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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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CALCIOSCOMMESSE

"Zingari", minacce e 14 partite truccate

Il pm: "Il campionato è stato irregolare"

Dall'inchiesta di Cremona emerge che la storia di cui si parla

da mesi non era una "cosa di quattro sfigati". C'è un sistema

messo in campo da una banda internazionale che in diverse

occasioni funziona. L'esempio di Lazio-Genoa. Ci sono riscontri

scientifici di telefonate e incontri, c'è insomma, materia per

dire che il torneo 2010-2011 "è da considerarsi compromesso"

di CARLO BONINI, GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (Repubblica.it 03-02-2012)

[LINK R'E LE INCHIESTE]

ROMA — Roberto Di Martino, procuratore di Cremona, la dice quasi fosse

un’ovvietà, non un’enormità. «Lo scorso campionato di serie A è stato

irregolare». Poi, elabora. Ed è peggio. «Alcune squadre hanno compromesso la

genuinità della lotta per la retrocessione, altre quella per la qualificazione

all’Europa League, altre ancora singole partite».

«Mettendole insieme, la quantità di gare truccate è tale che l´intero torneo è

da considerarsi compromesso». Insomma, un campionato di cartapesta.

Ecco. Per mesi è sembrata una storia di «quattro sfigati» da bar sport,

impiccati al linguaggio astruso degli "over", delle giocate "a due e mezzo" o

"tre e mezzo". Popolata da fanfaroni, millantatori, calciatori sul viale del

tramonto, comunque marginali nel calcio (scommesse) che conta. Un album di

macchiette che evocava vicende inverosimili: il sonnifero nel tè, la vecchia

gloria imbolsita (Signori), il portiere instabile (Paoloni), il capitano con

la scimmia del "picchetto" (Doni), il tabaccaio e il medico di provincia

chiacchieroni (Erodiani e Pirani). A ben vedere, una benedizione per il

Palazzo del calcio, le tifoserie organizzate, gli addetti ai lavori. Un modo

per dire che, sì, la vicenda era drammatica, ma niente affatto seria e

convincere e convincersi che il giocattolo non si sarebbe rotto. Le cose, a

quanto pare, non stavano e non stanno così. Nuovi documenti istruttori

acquisiti dalle indagini delle Procure di Cremona e, ora, anche Bari, a cui

Repubblica ha avuto accesso, raccontano una storia di crimine organizzato che

ha appestato il calcio di casa nostra e non solo. Secondo le procure provano

che, almeno 14 gare del campionato di serie A 2010-2011 di regolare hanno

avuto solo il pallone con cui sono state giocate.

IL METODO ILIEVSKI

In questa storia c´è un uomo che conta più di altri. Perché è la chiave che,

d´incanto, rende nitido un puzzle fino ad allora confuso. Lo chiamano «lo

zingaro» e di lui si legge nell´informativa che il 16 gennaio scorso la

squadra mobile di Cremona e il Servizio centrale operativo della polizia

consegnano alla Procura di Cremona. Il suo nome è Hristyan Ilievski e ha

trascorso l´intera stagione calcistica 2010-2011 in giro per gli stadi e i

ritiri dei club a comprare calciatori e partite.

È brutto, Ilievski. Ha una cicatrice enorme sul volto e non gira mai da solo.

Chiunque ne parli lo racconta come una sorta di Uomo Nero. Vittorio Micolucci,

ex difensore talentuoso dell´under 21 finito per sbaglio ad Ascoli in serie B,

ne è quasi terrorizzato: «Era notte. Un mio ex compagno mi aveva detto che

c´erano due che mi volevano parlare. Ci vedemmo in un parcheggio. Arrivarono

su una macchina con targa straniera. Alla guida c´era uno straniero che faceva

da traduttore ad un altro che aveva una cicatrice (...) I due mi dissero che

erano disposti a pagare per alterare i risultati delle partite di calcio.

Volevano soprattutto gli "over 2.5 e 3.5". Ma volte volevano direttamente il

risultato esatto. Offrivano denaro in contanti. Tanto e in anticipo. Se il

risultato finale era quello pattuito i soldi li potevo tenere. Altrimenti

andavano restituiti». Il metodo Ilievski sembra infallibile. Ma è stato mai

applicato? Riesce? E soprattutto che profitti assicura?

DA SINGAPORE A ROMA

Per trovare la prima delle risposte è sufficiente sezionare una delle partite

che - come documenta una nota di tre pagine depositata agli atti dal

procuratore di Cremona, Roberto di Martino - ne è il paradigma: Lazio-Genoa.

Il giorno del match, 14 maggio 2011, Ilievski va al campo di allenamento della

Lazio, a Formello, vicino Roma. Con lui ci sono il suo inseparabile

guardaspalle e l´ex giocatore Alessandro Zamperini (ottimo amico di molti

calciatori di serie A, tra i quali anche il laziale Stefano Mauri). In tasca

ha un telefonino con scheda intestata a un nome di fantasia: Victor Kondic.

L´analisi del traffico sulle celle della compagnia telefonica non lascia

dubbi: Ilievski è a Formello alle 12:10, quando ancora il pullman della Lazio

non ha lasciato il parcheggio diretto allo stadio Olimpico e i giocatori sono

ancora dentro l´impianto. E qui rimane per circa un´ora. Intorno alle 12:42,

il suo telefonino comincia a contattare il numero personale di Tan Seet Eng,

capo dell´organizzazione di scommettitori che vive a Singapore. Un tipo che

ama le suite a 5 stelle, le ciabatte e il lusso pacchiano. Ma, soprattutto,

che - secondo il pentito Perumal (membro dell´organizzazione asiatica,

arrestato in Finlandia) - è capace di spostare scommesse per un milione di

euro su una partita di serie A in tre minuti. Quindici, se il match è di serie B.

Dopo il contatto con Zamperini, Ilievsky si sposta nella zona dove alloggia

il Genoa in trasferta e incontra Oscar Milanetto, leader dello spogliatoio.

L´abboccamento va a buon fine, secondo i magistrati, perché la partita finisce

con un rotondo 4-2 per la Lazio. Ma soprattutto con un bel 1-1 alla fine dei

primi 45 minuti. Spiega infatti Carlo Gervasoni, giocatore pentito arrestato

da Cremona: «L´accordo prevedeva che il primo tempo si concludesse con un

"over" (almeno due gol nei primi 45´, più di tre al 90´ ndr). Risultato che

venne raggiunto». È un fatto (riscontrato dalle celle telefoniche e dalle

schede di presenza degli alberghi) che quella sera del 14 maggio, alle 19. 19,

Ilievsky è a Milano, all´Una Hotel Tocq dove lo aspetta Bellavista (ex

capitano del Bari che fa parte del giro ed è in contatto con i clan della

mafia barese). E dove, il 15 sera, lo raggiungono, alle 20:33, due giocatori

del Genoa: Milanetto e Dainelli. «Evidentemente - scrive il procuratore Di

Martino - si tratta di un incontro finalizzato alla consegna del denaro ai

giocatori, dopo che la partita aveva realizzato il risultato programmato».

Lazio-Genoa ha tutto per essere una partita truccata. Ma è stata l´unica?

Quante volte gli zingari hanno riprodotto lo stesso format?

"80 MILA EURO A CRANIO"

Lazio-Genoa non è un unicum. Il format Ilievski si ripete identico in almeno

altre cinque partite. Lecce-Lazio (lo «zingaro» è all´Hilton di Lecce dal 20

al 23 maggio 2011), finita con un rocambolesco "over" (2-4 il risultato

finale). Bari-Sampdoria 0-1, di cui si "occupa" l´ungherese Lazlo, a Bari,

dalla vigilia al giorno successivo la partita come dimostrano le celle

telefoniche riscontrate dalla polizia ungherese in un´informativa trasmessa in

Italia. Bari-Roma 2-3, quando racconta il giocatore pentito Andrea Masiello,

«gli zingari vennero sotto casa a chiedermi di far terminare la partita in

"over". Gli dissi di "no". Loro mi dissero che avevano già convinto gli

altri». La domenica dopo, il Bari va a Palermo (1-2) e gli "zingari", che sono

in Sicilia, catechizzano a modo loro cinque giocatori: Andrea Masiello, Parisi,

Padelli, Bentivoglio, Marco Rossi. Offrono 80 mila euro a cranio perché vinca

il Palermo con «almeno due gol di scarto». Le cose non vanno così

(l´inconsapevole Miccoli sbaglia il rigore nel finale) e i cinque

restituiscono il denaro. C´è anche Brescia-Bologna (3-1). Una settimana prima

del match, al telefono, uno degli uomini del giro degli zingari dice: «Mi

hanno detto che il Brescia con il Bologna prenderà tutto». Dice un

investigatore: «Le prove che abbiamo raggiunto su queste sei partite ci

consentono oggi di dire con ragionevole certezza che ce ne sono almeno altre

otto, di cui parlano i pentiti e abbiamo traccia nelle intercettazioni

telefoniche, che sono state aggiustate nello stesso modo». Sono

Napoli-Sampdoria (4-0); Brescia-Chievo (0-3); Brescia-Bari (2-0); Genoa-Roma

(4-3); Bari-Chievo (1-2); Parma-Bari (1-2); Chievo-Sampdoria (0-0). Ce ne

sarebbe anche un´altra: Inter-Lecce (1-0). La partita è appattumata a dovere,

ma, racconta Massimo Erodiani (uno degli arrestati a Cremona), accade qualcosa

nel tunnel di san Siro mentre le squadre entrano in campo: «L´accordo era che

il match dovesse finire con un "over". Con un gol del Lecce, prima dell´Inter.

Prima di entrare in campo ci fu un ripensamento. E i giocatori dell´Inter non

accettarono. Me lo disse Daniele Corvia (giocatore del Lecce ndr) che gli

"zingari" avevano corrotto insieme a lui Rosati, Ferrario e Vives». E ora che

succederà? Come reagirà il mondo del calcio? Le squadre cosa rischiano?

LA VIA D´USCITA

Raccontano fonti diverse che il Palazzo del pallone stia vivendo ora giorni

terribili. La favola dell´inchiesta che «non andrà da nessuna parte» non la

beve più nessuno. E l´arrivo della Procura di Bari sul proscenio dell´indagine

è stato il definitivo campanello d´allarme. Racconta una fonte vicina alla

Federazione Gioco Calcio: «Il giorno in cui si è saputo che il procuratore

capo di Bari, Antonio Laudati, interrogava in una località segreta Masiello, è

stato chiaro che qui verrà giù tutto». Dunque? Al mondo a parte del pallone e

della giustizia sportiva restano pochi mesi. Quelli da qui alla fine di questo

campionato. E una scelta da fare: aspettare che le inchieste penali obblighino

il procuratore federale Stefano Palazzi a precipitare mezza serie A nel

baratro delle penalizzazioni, retrocessioni e squalifiche. Oppure mettere

rapidamente mano al codice di giustizia sportiva. Cancellando o modificando

quel principio di "responsabilità oggettiva" che consentirebbe di buttare a

mare gli indifendibili, "le mele marce" e salvare ciò che resta del calcio

professionistico di questo Paese. Vedremo.

IL%20SISTEMA.jpgPartite%20%26%20Classifica.jpg

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CALCIOPOLI BIANCONERI PRONTI ALLE BATTAGLIE

«Erano competenti!»

I saggi danno ragione alla Juve, che userà il parere al Tar e alla CdA

Istituito un fondo rischi per ogni federazione: è la prima conseguenza della richiesta record dei bianconeri al Tar

di GUIDO VACIAGO (Tuttosport 03-02-2012)

TORINO. Rabbia e soddisfazione. Sentirsi dare ragione quando non conta più è,

infatti, una sensazione urticante, ma il parere dei saggi messi insieme dal

Coni potrebbe tornare utile nelle battaglie legali che la Juventus ha

intrapreso presso il Tar, la Corte d’Appello di Roma e la Corte dei Conti.

Perché, in sostanza, i saggi che hanno dettato le linee della riforma della

giustizia sportiva hanno detto che sul tema di assegnazione e revoca degli

scudetti sono competenti i consigli federali. Sì, l’esatto contrario di quanto

deciso dal consiglio federale della Figc sette mesi fa, quando davanti alla

decisione di revocare all’Inter lo scudetto 2006, Giancarlo Abete fuggì, in

sella a una incompetenza che viene oggi smontata dalla riforma che verrà

varata in questi mesi. Una smentita arrivata in tempi così brevi che non potrà

non dare nell’occhio in sede di giustizia amministrativa e civile, dove la

Juventus sostiene esattamente quello che sostengono i saggi nel loro parere.

Ovvero che il consiglio federale della Figc era competente a decidere sulla

revoca e che quella mancata decisione ha provocato dei danni.

PROSSIME MOSSE A questo punto, dimenticata l’arrabbiatura per sentirsi dare

ragione dopo aver comunque subito il danno, i legali bianconeri si preparano a

impungnare quel parere e produrlo a supporto delle proprie tesi. La prima

occasione potrebbe essere la Corte d’Appello, dove la Juventus ha fatto

ricorso contro la “non-decisione” del Tnas e discuterà il 14 febbraio. Ma

anche al Tar (dove non esistono ancora date certe) e presso la Corte dei Conti

(che ha aperto un fascicolo sulla questione) il parere dei saggi tornerà molto

utile a dimostrare che qualcosa non torna nel comportamento della giustizia

sportiva e della Federazione sull’argomento Calciopoli.

SCUDETTO 2006 Come per esempio anche il caso dell’assegnazione dello scudetto

2006. “Caso” tornato d’attualità perché proprio per evitare ciò che fece Guido

Rossi sei anni fa, quando consegnò lo scudetto ai nerazzurri senza alcun atto

ufficiale (un comunicato stampa come unica “pezza d’appoggio”), è stato

previsto che le federazioni dovranno assegnare il titolo con un atto formale,

che di conseguenza potrà essere impugnato. Altro punto di fondamentale

importanza per i ricorsi della Juventus, che ha sempre fatto notare l’anomalia

del 2006.

FATTI NUOVI Inoltre per quanto riguarda la revisione di un processo sportivo,

questa potrà avvenire solo davanti a “fatti nuovi decisivi” o che siano

risultanze di sentenze delle giustizia ordinaria. E anche in questo caso la

Juventus può essere interessata, perché di “fatti nuovi e decisivi” ne sono

emersi parecchi nel processo di Napoli e ancora ne emergeranno. Una revisione

potrebbe essere fattibile.

FONDO RISCHI Ma è anche indicativo che sia stato istituito di un fondo rischi

per ogni federazione: le conseguenti eventuali richieste danni non potranno

essere superiori al budget previsto ad inizio stagione. Una norma per mettersi

al sicuro da eventuali richieste danni come quella di 444 milioni della

Juventus, che continua a spaventare Figc e Coni.

Napoli: sono in arrivo motivazioni e sorprese

di GUIDO VACIAGO (Tuttosport 03-02-2012)

CALCIOPOLI sta per vivere un inverno caldissimo. Mentre al

Coni viene varata una riforma della giustizia sportiva che,

implicitamente, dà ragione ai ricorsi della Juventus

sulla questione della “competenza”, a Napoli la giudice

Teresa Casoria sta per scrivere le motivazioni della

sentenza dell’8 novembre. Motivazioni nelle pieghe delle

quali si potranno leggere parecchi elementi utili agli

sviluppi. La Juventus attende che la Casoria certifichi la

non responsabilità oggettiva nei confronti di Moggi. Moggi

attende invece di capire le contraddizioni che sembrano

implicite nel dispositivo. Il tutto con qualche sorpresa

in arrivo sul fronte delle prove che l’accusa ha portato

in aula e che potrebbero essere nuovamente smontate dalla

difesa dell’ex dg bianconero.

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L’ACCUSA IL PRESIDENTE DEL CAGLIARI AMMETTE GLI ERRORI DEI CLUB E ACCETTA D’INVESTIRE SUGLI STADI

Cellino: «Troppe speculazioni

Il calcio deve cambiar testa»

«Una nuova guida per fare la legge sugli stadi.

Ho pensato di lasciare, resto per i ragazzi»

di CARLO LAUDISA (GaSport 03-02-2012)

Un urlo nel silenzio dei presidenti. E' il mea culpa di Massimo Cellino:

«Abbiamo sbagliato in questi anni, contribuendo allo sfascio. Il nodo degli

stadi non si scioglie per colpa nostra. Non dei politici».

Cioé la legge sugli stadi?

«Esatto. La legge è nata per incentivare i nuovi stadi, non per promuovere

degli investimenti immobiliari».

Invece?

«Da mesi si lotta su emendamenti che puntano ad aumentare la cubatura. In

modo da sfruttare l'aspetto commerciale dei nuovi impianti. La verità è che

alcuni presidenti pseudo immobiliaristi stanno sfruttando la situazione. E chi

vuol fare calcio ne paga le conseguenze».

A chi si riferisce?

«No, non mi faccia fare nomi».

Come se ne esce?

«Purtroppo diamo un messaggio sbagliato e la gente non capisce cosa sta

accadendo. La legge va fatta in fretta, altrimenti il calcio va a rotoli».

Intanto il suo nuovo stadio è bloccato da un'indagine.

«Il Cagliari è un piccolo club e io mi sono mosso per un investimento in

linea con le nostre esigenze. Ma ci sono sempre problemi burocratici. E'

meglio, però, che non parli oltre».

Sky chiede che i club investano negli stadi invece di sperperare i

soldi sul mercato.

«Con me sfondano una porta aperta. Lo dico da due anni che è questa la strada

virtuosa. Invece di litigare sui bacini d'utenza dovremmo dare più denari ai

club che investono nei loro impianti».

E perché non lo propone?

«Lo faccio da tempo, ma chi ci rappresenta? Non siamo rappresentati. Ho

chiesto al presidente di Lega Maurizio Beretta di farsi da parte perché ha

tanto altro da fare e ha troppi condizionamenti a Roma per garantire il

necessario cambio di velocità. Siamo tutti sotto schiaffo, dobbiamo rendercene

conto».

Ma lei è consigliere federale

«In Figc ci sono andato poco, c'è troppa acredine. In estate ho provato a

mediare con Abete sullo sciopero dei calciatori e m'hanno scavalcato, Anche

Petrucci è in gamba, ma il suo mandato è a scadenza. E ciò pesa. Basta, allora,

con le beghe, va riformato il calcio. Con il gruppo dirigente».

E il Cagliari va bene...

«A me, però, sembra d'affogare. Stavo per mollare mercoledì sera, ma i

ragazzi m'hanno dato forza a restare. Li ringrazio. E' stata grande la prova

contro la Roma, ma è una pena giocare in un Sant'Elia mezzo chiuso».

-------

CIRCOLO VIZIOSO

Dalle tv 8 miliardi negli ultimi 12 anni

Spesi 11 soltanto per gli stipendi

I club non investono in stadi, dal '99 i giocatori

prendono l'80% in più e le pay macinano ascolti

di MARCO IARIA (GaSport 03-02-2012)

Ci sono presidenti di società che chiedono di ripensare i calendari e invocano

nuovi stadi, ci sono calciatori che si lamentano perché giocare al gelo e su

campi ghiacciati è pericoloso e nuoce allo spettacolo, ci sono tivù che

declinano ogni responsabilità sul calcio-spezzatino e si dicono disposte ad

acquistare un prodotto più scarno a prezzi più bassi. Alt, fermi tutti.

Lorsignori sono per caso sbarcati da Marte? Il chiacchiericcio degli ultimi

giorni, alimentato dai rinvii delle partite per neve, si è trasformato in un

estenuante rimpallo di responsabilità, come se pregi e difetti del sistema

calcio in Italia non si conoscessero da prima, come se i protagonisti della

giostra (tutti, nessuno escluso) non nutrissero interessi perché essa giri e

giri senza fermarsi mai. E allora conviene richiamare alla memoria due numeri

che rappresentano l'emblema di questo turbinio di complicità.

Le società Dal 1999-2000, ossia dall'avvento della vendita soggettiva dei

diritti tv, alla scorsa stagione i club di A hanno incassato dalle televisioni

8 miliardi di euro. Una pioggia di denaro che, in qualsiasi altra industria,

sarebbe stata reinvestita (non interamente, ma almeno una bella fetta) sul

medio-lungo termine, su un futuro più solido, su una crescita più stabile e

meno volatile. Nel calcio, tanto per non girarci attorno, sugli stadi. E cosa

è successo invece? Che l'overdose da ricavi tv ha accecato talmente tanto i

nostri dirigenti da spingerli a una forsennata rincorsa al fuoriclasse (o

presunto tale) che ha prodotto una spinta inflattiva sui prezzi di cartellini

e stipendi. Così, nello stesso arco di tempo, quegli 8 miliardi sono stati

polverizzati e ci si è spinti oltre: 11 miliardi andati via per pagare il

personale, cioè calciatori e allenatori. L'obiezione è semplice:

nell'industria del pallone l'acquisto dei giocatori rappresenta il principale

investimento perché così aumentano le possibilità di vincere e, quindi, di

fare crescere il brand. Sarà anche vero, ma nelle leghe che funzionano meglio,

Premier e Bundesliga, si sono sforzati di esplorare le fonti di ricavo più

disparate. In Italia, invece, ci si è adagiati sulle rendite garantite dalle

tv finendo per diventarne succubi.

I calciatori Ora, il ragionamento è questo: i soldi dei broadcaster sono

entrati nelle casse dei club per finire, subito dopo, nelle tasche dei

calciatori. Tutto legittimo, nessun atleta ha puntato una pistola alla tempia

al presidente di turno al momento di firmare il contratto. Però se il torneo è

uno spezzatino, se il prime time — la fascia prelibata per emittenti e

concessionarie — è sempre più frequente e se quindi l'allargamento a dismisura

del prodotto televisivo ha consentito un progressivo incremento delle entrate,

non c'è ragione perché il sindacato dei giocatori (ma anche gli allenatori) si

stupisca del perduto romanticismo. Sapete quant'è cresciuto il monte-stipendi

della A negli ultimi 12 anni? L'80%.

Le tv Nel frattempo, proprio nel momento in cui il campionato di calcio si è

trasformato in un media event a tutti gli effetti, la pay tv è diventata un

oggetto di consumo per gli italiani. Non deve essere stata una casualità: le

partite di pallone rappresentano il core business della televisione tematica.

