Vai al contenuto
CRAZEOLOGY

K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

Recommended Posts

Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Oggi assemblea a Milano

Lotito cerca in Lega un aiuto esplicito

nel ricorso anti-Coni ma non lo troverà

di FABIO MONTI (CorSera 02-04-2012)

MILANO — Oggi a Milano, l'assemblea di serie A si annuncia tempestosa,

secondo vecchie e nuove abitudini. È atteso il sì al doppio stage

della nazionale di Prandelli (le date 16-17 e 24-25 aprile), dopo

l'intervento del presidente del Coni, Gianni Petrucci, che ha di fatto

sconfessato la linea della diarchia (Beretta-Lotito) che comanda in

Lega e che si era opposta alla richiesta del c. t. , con la formula:

«Spiacenti, ma non ci sono date disponibili». E a proposito di Lotito,

oggi il presidente della Lazio chiederà ai presidenti un appoggio

esplicito nel ricorso presentato al Tribunale ordinario contro il

codice etico approvato dal Coni, che ne ha imposto la sospensione dal

ruolo di consigliere federale, dopo la condanna (in primo grado) del

tribunale di Napoli per frode sportiva (Calciopoli). Per quanto in via

Rosellini non manchino mai i colpi di scena, è difficile immaginare

che Lotito possa ottenere il pronunciamento esplicito della

maggioranza dell'assemblea, perché in molti non hanno alcuna

intenzione di appoggiare il presidente della Lazio in un'operazione

che rappresenterebbe una palese violazione dello Statuto della Figc.

L'art. 9 (comma 8) spiega che «le Leghe adottano tutte le misure atte

ad assicurare l'esecuzione degli obblighi determinati dagli atti della

Figc. Esse si astengono da qualsiasi atto o fatto contrario al

principio di leale cooperazione con la Figc». Comunque vada a finire,

quello che appare evidente è che Lotito si sta muovendo in aperta

violazione della clausola compromissoria, la norma che impedisce ai

tesserati di rivolgersi alla giustizia ordinaria, senza autorizzazione

preventiva (su richiesta). Non è invece chiaro perché il procuratore

federale, Palazzi, non abbia ancora provveduto a deferire il

presidente della Lazio, che ha violato l'art. 30 dello Statuto della

Figc. In base all'art. 15 della Noif, il non rispetto della clausola

compromissoria comporta una serie di sanzioni che vanno dalla

penalizzazione di almeno tre punti in classifica per le società fino

all'inibizione di un anno e alla multa. Anche per questo il presidente

Abete, dopo aver commentato l'incredibile vicenda legata alla finale

di Coppa Italia (Roma sì, Roma no e alla fine Roma sì), aveva detto:

«La Lega di serie A ha scritto una brutta pagina, che per fortuna è

stata superata con un rinsavimento finale. Leggendo l'ordine del

giorno dell'assemblea di lunedì prossimo speriamo che di brutte pagine

non se ne aggiunga un'altra». Abete avrebbe il potere di commissariare

(dopo un richiamo-ultimatum al rispetto delle norme) la Lega di Milano,

perché tra le varie violazioni in atto, c'è anche quella legata alla

governance. Con un presidente dimissionario (Beretta), manca ancora

dopo dieci mesi il vicepresidente e un componente del Direttivo

(Garrone è decaduto per la retrocessione in B della Samp, avvenuta nel

maggio 2011). Manca soprattutto l'Alto Comitato di vigilanza per

l'etica, secondo quanto previsto dall'art. 7 dello Statuto. E nemmeno

si ha traccia dell'«adozione di un codice etico, di specifiche

procedure per le fasi decisionali, nonché di adeguati meccanismi di

controllo». Il caos è assoluto.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Il rimedio Le Federazioni decidano da sole

Blatter deve togliere il lucchetto alla moviola

Marotta: «Visto in tv quello dei rossoneri era gol. D’accordo con Galliani»

di FILIPPO GRASSIA (il Giornale 02-04-2012)

Rieccoci a parlare di gol fantasma, di gol che c’erano e che per incapacità o

miopia non sono stati concessi: a farne le spese è sempre il Milan, l’altro

giorno a Catania come il 25 febbraio nella sfida scudetto con la Juventus. Ma

c’è una differenza abissale fra i due episodi. A San Siro si era visto a

occhio nudo che il colpo di testa di Muntari aveva superato la linea bianca,

solo arbitro e assistente hanno fatto cilecca; al Massimino c’è voluta la

tecnologia per avere la certezza della rete sul tiro di Robinho.

In quest’ultima circostanza neanche i giudici di porta, tanto cari a Platini

e ai nostalgici del pallone, ci avrebbero capito qualcosa. L’ha detto perfino

Marotta a Sky :«Sì, era gol,in tv s’è visto che era gol. Ma anche un arbitro a

bordo campo, avrebbe avuto le sue difficoltà. Condivido che bisogna, adesso,

affidarsi ai mezzi tecnologici. Però, se si può migliorare, se si possono

evitare questi episodi che, poi, portano sicuramente a delle critiche, se si

può arrivare ad utilizzare un giudice di linea, io sono favorevole.

E se Galliani ha intenzione di proporre una cosa del genere, penso che tante

squadre potranno andargli dietro». Il calcio è rimasto a un secolo fa mentre

tutti gli altri sport, nessuno escluso, si avvalgono di sistemi più o meno

sofisticati per fare giustizia e aiutare (sì, proprio così, aiutare) arbitri e

assistenti alle prese con interrogativi superiori alle loro possibilità di

risposta.

La Fifa deciderà solo a fine Europeo di aprire le porte del suo

conservatorismo ottuso alla moviola sui gol fantasma, e beninteso solo a

quelli, con un meccanismo che si avvale di un pallone dotato di chip e di

sensori capaci di captarlo. E’ già qualcosa. Ma ci toccherà aspettare i

Mondiali in Brasile per vederlo all’opera dopo qualche sperimentazione

ufficiale. Nel frattempo la situazione resterà uguale a se stessa.

Galliani se l’è presa di brutto, ha scritto una lettera pepata alla

Federcalcio per invitarla a prendere posizione, ma dovrebbe anche prendersela

con se stesso per non essersi fatto promotore a tempo debito ( e lui poteva,

anzi può) di una rivoluzione che non è solo tecnologica, ma anche culturale. E

tuttavia non basta pensarlo, bisogna fare qualcosa. Altrimenti ci troveremmo a

parlare di gol fantasma all’infinito. Se i grandi club vogliono davvero

cancellare i sospetti, debbono muoversi in altre direzioni. Ad esempio

convincendo la Fifa a togliere il lucchetto alla moviola in campo e, almeno

sui gol fantasma, permettere alle federazioni di comportarsi come meglio

credono. E chissenefrega se quel che viene ritenuto necessario in Inghilterra,

Spagna, Italia e Germania, non interessa nulla in Finlandia, Islanda, Tanzania

o Pakistan. Il calcio non è uguale in tutto il mondo, di analogo ci sono i

giocatori, le regole, il campo, le porte. Il business è profondamente diverso.

Nei grandi campionati europei fa da volano a interessi enormi con fatturati di

centinaia di milioni, cartellini e ingaggi milionari.

E allora la Fifa consenta alle federazioni di usare nel loro interno la

tecnologia preferita (in Italia è Mediaset, ndt) o i giudici di porta o l’una

e gli altri, in piena autonomia. Anche questa è democrazia. È l’unico modo per

uscire da un impasse che, soprattutto nei paesi latini, suscita polemiche,

alza l’asticella dei sospetti a livelli ormai insostenibili, rende

irrespirabile l’aria. La Figc, tanto per fare l’esempio a noi più vicino,

potrebbe utilizzare il sistema sviluppato con il Cnr, che ha già dato

risultati confortanti nei tanti test sostenuti da tre anni a questa parte. Nel

giro di un secondo l’arbitro saprebbe come comportarsi grazie a una

valutazione completamente automatica, cioè priva di condizionamenti umani.

Sarebbe la fine dei gol fantasma con un costo tutto sommato accettabile:

all’incirca 70mila euro a stadio, una tantum. A gioco lungo i giudici di porta

costerebbero di più. I bordocampisti la finirebbero di fare i delatori per

informare giocatori e tecnici di ciò che è successo. E, vivaddio, chi sta allo

stadio non sarebbe penalizzato rispetto a chi vive la partita davanti alla tv.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi
Inviato (modificato)

Il caso

L'ARBITRO DI PORTA NON BASTEREBBE A PLACARE LA POLEMICA MILAN-JUVE

Umberto Zapelloni - Gasport -2-04-2012

La regola numero 10 del giuoco del calcio la conoscono anche i bambini: “Una rete è segnata quando il pallone ha interamente superato la linea di porta tra i pali e sotto la sbarra trasversale”. Semplice, quasi banale. Ma tra la regola e la sua interpretazione ce ne passa e se il gol di Muntari era clamorosamente gol acne senza immagini rallentate, su quelle di Robinho qualche dubbio resta ancora. E lo avrebbe avuto molto probabilmente anche un eventuale arbitro di porta, tanto veloce è stata l’azione e il rinvio galeotto di Marchese. Soltanto un sensore, un occhio di falco di eredità tennistica abituato a fissare servizi che viaggiano a 200 all’ora avrebbe potuto produrre una certezza. Per questo motivo il calcio non può più aspettare e deve accelerare, nonostante le barricate di Michel Platini e dell’Uefa, per applicare la tecnologia più affidabile al goal fantasma. L’uomo (l’arbitro di porta) avrebbe concesso la rete di Muntari, ma su quella di Robinho avrebbe avuto anche lui molti dubbi. La stessa moviola viene interpretata in modo diametralmente opposto a secondo di chi la guarda. Per i milanisti è gol al 100%, per gli juventini la palla non è entrata interamente al 100%. A Catania un uomo (l’assistente Ghiandai) ha interpretato male due situazioni molto più facili da leggere: i fuorigioco fischiati a Ibra e Boateng (partito addirittura dalla sua metà campo). E se l’uomo può sbagliare in occasioni così, figuriamoci se può non sbagliare in un episodio come quello di Robinho e Marchese.

In settimana il Milan farà avere alla Figc una raccomandata in cui chiederà di utilizzare arbitri di porta dal prossimo campionato. Un aiuto, non la soluzione definitiva. UN aiuto comunque ben accetto e indispensabile anche perché siamo convinti che se il gol di Muntari fosse stato concesso oggi ci sarebbero molte discussioni e molte polemiche in meno su quello di Robinho. Certo, resterebbero le frasi poco opportune di Marotta (“Sugli arbitri la Juve paga ancora Calciopoli”), ma quelle in fin dei conti sono figlie del gioco delle parti. Non aiutano a rendere l’ambiente più sereno, aumentano la pressione sugli arbitri che ne hanno già abbastanza, ma alla fine non influiscono sul risultato finale. Come ci auguriamo possa succedere anche per il gol di Muntari, il vero peccato mortale di questo campionato.

**********************

Il gol fantasma di Robinho non era entrato, giusta la decisione arbitrale

Analisi Milan - 02-04-2012

Ieri sera nel corso della Domenica Sportiva, abbiamo potuto fugare qualche dubbio sul gol-fantasma di Milan-Catania. In effetti l’episodio era completamente diverso, nella dinamica, rispetto a quello di Muntari di qualche settimana fa a cui è stato improvvidamente accostato.

In questo caso sin dall’inizio rimanevano forti dubbi sull’interpretazione essendo veramente una situazione limite. Grazie agli strumenti tecnologici che ho a disposizione, ho fatto vedere la ricostruzione grafica da una prospettiva ortogonale del momento dell’impatto della palla con in piede di Marchese, il terzino del Catania.

Ebbene da questa prospettiva (praticamente sopra la traversa della porta) si capisce che il tiro di Robinho non ha varcato completamente la linee bianca. Un piccolo spicchio del pallone infatti la ricopre.

Il dettaglio è significativo e dovrebbe sgonfiare le tante polemiche intorno alle valutazioni arbitrali. E’ chiaro che si parla di centimetri rilevabili solo con software sofisticati e non in tempo reale. L’assistente di linea in quel momento si è fidato delle sue sensazioni e gli è andata bene. Ma qualsiasi decisione avesse preso, considerato il gradiente altissimo di difficoltà, andava accolta con maggior serenità. Non è con le polemiche che si alza la cultura sportiva in Italia e la passione per il calcio.

Video:

557300_365153226857337_203888266317168_1080723_295480665_n.jpg

Modificato da huskylover

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi

Calcio scommesse: arrestato Andrea Masiello, ecco le partite truccate del Bari

Lunedì 2 Aprile 2012, 08:59 in Calcio, Calcio Serie A

di Silvio De Rossi - blogosfere.it - 02-04-2012

Nuove ordinanze di custodia cautelare in merito allo scandalo calcio scommesse. Arrestato Andrea Masiello attualmente all'Atalanta. Avrebbe partecipato alla combine di ben 9 partite del Bari.

Nuova benzina sullo scandalo del calcio scommesse. Nuove ordinanze di custodia cautelare in merito all'indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Bari. Tra queste spicca l'arresto di Andrea Masiello, difensore attualmente all'Atalanta (foto InfoPhoto).

Il giocatore avrebbe partecipato alla combine di ben 9 partite del Bari. In carcere anche gli amici Giovanni Carella e Fabio Giacobbe, ritenuti complici. L'accusa è di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva.

Nella lista delle partite truccate spicca il derby Bari-Lecce del 15 maggio 2011. I giallorossi vinsero 2-0 e si salvarono. Prima segnò Jeda, poi proprio Masiello fissò il risultato sul 2-0 con una sua autorete. Il Bari era già retrocesso in Serie B.

Ecco la lista degli ex calciatori biancorossi indagati a Bari: Daniele Portanova (difensore del Bologna), Alessandro Parisi (difensore del Torino), Simone Bentivoglio (attualmente al Padova), Marco Rossi (Cesena), Abdelkader Ghezzal (Levante), Marco Esposito (Pisa), Antonio Bellavista e Nicola Belmonte (Siena). Nel registro degli indagati ci sono anche i nomi del factotum barese Angelo Iacovelli, tre ristoratori - Nico De Tullio, Onofrio De Benedictis e Francesco De Napoli - ritenuti complici dei calciatori, scommettitori e loro amici: Arianna Pinto, Giovanni Carella, Fabio Giacobbe, lo 'zingarò Victor Kondic, Leonardo Picci e l'albanese Armand Caca.

