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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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UN RIGURGITO DI MORALITÀ

Fallito il blitz della Lega che voleva l'amnistia per Calciopoli

Ora 7 top club rischiano la retrocessione: Super Lig nel caos

di FABIO BIANCHI & SELCUK MANAV (GaSport - ET 31-01-2012)

Il pastrocchio non è riuscito e la bufera per la Calciopoli turca è tornata a

soffiare con prepotenza. La Lega, spinta dalle grandi squadre e dai poteri

forti coinvolti, ha fallito il blitz del 26 gennaio scorso: un congresso

straordinario ad Ankara cui hanno partecipato e votato 243 delegati del mondo

del pallone. Tema: cambiamo la legge sportiva numero 58, una tantum. Per

questa volta non retrocediamo le squadre che hanno comprato partite e corrotto

persone per vincere. Solo punti di penalizzazione, please. Ma l'assemblea, in

un rigurgito di moralità, ha detto no. Sia quel che sia. E adesso bisogna

muoversi, l'immobilismo decisionale del presidente della federcalcio turca,

Mehmet Ali Aydinlar, non è più accettato. Sono in molti a chiedere le sue

dimissioni, ma proprio nel vertice di ieri Aydinlar ha deciso di continuare,

per ora. Anche perché non è che ci siano molti candidati. Facile intuire il

motivo: il successore dovrà prendere subito decisioni drastiche e farsi

parecchi nemici.

Ben 93 incriminati

Povero Aydinlar, non è stato fortunato. Quattro giorni dopo il suo

insediamento, è scoppiato lo scandalo. È il 3 luglio 2011: la polizia, dopo un

inchiesta basata anche su intercettazioni e durata 8 mesi, arresta 31 persone,

tra le quali il presidente del Fener Aziz Yildirim, i due vice Mosturoglu e

Eksioglu, e gli allenatori di Besiktas e Eskisehirspor. Alla fine gli

incriminati saranno 93. In carcere ci sono tuttora 23 persone. In meno dolce

attesa degli altri 70 del processo che comincerà il 14 febbraio. Mentre la

giustizia penale corre e va giù duro, quella sportiva latita.

Lettera dal carcere

Ma ormai siamo al dunque. Il limite è il 15 aprile, inizio dei playoff: non si

può farli giocare a chi poi retrocederà. Pensate che ribaltone in Super Lig.

Le squadre che rischiano la B sono 7 (e una, il Giresunspor, la C) e stanno

tutte vicine al Galatasaray capolista: Fenerbahçe e Besiktas (secondi e terzi)

, Trabzonspor (4°), Sivasspor (5°), Istanbul BB (7°), Eskisehirspor (8°) e

Mersin Idman Yurdu (13°). L'Uefa sta alla finestra, ma è pronta a escludere

club e nazionale dall'Europa. Come quando ad agosto indusse la federazione a

sostituire in Champions il Fenerbahce (accusato di aver vinto il titolo

comprando partite) col Trabzonspor (2°, poi però accusato di aver comprato la

finale di coppa). Nel frattempo, Yildirim ha scritto dal carcere a Platini

sostenendo con arroganza che è stato un errore escludere il Fener dalla

Champions, che bisognava aspettare la giustizia, che nel dossier ci sono solo

bugie e invenzioni. E ha fatto ricorso al Tas (processo il 22 marzo a Losanna)

chiedendo 45 milioni di danni per la Champions negata. Mentre uno dei suoi

vice liberi, Ali Koc, ha appena acquistato il senegalese Moussa Sow dal Lilla

per 10 milioni. E ora vuole Krasic. Strano modo per prepararsi alla

retrocessione.

-------

LO SCANDALO ALI AYDINLAR ATTACCA ANCHE L’UEFA

Calcio turco nel caos

Lascia il presidente

di FABIO BIANCHI & SELCUK MANAV (GaSport 01-02-2012)

