gillet dopo Milan-Bari (archiviazione del 19

aprile 2011) e pure su Parma-Bari: sanzioncina a Morrone per il parapiglia con

la presunta frase “bastardo, non erano questi gli accordi”. «C’e’ stato un

episodio a fine partita - dice Masiello ai giudici -, una rissa nel

sottopassaggio, in pratica i giocatori del Parma, Morrone e Pavarini,

accusarono Marco Rossi di non essere stato diciamo cosi’... e lui si sentiva

accusato di non essere un professionista». Tutto archiviato. Su Milan-Bari c’è

una telefonata di Bellavista che parla della possibilità di contattare

giocatori baresi per sistemare il match di San Siro. Sul rocambolesco 2-3 (gol

di Rosi al 95’) ecco Iacovelli: « Per quanto concerne Bari-Roma ricordo una

serie di telefonate da parte di Bellavista e De Tullio (ristoratore indagato a

Bari, ndr) che mi chiesero se io sapessi se sulla partita si potesse

scommettere con sicurezza. Bellavista offriva del denaro. Prima della partita

vi fu un incontro, presenti io, De Tullio, un suo amico e Masiello, sotto casa

di Masiello. De Tullio chiese se la partita era ‘combinata’ ma Masiello

rispose che era solo e senza gli altri non si poteva fare niente». E Masiello

fa riferimento a un uomo mezzo incappucciato che in auto aveva pronta una

«valigetta coi soldi».

PARLA ANCORA Masiello, però, non ha concluso con l’interrogatorio drammatico

di ieri che ha delineato i contorni del derby tarocco: oggi nuova giornata da

passare sotto il torchio della Procura di Bari, soltanto dopo il gip deciderà

se concedere i domiciliari. E sotto la lente ci sono proprio le altre partite,

gli innumerevoli episodi e i volti noti e meno noti che compaiono

nell’indagine. C’è pure la menzione, risalente ai primi atti di Cremona in

riferimento a Siena-Sassuolo, di Antonio Conte : il plurindagato Bellavista

prova a contattarlo per il tramite di un amico comune (un giornalista, pare),

vuole capire se sia «contattabile» scrivono i poliziotti in una informativa.

Ma nessun contatto emerge con l’ex calciatore del Bari e protagonista della

Scommessopoli cremon-barese, plurintercettato nel mesi caldi dell’indagine.

Parlando del vice di Conte, Stellini , è uno di quelli che rischia l’omessa

denuncia, ma è contrariato perché consiglia a Masiello di rivolgersi all’Aic e

poi dice: «Quando giocavo glielo ho detto anche ad Albertini (il

vicepresidente Figc, ndr): “Quali scommesse, dovete proteggere i giocatori da

questo schifo”. E invece non fanno nulla».

ABETE & PETRUCCI Abete , scosso dalle notizie in serie che piombano da Bari e

travolgono l’indagine sportiva in corso, punta sempre a chiudere i fatti

cremonesi «entro aprile» parla di «fenomeno devastante da non sottovalutare»

ma neanche da sopravvalutare, perché nel calcio «oltre alle ombre ci sono

anche le luci». Poi quasi una preghiera alla procura di Bari: «Speriamo ci

mandi il materiale quanto prima», perché processare tesserati e squadre a rate

questa estate significa replicare gli errori di Calciopoli. Di sicuro -

sostiene Petrucci - «senza attenuare la responsabilità oggettiva».

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Calciopoli

Radiazione confermata

per Moggi e Giraudo

art.non firmato (CorSera 05-04-2012)

ROMA — L'Alta Corte di Giustizia presso il Coni ha confermato la sentenza di

radiazione per Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini in

riferimento a Calciopoli. L'ex direttore generale e l'ex amministratore

delegato della Juve, così come l'ex vice presidente della Figc, avevano

presentato ricorso contro le decisioni dei primi due organi della giustizia

sportiva. La radiazione era stata decisa in primo grado dalla Commissione

disciplinare il 15 giugno 2011 e confermata dalla Corte federale il 9 luglio.

In base a questa sentenza, Moggi, Giraudo e Mazzini non possono così più

svolgere alcun ruolo in ambito calcistico. La decisione di ieri chiude la

vicenda sportiva, ma lascia aperta la possibilità di impugnare la sentenza al

Tar del Lazio, come provvedimento amministrativo oppure esiste l'ipotesi di

andare direttamente alla Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo, istituita

nel '59. La seconda soluzione è certa per Moggi e Giraudo, come annunciato dai

legali; da valutare il ricorso al Tar.

___

L’ULTIMO VERDETTO

L’Alta Corte del Coni

«Radiati Moggi, Giraudo e Mazzini»

I legali degli ex dirigenti annunciano:

«Faremo ricorso fuori dall’Italia Qui da noi si rischia di perdere solo tempo»

di EDMONDO PINNA (CorSport 05-04-2012)

ROMA - L’Alta Corte di Giustizia del Coni ha confermato la sentenza dei

giudici federali: Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini, i primi

due ex direttore generale ed ex amministratore delegato della Juventus, il

terzo ex vicepresidente della Federcalcio, sono radiati. Respinti i ricorsi,

confermata la decisione della Corte di Giustizia federale, i tre restano

«preclusi alla permanenza in qualsiasi rango o categoria della Figc» . Una

decisione che ha scatenato la reazione, rabbiosa, dei legali di Moggi

(Maurilio Prioreschi, Paolo Rodella,

LA DECISIONE - Ci sono voluti oltre otto mesi per avere il dispositivo dei

giudici dell'Alta Corte, dal 28 luglio 2011 - giorno in cui sono stati

presentati i ricorsi - ad oggi, mentre le motivazioni arriveranno dopo Pasqua.