Tra le partite truccate figurano anche Palermo-Bari, Bologna-Bari, Bari-Chievo e Bari-Sampdoria. C'è‚ anche Udinese-Bari del maggio 2010, una delle ultime del campionato 2009/2010.

524442_365222630183730_203888266317168_1080843_2065807146_n.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi

LA LETTERA DI ADRIANO GALLIANI AL PRESIDENTE ABETE

dal sito ufficiale del Milan - 02-04-2012

La lettera dell'Amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani, al Presidente della Figc Giancarlo Abete.

Caro Presidente,

come certamente sai, il Milan è stato vittima in due recenti occasioni di altrettanti errori arbitrali: nel corso di Milan-Juventus e di Catania-Milan non gli sono infatti state attribuite due marcature, peraltro decisive ai fini dei risultati, perchè la terna arbitrale non ha visto che il pallone aveva superato per intero la linea della porta.>

Le persone - e dunque anche chi dirige una partita di calcio - commettono inevitabilmente errori. Tra questi ultimi, però alcuni sono davvero molto difficili da accettare, pur mettendo in campo tutta la ragionevolezza e la comprensione disponibili. Tali sono quelli di cui per ben due volte il Milan è stato destinatario.

Mi rendo conto che soluzioni tecnologiche, quali quelle proposte da più parti, potrebbero trovare ostacoli e non essere accettate dal sistema; penso però che non vi sia ragione per non adottare anche da noi l'istituto degli arbitri di porta, già praticato dall'UEFA in Champions League: non prevede, mi pare, particolari accorgimenti e non ha alcuna caratteristica di "alienità", ciò che potrebbe invece addebitarsi a sensori, moviole e simili. L'obiettivo di tutti, anche fuori del gioco del calcio, è l'eliminazione, quando possibile, dell'incertezza: credo quindi che quel che ti propongo si debba fare al più presto e mi sento di escludere che tu non convenga con me.

Attendo dunque il tuo pronto intervento normativo nel senso qui suggerito e, grato dell'attenzione, ti prego di gradire i miei più cordiali saluti.

Adriano Galliani

558181_365149133524413_203888266317168_1080716_867569881_n.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 15-Apr-2007
711 messaggi
Inviato (modificato)

Il caso

L'ARBITRO DI PORTA NON BASTEREBBE A PLACARE LA POLEMICA MILAN-JUVE

Umberto Zapelloni - Gasport -2-04-2012

La regola numero 10 del giuoco del calcio la conoscono anche i bambini: “Una rete è segnata quando il pallone ha interamente superato la linea di porta tra i pali e sotto la sbarra trasversale”. Semplice, quasi banale. Ma tra la regola e la sua interpretazione ce ne passa e se il gol di Muntari era clamorosamente gol acne senza immagini rallentate, su quelle di Robinho qualche dubbio resta ancora. E lo avrebbe avuto molto probabilmente anche un eventuale arbitro di porta, tanto veloce è stata l’azione e il rinvio galeotto di Marchese. Soltanto un sensore, un occhio di falco di eredità tennistica abituato a fissare servizi che viaggiano a 200 all’ora avrebbe potuto produrre una certezza. Per questo motivo il calcio non può più aspettare e deve accelerare, nonostante le barricate di Michel Platini e dell’Uefa, per applicare la tecnologia più affidabile al goal fantasma. L’uomo (l’arbitro di porta) avrebbe concesso la rete di Muntari, ma su quella di Robinho avrebbe avuto anche lui molti dubbi. La stessa moviola viene interpretata in modo diametralmente opposto a secondo di chi la guarda. Per i milanisti è gol al 100%, per gli juventini la palla non è entrata interamente al 100%. A Catania un uomo (l’assistente Ghiandai) ha interpretato male due situazioni molto più facili da leggere: i fuorigioco fischiati a Ibra e Boateng (partito addirittura dalla sua metà campo). E se l’uomo può sbagliare in occasioni così, figuriamoci se può non sbagliare in un episodio come quello di Robinho e Marchese.

In settimana il Milan farà avere alla Figc una raccomandata in cui chiederà di utilizzare arbitri di porta dal prossimo campionato. Un aiuto, non la soluzione definitiva. UN aiuto comunque ben accetto e indispensabile anche perché siamo convinti che se il gol di Muntari fosse stato concesso oggi ci sarebbero molte discussioni e molte polemiche in meno su quello di Robinho. Certo, resterebbero le frasi poco opportune di Marotta (“Sugli arbitri la Juve paga ancora Calciopoli”), ma quelle in fin dei conti sono figlie del gioco delle parti. Non aiutano a rendere l’ambiente più sereno, aumentano la pressione sugli arbitri che ne hanno già abbastanza, ma alla fine non influiscono sul risultato finale. Come ci auguriamo possa succedere anche per il gol di Muntari, il vero peccato mortale di questo campionato.

**********************

Il gol fantasma di Robinho non era entrato, giusta la decisione arbitrale

Analisi Milan - 02-04-2012

Ieri sera nel corso della Domenica Sportiva, abbiamo potuto fugare qualche dubbio sul gol-fantasma di Milan-Catania. In effetti l’episodio era completamente diverso, nella dinamica, rispetto a quello di Muntari di qualche settimana fa a cui è stato improvvidamente accostato.

In questo caso sin dall’inizio rimanevano forti dubbi sull’interpretazione essendo veramente una situazione limite. Grazie agli strumenti tecnologici che ho a disposizione, ho fatto vedere la ricostruzione grafica da una prospettiva ortogonale del momento dell’impatto della palla con in piede di Marchese, il terzino del Catania.

Ebbene da questa prospettiva (praticamente sopra la traversa della porta) si capisce che il tiro di Robinho non ha varcato completamente la linee bianca. Un piccolo spicchio del pallone infatti la ricopre.

Il dettaglio è significativo e dovrebbe sgonfiare le tante polemiche intorno alle valutazioni arbitrali. E’ chiaro che si parla di centimetri rilevabili solo con software sofisticati e non in tempo reale. L’assistente di linea in quel momento si è fidato delle sue sensazioni e gli è andata bene. Ma qualsiasi decisione avesse preso, considerato il gradiente altissimo di difficoltà, andava accolta con maggior serenità. Non è con le polemiche che si alza la cultura sportiva in Italia e la passione per il calcio.

Video:

557300_365153226857337_203888266317168_1080723_295480665_n.jpg

dalla ricostruzione che hanno fatto quasi metà pallone non è entrato, altro che piccolo spicchio ghgh

Modificato da Tokio96

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi

LA POLEMICA

Gol fantasma, tra sogni e trigonometria

Ma solo i sensori possono dire la verità

Un nostro lettore dimostra (con l'Autocad) che il tiro di Robinho a Catania non era dentro. MKa da quando la televisione si è impadronita del calcio di reti "non reti" sono pieni i campionati. Dal mitico gol-non gol di Geoffrey Hurst nella finale del 1966 tra Inghilterra e Germania alla "vendetta" tedesca in Sudafrica con quello di Lampard. A tanti esempi di casa nostra

di MASSIMO RAZZI -repubblica.it - 02-04-2012

ROMA - Adesso, Galliani invoca ufficialmente (con tanto di lettera alla Federazione) i giudici di porta. Ma a Catania, sul gol-non gol di Robinho, anche i giudici di porta avrebbero avuto grosse difficoltà a decidere. Anche avessero avuto (e non pare sia previsto) la moviola instantanea. La trigonometria di un nostro lettore che ha usato l'autocad (Computer aid design, il software di progettazione e disegno più diffuso e preciso) ci dice che il pallone non aveva passato del tutto la linea di porta: per la precisione, la proiezione della sfera toccava una porzione di gesso larga la bellezza di 11,54 millimetri. Sempre che il frame sia quello giusto e che il nostro amico Stefano non sia interista...

Il futuro possibile ha più di uno scenario. Con i giudici di porta: Bergonzi ferma il gioco e interpella i due malcapitati (sul "gol non gol" di Muntari sarebbe molto più facile) che, in pochi secondi dovrebbero decidere. E se non fossero d'accordo tra loro? Nel dubbio, è gol o non è gol?

Con i sensori sulla linea di porta: Bergonzi sente il "bip" in cuffia e decide in tempo reale. Sembra la strada più corretta, ma i "puristi" del calcio arbitrato e deciso dall'occhio umano non ci stanno e la Fifa da questo orecchio non ci sente. Anche in questo caso, stando al Cad, Galliani avrebbe avuto il gol di Muntari, non quello di Robinho.

Con la supermoviola come nel rugby. Bergonzi ferma il gioco, fa segno con la mano disegnando un rettangolo nell'aria e pone la fatidica domanda: "Voglio sapere, per favore, se è gol o non è gol". Un tecnico (o forse un "quinto uomo"), nascosto chissà dove nello stadio, passa in rassegna tutte le immagini a disposizione mentre Galliani, in tribuna, assume una delle sue celebri espressioni invetrate e lo stadio ammutolisce. Se il tecnico ha solo i suoi occhi, nel caso di Catania, non può decidere. Se può applicare la trigonometria, probabilmente, sentenzia che non è gol. Galliani, in catalessi, viene portato via con seggiolino e tutto.

Storie che vanno avanti da decenni. Più o meno da quando la televisione è entrata nel calcio. Prima, infatti, il gol fantasma erano un lampo negli occhi dei tifosi. Un attimo che, durante la settimana, si poteva dilatare in ore e ore di discussione da bar, ma che nessuno aveva modo di rivedere se non nei fotogrammi sbiaditi di "Calcio Illustrato" o nei disegni fantastici di Carmelo Silva e, più tardi, di Paolo Samarelli. Il gol fantasma sbiadiva nel ricordo già un attimo dopo che si era verificato. Le proteste duravano secondi, l'arbitro gesticolava come una marionetta impazzita e faceva riprendere il gioco ammonendo (allora senza cartellino giallo) i più riottosi, sperando in cuor suo di non essersi sbagliato.

Prima della tv era un mondo (e un calcio) del tutto diverso. Il Genoa del primo scudetto (8 maggio 1898 a Torino contro l'International di Torino), quello capitanato da Spensley e formato in maggioranza da marinai inglesi con baffoni a manubrio e lunghi mutandoni, giocava sul campo di Ponte Carrega (sulle rive del Bisagno). Le foto dell'epoca testimoniano che le porte non avevano la rete e, spesso, al posto della traversa c'era una corda, ma se Mr. William Baird, portiere di quel Genoa, avesse detto che non era gol, nessuno, allora avrebbe osato mettere in dubbio la sua parola di gentleman. Molto British...

Meno British, a dire il vero, quello che accadde il 30 luglio 1966 sul mitico terreno di Wembley in occasione della finale dei mondiali (allora Coppa Rimet). Germania e Inghilterra erano sul 2-2 e stavano giocando i supplementari. L'ala sinistra Geoff Hurst (che quel giorno passerà alla storia come unico giocatore capace di segnare una tripletta in una finale mondiale) gira in porta un cross da destra di Ball. La palla supera il portiere Tilkowski e rimbalza per terra: sulla linea o dentro? Per l'arbitro svizzero Gottfried Dienst (uno dei migliori del'epoca) non è gol. Ma il suo collaboratore di destra, il russo Bakhramov lo richiama con insistenza e, in modo concitato, gli spiega di aver visto benissimo. Per lui è gol. Le moviole successive non hanno mai chiarito del tutto. A vederlo oggi, sembra più "non gol" che "gol", ma siamo sempre nel campo delle impressioni. Più prosaicamente, nei mesi successivi, si vociferò che Bakhramov fosse stato trattato particolarmente bene dagli ospiti inglesi (cene sontuose, champagne e donnine) nei giorni precedenti la finale e che se ne fosse ricordato al momento di decidere (e, forse, trarre in inganno Dienst) sulla rete decisiva di Hurst.

Ma ormai, appunto, la televisione si stava impadronendo della faccenda. E Carletto Sassi stava per entrare in scena con la sua mitica moviola. Era il 22 ottobre 1967, giorno del derby Inter-Milan finito 1-1 con reti di Benitez e Rivera. Proprio la rete del pareggio del "golden boy" rossonero, segnata a una dozzina di minuti dalla fine, divenne oggetto del primo vero caso da moviola. Sassi, con il suo portentoso marchingegno, dimostrò al pubblico sbalordito della Domenica Sportiva che non era gol, che quel pallone non era entrato e che l'arbitro D'Agostini si era sbagliato. Da quel giorno, nulla fu più come prima. E il calcio entrò in un'altra era. Qualche mese più tardi, a dire il vero, il 22 gennaio 1967, le immagini televisive avevano documentato un altro gol fantasma. Il colpo di testa di Virginio De Paoli, in Lazio Juventus era entrato nettamente in porta, ma era rimbalzato fuori e il portiere laziale Cei l'aveva bloccato come se niente fosse.

Da allora, i gol fantasma si sono sprecati. A decine. Da Galante a Ferrini, da Thiago Motta a Zalayeta, a quello di Lampard ai mondiali in Sudafrica che sembrò la nemesi storica di quello di Hurst. Era il 27 giugno 2010, si giocava la partita degli ottavi di finale. La Germania era andata avanti con due reti di Klose e Podolski, gli inglesi di Capello avevano appena accorciato con Upson. Al 38' del secondo tempo, un meraviglioso pallonetto di Lampard supera il portiere Neuer, colpisce la traversa e rimbalza ben al di là della riga di porta. L'arbitro, l'uruguayano Larrionda, non convalida. L'Inghilterra è fuori dai mondiali. Wembley 1966, per i tedeschi, è vendicata.

Gol fantasma se ne sono visti di tutti i colori. Con palloni che finiscono in fondo alla rete e tornano in campo senza che nessuno se ne accorga, con il piedino di un raccattapalle che respinge da dentro la porta un tiro di Savoldi in Ascoli-Bologna 1-3 del 1975, con palloni dentro anche di un metro e mezzo che ricompaiono magicamente in campo tra le mani del portiere e l'arbitro che grida di andare avanti. Poche settimane fa, un colpo di testa su un campo minore è finito fuori di un metro, ha picchiato su un muro dietro la porta ed è rimbalzato in campo. L'arbitro ha dato il gol e le immagini hanno fatto il giro del mondo. Prima di quello di Catania, c'è stato quello enorme di Muntari in Milan-Juventus e la polemica ha finito per toccare Buffon reo di non aver confessato all'arbitro (ma andiamo!) di aver tirato il pallone fuori dalla porta.