Grande è la confusione che regna nel calcio turco dopo Calciopoli. Grande

soprattutto è la confusione che regna nella testa del presidente della

Federcalcio di Istanbul, Mehmet Ali Aydinlar. Anzi, ex. Nemmeno 23 ore dopo

aver diramato un comunicato dove dichiarava che non si sarebbe dimesso, ecco

il dietrofront. E con lui hanno lasciato l'incarico i due vice, Goksel

Gumusdag e Lutfi Aribogan. Il 27 febbraio ad Ankara ci sarà un congresso

straordinario per eleggere il nuovo presidente. Nel frattempo, ad interim, la

poltrona sarà occupata da Husnu Gurel, membro del comitato esecutivo della

federcalcio. Aydinlar ha lasciato la carica con i fuochi d'artificio,

attaccando l'Uefa. Così: «Me ne vado perché qualsiasi interlocutore prima dice

una cosa, e il giorno dopo ne dice un'altra totalmente diversa. Non è solo il

caso di alcuni presidenti della Super Lig, ma anche dell'Uefa. Durante il

nostro faccia a faccia, ci hanno detto delle cose. Ma nella relazione mandata

al Tas (tribunale amministrativo sportivo) riguardo al processo aperto dal

Fenerbahce, hanno dato una versione del tutto diversa». La calciopoli turca

scoppia il 3 luglio 2011 quando la polizia incrimina 93 persone e ne manda

subito in carcere 31 (23 sono ancora lì) con l'accusa di aver comprato partite e

corrotto persone. Sette squadre rischiano la B, tra le big solo il Galatasaray

è fuori. Il Fener, accusato di aver comprato gare per vincere lo scudetto, fu

sostituito dal Trabzonospor in Champions. E ora ha fatto ricorso al Tas

chiedendo 45 milioni di euro per danni. Mah. Aydinlar, che si era insediato

solo 4 giorni prima dello scandalo, paga l'immobilismo decisionale. Il suo

successore dovrà usare il pugno di ferro. Lo chiede la piazza.

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laPassione

La mia conversione

dalla Juve alla Roma

Roberto Cotroneo, scrittore, giornalista e critico

letterario ha 50 anni. L’ultimo libro, uscito l’anno

scorso, s’intitola «E nemmeno un rimpianto. Il segreto di

Chet Baker», dedicato a una delle grandi figure del jazz

di ROBERTO COTRONEO (GaSport 24-01-2012)

C’è una vecchia storia della mia città, di Alessandria, di quando ancora

Gianni Rivera indossava la maglia dei grigi. Lui, ragazzino già di grandissimo

talento, giocava con una raffinatezza che i tifosi commentavano sprezzanti in

questo modo: «accademia». Sono nato in una città calcisticamente così. Gente

ruvida, che amava calciatori concreti. E non tipi dai piedi buoni, capaci di

dosare un passaggio come fosse una prodezza balistica. Per tutti i miei anni

giovanili il mio rapporto con il calcio rimase quello. Maglie grigie prima,

bianco e nere dopo; che un po’ fa lo stesso, il bianco con il nero, mescolati,

fanno il grigio. Juventino non praticante, insomma: per vicinanza geografica,

per simpatie torinesi. E anche un po’ per quel fenomeno letterario, prima

ancora che calcistico, che di nome faceva Platini. Capace di giocare come se

il pallone obbedisse più alla consecutio temporum piuttosto che alla forza di

gravità. Poi ho dimenticato il calcio. La Juventus rimase un ricordo dei miei

anni piemontesi. A malapena sapevo come finivano i campionati. Finché non sono

arrivato a Roma, 25 anni fa. Roma è tutto meno che grigia. Città esagerata,

ironica, sfottente, magica. Maglie giallorosse e due figli romani,

appassionati di calcio: entrambi nati con Totti che già indossava la maglia

numero 10. Ho ricominciato a guardare le partite con loro e ho scoperto un

mondo. Che non era quello della mia infanzia, di quei campi brumosi e un po’

grigi, di quel solido buon senso del calcio, di quel Rivera che era andato al

Milan. Grande campione, certo, ma un po’ accademico, ecco. Ma era invece il

calcio della Roma, dell’Olimpico, di cieli blu, di un manto erboso che alla

luce della città sembra più verde che altrove, dei colpi di tacco di Totti.

La fede calcistica spesso ha qualcosa di arcaico. È un’appartenenza tribale

prima di essere una scelta sentimentale. Ogni volta che racconto che sono

diventato romanista, da juventino latente, vengo guardato dal mondo dei tifosi

con un misto di sospetto e una certa accondiscendenza. Cos’è uno che cambia

squadra? Uno che di calcio non capisce niente. E invece rivendico

l’appartenenza non tribale, ma quella sentimentale. In un certo senso è come

innamorarsi. Accadde il 6 maggio 2001 a Torino. Juventus-Roma, campionato

dello scudetto: da 2-0 a 2-2. Comincia da lì, e va bene così. In questo calcio

di casacche che cambiano e di cinismo imperante si può cambiare seguendo la

passione. E pazienza se le tribù primitive del calcio pensano che non si possa

fare. Gente senza fantasia: tribali e non passionali. Passionali come Rivera o

come Francesco Totti: due che il calcio lo hanno quasi inventato.

Cotroneo, da zebra a lupo.

Ma si può cambiare la squadra del cuore?

di MICHELE DE FEUDIS (Secolo d'Italia 31-01-2012))

Si può cambiare fede calcistica? Lo scrittore Roberto Cotroneo, sulle colonne

della “Ġazzetta dello Sport” – il quotidiano più letto dagli appassionati

della dea Eupalla - ha confessato pubblicamente di aver abbandonato la

passione per la Juventus per abbracciare il credo della Roma di Francesco

Totti.