Oggi Sky vanta 5 milioni di abbonati e Mediaset Premium 4,4 milioni di tessere,

i due colossi continuano a macinare record di ascolti per la Serie A, anche

in virtù delle maggiori finestre offerte dal calendario, come il felice

esperimento del match alla domenica di pranzo. Nel 2009-10 la tv di Murdoch

aveva chiuso il girone d'andata con 3,7 milioni di telespettatori a giornata;

quest'anno è salita a 5,5 milioni. E il Biscione ha festeggiato un incremento

del 14% rispetto al 2010-11. Contenti tutti, contento nessuno?

___

IL COMMENTO

Le colpe dei presidenti ricadono su tifosi e calciatori

di ROBERTO RENGA (Il Messaggero 03-02-2012)

FACCIAMO ridere il mondo (calcistico) con questa storia della neve: partite

sospese, litigi, lettere strappalacrime, classifica sottosopra, giocatori con

i pattini, nemmeno uno straccio di pallone arancione. Un film comico che,

senza arrossire, riusciamo a trasformare in pellicola drammatica. Colpa in

sintesi, si legge e si dice, di: 1) stadi vecchi; 2) calendario stilato con

una benda davanti agli occhi; 3) televisioni; 4) campionato a venti squadre; 5)

clima che cambia (si sostiene pure questo: volevamo essere avvisati). Diciamo

la nostra: colpa dei presidenti.

Gli stadi sono vecchi e ridotti male, vero. Sono stati fatti per i mondiali

del 1934 e ritoccati in peggio nel 1990, quando venne buttata al vento

l’occasione per rifarli sul serio. Gli impianti, a parte l’Olimpico, sono di

proprietà comunale. Facciamoli, si sente dire. Bene, in attesa della famosa

legge, ci chiediamo: chi li costruisce? I presidenti? E come mai sino a oggi

hanno pensato ad altro? Chiederanno i soldi allo stato? È il momento o il caso?

Il calendario si potrebbe cambiare, giocando di più a fine estate e magari

durante le vacanze di Natale. Basterebbe anche programmare partite di notte

con il caldo e di giorno con il freddo. Ci pensano solo oggi e ognuno tira la

neve dalla propria parte: io non gioco, gioco, dopo, eccetera. Insomma:

ricolpa dei presidenti.

Ecco, si sostiene, chi ci sta rovinando: la televisione. Siamo seri. Le tv

criptate danno un sacco di danaro, grazie al quale il calcio italiano riesce

respirare, nonostante tutte le nefandezze che disegna e realizza. Come mai i

presidenti (sempre loro) non hanno speso i soldi per risistemare gli stadi? E

no: li buttano, si fa per dire, sugli stranieri, su mediazioni incontrollabili

e stipendi assurdi.

Se si facesse un campionato a 18 o, meglio a 16, potremmo risolvere tutti i

problemi e giocare solo quando si deve. Come mai non si fa? Per soldi, sempre

per soldi, maledetti e subito. Le squadre in più finirebbero in B e quindi non

avrebbero l’ossigeno televisivo. Dunque niente. E chi frena? I presidenti.

I primi cittadini dei nostri club si sono uniti nel condominio calcistico che

si chiama Lega calcio. All’interno della quale si litiga per qualche euro in

più e non per altro. Il presidente da molto tempo è solo in prestito,

lavorando notoriamente per una banca. Allora si potrebbe eleggere almeno un

vice, tanto per burla. Non ci riescono. Chiedono semmai di lasciare il posto

caldo a chi, condannato dalla giustizia ordinaria, dovrebbe avere perlomeno il

buon gusto di lasciare la poltrona.

Sempre colpa dei presidenti, che una volta erano ricchi e adesso vogliono

diventarlo.

___

DAL PALERMO AI FORCONI

QUANTO SCALCIA ZAMPARINI,

IL PRESIDENTE CONTRO TUTTI

HA CACCIATO 38 ALLENATORI IN 25 ANNI. FA AFFARI RITENUTI SOSPETTI.

GUIDA UN MOVIMENTO CONTRO EQUITALIA. CHI È, E DOVE VUOLE ARRIVARE,

IL RUMOROSO PATRON DELLA SQUADRA DI CALCIO SICILIANA

della redazione de IL VENERDI DI REPUBBLICA - 3 FEBBRAIO 2012

Il calcio in Italia è potere, la strategia perfetta per farsi amare dal popolo

e far sentire la propria voce ai piani alti della politica senza, però, dover

correre il rischio di passare dalle elezioni. Non c’è presidente di una

squadra di serie A che non abbia dichiarato le proprie antipatie e simpatie in

parlamento. C'è Della Valle, quasi sconosciuto alle masse prima di acquistare

la Fiorentina, che da finanziatore della prima ora di Forza Italia si ritrova

a scrivere pagine di giornale contro Silvio Berlusconi (altro presidente di

calcio) che lo piazzò all'Iri. Ci sono il sinistrorso De Laurentis e il

destrorso Lotito, disposto a dare una mano al vecchio governo Pdl-Lega.

E poi c'è lui, Maurizio Zamparini, il friulano a capo del Palermo, capace di

mandare a casa trentotto allenatori in venticinque anni, di assoldare come

vicepresidente Guglielmo Miccichè, fratello del fondatore di Forza Italia e

Forza Sud, Gianfranco Miccichè, e ideatore l'anno scorso del Movimento per la

gente, che ancora non è chiaro se e come intenderebbe presentarsi davanti agli

elettori.

Il giornalista dell'Espresso Gianfranco Turano nel suo nuovo libro Fuori

Gioco (Chiarelettere, pp. 288, 14, 50 euro), in cui racconta storie, affari e

soprattutto retroscena dei presidenti del pallone italiano, presenta la nuova

organizzazione di Zamparini come «un’aggregazione di oppressi fiscali dei più

vari orientamenti postideologici, che ha tenuto la sua prima convention nel

palazzetto dello sport di Fiano Romano ». Zamparini è uno che quel che pensa

lo rende pubblico a microfoni accesi: ha definito Monti «troppo snob, sono

meglio io», ha detto che «Tremonti ha disastrato l'Italia», ha affermato che

«Berlusconi adesso potrà fare danni solo al Milan», ha mandato «a quel paese»

la Bce, ce l'ha a morte con Equitalia. Qualche giorno fa, l'ennesima sortita

populista: era seduto accanto ai leader siciliani della rivolta dei forconi

durante la loro assemblea, assicurando che aderiranno al suo movimento. E alle

accuse di infiltrazioni della malavita tra i forconi ha sentenziato che

«mafiosi sono quelli che stanno uccidendo l’Italia che produce, non i

manifestanti».

Difficile non dargli almeno ascolto, visto che il patron ha fatto della

trasparenza un marchio di fabbrica, tanto da aver più volte risposto per le

rime ai boss che tentavano di mettere le mani sul Palermo. Il suo migliore

amico in terra sicula, racconta Turano, è il procuratore nazionale antimafia

Piero Grasso, che più volte si è palesato in pantaloncini corti e maglietta

della squadra ai ritiri precampionato.

Il creatore del Mercatone potrebbe sfruttare il vuoto politico per tentare

una scalata, un po' come fece il Cavaliere nel '92, anche se per ora scrive su

internet di non voler creare nessun partito e che il suo scopo sarebbe quello

di produrre idee per uno Stato non più succhiasangue e succhiatasse. Idee che

poi ciascun deputato potrebbe fare sue.

Si vedrà se l'uomo accusato da mezzo Triveneto di essere uno speculatore

edilizio, che ha dichiarato pubblicamente di aver ceduto alle richieste di

«donazioni» arrivate dalla famiglia Mastella per avere i permessi per

costruire un supermercato nel Sannio, e che ha comprato casa in Egitto perché

la seconda moglie si sente vicina a un campo magnetico speciale dal quale è

più agevole contattare le forze occulte, darà una svolta alla sua attività

imprenditoriale. O se, come molti colleghi, continuerà a fare politica.

Coperto, ovviamente, da un bandierone rosanero.

Modificato da Ghost Dog

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CONSIGLIO CONI SUBITO OPERATIVA LA NORMA SULL’ONORABILITÀ. RIFLESSI NEL CONSIGLIO FEDERCALCIO

Lotito sospeso, si può sostituire

Il presidente della Lazio sarà sostituito: la Lega di A non perderà pezzi in Consiglio

di MAURIZIO GALDI (GaSport 03-02-2012)

Una raccomandata è stata già inviata dalla Federcalcio al presidente della

Lazio Claudio Lotito per annunciare la sua sospensione da Consigliere federale

in virtù dell'approvazione, ieri mattina, della nuova norma a tutela

dell'onorabilità degli organismi sportivi. È questa la prima conseguenza

dell'approvazione, ieri, in Consiglio Nazionale del Coni delle nuove norme:

immediatamente operativa quella sull'«onorabilità», probabilmente dalla

prossima stagione sportiva entrerà in vigore quella che riduce i tempi e i

gradi della giustizia sportiva. Infatti per la riforma della giustizia

sportiva serve che la modifica allo statuto del Coni venga approvata dal

ministero vigilante (quello dello sport) per poi essere inserita in quelli

federali (ma per quelli ci penserà il commissario ad acta Giulio Napolitano

che la Giunta ha nominato).

Casa cambia in Figc La Federcalcio, comunque, ha già previsto di modificare

alcune norme delle sue Noif. Innanzitutto provvederà alla cancellazione

dell'articolo 22 bis (ormai superato dalla norma Coni); in questo modo Lotito,

sospeso dal Consiglio federale, potrà tornare ad occuparsi però del suo club:

lì la sospensione non si applica. Inoltre la Federcalcio provvederà a

consentire un «supplente» alla Lega di A che con la sospensione di Lotito

avrebbe un rappresentante in meno in Consiglio federale.

Norma calciopoli Ieri è stata approvata anche la modifica dello statuto che

prevede siano i Consigli federali a deliberare sull'assegnazione o la revoca

dei titoli sportivi. Un cambiamento radicale che eviterà problemi di «non

competenza» e che ha determinato grande soddisfazione in Federcalcio: «Se i

saggi nominati dal Coni hanno stabilito che la norma andasse riscritta, la

nostra decisione di luglio di non competenza a decidere sullo scudetto 2006,

era motivata e corretta», è il commento che trapela da via Allegri. La riforma

comporta anche una riduzione dei tempi del procedimento sportivo che dovrà

durare al massimo trenta giorni.

-------

A BRUXELLES IL PARLAMENTO EUROPEO SPOSA TOTALMENTE LA LINEA DELL’UEFA E LE ROI COMMENTA: «UNA PIETRA MILIARE»

Dal fair play ai tribunali:

l'Ue appoggia Platini

di FABIO LICARI (GaSport 03-02-2012)

Fair play finanziario, ricorso soltanto a tribunali sportivi, modello europeo

dei tornei, partite truccate considerate reati penali: neanche se l'avesse

scritta Michel Platini la risoluzione sulla «dimensione europea dello sport»

sarebbe stata più favorevole all'Uefa. Il sostegno al documento è stato

schiacciante: 550 sì, 73 no e 7 astenuti nel Parlamento Ue di Bruxelles.

Platini esulta: «Una pietra miliare molto incoraggiante per il futuro del

calcio europeo. L'Ue ha capito le sfide che ci attendono. Sono impressionato».

Tas: motivazioni Sion Da domani sarà un pò meno facile opporsi al fair play:

per l'Ue i club devono competere «in base ai loro mezzi finanziari effettivi».

Si allontana lo spettro di nuovi casi Sion: l'Ue riconosce «la legittimità dei

tribunali sportivi per risolvere le dispute». A proposito: il Tas ha

comunicato le motivazioni dell'arbitrato sul Sion, dichiarandosi competente

perché il club svizzero ha accettato il regolamento di Europa League. E

aggiungendo che l'Uefa ha il diritto di non iscrivere giocatori nelle liste e

deve garantire uniformità nell'applicazione dei regolamenti. Insomma,

l'esclusione del Sion non è abuso di posizione dominante.

No superlega E ancora. Truccare le partite è reato penale, dev'essere

facilitata la collaborazione tra autorità sportive e statali e devono esserci

regole più strette per i gestori di scommesse. Il modello superlega americana

non va bene: merita sostegno il sistema europeo con la centralità delle

federazioni, con promozioni e retrocessioni. Gli «homegrown player», cioè i

giovani cresciuti nei vivai, senza distinzione di nazionalità, devono essere

modello per gli altri sport.

Controllo agenti Altri principi: assimilare il traffico di sostanze dopanti

allo smercio di stupefacenti; favorire lo sport femminile; creare il registro

europeo degli agenti sportivi; bandire i tifosi violenti o razzisti da tutti

gli stadi; potenziare la formazione scolastica degli atleti.

Stop multiproprietà E non è finita. In un'intervista al Guardian, il

segretario Uefa Gianni Infantino dichiara guerra al fenomeno di giocatori che

non appartengono al club ma a un'altra società come Tevez con la Msi di

Joorabchian: «Una minaccia crescente». Poca trasparenza, pericolo di pressioni,

dubbi sui flussi di denaro: l'idea è di non far partecipare alle coppe questi

giocatori in «multiproprietà».

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Mi pare che...

Conte ha in mano una carta d’oro

La Lega A è sempre in fuorigioco

di LUCIANO MOGGI (Libero 03-02-2012)

Una premessa è d’obbligo: non s’era mai vista la richiesta di rinvio

preventivo di una gara per neve... eventuale. Galliani l’ha fatta, carta e

penna, ancor prima che il Milan scivolasse di brutto all’Olimpico contro la

Lazio, e se è vero che le previsioni meteo sono adesso molto più attendibili

che in altri tempi, resta il dubbio (o il sospetto, fate voi) che abbia messo

le mani avanti più per le condizioni della sua squadra che per quelle del

clima e del terreno di gioco, in vista anche della semifinale di Coppa Italia.

Giuste ci paiono le contro-richieste di Marotta e Mezzaroma, «le decisioni

devono essere uniformi, si gioca tutti o nessuno ». Ovviamente avrebbero avuto

maggior valenza se fossero state date all’informazione il 1 febbraio, giorno

dell’infrasettimanale, quando ben 4 partite erano state rinviate.

Mancano le idee

Il problema è più vasto e chiama in causa una Lega che dorme, mai un’idea che

sia una, mai una prevenzione atta a salvare il calcio dalle polemiche:

prevenire per evitare di curare non è materia che interessa a chi dirige la

baracca. E sul banco degli imputati è il turno infrasettimanale del 1 febbraio

che si è giocato tutto in notturna.

Sappiamo quanto pesi il contratto con Sky, che dal suo punto di vista avverte

i naviganti, «il calendario non lo facciamo noi, se volete meno anticipi e

posticipi, accontentatevi di meno soldi». Premesso che le Società vorrebbero

invece più soldi, si potrebbero ipotizzare allora varianti sul tema, anche

occorrendo in corso d’opera, che non snaturino quel contratto, scegliendo

campi meno rigidi per qualche gara in notturna (Roma, Napoli, Palermo) facendo

giocare tutte le altre alle 15. Certamente il turno infrasettimanale di

pomeriggio allontanerebbe gli spettatori che lavorano, a nostro parere i danni

sarebbero comunque attutiti e nessuno avrebbe da reclamare. Con tanti rinvii

più che un campionato sfalsato, ci pare evidente che abbiamo un campionato

falsato.

E d’altra parte puntare l’indice soltanto sugli stadi obsoleti è roba che non

convince più nessuno. Ma ecco allora la Lega che tuona: domenica in campo

tutti alle 15: come chiudere la stalla quando i buoi sono scappati.

Nel fuoco che cova sotto la cenere, pardon la neve, tornano gli arbitri. Il

gruppo difeso ad ogni pie’ sospinto da Nicchi, con l’annessa solfa del clima

diverso che si respirerebbe, è in piena bufera. Tuonano De Laurentiis e

Mazzarri, «al Napoli mancano cinque punti», si lamenta anche il Milan per un

rigore prima dato dall’arbitro Damato e poi fatto revocare dal guardalinee (si

era sullo 0-0 e i rossoneri si sarebbero potuti portare in vantaggio sulla

Lazio). C’è anche il Palermo tra i danneggiati, Milito in fuorigioco

nell’azione del 3-2. È sempre la stessa stucchevole storia, la pletora di

errori sarebbe solo occasionale e in buona fede, mentre prima avrebbe celato

un disegno ordito a favore della Juve. Fatta la premessa che nessuno nutre

dubbi sulla buona fede degli arbitri, ora come allora, perché di grazia tanti

reclami, tante invettive a dimostrazione dei torti subiti ?

Grave la battuta d’arresto del Milan. Se la Juve dovesse vincere il recupero

con il Parma potrebbe portarsi a +4, mentre alle spalle dei rossoneri

l’Udinese è a 2 punti, e a 4 la Lazio. Sia l’Udinese che la Lazio sono due

realtà. Viste per molto tempo come terze incomode, sono sempre lì e si sentono

ora in gara.

L’Inter vede ancora possibile il terzo, nonostante abbia mancato ancora

un’occasione ghiotta, colpa soprattutto della lentezza dei due centrali

difensivi.

Il filosofo Baldini

Sotto il cupolone intanto le idee sono parecchio confuse. È rimasto solo

Baldini a difendere il progetto, dice anzi di non avvertire sensazioni

negative rispetto a come pensava: evidentemente la sconfitta di Cagliari, un

4-2 che non ammette discussioni, non lo impressiona. La difesa che fa acqua da

tutte le parti, l’attacco che non mette a profitto le occasioni, la confusione

che regna nella squadra, sono cose normali per lui che è un filosofo. Luis

Enrique, che si intende di calcio, non è però affatto contento, «giocando così

non andiamo da nessuna parte ».

Il Napoli voleva rifarsi dopo la batosta di Genova, ma gli mancava Lavezzi ed

è bastato il piccolo Cesena, pur privo di Mutu, a fermarlo: il gol finale di

Pandev sembrava regolare, Banti, ovvero l’assistente Galloni, ha preso

lucciole per lanterne. Il punto preso consente ai romagnoli di riattaccarsi al

Lecce.

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La polemica Dopo la clamorosa svista di Banti, il club protesta. C’è un dossier dei tifosi: in classifica azzurri primi

Bufera arbitri: dalla Fiorentina al Cesena

al Napoli mancano quattordici punti

di PINO TAORMINA (Il Mattino 03-02-2012)

(Presunti)_Torti_Arbitrali_Napoli.jpg

Ecco la versione di Walter Mazzarri. «Cinque punti persi nelle ultime tre

giornate di campionato per colpa degli arbitri». Il tecnico del Napoli è fatto

così: quando la tensione si alza, la classifica si mette male, gli arbitri non

sono esattamente impeccabili e il Napoli magari non vince da tre partite,

Mazzarri diventa protagonista, tirando fuori polemiche urticanti, spesso

memorabili. Un mese di cose strane, dice. Eppure ha completamente ragione. Per

fortuna nessuno arriva a gridare al complotto. Neppure De Laurentiis che si

limita a invocare «i sei arbitri in campo come in Europa».

Ovviamente la sacrosanta allergia azzurra ai torti arbitrali è direttamente

proporzionale all’andamento altalenante del rendimento in campo. Al San Paolo,

in quella che cioè dovrebbe essere casa loro, gli azzurri hanno messo assieme

una collezione di poco invidiabili primati: l’ultima vittoria conosciuta

risale al 21 dicembre scorso (6-1 al Genoa) e dei 33 punti disponibili

soltanto 17 sono andati a rimpolpare la magra classifica attuale.

Un errore dell’arbitro è più facilmente tollerabile in caso di successo. Ma

quando sbaglia al 92’ e sullo 0-0 diventa assai difficile mandarlo giù. Sotto

accusa, in particolare, il primo assistente Fabio Galloni, reo di aver

sbandierato l’offside inesistente del macedone: per lui Braschi, il

designatore, pensa a una giornata di stop. Galloni col Napoli è sfortunato: il

30 agosto del 2010 la fece grossa a Firenze quando segnalò il gol valido a

Cavani ma la palla non aveva varcato la linea. Pure Luca Banti (livornese come

Mazzarri) quando è al San Paolo vede le streghe: ha arbitrato Napoli-Lazio

dell’aprile scorso (4-3) mandando su tutte le furie Lotito e Reja.

Eppure il Napoli non ha torto a lamentarsi. Tante le decisioni sfavorevoli

accumulate dall’inizio del campionato. Nove partite sott’accusa. Proviamo a

ricordare anche noi gli episodi. Quinta giornata, l’arbitro è Valeri: contro

la Fiorentina (0-0) i partenopei protestano per due rigori non concessi. Il

più evidente è quello non fischiato a Pasqual, che di mano intercetta un cross

di Zuniga. Settima giornata, Napoli-Parma (1-2): Mazzoleni non vede un fallo

netto di Gobbi su Lavezzi. Decima giornata: Catania-Napoli (2-1). Arbitro

Celi. Dopo 43 minuti viene espulso Santana per doppia ammonizione. Il secondo

giallo sembra davvero un’esagerazione. Undicesima giornata, al San Paolo c’è

la Juventus (3-3). Tagliavento fa ripetere il rigore realizzato da Hamsik:

troppi calciatori in area. Lo slovacco lo tira di nuovo e lo sbaglia, ma anche

in quella circostanza ci sono uomini in area ma non viene fatto ripetere. Sul

secondo gol della Juve c'è un netto fallo di Pepe su Maggio. In Napoli-Lazio

(0-0) Rizzoli ferma Maggio lanciato in porta per posizione irregolare.

A Novara (1-1), De Marco allo scadere non vede il fallo del portiere Ujkani

su Pandev. A Siena (1-1), 19esima giornata, Damato non vede un fallo di mano

di Vitiello su colpo di testa di Campagnaro: è rigore. A Genova (3-2) l'azione

del terzo gol del Genoa è viziata da fallo su Maggio da parte di Moretti.

Volendo essere notarili, 14 punti in meno. E in classifica sarebbe addirittura

al primo posto.

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LA STORIA

Guai Real per Ronaldo

arrestato per spaccio il suo «grande amico»

Lauro, colombiano, aveva contatti con molti calciatori

di ANDREA NICASTRO (Corriere.it 03-02-2012)

MADRID - La villa di Cristiano Ronaldo a Madrid è una specie di yacht arabo

appoggiato su una collina. Costo? Minimo dieci milioni di euro. Gliel'ha

trovata l'amico Lauro, un colombiano che ora la polizia spagnola dice essere

un trafficante di droga. Nel 2009, nei giorni dello sbarco del campione

portoghese alla corte dei Blancos, Laurentino Sanchez Serrano, alias Lauro,

alias Perito, si vantava al telefono: «Gli faremo vedere delle belle cosette.