E la storia continuerà. A meno di mettere i sensori sulla riga di porta. Ma se dopo Milan-Barcellona si fa polemica perché, secondo la stampa spagnola, i rossoneri avrebbero dato un'aggiustatina all'infame terreno di San Siro per renderlo più scivoloso, cosa ci vorrà a sospettare che qualcuno abbia spostato i sensori un po' più dentro o un po' più fuori dalla porta?

Andrà a finire che anche nel calcio tecnologico scoppieranno le beghe. E qualcuno sosterrà che era meglio tenerci gli errori degli arbitri, le polemiche e l'imperdibile sguardo invetrato di Galliani. Oppure si dovranno spegnere i televisori e vietare i replay. E tornare ai ricordi della domenica, confusi e obnubilati dal tifo, che diventano leggenda durante la settimana.

375026_365594400146553_203888266317168_1082091_1524247212_n.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi

Serie A, esclusivo De Santis: "Gli arbitri di oggi sono un problema. Calciopoli? E' sparito un filmato sui sorteggi"

Radiocalciomercato.it ha intervistato in esclusiva l'ex direttore di gara italiano

calciomercato.it - 02-04-2012

RADIOCALCIOMERCATO.IT ESCLUSIVO DE SANTIS ARBITRI / ROMA - L'ultima giornata di Serie A ha rinverdito le polemiche per le decisioni arbitrali: dal gol-fantasma di Robinho ai quattro rigori di Inter-Genoa. RadioCalciomercato.it, la web radio ufficiale di Calciomercato.it, ha contattato in esclusiva Massimo De Santis, ex fischietto italiano, per una panoramica sui suoi ex colleghi e non solo. "Dopo il 2006 abbiamo avuto campionati squilibrati - ha esordito De Santis -, con una squadra che dominava senza problemi, quindi gli errori arbitrali passavano in secondo piano. Le società hanno vantaggi o svantaggi dai risultati sportivi, quindi siamo tornati ad un momento storico simile al pre-Calciopoli con due società a giocarsi lo Scudetto: siamo tornati ai vecchi attriti e scontri, con polemiche più grandi di quelle del recente passato".

JUVENTUS E MILAN USURPATE - Sulle due potenze di questa stagione, De Santis ha dichiarato: "La Juventus si sente usurpata da titoli che, a mio dire, le sono stati tolti ingiustamente; il Milan vuole vincere perché sta giocando un buon calcio. Dopo la sfida tra rossoneri e bianconeri, con l'episodio clamoroso di Muntari, con Tagliavento che non ha avuto il coraggio di dare un gol che era certo di aver visto, si è presentata la situazione di Catania. Giusto annullare il gol in fuorigioco agli etnei, ma sono stati fischiati fuorigioco incredibili ai rossoneri, come Boateng che era partito dalla propria metà campo: sono stati scelti guardalinee inadeguati".

PROBLEMA GUARDALINEE - De Santis, ai microfoni di RadioCalciomercato.it, lancia strali agli assistenti di gara: "La gestione tecnica degli arbitri è andata diminuendo, perché sono stati promossi molti fischietti dalla Serie C non ancora pronti. Il guardalinee sul gol di Robinho non è riuscito a raggiungere la linea di fondo in tempo, e questo dimostra anche una scarsa condizione atletica. Non abbiamo una ripresa certa che dissipi ogni dubbio: la palla è più dentro che fuori, ma non essendoci certezza assolverei l'operato dell'arbitro, non dell'assistente. E' stata una situazione casuale, ma sono convinto che anche se la palla fosse visibilmente entrata tutta non sarebbe stato nelle condizioni di poter giudicare correttamente. Visti i precedenti errori sul fuorigioco e le posizioni sbagliate assunte durante tutta la partita, possiamo dire che il problema dei guardalinee sia reale oggi".

ERRORI DI GIORNATA - Parentesi per gli episodi più eclatanti del trentesimo turno di Serie A: "Ieri ci sono stati altri errori, come il fuorigioco errato fischiato a Jeda, poi atterrato da Kjaer: sarebbe stato calcio di rigore. Male anche Tagliavento, che non ha fischiato un rigore a Pinzi; Orsato dovrebbe essere il fischietto più in forma, ma ieri sera non ha convinto. I programmi di Nicchi non hanno contribuito ad un miglioramento reale di questi arbitri: c'è qualcosa che non quadra tra Braschi e Nicchi, perché gli arbitri hanno bisogno di aggiornamenti, di essere sentiti tutti i giorni. Sotto l'aspetto tecnico Bergamo e Beretta hanno ben poco da invidiare a questa classe dirigenziale: gli assistenti prima erano molto più preparati".

ARBITRO DI PORTA? - Sull'ipotesi di aggiungere un quinto elemento arbitrale alle partite di Serie A (come in Champions ed Europa League), De Santis ribatte: "Malgrado ci fosse l'arbitro di porta, il Barcellona recrimina per un clamoroso rigore di Abbiati su Sanchez. E' un ausilio in più però, e tutto ciò che può essere in aiuto dell'arbitro ben venga. Ormai ogni domenica vediamo episodi clamorosi, ma l'arbitro di porta andrebbe preparato e responsabilizzato: dovrebbe essere all'altezza dell'arbitro della partita".

VALERI IL CORAGGIOSO - De Santis loda senza mezzi termini la direzione arbitrale di Inter-Genoa: "Oggi si è perso il coraggio di dare rigori quando ci sono: se ce ne sono quattro, bisogna darne quattro, come ieri in Inter-Genoa. Ha ben fatto Valeri, non gli si può dir nulla: oggi gli arbitri che vanno per la loro strada sono inadeguati, ma i nerazzurri hanno poco da recriminare sulla direzione di gara di ieri. Ce ne fossero di altri Valeri in organico".

RISARCIMENTO INTER E CALCIOPOLI- L'ex fischietto ha chiesto un risarcimento all'Inter per 21 milioni di euro per sospetto spionaggio. Il 13 marzo c'e' stato il primo dibattimento: "Abbiamo fatto la prima udienza: il giudice ha dato termine alla mia difesa entro aprile, e all'Inter per le repliche entro giugno, mentre la discussione è stata fissata ad ottobre. La cosa anomala è stata che in quella sede si è detto che l'Inter non sapeva nulla, e che seppur Facchetti avesse eventualmente fatto qualcosa non avrebbe avuto il potere di influire su niente. Gli avvocati dell'Inter hanno detto che, da statuto, tutti i vice presidenti hanno potere di firma, quindi decisionale: mi sembra strano che Facchetti non lo avesse. Pare che in qualche momento Facchetti sia la bandiera dell'Inter, in qualche altro sia quello su cui buttare la croce. A volte mi telefonava, e l'Inter aveva battuto la Juventus solo due volte prima di Calciopoli, e in entrambi i casi arbitravo io: col gioco delle prescrizioni troppo è stato lasciato impunito in questa brutta vicenda". Poi rincara la dose: "E' il momento di fare luce su Calciopoli: c'è qualcosa di sconvolgente sul filmato dei sorteggi, che non riusciamo a trovare e non sappiamo che fine abbia fatto. E' lampante che la pallina dell'arbitro non la estraeva Bergamo ma il giornalista di turno: oggi questo filmato è sparito".

426452_338096322896361_203888266317168_1006675_423413105_n.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi

IL MILAN SI LAMENTA? VUOL DIRE CHE HA PERSO SICUREZZA

Isidoro Trovato - gironalistinelpallone.corriere.it - 2-04-2012

Una premessa: non credo a una sola accusa emersa dalla cosiddetta Calciopoli altrimenti nota come Farsopoli. Quindi non credo alla malafede degli arbitri. Però "Il gol di Muntari spero non sia decisivo" ha ragione a lamentarsi, ha ragione ad attaccare Marotta e la Juve. E’ la strategia migliore.

Perché il signor "Il gol di Muntari spero non sia decisivo" lo sa che se perde questo scudetto la colpa sarà(giustamente) soltanto sua. La società Milan nelle ultime due stagioni gli ha messo a disposizione i seguenti giocatori: Ibrahimovic, Robinho,Cassano, Van Bommel, Boateng, Aquilani, Mexes, Nocerino, Maxi Lopez e qualche altro. Un investimento portentoso che in Italia non ha pari. Un campionato da vincere senza neanche giocare.

Invece il Milan gioca (quasi sempre) male e si aggrappa ai suoi fuoriclasse (e a qualche rigorino) per rimanere in piedi e tenere a distanza una Juventus strabiliante: una squadra, reduce da un umiliante settimo posto, alla quale sono stati aggiunti alcuni buoni giocatori e un solo fuoriclasse (quel Pirlo per il quale bisogna ringraziare lo stesso signor "Il gol di Muntari spero non sia decisivo").

E allora "Il gol di Muntari spero non sia decisivo" pensi a vincerlo questo scudetto, sollevi polveroni rimproverando a tutti (tranne che a lei stesso) di parlare troppo. Perche’ se non dovesse farcela, avra’ realizzato un capolavoro che ha un solo precedente: quello del 5 maggio 2002, firmato Hector Cuper.

64082_185807198200497_100003136541152_294903_627570523_n.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi
Inviato (modificato)

Calcioscommesse: dopo gli arresti

a Bari l'inchiesta segue tre filoni

di MARCO BELLINAZZO dal blog Calcio & business (Il Sole 24 ORE.com 02-04-2012)

"Primo tassello di un'indagine molto articolata". Così il procuratore della

Repubblica di Bari, Antonio Laudati, ha commentato in conferenza stampa gli

sviluppi dell'inchiesta sul Calcioscommesse. Sono tre - ha detto - i filoni

d'indagine su cui si sta concentrando la Procura di Bari, coordinati da

Laudati insieme ai pm Ciro Angelillis e Giuseppe Dentamaro, nati da una

segnalazione sulla partita di Coppa Italia Bari-Livorno del primo dicembre

2010 finita 4-1, in cui si registrò un anomalo flusso di scommesse tra il

primo e il secondo tempo.

Il primo filone riguarda il ruolo di alcuni calciatori, definiti da Laudati

"infedeli". "L'infedeltà di qualcuno - ha commentato Laudati- non inficia però

il sistema del calcio italiano che è sano". Poi c'è un filone relativo alle

infiltrazioni degli scommettitori esteri. Infine il terzo "per noi più

rilevante" ha detto ancora Laudati, è il ruolo della criminalità organizzata

nel sistema scommesse.

"La criminalità organizzata - ha proseguito il procuratore - ha scoperto da

molto tempo il mondo delle scommesse, soprattutto quelle giocate all'estero",

anche per una facilità nel riciclare denaro. "Il nostro filone - ha detto il

procuratore - riguarda solo le partite del Bari e le pressioni e interferenze

sul nostro territorio per quanto riguarda il rapporto tra scommesse e

risultato sportivo. Questo sistema, per quanto riguarda Bari è presente da

tempo. Ricordo i sequestri di agenzie di scommesse a clan locali".

Le indagini si sono basate sui flussi dei traffici telefonici, sugli

accertamenti patrimoniali, sulle registrazioni dei nominativi per le scommesse

che superano certi importi secondo la normativa antiriciclaggio. "Questo è il

motivo per cui molte scommesse - ha concluso Laudati - vengono fatte

all'estero, per aggirare il sistema delle identificazioni".

-------

Calcioscommesse: a Bari in voga il

"protocollo Masiello" a caccia di difensori

di MARCO BELLINAZZO dal blog Calcio & business (Il Sole 24 ORE.com 02-04-2012)

L'ex difensore del Bari, Andrea Masiello, ora all'Atalanta, ha creato un vero

e proprio "protocollo Masiello" attraverso il quale «sfrutta le proprie

conoscenze nel mondo calcistico professionistico e le proprie informazioni

privilegiate per orientare le scommesse del gruppo, per condizionare le

prestazioni calcistiche dei suoi compagni di squadra al cui indirizzo veicola

le proposte illecite mirate ad addomesticare il risultato dei singoli incontri

di calcio promettendo lauti compensi in denaro». Lo scrive il gip Giovanni

Abbattista nel provvedimento cautelare.

Difensori più esposti. "Il prestigio di Masiello - annota il giudice - deriva

direttamente dal campo di calcio, dall'essere egli, terzino destro e anche

capitano del Bari, il beniamino della sua tifoseria, dall'indossare ogni

domenica sul tappeto verde la maglia biancorossa tra stuoli di giornalisti e

fotografi al suo seguito mentre la tivù diffonde in diretta le immagini delle

sue gesta, dal disporre, egli, calciatore professionista di successo, di una

fitta rete di conoscenze all'interno dell'elite del movimento calcistico e

della serie A nazionale da utilizzare all'occorrenza. Del mondo del calcio,

peraltro, Masiello è abile nel cogliere i trucchi ed ottimizzarli in funzione

della causa associativa: il calciatore avversario da avvicinare per manipolare

l'esito delle singole partite deve essere, infatti, sempre un difensore (si

vedano, ad esempio, le vicende relative ad Udinese-Bari e Bari-Bologna),

perchè in grado di condizionare in ogni momento il risultato finale degli

incontri di calcio, magari con un'autorete; le partite che meglio si prestano

alla combine sono, per lo più, quelle di fine stagione, quando l'interesse dei

tifosi, l'impegno dei calciatori ed anche la pressione mediatica sono ormai

allentati".

L'autogol per soldi. Dopo aver negato più volte, durante gli interrogatori,

la combine del derby Bari-Lecce del 15 maggio 2011 (terminato 0-2), Andrea

Masiello ha finito con l'ammettere al pm di aver fatto l'autogol che permise

ai giallorossi di vincere la partita e di restare in A. L'ammissione è

contenuta in una nota inviata da Masiello al pm Ciro Angelillis, pochi giorni

fa: il 28 marzo 2012. La circostanza emerge dagli atti giudiziari alla base

del provvedimento di arresto di Masiello che per la combine avrebbe intascato

50mila euro mentre i suoi amici-scommettitori arrestati, Gianni Carella e

Fabio Giacobbe, avrebbero ricevuto durante in un incontro in un hotel di Lecce

180.000 euro da un faccendiere probabilmente vicino al Lecce che i carabinieri

stanno per identificare.