E c’è grande attesa per capire come il collegio giudicante (presieduto da

Riccardo Chieppa e composto da Roberto Pardolesi, Giovanni Francesco Lo Turco,

Massimo Luciani e Alberto de Roberto) abbia rigettato le motivazioni. Ci sono

volute diverse udienze (l’ultima il 27 marzo scorso), alcuni rinvii (la

sentenza era attesa attorno alla fine di ottobre, ma l’Alta Corte aveva fatto

slittare tutto per acquisire nuove prove) prima di arrivare alla conferma di

quando deciso dalla Corte di Giustizia federale il 9 luglio, che ha confermato

quanto stabilito dalla Disciplinare nel giugno dello stesso anno.

LE REAZIONI - Le motivazioni si conosceranno fra una decina di giorni e sono

ovviamente gli atti più attesi. Ma anche le frede parole del dispositivo

«Rigetta il ricorso» hanno animato gli studi legali, da Torino a Roma. «Ci

rivolgeremo alla giustizia fuori dall’Italia, con questa si perde tempo» ha

detto Maurilio Prioreschi, uno degli avvocati che compongono il pool legale di

Luciano Moggi. «Alla Corte dei diritti dell’Uomo di Strasburgo? Vediamo prima

le motivazioni, le strade da percorrere sono tante» . In attesa delle

motivazioni anche una «perplessa» Flavia Tortorella che, oltre a Moggi,

difende pure Innocenzo Mazzini. Chiaro che la sentenza sarà impugnata. Lo

confermano anche le parole degli avvocati Massimo Krogh e Andrea Galasso, che

difendono Giraudo: «La giustizia talvolta antepone le strategie dello Sport al

diritto. Questa radiazione è fuori dalla logica oltrechè lesiva di diritti

primari della persona. Il ricorso contro la radiazione che sarà

tempestivamente promosso in tutte le competenti sedi degli ordinamenti

nazionali e sovranazionali, notoriamente insensibili ai venti del palazzo

restituirà ad Antonio Giraudo la fiducia nella civiltà del diritto tradita

dalla giustizia sportiva. E la richiesta di danni morali e materiali sarà

commisurata alla gravità dell'ingiustizia sofferta» .

___

Calciopoli

La sentenza Gli ex dirigenti della Juventus

Coni, l’Alta Corte conferma

radiati Moggi e Giraudo

Condannato anche l’ex numero due della Figc, Mazzini

art.non firmato (IL MATTINO 05-04-2012)

Roma. L'Alta Corte di Giustizia del Coni ha confermato la sentenza di

radiazione per Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini. Gli ex

direttore generale e ad della Juve e l'ex vicepresidente della Figc avevano

presentato ricorso contro le decisioni dei primi due organi di giustizia

sportiva. Una lunga storia. Sette anni tra intercettazioni, un processo

sportivo finito con una retrocessione eccellente, quella della Juve, e la

radiazione di Moggi ieri confermata dall'Alta corte di giustizia del Coni.

Lo scandalo Calciopoli nasce nel 2004 in base ad alcune intercettazioni fatte

dalla procura di Torino che però archivia il fascicolo. I documenti finiscono

sotto i riflettori dei magistrati di Napoli Giuseppe Narducci e Filippo

Beatrice che vogliono dare seguito alle indagini: partono intercettazioni dei

carabinieri di Roma, che scateneranno anche l'inchiesta sportiva. Il terremoto

a maggio 2006, e porta anche alle dimissioni dell'allora presidente della Figc,

Franco Carraro, uscito completamente prosciolto dalla vicenda con sentenza

definitiva della III sezione della Cassazione.

La scandalo-story sportiva è segnata da date precise. Il 2 maggio 2006

scoppia la bufera che coinvolge tra gli altri Luciano Moggi, Antonio Giraudo,

Diego Della Valle, Claudio Lotito e gli ex designatori Bergamo e Pairetto. Il

14 luglio la Caf presieduta da Cesare Ruperto emette le sentenze di primo

grado: Juventus retrocessa in B con 30 punti di penalizzazione per l'anno

2006-07; Fiorentina in B con 12 punti di penalizzazione; Lazio in B con 7

punti di penalizzazione; Milan penalizzato di 44 punti nel 2005-06,

penalizzazione di 15 punti per la stagione 2006-07. Il 25 luglio la Corte

federale presieduta da Piero Sandulli emette le sentenze di secondo grado:

Juve in B con 17 punti di penalizzazione; revoca dello scudetto 2004-05 e non

assegnazione del titolo 2005-06. Fiorentina penalizzata di 30 punti per il

2005-06 e 19 da scontare in A per il 2006-07; Lazio penalizzata di 30 punti

per il 2005-06, di 11 nel torneo di A 2006-07; Milan penalizzato di 30 punti

per il 2005-06 (rossoneri in Champions) e di 8 nel 2006-07. Il giorno dopo la

Figc presieduta dal commissario straordinario Guido Rossi assegna lo scudetto

2005-06 all'Inter. Non assegnato il titolo dell'anno precedente. Ad aprile

2007 l’altro filone di inchiesta (Calciopoli-2) delle schede telefoniche

straniere che alcuni arbitri avrebbero ricevuto da Moggi. A maggio 2010 la

Juve chiede la revoca dello scudetto 2006, assegnato a tavolino all'Inter.