Posso procurare a Ronaldo tutto quel che vuole: casa, fidanzata, macchina».

La relazione di Lauro con il real club sembra essere consolidata anche

a livello di dirigenza. Nelle intercettazioni rivelate dal settimanale Interviù

il viveur colombiano si dice amico di CR7 come di Lassan Diarra, Guti e

dell'ex centravanti Raul. Sarebbe anche stato alla festa d'addio di Fabio

Cannavaro nella discoteca El Buddha. Laurentino era il benvenuto pure tra i

calciatori dell'altra sponda cittadina, l'Atletico Madrid (Sergio Aguero, ora

al Manchester City) o a bordo ring, con il pugile Pablo Navascues.

Laurentino fa favori, trova ville e Rolex tempestati di diamanti da 100mila

euro. «Sì, è proprio quello che mi ha chiesto Ronaldo, ma non mi ricordo se

c'era lo sconto o no» dice Alvaro Lopez Tardon, un altro trafficante a capo

dei «Los Maiami». In cambio Laurentino si siede in tribuna d'onore, a fianco

della crema finanziario-politica spagnola.

Nei suoi tour notturni offre cene e incontri, ma mostra i calciatori come

trofei. Ha solo pochi anni in più e tutte le chiavi della movida.

Ufficialmente fa l'impresario notturno. Giro grosso. Ristoranti, discoteche.

Apre un locale, presta denaro, crea il «giro che fa tendenza». Avrebbe

organizzato lui la festa per l'arrivo di Madonna. Solo il dj gli costò 20mila

euro l'ora.

Lauro aveva denaro che gli usciva dalle orecchie, come i giovani calciatori.

Perché avrebbero dovuto insospettirsi? Ai suoi tempi si era sbagliato persino

Maradona. Indimenticabile la sua foto in un'ostrica gigante del clan Giuliano.

La polizia ha sequestrato all'organizzazione mafiosa di Lauro 27 milioni di

euro in contanti, auto e appartamenti per 200 milioni e 276 chili di cocaina.

Il silenzio con cui lo scoop di Interviù è stato accolto ieri dai siti

spagnoli è imbarazzante. Vero che le indagini sono «in corso», ma tra i fiumi

di denaro e le donne a gamba lunga delle notti di Lauro, la coca non mancava

mai. Se si scoprisse che tra i tanti favori ai campioni c'era anche qualche

pista bianca sarebbe l'ennesimo colpo al Real in contrasto con la banda dei

bravi ragazzi del Barcellona.

La squadra di Mourinho sta dominando il campionato con un buon

margine sul Barça, ma il clima è cupo. Colpa degli scontri diretti dove il

Real perde e non riesce ad ammetterlo. Dal dito nell'occhio al viceallenatore

del Barcellona all'agguato all'arbitro in garage, lo stile di Mourinho ha troppo

macchiato il blasone del Real. Molti lo danno in uscita a giugno. Il caso

«mafiosi e calciatori» è un'altra cosa. La stagione dei Blancos si complica.

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Prioreschi:

«L'ascolto delle telefonate continua»

intervista della redazione di GIÚleMANIdallaJUVE 03-02-2012

Un giudice non deve far trapelare nulla delle proprie idee prima di

emettere la sentenza. Ciononostante la Dottoressa Casoria è riuscita

ad attirare su di sè tre tentativi di ricusazione ed un esplicito

invito ad astenersi. Non crede che simili atteggiamenti mal si

conciliino con la sentenza effettivamente emessa o forse si conciliano

troppo bene? La Casoria ha in un certo senso tradito le aspettative? È

stata surclassata dalle due giudici a latere?

«Oltre venticinque anni di professione mi hanno insegnato a non farmi

influenzare dall’atteggiamento tenuto dai giudici nel corso del processo ma a

valutare solo le sentenze dopo che sono state emesse. »

Da che mondo è mondo ognuno dovrebbe fare il suo mestiere. Chi deve

indagare indaga, chi deve giudicare giudica, chi deve difendere

difende, chi deve valutare valuta. Dal 2006 a oggi, invece, chi

valutava diventa incompetente, chi doveva indagare dimentica di farlo,

chi doveva aprire indagini sancisce prescrizioni. In quale paese del

mondo che si definisca civile simili atteggiamenti possono essere

considerati normali? C'è ancora serenità e fiducia nella giustizia

italiana?

«I problemi della giustizia italiana e del modo di amministrarla sono sotto

gli occhi di tutti e sono problemi di carattere generale che riguardano tutti

i processi e non solo ‘calciopoli’».

Moratti, Tronchetti Provera, Tavaroli, perché si è deciso di non

ascoltarli in aula? Ha avuto un ripensamento in proposito?

Riavvolgendo il nastro, imposterebbe in generale la difesa allo stesso

modo e nel caso come la modificherebbe?

«Come difensori non abbiamo avuto nessun ripensamento e rifaremmo tutto

quello che abbiamo fatto. Abbiamo la presunzione di ritenere di aver fatto un

lavoro egregio. Ricordo a tutti che noi ci siamo fatti carico, da soli, di

tutto il processo. Molti altri sono stati a guardare e altri sono stati a

rimorchio e forse qualcuno ha pure remato contro. Basta leggere i verbali di

udienza.»

Chi ha nascosto le intercettazioni? Verranno portate a compimento le

denunce annunciate ai carabinieri che effettuarono le indagini?

«Tutte le anomalie riscontrate saranno sottoposte alla valutazione della

competente Autorità Giudiziaria»

Ha costituito esito negativo il dissociarsi della difesa della

Juventus dall'operato dei suoi dirigenti? Ci può essere davvero una

logica nel vedere un Moggi condannato e una Juventus assolta?

«Ognuno ha diritto di impostare la propria linea difensiva come meglio crede. »

Perchè invece di impostare la difesa sul fatto che nulla di ciò che

faceva Moggi costituiva reato per il CGS si è tentato di dimostrare

che “così facevan tutti”?

«Il “così fan tutti” noi non lo abbiamo mai detto. Si è trattato solo di

propaganda fatta “ad hoc” da chi ben sapeva che le intercettazioni “scoperte”

dalla difesa facevano naufragare il castello accusatorio. Noi abbiamo sempre

sostenuto la insussistenza dei fatti, rafforzata e confermata dalle nuove

intercettazioni. Altro non abbiamo mai detto.»

Dal 9 di novembre 2011 non sono più uscite telefonate, baffate di

rosso, scovate da Nicola Penta: è perchè non ce ne sono più o ne avete

trovate ancora e ve le tenete ben strette?

«L’ascolto delle telefonate continua. E non solo quello. Altro non posso

dire.»

Cosa pensa dell'intervista del “pentito”, subordinato di Auricchio,

rilasciata al Corriere dello Sport? Essendo venuto allo scoperto solo

dopo la sentenza di Napoli, chiederete la rinnovazione parziale del

dibattimento?

«Noi non avevamo bisogno del “pentito” per capire come erano andate certe

cose. Mi auguro si presenti davanti ad un P.M. a mettere a verbale quello che

ha detto al giornale. Quando, e se farà questo, faremo le nostre valutazioni

anche alla luce della motivazione della sentenza.»

Ci si può aspettare una totale assoluzione nel secondo grado di

giudizio?

«Se non credessimo di ribaltare la sentenza di primo grado non faremmo

appello.»

Che valore attribuisce a una Federazione che si dichiara incompetente?

«Per conoscere il mio pensiero sulla federazione basta riascoltare i miei

interventi nel procedimento di radiazione.»

Ringraziamo l'avv. Prioreschi per la solita disponibilità.

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SPY CALCIO di F.Bianchi (Repubblica.it 03-02-2012)

Serie A, via al 19 agosto

e si gioca anche a Natale?

Il prossimo campionato dovrebbe cominciare domenica 19 agosto (anticipi a

sabato 18, il giorno in cui parte la Premier League ) e prevedere un turno

anche sotto Natale (esattamente domenica 23 dicembre), accorciando così la

lunga sosta di fine anno, la più lunga dopo quella della Bundesliga che ha 18

squadre e non 20 come in Italia. Cambiando in questo modo il calendario si

riesce a risolvere almeno in parte il problema del gelo invernale, perché non

ci sarebbero più due turni nel periodo più a rischio

(dicembre-gennaio-fabbraio). Questa può essere la soluzione più facile che ora

dovrà trovare il consenso dei presidenti a iniziare in pieno agosto (la data

di Ferragosto è già stata "catturata" da Blatter per le Nazionali) e del

sindacato calciatori che della lunga sosta invernale ha fatto una sua

battaglia. In Inghilterra, lo ricordiamo, si gioca anche il giorno dopo

Natale. Da noi, è tabù: i calciatori devono andare in vacanza a Miami. Vorrà

dire che ci staranno di meno al caldo, così si risolverà, almeno in parte, un

problema che è sotto gli occhi di tutti in questi giorni. Per il resto, c'è

poco da fare, in tempi brevi. Gli stadi rimarranno gli stessi per almeno 4-5

anni, se va bene e se i politici si ricordano di approvare la legge. I club in

serie A rimarranno 20 per almeno 5 anni: è vero che c'è un'apertura da parte

di Damiano Tommasi a scendere a 18, ma la Lega di A non ha ancora tirato fuori

dal cassetto un vecchio progetto che risale addirittura ai tempi di Franco

Carraro e Francesco Ghirelli (almeno dieci anni fa...). I presidenti dei club

più importanti, ed impegnati in Europa (vedi Galliani e Moratti), sarebbero

favorevoli a scendere a 18. Ma gli altri presidenti, soprattutto dei club

medio-piccoli, hanno paura: una volta c'erano 18 squadre e quattro

retrocessioni, ora 20 e sole tre retrocessioni. Perché rischiare di finire in

B? E poi, Sky e Mediaset Premium, che mantengono il Circo del pallone e

impongono orari serali, pagherebbero le stesse cifre di adesso? Forse sì,

perché lo spettacolo aumenterebbe. Il contratto tv nuovo comunque è giù chiuso,

dal 2012 al 2015. Se ne parla, eventualmente, dopo. Se qualcuno ne vuole

parlare. La Serie B invece è pronta a scendere a 20, da 22, e il presidente

Andrea Abodi ha già avuto l'assenso di tutti i club. La Lega Pro ha un

traguardo: 60 club, in tre gironi. Per non fallire. Solo la A non si muove, ma

litiga, eccome, e presto, vedrete, come si scanneranno i presidenti per i

soldi dei diritti tv, quel miliardo di euro che serve ad andare avanti nella

bufera...

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Preziosi:

“I magistrati tirino fuori le prove. Dainelli e Milanetto?

Erano in albergo per un addio al celibato”

di GIOVANNI CAPUANO (Blog PANORAMA.it 03-02-2012)

Un fiume in piena,da leggere da cima a fondo ed ascoltare con attenzione.

Enrico Preziosi si ribella alle accuse di combine che coinvolgono il suo

Genoa: “Non vedo prove. I magistrati le tirino fuori” dice garantendo di non

credere al coinvolgimenti di Dainelli e Milanetto “che - spiega - si trovavano

in quell’albergo insieme ad altri giocatori per una festa di addio al

celibato” e non per ricevere la mazzetta per aver venduto Lazio-Genoa come

ipotizzato dai magistrai. “Non faccio il poliziotto e non vado a chiedergli se

davvero c’è qualcosa” continua Preziosi. Controllare i giocatori? “Bisogna

mettere in piedi una task force? Come si fa? Noi siamo parte lesa” si sfoga

ancora convinto, però, che ci si trovi davanti a “quattro delinquentucci” e

non alla conferma che “il calcio sia malato”.

Presidente Preziosi, leggendo i giornali di questa mattina con le

carte dell’inchiesta di Cremona ha qualche timore per il suo Genoa?

“Non commento le illazioni ma lo farò solo con i fatti. Non parlo di sospetti

anche se forti altrimenti dovremmo commentare tutti i giorni qualcosa. Quando

ci sarà un processo dirò la mia”.

Adesso però i sospetti sono tanti. Anche a lei interessa che si faccia

chiarezza?

“Che vadano avanti con le indagini. Sono mesi che si parla di questa partita.

Non prendo le distanze nemmeno da quelli che sono stati miei giocatori e

creargli problemi. Non ci credo. Qualora dovessero emergere prove ne

prenderemo atto”.

Non ha mai avuto sospetti su quella partita che pure le cronache

descrissero come anomala da fine stagione?

“Qui stiamo parlando di calcioscommesse non di andamento strano da fine

stagione che ne abbiamo viste migliaia. Vediamo se ci sono riscontri. A me

oggi non sembra”.

In tanti, rispetto a giugno, hanno cambiato idea e non parlano più di

‘quattro sfigati’…

“Io non ci credo che sia un fenomeno diverso. Penso ancora a qualche sfigato.

Certo che se i due giocatori diventano ventidue… Però i calciatori sono

migliaia in Italia… Non quattro sfigati ma quattro delinquentucci che oltre a

percepire salari fanno danni danni alle loro aziende”.

Il calcio è malato?

“No. Solo la serie A ha seicento giocatori”.

Fenomeno ridotto?

“E’ una percentuale dello zero virgola cinque percento e il calcio sarebbe

malato? Come in tutte le categorie ci sono anche i delinquenti”.

Ha parlato con Dainelli e Milanetto?

“Con Dainelli ho parlato due giorni fa perché mi ha chiesto di essere ceduto

dopo aver avuto un alterco con la gradinata Nord. Milanetto non lo sento più

perché gioca in un’altra società”.

Non gli ha chiesto se per caso hanno qualcosa da raccontarle?

“Io non faccio il poliziotto ma l’imprenditore. Non mi metto a chiedere.

Fatelo voi. Il mio mestiere è portare avanti le mie aziende. Non mi metto a

fare telefonate per chiedere se ha fatto qualcosa, non sono mica matto. Non

posso neanche offendere giocatori che hanno militato con me per anni senza

prove”.

Lei segue molto la squadra…

“Questo lo dite voi. Non vado mai in trasferta proprio come Moratti. Con la

squadra ci sono i delegati. Vado se ci sono problemi o situazioni di

difficoltà però non vivo la squadra tutti i giorni. Ho migliaia di dipendenti

della Giochi Preziosi: se dovessi seguire il calcio come dite voi buonanotte”.

Quindi dei personaggi strani che girano per hotel e ritiri ha letto

solo nelle carte dei magistrati?

“Non mi interessa. Se ne parla da giugno e di riscontri ce ne sono solo per

Doni. Vedremo quello che ha detto Masiello. Ci sono partite di Cesena, Lazio,

Chievo, Bologna. Che i pm facciano il loro lavoro e ci mettano di fronte a

prove certe. Ho capito che lei vuole rappresentare il nostro mondo in maniera

non consona però io non vado per alberghi a controllare…”.

Come vi difendete allora?

“Prenda il caso Vieri. Se Moratti ha fatto pedinare Vieri e lui gli ha

chiesto milioni di euro di danni per violazione della privacy mi dice come

possiamo fare noi… Nella vita privata ognuno fa quello gli pare. Nessuno si

può permettere di seguire un giocatore. Con quale mezzi? Bisogna mettere in

piedi una task force? Noi siamo parte lesa”.

Se dovessero emergere delle prove su Dainelli e Milanetto li

denuncerà?

“Col se e col ma non ragiono. Non ci credo e basta. E’ stato detto che erano

in un albergo (ndr. il giorno dopo la partita incriminata e in contemporanea

agli zingari). Perchè non è stato detto che c’erano anche Scarpi, Mesto,

Criscito, Toni, Montolivo ed era un addio al celibato in una discoteca in cui

vanno tutti i giocatori e ce n’erano almeno cento giocatori. Ma che sistema è?

Tu vai per deduzioni. Dammi prove perché credo solo alle prove”.

Il pm Di Martino ha detto che il campionato risulta falsato…

“Bisogna distinguere due cose: che qualcuno molli a fine campionato è una

cosa storica. Sbagliata ma è così. Un conto sono le scommesse per compiere un

illecito. Posso farle una domanda? Di cosa sta parlando?”.

Il pm parla di questa seconda fattispecie…

“Aspetto le prove perché non voglio credere che un professionista che prende

un milione e duecentocinquantamila euro all’anno e ha un contratto possa

mettersi lì a scommettere. Qualcuno mi smentisca e poi agirò per tutelare i

miei interessi. E c’è una cosa che mi sconcerta”.

Dica pure…

“Voi avete in mano le prove. Ma perché? A indagine in corso perché escono i

nomi sui giornali. E se Milanetto, Dainelli e Mauri risulteranno estranei chi

li ripagherà? E’ un problema. So che lei non lo scriverà…”.

Sarà scritto, glielo garantisco…

“Dainelli è affranto e in lacrime. Ci credo perché è un ragazzo per bene che

è sui giornali di tutta Italia. Perché la procura dà le informazioni. Che

facciano il loro lavoro ma non per condannare sui giornali. Oggi Dainelli e

Milanetto sono già condannati e non possono andare in giro. Questo è il

cattivo comportamento di alcuni magistrati che danno notizie prima che ci

siano le prove. Capisco si debba fare piazza pulita ma non comprendo il

metodo”

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COMUNICATO SINDACALE

(pag.43, GaSport 28-01-2012)

Il comitato di redazione della Ġazzetta dello Sport, facendo seguito

a un’assemblea dei suoi giornalisti in cui si è espressa solidarietà al

collega Vincenzo Cito, comunica l’esito della consultazione sul

rinnovo della fiducia al direttore Andrea Monti.

Aventi diritto al voto: 161. Votanti: 133. Sì: 37. No: 91. Schede

bianche: 5

___________________________________________________

L’editore conferma la piena fiducia al Direttore Andrea Monti nella

convinzione che redazione e direzione sappiano ritrovare la

necessaria intesa alla vigilia delle importanti sfide che attendono la

Ġazzetta dello Sport nel 2012.

Non so di preciso cos'è capitato a Vincenzo Cito,

comunque l'articolo di oggi non m'è dispiaciuto.

___

Il revival

Ritorno ai bei tempi

E la sera la tv alle mogli

di VINCENZO CITO (GaSport 03-02-2012)

Ma è proprio vero, le partite di pomeriggio, due sabato, addirittura sette

alla domenica, niente spalmamenti sul divano per seguire il campionato

spalmato, tutti in campo alla stessa ora, col solo gustoso, appetitoso

anticipo domenica alle 12.30, con la pasta a tavola e i giocatori in campo.

Odi e passioni, livori e splendori concentrati in soli novanta minuti e la

riscoperta, per chi è allo stadio, della cara vecchia radio per sapere gli

altri che fanno. Tornati a casa, alla Rai un «Novantesimo minuto» vecchia

maniera, è dalla seconda guerra d'indipendenza ormai che non danno così tante

partite nei riflessi filmati (come si diceva negli anni Settanta) o negli

«highlights» (come si dice oggi) presentati dagli inviati. Tornerà a essere un

«treno» dei servizi, non un torpedone che ferma in ogni piazza.

Stringatezza Meno chiacchiere, più gol, tutti costretti a domande più brevi

per dare voce ai quattordici allenatori (!) che occuperanno gli schermi del

dopopartita. Su Sky e Mediaset Premium dirette gol mozzafiato, con i

telecronisti a strapparsi la linea non più per annunciare, con l'enfasi dello

sbarco sulla luna, la battuta di un calcio d'angolo o la fondamentale

sostituzione di Pesce con Porcari. La classifica che cambia di minuto in

minuto, e non di giorno in giorno come succede di solito, un solo unico

fremito a condensare il nostro divertimento preferito e la riconquista di un

diritto-dovere, quello di sapere subito come è andata la giornata e non quando

si spengono gli ultimi fuochi del posticipo che presto coinciderà con

l'anticipo del turno successivo. Sabato e domenica sera, ormai svaporati i

veleni delle partite, magari andremo anche a vedere un film affidando la

nostra felicità a un buon regista, e non del centrocampo. E per chi non esce,

il telecomando ceduto alle donne di casa, stremate da decenni di notturne in

tv.

Revival Non durerà, presto la neve si scioglierà, tutto tornerà alla famelica

normalità di sempre, con turni di campionato distillati in 2-3 giorni. Ma

almeno per una domenica, i figli sapranno come i loro papà vivevano il calcio

di un tempo. In fremente attesa di uno «Scusa Ameri», incrociando il proprio

destino a quello degli altri in tempo reale, magari col cuore spezzato. Che è

sempre meglio dello spezzatino.

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Andrea Agnelli

«Moggi era il più bravo

Giraudo come un padre»

Il presidente Juve: «Al Milan toglierei la Champions 2003,

all’Inter invece nulla, perché lo scudetto 2006 è già nostro»

di MIRKO GRAZIANO (GaSport 04-02-2012)

Moggi, Giraudo, Calciopoli, politica sportiva e gli idoli del passato: Andrea

Agnelli parla di tutto con Giorgio Terruzzi, in un'intervista a «Studio Sport

XXL», magazine di Mediaset. Parole e pensieri destinati a far discutere, anche

a riaprire ferite tra l'altro ancora decisamente fresche. Il presidente della

Juve definisce Luciani Moggi «il più bravo di tutti nel suo lavoro». Ancora:

«Giraudo era come un padre per me». E poi: «Milan migliore alleato in politica

sportiva e rivale più temibile sul campo».

Scudetto 2006 «Togliere qualcosa a Inter e Milan come scherzo di Carnevale?

Ai nerazzurri - dice Agnelli - non leverei niente, perché lo scudetto del 2006

era già nostro. Al Milan toglierei invece la Champions League del 2003».