La confessione. "Voglio aggiungere - scrive l'ex difensore del Bari alla

procura - che, quando il risultato era sullo 0-1, ho sfruttato un'occasione

che mi si è posta per poter cristallizzare definitivamente l'esito di

sconfitta per il Bari e per poter ottenere il pagamento promessomi,

realizzando così l'autogol con cui si è concluso l'incontro". In precedenza

Masiello aveva sempre detto agli inquirenti di aver fatto l'autorete perchè

era turbato per il clima che circondava quell'incontro di calcio,

caratterizzato da una trattativa con emissari leccesi prima e nella consegna

del denaro in albergo di Lecce poi.

-------

Calcioscommesse: la Procura di

Cremona indaga su Lazio, Lecce e Genoa

di MARCO BELLINAZZO dal blog Calcio & business (Il Sole 24 ORE.com 02-04-2012)

Dopo aver raggiunto la quota record di 35 arresti e di oltre 100 indagati,

l'inchiesta di Cremona, che si intreccia strettamente con quella di Bari che

ha visto l'arresto del terzino dell'Atalanta Andrea Masiello (episodi diversi

ma molti indagati in comune) potrebbe arricchirsi, anche se non in tempi

brevissimi, di altri sviluppi. L'attenzione degli agenti della Squadra mobile

della città lombarda e dello Sco (Servizio centrale operativo) da qualche

tempo si concentra anche su due partite della Lazio del campionato 2010-2011:

Lecce-Lazio (finita 2 a 4) e Lazio-Genoa (4 a 2).

A parlarne per la prima volta fu il 'pentito' Carlo Gervasoni, ex Piacenza,

nel suo interrogatorio dopo l'arresto del 27 dicembre scorso. Gervasoni ne ha

riparlato, e sembra ancor più nel dettaglio, il 12 marzo scorso, quando è

nuovamente comparso davanti al procuratore Roberto Di Martino in un

interrogatorio il cui contenuto è stato secretato. Nel frattempo, è giunta

agli inquirenti la rogatoria ungherese con la trascrizione dell'interrogatorio

di Gabro Horvat, calciatore magiaro già arrestato in Ungheria per vicende

simili. È infatti Hrovat a parlare in particolare di Lecce-Lazio come di una

partita combinata. E così gli investigatori, con l'analisi del traffico

telefonico delle persone chiamate in causa, accertamenti bancari e altre

indagini tecniche, sembrano aver trovato delle conferme di massima al racconto

dei protagonisti. Dati che potrebbero portare a una significativa svolta, e

sarebbe la terza, dell'inchiesta.

Sviluppi all'indagine potrebbero giungere anche in seguito al prossimo arrivo

in Italia di altri due presunti componenti del gruppo degli scommettitori

degli 'Zingari' colpiti da ordinanza di custodia cautelare nell'ambito

dell'inchiesta cremonese. Si tratta di Admir Suljic e Dino Lalic, sloveni,

tuttora latitanti.

Modificato da Ghost Dog

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi
Inviato (modificato)

IL CASO MUAMBA E L’ODIO CUPO DI INTERNET

Il bullismo digitale

ai tempi di Twitter

di ALLISON PEARSON (The Daily Telegraph 28-03-2012)

(il Fatto Quotidiano 03-04-2012 - Traduzione di CARLO ANTONIO BISCOTTO)

Quando il 17 marzo Fabrice Muamba cadde a terra svenuto durante una partita di

calcio, sullo stadio calò una cappa di silenzio e di angoscia. Mentre medici e

paramedici si affannavano sul corpo esanime del ventitreenne campione del

Bolton per strapparlo alla morte, in un’altra parte del Paese un giovane ebbe

una reazione di segno opposto. Lo studente di Swansea Liam Stacey andò su

Twitter e scrisse “E vai!!! Fabrice Muamba è morto!”. Quando, sempre sul

social network, gli fu chiesta ragione della sua insensibilità, il ventunenne

studente di Biologia rispose con una raffica di oscenità e di commenti

razzisti. Poi, come fanno spesso i troll di Internet (il “troll” è una persona

che su Internet interagisce con gli altri utenti in modo provocatorio,

irritante, offensivo, ndt), quando vide la mala parata si giustificò dicendo

che quei commenti erano stati postati da un hacker.

Per fortuna è più difficile cancellare una pagina Twitter che ingannare la

propria sporca coscienza e Liam Stacey è stato arrestato. Martedì scorso è

comparso in tribunale, si è dichiarato colpevole ed è stato condannato a 56

giorni di reclusione. Una sentenza alquanto dura per un semplice imbecille.

Debbo ammettere che, avendo passato qualche guaio a causa dei troll che

agiscono in rete, me ne sono rallegrata. Una volta tanto un cretino, un

malvagio era stato privato dello schermo garantito dall’anonimato e tutti

hanno potuto vederlo per come realmente è: tremante e piagnucolante in

tribunale. Niente più “e vai!”, eh Liam?

QUESTO CASO è in qualche modo uno spartiacque. Siamo in presenza, come hanno

detto alcuni, di una reazione eccessiva e di un attacco alla libertà di

parola? Oppure la sentenza del tribunale è il segno che la nostra società ne

ha abbastanza e comincia a imporre qualche regola di umana decenza anche nelle

praterie di Internet dove non esistono né legge né diritto? C’è persino chi

scomoda la famosa frase, attribuita a Voltaire, “disapprovo quello che dici,

ma difenderò sino alla morte il tuo diritto di dirlo”. Non mi unisco alla

schiera dei voltairiani di complemento per aver visto sulla mia pelle che la

cultura del “tutto è permesso online” è il passaporto dei bulli, degli amorali

che terrorizzano i deboli, insultano i forti e dissacrano i morti. Vi racconto

cosa mi è successo. Un paio di settimane fa mi sono occupata di Tony

Nicklinson, l’uomo completamente paralizzato a causa di un ictus, che ha

chiesto alla Corte Suprema di poter porre fine ai suoi giorni. È una questione

delicata e controversa. Si trattasse di una persona che amo, avrei la

tentazione di staccare la spina assumendomene responsabilità e conseguenze.

HO SCRITTO onestamente quello che pensavo e cioè che il diritto di morire non

può essere stabilito dalla legge. Liberi gli altri di non concordare con il

mio punto di vista, naturalmente.

Nei giorni seguenti sono stata sommersa da una valanga di email equamente

divise tra chi concordava con me e chi si diceva in disaccordo. Poi su Twitter

ho trovato un insulto pesante a me come persona e come donna. Ne sono rimasta

sconvolta. Il tizio era un certo Doug Stanhope.

Perché non poteva manifestare il suo dissenso senza darmi della tr**a? Risposi

a Stanhope facendo presente che poteva definirmi disinformata, anche stupida,

ma non tr**a.

Sono poi venuta a sapere che Doug Stanhope è un “comico” americano, il cui

mestiere evidentemente è quello di offendere ed essere sgradevole. Volete un

esempio? Vi accontento subito. Ecco come in un suo numero Doug Stanhope parla

del figlio di Sarah Palin affetto dalle sindrome di Down: “Scaraventa nel

cesso quello spastico ritardato!”. Al confronto il successivo tweet a me

indirizzato aveva il suono di una dichiarazione di Fred Astaire a Ginger

Rogers: “Allison Pearson, sono diventato cristiano solo per pregare che ti

venga un cancro alle ovaie”, mi ha scritto.

Stanhope ha 83.000 followers su Twitter e ho avuto modo di tracciarne una

sorta di identikit: per lo più maschi nordamericani intorno alla ventina o

poco più con nomi quali Bradley, Ryan e Monster. Nemici della grammatica e

della sintassi, nelle foto hanno il volto coperto, portano occhiali da sole

smisurati e sfoggiano una espressione degna di Jack Nicholson in Shining. Non

sto a ripetervi la pioggia di oscenità e volgarità che mi hanno rovesciato

addosso arrivando ad augurarmi di avere un figlio tetraplegico e una morte

lenta e dolorosa.

A volte Twitter è come il bar vicino casa dove fare due chiacchiere e provare

quella sensazione che il poeta Louis MacNeice definì “l’ebrezza alcolica della

varietà delle cose”. Ma poi mi sono imbattuta nei troll che, chiedo scusa a

MacNeice, definirei “l’oscenità di una varietà di mascalzoni ubriachi”.

Liam Stacey evidentemente abita in un universo morale diverso da quello di

Muamba e, virtualmente, si è comportato come chi prende a calci in faccia un

uomo che giace a terra inerme. Io posso difendermi. Ma che ne è di chi è

giovane, fragile, vulnerabile?

LA BBC ha trasmesso di recente un eccellente documentario di Richard Bacon nel

quale si parla di un fenomeno finora poco indagato: il numero crescente di

adolescenti che si suicidano per avere subito una qualche forma di “violenza”

su Internet. A quelli che vengono presi di mira dai troll do un consiglio:

fate finta di niente e aspettate che il pazzo se la prenda con qualcun altro.

“Internet era migliore quando non era frequentato dalla cosiddetta gente

normale”, si è lamentato, con involontaria saggezza, uno dei miei troll.

Naturalmente per migliore, intendeva peggiore. Come il Selvaggio West,

Internet è una nuova, eccitante frontiera che ha bisogno di sceriffi. I troll

debbono pensarci due volte prima di vomitare la loro immondizia.

Eppure, malgrado tutto, credo che Liam Stacey non avrebbe dovuto essere messo

in prigione. Gli avrebbe fatto meglio essere costretto ad andare in ospedale e

vegliare accanto a quel bravo ragazzo di Fabrice Muamba che lottava tra la

vita e la morte.

Modificato da Ghost Dog

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

LA REAZIONE PAROLE FORTI DELL’A.D. DELL’INTER

Paolillo scuote i club

«Siamo assenti»

Se ne parlerà il 20

Società esposte alla responsabilità amministrativa:

si sta studiando un modello di controllo

di MATTEO BREGA & MARCO IARIA (GaSport 03-04-2012)

Un piccolo sussulto dalla Lega di A, di fronte allo tsunami delle scommesse.

In mattinata Ernesto Paolillo, amministratore delegato dell'Inter, aveva

lanciato il suo j'accuse: «Se ne deve parlare di più anche in Lega, che invece

su questo tema è assolutamente assente. Il mio rammarico è che quando è

scoppiato il calcioscommesse, in Lega non si sia parlato di questo argomento.

C'è chi parla di cambiare la responsabilità oggettiva forse perché pensa che

la propria squadra possa essere coinvolta: il grave difetto del calcio è

questo, si discute di cose personali e non di problematiche autentiche». Nel

pomeriggio, al termine della riunione di Lega, Paolillo è passato all'incasso:

coadiuvato dal Novara, ha convinto gli altri club a inserire il tema

nell'ordine del giorno della prossima assemblea del 20 aprile. «Finalmente si

parlerà di scommesse. La responsabilità amministrativa, con la 231, è molto

più importante di quella oggettiva», le parole di Paolillo.

Modello di autodifesa In Lega si sta ragionando su un meccanismo

di autotutela per i club, nei casi in cui uno o più calciatori scommettano o,

peggio, tarocchino una partita. Lo spauracchio è proprio il decreto

legislativo 231 del 2001, che prevede per una serie di reati (la lista si fa

sempre più numerosa) una potenziale sanzione penale anche a carico delle

società: appunto, la responsabilità amministrativa. Come difendersi? Se si

adotta un codice etico, si costituisce un organo di vigilanza interna, si

dimostra insomma che la società fa tutto il possibile per controllare

l'operato dei suoi dipendenti, allora si è al riparo da sanzioni. Attualmente

in Serie A, a parte le società quotate (Juventus, Lazio e Roma), Inter, Milan

e Udinese hanno adottato un simile modello organizzativo. Ma anche il Novara

si è attivato, affidando tra l'altro il monitoraggio delle gare a una società

esterna, per la segnalazione di flussi anomali. L'obiettivo è di implementare

il modello in tutti i club di A, dotati a quel punto di un'arma preziosa che

serva non solo a evitare condanne ma pure a rivalersi su chi tradisce la

fiducia del datore di lavoro.

-------

RICORSO OGGI L’UDIENZA MA LA GIUDICE È MALATA

La Lega si è tirata fuori

dallo scontro Lotito-Figc

di MAURIZIO GALDI & MARCO IARIA (GaSport 03-04-2012)

Claudio Lotito resta solo nella sua battaglia contro la Figc che l'ha sospeso

dalla carica di consigliere federale. Ieri l'assemblea della Lega, con 16 voti

a favore (Cagliari contrario, assenti Lecce e Atalanta, la Lazio è uscita

dalla stanza), ha deciso che oggi, davanti al Tribunale civile di Roma, si

costituirà solo in qualità di «convenuta». Ascoltato il parere dell'avvocato

Stincardini, è stata approvata una memoria in cui non si traggono conclusioni

e si ribadisce la volontà di non violare la clausola compromissoria. Nessuno

scontro frontale con Federazione e Coni, grazie alla diplomazia di Inter, Roma

e Siena: dagli ambienti romani filtra soddisfazione. Tra l'altro, è passato il

testo più soft, per di più emendato: a esempio, il termine «aderisce» alla

tesi del ricorrente è stato sostituito con un più neutro «ritiene che».

In astratto La Lega non mancherà di sottolineare che, in linea di principio,

le argomentazioni di Lotito restano condivisibili ricordando le precedenti

deliberazioni (come la richiesta di modifica dell'articolo 22 bis delle Noif)

e il parere della Corte di giustizia. Qualche giurista sostiene che una simile

posizione potrebbe comunque portare al deferimento dei club firmatari. Il

precedente è il lodo Dondarini. La sezione Aia di Finale Emilia è stata

commissariata per aver nominato presidente l'ex arbitro condannato per

Calciopoli. Il motivo? Il mancato rispetto delle sentenze penali. L'udienza è

fissata per oggi ma la giudice è malata e potrebbe essere nominato un

sostituto.

-------

IlCommento

SERVE LA RADIAZIONE

Calcioscommesse

la radiazione

è l’unica strada

Il rischio penale è limitato, resta l’arma della squalifica a vita

di RUGGIERO PALOMBO (GaSport 03-04-2012)

È un salto di qualità. Ma in peggio. La nuova puntata del calcioscommesse

arriva questa volta dalla Procura di Bari e ci dice che non si tratta più

soltanto di calciatori infedeli che taroccano di qui e di là per aggiungere ai

loro magri o grassi stipendi ulteriori entrate. Il procuratore capo Antonio

Laudati è sicuro, dimezzo c’è finita anche qualche società, per giunta di

serie A. Una la indica esplicitamente, il Lecce d’un Bari-Lecce 0-2 penultima

giornata dello scorso campionato, partita sulla quale non si sarebbe nemmeno

scommesso. Premeva il risultato che avrebbe garantito la aritmetica salvezza

dei salentini. Pagata 300mila euro, secondo quanto affermano gli inquirenti.