A giugno 2011 la commissione disciplinare Figc radia Moggi e Giraudo, un mese

dopo radiazione confermata dalla corte federale. Ieri la decisione dell’Alta

Corte di Giustizia del Coni. Ma Moggi passa al contrattacco: «Radiazione

confermata? Avevo già messo in conto di andare in Europa...» commenta. L'ex dg

Juve annuncia poi che, esaurito l'iter della giustizia sportiva, andrà avanti

nella sua battaglia: «Mi rivolgerò alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo».

Antonio Giraudo impugnerà in sede europea, oltre che nazionale, la sentenza di

radiazione annunciano i suoi legali Massimo Krogh e Andrea Galasso. «La

giustizia - afferma Krogh - talvolta antepone le strategie dello Sport al

diritto». Aggiunge Galasso: «La richiesta di danni morali e materiali sarà

commisurata alla gravità dell'ingiustizia sofferta».

___

CALCIOPOLI

L’Alta Corte conferma radiazione a Moggi e Giraudo

di STEFANO CARINA (Il Messaggero 05-04-2012)

ROMA – Anche l'Alta Corte di Giustizia Sportiva, l'ultimo dei gradi di

giudizio dell'ordinamento, ha confermato la radiazione di Luciano Moggi,

Antonio Giraudo e dell'ex vicepresidente federale Innocenzo Mazzini, per i

fatti di Calciopoli. Una decisione alla quale l’ex dg bianconero non sembra

rassegnarsi: «Radiazione confermata? Tanto avevo già messo in conto di andare

in Europa...». Esaurito quindi l'iter della giustizia sportiva, Moggi andrà

avanti nella sua battaglia in altre sedi: «Mi rivolgerò alla Corte Europea dei

Diritti dell'Uomo, su questo non ci sono dubbi – spiega - Leggeremo le

motivazioni (che usciranno nei prossimi giorni, ndc) e al momento opportuno

commenterò». Più preciso l’avvocato Franceschini, facente parte del pool dei

legali che lo difende: «Al momento sono due le ipotesi: impugnare la sentenza

al Tar, come provvedimento amministrativo, o andare direttamente alla Corte

Europea dei Diritti dell'Uomo. Io preferisco questa seconda opzione, ma

decideremo non appena avremo a disposizione le motivazioni».

Giraudo, invece, ha già deciso che impugnerà in sede europea, oltre che

nazionale, la sentenza di radiazione: «La giustizia - afferma il legale Krogh

- talvolta antepone le strategie dello sport al diritto. Questa radiazione è

lesiva dei diritti primari della persona. Il ricorso contro la radiazione sarà

tempestivamente promosso in tutte le sedi competenti degli ordinamenti

nazionali e sovranazionali. E la richiesta di danni morali e materiali sarà

commisurata alla gravità dell'ingiustizia sofferta».

___

CALCIOPOLI

Moggi, Giraudo e Mazzini

La radiazione è confermata

Dopo 6 anni l'Alta Corte chiude il caso giudiziario dei protagonisti di Calciopoli

Ma l'ex d.g. della Juve non si arrende: «Andrò a Strasburgo». O forse al Tas

di VALERIO PICCIONI (GaSport 05-04-2012)

La lunghissima storia della radiazione di Luciano Moggi, Antonio Giraudo e

Innocenzo Mazzini è finita. Almeno per la giustizia sportiva italiana. Ieri

l'Alta Corte di giustizia sportiva presso il Coni presieduta da Riccardo

Chieppa ha confermato il verdetto per direttore generale, amministratore

delegato della Juve e vicepresidente della Federcalcio ai tempi di calciopoli:

i ricorsi contro la «preclusione alla permanenza in qualsiasi rango o

categoria della Figc» sono stati rigettati, l'ennesima puntata di un giro di

peppe durato quasi sei anni, con una collezione interminabile di pareri

giuridici, requisitorie, arringhe, rinvii. Fino al pronunciamento di ieri,

ancora orfano delle motivazioni che saranno rese note dopo Pasqua.

Pareri su pareri La storia era cominciata con quella sorta di appendice alla

squalifica di cinque anni per i tre dirigenti travolti da calciopoli. La

«proposta di preclusione» è stata per molto tempo però una sorta di fantasma

da dribblare, tanto che soltanto nel 2010 il presidente Giancarlo Abete aveva

affrontato la vicenda. Proprio nel pieno della bufera sulle intercettazioni

bis. L'ipotesi della traduzione automatica della sentenza del 2006 in

radiazione a fine squalifica meritava un approfondimento per la Federcalcio,

che aveva pure cambiato il codice di giustizia sportiva. Si aggiungeva una mai

confessata ma evidente prudenza: meglio aspettare la sentenza penale di

Napoli. Così era cominciato il salto multiplo fra i diversi organi della

giustizia sportiva. Abete chiedeva un parere alla Corte di Giustizia Federale,

poi toccava all'Alta Corte di Giustizia presso il Coni, che constatava un

vuoto giuridico: Federcalcio, devi riempirlo tu.

Il nuovo processo Dunque veniva approvata la norma del 3 marzo 2011, che

riavvolgeva il nastro: nuovo processo. Il procuratore federale Stefano Palazzi

riapriva i giochi che portavano alla condanna della Disciplinare 15 giugno

2011 e della Corte di Giustizia federale 9 luglio. A quel punto passava altro

tempo, sentenza penale compresa con la condanna di Moggi e Mazzini per Giraudo

era già arrivata con il rito abbreviato, prima della decisione di ieri.