Trofeo che i bianconeri persero ai calci di rigore, proprio contro i

rossoneri. «Lo scudetto del 2006 - continua il massimo dirigente della Juve -

è una questione di giustizia, sono emersi fatti nuovi che hanno profondamente

modificato quelli di sei anni fa, e perciò cercheremo di portare avanti le

nostre convinzioni in ogni sede possibile. In quel periodo, Moggi era il più

bravo di tutti nel suo lavoro, come lo fu Allodi in passato. Mentre Girando

per me è stato un punto di riferimento, come un padre, e come tale c'erano

affetti e conflittualità». Di fatto, è la prima volta che Andrea Agnelli parla

esplicitamente di Moggi dopo la sentenza di Napoli, con l'ex d. g. bianconero

condannato in primo grado a 5 anni e 4 mesi per associazione per delinquere

finalizzata alla frode sportiva (la prossima settimana sono attese le

motivazioni). In quelle ore, tra l'altro, la Juventus pubblicò sul suo sito un

comunicato ufficiale con il quale affermava «la totale estraneità ai fatti

contestati della Juventus, che presso il tribunale di Napoli era citata in

giudizio come responsabile civile a titolo di responsabilità oggettiva ai

sensi dell'articolo 2049 c.c.». Moggi lo lesse almeno inizialmente con stupore

e un pizzico di amarezza: «Sembra che abbia giocato da solo, non era così»,

disse.

Un presente che esalta Intanto, la Juve è comunque tornata in alto.

Spettacolare, vincente, imbattuta, in piena corsa scudetto: questa è oggi la

creatura di Andrea Agnelli, Beppe Marotta e Antonio Conte, triade nuova di

zecca. E i complimenti del presidente vanno a chi non ti aspetti: «Chi ha

cambiato alcuni dei nostri equilibri nell'ultimo anno? Andrea Barzagli».

Giocatore pagato 500.000 euro, sempre presente in questa stagione, oggi

miglior difensore centrale italiano. E sui tecnici della sua gestione «dico

che Delneri aveva un compito difficilissimo, era l'inizio del rinnovamento.

Conte lo conosco invece da 20 anni, è stata una scelta quasi naturale». Poi,

descrive così lo stile Juventus: «La Juve per la mia famiglia è sempre stata

una passione avvolgente, ma siamo più di cento e non so se tutti hanno una

fede bianconera. In ogni modo, vincere per noi non è importante, è l'unica

cosa che conta, come diceva Boniperti. Lui e Del Piero rappresentano al cento

per cento il dna Juve. Il mio campione preferito? Paolo Montero, le figure

ideali Torricelli e Nedved». Un pensiero anche per il Toro: «Il derby mi piace,

ma vorrei un Torino forte, che dia a quella sfida un'importanza di classifica

ben al di là della rivalità cittadina».

«Italia indietro di anni» Politica sportiva: «Dieci anni fa i grandi club

italiani avevano gli stessi fatturati dei grandi club europei, oggi per

colmare il gap tra noi e loro servirebbe un lasso di tempo tra i cinque e gli

otto anni. Nel nostro calcio ci sono tre cose vecchie: gli stadi, i diritti

televisivi e la protezione dei marchi. Occorrono riforme. Sulla politica

sportiva il Milan resta il nostro migliore alleato, sul campo il rivale più

temibile. Ho chiesto alla Ferrari i contratti dei piloti di Formula 1 per

applicarli al calcio. Un ritorno a Maranello? Sto bene dove sto». Conclusione

piena di tenerezza: «Di chi sento la mancanza? Di mio fratello Giovanni».

___

AGNELLI: “Moggi era il più bravo di tutti”

art.non firmato (il Fatto Quotidiano 04-02-2012)

Così, alla fine, Andrea Agnelli scelse da che parte stare. Non

più nel mezzo, non più nel guado dell’affetto trattenuto. Ma

altrove, riannodando appartenenze, passati recenti e filiazioni.

Dal lato, in una parola, di Luciano Moggi, ex reietto del calcio

italiano adesso in odore di santificazione sabauda. In

un’intervista a Studio Sport XXL in onda sabato alle ore 00. 30,

Andrea Agnelli si è liberato. Prima i soliti temi: Il complotto

di calciopoli, la disfida con l’Inter e le ombre sul passato in

cui la Juventus venne (e duramente) giudicata in sede di

giustizia sportiva. “Togliere qualcosa a Inter e Milan come

scherzo di Carnevale? Ai nerazzurri non leverei niente perché lo

scudetto del 2006 era già nostro, al Milan invece la Champions

del 2003”. Poi l'accelerazione: “Lo scudetto del 2006 è una

questione di giustizia, sono emersi fatti nuovi che hanno

profondamente modificato quelli di 6 anni fa e perciò cercheremo

di portare avanti le nostre convinzioni in ogni sede possibile”.

Infine la botta, il piatto forte. Il ritorno del figliol prodigo,

l’abbraccio a Big Luciano, direttore generale del tempo che fu

e forse, a leggere con attenzione, al di là di squalifiche e

radiazioni, anche, nell’ombra, di domani: “In quel periodo, nel

suo lavoro, Moggi era il più bravo di tutti, come lo fu Allodi

in passato. Mentre Giraudo per me è stato un punto di

riferimento, come un padre, e come tale c’erano affetti e

conflittualità”. All’editorialista di Libero, Moggi, l’Agnelli

in attacco piacerà molto. Alla curva juventina moltissimo, al

senso comune e agli illusori tavoli auspicati dagli alti vertici,

molto meno. Ci sono questioni che non si possono chiudere.

Questioni di pelle. Moggismi di ritorno.

___

Calciopoli e lo scudetto del 2006

Agnelli insiste

"Moggi il migliore

uno come Allodi"

di TIMOTHY ORMEZZANO (la Repubblica 04-02-2012)

TORINO - «Togliere qualcosa a Inter e Milan come scherzo di

Carnevale? Ai rossoneri la Champions del 2003, mentre ai

nerazzurri non leverei niente, perché lo scudetto del 2006

era già nostro. È una questione di giustizia, sono emersi

fatti nuovi che hanno profondamente modificato gli eventi

di sei anni fa e perciò cercheremo di portare avanti le

nostre convinzioni in ogni sede possibile». Ai microfoni di

Italia 1, Andrea Agnelli non sotterra l´ascia di guerra di

Calciopoli. Anzi, torna in trincea, malgrado i tavoli di

pace: non solo le ferite sono sempre aperte, ma non viene

persa nessuna occasione per metterci del sale sopra, a

Torino come a Milano. «In quel periodo Moggi era il più

bravo di tutti nel suo lavoro – prosegue il numero uno

bianconero - come lo fu Allodi in passato. Mentre Giraudo

per me è stato un punto di riferimento, una sorte di padre,

e come tale c´erano affetti e conflittualità». Condannato

nel processo penale di Napoli e radiato dalla giustizia

sportiva, Lucianone incassa la stima di Agnelli, peraltro

già esternata urbi et orbi lo scorso 18 ottobre, tra gli

applausi dell´assemblea degli azionisti bianconeri.

In chiusura, il nipote dell´Avvocato tasta il polso al

nostro calcio: «Per colmare il gap con i grandi club

europei servirebbe un lasso di tempo tra i cinque e gli

otto anni. In Italia ci sono tre cose vecchie: gli stadi, i

diritti televisivi e la protezione dei marchi. Occorrono

riforme. Sulla politica sportiva il Milan resta il nostro

migliore alleato, sul campo il rivale più temibile».

___

Riavere e vincere scudetti

di VITTORIO OREGGIA (Tuttosport 04-02-2012)

Lo scudetto del 2006 è il chiodo fisso di Andrea Agnelli, un atto di giustizia

nei confronti della società, dei tifosi e verosimilmente della sua Famiglia,

da portare avanti fino alla fine e senza lesinare energie. Il presidente della

Juventus non perde occasione per ribadirlo, specialmente adesso che altre e

nuove e brutte intercettazioni sono spuntate dagli archivi come funghi nel

bosco. E’ un qualcosa che sente dentro, Andrea, e che probabilmente “deve”:

per rimettere ordine nel disordine di quegli anni agitati. Il fatto che

Agnelli consideri (sempre) Antonio Giraudo un secondo padre e Luciano Moggi

(all’epoca) il più bravo di tutti, non lascia spazio a fessurine

interpretative. La Juventus della Triade era “a prescindere” più forte in

confronto al resto della compagnia. E stravinceva per questa semplice ragione.

Per tornare invece alla strettissima attualità, la Juventus di Antonio Conte

deve riappropriarsi dei medesimi connotati della Juventus di Giampiero

Boniperti, per il quale «vincere non è importante, è l’unica cosa che conta».

A meno che i bambini non nascano con i baffi, si tratta di un’operazione che

richiede tempo, pazienza e - citiamo Arrigo Sacchi - pure «bus de cul». Ma

sapere che Andrea la pensa proprio come il suo illustre predecessore deve

essere motivo di sollievo per i sostenitori bianconeri, sviliti da sei anni di

su e giù, anzi più giù che su, piallati nell’orgoglio da due settimi posti di

fila, eccetera eccetera.

Viene da pensare che l’unico modo “super partes” per chiudere il cerchio di

Calciopoli e del passato recente sia conquistare lo scudetto, al netto delle

discussioni sul fatto che possa essere il ventottesimo o il trentesimo, che

sia latore della terza stella o solo di una legittima soddisfazione. Alla

Juventus ci provano, ricalcando l’epopea dei Montero e dei Nedved, gli idoli

del “tifoso” Andrea.

Modificato da Ghost Dog

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Federcalcio

AI RIPARI

Idea Abete: a Ferragosto

il via e soste a gennaio

Il presidente Figc: «Ne discuteremo nel prossimo consiglio federale».

Piace l'ipotesi di giocare durante le feste natalizie

MAURIZIO GALDI (GaSport 01-02-2012)

Presidente Abete il maltempo ha messo in ginocchio il campionato di

calcio. Cosa pensa di fare la Federcalcio?

«Innanzitutto dobbiamo distinguere tra l'eccezionalità di alcune situazioni e

la possibilità che per altre si possa trovare una soluzione. Per questo sin

dal prossimo Consiglio federale abbiamo deciso di iniziare un confronto

proprio su quelle che possono essere le soluzioni per evitare situazioni di

eccezionalità».

Lei pensa a provvedimenti che possano cambiare radicalmente il nostro

campionato?

«Dobbiamo valutare che il Consiglio federale è il luogo istituzionale dove si

incontrato le diverse componenti della Federazione. Cambiare, meglio dire

proporre dei cambiamenti, necessita di un dibattito aperto. Noi ci

confrontiamo con calendari internazionali, impegni delle nazionali,

preparazione e allenamenti. Ecco che avere allo stesso tavolo i rappresentanti

delle società, degli allenatori e dei calciatori rappresenta la sintesi che

può portare al cambiamento».

Ma quali possono essere i cambiamenti da proporre?

«Le date di inizio dei campionati, la tipologia delle partite da giocare in

notturna, i turni infrasettimanali, la sosta invernale. Sono tutti temi sui

quali sono convinto si possa aprire il dibattito e trovare soluzioni

condivise».

Avendo avuto dal presidente Figc Giancarlo Abete assicurazioni sul fatto che

la Figc vuole trovare una soluzione al caos che il maltempo ha generato,

esaminiamo quali possono essere i cambiamenti.

Inizio dei campionati Sin dalla prossima stagione l'inizio del campionato di

A dovrebbe essere fissato nel fine settimana del 18-19 agosto e questo fino al

2014, visto che nella settimana di Ferragosto sono già programmate le

amichevoli della Nazionale per accordi anche con la Rai. In seguito potrebbe

anche essere previsto l'inizio dei campionati subito dopo Ferragosto, per un

campionato da giocare interamente in notturna nella sua primissima fase.

Obiettivo complementare è anche far arrivare i club a un grado di preparazione

maggiore in vista dei primi turni delle coppe europee.

Pausa invernale La proposta che Abete sottoporrà al Consiglio federale è

quella di spostare in avanti la pausa invernale. Impossibile accorciarla anche

se in Spagna (che come noi è il campionato che inizia più tardi) dura solo una

settimana. L'idea è di far giocare durante le feste natalizie, in modo da

poter anche avvicinare le famiglie allo stadio e di concedere la pausa da metà

gennaio, proprio a evitare quelli che per tradizione in Italia sono di solito

i giorni più freddi dell'anno.

Notturne concentrate Il definire «la tipologia della gare da giocare in

notturna» di cui parla Abete, significa soprattutto concentrare su tutto il

territorio nazionale le gare serali in autunno e primavera, mantenendo quelle

invernali ma limitandole al sud dell'Italia.

Format campionati Il punto sul quale si tenterà di intervenire è anche la

riduzione del numero di squadre in A. Scendere da 20 a 18 squadre sarebbe un

obiettivo auspicabile, ma esclusa la Germania, quasi tutti gli altri tornei

sono ormai strutturati così e sarà difficile riuscire a ottenere l'okay della

Lega di A e raggiungere la riduzione. Abete, comunque, non rinuncerà a priori

a proporre anche una riduzione.

Quando si discuterà? Il Consiglio federale dovrebbe essere convocato tra la

fine di febbraio e i primi di marzo. Vista anche l'importanza degli argomenti

da trattare, la Federcalcio vorrebbe arrivarci a pieno organico, cioè dopo che

la Lega A possa aver trovato una soluzione alla sospensione imposta al

presidente Claudio Lotito dall'approvazione delle nuove norme etiche da parte

del Consiglio Nazionale Coni.

___

La provocazione Il gelo sta facendo emergere involontariamente le contraddizioni di un’istituzione che non funziona più

E se la Figc decidesse di abolire la Lega di A?

Dal calendario alle liti per i diritti tv: da luglio se ne sono viste di tutti i colori

di FABIO MONTI (CorSera 04-02-2012)

MILANO — E se la Federcalcio decidesse di abolire la Lega di serie A? È

difficile immaginare una paralisi del calcio italiano e per capirlo, basta

ripensare a quanto è accaduto nei sette mesi della stagione 2011-2012.

Calendario: non era ancora nato e il 27 luglio, il giorno della cerimonia

solenne in diretta tv, Aurelio De Laurentiis già fuggiva in motorino (e senza

casco), urlando «siete delle m...», perché le partite più difficili del Napoli

(ipse dixit) erano state sistemate prima della Champions League. Lamenti a

parte, ci vuole del genio per sistemare in orario notturno (ore 20. 45) una

giornata intera di serie A fra il 31 gennaio e il 2 febbraio. Come ha

osservato Giovanni Capuano, nel suo blog Calcinfaccia, ieri alle 20 si è

giocato Herenveen-Roda (Eredivisie) in Olanda e alle 20. 30 Norimberga-Borussia

Dortmund (Bundesliga). Oggi e domani sono previste alle 21 Bordeaux-Tolosa e

Marsiglia-Lione. Lunedì la Premier ha programmato Liverpool-Tottenham alle ore

20 (inglese), con Anfield Road, che si trova a 1.244 chilometri a nord di San

Siro ed è stato costruito ed inaugurato nel 1884, 42 anni prima. Però la

decisione della Lega, se non poteva tener conto di un inverno prima

inesistente e ora gelido, avrebbe dovuto sapere che gli stadi sono vecchi; che

sono quasi tutti senza copertura (da qui l'intervento dei prefetti e del Gos,

che li chiudono per il ghiaccio e per evitare rischi agli spettatori); che le

condizioni del prato di molti impianti (da San Siro a Genova, ma non Torino e

Roma) sono pessime (anche in primavera); che la marcia di avvicinamento agli

impianti è complessa. I continui rinvii rischiano di falsare il torneo, con

giornate di squalifica continuamente differite; squadre (il Catania) che si

trovano a dover recuperare anche tre partite; gare spostate all'improvviso di

24 ore. La Lega di B ha fatto di peggio: due partite di lunedì anticipate a

domani, come se la preparazione fosse un divertimento per i tecnici. Del resto,

in Coppa Italia si è scoperto che possono giocare anche gli squalificati

senza che succeda niente. D'altronde chi regge l'ufficio del giudice sportivo

ha altri impegni.

Stadi. Adesso tutti parlano della necessità di costruire nuovi stadi, ma dal

2009 a oggi, sono stati soprattutto alcuni presidenti, Lotito in testa, a

rallentare l'iter della legge, cercando di imporre norme ad hoc.

Format. La Lega di A continua a difendere un campionato a 20 squadre, che non

ha più senso: allunga inutilmente la stagione; richiede rose eccessive;

moltiplica il numero di partite inutili, favorisce la tentazione di accordi

illeciti (non sempre legati alle scommesse). Temendo un diktat dall'alto, la

Lega di A ha venduto i diritti tv del campionato a 20 squadre fino al 2015.

Diritti tv. A parte la vendita doppia e tripla delle partite di campionato

(pay-tv, digitale, trasmissione in chiaro), che serve a puntellare i precari

bilanci dei club (soldi che da sempre finiscono in ingaggi) e a svuotare gli

stadi, si è assistito per sei mesi allo scontro fra dirigenti impegnati a

distinguere fra «tifoso» e «sostenitore».

Governance. A Milano c'è un presidente, Maurizio Beretta, dimissionario (è il

responsabile delle relazioni esterne di Unicredit, la banca che ha salvato la

Roma, prima di consegnarla agli americani), che non ha alcuna intenzione di

affrancarsi né dalla poltrona, né dalle dimissioni, perché teme che, dopo di

lui, possa succedere chissà quale sconquasso. Nel frattempo la Lega è immobile

e l'ultima assemblea ha registrato un tentativo di aggressione del presidente

Lotito (Lazio), condannato (in primo grado) per Calciopoli dal tribunale di

Napoli e in perenne lotta con il n. 1 del Coni, Petrucci, all'a.d. dell'Inter,

Paolillo. Il tutto perché il cartello degli uomini di Lotito non era riuscito

a far eleggere l'ineleggibile (lo dicono le carte federali) presidente del

Genoa, Preziosi, alla vice presidenza di Lega. Con tutte le soluzioni

possibili, un congruo numero di presidenti pretendeva di mettere in una

posizione di grande rilievo istituzionale un presidente che aveva fatto

fallire il Como e da presidente del Genoa, aveva comprato una vittoria (3-2 al

Venezia): per questo era stato retrocesso, squalificato, condannato persino

dalla giustizia ordinaria, squalificato da quella sportiva e scampato alla

radiazione non si sa bene come. Di certo Preziosi ha acquisito meriti

importanti per aver trascinato i presidenti nel tempio del burlesque a

Desenzano del Garda, per la cena degli auguri di Natale. Una spettacolo

desolante.

La domanda è quella iniziale: ma una Lega così strutturata è indispensabile

al calcio italiano?

___

CALCIO E FISCO INTESA CON L’AGENZIA ENTRATE

I club pagheranno l'Irap per le comproprietà

di CARLO LAUDISA (GaSport 04-02-2012)

L'Agenzia delle Entrate ha aperto le porte all'Irap. Riunione decisiva ieri a

Roma per risolvere la delicata questione delle comproprietà. Il Fisco nei mesi

scorsi aveva aperto una serie d'accertamenti sui bilanci della stagione 2006,

lamentando il mancato pagamento dell'Iva in questo tipo di trasferimenti: ora

circa 200 in A. Perciò, insieme alla Figc, la Lega di Serie A s'è mossa per

far valere la caratteristica finanziaria delle operazioni legate alle

compartecipazioni.

E il presidente del collegio dei revisori, Ezio Simonelli, s'è avvalso dei

pareri del professor Maurizio Leo e dell'avvocato Guglielmo Maisto (incaricato

dalla Samp) per difendere le ragioni dei club di fronte ai più stretti

collaboratori di Befera. Ieri mattina a Roma la riunione risolutiva nella sede

dell'Agenzia delle Entrate.

E' passata la tesi che le società hanno rispettato le attuali norme e viene

concesso loro di chiudere gli accertamenti in corso con il pagamento dell'Irap

(imposta regionale sulle attività produttive). Quindi l'onere fiscale sarà

intorno al 3%, non l'attuale 21% dell'Iva.

Il futuro? Ora tocca alla Figc riscrivere la norma sulle comproprietà

d'intesa con il Fisco. Può tornare d'attualità l'Iva, ma è ancora tutto da

vedere.

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Preziosi: «Svoltiamo

Paghino i calciatori

I club vanno tutelati»

«Non credo alla colpa di Dainelli e Milanetto. Ma Figc

e Aic ci aiutino a cambiare le norme sulle scommesse»

di CARLO LAUDISA (GaSport 04-02-2012)

Il sentimento e la ragione. Sono ore tumultuose per Enrico Preziosi. Non solo

Milanetto, ora anche Dainelli è entrato nel vortice delle accuse per una

combine su Lazio-Genoa. E il presidente rossoblù stenta a crederci: «E' tutto

inverosimile, non ci crederò sino a quando non ci saranno le prove. Erano in

hotel per partecipare a un addio al celibato e c'erano anche altri

calciatori». Le lacrime di Dainelli lo turbano, ma soprattutto lo inquieta il

futuro del calcio. Non solo del Genoa: «Il pericolo viene da lontano. I club

come fanno a fronteggiare il pericolo-scommesse? Qui bisogna cambiare le

regole, per il bene di tutti».

Ce l'ha con la responsabilità oggettiva?

«Assolutamente no. E' giusto che rimanga come deterrente, ma occorrono nuove

norme per aiutare le società a prevenire i problemi. E la Federcalcio deve

fare la sua parte».

Cosa intende cambiare?

«Preciso che ho già consultato molti colleghi e il presidente Beretta. Ne

parleremo nella prossima assemblea di Lega. Quindi non è solo la mia

posizione».

Allora ci spieghi.

«In caso d'illecito ora le norme federali prevedono solo pene per le società.

Non ci sono i presupposti per prevenire o rivalersi per i danni patrimoniali e

d'immagine. Siamo ancora trattati come società dilettantistiche non di

capitale. E' anacronistico».

Ce l'avete con i calciatori?

«Assolutamente no. Dobbiamo fare fronte comune per isolare chi sbaglia.

Perciò inviteremo l'Aic ad un tavolo: bisogna intervenire sull'accordo

collettivo».

Come?

«Nel contratto-tipo va inserito l'aspetto etico. Contro chi commette reati di

rilevanza penale le società devono avere la possibilità di risolvere il

contratto e una deroga sulla clausola compromissoria. Così si può citare per

danni chi sbaglia».

Quindi è linea dura?

«Sia chiaro. Questa è un tutela per tutti. Così chi ora sbaglia a cuor

leggero avrà un monito in più...».

Ma i club vigilano?

«E come? Se arriva un impostore dall'Asia io come faccio a saperlo? La legge

sulla privacy lo impedisce. Un esempio su tutti: la causa di Vieri a Moratti,

accusato d'averlo fatto pedinare».

Che propone?

«Anche in questo caso i calciatori dovrebbero valutare le condizioni in cui

accettare determinati controlli».

Non è una materia semplice...