Calcolando che il Lecce non sarebbe la sola società in così imbarazzante

situazione, questo Laudati non lo dice ma lo lascia intendere, si evince che i

campionati che ci siamo lasciati alle spalle erano parzialmente farlocchi (più

in basso che in alto, per fortuna) e, sulla base delle decisioni che la

giustizia sportiva assumerà, che quelli in arrivo saranno giocoforza

terremotati da queste miserevoli vicende. Non più responsabilità oggettiva, ma

responsabilità diretta. Per il nostro malandato calcio è una brutta botta. Che

la «tolleranza zero» una volta tanto tempestivamente affermata ieri da Abete e

Beretta, con tanto di storica decisione della Lega di Milano di trattare

l’argomento (senza fretta, però, il 20 aprile. . . ), rende appena meno

intollerabile. Ha ragione Platini, quando dall’Uefa fa sapere che su scommesse

e tarocchi la giustizia sportiva possiede una sola merce di scambio, la

radiazione. E’ questo e soltanto questo il linguaggio che personaggi come

l’attuale detenuto Andrea Masiello possono comprendere. In campo penale, si sa,

questi sono reati che fanno notizia ma comportano un rischio sanzionatorio

relativamente limitato. L’unica strada per tirarsi fuori da questa palude è

quella di insistere col formidabile deterrente «sportivo» della squalifica a

vita, sanzione peraltro già adottata in certa misura nelle sentenze 2011. E su

quanti intendono collaborare, e così facendo avvalersi di riduzioni della pena,

sarà bene d’ora in avanti distinguere bene tra chi lo fa per davvero e chi lo

fa solo per finta. Come, a quanto sembra, è già avvenuto.

Ieri Bari, per quella che è stata definita «prima tranche» di un lavoro assai

più lungo e articolato. Tre arresti, una trentina di indagati tra i quali

diversi calciatori dell’attuale serie A, questa miniretata, purtroppo, non

sembra avere a che fare con la recente «profezia» del capo della Polizia

Manganelli, che molto probabilmente nel preannunciare misure cautelari a gogò

si riferiva più all’inchiesta della Procura di Cremona che a quelle di Bari e

di Napoli.

Siamo ancora, dopo un anno dalle prime avvisaglie, ai capitoli iniziali della

storiaccia, insomma. Con la solita necessità propria dello sport e del calcio

in particolare: il 25 e 26 agosto deve cominciare la nuova serie A. Già, ma

quale?

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

LA COMMEDIA DEL FANGO

di MAURIZIO CROSETTI (la Repubblica 03-04-2012)

TRA l’abbagliante bellezza di Barcellona-Milan, stasera al Camp Nou, e il

putrido fango delle scommesse, il calcio italiano si scopre sempre al bivio,

scisso e disorientato, a due passi dal sogno e a un millimetro dal precipizio.

Non si fa in tempo ad aspettare i diamanti di Messi e Ibra, ed ecco che un

Masiello qualsiasi confessa di avere segnato un autogol per soldi. Lui, che

giocava nel Bari, l’anno scorso si vendette il derby contro il Lecce (e adesso

è in carcere proprio a Bari, auguri).

Mai un giocatore di pallone era arrivato ad ammettere una cosa del genere. E

nella ripetizione seriale di quel filmato – Masiello che goffamente finge di

inciampare, infilando la propria porta – c’è tutto il comico e il tragico di

una vicenda infinita. Le autoreti sono buffe e ridicole sempre (si pensi a

quelle storiche del cagliaritano Comunardo Niccolai, quando il calcio era

povero ma non si prostituiva), ma questa è addirittura un paradigma: dentro si

scorgono l’avidità e la scemenza, l’impunità (finché dura) e la protervia.

Come se l’autore del gesto si sentisse protetto dagli dei, immune da qualsiasi

accusa nei secoli dei secoli. Invece, come un furto di galline, il marcio è

venuto fuori, e la confessione di Masiello con i 300mila euro ancora in bocca

spalanca uno scenario inedito.

Perché nel Totonero preistorico si scommetteva a perdere, si accomodavano

risultati con la complicità di un fruttivendolo o di un oste. Adesso si tratta

di intrighi internazionali, si aggiustano i punteggi e non solo i risultati,

conta il numero dei gol segnati, pazienza se ci va di mezzo anche la

discutibile sacralità di un derby. Pare che gli ultrà del Bari, a salvezza

ottenuta, abbiano minacciato i loro giocatori di perdere apposta, per

intascare i soldi della scommesse contro la squadra del cuore. Il sottoscala

dell’inferno dev’essere così, triste e buffo insieme. L’unica cosa certa,

adesso, è che lo scorso campionato è stato finto, almeno per quanto riguarda

la retrocessione. La Sampdoria, tanto per dire, finì in B invece del Lecce:

cosa deciderà la giustizia sportiva? Si parla tanto di campionati falsati dai

gol fantasma, ma i giocatori delinquenti e scommettitori non sono mica spettri,

esistono davvero e truccano assai più di una pur deprecabile svista del

guardalinee.

Stasera, a Barcellona, sarebbe bello dimenticare tutto questo almeno per 90

minuti (e magari oltre, fino ai supplementari, se il Milan sarà tanto bravo da

arrivarci). Ma non si possono chiudere le fogne quando si guarda il cielo: la

puzza arriva lo stesso.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

SE IL CAMPIONE PERDE LA FACCIA

SE ANCHE SUL DERBY VENIAMO TRADITI

L'INCUBO PEGGIORE DI OGNI TIFOSO

Il calciatore che si presta a un simile gesto ha ingannato il bambino che è in lui

di DONATO CARRISI (CorSera 03-04-2012)

Durante Bari-Lecce del 15 maggio del 2011, un calciatore ha commesso un

abominio sportivo nel proprio stadio, di fronte al pubblico di casa, o meglio:

davanti a chi gli voleva bene. Perché il tifoso ha mille difetti, ma impara ad

amare fin da piccolo. In fondo, la squadra del cuore è come la mamma: non la

puoi cambiare.

Bari-Lecce non è solo un derby, perché la Puglia è due regioni fuse in una.

Due popoli, con accenti diversissimi che si declinano nel territorio in

maniera precisa. Io sono nato esattamente sul confine. A Martina Franca, che

affonda le radici in terra d'Otranto. E in più da padre salentino e madre

figlia delle Murge. Perciò quel derby l'ho visto consumarsi in casa mia ogni

giorno: a prescindere dalla passione calcistica, si ripeteva nel modo di

educarmi, perfino in quello di volermi bene. Due culture, modi diversi di

sentire le cose con il cuore, due anime. A volte prevaleva l'una, a volte era

l'altra ad avere il sopravvento. I pochi lati del mio carattere veramente

autentici sono il frutto sofferto di un pareggio fra i miei genitori. Per

questo per me quella partita non può essere derubricata a mero scontro

sportivo.

L'autogol è la peggior infamia per un calciatore. È un rimorso destinato a

inseguirti per il resto della vita, perfino quando appendi le scarpette al

chiodo e indossi l'esistenza borghese che ti è stata predetta quando hai

cominciato a prendere a calci un pallone. Quello no, non puoi celarlo nel

ritrovato anonimato. È l'ombra nel sorriso del tifoso che ti riconosce al

ristorante o mentre fai benzina, perché la memoria sportiva è granitica più di

quella storica, perché è scritta coi sentimenti. E col cuore non si scherza.

Il ricordo di quel gesto suicida viene a scovarti di notte, sotto forma di

incubo cosciente, e non ti fa dormire al pensiero che un domani tuo figlio

potrà chiedertene ragione dopo averlo appreso dal figlio di qualcuno che, in

fondo, non l'ha mandata giù e non ha resistito al gusto di una piccola

rivincita. E non conta quanto tu sia stato bravo, quanto abbia vinto in

carriera: un autogol è una macchiolina indelebile sulla maglia. Per quanto

piccola, sai che c'è e che non se ne andrà, perché non hai il potere di

riportare indietro il tempo. E se pure ce l'avessi, non rivorresti la tua

gioventù, ma solo quel momento. Per frenare il piede un attimo prima

dell'impatto fatale, per non dover vedere le facce dei tuoi compagni che con

uno sguardo ti escludono immediatamente dal gruppo. Anche se poco dopo ti

perdoneranno, in quel momento, nel gioco di squadra per eccellenza, tu sei

solo. E quella solitudine, una volta provata, non la dimenticherai mai più.

Tutto per aver segnato nella porta sbagliata.

Ma c'è di peggio. Perché un autogol nel derby non è soltanto un tradimento, è

un atto incestuoso.

E non c'è bisogno di amare il calcio per comprendere che tutto questo ha

relativamente a che fare con lo sport. Perché quella calcistica è l'unica

educazione che ci portiamo appresso fin da piccoli. Se il nostro campione

tradisce i colori della maglia, sarà quello l'esempio che conserveremo per il

resto della vita. È attraverso la squadra del cuore che avviene l'imprinting

emotivo di certi valori. In fondo, la prima idea di giustizia o ingiustizia

l'apprendiamo da un calcio di rigore.

L'autogol a pagamento è lo stupro di certe virtù. Il calciatore che si presta

a un simile inganno ha tradito non solo ogni piccolo tifoso, ma soprattutto il

bambino che è in lui. Lo stesso che, in un tempo non troppo lontano, tirando

calci a una palla sognava di giocare un derby in serie A.

-------

BASTA INDULGENZA

PENE PIÙ SEVERE

Così l'Uefa può isolare i mascalzoni

di DANIELE DALLERA (CorSera 03-04-2012)

Non scommettere. Mai e poi mai. Lo dice (chiaro) la legge sportiva.

Altrimenti il calciatore cade nel peccato e rischia sanzioni e

squalifiche varie. La legge sportiva impone che il calciatore non

scommetta. Mai e poi mai. Altrimenti cade nel peccato e rischia

sanzioni e squalifiche varie. È il minimo, uno pensa. La storia, i

fatti lontani e recenti, gli arresti all'alba dimostrano, ahinoi, che

il calciatore è disposto a rovinarsi la carriera, presente e futuro,

non solo scommettendo che è un piacere, ma falsificando anche partite

e risultati. Così ingordo e immaturo, guadagna ancor di più. Procure

di tutta Italia, da Cremona a Bari, passando per Napoli (ma queste tre

sono solo le più vivaci) stanno dimostrando l'eterno viziaccio del

calciatore. Fa bene Michel Platini a chiedere la radiazione di chi

sporcando la coscienza e le mani, truffa gli sportivi, quelli che ci

credono per fortuna ancora, quelli che si recano allo stadio superando

ostacoli di ogni tipo, quelli che vanno in trasferta, quelli che

impoveriscono le loro tasche abbonandosi alla pay tv, quelli che

quando perde l'Inter o il Milan dicono che in fondo è una partita di

calcio ma poi tornano a casa e picchiano i figli, oh yes (canta quel

genio di Enzo Jannacci). Platini dovrebbe andare oltre le minacce e le

proposte di radiazione. Per esempio lanciando un'opera di prevenzione

antiscommesse che metta in grave crisi chi ha la puntata facile,

isolando il mascalzone, colpendolo appena si muove: il grande capo

dell'Uefa si attivi e spinga per mettere a disposizione delle varie

federazioni maggiori mezzi, economici e d'indagine, non si limiti a

stipulare accordi internazionali con le polizie europee, troppe volte

scritti sulla sabbia. Tanti convegni si sono fatti in tal senso, ma la

scommessa va in gol troppo facilmente. E senza cadere nel bigottismo,

chissà forse è venuto il caso di impedire quei milionari contratti di

sponsorizzazione a squadre e campioni che mettono a disposizione

magliette e facce per promuovere il gioco online, dal poker alla

teresina passando per la roulette.

-------

Assemblea I presidenti di A hanno convocato Albertini per capire il significato del raduno azzurro del 23 e 24 aprile

La Lega si fa pregare,

ma dice sì allo stage

di FABIO MONTI (CorSera 03-04-2012)

MILANO — Il raduno dei nazionali, richiesto da Prandelli già a novembre, si

farà. La data fissata: lunedì 23 e martedì 24 aprile. Si sarebbe potuto

arrivare ad analoga conclusione già due mesi fa, ma i presidenti hanno voluto

far cadere il sì dall'alto. Prima hanno pronunciato un no indignato; poi hanno

atteso l'intervento di Abete e Petrucci; infine (ieri) hanno chiamato il

vice-presidente della Figc, Demetrio Albertini, responsabile del club Italia,

perché illustrasse in assemblea il senso di questo stage, che non rappresenta

un'iniziativa venusiana, ma un semplice raduno di azzurri in vista

dell'Europeo (8 giugno-1 luglio). Come si facevano già ai tempi di Sacchi (e

persino di Vicini), quando i rapporti tra Figc e Lega erano di normale

dialettica. La convocazione di Albertini alla fine è diventata un modo per

rendere complicate le cose più semplici oppure per avere la garanzie che, in

caso di forfeit di qualche giocatore, non ci saranno sanzioni (mano libera ai

club), come sarebbe previsto dai regolamenti. Ovviamente allo stage non

andranno i rossoneri se il Milan stasera riuscirà ad eliminare il Barcellona

(il 24 e 25 aprile ci sono le semifinali di ritorno di Champions League).

Si è molto parlato in assemblea della posizione di Lotito, già condannato (in

primo grado) dal tribunale di Napoli per frode sportiva (Calciopoli) e in

secondo grado dal tribunale di Milano per aggiotaggio. Oggi il tribunale

civile di Roma è chiamato a pronunciarsi sul ricorso d'urgenza presentato dal

presidente della Lazio contro la Federcalcio, che lo ha dichiarato sospeso

dalla carica di consigliere federale, come previsto dalle norme. Gli avvocati

della Lega ci andranno, ma da «convenuti». Lo stesso Lotito aveva chiesto che

si presentassero con un documento di adesione totale al suo ricorso, nel quale

chiede anche che sia impedito all'assemblea di Lega di nominare un consigliere

federale «a termine» al suo posto. Una nomina che si sarebbe già dovuta fare,

ma che è stata rinviata sine die per non dispiacere al dirigente che detta la

linea politica della Lega, stante la posizione di Beretta, presidente

dimissionario. Il documento era già stato scritto, in due differenti versioni

non molto dissimili, ma è stato respinto dalla maggioranza dei presidenti, che

si sono opposti alla decisione di Lotito di violare la clausola

compromissoria. Unica concessione fatta dalla Lega a Lotito è una memoria

nella quale si conferma che l'assemblea dei presidenti di A aveva chiesto alla

Figc di modificare l'art. 22 bis della Noif, che prevedeva la sospensione

anche dalle cariche di società di chi è stato condannato per frode sportiva.