Precedenti e difese E ora? Le difese si erano concentrate nel lungo iter su

diversi aspetti: l'illegittimità della norma del marzo 2011, i precedenti che

avevano cancellato le precedenti «richieste di preclusione». Nel 2003,

l'attuale d.s. della Roma Walter Sabatini, condannato per una storia di

reclutamento di baby calciatori, ebbe ragione davanti alla Camera di

Conciliazione e Arbitrato Coni perché il tempo trascorso fra prima sentenza e

radiazione era stato «irragionevolmente lungo» 38 mesi. Poi il patteggiamento

secretato per volere del presidente del Genoa che consentì a Enrico Preziosi

di tornare nel calcio dopo la squalifica per Genoa-Venezia.

Strasburgo o Losanna? Luciano Moggi rilancia: «La conferma della radiazione?

Avevo già in conto di andare in Europa». Il professor Federico Tedeschini, del

suo collegio difensivo, cita infatti la possibilità di un ricorso alla Corte

Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo, per violazione di quella

Convenzione che all'articolo 6 dice che «ogni persona ha diritto a che la sua

causa sia esaminata entro un termine ragionevole». Ma c'è anche un'altra

Europa possibile per il ricorso, quella del Tribunale Arbitrale dello Sport di

Losanna. Ricorrerà sicuramente anche Antonio Giraudo. Lo annunciano i suoi

avvocati Massimo Krogh e Andrea Galassi. Il primo giudica la decisione di ieri

«lesiva dei diritti primari delle persone» e parla di «sedi nazionali e

sovranazionali» a cui ricorrere anche per risarcimento danni. Insomma, è in

arrivo un'altra puntata.

___

Nessuno sconto, Moggi e Giraudo radiati

Ma i due ex bianconeri non si arrendono: "Andremo alla Corte Europea"

di ALESSANDRO DI MARIA (la Repubblica 05-04-2012)

Radiati, definitivamente, almeno per lo sport. Sentenza confermata, senza

alcuno sconto, per Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini. Anche

l´Alta corte di giustizia del Coni, l´ultimo livello di giudizio a livello

sportivo, ha confermato quanto stabilito nei primi due gradi nell´ambito del

procedimento su Calciopoli, lo scandalo scoppiato l´estate del 2006 che ha

sconvolto il calcio e le cui conseguenze si fanno sentire ancora oggi. L´ex

direttore generale e l´ex amministratore delegato della Juventus, oltre all´ex

vicepresidente della Federcalcio, hanno perso il ricorso estremo contro la

squalifica a vita, decisa (con grande ritardo) dagli organi giudicanti della

federcalcio nell´estate del 2011, ben cinque anni dopo lo scandalo. Ora la

cancellazione definitiva dei tre dirigenti.

Ma la vicenda non potrebbe chiudersi qui. Potrebbe avere, e quasi sicuramente

avrà, altri capitoli extrasportivi. Moggi annuncia infatti ulteriore

battaglia: «Radiazione confermata? Avevo già messo in conto di andare in

Europa. Mi rivolgerò alla Corte europea dei diritti dell´uomo, su questo non

ci sono dubbi. Leggeremo con i miei avvocati le motivazioni e al momento

opportuno commenterò la sentenza». Lo stesso faranno i legali di Giraudo: «La

giustizia - afferma l´avvocato Krogh - talvolta antepone le strategie dello

sport al diritto. Questa radiazione, conseguenza automatica di una discutibile

decisione risalente ad oltre cinque anni fa, a mio avviso è fuori dalla logica

oltreché lesiva di diritti primari della persona». «E la richiesta di danni

morali e materiali sarà commisurata alla gravità dell´ingiustizia sofferta»

aggiunge l´avvocato Galasso, sempre legale di Giraudo.

La prima sentenza nei confronti degli ex tre dirigenti risale al 15 giugno

scorso, quando la commissione disciplinare della Figc decise la radiazione di

Moggi, Giraudo e Mazzini, che non avrebbero così più potuto svolgere alcun

ruolo in ambito calcistico. Il 9 luglio la sentenza fu confermata anche dalla

corte federale. Mentre il 27 ottobre scorso la stessa Alta corte di giustizia

fece slittare la sentenza per acquisire nuove prove. Fino a ieri.

___

Commento

Moggi radiato ma quel che

c’è ora fa rabbrividire

di FABRIZIO BIASIN (Libero 05-04-2012)

La notizia è presto scritta: l’Alta Corte di Giustizia del Coni ha confermato

la sentenza di radiazione per Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Innocenzo

Mazzini. Gli ex dirigenti della Juve e l’ex vicepresidente della Figc avevano

presentato ricorso contro le decisioni dei primi due organi di giustizia

sportiva.

Ora: detto che le sentenze vanno sempre rispettate, detto che Moggi ha già

fatto sapere che non si arrende e si rivolgerà «alla Corte Europea dei Diritti

dell’Uomo, su questo non ci sono dubbi», detto che la parola Calciopoli fa

venire il morbillo alla sola menzione, detto tutto e il contrario di tutto, fa

specie leggere di sentenze a senso unico per 2/3 dell’ex Triade bianconera e

nulla per tutti quelli che mangiavano allo stesso piatto dei due radiati

(dirigenti, presidenti, agenti ecc ecc).

Serviva un capro espiatorio e ne hanno trovati due, ma poi dai un’occhiata a

questa pagina e ti accorgi che dal 2006, il calcio, al limite è peggiorato.

Ora girano i quattrini, ora c’entrano i calciatori e intere squadre. Si stava

meglio quando si stava peggio?

___

LA SENTENZA

Radiati, radiati, radiati

Moggi-Giraudo-Mazzini

si arrenderanno?

art.non firmato (l'Unità 05-04-2012)

Forse per loro è finita davvero, almeno nel mondo del calcio. Anche l’Alta

Corte di Giustizia Sportiva, l’ultimo dei gradi di giudizio dell’ordinamento,

ha confermato la radiazione di Luciano Moggi, Antonio Giraudo e dell’ex

vicepresidente federale Innocenzo Mazzini, per i fatti di Calciopoli. La

decisione dell’organismo presieduto da Riccardo Chieppa, è stata

ufficializzata ieri con un comunicato che riporta il solo dispositivo.