«Con il buon senso di tutti io credo che si possa trovare una soluzione. Ma è

ora di voltar pagina. Questa battaglia la vinceremo, a costo di rivolgerci a

tribunali internazionali. Ma spero proprio non serva».

___

Scommesse Ilievski e gli ungheresi nell’hotel del Lecce prima della gara con la Lazio

«Macché minacce i giocatori truccavano in nome dei soldi»

«Si reclutavano facilmente»

di CLAUDIO DEL FRATE (CorSera 04-02-2012)

MILANO — Il ricorso alla violenza e alle minacce per aggiustare le partite?

Mai stato necessario, tanto i calciatori erano ben disposti a cedere alle

lusinghe del denaro. Non è un quadro edificante quello che i giudici del

riesame tracciano a proposito dei campionati italiani o quanto meno delle

partite messe sotto indagine dalla procura di Cremona. Per un Simone Farina

del Gubbio che rispedisce al mittente 200mila euro e denuncia il tentativo di

corruzione ce ne sono tanti altri che senza troppi complimenti hanno intascato

e provocato il rigore o lasciato passare la palla che ha fatto cambiare il

risultato. «La facilità di reclutamento di persone disposte ad aderire al

sodalizio, da cui la pluralità di indagati dell'intera indagine, esclude allo

stato che ci fosse la necessità di ricorrere a specifiche minacce»: dice a

pagina 11 l'ordinanza con cui viene negato il ritorno in libertà ad Alessandro

Zamperini, il personaggio considerato «ambasciatore» degli zingari all'interno

dell'ambiente calcistico della serie A in particolare.

E sono parole destinate a lasciare il segno. Le nuove carte depositate dal pm

di Cremona Roberto Di Martino mettono di nuovo al centro del meccanismo

criminoso il gruppo degli slavi e in particolare il tuttora latitante Hristian

Ilievski, lo «sfregiato» riconosciuto da molti testimoni. A dicembre era stata

accertata la sua presenza a Formello, ritiro della Lazio, poche ore prima

dell'incontro col Genoa, giovedì è emersa la sua vicinanza, poche ore più

tardi, nell'albergo dove si trovavano i giocatori liguri; adesso le carte

indicano ancora la sua presenza questa volta nell'hotel di Lecce dove era in

ritiro la squadra salentina prima di Lecce-Lazio, ultima giornata dello scorso

campionato. Secondo il pentito Carlo Gervasoni gli slavi si erano accordati

per un over e il match finì effettivamente 4-2 per i capitolini; le

informative della polizia allegate all'inchiesta dicono che all'hotel Tiziano,

di Lecce quel giorno bazzicava non solo Ilievski ma anche due personaggi nuovi

per l'inchiesta, gli ungheresi Ivan Burghulya e Lazlo Schultz.

Ieri intanto il presidente del Genoa Preziosi ha detto di non credere al

coinvolgimento dei suoi giocatori Milanetto e Dainelli nel calcioscommesse:

«Erano nello stesso hotel degli zingari ma con loro c'erano molti altri

giocatori rossoblù e si trovavano lì solo per un addio al celibato. Non ci

sono altri riscontri».

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IL CASO UNA DISGRAZIA DOPO L’ALTRA

E’ ai domiciliari:

Sartor non può salvare il cane

Senza telefono, chiuso in casa,

veglia l’animale tutta la notte

di DAVIDE ROMANI (GaSport 29-01-2012)

Può comunicare soltanto coi conviventi e i suoi legali. Dal 2 gennaio Luigi

Sartor è agli arresti domiciliari nella sua casa di Parma. Come gli altri

arrestati (tranne Doni già in libertà) nell’operazione del 19 dicembre, è in

attesa della decisione del gip Guido Salvini sulla richiesta di revoca delle

misure domiciliari, provvedimento che martedì è stato negato a Nicola Santoni,

ex preparatore dei portieri del Ravenna.

Odissea Ma per l’ex difensore questi 26 giorni di «esilio» si sono

trasformati in una odissea. Senza una utenza telefonica attiva e separato

dalla moglie, Sartor vive solo nell’abitazione di via Felice da Mereto a Parma

e, salvo il passaggio serale dell’avvocato Antonino Tuccari, l’unica sua

compagnia sono i suoi due cani. Anzi erano. Già, perché qualche giorno fa uno

dei suoi due adorati animali si è sentito male. Il legale era già passato e

Sartor ha vegliato il cane tutta notte, sino alla sera successiva, quando

appunto il suo difensore ha avvisato un veterinario. Troppo tardi: l’animale

al quale Sartor era molto affezionato è morto.

Tentato furto Qualche giorno dopo, come se non bastasse, in un momento di

relax sul proprio balcone di casa quello che gli inquirenti ritengono essere

il collante tra il clan dei bolognesi e gli uomini di Singapore ha notato due

malintenzionati che tentavano di scassinare il suo box. Non avendo strumenti

per chiamare le forze dell’ordine e non potendo comunicare con i vicini di

casa, Sartor ha iniziato a urlare dal balcone riuscendo a intimorire e a

mettere in fuga i due uomini. Viste le disavventure vissute in questi giorni,

il gip ha concesso all’ex difensore una nuova utenza telefonica. L’unica

«deroga» ammessa fin qui oltre alla persona individuata per fare la spesa a

Sartor. Nel frattempo alla Procura di Cremona è arrivata, sia a voce che con

raccomandata, la disponibilità di Daniele Ragone, commercialista di Sartor, a

chiarire gli episodi e i passaggi che, come emerge dall’ordinanza, lo vedono

coinvolto.

Non ho parole

IL GIP DI CREMONA

Salvini: «Sartor ai domiciliari

poteva salvare il suo cane»

trafiletto non firmato (GaSport 04-02-2012)

Giorni fa abbiamo scritto che Sartor non ha potuto salvare il suo cane, morto

in casa, perché ai domiciliari. Il gip Guido Salvini, però, sostiene che l’ex

difensore poteva chiamare i vicini o portare il cane dal veterinario avvisando

i carabinieri, e questo non sarebbe mai stato «contestato come una violazione

degli arresti domiciliari». Sartor «avrebbe inoltre potuto evitare, per

l’assistenza a se stesso e a suoi cani, di indicare, nei giorni precedenti,

solo una persona, tale M.G. denunciata per una lunga serie di reati, dalla

detenzione abusiva di armi alla violenza pubblico ufficiale alla falsa

testimonianza, e già soggetta a un divieto di soggiorno, la cui presenza in

casa chiaramente non poteva esser autorizzata».

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Figc, la denuncia di Farina

ai pm con un mese di ritardo

Palazzi avvisò Cremona solo dopo 36 giorni

di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 04-02-2012)

La storia di Simone Farina, il calciatore eroe che denunciò la tentata combine

di Gubbio-Cesena di Coppa Italia, rimase per trentasei giorni nel cassetto del

procuratore della Figc, Stefano Palazzi. Un mese dopo, quella stessa storia

avrebbe fatto inorgoglire gli amanti del pallone pulito, ma soprattutto

avrebbe permesso ai magistrati di arrestare alcuni esponenti di spicco della

banda degli Zingari. Eppure, nessuno in Federazione, in quei 36 giorni, ha

pensato, per un solo istante, che forse c´era una certa urgenza di raccontarla

anche al procuratore di Cremona.

Il dato è raccontato bene in tre lettere tra il procuratore federale Palazzi

e il procuratore Roberto Di Martino. È il 3 novembre del 2011. Palazzi chiede

alla procura se per caso ci siano nuovi atti che possano interessare la

Federcalcio. «In relazione del procedimento in oggetto - si legge - si

richiede di valutare la possibilità di inviare a questo ufficio copia della

documentazione inerente l´ulteriore attività di indagine (. . . )»

Dopo qualche ora, cortese, risponde Di Martino: «(. . . ) Segnalo che per

quanto l´attività di indagine continui proficuamente (.. . ), esigenza di

cautela processuale e istruttoria non consente ancora di esternare i relativi

dati». Gli arresti degli Zingari e degli uomini di Singapore cominciano a

prendere forma proprio in quei giorni e non si può rischiare niente. «Non

appena dette esigenze saranno superate - continua però Di Martino - sarà cura

di questo ufficio renderne edotta la signoria vostra».

Per il momento niente carte, quindi. Ma a questo punto Di Martino, con il

tono di una formalità conclusiva, quasi casualmente, aggiunge: «Nel contempo

qualora la signoria vostra sia eventualmente venuta nella disponibilità di

dati, di dichiarazioni testimoniali, o a conoscenza di fatti che si

riconnettano ai noti scandali calcistici oggetto dell´indagine, lo scrivente

sarà grato se la relativa documentazione verrà messa a disposizione». Insomma:

per caso la Figc ha nuovi documenti? È solo allora che, nel giro di due ore,

Palazzi prende carta e penna e avvisa Di Martino della vicenda Farina. E cioè:

che un calciatore gli ha raccontato di essere stato avvicinato da un ex

compagno (Zamperini) il quale gli ha offerto denaro per truccare una gara di

coppa Italia per conto degli Zingari.

Si noti che quella degli Zingari era la stessa associazione criminale al

centro dell´inchiesta del giugno precedente, la stessa che aveva portato ai

processi sportivi dell´estate, la stessa che, dunque, Palazzi conosceva a

memoria. Ma di cui, inspiegabilmente, per 36 giorni ha taciuto alla procura

penale uno sviluppo decisivo (pur non perdendo occasione per ricordare al

mondo di non avere «strumenti investigativi adeguati a indagare un fenomeno

criminale diffuso come il calcioscommesse»).

Perché quel ritardo? Per motivi burocratici, spiegano dalla procura della

Figc: «La Figc non può d´ufficio trasmettere gli atti alla magistratura

ordinaria. Per farlo occorre un provvedimento che chieda la trasmissione degli

atti». In realtà, più che una richiesta di trasmissione atti - con tutti quei

«nel contempo» ed «eventualmente» - quella del procuratore Di Martino sembrava

una semplice formula di buon senso. Che, per altro, sarebbe potuta essere

sollecitata, eventualmente e nel contempo, con una semplice telefonata.

Per quanto misterioso, il ritardo non ha comunque frenato il lavoro degli

inquirenti (né quelli sportivi, né quelli ordinari) , né intaccato i loro

rapporti. Dopo l´incontro di giovedì a Cremona, ieri Palazzi ha incontrato a

Bari il procuratore capo Antonio Laudati, titolare dell´inchiesta "gemella".

«La responsabilità oggettiva - ha detto uscendo dall´incontro a chi gli

chiedeva come poter uscire dal tunnel che sta imboccando il calcio italiano -

è un architrave della giustizia sportiva».

___

CASO IL DOCUMENTO

Palazzi disse a Di Martino di Farina con 40 giorni di ritardo

Il difensore parlò a settembre, fax inviato a novembre

di FRANCESCO CENITI & MAURIZIO GALDI (GaSport 04-02-2012)

«Tuttavia nell'ambito di un autonomo procedimento è stata acquisita una

dichiarazione di un tesserato che potrebbe presentare qualche interesse

investigativo per il suo ufficio e pertanto le trasmetto una copia dell'atto».

E' il pomeriggio del 3 novembre quando un fax spedito dalla Procura federale

della Federcalcio al pm Roberto Di Martino annuncia l'arrivo di un documento

che avrà un impatto mille volte superiore a «qualche interesse investigativo»:

si tratta della denuncia di Simone Farina, il difensore del Gubbio avvicinato

da Zamperini (gli offre 200 mila euro per conto degli Zingari) nel tentativo di

alterare la gara di Coppa Italia contro il Cesena. Fin qui nulla di strano, ma

c'è un particolare non secondario che rende la storia quantomeno curiosa.

Questo: il difensore incontra Stefano Palazzi alla fine di settembre. . .

Perché? A questo punto sorgono spontanee una serie di domande che meritano

risposte puntuali della Figc. Come mai passano quasi 40 giorni prima che una

denuncia fondamentale per l'inchiesta sul calcioscommesse arrivi dalle parti

di Cremona? E' necessario aggiungere un altro aspetto della vicenda. Quel 3

novembre Palazzi scrive a Di Martino chiedendogli altri atti utili ai processi

sportivi, ma non fa menzione di Farina. Il procuratore risponde a Roma

spiegando che l'indagine prosegue in modo spedito e diversi aspetti hanno sì

un impatto su squadre e calciatori, ma aggiunge che ci sono «esigenza di

cautela processuale e istruttoria che non consentono di esternare gli atti».

In altre parole fa capire che l'indagine è in una fase cruciale che porterà

prima di Natale ad altri arresti. Palazzi ringrazia e solo allora «apre» la

cassaforte contenente Farina. La solita prassi a rallentatore della giustizia

sportiva? La stessa che nel maggio 2011, pochi giorni prima che lo scandalo

scoppiasse, ha consigliato di tenere ferme le denunce di Quadrini e Corvia

sulle strane proposte ricevute? Farina si è presentato da solo da Palazzi o

era stato convocato? E in questo secondo caso, per quale motivo? Tutti quesiti

che meritano una risposta.

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Calcioscommesse, pagano le società

di VINCENZO DAMIANI (Corriere del Mezzogiorno - Bari 04-02-2012)

BARI — Se le inchieste penali sul calcio scommesse delle Procure di Bari e

Cremona dovessero trovare conferme, per i due club pugliesi Bari e Lecce la

penalizzazione sarà cosa inevitabile. Le dichiarazioni rese dal procuratore

federale, Stefano Palazzi, lasciano poco spazio all'interpretazione: «Ci sono

delle regole ben precise e la responsabilità oggettiva è l'architrave della

giustizia sportiva». Tradotto, le sanzioni per le società, seppur estranee

alle presunte combine fatte dai giocatori, sono inevitabili. Ieri Palazzi ha

avuto un incontro con il capo della Procura barese, Antonio Laudati, il pm

Ciro Angelillis, il colonnello dei carabinieri Francesco Rizzo e il maggiore

Riccardo Barbera. Resta da capire solamente quando saranno inflitte e,

soprattutto, l'entità. Sui tempi Palazzi non ha dato certezze ma assicurato

celerità. «Cercheremo di fare innanzitutto bene - ha dichiarato - perché si

tratta di questioni delicate. Ma l'obiettivo è fare il prima possibile,

compatibilmente con le difficoltà delle indagini».

-------

La stangata è vicina

Calcio scommesse, Bari e Lecce rischiano una super penalizzazione

Il procuratore Palazzi: «Responsabilità oggettiva architrave del sistema»

di VINCENZO DAMIANI (Corriere del Mezzogiorno - Bari 04-02-2012)

BARI — Per Bari e Lecce è buio pesto. Se le inchieste penali sul calcio

scommesse delle Procure di Bari e Cremona dovessero trovare conferme, per i

due club pugliesi la penalizzazione sarà cosa inevitabile. Le dichiarazioni

rese dal procuratore federale, Stefano Palazzi, lasciano poco spazio

all'interpretazione: «Ci sono delle regole ben precise - ha detto ieri mattina

al termine dell'incontro con il capo della Procura barese, Antonio Laudati, il

pm Ciro Angelillis, il colonnello dei carabinieri Francesco Rizzo e il

maggiore Riccardo Barbera - e la responsabilità oggettiva è l'architrave della

giustizia sportiva». Tradotto, le sanzioni per le società, seppur estranee

alle presunte combine fatte dai giocatori, sono inevitabili. Resta da capire

solamente quando saranno inflitte e, soprattutto, l'entità. Sui tempi Palazzi

non ha dato certezze ma assicurato celerità. «Cercheremo di fare innanzitutto

bene - ha dichiarato - perché si tratta di questioni delicate. Ma l'obiettivo

è fare il prima possibile, compatibilmente con le difficoltà delle indagini.

In questo momento non posso entrare nel merito della questione, ma prestò sarà

predisposto un calendario del processo che renderemo pubblico per dare

trasperaenza all'andamento dell'indagine sportiva». L'impressione è che si

possa arrivare ad una sentenza entro il prossimo luglio, in modo da sanzionare

i club all'inizio dei campionati 2012-2013. Sull'entità delle penalizzazioni

in questo momento è possibile fare solo ipotesi guardando quanto accaduto nel

recente passato. Il rischio di una retrocessione d'ufficio non dovrebbe

esserci, ma quello di una forte multa e di una corposa sottrazione di punti

sì. Molto dipenderà anche dal numero delle partite truccate: per fare un

esempio, al momento si parla di otto gare del Bari giocate la passata

stagione. Il club biancorosso, se dovessero essere confermate le ipotesi

investigative, rischierebbe anche un -15, se non di più. Nonostante la società

di via Torrebella sia stata danneggiata con la retrocessione dal comportamento

scorretto di alcuni ex tesserati. I club si stanno attrezzando per la

battaglia legale. «In questa situazione nessuna società può sentirsi

tranquilla - commenta l'amministratore unico del Bari, Claudio Garzelli -

dobbiamo intervenire per modificare l'istituto della responsabilità

oggettiva». Intanto le inchieste proseguono. Da lunedì riprendono gli

interrogatori, a Bari il pm Angelillis e i carabinieri interrogheranno un

altro giocatore attualmente in serie A, mentre al momento non dovrebbero

essere convocati, come persone informate dei fatti, i dirigenti del club. Dopo

le confessioni di Andrea Masiello, Marco Rossi e dell'infermiere Angelo

Iacovelli, potrebbero quindi arrivare ulteriori conferme, tasselli

fondamentali che andrebbero ad incastrarsi nel puzzle ormai sempre più

delineato. Anche il pm lombardo, Roberto Di Martino, a metà della prossima

settimana, riprenderà gli interrogatori, poi toccherà alla Procura federale.

Secondo una indiscrezione non confermata ci sarebbe già stato un contatto

informale tra Palazzi e un dirigente del Bari, ma ancora non c'è stata alcuna

convocazione.

___

Palazzi: "Niente sconti sul calcioscommesse"

Incontro in procura con Laudati: "Sacrosanta la responsabilità oggettiva per i club"

di MARA CHIARELLI (la Repubblica - Bari 04-02-2012)

L´ha definita una «visita doverosa istituzionalmente, un incontro di persona

per parlare di varie questioni che riguardano le indagini» Dopo Cremona, Bari:

il procuratore federale della Figc, Stefano Palazzi ieri mattina ha incontrato

il procuratore capo di Bari Antonio Laudati e il pm Ciro Angelillis, titolari

del fascicolo d´indagine sul calcioscommesse.

Un incontro breve, tenutosi in tarda mattina al quarto piano del

Palagiustizia di via Nazariantz e durato poco più di mezz´ora. Al termine

Palazzi ha annunciato la predisposizione, a breve scadenza (forse già la

prossima settimana), di un calendario di audizioni che, ha dichiarato, sarà

pubblico, in modo da «mettere a conoscenza l´opinione pubblica dell´andamento

dell´indagine sportiva».

E prima di infilarsi nell´auto blu con i due magistrati baresi, Palazzi ha

affrontato anche il tema scottante della responsabilità oggettiva, che in

tanti vorrebbero modificare sostanzialmente per evitare ai club di subire la

mannaia delle penalizzazioni per colpe commesse dai loro tesserati. Insomma

punire i colpevoli, ma salvare le squadre. «Nel merito non posso entrare - ha

premesso - E comunque ci sono le regole: la responsabilità oggettiva è

un´architrave della giustizia sportiva. E se ne è già tenuto conto nei

procedimenti della scorsa estate, perché le sanzioni hanno tenuto conto delle

situazioni particolari».

Quanto ai tempi di conclusione dell´inchiesta sportiva, inevitabilmente

risentiranno di quelli delle indagini penali. Lo ha lasciato intendere

abbastanza chiaramente il procuratore federale: «Cercheremo di fare bene

innanzitutto perché si tratta di questioni delicate - ha affermato Palazzi - e

il più presto possibile, compatibilmente alla difficoltà delle indagini».

Un lavoro che deve tenere conto di quello delle procure, soprattutto di

quella barese, che ha secretato alcuni interrogatori importanti, come quello

del giocatore Masiello. Tornato a Roma, Palazzi dovrà riordinare materiale e

idee, dopo i faccia a faccia con i colleghi del penale, e ripartire puntando,

soprattutto, sulla collaborazione delle persone coinvolte, visto che gli

sconti di pena, in vigore già dal 2007 nei processi sportivi, sono stati

applicati anche alla prima fase dello scandalo calcioscommesse.

-------

Bari, la doppia beffa

tradito dai giocatori

e a rischio stangata

Garzelli: "Un´anomalia inaccettabile"

di GIULIANO FOSCHINI (la Repubblica - Bari 04-02-2012)

La struttura sembra ormai delineata: alcuni giocatori del Bari lo scorso anno

hanno venduto un determinato numero di partite a una banda di malavitosi. Le

indagini in corso determineranno, a stretto giro, quali partite siano state

combinate. O per lo meno su quali gare ci sia stato un tentativo. Un elenco

esiste: Bari-Sampdoria, Bari-Roma, Bari-Palermo e molto probabilmente anche

Bari-Chievo, Brescia-Bari e Bologna-Bari. Anche il meccanismo, a leggere gli

atti istruttori della procura di Cremona prima e quella di Bari poi, sembra

ormai evidente: il gruppo degli zingari scendeva in Puglia, si affidava a

persone di fiducia come l´infermiere Angelo Iacovelli e forse anche a elementi

della criminalità organizzata. Contattavano i giocatori. Offrivano loro del

denaro e chiedevano di truccare le partite: sconfitte, finale con over (più di

tre gol) eccetera eccetera. Alcune volte i giocatori si prestavano (Andrea

Masiello) altre volte invece declinavano gli inviti. Per lo meno così

raccontano. Questo è il quadro. Un quadro così chiaro e definito che potrebbe

in tempi strettissimi portare la magistratura a mettere i primi punti. Che

nella sintassi giudiziaria significano manette.

Questo è un fatto. Perché poi ne esiste un altro, che al momento ha i

contorni di un punto interrogativo e il sottotesto di una paura: cosa accadrà

al Bari? La risposta rischia di fare scuola nella giustizia sportiva. Perché

la vicenda è emblematica. Le inchieste della magistratura penale raccontano

che lo scorso anno un gruppo di giocatori pagati dalla criminalità ha

taroccato alcune gare. Bene. Queste gare hanno di fatto condannato il Bari in

serie B, uccidendo così il sogno di qualche decina di migliaia di tifosi ma

costringendo anche la società a mancati introiti per decine di milioni di euro.