Modifica che è già stata approvata dal Consiglio federale. Lo Statuto federale

(art. 9, comma 8) dice: «Le Leghe adottano tutte le misure di carattere

generale o particolare atte ad assicurare l'esecuzione degli obblighi

derivanti dal presente Statuto ovvero determinati dagli atti della Figc. Esse

si astengono da qualsiasi atto o fatto contrario al principio di leale

cooperazione con la Figc e le altre Leghe o associazioni». Il ricorso al

tribunale di Roma, senza autorizzazione preventiva da parte degli organi

competenti, configura la violazione della clausola compromissoria e questo può

portare a sanzioni anche pesanti che riguardano il club (in ipotesi: tre punti

di penalizzazione in classifica alla Lazio). D'altronde la Lega di serie A è

in perenne violazione delle norme e delle regole e soltanto la linea morbida

adottata dalla Figc le ha consentito fin qui di evitare il commissariamento.

Su sollecitazione dell'a.d. dell'Inter, Ernesto Paolillo, anche la Lega si è

accorta che esiste un problema gravissimo legato alle scommesse.

Nell'assemblea del 20 aprile verrà messo a punto un sistema di controllo sui

flussi di scommesse sulle partite del campionato di A sul modello di quanto

sta facendo da tempo la Lega Pro. Perché al di là della tolleranza zero, è

evidente che occorre prevenire, prima di finire nei guai per la responsabilità

oggettiva, che resta il cardine dell'ordinamento sportivo.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

L’ANTIDOTO DEI PLAY-OFF

AI TRADITORI DEL PALLONE

di MASSIMO GRAMELLINI (LA STAMPA 03-04-2012)

Dunque sarebbe andata così. Gli ultrà del Bari si accorgono che i giocatori,

praticamente retrocessi, vendono le partite. Ma anziché redarguirli o

denunciarli si mettono in affari con loro. Scommettono contro la propria

squadra del cuore.

E per farlo non scelgono una partita qualsiasi. Scelgono il derby col Lecce.

Provo a immaginarmi mentre scommetto contro il Toro in un derby e al solo

pensiero vengo sopraffatto da brividi di sgomento per un simile atto contro

natura. E questi sarebbero dei tifosi? I tifosi del Bari, quelli veri, entrano

allo stadio ignari. Par di vederli prendere posto sui gradini con i figli

appesi a bandieroni più grandi di loro. «Papà, oggi vinciamo, vero? ». E in

quella domanda risuona ancora una fiducia totale nell’andamento lineare del

mondo. Comincia la partita e le cose per il Bari si mettono male: il Lecce

segna un gol. Ma si può sempre rimontare, niente è più bello di un derby vinto

in rimonta. Poi il leccese Jeda spara un cross innocuo in mezzo all’area

barese e il difensore Andrea Masiello si avventa sul pallone a gambe

sguainate. Col primo piede lo manca, ma lo colpisce col secondo. E come lo

spigolo di un flipper lo sospinge in fondo alla rete.

Un autogol talmente sguaiato da sembrare sincero persino ai telecronisti più

sgamati. Masiello perfeziona l’inganno con gesti da attore consumato: prima si

butta all’indietro e poi si siede per terra, la testa reclinata sulle

ginocchia. È una réclame della disperazione. Penso al bambino col bandierone

sugli spalti, alle sue lacrime irrefrenabili, perché tutti i maschi da piccoli

hanno pianto una volta alla fine di un derby perduto e per molti di loro - di

noi - è stato il primo appuntamento con la durezza della vita e dei suoi

verdetti spesso incomprensibili.

In questo caso il verdetto è truccato. Il difensore infame ha preso

duecentotrentamila euro per «cristallizzare» il risultato, come egli stesso

ammette con linguaggio assurdamente forbito nella confessione controfirmata

davanti agli inquirenti. Duecentotrentamila euro per far piangere tanti

bambini e far guadagnare tanti soldi agli ultrà e ai compagni di squadra

coinvolti nella truffa. E pare che non finisca qui. Grazie alla vittoria

«cristallizzata» da Masiello, il Lecce infatti è salvo con una giornata di

anticipo e alcuni suoi giocatori possono tranquillamente vendersi l’ultima di

campionato contro la Lazio. Questa, almeno, la convinzione della magistratura.

Sta di fatto che il giorno dopo l’allenatore del Lecce straccia il contratto e

se ne va senza dare spiegazioni. Le scommesse nel calcio sono come il doping

nel ciclismo: molti le praticano, tutti lo sanno, nessuno ne parla. Lo

chiamano «quieto vivere», ma il suo nome vero è «omertà».

A questo punto dovrebbe partire il pistolotto moralista contro il pallone,

specchio e metafora di una società avida e sregolata: Masiello come i broker

di Wall Street. Il quadro è disperante, perché a vario titolo coinvolge tutti

gli attori (è il caso di dirlo): giocatori, allenatori, dirigenti e ultrà. Un

sistema di professionisti cinici che campa sulle spalle di alcuni milioni di

creduloni che continuano a pagare il biglietto o l’abbonamento televisivo per

nutrirsi di emozioni sempre più edulcorate. Ma in attesa dell’illuminazione

collettiva che cambierà la natura umana - o semplicemente dell’esplosione di

questo giocattolo gonfiato da troppi soldi, partite, interessi - mi permetto

di proporre una soluzione che ai ladri toglierebbe, se non la voglia, almeno

l’occasione per rubare. I playoff.

Un campionato a sedici squadre che finisca a Pasqua e poi lasci il posto a

due tornei a eliminazione diretta: fra le prime otto per lo scudetto e fra le

ultime otto per la salvezza. Così tutte le sfide di primavera diventerebbero

decisive e sarebbe molto difficile architettare giochi sporchi. La condizione

ideale per la truffa è che una delle due squadre, come il Bari di Masiello in

quel derby, non abbia più stimoli sportivi. Solo i playoff garantiscono la par

condicio. La garantiscono prima, quando le partite contano poco. E dopo,

quando contano troppo, ma sempre per entrambi. Certo, che pena. Mi torna alla

mente l’ultima intervista a Giorgio Bocca in casa sua. Dopo averlo sentito

enumerare per due ore le nefandezze del mondo, gli chiesi: ma secondo te

esiste ancora qualcosa di pulito in cui credere? Gli occhi di Bocca si

illuminarono: «Oh sì! Un bicchiere di vino rosso e una bella partita in tv».

Come tutti i vecchi, era tornato bambino. Non ebbi il coraggio di rovinargli

l’incanto, suggerendogli di circoscrivere i suoi sogni di purezza al vino.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi
Inviato (modificato)

Il pallone di Luciano

Differenze con Calciopoli?

Qui girano i quattrini...

di LUCIANO MOGGI (Libero 03-04-2012)

Masiello arrestato e il mondo del calcio è ancora in subbuglio. Speriamo che

questa volta finisca diversamente rispetto a Calciopoli, quando a pagare sono

stato principalmente io e la Juve che avevo costruito. Una netta differenza

con “farsopoli” però c’è già. La sentenza di Napoli ha detto che non ci sono

prove e non girarono mai soldi. Qui invece tutto l’affaire delle scommesse è

basato sul passaggio di grosse somme di denaro. Masiello ha confessato e

dunque possiamo dire che questa (e non l’inchiesta del 2006) è una brutta

tegola sul già traballante mondo del pallone.

Ma torniamo al calcio giocato. Effettivamente da un navigatore di lungo corso

come Galliani ci saremmo attesi una vigilia meno nervosa. Volendo anche

concedere le attenuanti del caso, per la rabbia seguita al torto (così

ritenuto) per un gol non gol, chiarito poco o niente dalla vivisezione dei

fotogrammi, non è con uno stato di tensione portato allo spasimo che si crea

il clima adatto adunapartita col Barça, crocevia della stagione di Champions.

Dentro o fuori stasera, giocando al Camp Nou non si può pensare che sia il

Milan a partire favorito, e anche il risultato cautamente favorevole

dell’andata non si presta ad illusioni. È vero comunque che al Milan

basterebbe un pareggio con gol per superare il turno.

Per farsi tornare il sorriso in campionato Āllegri si era aggrappato

all’animoso Napoli, ma la truppa fin troppo lodata di Lavezzi & C. si è

sciolta come neve al sole, partenopei senza anima, strapazzati da una Juve

cinica e incisiva, una superiorità totale che non ha lasciato scampo. E le

parole di Conte saranno suonate sicuramente ironiche al Milan, «abbiamo messo

un puntello decisivo al secondo posto». Quasi un’irrisione, perché il puntello

è naturalmente per la lotta al titolo. Il vantaggio milanista si è ridotto a

due punti, e la Juve sembra avere una condizione fisica e mentale superiore,

al punto che i rossoneri dovrebbero proporsi di ritrovare in fretta la forza e

l’autostima in parte smarrite, magari conquistando la qualificazione. Non ci

meraviglieremmo di una prestazione del Milan che con Ibra sorprendesse prima

di tutti il Barcellona. Si può tentare partendo da presupposti ineliminabili:

grande attenzione, determinazione e lucidità, quella che forse manca in

questomomento al management. Basta quindi col caricare sui punti che

mancherebbero ai rossoneri in campionato per effetto di errori arbitrali,

almeno 5 ma anzi di più, forse 7 e forse 9, come se il Milan fosse stato

vittima di un gigantesco surplus di disattenzioni. Anche le lamentele

dovrebbero avere un limite, ma il gioco sembra quello a chi le spara più

grosse. Un esempio? C’è anche l’Inter che si lamenta. Dice che le mancano

punti per errori degli arbitri. È il lamento di Paolillo, non nuovo a queste

esternazioni. Meglio farebbe ad indagare sui motivi di una stagione fallita, e

a capire che le colpe discendono solo dall’alto, per il momento l’idea del

giovanotto Stramaccioni alla guida dell’ex grande armata è servita a dirottare

altrove i discorsi interisti, è tornata la vittoria, ma di striscio.

La gara al Camp Nou non decide solo la Champions per il Milan, può riflettersi

anche sul campionato. Così come il Napoli che è sembrato bloccarsi dopo

l’eliminazione in Europa, potrebbe accadere anche alMilan, sebbene più

abituato a questi scenari. Può avere ragione De Laurentiis, «La Juve ha

surclassato il Napoli perché nulla ha speso quest’anno per la Champions», e la

considerazione può valere in prospettiva anche per il duello finale

Milan-Juve. Per ciò che riguarda il Napoli sarà però il caso di aggiungere,

mutuando un detto napoletano, che ognuno dovrebbe misurarsi la palla, De

Laurentiis doveva sapere che la squadra non aveva forze sufficienti per

battersi su tutti i fronti, e se ha già fatto molto andando in finale di Coppa

Italia, deve stare attento a non fallire l’obiettivo del terzo posto, per il

quale le contendenti hanno fatto i gamberi. Il rallentamento ha avvicinato la

Roma, che ha maramaldeggiato sul Novara ed è ad un punto da Napoli e Udinese e

a 4 dalla Lazio: è tornata in pista. La Lazio è stata fatta fuori dal Parma ma

anche dai suoi equivoci interni, e sabato prossimo c’è lo spareggio col

Napoli. Come l’Udinese, che battuta a Siena ha perso la strada della vittoria.

Quello che non ti aspetti: Mutti trova il primo successo in trasferta per il

Palermo sul Bologna, così i rosanero ottengono la prima vittoria fuori casa e

si portano al nono posto. Senza fine il dramma della Fiorentina, quart’ultima

e buon per i viola che il Lecce non sia riuscito a vincere. Lentissima la

marcia dei salentini, che ospiteranno sabato la Roma, ultima spiaggia per

Cosmi. È tornato a vincere il Cagliari, salvezza assicurata.

Modificato da Ghost Dog

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

il commento

VENDERE UN DERBY È OLTRE OGNI MALE

di GIUSEPPE DE BELLIS (il Giornale 03-04-2012)

Adesso c’è di più della vergogna di vendersi una partita. Fare autogol per

soldi in un derby significa essere al di là anche del male. Siamo oltre le

peggiori intenzioni. Perché c’è solo una cosa che supera i valori dello sport

ed è il valore della rivalità: perdere apposta la partita col peggior

avversario dei tuoi tifosi e della tua città significa insultare due volte la

gente. S’era capito che il Bari dello scorso anno fosse la squadra dei venduti,

ma qui c’è ancora di più. Dicono i magistrati che nell’ultima parte del

campionato gli ultrà baresi abbiano chiesto ai giocatori di perdere delle

partite per guadagnare denaro.

Potevano fallire di proposito tutte le sfide, tranne quella col Lecce. Ecco,

siamo al paradosso dei paradossi: il giocatore Andrea Masiello diventa peggio

di chi minaccia, peggio di chi mena. Segna volutamente nella sua porta per

essere sicuro di uscire sconfitto anche in quella partita. Anzi, soprattutto

in quella partita. Il bello è che tre giorni prima aveva parlato con i

giornali e le tv: «Se le perdiamo tutte fino alla fine del campionato, ma

vinciamo il derby col Lecce, ci metto la firma».

Questo è troppo, davvero. È questo l’oltre di cui si parla. C’è un limite

anche alla schifezza e quest’ultimo pezzo di verità sul calcioscommesse lo

supera. Non c’è un solo tifoso normale, non del Bari, ma di qualunque squadra,

che non si indigni al quadrato per una storia così. È la fine dell’ultima

illusione. Si può perdere, nel pallone. Si può retrocedere. Abbiamo visto che

si può anche scommettere vigliaccamente sulle proprie partite. Assuefatti come

siamo alla cattiveria umana, abbiamo persino accettato l’idea che questo possa

accadere. Ma di fronte a un autogol volontario nell’unica partita che devi

giocare fino alla morte per statuto e per dignità, torna la rabbia collettiva.