Si conclude così l’iter della giustizia sportiva per quanto concerne un

provvedimento che era già indicato nelle prime sentenze di Calciopoli, anche

se Giraudo impugnerà in sede europea, oltre che nazionale, la sentenza di

radiazione. Lo annunciano i suoi legali, avvocati Massimo Krogh e Andrea

Galasso, che preannunciano perfino un lauto risarcimento per danni morali. La

sentenza è ormai ribadita più volte: il presidente Giancarlo Abete decise

infatti di chiedere proprio alla Corte di Giustizia federale e quindi all’Alta

di Corte di Giustizia Sportiva presso il Coni un parere su chi avrebbe dovuto

prendere la decisione di traformare la richiesta di preclusione nella

«preclusione vera e propria». Era necessario un passaggio solo formale o un

nuovo processo? Si è così svolto un nuovo processo davanti alla Commissione

disciplinare,con la sentenza di radiazione del 15 giugno ribadita poi il 9

luglio 2011 anche dalla Corte Federale. Quindi è toccata all’Alta Corte di

Giustizia presso il Coni l’ultima parola.

___

CALCIOPOLI

Giraudo-Moggi-Mazzini: «Radiati»

L’Alta Corte del Coni conferma le condanne.

Gli imputati pensano di rivolgersi alla giustizia europea

di ALVARO MORETTI (TUTTOSPORT 05-04-2012)

ROMA. Il giro del mondo della giustizia sportiva italiana per Calciopoli è

finito ieri mattina per Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini. La

loro radiazione dallo sport italiano, non solo dal calcio, arriva con il

verdetto dell’Alta Corte di Giustizia presso il Coni dopo 2091 giorni dalla

sentenza di primo grado del processo sportivo del 2006, emessa il 14 luglio di

quella caldissima estate. Non finirà qua, lo annunciano i radiati che guardano

a ulteriori gradi di giudizio soprattutto fuori dall’Italia. La giustizia

sportiva italiana, ai ritardi della Figc si sono sommati quelli dell’Alta

Corte presso il Coni, manda all’ergastolo sportivo dopo che la Federazione,

colpevole di non aver saputo scrivere una norma transitoria nel 2007 quando

cambiò il codice e colpevole di aver soprasseduto chiedendo in giro pareri su

pareri fino al pasticcio del comunicato 143/a che ha istituito una regola ed

un processo ad hoc (che brutto precedente, dopo le amichevoli conciliazioni

con Preziosi e Sabatini?) per Moggi, Giraudo e Mazzini. Alla fine l’Alta Corte,

spaccata al proprio interno sul fatto che la norma sulle radiazioni sia stata

partorita solo 4 anni e 8 mesi dopo la condanna a cinque anni e proposta di

preclusione, fa passare il principio giuridico che si può istruire un

procedimento costruendo una struttura legislativa ad hoc.

EFFETTO TEMPO Va detto che il clima era tra i più sfavorevoli per sentenze

che seppure solo in diritto avrebbero rimesso in gioco personaggi così scomodi

come Luciano Moggi e Antonio Giraudo (e Mazzini è finito stritolato

dall’ingranaggio): in queste ore in cui si parla di tolleranza zero per le

combine vere, visto che quelle per Calciopoli sono state derubricate dalla

sentenza del giudice Casoria a combine inesistenti, figuratevi se poteva

arrivare altro tipo di sentenza. Eppoi il tempo ha giocato il più beffardo dei

tiri anche perché nel frattempo è arrivata la sentenza di Napoli: colpevole e

condannato Moggi, anche se la gran parte delle ragioni della sentenza sportiva

appellata all’Alta Corte (sorteggi, ammonizioni, griglie esclusive, telefonate

e rapporti confidenziali, Paparesta rapito) erano stati smentiti dal processo.

Ma Chieppa e la sua giuria (per Moggi relatore Pardolesi, uno dei tre saggi

del parere scudetto) hanno voluto attendere e bypassare Napoli.

FUORI DALL’ITALIA Tra i legali di Moggi, Giraudo e Mazzini c’è grande attesa

per le motivazioni che dovrebbero essere note tra una decina di giorni, dopo

Pasqua. Ma la direzione porta fuori dall’Italia. Così i legali di Giraudo, che

per la Corte Europea dei diritti dell’Uomo scalda l’avvocato di Bosman,

Dupont: «La giustizia - afferma l’avvocato Krogh- talvolta antepone le

strategie dello Sport al diritto. Questa radiazione, conseguenza automatica di

una discutibile decisione risalente ad oltre cinque anni fa, a mio avviso è

fuori dalla logica oltreché lesiva di diritti primari della persona». «Il

ricorso contro la radiazione che sarà tempestivamente promosso in tutte le

competenti sedi degli ordinamenti nazionali e sovranazionali, notoriamente

insensibili ai venti del Palazzo - aggiunge l’avvocato Galasso - restituirà ad

Antonio Giraudo la fiducia nella civiltà del diritto tradita dalla giustizia

sportiva. E la richiesta di danni morali e materiali sarà commisurata alla

gravità dell’ingiustizia sofferta». Moggi in persona risponde: «Radiazione

confermata? Tanto avevo già messo in conto di andare in Europa? Mi rivolgerò

alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, su questo non ci sono dubbi. Per i

commenti aspetto le motivazioni». Ma si lavora anche all’ipotesi di un ricorso

al Tas, il Tribunale dell’Arbitrato presso il Cio di Losanna: con richiesta di

giudici non italiani. Dubbi sul percorso per arrivare alla Corte di

Strasburgo: direttamente o passando per il Tar (magari con ricorso d’urgenza).