Le inchieste testimoniano che tutto questo è stato fatto alle spalle della

dirigenza che nulla sapeva. E l´unica colpa che ha avuto è stata quella di non

vigilare, se è vero come ha raccontato Andrea Masiello ai magistrati che

brutti ceffi giravano indisturbati per gli spogliatoi biancorossi. Il Bari

quindi è di fatto stato retrocesso per una squadra sbagliata. Per una campagna

acquisti non all´altezza. Ma probabilmente anche per colpa di giocatori

infedeli. Per questo ha perso dei soldi. E´ stato preso in giro. E in ogni

caso rischia di perdere punti in questa stagione (qualora la penalizzazione

provocasse comunque un danno alla società, per esempio negandole l´accesso ai

play off) oppure di partire con l´handicap nella prossima. Trovandosi così

nella incredibile situazione di essere parte lesa nel processo penale. E

colpevole in quello sportivo.

«Un´anomalia inaccettabile» ha commentato ieri l´amministratore unico del

Bari Claudio Garzelli, commentando il summit tra il procuratore di Bari

Antonio Laudati, il sostituto Ciro Angelillis e il capo degli 007 della Figc

Stefano Palazzi. «In questa situazione - ha detto Garzelli - nessuna società

può sentirsi tranquilla. Allo stesso tempo dobbiamo intervenire per modificare

l´istituto della responsabilità oggettiva». Palazzi, la Figc e il Coni non

sembrano voler discutere su questo argomento. «La responsabilità oggettiva è

un architrave della giustizia sportiva» ha detto Palazzi a Bari. Sembra quindi

che si sta andando verso un muro contro muro che potrebbe avere degli effetti

devastanti non soltanto per i biancorossi.

Sono tante le società di serie A e B che si trovano nella stessa situazione,

a partire dal Lecce che è in grossa difficoltà per una serie di partite, in

primis quella con il Genoa. Ora è una questione di tempi. In attesa di avere

tutti gli atti della giustizia penale (cosa non facile, visto che molte delle

carte sono secretate) si conta molto sulla collaborazione delle persone

coinvolte: gli sconti di pena del resto sono in vigore già dal 2007 nei

processi sportivi e sono stati applicati anche alla fase uno del

calcioscommesse. Ma per i ´pentiti´ non si devono certo attendere colpi di

spugna: Palazzi dovrà valutare l´entità del coinvolgimento e soprattutto

l´eventuale gravità degli illeciti commessi e formulare le sue richieste. Poi

saranno gli organi di giustizia di primo e secondo grado a comminare le pene.

La storia sembra quindi soltanto appena cominciata. A Bari tutti sperano che

finisca presto. Molto presto.

___

SCOMMESSOPOLI S'ALLARGA LO SCANDALO

Terremoto serie A: salgono

a 17 le partite nel mirino!

Nove sono del Bari. Palazzi in Puglia, il club: «Noi estranei»

Il procuratore Figc: «La responsabilità oggettiva non si discute». Quei retroscena su Lazio-Genoa e Lecce-Lazio

di SIMONE DI STEFANO (Tuttosport 04-02-2012)

ROMA. Altra scossa sul calcio, stavolta la magnitudo rischia di far crollare

tutto il castello della scorsa stagione di Serie A: «Un teatrino», secondo gli

inquirenti, per quante gare risultano esser state falsate. Classifica alla

mano, piazzamenti in Europa League e retrocessioni, tutto alterato. Le gare

sospette sono almeno 14, il treno delle combine lo traina il Bari, che

quell’anno retrocesse in B. Se si aggiungono le indiscrezioni dell’ultimo

interrogatorio di Andrea Masiello , le gare sospette arrivano a 17. Sotto la

lente d’ingrandimento, almeno nove partite dei biancorossi: Brescia-Bari,

Bari-Samp, Bari-Roma, Bologna-Bari, Lecce-Bari, quelle che avrebbe rivelato

Masiello. E Palermo-Bari rivelata da Gervasoni .

PALAZZI-TOUR Dopo la visita al pm di Cremona, Roberto Di Martino , ieri il pm

federale Stefano Palazzi ha concluso il suo giro di procure a Bari, dove il

procuratore capo Antonio Laudati , e il pm Ciro Angelillis , stanno indagando

sulle infiltrazioni mafiose nel calcio. Palazzi ha ricevuto nuovo materiale su

cui basare la futura inchiesta sportiva: «Una visita - ha detto Palazzi -

doverosa istituzionalmente». Il Bari resta alla finestra: «Per noi non cambia

nulla - sostiene l’amministratore unico dei biancorossi, Claudio Garzelli -.

Nessuna società può sentirsi tranquilla, di certo noi non abbiamo nessuna

responsabilità diretta nei fatti oggetto di indagini». Tra gli ex baresi,

oltre a Masiello, nel calderone anche Bentivoglio , Marco Rossi , Padelli ,

Parisi . Dalla responsabilità oggettiva non si scappa, vale per tutti i club:

«È un’architrave della giustizia sportiva - precisa Palazzi - e se n’è già

tenuto conto nei procedimenti della scorsa estate». A breve Palazzi sarà

chiamato a stilare un «calendario pubblico, con il coordinamento della procura

ordinaria». Quanto all’inizio, si parla anche di un possibile slittamento a

fine mese: «Sono questioni delicate - ha concluso - per questo cercheremo di

fare bene e il più presto possibile, compatibilmente alla difficoltà delle

indagini».

ILIEVSKY PAGAVA Tra le gare sospette dello scorso campionato, fanno anche più

clamore le già note Lazio-Genoa e Lecce-Lazio. Da un’informativa dello Sco,

poco prima di Lazio-Genoa del 14 maggio 2011, emerge la presenza dello slavo

Hristyan Ilievski a Formello e successivamente nell’albergo del Genoa. La gara

finì 4-2 per i biancocelesti, l’over sarebbe riuscito, la sera stessa Ilievsky

era a Milano dove incontrò l’ex capitano del Bari, Bellavista , e il giorno

dopo lo raggiunsero i genoani Omar Milanetto e Dario Dainelli . Per gli

inquirenti questa è la prova dell’avvenuta consegna del denaro per il tarocco

riuscito. A pesare su Lecce-Lazio c’è invece l’incontro tra Zamperini e Mauri

, e la visita degli “zingari” nell’hotel del Lecce prima della gara. Le

conferme di tali combine arrivano da un’informativa della Polizia, che la

Procura di Cremona ha utilizzato per opporsi alla richiesta di riesame dai

legali di Alessandro Zamperini - quello che tentò di corrompere Simone Farina

, e che ha dichiarato di “acchittare” le partite perché «minacciato di morte»,

una motivazione che per i giudici «non è credibile». Zamperini resta al centro

dell’indagine “Last Bet”, attorno a lui ruotavano gli intrighi tra gli

“zingari”, i singaporiani e i giocatori da corrompere.

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Avv. Prioreschi:

“Avanti sino alla verità”

Ormai ci siamo, mancano pochi giorni e finalmente dal Tribunale

di Napoli verranno rese note le motivazioni della sentenza di

primo grado del processo Calciopoli. Per l’occasione la redazione

di Canale Juve ha rintracciato e intervistato Maurilio Prioreschi,

uno degli avvocati di Luciano Moggi, ex d. g. della Juventus.

intervista della redazione di Canale Juve 04-02-2012

Addentrarsi in una sentenza di cui non si conoscono le motivazioni è

impresa ardua, le vie dell’iter logico seguito dal collegio possono

essere le più diverse, però diversi punti del dispositivo destano

comunque perplessità. Senza fare il toto – motivazione, ci piacerebbe

condividere con lei dei dubbi. Il primo riguarda le innumerevoli

censure che i difensori hanno mosso all’indagine, e quindi alla

formazione della prova: un punto battuto più volte. E’ lecito

aspettarsi delle risposte nelle motivazioni?

Mi auguro che la sentenza affronti il tema fondamentale del processo che è

proprio quello delle modalità con le quali sono state acquisite le fonti di

prova nella fase delle indagini prelimnari. La genuinità nell’acquisizione

della prova è la prima regola in un processo penale. Se la prova non è

acquisita in modo genuino l’esito del processo è falsato.

La stampa ha svolto un ruolo in questo processo, come per tutti i

processi mediatici. In molti si sono appassionati al ritornello “tutti

colpevoli – nessun colpevole” per screditare la strategia difensiva. E

ovviamente hanno colto al balzo la condanna per rincarare la dose: ma

la strategia non è mai stata improntata a questo, semmai a dimostrare

l’inquinamente delle indagini. . da parte degli stessi inquirenti.

Nell’udienza del 27 settembre 2011 chiese al tribunale la trasmissione

alla procura degli atti contro Auricchio, Baldini e Nucini.

Attenderete le motivazioni per procedere autonomamente e separatamente

nei confronti dei sopra citati?

Certamente, dopo aver letto la motivazione della sentenza faremo le nostre

valutazioni su tutta una serie di testimonianze ed altre circostanze emerse

nel corso del dibattimento.

Avvocato, per come è formulata la norma sulla frode sportiva, possiamo

ben dire che si tratta di un reato con un’ampia “latitudine”. La

soglia di punibilità non richiede che si realizzi un evento per la

consumazione del reato, anzi dalle condanne ci è parso di capire che

può compiersi ( o tentare ) la frode anche senza il segmento

arbitrale. Premesso che la norma non si può cambiare a piacimento, e

quindi trattasi di sterile esercizio giuridico, secondo lei la frode

sportiva così com’è può essere quantomeno una norma poco “dettagliata”?

Nella mia discussione ho sostenuto che la frode sportiva che si realizza con

atti fraudolenti non può essere un reato di pericolo ma deve essere un reato

di evento come tutti i delitti di frode previsti nel codice penale. Sono

convinto di questo e non sono il solo. Anche parte della dottrina è per questa

tesi.

La famosa intervista del carabiniere “pentito”: è rimasto anonimo,

quindi per il momento si tratta di dichiarazioni senza alcun valore

processuale. E’ possibile che un magistrato voglia ascoltarlo, ma in

caso contrario, le difese potrebbero richiedere in appello la

testimonianza?

Mi auguro che venga quanto prima convocato da un magistrato perché se è vera

la metà di quello che ha detto sarebbero stati commessi una serie di gravi

reati. Le regole del giudizio di appello sono molto rigide. Occorrerebbe

ottenere la rinnovazione parziale del dibattimento che è consentita in appello

solo se il giudice non è in grado di decidere allo stato degli atti o la

ritiene assolutamente necessaria.

Al tempo della seconda istanza di ricusazione del giudice Teresa

Casoria, sia lei che i suoi colleghi avete dimostrato di non aver a

cuore una sospensione del processo, con il rischio di ripartire

daccapo: una rarità, quando la prassi è che l’imputato punti alla

prescrizione e la procura faccia di tutto per evitarla. Quando

scatteranno i termini di prescrizione? La sensazione che alla fine

l’unico a farsi tutti i gradi di giudizio sarà Moggi è fondata?

Per tutti tranne Moggi i termini scadranno a fine novembre di quest’anno. Ma

alla prescrizione si può anche rinunciare.

Domanda tendenzionsa: dopo la sentenza l’ex procuratore capo di Napoli

Giandomenico Lepore ha dichiarato: “sono servite due ricusazioni per

ristabilire la regolarità del processo”. Le due istanze sono andate a

vuoto, quindi i tre giudici sono sempre rimasti al loro posto, eppure

per Lepore è come se fossero andate a buon fine. Cosa ne dice?

Francamente ultimamente Lepore ne ha dette talmente tante che non mi interessa

il suo pensiero.

Gli inquirenti avrebbero potuto intercettare le famore sim estere in

tempo reale, e non ricorrere al complesso metodo di ricostruzione

compiuto ex post. L’hanno fatto, anzi, con tre utenze, rivelatesi poi

mute. Eppure avrebbero potuto allargare il raggio delle utenze

intercettate, era poi così difficile attraverso i tabulati delle tre

sim? Si sarebbe potuto risalire “in diretta” alle conversazioni

“svizzere”? Se si, perché non è stato fatto?

Gli inquirenti sostengono che non hanno potuto intercettare le sim svizzere

perchè quando venivano individuate non erano più attive. Diciamo che non è

proprio così per numerose sim che hanno continuato a chiamare per un lungo

arco temporale. Poi avrebbero comunque potuto interrogare i soggetti italiani

che con quelle sim erano stati chiamati per chiedere loro chi fosse il

chiamante. Anche questo sorprendentemente non è stato fatto.

Sempre in tema di sim estere, l’assoluzione totale di Fabiani che

incidenza ha sul teorema per come è stato ricostruito dall’accusa?

Non solo l’assoluzione di Fabiani, per tutte le frodi che avevano come fonte

di prova solo i contatti c’è stata assolzione. Aspettiamo la motivazione per

vedere se ciò è dovuto alla questione procedurale della mancanza della

rogatoria o alla inaffidabilità del metodo adottato dai carabinieri o per

tutte e due le cose.

Moggi viene dipinto dall’accusa come una mente criminale raffinata,

non uno sprovveduto. Eppure la sentenza ci dice che prima si adopera

per Chievo – Fiorentina per salvare la Fiorentina, poi si arriva

all’ultima giornata dove per Lecce – Parma è assoluzione! Ci aiuti a

trovare una logica.

Anche su questo bisogna aspettare la motivazione. La illogicità della

sentenza emerge anche per altri capi d’imputazione.

Delle intercettazioni non trascritte e trasfuse nelle informative,

quindi il mare magnum scandagliato dal pool difensivo, quante

intercettazioni riguardavano il mercato? Moggi era un direttore

sportivo, non dovrebbero essere la grande maggioranza?

Le intercettazioni riguardanti il mercato erano state trasmesse a Roma per il

processo GEA.

Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro prossimo? Continuerete a

trascrivere e rendere pubbliche le intercettazioni inascoltate?

Noi stiamo continuando a lavorare e non ci fermeremo fino a quando non verrà

ristabilita la verità.

Grazie della disponibilità avvocato, speriamo di poterla avere presto

nuovamente nostro ospite.

Grazie a voi.

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Questo libro

di GIANFRANCESCO TURANO da "Fuori gioco"

Il calcio è potere allo stato puro perché in campo conta solo vincere. Il

potere è attratto dal calcio per due motivi: perché vuole trasformarlo in

un’impresa economica come le altre e ottenere una legittimazione pubblica. Il

primo obiettivo, salvo casi rari, è stato mancato, a volte in maniera

rovinosa: essere ricchi aiuta, ma non basta. Avere eccezionali capacità

finanziarie non si traduce direttamente e necessariamente in vittorie. Il

secondo obiettivo, cioè la ricerca di una legittimazione politica e sociale

attraverso il calcio, è stato raggiunto più facilmente. Chi entra nel football

professionistico al massimo livello ha la certezza di conquistare la

notorietà. Può sfuggirla o può abusarne. In ogni caso, ha un’arma a

disposizione. Più tifosi ha, più l’arma è potente.

Questo libro racconta dieci personaggi scelti fra i proprietari dei

principali club di serie A. Ognuno di loro, in misura diversa, ha trovato

grazie al calcio una dimensione pubblica che prima non aveva. La maggior parte

di loro non ha esitato a fare uso di questa autorità al di fuori del terreno

di gioco e dell’organo di rappresentanza di categoria, la Lega calcio, che non

brilla per coesione e capacità di governo.

Essere perennemente in crisi finanziaria, indebitati, pronti a litigare su

tutto e a disfare oggi le alleanze di ieri, essere in-somma uguali ai politici

che hanno portato l’Italia sull’orlo del baratro, ha stimolato il desiderio di

scendere in campo in vari padroni di club della serie A.

Per rimanere agli esempi degli ultimi mesi, Claudio Lotito (Lazio) ha

annunciato, nelle ore preagoniche del governo Pdl-Lega, una sua disponibilità

a occuparsi della cosa pubblica se i cittadini glielo avessero chiesto a gran

voce. Il debutto in politica del presidente laziale è stato rimandato dalla

condanna in primo grado al processo su Calciopoli. Ma in Italia un verdetto

penale sfavorevole non ha mai frenato le ambizioni politiche di nessuno.

Diego Della Valle (Fiorentina) ha condotto una battaglia contro i partiti

acquistando intere pagine di giornale per i suoi messaggi alla nazione. La sua

amicizia con Luca Cordero di Montezemolo lo ha collocato fra i possibili

animatori di uno degli infiniti terzi poli fioriti da quando si è deciso che

l’Italia andava governata con un sistema bipolare.

Il 13 novembre 2011 Maurizio Zamparini (Palermo) ha presentato il Movimento

per la gente, un’aggregazione di oppressi fiscali dei più vari orientamenti

postideologici che ha tenuto la sua prima convention nel palazzetto dello

sport di Fiano Romano.

Aurelio De Laurentiis (Napoli), nell’inverno dello scontento generale, ha

rimarcato una sua simpatia politica per la sinistra. La stessa che viene

attribuita a Massimo Moratti dell’Inter. Persino Enrico Preziosi (Genoa), un

berlusconiano della prima ora, si è unito ai critici del governo Pdl-Lega e

del suo leader.

Il leader Silvio Berlusconi, il profeta del trionfo in politica attraverso il

calcio, ha reagito alle dimissioni del suo governo ripartendo da dove tutto

era incominciato e annunciando il suo ritorno alla presidenza del Milan, che

aveva dovuto abbandonare come unica penale pagata al conflitto di interessi.

Le aspirazioni dei presidenti di serie A a scendere in campo come fece il

Cavaliere nel 1994 sono l’aspetto più scoperto del loro potere, ma non il più

importante. Il principale fronte di indagine di questo libro è dedicato alla

parte meno esposta del gioco, quella degli affari, delle cordate, dei patti di

sindacato, dei grandi investimenti immobiliari e bancari, in un circuito dove

spesso ricorrono gli stessi nomi.

Il calcio, in questi casi, è solo un pretesto, un denominatore comune per

seguire le tracce di un’oligarchia che non deve mai passare per la prova delle

urne e che non viene giudicata sul metro applicato al popolo dai codici delle

leggi.

Può apparire bizzarro che questa forma di impunità sia autorizzata e pretesa

proprio dal popolo, pronto a sostenere amnistie, indulti e sconti di pena

quando è a rischio la squadra del cuore e disposto a passare sopra angherie e

imbrogli pur di vincere. Ma calcio e potere hanno una componente passionale e

patologica che è stata riassunta nel termine «tifoso» applicato agli amanti

dello sport più diffuso in Italia.

Il tifo è una malattia e con le malattie c’è chi muore e c’è chi si

arricchisce. I presidenti di serie A ripetono da anni la litania che il

football li rovina, che i calciatori guadagnano troppo, che lo Stato non fa

abbastanza per i club. O è vero e allora dovrebbero essere interdetti per

incapacità di intendere e di volere. Oppure è quasi sempre falso e in Italia

possedere una squadra di serie A è ancora una chiave che apre le porte,

conquista indulgenze e garantisce potere.

Questa galleria di ritratti cerca di risolvere l’enigma a partire

dall’acquisto più recente nella rosa dei presidenti di serie A, l’americano

Tom Di Benedetto, che nel 2011 ha comprato la Roma.

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IL ROMPI PALLONE

DI GENE GNOCCHI (GaSport 05-02-2012)

«Giraudo è un padre e Moggi era il migliore»:

lo ha detto Andrea Agnelli mentre chiudeva a chiave sua moglie in bagno.

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Il dubbio

Palazzi spiega

il ritardo su Farina

Ma non convince

Il Procuratore federale avvisò 40 giorni dopo Cremona: «Non ero tenuto, fu un'intuizione»

di FRANCESCO CENITI & MAURIZIO GALDI (GaSport 05-02-2012)

Ieri il Procuratore federale Stefano Palazzi ha affidato a un chilometrico

comunicato la sua risposta ai molti interrogativi suscitati dalla lettura di

uno scambio di corrispondenza tra lui e il Procuratore di Cremona di Martino,

pubblicato ieri dalla Ġazzetta e da Repubblica, da cui emerge un ritardo di 40

giorni tra la denuncia di Simone Farina sulla proposta di combine ricevuta da

Zamperini per Cesena-Gubbio di Coppa Italia e il fax con cui la stessa Procura

federale avvertì di Martino. Palazzi ritiene, innanzitutto, «infondate e

gratuite le critiche mosse, che determinano un'ingiusta denigrazione

dell'attività della Procura». Va detto che nelle nostre domande non c'era

volontà denigratoria, anzi, si conoscono le capacità della Procura federale e

lo spirito di abnegazione che la portano a operare pressoché gratuitamente e

con grande sacrificio personale.

Denunciare è un obbligo La risposta contenuta nel comunicato continua a

non convincere. In particolare Palazzi scrive: «In conseguenza della separazione

degli ordinamenti, statuita espressamente dalla legge 280/2003, della natura

privatistica delle funzioni svolte e delle specifiche disposizioni contenute

nella legge 401/89, la Procura Federale, conformandosi a modalità operative

consolidate nel tempo, non trasmette di ufficio atti inerenti la propria

attività alle Autorità Giudiziarie eventualmente competenti». Ma a noi risulta

che nell'articolo 3 comma 1 della legge 401/89 si dica il contrario: «I

presidenti delle federazioni sportive nazionali affiliate al Comitato olimpico

nazionale italiano (Coni), i presidenti degli organi di disciplina di 2o grado

delle stesse federazioni e i corrispondenti organi preposti alla disciplina

degli enti e delle associazioni di cui al comma 1 dell'articolo 1, che

nell'esercizio o a causa delle loro funzioni hanno notizia dei reati di cui

all'articolo 1, sono obbligati a farne rapporto, ai sensi delle vigenti leggi,

all'autorità giudiziaria». Obbligatorietà della segnalazione che invece non ha

l'autorità giudiziaria.

Prassi Palazzi Ma il Procuratore federale subito dopo spiega meglio che

quella di non trasmettere gli atti è una modalità operativa che «mira anche a

evitare il rischio che indagini endoassociative possano apparire, per così

dire, delegate a Organismi Giudiziari Statuali». Ma non si era sempre

lamentato della scarsità dei mezzi investigativi della giustizia domestica?