Vendersi un derby è come vendersi la mamma. Masiello non è uno che ha

sbagliato e basta. Non più, mai più. Per nessuno.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

la storia di MASSIMO M. VERONESE (il Giornale 03-04-2012)

CALCIO E GUERRA Smascherato dagli 007

Arrestato il Buffon palestinese

Israele: «È solo un terrorista»

Il portiere della nazionale olimpica accusato di aver partecipato

a un attacco di Hamas contro l’esercito. Ma c’è chi ha fatto di peggio

Non hanno ancora uno Stato però hanno una Nazionale. Verde, orgogliosa, quasi

sempre perdente. E che si è messa come tutte in fila,un po’ per caso e un po’

per desiderio, per un biglietto di viaggio mondiale, Brasile 2014: ha superato

il primo turno battendo un’altra combriccola di disperati come l’Afghanistan,

fino all’anno scorso giocava tutte le partite in campo neutro, la prima in

casa, contro la Thailandia a Ramallah, l’ha persa ai rigori. Non andranno da

nessuna parte ma va bene lo stesso. Una nazionale per chi non è nazione, ma un

miracolo diplomatico, è comunque una vittoria, patriottismo senza patria. Omar

Abu Rois ha 23 anni, un fisico da ballerino e lo sguardo diffidente. È un

campione di calcio, il migliore tra i pali, ma il suo sport preferito è

sparare sui soldati. Estremo difensore, si direbbe nei vocabolari pallonari,

ma è di un attacco che i servizi segreti israeliani lo accusano, un attacco

contro un’unità militare, ad al-Amari, 20 gennaio scorso, tanto fuoco, nessuna

vittima. La squadra di cui faceva parte, una cellula terroristica, aveva in

programma altre partite da chiudere, conti da saldare, contro obiettivi

israeliani in Cisgiordania. Per i servizi segreti che lo hanno arrestato è uno

di Hamas, il nemico dei nemici, a fargli compagnia dietro le sbarre sono

dodici compagni del campo profughi di al-Amari, Ramallah, Cisgiordania,

compreso Munzar Abbas, ufficiale dell’Intelligence generale dell’Anp,

responsabile della sicurezza nella Mezzaluna Rossa, con la fama, dicono, di

trafficante d’armi. Lui, il portiere, Salih Baral, guardiano negli uffici

della Mezzaluna Rossa, erano armati di Kalashnikov. Pronti a tutto.

Il calcio può far evadere dalla vita ma non evitarla con un dribbling. Il

terrore può quasi mettere insieme una squadra. Da paura. Della nazionale, ma

saudita, faceva parte Sulaiman al-Hudaiti, quando giocava nel Jeddah, quando

si dice l’ironia delle parole, era capocannoniere del campionato. La polizia

degli sceicchi lo ha arrestato perchè guerrigliero della jihad. Dichiarato. E

pronto a immolarsi alla causa della guerra santa contro l'Occidente. Ai

gendarmi, come fa qualunque calciatore pizzicato in fallo dall’arbitro, ha

chiesto per quale motivo avrebbe dovuto essere punito. Non ho fatto nulla di

male, arbitro, al massimo è un fallo di reazione, non sono io quello che ha

cominciato. Perdona loro perchè non sanno quello che fanno.

E tre calciatori dell’Al Rashid, quando sui cieli della patria scoccò l’ora

del destino, abbandonarono i compagni di squadra per unirsi ai mujaheddin che

si battevano in terra irachena. Majid Al Sawat, fu catturato mentre stava per

lanciarsi in una missione suicida a Bagdad.

Il più famoso di tutti però è Nizar Trabelsi, tunisino del Fortuna

Duesseldorf, convertito all'Islam radicale, indottrinato in Afghanistan,

indifferente all’integrazione, lui che viveva in un altro mondo, ricco, amato

e famoso. In manette pure lui, beccato in un appartamento di Bruxelles due

giorni dopo l' 11 settembre con i piani sul tavolo di un attacco ancora

peggiore di quello di New York se invece che un dilettante fosse stato un

professionista. Voleva colpire la base atomica di Kleine Brogel che, nel nord

est del Paese, custodisce una dozzina di ogive nucleari con gli stessi

esplosivi combinati usati contro gli americani a Nairobi e Dar es Salaam. Di

Osama diceva: «Lo amo molto, come un padre». Le istruzioni per costruire

l’ordigno gliele aveva date lui. Le colpe dei padri sono a volte le stesse dei

figli. Pensare che anni fa i calciatori finivano in galera per motivi opposti.

Saeed Al-Owairan, il Maradona del deserto, a Usa 94 segnò lo stesso gol che

Diego infilò all’Inghilterra e fu coperto d’oro da re Fahd. Gli piacevano le

donne però persino durante il Ramadan. L’aria del deserto cambiò. Tre anni di

prigione per aver infranto la sharia. Gli piaceva vivere. Praticamente uno di

noi.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

CorSera - Milano 03-04-2012

aauRZuN7.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

la storia di MASSIMO M. VERONESE (il Giornale 03-04-2012)

CALCIO E GUERRA Smascherato dagli 007

Arrestato il Buffon palestinese

Israele: «È solo un terrorista»

Il portiere della nazionale olimpica accusato di aver partecipato

a un attacco di Hamas contro l’esercito. Ma c’è chi ha fatto di peggio

Comprendo come mai la Juventus non permette ai suoi calciatori di essere

intervistati dal Giornale.

Qualche giorno fa c'è stato un altro articolo in cui la Juventus appariva

all'improvviso, negativamente, per un aneddoto su un condannato a

morte statunitense. Al Giornale sono chirurgici.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Masiello come Buscetta:

il terzo livello del calcio

di GIANFRANCESCO TURANO dal blog RAGÙ DI CAPRA 03-04-2012

Alla fine, ci siamo. Dopo mesi di caccia, le inchieste sul calcio tarocco

hanno fatto il salto di qualità e sono arrivate lì dove le scommesse sono

soltanto un corollario e una conseguenza inevitabile dell’attività principale.

L’ex giocatore del Bari Andrea Masiello ha fatto quello che ha fatto Tommaso

Buscetta davanti al giudice Giovanni Falcone. Ha raccontato che esiste un

terzo livello dove le partite si aggiustano tra società per evitare una

retrocessione, raggiungere un piazzamento utile per partecipare a una coppa

europea o, comunque, avere accesso alle decine di milioni di risorse

finanziarie che ballano fra un campionato di A e uno di B.

I giocatori scommettono, è vero. Ma non basta un Masiello per truccare una

partita. Non bastano neppure tre o quattro giocatori per avere la certezza di

un risultato. Lo si è visto nel calcioscommesse “semplice”, quello dove si

gioca per la martingala o per l’over, e dove l’accordo, proprio perché è tra

pochi giocatori, può fallire.

Se invece la pastetta arriva dall’alto e se i delinquenti vengono protetti da

chi dovrebbe vigilare su di loro, come accadeva tra politici e mafiosi, il

delitto non può che essere perfetto.

Il racconto di Masiello, sotto questo profilo, è un punto di non ritorno. Il

difensore ha messo nero su bianco particolari sconvolgenti. Nella

ricostruzione del derby Bari-Lecce, finito 0-2 con un suo autogol, ha spiegato

chiaramente che la trattativa era con la dirigenza del club salentino,

arcirivale del Bari. Quello che racconta Masiello succede sempre, da sempre, a

ogni fine campionato.

Gli ultras del Bari, peraltro, hanno chiesto la loro fetta e hanno cercato di

imporre ai loro beniamini altre sconfitte per farci un po’ di soldi in proprio,

già che c’erano. La società, avvertita delle minacce subite dai calciatori,

avrebbe suggerito di ignorarle e di impegnarsi a vincere. Niente più. Nessuna

segnalazione, nessuna denuncia.

Questo è solo l’inizio di una tempesta che ci porterà alla vigilia degli

Europei in condizioni forse peggiori di quelle di Calciopoli, esplosa nel

maggio 2006 poco prima dei Mondiali di Germania.

Quella volta vincemmo il torneo. Stavolta la lista dei convocati del ct

Prandelli rischia di perdere qualche nome pregiato prima della partenza verso

l’Ucraina.

Che fare? La strada è difficile ma è una sola. Trovare altri

Masiello-Buscetta e colpire in alto, dove i club sono complici e dove c’è il

marcio che non smette di tornare a galla. Il processo penale ha tempi

incompatibili con quelli, rapidi e sommari, della giustizia sportiva. Quindi,

tocca alla Figc, un organismo debole con un presidente che, per una volta, ha

l’occasione di mostrarsi forte.

L’augurio è che il principio della responsabilità oggettiva aiuti. Non c’è

troppo da sperare su un repulisti dell’ambiente, visto che il calcio è lo

specchio diretto dell’Italia e l’Italia è fatta di combine. Ma una sentenza

esemplare è necessaria.

Senza questo, tra qualche anno il tifo italiano migrerà verso la Liga

spagnola o la Premiership inglese. Impossibile? Veramente è già successo.

Basta dare un’occhiata ai palazzetti del basket, semisvuotati da un malinteso

senso del business.

Alla fine, sono business anche le scommesse, liberalizzate a maggior gloria

dell’Erario. Gli splendidi risultati di questo sistema sono sotto gli occhi di

tutti. E, come si diceva negli anni Sessanta, è solo l’inizio.

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi
Inviato (modificato)

Milan vs Juve: la ‘santa alleanza’ post-Calciopoli si spezza sugli errori arbitrali

Quanto successo a Catania (il gol non gol di Robinho) ha creato nuove tensioni tra bianconeri e rossoneri, con Galliani che ha chiesto ad Abete che dal prossimo anno in Serie A ci siano gli assistenti di porta, come in Champions

La lotta scudetto si fa serrata, sono solo due i punti di distanza in classifica tra Milan eJuventus. Gli animi si surriscaldano e la rivalità si fa incandescente. Quella che sembrava la santa alleanza politica ed economica del calcio italiano scricchiola, e il patto societario rischia di sbriciolarsi sotto il peso di una lotta scudetto che sta assumendo un valore che va ben al di là del titolo numero 19 (Milan) o 28 (Juve). Se l’effetto a breve termine di Calciopoli è stato il ritorno alla vittoria dell’Inter, quello a lungo termine è la fine del patto di stabilità pallonaro tra bianconeri e rossoneri: in gioco c’è la nuova supremazia sul calcio italiano. E in guerra tutto è permesso. E così, dopo le roventi polemiche a seguito del gol di Muntari non visto dall’arbitro Tagliavento in Milan-Juve del 25 febbraio, dopo il forzato armistizio (ci sono da contenere i presidenti ribelli nella gestione della Lega Calcio), un nuovo gol fantasma riapre le ostilità. E’ quello di Robinho che poteva dare il 2-1 al Milan nella difficile trasferta di Catania.

Nel dopopartita "Il gol di Muntari spero non sia decisivo" si è infuriato e, più che con la quaterna arbitrale, se l’è presa con l’ad juventino Marotta, reo di lamentarsi troppo mentre dovrebbe essere il Milan l’unico con diritto a recriminare. Mentre Galliani, dopo essersi sforzato di non pronunciare la parola Juve per tutto il fine settimana, il lunedì mattina ha scritto una lettera ad Abete, presidente della Federcalcio, in cui ha chiesto che dal prossimo anno in Serie A ci siano gli assistenti di porta, come in Champions. “Caro presidente, come certamente sai, il Milan è stato vittima in due recenti occasioni di altrettanti errori arbitrali (…) non gli sono infatti state attribuite due marcature, peraltro decisive ai fini dei risultati, perché la terna arbitrale non ha visto che il pallone aveva superato per intero la linea della porta – scrive Galliani – Mi rendo conto che soluzioni tecnologiche, quali quelle proposte da più parti, potrebbero trovare ostacoli e non essere accettate dal sistema; penso però che non vi sia ragione per non adottare anche da noi l’istituto degli arbitri di porta, già praticato dall’Uefa inChampions League“.

La Federcalcio ha risposto che la decisone se introdurre o meno la tecnologia per risolvere il problema dei gol fantasma sarà presa dalla Fifa. Dopo che l’argomento è stato il principale motivo di discussione nell’ultima riunione della Fifa, l’International Board ha rinviato al 2 luglio, in una riunione straordinaria a Kiev, la decisione finale su quali misure adottare. In campo tecnologico rimangono due sistemi ora in sperimentazione: l’ “occhio di falco”, già usato nel tennis, che si basa su un sistema di telecamere ed elaborazioni grafiche; e il “goalref” tedesco, un sistema che prevede invece l’installazione di campi magnetici su pali e traverse e l’installazione di un microchip nel pallone. La decisione sarà esecutiva solo per le competizioni internazionali (Mondiali, Europei, eccetera) mentre ogni singolo campionato o competizione continentale potrà scegliere se adottare o meno la tecnologia, o se decidere per gli arbitri di porta. La Fifa e Blatter propendono per la tecnologia, mentre la Uefa e Platini vorrebbero gli arbitri di porta.

In realtà, nessuna delle due misure è esaustiva. Il fattore umano resta imprescindibile. Per gli arbitri di porta basti vedere l’ultimo turno di Champions (Benfica-Chelsea), con il netto fallo di mano di John Terry non segnalato dall’arbitro di porta a meno di due metri. Per la tecnologia ci si può riferire proprio al gol di Robinho in Catania-Milan, dove nessun replay è riuscito a dimostrare se la palla sia entrata o meno. Nel dopopartita di Catania, Galliani ha mostrato una foto in cui si vedeva che la palla aveva completamente superato la linea di porta. Che è stata pubblicata sullahome page del sito ufficiale del Milan con la didascalia “Inaccettabile!” e ha poi fatto il giro del web. La foto, scattata alla televisione con un telefonino cellulare, ha chiaramente mostrato che non sempre la tecnologia applicata al calcio risolve i problemi. Anzi, può generare nuove polemiche.