Una sola è la certezza al momento, Calciopoli sbarcherà oltrefrontiera.

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Pesi e misure da verificare...

di ALVARO MORETTI (TUTTOSPORT 05-04-2012)

IL CALCIO italiano gli è sfuggito di mano, in questi cinque anni, ma una cosa

Abete e la Figc l’hanno saputa fare: hanno radiato Moggi, Giraudo e l’ex

collega di vicepresidenza federale, Innocenzo Mazzini. La pratica è stata

chiusa dopo 6 anni! Un tempo lunghetto, se messo al confronto con la necessità

di tempi ristrettissimi imposti all’indagine sulle scommesse. La fretta, nel

2006, fu cattivissima consigliera: il predecessore commissario Guido Rossi ha

lasciato ad Abete in eredità la polpetta avvelenata del parere scudetto e del

comunicato da tricolore, oltre alla mancata indagine su Inter etc.

Pancalli&Coccia un codice senza norma transitoria radiazioni, ma il resto da

alcuni arbitrati con Preziosi sono opera sua. Oggi si sa che Abete e la sua

federazione, non hanno voluto/potuto togliere lo scudetto all’Inter; non hanno

saputo coi suoi organi accorgersi della deriva barese (indagini di Palazzi su

Milan-Bari e Parma-Bari ci sono state); sappiamo che il campionato 2004-2005

non fu alterato e frodi specifiche non sono state provate. I campionati dopo

Calciopoli sono stati taroccati: e allora, se per un campionato non taroccato

si sono radiati Moggi&C. cosa farà la Figc di Abete coi Masiello Boys?

Modificato da Ghost Dog

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IL RETROSCENA

Conte sbottò

«Sono solo millanterie»

di VITTORIO OREGGIA (TUTTOSPORT 06-04-2012)

«SONO solo millanterie. Io sono sereno, anzi mi viene da ridere». Agli amici

più intimi, ieri mattina, Antonio Conte non ha saputo e voluto celare il suo

stato d’animo. Di assoluta quiete interiore, certo, ma pure di arrabbiatura

feroce per come è stato raccontato il teorico coinvolgimento in Scommessopoli

e per altre aderenze che finiscono per minare la tranquillità la Juventus. La

sensazione di essere sotto attacco non gli è venuta a capocchia, bensì è il

frutto di molte riflessioni: un sms fatto passare come prova del reato,

l’implicazione di Bonucci, Pepe e persino dell’aiutante Stellini «che ne è

uscito alla grande, perché tutti hanno letto cosa ha detto in quella

telefonata».

C’è qualcosa che non torna, a Conte. Anzi, torna tutto ed è per questa

ragione che gli rode: dal rischio potenziale di omessa denuncia fino

all’interrogativo che si sarebbero posti gli 007 federali («ma come faceva a

non essersene accorto?», si legge su un quotidiano generalista) dinanzi a 4-0

di Siena-Sassuolo, dalla ri-pubblicazione dopo otto mesi della stessa

intercettazione - quella dell’sms - fino alle interpetazioni spregiudicate da

parte di alcuni media. «Io sono sereno», a prescindere dai conti che non

tornano a Conte.

L’allenatore leccese ha intenzione di tutelare la sua persona nelle sedi

opportune e soprattutto di preservare la squadra da qualsiasi contaminazione

esterna. Scommessopoli fa rima con Calciopoli e la Juvenrus ha già pagato. Il

sospetto che la società bianconera sia di nuovo finita nel mirino è un tarlo

che, a volte, toglie lucidità e distrae dall’obiettivo primario: ritornare a

vincere sul campo, scudetto e coppa Italia, come da input di John Elkann. Con

i vertici del club i contatti sono quotidiani, anche se ieri e ieri l’altro

sono stati più assidui proprio per definire meglio i contorni della vicenda,

definita «sgradevole» o «poco piacevole» da un dirigente bianconero. Alla

società, Conte ha chiesto ad Agnelli massima protezione non tanto per se

stesso quanto per lo spogliatoio, insomma a suo parere sarebbe indispensabile

alzare una sorta di Maginot per preservare il gruppo da tensioni

rischiosissime a questo punto della stagione. Una tutela indispensabile anche

per parare gli attacchi del Milan sul fronte delle polemiche arbitrali: in

fondo, tutto fa brodo e tutto può servire agli avversari per creare tensione.

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A Ruggie', ma vedi...

___

ilCaso

MILAN, JUVE E IL PENULTIMO TURNO

SE SERVE USIAMO LA CONTEMPORANEITA’

di RUGGIERO PALOMBO (GaSport 06-04-2012)

C’era una volta la sacralità di «tutto il calcio minuto per minuto». Tutto ma

proprio tutto, nel senso che l’intera Serie A si disputava, cascasse il mondo,

alla stessa ora. Poi arrivarono le televisioni a pagamento. E la sacralità

cominciò la sua rapida cura dimagrante: fino al 2008, a essere salvaguardate

restarono le ultime 4 giornate di campionato. Dal 2008 al 2010 le ultime 2,

con la possibilità di spacchettarle «a patto che restasse la contemporaneità

per incontri coinvolgenti squadre in lotta per i medesimi obiettivi di

classifica ».

Dall’anno scorso la sacralità è diventata una foglia di fico: solo l’ultima

giornata deve cominciare alla stessa ora, quantomeno a «pacchetti».