Inoltre Palazzi precisa che «le dichiarazioni di Farina furono acquisite

nell'ambito di un separato procedimento disciplinare e nelle medesime non si

faceva riferimento ad alcuno dei soggetti già coinvolti nella prima fase del

noto procedimento disciplinare». E proprio questa era una delle cose che

volevamo sapere. Di quale procedimento si trattava? Se per caso fosse

relativo all'inchiesta Premiopoli, durata oltre un anno con il giallo della

sparizione di alcuni atti, sebbene fotocopiati, poteva essere anche detto.

Intuizione investigativa Ma Farina, come è stato sempre raccontato, non è

andato a denunciare un tentativo di illecito? E se lo ha denunciato lui alla

Procura, dove nasce, come sostiene Palazzi, «l'intuizione investigativa della

Procura Federale» che, «dopo il necessario coordinamento» ha «trasmesso il

verbale in parola, evidenziando la connessione meramente eventuale con i fatti

oggetto dell'indagine penale»? La vicenda Micolucci, citata come esempio di

prassi, sembra lo sia impropriamente, visto che Cremona chiese gli atti dopo

averne avuta notizia dai giornali. Resta il fatto che l'interrogatorio di

Farina è arrivato a Cremona dopo circa 40 giorni. Troppo tempo.

___

Caso Farina

Figc, 36 giorni per avvertire i pm

“Modalità operativa consolidata”

trafiletto non firmato (la Repubblica 05-02-2012)

ROMA — Perché il procuratore della Federcalcio Palazzi impiegò 36 giorni per

informare il procuratore capo di Cremona Di Martino, cioè la giustizia

ordinaria, della denuncia del calciatore Farina su un tentativo di combine? Se

lo è chiesto ieri Repubblica e la Figc ha così risposto: «Tale modalità

operativa trova fondamento nell’assetto normativo, e non burocratico, e mira

anche ad evitare il rischio che indagini endoassociative possano apparire, per

così dire, delegate ad Organismi Giudiziari Statuali». Tutto chiaro, no?

Avanti: «L’ipotizzata eventuale connessione con i fatti per cui procedeva la

Procura di Cremona rappresenta un’intuizione investigativa della Procura

Federale e, dopo il necessario coordinamento, non appena è stata formulata

richiesta da parte dell’Autorità Giudiziaria procedente, è stato trasmesso il

verbale in parola, evidenziando la connessione meramente eventuale con i fatti

oggetto dell’indagine penale. Tale consolidata e legittima modalità operativa

è, d’altra parte, incontestabilmente dimostrata dalla trasmissione

dell’audizione resa in sede federale dal calciatore Micolucci che venne

disposta nello stesso procedimento in oggetto, come di consueto, solo a

seguito della relativa richiesta formulata dalla Procura della Repubblica».

Quindi, Di Martino avrebbe dovuto chiedere gli atti della confessione di

Farina ignorandone l’esistenza, magari con una palla di vetro. La Figc non

poteva essere più illuminante.

___

IL FRONTE SPORTIVO

Palazzi tra tensione e fretta

Il procuratore: «Tempi lunghi per la trasmissione degli atti su Farina?

No, modalità operative consolidate nel tempo. E Zamperini non è tesserato»

di ALVARO MORETTI (Tuttosport 05-02-2012)

ROMA. Un numero rilevante di gare di serie A che puzzano di combine e un

numero di squadre che rischiano una pioggia di penalizzazioni: il problema, a

questo punto dell’indagine penale e in attesa del prossimo inizio

dell’indagine sportiva bis, non è il “se” ma “quando” e “chi”. E nel “quando”

Palazzi potrà partire, va inserito il punto interrogativo legato all’ennesimo

caso scoppiato sulle modalità operative della Procura federale: in principio

furono i ritardi di segnalazione e di rilancio dell’aggancio di Erodiani , poi

quelli legati alle denunce di Quadrini e Corvia , quindi le intercettazioni

sul caso della segretaria del giudice sportivo, Stefania Ginesio . E adesso i

36 giorni attesi da Palazzi per trasmettere a Cremona le informazioni sulla

denuncia presentata in Figc proprio a Palazzi da Simone Farina sulla tentata

combine di Cesena-Gubbio.

L’AUTODIFESA Palazzi, che attende il materiale cremonese e soprattutto barese

(più dura qui: c’è l’antimafia e con il caso Sculli si dovettero attende due

anni), ieri ha fatto diffondere una auto-difesa. Ma il clima all’interno della

struttura inquirente della Figc non è idilliaco. Il pool di sette uomini di

Scommessopoli è chiamato ad una corsa contro il tempo e in salita. «Tempi

lunghi per la trasmissione degli atti su Farina? - fa sapere Palazzi all’Ansa

- No. Proprio la trasmissione dei due atti ha consentito nuovi utili sviluppi

all’attività dei pm. Tutta l’attività inquirente e requirente della Procura

Federale deve essere svolta nel rispetto della normativa statale e federale.

La Procura, conformandosi a modalità operative consolidate nel tempo, non

trasmette d’ufficio atti inerenti la propria attività alle Autorità

Giudiziarie eventualmente competenti, per non delegare indagini interne alla

giustizia ordinaria. Eppoi Zamperini , al momento dell’incontro con Farina,

non risultava tesserato». L’intuizione che la sua posizione fosse collegabile

con i fatti di Cremona - sostiene Palazzi - è stata proprio parto della

Procura Figc. Ma una ricerca su Google su Zamperini e una telefonata a Di

Martino sulla sua condotta da reato penale denunciato da Farina, non avrebbe

nuociuto. In ogni caso con la riforma della giustizia sportiva imposta dal

Coni, robe del genere o lungaggini in stile Premiopoli non dovranno più

capitare.

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Il dubbio

Palazzi spiega

il ritardo su Farina

Ma non convince

Il Procuratore federale avvisò 40 giorni dopo Cremona: «Non ero tenuto, fu un'intuizione»

di FRANCESCO CENITI & MAURIZIO GALDI (GaSport 05-02-2012)

Ieri il Procuratore federale Stefano Palazzi ha affidato a un chilometrico

comunicato la sua risposta ai molti interrogativi suscitati dalla lettura di

uno scambio di corrispondenza tra lui e il Procuratore di Cremona di Martino

Dov'è 'sto comunicato?

P.s.

Oh, il chilometrico comunicato auto-assolutorio non sono riuscito a trovarlo.

Palazzi deve averlo nascosto in qualche fogna.

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È SERIE TRUFFA

MASIELLO CANTA

Truccate quattro partite del campionato ’10-’11

Arrestati l’infermiere del Bari e il portiere Cassano

di ANTONIO MASSARI (il Fatto Quotidiano 05-02-2012)

Valigette piene di soldi per provare a truccare Bari–Roma. Denaro prima

incassato, poi restituito, per manipolare Palermo–Bari. Con i due arresti di

ieri, si scopre un altro tassello nel mosaico del calcio scommesse, e ora è il

Bari a tremare, con quattro partite di Serie A sospette (Milan–Bari,

Bari–Sampdoria, Bari–Roma e Palermo–Bari, tutte giocate tra marzo e maggio

2011) nel mirino degli investigatori. L’inchiesta della procura di Cremona è

ormai ricca di testimonianze eccellenti, come quella del calciatore del Bari

Andrea Masiello, che racconta come fu convinto – salvo poi cambiare idea – a

truccare Palermo–Bari, incassando 35 mila euro, poi restituiti, a un

infermiere barese in contatto con gli “zingari”: il 43 enne Angelo Iacovelli –

infermiere, vicino ai calciatori della società biancorossa – arrestato ieri

insieme con il portiere del Piacenza, Mario Cassano. Entrambi sono accusati di

associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. Negli atti

firmati dal gip Guido Salvini, che ha accolto la richiesta d’arresto avanzata

dal procuratore capo di Cremona, Roberto di Martino, si legge che Cassano

dovrà rispondere dell’alterazione di quattro incontri dei campionati di serie

B 2010 / 11 (Piacenza–Albinoleffe, Atalanta–Piacenza, Siena–Piacenza) e 2008 /

9 (Piacenza–Mantova).

CASSANO, scrive il gip, “nel-l’aprile 2011 metteva in contatto Alessandro

Zamperini (secondo l’accusa reclutava calciatori da corrompere, ndr) e

Hristian Ilievsky (capo degli “zingari”, ndr) e riceveva 20 mila euro per aver

contribuito al raggiungimento dell’over in Siena–Piacenza del 19 febbraio

2011. Il 19 marzo contribuiva all’alterazione di Atalanta–Piacenza, terminata

3-0, fornendo a Cristiano Doni indicazioni su come eseguire il calcio di

rigore”. Ma è Angelo Iacovelli il vero tassello mancante, scoperto dalla

procura di Cremona, poiché “costituiva un tramite” tra gli zingari e i

“giocatori del Bari Andrea Masiello, Marco Rossi, Daniele Padelli, Simone

Bentivoglio e Alessandro Parisi”. È in questo contesto – sottolinea il gip –

che “venivano manipolate – o erano oggetto di tentativi di manipolazione, con

offerte ai calciatori Milan–Bari del marzo 2011, Sampdoria–Bari del 23 aprile

2011, Bari–Roma e Palermo–Bari del maggio 2011”. Filippo Carobbio,

centrocampista del Siena, durante un interrogatorio dice: “Una settimana prima

di Palermo–Bari, Iacovelli venne a Siena e mi disse che i giocatori del Bari ‘

volevano organizzare qualcosa ’ (…). Sono sicuro che si trattasse di

Bari–Sampdoria. (…). Disse che il Bari voleva perdere e ricevere dei soldi per

farlo (…)”. La versione più incisiva è quella del biancorosso Andrea Masiello:

“Fu poco prima di Bari–Sampdoria, giocata il 23 aprile 2011, che accadde il

primo episodio: la sera prima della partita (…) Iacovelli mi ha contattato,

chiedendomi di recarmi in una camera dell’Una hotel (…) e mi rappresentò che

mi aspettavano due imprecisati signori. Mi rifiutai (…). Il giorno della

partita con la Sampdoria, scesi a incontrare lacovelli e lo trovai assieme a

uno sconosciuto, che non proferì parola. Mi chiese se c’era la possibilità di

perdere la partita. (…) Gli espressi un netto rifiuto (…)”. Iacovelli però ci

riprova.

“QUALCHE sera più tardi – continua Masiello – Iacovelli mi contattò per

telefono. Scesi all’esterno della mia abitazione e mi chiese se ero disposto a

essere coinvolto nella combine della partita successiva. Era presente una

vettura, sulla quale c’era una persona, che s’era collocata in maniera da

impedire che la guardassi in volto”. Masiello non ha dubbi sulla partita in

questione: “Bari–Roma che finì 2 a 3. Iacovelli mi disse che c’era pronta per

me in auto una valigetta con i soldi. Rifiutai”. E ancora: “Il 4 maggio 2011

venni contattato una volta ancora da lacovelli. Arrivato all’hotel vi trovai

Marco Rossi, Bentivoglio e Parisi. Era presente Iacovelli con due persone che

non parlavano italiano. La proposta fu di perdere la partita con il Palermo

con 2 gol di scarto. Disse che i soldi erano già pronti e li mostrò. Noi

giocatori decidemmo di allontanarci subito”. Ma Iacovelli insiste: “II 5

maggio – racconta ancora Masiello – si presenta sotto casa e mi consegna 35

mila euro. Ero in imbarazzo, presi i soldi, tornai a casa e li nascosi. Passa

mezz’ora e Iacovelli mi porta a casa ulteriori 35 mila euro dicendo ‘ tienili,

che c’è possibilità di farla’. Mi disse che 70 mila euro ciascuno li avevano

ricevuti Rossi, Bentivoglio e Parisi. Non avevo alcuna intenzione di tenere

quel denaro, ma non sapevo come comportarmi (…). Parlai con Parisi, Rossi,

Bentivoglio all’albergo di Palermo che ci ospitava. Un sms di Iacovelli mi

indicava un numero di telefono per dare l’ok sull’alterazione delta partita.

Ho fatto finta di telefonare (…). Decidemmo di andare in campo per giocarci la

partita, come se non avessimo accettato la proposta, non ho idea se il Palermo

abbia avuto qualcosa a che fare con questi tentativi di combine. Tornando

dalla trasferta, incontrai nuovamente Iacovelli sotto casa e gli restituii il

denaro”.

___

LA RICOSTRUZIONE DAI VERBALI DEGLI INTERROGATORI

Masiello: «Presi 70 mila euro

Ma ero confuso e impaurito»

L'ex del Bari: «Io, Rossi, Parisi e Bentivoglio alla fine rifiutammo di perdere a Palermo»

di ROBERTO PELUCCHI (GaSport 05-02-2012)

Il Bari, la scorsa stagione, era circondato da loschi personaggi. Gente senza

scrupoli che avvicinava i giocatori, faceva pressioni, minacciava, per

taroccare le partite. E' il quadro sconfortante descritto da Andrea Masiello

al pm Di Martino. Il verbale era secretato, ma ampi stralci

dell'interrogatorio sono finiti nell'ordinanza di custodia cautelare di

Cassano e Iacovelli.

Il sondaggio Masiello arriva al Bari nel gennaio 2008 e conosce subito

Iacovelli, «persona che gravitava spesso attorno ai giocatori del Bari, andava

a mangiare con loro, faceva parte del loro contesto». Iacovelli gli presenta

Bellavista, che «faceva discorsi allusivi, osservando che noi giocatori del

Bari ci impegnavamo allo spasimo, ma facevamo uno sforzo inutile in quanto ci

poteva essere una scorciatoia per conseguire dei risultati più proficui». La

sera prima di Bari-Sampdoria del 23 aprile 2011, dice Masiello, «io e gli

altri giocatori del Bari ci trovavamo in ritiro all'albergo Una Hotel di Torre

a Mare. Iacovelli mi contattò telefonicamente chiedendomi di recarmi in una

camera al primo piano. Nell'occasione io occupavo una camera al secondo piano

con Parisi. Iacovelli mi rappresentò che in quella camera mi aspettavano due

imprecisati signori che volevano parlare con me. Avendo intuito che potesse

trattarsi proprio di un discorso intorno alla manipolazione di partite, mi

rifiutai di raggiungere i due sconosciuti. ... La mattina seguente scesi ad

incontrare Iacovelli a seguito di una sua ulteriore chiamata. Lo trovai

assieme ad uno sconosciuto che non proferì parola. Iacovelli mi chiese se

c'era la possibilità di perdere la partita con la Sampdoria. Io, sorpreso, gli

espressi un netto rifiuto».

La valigetta Prima di Bari-Roma 2-3, Iacovelli si presenta sotto casa di

Masiello. «Era presente una vettura sulla quale c'era una persona che si era

collocata in una posizione tale da impedire che la guardassi in volto. . . .

Iacovelli mi disse che, qualora avessi accettato la proposta di combine, ndr,

c'era pronta per me in auto una valigetta con i soldi. Da come si espresse

capii che avrei dovuto rivolgermi ai miei compagni di squadra. Io naturalmente

rifiutai, fino al punto di litigare con il predetto, e me ne tornai a casa. Da

allora cominciai ad avere paura ... Il 4 maggio 2011, ricordo che era dopo

cena, venni contattato una volta ancora da Iacovelli che mi convocò all'Una

Regina. Arrivato all'hotel vi trovai già Marco Rossi, Bentivoglio e Parisi,

quest'ultimo sopraggiunto in un secondo tempo. Era presente naturalmente anche

Iacovelli unitamente ad altre due persone che non parlavano italiano. La

proposta fatta da Iacovelli fu quella di perdere la partita con il Palermo con

due gol di scarto. Disse che i soldi erano già pronti e ce li mostrò. Noi

giocatori ci confrontammo e decidemmo di allontanarci subito, molto a disagio

per la situazione ... Il 5 maggio sera Iacovelli si presentò sotto casa mia

chiedendo di potermi parlare. Io scesi e Iacovelli mi consegnò 35 mila euro.

Entrai in una specie di stato confusionale, in quanto ero in grave imbarazzo e

difficoltà. Per il momento presi i soldi, tornai a casa e li nascosi. Passò

una mezz'ora e Iacovelli mi portò a casa una busta con ulteriori 35 mila euro

dicendo qualcosa come "tienili che c'è possibilità di farla". Nell'occasione

mi disse che la medesima somma, e cioè 70 mila euro ciascuno, l'avevano

ricevuta Rossi, Bentivoglio e Parisi. Io non avevo alcuna intenzione di tenere

quel denaro, ma ero confuso e non sapevo come comportarmi. La sera successiva

parlai con Parisi, Rossi e Bentivoglio nella mia camera nell'albergo di

Palermo che ci ospitava». Masiello dice che tutti rifiutarono la combine, la

partita fini 2-1 e non andò a buon fine.

Sms Masiello dalla scorsa estate è all'Atalanta. Dice: «Mi arrivò un

messaggio di Iacovelli in cui rappresentava che mi voleva bene precisando che

"il mondo è piccolo ed Angelino arrivava da tutte le parti". In effetti io

avevo cambiato il numero di telefono, ma lui era risuscito ugualmente a

riaverlo. Io intesi la telefonata come una velata minaccia, proprio in quanto

lui cercava di farmi capire che era inutile scappare da lui». Il gip Salvini,

nell'ordinanza di ieri, sostiene che «le dichiarazioni di Masiello sono

probabilmente in parte riduttive in ordine alla sua responsabilità ed a quella

dei suoi compagni di squadra: è difficile infatti che Iacovelli abbia

continuato per mesi in una sorta di "martellamento" senza frutti».

Stellini Di Bari-Samp parla anche Filippo Carobbio, uno degli arrestati:

«Iacovelli mi disse che il Bari voleva perdere e ricevere dei soldi per farlo.

Per questo motivo che l'ho messo in contatto con Gegic». Carobbio dice di

avere conosciuto Iacovelli attraverso Cristian Stellini, che dopo aver chiuso

la carriera a Bari nel 2010 è entrato nello staff di Antonio Conte come

collaboratore tecnico, al Siena e ora alla Juventus. «Si può dire che sia io

sia Stellini eravamo amici di Iacovelli e che questo a volte veniva a Siena».

___

Le carte

L´infermiere che comprava i calciatori

"Attento, Angiolino arriva ovunque..."

Gli strani viaggi a Siena dal vice di Conte e i sospetti su Milan-Bari

di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 05-02-2012)

Negli ultimi documenti depositati dalla procura di Cremona c´è una storia che

assomiglia a un paradigma: come possono andare le cose nel calcio italiano. La

storia è quella di Angelo Iacovelli, un inserviente di ospedale amico dei

calciatori diventato il cavallo di T***A della criminalità per infiltrare la

serie A. Sarà l´uomo che porterà gli Zingari nei ritiri, quello che per conto

degli slavi offrirà decine di migliaia di euro ai calciatori senza che nessuno

denunci mai nulla. Alla fine arriverà anche a minacciare i suoi vecchi sodali.

Andrea Masiello, il difensore pentito, appena arrivato all´Atalanta, riceverà

un sms sul suo nuovo numero: «Angiolino arriva ovunque... «. Nel tempo libero

Iacovelli faceva su e giù da Bari a Siena, dove piazzava partite e incontrava

«un suo grande amico»: Cristian Stellini, allora allenatore in seconda della

squadra toscana, oggi «collaboratore di campo» di Antonio Conte alla Juventus.

BARI-SAMPDORIA

Ecco quello che racconta su Bari-Sampdoria, Andrea Masiello al procuratore

capo di Cremona, Roberto Di Martino: «Fu poco prima di Bari-Sampdoria, giocata

il 23 aprile, che accadde il primo episodio: la sera prima della partita

eravamo in ritiro. Iacovelli mi chiese di andare in una camera dove mi

aspettavano due imprecisati signori che volevano parlare con me (ndr, Masiello

poi riconoscerà dalle foto segnaletiche Ilievski). Avendo intuito che potesse

trattarsi proprio di un discorso intorno alla manipolazione di partite, mi

rifiutati. Lo incontrai la mattina dopo in hotel con uno sconosciuto. Mi

chiese se c´era la possibilità di perdere la partita con la Sampdoria. Gli

espressi un netto rifiuto».

Racconta un altro calciatore, Filippo Carobbio, arrestato a dicembre. «Per

quella partita Iacovelli mi disse che i giocatori del Bari "volevano

organizzare qualcosa". Mi disse che il Bari voleva perdere e ricevere dei

soldi per farlo. È stato per questo motivo che l´ho messo in contatto con

Gecic (ndr, uno degli zingari) sapendo che avrebbe potuto investire sulla

sconfitta del Bari e remunerarli. Iacovelli mi disse che effettivamente Gecic

si incontrò con i giocatori del Bari, ma alla fine loro non riuscirono a

mettersi d´accordo in quanto Gecic mirava ad un "Over"». La partita terminò

1-0 per la Samp.

GLI AMICI DI SIENA

Per spiegare le amicizie di Iacovelli è utile usare sempre le parole di

Filippo Carobbio. «Io conosco come una persona che gravita attorno alla

squadra e ai giocatori del Bari. Iacovelli era molto amico di Cristian

Stellini il quale era l´allenatore in seconda del Siena all´epoca della mia

militanza in quest´ultima squadra (ndr, Carobbio vanta 24 presenze lo scorso

anno con la squadra toscana). Si può dire che sia io sia Stellini eravamo

amici di Iacovelli e che questo a volte veniva a Siena». Stellini oggi è

collaboratore di campo di Antonio Conte alla Juventus.

BARI-ROMA

«Iacovelli - mette a verbale Masiello - mi disse che, qualora avessi accettato

di truccare la partita della Roma, c´era pronta per me in auto una valigetta

con i soldi. Io rifiutai e me ne tornai a casa. Da allora cominciai ad avere

paura».

BARI-PALERMO

«Il 4 maggio ricordo che dopo una cena venni contattato da Iacovelli. Arrivato

in albergo trovai Marco Rossi, Bentivoglio e Parisi. C´era anche Iacovelli con

altre due persone che non parlavano italiano. La proposta fu quella di perdere

la partita con il Palermo con due gol di scarto. Disse che i soldi erano già

pronti e ce li mostrò. Noi giocatori ci confrontammo e decidemmo di

allontanarci subito, molto a disagio per la situazione. Il 5 maggio Iacovelli

si presentò sotto casa mia chiedendo di potermi parlare. Io scesi e Iacovelli

mi consegnò 35mila euro. Entrai in una specie di stato confusionale, in quanto

ero in grave imbarazzo e difficoltà. Per il momento presi i soldi, tornai a

casa e li nascosi. Passò una mezzora e Iacovelli mi portò una busta con

ulteriori 35mila euro dicendo qualcosa come «tienili che c´è possibilità di

farla». Nell´occasione mi disse che la medesima somma, e cioè 70mila euro

ciascuno - e quindi 280mila euro complessivi - li avevano ricevuti Rossi,

Bentivoglio e Parisi. La sera successiva del 6 maggio parlai con i miei

compagni e decidemmo di andare in campo per giocarci la partita, come se non

avessimo accettato la proposta. L´unica perplessità riguardava il

comportamento di Belmonte in occasione del primo gol. Tornato dalla trasferta,

incontrai nuovamente Iacovelli sotto casa e gli restituì il denaro che mi

aveva dato. Da allora interruppi i contatti».