Da una parte sul web si sono scatenati i tifosi milanisti, accusando le televisioni di non aver voluto mostrare le immagini decisive per il gol. Dall’altra gli juventini hanno parlato di un clamoroso falso. Forse per una distorsione di prospettiva di chi ha scattato la foto, troppo a lato rispetto allo schermo televisivo, forse perché è stata ritoccata, la foto dà adito a numerosi sospetti. L’immagine è schiacciata, i pali sono troppo stretti e il fondoschiena di Marchese, difensore del Catania che spazza via il pallone, troppo largo. Salta quindi totalmente la prospettiva reale che ne avrebbe certificato la veridicità. Ma la prova decisiva sembra essere che il giocatore nella foto ha il numero 17, mentre Marchese indossa il 12. Si tratta quindi di un’altra partita, un altro episodio e non del tiro di Robinho? Sarebbe clamoroso che il Milan, di solito attentissimo nella comunicazione, scivoli su una così colossale buccia di banana. Evidentemente l’importanza di questo scudetto, la sua posta in palio che va oltre il mero titolo sportivo, sta accecando ogni buon senso.

554974_365804686792191_203888266317168_1082565_383972075_n.jpg

Modificato da huskylover

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi

Calcio

Nicchi: "Quello del Milan a Catania non era gol"

Il presidente dell'Aia: "Nessuno può dimostrare che la palla era entrata". Poi apre anche sull'introduzione dei giudici di porta: "Più occhi hanno la possibilità di vedere di più, ma più occhi interpretano diversamente da una telecamera". Sulla lettera di Galliani ad Abete: "Noi accettiamo le critiche e da queste prendiamo forza"

ROMA - Marcello nicchi lo dice chiaramente: quello del Milan a Catania non era gol: "Su quello di Muntari in Milan-Juventus c'è poco da discutere, l'abbiamo visto tutti, io ero allo stadio, è stato un errore anche grossolano e la prima cosa che abbiamo fatto è studiare come sia potuto accadere - spiega il presidente dell'Aia - E' come quando un portiere sbaglia un intervento, un attaccante un gol, o una zolla diventa decisiva. L'episodio di Catania, invece, è diverso. Il gol di Robinho non c'era, nessuno può dimostrare che era gol. Si parla di una cosa che non esiste, la palla non era entrata, lo sostengo con forza, quello non era gol".

"ARBITRI NON DIRANNO 'NO' AI GIUDICI DI PORTA" - Il numero uno degli arbitri però apre ai giudici di porta o alla tecnologia per giudicare i gol fantasma. Nicchi ha chiarito che non è l'Aia che può decidere su questo argomento e ne parla il giorno dopo la lettera nella quale Adriano Galliani chiedeva a a Giancarlo Abete l'introduzione dei giudici di linea dopo i due gol fantasma che hanno penalizzato i rossoneri: "La tecnologia? Sono sempre bene accette le cose che ci possono aiutare, ma non dipende degli arbitri introdurre qualcosa di tecnologico, se arriva siamo i primi ad essere felici, se serve per eliminare le discussioni. Gli arbitri di linea? Più occhi hanno la possibilità di vedere di più, ma più occhi interpretano diversamente da una telecamera. Se c'è questa possibilità gli arbitri non saranno quelli che ostacoleranno questo progetto".

"ACCETTIAMO LE CRITICHE" - Nicchi a commentato così la protesta di Galliani: "Finché le cose rimangono in un ambito di educazione e correttezza, noi accettiamo le critiche e da queste prendiamo forza. E' umano che in società che cerca di lavorare, come noi, per raggiungere il massimo, ci siano dei momenti di amarezza. Niente da eccepire per come sono state messe in evidenza. Accettiamo le critiche ma quando facciamo bene ci piacerebbe venisse detto".

"SQUADRA DI GRANDE VALORE" - Il presidente dell'Aia ha poi sottolineato il valore della nostra classe arbitrale: "Un calciatore quando ha sbagliato un gol dopo la partita non è che butta via gli scarpini, ma ricomincia a lavorare anche più di prima. Gli arbitri fanno lo stesso, la nostra è una squadra di grande valore che se supportato dall'ambiente sarà in grado di arbitrare sempre meglio". In Italia non è così facile: "Nel campionato italiano non è che vengono assegnati tre scudetti, uno solo vince... E' un campionato bellissimo, molto incerto e agli addetti ai lavori chiedo un atteggiamento di rispetto per dare una visione gradevole".

"ABRITRI AI MICROFONI? NON E' IL MOMENTO" - E' ancora lontana la possibilità che un direttore di gara parli ai microfoni dopo una partita: "Gli arbitri ai microfoni nel dopo gara? Eravamo molto vicini, ma dopo gli ultimi fatti dobbiamo rallentare. Oggi non è ancora il momento. Se dopo un errore, che può capitare, se ne continua a parlare per cinque mesi vuol dire che non siamo ancora maturi per questa novità. Sento poi troppe telecronisti che fanno la telecronaca dell'arbitraggio, non va bene, perché quello che accade in campo non è quello che si vede dalle telecamere". Tornando sulla tecnologia, Nicchi ha aggiunto: "La tecnologia del gol-non-gol se arriva siamo contenti, ma bisogna chiedersi: ne vale la pena spendere questi soldi solo per la serie A, e magari avviene un solo episodio in stagione? O conviene investire questi soldi nei settori giovanili?". Infine un in bocca al lupo all'arbitro Gianluca Rocchi che dirigerà la gara di Champions tra Real Madrid e Apoel: "Gli arbitri stanno facendo molto bene e stanno lavorando con serenità e capacita. Rocchi ha il mio in bocca al lupo, come le squadre italiane, auguro al Milan di farci gioire e spero che Rocchi faccia una prestazione di grande livello. Noi siamo sempre presenti con i nostri uomini nel mondo europeo e questo significa che siamo apprezzati".

555671_366162566756403_203888266317168_1083869_542445229_n.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi

SERIE A-FFONDATA - IL MARCIUME PALLONARO SCOPERTO DALLE PROCURE IMBIZZARRISCE PLATINI (“SQUALIFICHE A VITA”) MA IL PRESIDENTE UEFA NON HA CAPITO CHE RIMARREBBERO SOLO MACERIE: DECINE DI SOCIETÀ A RISCHIO PENALIZZAZIONE O RETROCESSIONE, ELENCO POTENZIALMENTE STERMINATO DI CALCIATORI COINVOLTI E DIRIGENTI COLLUSI - ECCO PERCHÉ DOPO IL BUCO È PRONTA LA PEZZA: RICONSIDERARE L’IDEA DI AMNISTIA SPORTIVA LANCIATA DAL PROCURATORE CAPO DI CREMONA…

Giuliano Foschini e Marco Mensurati per "la Repubblica"

Gettato nel panico dall´ennesima scossa di un terremoto che ormai va avanti da un anno, il mondo del calcio ha reagito come al solito invocando «misure estreme», «pugni di ferro», «tolleranze zero», eccetera eccetera. Cioè tutto l´armamentario classico di certe situazioni, lo stesso che poi viene di solito rapidamente riposto appena la tempesta è passata.

Il primo a sparare è stato Michel Platini, presidente dell´Uefa: «Quando ci sono cose del genere la responsabilità maggiore è dei giocatori, e per questo dovrebbero essere squalificati a vita». Sulla stessa lunghezza d´onda Giancarlo Abete, presidente della Figc: «Ora ci vuole la tolleranza zero e processi sportivi in tempi rapidi per fare pulizia e individuare tutte le responsabilità», ha dettato la linea il numero uno del calcio italiano, spiegando poi che la Figc ha «un forte interesse perché al più presto la procura di Bari possa mettere a disposizione del procuratore federale gli atti dell´inchiesta, in modo da approfondire tutti gli aspetti che riguardano anche violazioni delle norme del Codice di giustizia sportiva».

Facile a dirsi. Meno facile procedere: la procura federale non è ancora entrata nel vivo del processo bis (quello nato dagli arresti di dicembre di Doni & co.) che già si sta profilando l´incubo del processo ter (quello per Masiello e gli altri). Una situazione tanto complessa da legittimare più di una perplessità circa la reale applicazione della linea della "tolleranza zero".

Un criterio che, se venisse applicato, per altro, trasformerebbe il calcio italiano in un cumulo di macerie visto che tra responsabilità diretta, responsabilità oggettiva, e omessa denuncia alla fine - applicando gli stessi parametri utilizzati nel corso del primo processo (quello nato dagli arresti, un anno fa, di Signori & co.) - non rimarrebbe in piedi niente.

Tra le società rischierebbero pene comprese tra i pochi punti di penalizzazione e la retrocessione (anche di due categorie) Atalanta, Lazio, Lecce, Bologna, Parma, Sampdoria, Siena e Cesena, per limitare l´analisi a quelle di serie A (di questa o della passata stagione). Potenzialmente sterminato l´elenco dei calciatori dove spiccano i nomi di Pepe e Bonucci, oltre a tutti quelli presenti alle riunioni di Bologna (raccontate da Portanova) e Bari (raccontate da Gillet) durante le quali erano stati messi a conoscenza delle proposte di combine e che avrebbero dovuto quindi denunciarle alla procura.

Una situazione complicatissima che dovrà essere risolta già nelle prossime ore visto che, per direttiva politica sia di Abete sia del presidente del Coni Gianni Petrucci, si è deciso che tutte le penalità dovranno essere "afflittive" già nella stagione in corso. La classica corsa contro il tempo il cui esito visto da Bari, nel giorno in cui il procuratore Antonio Laudati dichiara che l´arresto di Masiello non è che il primo, piccolo tassello di una inchiesta molto più ampia, appare non proprio certo.

Ed è forse per questo che giorno dopo giorno, nei palazzi dello sport italiano, si ingrossano le fila di quanti sperano che venga riconsiderata la proposta di una amnistia sportiva lanciata qualche mese fa dal procuratore capo di Cremona, Roberto Di Martino, il quale per altro deve ancora scrivere l´ultimo capitolo - il più importante, a quanto pare - della sua inchiesta e di quella della Federazione.

559759_402693516418252_120717021282571_1296822_2089237756_n.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti
Joined: 30-Aug-2006
776 messaggi

CONTE E CONTI: LA JUVE RITROVA UN TESORO

Mirko Graziano - Gasport - 03-04-2012

Conta vincere. Conta pure guadagnare però. Anzi, più guadagni, maggiori sono le possibilità di portare a casa campioni veri, e quindi trofei. Ecco perché in corso Galileo Ferraris si festeggia sì per il prepotente 3-0 sul Napoli, per uno scudetto di nuovo a portata di mano, ma allo stesso tempo si preparano le prime bottiglie di champagne per l’imminente ritorno nell’Europa che conta. Perché la Champions League è prestigio e… appunto milioni di euro.

In cifre Manca solo l’aritmetica certezza, i numeri lasciano però scarsissimo spazio a sorprese. Otto giornate alla fine del campionato, appena ventiquattro punti in palio, undici di vantaggio sulla terza Lazio, addirittura quattordici sulle quarte, Udinese e Napoli, con le quali i bianconeri hanno oltretutto un saldo positivo a livello di scontri diretti. Insomma, impossibile fallire i preliminari, quasi certo l’accesso diretto al tabellone principale. In arrivo soldi, tanti soldi. Necessari per andare a caccia di un paio di top player, quelli che la gente chiede, quelli con cui presentarsi adeguatamente ai vari gala europei. L’Uefa mette in palio 750 milioni di euro fra premi e market pool per i trentadue club finalisti. Solo a livello di premi, si va da un guadagno minimo garantito di 7,2 milioni a un massimo di 31,5 milioni. Nella scorsa stagione, per fare un esempio, raggiungendo i quarti di finale l’Inter portò a casa 37.982 milioni di euro incassi esclusi!, di cui 21.682 di market pool, che dipende dal valore di mercato nazionale, dal numero di club per nazione e dal numero di presenze in Champions. Tornando ai premi legati unicamente ai risultati sul campo, è per esempio possibile guadagnare 12 milioni di euro solo nella fase a gironi, naturalmente facendo bottino pieno in tutte e sei le gare: 7,2 milioni per l’ingresso nel tabellone principale e per la partite giocate; 800.000 euro a vittoria il pareggio ne vale 400.000.

L’ultima in Champions La Juventus non disputa una gara di Champions League dall’8 dicembre 2009, quando fu travolta ed eliminata dal Bayern Monaco nella fase a gironi. Bastava un pareggio, ma a Torino finì 4-1 per i tedeschi: vantaggio di Trezeguet, poi la marea bavarese con Butt rigore, Olic, Gómez e Tymoshchuk. Bisogna tornare ulteriormente indietro, invece, per ritrovare la Juventus fra le migliori sedici d’Europa. C’era Ranieri in panchina, 10 marzo 2009, Juve eliminata dal Chelsea di Hiddink. Dopo la sconfitta per 1-0 a Londra, i bianconeri illusero i tifosi con una prova di alto livello, ma alla fine chiusero sul 2-2 e in dieci dal 25′ del secondo tempo espulso Chiellini, quando la partita era sull’1-1. Le reti: Iaquinta, pareggio di Essien, nuovo vantaggio di Del Piero e 2-2 definitivo di Drogba. In quella stagione, nella fase a gironi, la Juve si tolse la soddisfazione di andare a vincere a Madrid contro il Real: 2-0 e doppietta di Del Piero, che fu accompagnato negli spogliatoi dalla standing ovation del Bernabeu. Vittoria anche all’andata 2-1 con reti del solito Del Piero e Amauri. In quel Real Madrid giocava Cannavaro, allenava Schuster, Raul era il capitano e già c’erano i vari Casillas, Sergio Ramos e Higuain.

PREMI UEFA

Ai 42 club finalisti di Champions oltre 750 milioni

Fase a gruppi

Qualificazione 3,9 milioni

Partite giocate 3,3

Vittoria 800 mila

Pareggio 400 mila

Eliminazione diretta

Qualif. ottavi 3 milioni

Qualif. quarti 3,3 milioni

Qualif. semifinale 4,2 milioni

Secondo 5,6

Campione 9

Totale per club

Massimo 7,2 milioni

Minimo 31,5

Oltre alle quali aggiungere il market pool (che dipende dal valore di mercato nazionale, dal numero di club per nazione e dal numero di presenze in Champions): con il market pool il totale finale può anche raddoppiare.

Totale Champions

Premi da distribuire: 754,1 milioni (413 per i risultati, 341,1 per il market pool)

408080_377552562265681_120717021282571_1226485_1759604983_n.jpg

Condividi questo messaggio


Link di questo messaggio
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere un utente registrato per partecipare

Crea un account

Iscriviti per un nuovo account nella nostra community. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Sei già registrato? Accedi qui.

Accedi Ora

  • Chi sta navigando   0 utenti

    Nessun utente registrato visualizza questa pagina.

×
×
  • Crea Nuovo...