Un’occhiata all’ultima tornata di anticipi e posticipi diramati ieri dalla

Lega di Milano, e, oplà, ecco affiorare, a fronte di un’ultima giornata così

elettrizzante da proporre in rigorosa contemporanea Juventus-Atalanta e

Milan-Novara, una domenica 6 maggio da giorno del giudizio. A rate: alle ore

15 Cagliari-Juventus, alle ore 20,45 Inter-Milan.

Sia chiaro, non è la fine del mondo, tanto più che nelle due giornate che

precedono la fatal penultima Juve e Milan giocheranno alla stessa ora, mentre

nelle quattro giornate ancora precedenti, a partire da domani, il Milan

giocherà sempre prima della Juventus. Ieri, infatti, solo malumori (bianconeri)

, ma non un grido di dolore o di sdegno. E tuttavia, la penultima di

campionato è pur sempre la penultima, come s’usava fino alla primavera del

2010. Tanto più se di mezzo c’è un derby come quello di Milano con annesso

scherzo del destino, i tifosi juventini forse costretti a spremersi a favore

dell’Inter. Morale: se si arrivasse a quel penultimo atto nel segno

dell’incertezza, sarebbe molto carino convenire da parte di tutti, Sky e

Mediaset inclusi, sull’opportunità di disputare Inter-Milan e

Cagliari-Juventus (quest’ultima chissà dove, per inciso) alla stessa ora.

Facile, no?

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Mi pare che...

Hanno confermato la radiazione

per nascondere enormi magagne

di LUCIANO MOGGI (Libero 06-04-2012)

L’Alta Corte di Giustizia del Coni ha confermato la radiazione per il

sottoscritto, Giraudo e Mazzini. Ho rispetto di ogni collegio giudicante, ma

il primo pensiero che m’è venuto in mente è che sia stato portato a termine

l’ennesimo obbrobrio giuridico. La decisione è solo politica perché fa a pugni

con i fatti oggetto della vicenda, tutti smantellati. Nel caso specifico, c’è

di più. Era stata l’Alta Corte del Coni a chiedere alla Figc di “attualizzare”

la vicenda con ogni elemento utile sopravvenuto, «ai fini della valutazione

della posizione del ricorrente». E ciò per evitare la risibile situazione di

un nuovo giudizio voluto dalla Figc con l’orologio fermo al 2006, cioè a

quegli episodi male interpretati e per niente avvenuti - vedi caso Paparesta -

che avevano portato alla sentenza di quei giorni, voluta sull’onda del

“sentimento popolare”. Sulla base di quella richiesta dell’Alta Corte la mia

difesa ha prodotto ogni tipo di documento, rivelazioni e intercettazioni che

hanno fatto giustizia di tutto il castello d’argilla costruito.

La Federazione, invece, pare abbia presentato, tra gli altri, la rassegna

stampa dei miei articoli per dimostrare un mio comportamento “non giusto”.

Evidentemente non gradiscono chi cerca di difendersi mettendo a nudo alcune

verità. Perché Abete non ha portato una sua intercettazione dove, riferendosi

al deludente campionato della Fiorentina in lotta per la retrocessione, dice a

Mazzini «siamo fregati» e continua dicendo di non essere andato alla stadio

«per non dare nell’occhio». Perché Abete non ha portato le intercettazioni di

Carraro quando il buon Franco, incavolato, dice al designatore di aiutare la

Lazio, a discapito di quelle che retrocessero (Bologna e Brescia)? Perché non

ci parla di Premiopoli e del prof. Pichi, capo dell’Ufficio del Lavoro, che un

giorno ebbe a dire ad un segretario di una società «non preoccuparti penso io

a parlare col tuo presidente per dirgli come fare a non pagare il premio».

Complimenti! Perché sono stati fatti i deferimenti, per Pichi, ma la decisione

è demandata ad Abete entro giugno? Si aspetta forse la prescrizione? Perchè

all’avv. Marco Mattioli, vice di Palazzi, fu impedito di aprire un’inchiesta

su Pichi, dicendo che in quell’ufficio del Lavoro esistevano delle precarietà

che evidentemente non dovevano emergere? Perché subito dopo l’avv. Mattioli fu

trasferito dall’ufficio Inchieste all’Antidoping? A queste ed altre domande

dovrebbe rispondere Abete.

Già in precedenza ho avuto l’impressione di lottare contro i mulini a vento,

come se dovessi accettare una simile ingiustizia per il solo fatto che così è

stato deciso dall’inizio. Voglio sperare di non aver dovuto pagare il vento di

ripulsione per la questione Scommessopoli, ma doveva essere proprio questo

sordido ultimo scenario a registrare la differenza abissale dei due fatti,

l’inchiesta di oggi dà conto di risultati alterati e passaggio di denaro, la

Calciopoli del 2006 era ed è solo una chiacchiera da bar. Ricordo che la

sentenza penale di primo grado, ha riconosciuto la regolarità del campionato

2004-2005, peraltro accertato anche dalle due sentenze sportive che esclusero

ogni illecito. La stessa sentenza penale ha riconosciuto la regolarità dei

sorteggi e l’insussistenza delle “ammonizioni mirate”.

Siccome fin dall’inizio, prevedendo quello che poi è accaduto, dissi che

sarei andato sino in fondo, mi rivolgerò alle istituzioni europee, certo della

mia piena innocenza. Altri, che di recente hanno prima invocato l’etica che

non andava in prescrizione e poi l’hanno usata come ballerina impazzita, hanno

per caso cassato altre radiazioni nascondendo le relative delibere? Se è così

un motivo non etico deve pur esserci, e c’è!