BARI-CHIEVO

«Nicola De Tullio (ndr, personaggio ritenuto dagli investigatori baresi in

contatto con uomini dei clan locali), ristoratore barese, si presentò sotto

casa mia accompagnato da Iacovelli e da una seconda persona, un italiano. Il

De Tullio mi chiese di fargli sapere se ci fosse stata una disponibilità a

livello di spogliatoio, evidentemente sempre al fine di alterare i risultati

di una partita. Probabilmente faceva riferimento alla partita Bari-Chievo».

Sulla stessa partita c´è un´intercettazione di Bellavista (che punta sull´over)

esemplificativa: «A questi del Bari mando gli zingari e stiamo a posto. . . ».

BARI-MILAN

Masiello non ne parla, ma il gip Salvini la considera truccata sulla base di

altri verbali e intercettazioni. «Ricordo che Erodiani (ndr, uno scommettitore

arrestato nella prima tranche) - racconta il commercialista di Signori,

Giannone - mi parlò della partita con il Bari come appetibile». Si lascia

andare Bellavista al telefono invece: «Non possono pretendere quelli del Bari

di prendere 400 e perdere 1-0». La gara finirà 1-1.

___

Le inchieste

«Ci sono più di cento

persone nel mirino

delle tre procure»

Terza ondata di arresti, e di certo non sarà l’ultima

Tremano in molti: calciatori, scommettitori e società

di GIUSEPPE VESPO (l'Unità 05-02-2012)

Trentacinque ordini d’arresto, oltre cento indagati, almeno 34 partite di

calcio finite sotto la lente dei pm, 14 i match di serie A. E parliamo solo

del fronte italiano. L’inchiesta sul calcio malato, istruita dal procuratore

di Cremona Roberto di Martino, conta numeri da far girare la testa, ai tifosi

ma soprattutto ai presidenti delle società tirate in ballo: presto arriverà un

nuovo processo sportivo dopo quello dell’estate scorsa, e sui club si

abbatterà la mannaia delle penalizzazioni per le colpe commesse dai propri

tesserati. È il principio della responsabilità oggettiva delle società, che

qualcuno vorrebbe far fuori, sulla base del quale è stata penalizzata

l’Atalanta all’inizio di questo campionato per il comportamento di Cristiano

Doni. Il pool federale è pronto per le audizioni dei calciatori, è probabile

che il primo convocato sia uno dei primi pentiti di questa storiaccia di

pallone, Carlo Gervasoni, ex giocatore del Piacenza.

È lui uno il primo a parlare nell’interrogatorio del 27 dicembre scorso di

Palermo-Bari del campionato 2010-2011, una delle quattro presunte combine per

cui sono stati arrestati ieri il portiere 29enne del Piacenza, Mario Cassano,

e un infermiere barese ritenuto vicino all'ambiente sportivo del club pugliese,

Angelo Iacovelli. Ad entrambi è contestata l’associazione per delinquere

finalizzata alla truffa e alla frode sportiva. Cassano, in particolare, era

stato tirato in ballo anche da Cristiano Doni, nell’interrogatorio dello

scorso dicembre nel quale l’ex capitano dell’Atalanta parla del rigore

truccato in Atalanta-Piacenza dell’11 marzo scorso, una delle prime presunte

combine scoperte.

Dalle carte firmate dal gip Guido Salvini, emerge anche «l’iscrizione di

numerosi altri indagati e il venire alla luce di nuovi episodi di

manipolazione », oltre a quelli che riguardano Cassano e Iacovelli. È per

questo che un investigatore assicura che le persone nel mirino del pm di

Martino sono «ben oltre cento». Del resto, nelle sue considerazioni il giudice

Salvini scrive che «il quadro di accusa si è straordinariamente rafforzato»,

mentre il capo della squadra mobile di Cremona, Sandro Lo Presti, anticipa che

«l’inchiesta porterà a nuovi sviluppi».

E pensare che il dossier sul calcioscommesse – indagano anche Bari e Napoli –

era stato aperto per la semplice denuncia di un fatto curioso: il malore di un

gruppo di giocatori della Cremonese durante la partita di campionato di Lega

Pro contro la Paganese. Era il 14 novembre del 2010. I calciatori erano stati

intossicati da un medicinale sciolto nel tè e nelle bottigliette d’acqua degli

spogliatoi. Dell’avvelenamento sarebbe stato poi accusato Marco Paoloni, l’ex

portiere della Cremonese arrestato a giugno. Dal quel pomeriggio di novembre,

e dalla denuncia di quell’episodio da parte del direttore sportivo della

squadra lombarda, Sandro Turotti, è «stata ricostruita – si legge

nell’ordinanza di ieri – tassello per tassello una rete che avrebbe continuato

a truccare le partite per anni e probabilmente con una capacità di

inquinamento sempre maggiore».

È stato merito del pm di Martino aver tirato «quel primo, piccolo filo offerto

dalla partita Cremonese- Paganese». Un filo che ha portato gli investigatori a

scoprire le maglie di una organizzazione transnazionale che ha la sua testa a

Singapore, mache trova in Italia, per parafrasare il capo della mobile Lo

Presti, un territorio molto appetibile. Così, partiti i primi arresti di

giugno scorso - quelli che portarono ai domiciliari anche Signori - siamo

arrivati ai provvedimenti di dicembre, che hanno fatto passare un brutto

Natale a Doni. Fino a ieri, alla terza tornata di manette. Non sarà l’ultima,

soprattutto se ai riscontri investigativi continueranno a sommarsi le parole

di chi ha deciso di collaborare con la magistratura. Come Carlo Gervasoni o

Wilson Ray Perumal, il cittadino di Singapore arrestato in Finlandia, che con

le sue dichiarazioni ha permesso di tratteggiare i confini dell’organizzazione

capeggiata da Eng Tan Seet, anche lui di Singapore. O ancora Filippo Carobbio,

ex Spezia. Mentre per ultima è emersa la figura dell’ex giocatore del Bari,

oggi Atalanta, Andrea Masiello, che quand’era in forze alla squadra pugliese

sarebbe stato avvicinato da Iacovelli per combinare la partita con il Palermo.

Dopo un primo tentennamento, Masiello sarebbe andato a raccontare tutto in

procura a Cremona. E così siamo ai buoni: quelli che in questo calcio malato

passano per eroi. Come Simone Farina, che rifiutò 200mila euro per truccare

una partita del Gubbio o come il giocatore ex Lumezzane, oggi alla Ternana,

Fabio Pisacane, anche lui corso alla procura sportiva a denunciare un

tentativo di corruzione per opera di Giorgio Buffone, ds del Ravenna,

arrestato a giugno.

___

La mossa del gip Salvini rischia di creare uno scontro coi colleghi pugliesi per la competenza: due inchieste in corso, nessuno scambio di atti...

Cremona-Bari, procure in conflitto

di ANDREA RAMAZZOTTI (CorSport 05-02-2012)

CREMONA - L’arresto di Angelo Iacovelli disposto dal gip Salvini rischia di

creare un contrasto tra la procura della città del Po e quella di Bari visto

che entrambe hanno aperto un proprio filone d’inchiesta sul calcio scommesse,

ma non c’è stato alcuno scambio di atti. La misura di custodia cautelare di

Iacovelli è destinata a “pesare” e forse ad aprire un conflitto di competenze

tra le procure. Iacovelli è già stato interrogato due volte dagli

investigatori a Bari e una fonte parla di «interrogatori approfonditi e

circostanziati, soprattutto il secondo». L’ultimo faccia a faccia mercoledì a

Bari. Il giorno successivo a Cremona è stata emessa l’ordinanza di arresto

eseguita ieri mattina all’alba a Bari (il pm Di Martino l’aveva richiesta il

24 gennaio) e basata su quanto ha dichiarato Masiello. L’avvocato di Iacovelli,

Andrea Melpignano, lo ha descritto « come una persona distrutta che si è

trovata in una situazione più grande di lui ».

Il legale di Cassano, Francesco Maresca, è rimasto invece « sorpreso dalla

misura cautelativa che risulta basata unicamente sulle dichiarazioni di altri

imputati e non dall’presenza di un riscontro. Il nome di Cassano circolava da

mesi e qualunque valutazione cautelare risulta tardiva e sproporzionata perché

non ci sono rischi di fuga, di inquinamento delle prove o di reiterazione del

reato ». Cassano a fine gennaio è stato sospeso in via cautelativa dal

Piacenza che ha chiesto al Collegio Arbitrale della Lega la risoluzione del

contratto e il risarcimento danni.

RIUNIONE IN FIGC - Domani o martedì intanto Palazzi riunirà i collaboratori

Squicquero, Piccolomini, Ricciardi, Sciacchitano e Corona per stilare un

elenco di tesserati da sentire e per concordare con loro le date delle

audizioni che potrebbero iniziare tra una settimana. Dopo il -6 confermato dal

Tnas la Cremonese valuta una revocazione presso la Corte di Giustizia Sportiva

per travisamento del fatto o il ricorso al Tar per chiedere i danni.

___

TESTIMONE CHIAVE

E Iacovelli fa litigare le Procure

I magistrati di Bari hanno saputo dell'arresto in tv

di ROBERTO PELUCCHI (GaSport 05-02-2012)

La Procura di Bari ha preso malissimo l'arresto di Angelo Iacovelli. Un po'

perché l'infermiere è un elemento chiave della loro inchiesta, un po' perché i

pm pugliesi Laudati e Angelillis hanno saputo del provvedimento dalla tv.

Questa mancata comunicazione è stata vista, come minimo, come una scortesia.

Tra le due Procure la collaborazione era già scarsa, se non del tutto

inesistente, e difficilmente questo «incidente diplomatico» porterà allo

scambio futuro di informazioni. Ognuno continuerà ad andare per la propria

strada. Probabilmente, nessuno vuole svelare le carte che ha in mano, per non

mettere in pericolo indagini, ma questa «guerra» a distanza non fa bene alla

ricerca della verità.

Verbale secretato Mercoledì il pm Angelillis aveva interrogato per due ore

Iacovelli e il verbale era stato secretato. L'infermiere aveva ammesso di

conoscere alcuni giocatori del Bari, tra cui Andrea Masiello e Marco Rossi

spontaneamente presentati in Procura, e di aver offerto denaro per combinare

alcune partite. Ha però negato contatti con il clan Parisi, attorno a cui

ruota l'inchiesta barese.

___

COMMENTO

Va sempre peggio

Nuovi tesserati

finiranno nei guai

di FABRIZIO BIASIN (Libero 05-02-2012)

Quest’estate sembrava una barzelletta, roba per

pollivendoli. Poi sono arrivati gli “slavi”, quindi gli

“zingari” e i “thailandesi”, tutti si servivano di

giocatori “malleabili” per truccare le partite, infine

abbiamo scoperto che in mezzo alla baruffa c’erano pure

cuochi travestiti da infermieri che corrompevano (o

provavano a corrompere) con valigie colme di quattrini.

A Cremona stanno lavorando bene, ma noialtri siamo

preoccupati. E molto. La melma è tanta e più si

interrogano giocatori più se ne tirano in mezzo altri. La

giustizia ordinaria ha tempo (in arrivo altri arresti),

quella sportiva no. Palazzi, suo malgrado, dovrà

spicciarsi: qualche giocatore sarà radiato, altri

squalificati, qualche società verrà punita per

responsabilità oggettiva, altre (forse) per responsabilità

diretta.

C’è chi proverà a mettere in discussione lo scudetto

2010- 11 meritatamente vinto sul campo dal Milan perché,

si sa, il casino genera casino. Ma la verità è che stiamo

parlando di una faccenda che riguarda giocatori di squadre

pericolanti e malfattori che orbitavano attorno alle

stesse. L’altra verità? Il peggio deve ancora arrivare. . .

___

Giustizia sportiva Rischiano (in serie A) Lazio, Lecce e Genoa. Il nodo della responsabilità oggettiva

Le società si ribellano

Ma niente sconti: penalità in arrivo

di ARIANNA RAVELLI (CorSera 05-02-2012)

CREMONA — Guardare le classifiche, e cominciare a far di conto. Sottrazioni,

nella fattispecie. Le società finite nelle carte dei magistrati (in serie A

sono — almeno — Lazio, Genoa e Lecce, per tacer dell'Atalanta che potrebbe

essere ripenalizzata per Padova-Atalanta; in B Bari e AlbinoLeffe; in Lega Pro

Piacenza e Mantova, per nominare quelle più citate) possono cominciare a

tremare. Perché, come si sa, se un tesserato sbaglia e cede alla tentazione, o

soltanto prova a combinare una partita, a pagare è la società. Si chiama

responsabilità oggettiva e, come ha ricordato il procuratore federale Stefano

Palazzi, «è l'architrave della giustizia sportiva». E tale resterà nonostante

nel mondo del pallone stia crescendo un partito trasversale che vorrebbe

abolirla. O, almeno, rivederla. «Io sono estremamente contrario — non ha dubbi

Leandro Cantamessa, avvocato del Milan — perché è una violazione del principio

di legalità, è una condanna semplificata, che colpisce un soggetto dopo

l'accertamento della colpevolezza di un altro. Ma siccome semplifica le cose è

uno strumento in ascesa. Potrebbe lo sport farne a meno? Certo che sì. O

almeno si potrebbe rivedere, creando un'area di non punibilità. Faccio un

esempio: prendiamo la responsabilità oggettiva per le intemperanze dei tifosi.

In questo caso, si può almeno sostenere che la società ha goduto di vantaggi,

come l'incasso, e quindi è giusto si accolli gli svantaggi. Ma nel caso delle

scommesse? In cui magari i giocatori si sono impegnati a perdere?».

Situazione che conosce bene la Cremonese che, oggi, contro lo Spezia,

giocherà con un nastro bianco al braccio in segno di protesta: un modo per

contestare la decisione del Tnas di non fare sconti alla penalizzazione di 6

punti ricevuta in estate. «Noi abbiamo denunciato l'avvelenamento che ha dato

il via a tutto, il gip ha messo nell'ordinanza i complimenti per la nostra

collaborazione, la giustizia sportiva ci ha bastonati», il paradosso che

espone il d.g. Sandro Turotti. Al di là della vicenda specifica (il Tribunale

arbitrale contesta che la società ha ceduto lo sciagurato portiere Paoloni al

Benevento, una volta a conoscenza dei suoi traffici, la Cremonese nega, perché

l'incontro con Massimo Erodiani che diffonde i primi sospetti su Paoloni è

successivo), è sintomatico di un problema. Ha senso continuare così? Per la

Figc sì. Primo: non si cambiano le regole a procedimento in corso. Secondo: la

responsabilità oggettiva è presente in tutto il mondo dello sport, dalla Fifa

all'Uefa, e resta il male minore, dato che la giustizia sportiva non ha mezzi

di indagine. Terzo: in un ordinamento tra privati è normale vi siano meno

garanzie. Quarto: l'art. 24 già prevede «sconti» per chi collabora.

Di sicuro lo scandalo del calcioscommesse si concluderà con altre

penalizzazioni. Quando? Entro la fine del campionato. Palazzi (a proposito: la

Figc respinge ogni accusa di ritardo, anche nel passare le carte a Cremona,

perché le norme prevedono che il giudice sportivo non possa inviarle

autonomamente) da domani si riunirà con i suoi cinque vice e fisserà le

«audizioni». Prima che le classifiche siano definitive arriveranno le

sottrazioni: previsti molti -6.

-------

La storia

Se anche l'«estremo difensore»

finisce nelle mani dei corruttori

di ROBERTO PERRONE (CorSera 05-02-2012)

«Io penso di essere un predestinato. Non ho cominciato come portiere, ma

questo era il mio ruolo» (Gigi Buffon, Numero 1). Per se stesso e per l'idea

che noi tutti ne abbiamo, il portiere è solo. È anche l'unico degli undici

giocatori in campo, nella storia recente del calcio, che non ha cambiato il

nome e neanche l'impiego. Non è passato da stopper a centrale difensivo; non è

sfumato da ala a esterno; non è scomparso come il libero; non ha cambiato

mestiere come il centravanti, che se non è «di manovra» non trova lavoro; non

è stato inghiottito dal 4-4-2, dal 4-3-3, dal 3-5-2. Lui, infatti, in questi

numeri che diamo ogni maledetta domenica o altro giorno (ormai quasi tutti)

dedicato al pallone, non c'è. Fate le somme: il risultato è sempre 10. Il

portiere sbaglia da solo e, quando (ma non è questo il caso, visto che i

portieri coinvolti hanno giocato sporco) sbaglia, se ne accorgono tutti.

Il portiere ha (se non arriva un fanatico dell'altra squadra a prenderlo per

velocizzare la ripresa del gioco) il malinconico compito di raccogliere il

pallone in fondo alle rete. Il portiere, spesso, la prende come un fatto

personale, anche se non è colpa sua. «Il portiere caduto alla difesa / ultima

vana, contro terra cela / la faccia, a non veder l'amara luce. / Il compagno

in ginocchio che l'induce, / con parole e con mano, a rilevarsi, / scopre

pieni di lacrime i suoi occhi» (Umberto Saba, Goal).

Perché il portiere piange, anche se non è colpevole? Perché è «l'estremo

difensore»: dopo di lui non c'è più nulla da opporre agli avversari, c'è solo

il goal (degli altri). L'espressione è nata in ambito giornalistico, si fa

risalire a Niccolò Carosio, ed è rimbalzata nel linguaggio comune ai tempi in

cui Tutto il calcio minuto per minuto invase le nostre vite da radio allora

gracchianti. Era un modo per non ripetere due volte «portiere» nella stessa

frase, ma quando un portiere tradisce, in senso sportivo o penale, come

estremo difensore paga pegno due volte. Il portiere, in un modo e nell'altro è

sempre colpevole. Nel 1964 la Rai, Radiotelevisioneitaliana, tramise uno

sceneggiato tratto da un romanzo di Emilio De Martino: «Le avventure della

squadra di stoppa». C'erano i volti più amati degli attori-ragazzini di

allora: Roberto Chevalier, Massimo Giuliani, Loretta Goggi. Era la storia

delle sfide tra due squadre di studenti, una di proletari (squadra di stoppa)

e una di ricchi borghesi (squadra di colla). Questi ultimi, per vincere,

corrompono il portiere della «stoppa», la cui famiglia ha un disperato bisogno

di danaro. Happy end non in discussione.

Perché lo sbaglio del portiere, essendo «estremo difensore», è definitivo.

Per stare sicuri si coinvolge il portiere. Dalla prima Scommessopoli, del 1980,

a quella odierna. Ma anche gli scandali, come i portieri (ma anche gli altri

ruoli coinvolti non erano banali) sono uno specchio della realtà meno epica

che viviamo. Nel 1980 i cellulari (intesi come camionette delle forze

dell'ordine) si portarono via Enrico «Ricky» Albertosi, una leggenda, 532

partite in serie A, adesso Marco Paoloni e Mario Cassano, sconosciuti ai più.

Albertosi non la pensava come il portiere di Saba. «Guai se un portiere si fa

divorare dal dubbio di aver sbagliato. Un portiere non sbaglia mai, è sempre

colpa degli altri».

Il portiere è destinato alla solitudine e quindi è più facilmente

raggiungibile, ma non è nel suo destino finire nella seducente rete dei

corruttori. Esiste il libero arbitrio. Un portiere famoso, alla fine dei

turbolenti anni 70, sapendo che una partita era stata «addomesticata», pur non

essendo coinvolto nella combine, marcò visita (magari poteva denunciare, eh).

E poi c'è il portiere dall'altra parte, quello che il gol lo vede da lontano.

La poesia di Saba parla anche di lui. «Della festa — egli dice — anch'io sono

parte».

Ed è obbligato a farla, perché nel calcio «grande fratello» di oggi rischia

di finire in balia dei poliziotti di internet come il portiere del Napoli

Morgan De Sanctis. Anche lontano dall'azione, un portiere non può coltivare la

sua solitudine. In questi tempi di inchieste, telecamere e sospetti, l'estremo

difensore non è più il portiere, ma il suo avvocato.

Modificato da Ghost Dog

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Joined: 10-Sep-2006
5193 messaggi
IL ROMPI PALLONE DI GENE GNOCCHI (GaSport 05-02-2012) «Giraudo è un padre e Moggi era il migliore»: lo ha detto Andrea Agnelli mentre chiudeva a chiave sua moglie in bagno.

Non riesco a capire la battuta

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Joined: 14-Jun-2008
11014 messaggi

Oggi le motivazioni di Calciopoli

trafiletto non firmato (Tuttosport 06-02-2012)

TORINO. E oggi si saprà il perché. Il perché della condanna di Moggi a Napoli,

che a molti è parsa sorprendente alla luce dell’andamento del processo,

durante il quale l’accusa si è spesso trovata in difficoltà davanti alle

scoperte della difesa dell’ex dg bianconero. Un fascicolo ponderoso (si dice

di oltre 500 pagine) verrà depositato oggi dalla giudice Teresa Casoria che

pare aver finito di scrivere da qualche giorno, ma depositerà oggi allo

scadere di 90 giorni previsti. Quello che si troverà in quelle pagine sarà

interessante per capire meglio alcune apparenti incongruenze del dispositivo e,

in chiave juventina, se la Casoria riterrà Moggi come individuo che agiva per

sé e slegando la Juventus dalla responsbailità oggettiva che le è costata la

retrocessione in sede sportiva. Ma anche chi si dovrà difendere nell’appello

del rito abbreviato (a partire da Giraudo) sarà interessato alle motivazioni.

Intanto Capello ai microfoni della Rai ha concordato con Agnelli: «Moggi e

Giraudo sono stati i più grandi dirigenti del calcio con cui ho lavorato».

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