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Calcioscommesse

''L'sms? E' una bufala

manovra contro Juve''

Conte respinge ogni accusa di coinvolgimento nella vicenda: ''Non esiste nessuna telefonata, nessun messaggio. E' una non notizia che però fa capire tante cose. Fa tutto parte di un gioco che non condivido, ma che non posso non vedere''

TORINO - Andrea Agnelli difende Antonio Conte: "E' una persona integra e leale". Dagli atti della Procura di Bari emerge che un conoscente di Antonio Bellavista, ex capitano del Bari implicato in Scommessopoli, il 24 o 25 marzo 2011 avrebbe forse inviato un sms all'attuale tecnico bianconero per "sistemare" Siena-Sassuolo, una di quelle partite note anche alla Procura di Cremona e a Palazzi. L'organizzazione cercò insomma di contattare, senza riuscirci, Antonio Conte, quando allenava il club toscano. Tirato in ballo, l'allenatore bianconero respinge ogni accusa di coinvolgimento nello scandalo: "E' una bufala. Non esiste nessuna telefonata, nessun messaggio. Stiamo parlando di una non notizia che però fa capire tante cose". Conte vede addirittura un complotto contro la sua Juve tornata forte e scomoda: "Se si dà tutto questo risalto a una bufala è perché c'è un gioco dietro. Non sono nè deluso, nè arrabbiato e neppure sorpreso. Fa tutto parte di un gioco che non condivido, ma che non posso non vedere. Alleno una grande squadra, tornata competitiva grazie al grande lavoro svolto. Se qualcuno pensa che tutto questo possa distoglierci dalla lotta per lo scudetto, si sbaglia".

AGNELLI: "CONTE HA GRANDI VALORI" - In occasione della presentazione del marchio Jeep della Fiat come nuovo sponsor della Juventus, il presidente Andrea Agnelli è intervenuto sul Calcioscommesse: "Sulle attività di indagine delle Procure di Cremona e di Bari, sappiamo che bisogna attendere il termine del lavoro per poter trarre delle conclusioni che dovranno interessare tutto il sistema del calcio, perché l'attività di indagine riguarda una delle piaghe del nostro sport di alto livello. Il fatto che vengano toccati alcuni nostri tesserati non ci lascia indifferenti ma assolutamente vigili". Il numero uno bianconero si sente di difendere a spada tratta l'ex tecnico del Siena: "Conosco Antonio Conte da una ventina d'anni, se è vero che ha alcuni difetti bisogna anche riconoscergli due grandi valori: è una persona intergra e assolutamente leale. Se e quando sarà il caso, affronteremo eventuali situazioni sgradevoli".

CONTE: "NIENTE POTRA' ROVINARE IL NOSTRO SOGNO-SCUDETTO" - Antonio Conte ha risposto con un sorriso ironico al fuoco di domande su un suo presunto coinvolgimento della vicenda di Scommessopoli: "Io faccio parte di questo gioco pur non condividendolo. Devo accettare le cose belle e le cose brutte, ma il risalto che è stato dato a questa bufala mi fa sorridere e riflettere. Siena-Sassuolo? Non voglio dare spiegazioni al nulla, commentare una non notizia sarebbe da deficienti. Stiamo parlando di indagini importanti, bisogna avere rispetto per chi le fa. Evitiamo di speculare su questioni serie. Il mio nome era già uscito otto mesi fa su Repubblica, quando si parò di un tentativo fallito di agganciarmi. Rivedere il nulla riportato sui giornali mi fa sorridere". E' un risata a denti stretti, tirata, amara. Conte preferisce il sogno all'incubo: "Questi eventi non distoglieranno il pensiero mio e della squadra di sfilare lo scudetto al Milan. C'è grande concentrazione e voglia di infastidire una superpotenza come quella rossonera. Magari arriveranno altre notizie, ma niente potrà destabilizzarci. Vogliamo coronare un sogno, e se non sarà possibile applaudiremo la squadra che vincerà lo scudetto. Siamo comunque molto soddisfatti di essere qui a giocarci lo scudetto e in finale di Coppa Italia".

(06 aprile 2012)

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Calcio: Marchionne, sono tifoso della Juve ma non per contratto

06 Aprile 2012 - 12:25

(ASCA) - Torino, 6 apr - ''Non sono diventato tifoso bianconero perche' e' una clausola del contratto''. Scherza Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, presentando l'accordo di sponsorizzazione della Juventus da parte del marchio Jeep, del gruppo Fiat-Chrysler. ''Avevo 5 anni - spiega - quando mi sono avvicinato alla Juve e non ho dovuto aspettare molto tempo per vederla vincere essendo iniziata poco dopo l'epoca del 'trio magico' Boniperti, Charles e Sivori. I bambini nati nel 2000 non hanno avuto la stessa fortuna - aggiunge -. Ma non e' ovviamente per la mia passione sportiva se la Fiat ha scelto di diventare sponsor della squadra''. Marchionne ricorda le ''affinita' elettive'' dei due marchi, utilizzati entrambi per insegnare l'uso della lettera 'J' ai bambini. La jeep in America e la Juventus in Italia. Jeep, ricorda Marchionne ''e' il marchio piu' globale che abbiamo, dall'identita' forte e leggendaria e sta seguendo una precisa strategia di sviluppo. Anche la Juve ha un passato glorioso - dice ancora - e ora dopo anni non facili sta dimostrando di essere di nuovo all'altezza della grande storia che ha alle spalle''. Marchionne ha infine ricordato di andare, anche se non succede molto spesso, ''volentieri allo stadio specialmente ora - conclude - che ne abbiamo uno nuovo, spettacolare e dedicato davvero al calcio''.

eg/rf/alf

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