Cresciuto ad Alessandria, la città di Gianni Rivera, ricorda gli anni

giovanili in una comunità sportiva di “gente ruvida, che amava i calciatori

concreti”. Allora era “uno juventino non praticante: per vicinanza geografica,

per simpatie torinesi”, sedotto dalla classe di Michel Platini, “Le Roi”

della Vecchia Signora. La conversione è avvenuta nella Capitale, la

conversione: “Poi ho dimenticato il calcio. La Juventus rimase un ricordo dei

miei anni piemontesi. A malapena sapevo come finivano i campionati. Finché

non sono arrivato a Roma, 25 anni fa. Roma è tutto meno che grigia. Città

esagerata, ironica, sfottente, magica. Maglie giallorosse e due figli romani,

appassionati di calcio: entrambi nati con Totti che già indossava la maglia

numero 10. Ho ricominciato a guardare le partite con loro e ho scoperto un

mondo”.

Per spiegare questo cambio di casacca, e scongiurare di esser rinchiuso in

un cerchio dantesco insieme ai traditori, Cotroneo ricorre all’antropologia:

“La fede calcistica spesso ha qualcosa di arcaico. È un’appartenenza tribale

prima di essere una scelta sentimentale. Ogni volta che racconto che sono

diventato romanista, da juventino latente, vengo guardato dal mondo dei

tifosi con un misto di sospetto e una certa accondiscendenza”.

Lo scrittore sudamericano Eduardo Galeano non avrebbe dubbi nel biasimare la

scelta di Cotroneo, che non è poi nella sostanza dissimile da quella del

giornalista Emilio Fede, diventato milanista una volta sbarcato alla

Fininvest dopo aver sostenuto per una vita la Juve: “Nella propria vita si

può cambiare tutto: la fede politica, la fede religiosa, la cittadinanza, gli

amori. Ma non si può cambiare – scrive il romanziere uruguaiano - la squadra

per cui si è scelto di tifare da piccoli”. L’outing di Cotroneo è tuttavia

coraggioso, dichiarato “urbi et orbi” sulle pagine della bibbia rosea del

calcio, ma sferzante nei confronti dei suoi detrattori: “Cos’è uno che cambia

squadra? Uno che di calcio non capisce niente. E invece rivendico

l’appartenenza non tribale, ma quella sentimentale”. Tifare per una squadra

di calcio è qualcosa che ha molto in comune con la fede, e chi tiene ai

colori della propria squadra per tutta la vita non è un troglodita. Il

discrimen è tra credenti e non credenti. Cotroneo è calcisticamente un

laico. E non sa cosa si perde.

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PARLA GNUDI

«Voglio essere il Ministro

dello sport praticato»

«Che sfide in bici con Prodi! Io sono velocista, Romano scalatore». «Pensiamo

a una "legge Balotelli" per dare la cittadinanza a chi si distingue nello sport»

di RUGGIERO PALOMBO & PIER BERGONZI (GaSport 01-02-2012)

L'ufficio di via Castiglioni, nel cuore antico di Bologna è maestoso come gli

affreschi rinascimentali che esaltano le pareti. Piero Gnudi, 73 anni,

ministro dello sport e del Turismo nel governo Monti, ha l'aria seria e al

tempo stesso gioviale di ogni Gran Bolognese.

E' in sella da poco più di due mesi e si è già trovato faccia a faccia

problemi che sono la sintesi del nostro Paese, dalla tragedia della Costa

Concordia, alla scelta (venerdì la decisione) sull'Olimpiade di Roma 2020.

Ma basta un accenno al ciclismo, il «suo» ciclismo perché si parta con un

sorriso.

«E' una passione che viene da lontano, dall'epoca di Coppi e Bartali. Io ero

bartaliano, e ricordo come se fosse adesso quel giorno di luglio del 1948.

Bologna, la rossa, era molto più che in fermento per l'attentato a Togliatti,

e gli umori della piazza all'improvviso si trasformarono in gioia per il

successo di Gino a Briancon, sulle Alpi, nella tappa regina del Tour de

France. Bartali rivinse la maglia gialla 10 anni dopo il primo successo».

Rimase sempre bartaliano?

«Certo! Difficile capire perché si fa il tifo per questo o per quell'altro.

Succede così anche per il calcio. Poi è più facile cambiare religione che fede

sportiva... Quella però di Coppi e Bartali fu un'epoca irripetibile, come

l'era di Tomba per lo sci. Da allora ho sempre seguito il ciclismo senza più

innamorarmi di un campione. O forse sì. . . di Pantani, l'unico che dava

emozioni assolute. Nel calcio sono per il Bologna, ma senza fanatismi. Ero per

quella grande squadra che "tremare il mondo fa"».

Lei è uno sportivo praticante.

«Mi piace sciare e andare in bici. Uscivo con Romano Prodi e un gruppo di

fedelissimi, facevamo anche una nostra gara da Bologna a Ravenna: 105

chilometri con arrivo in volata. Una volta ho vinto e due volte sono arrivato

secondo. Sì, sono un velocista... Prodi, invece è molto forte in salita»

Verrà a seguire una tappa del prossimo Giro d'Italia?

«Molto volentieri. Qual è la tappa più bella? Le ultime edizioni sono state

molto interessanti. Che spettacolo due anni fa sullo Zoncolan... Io sono per

le grandi montagne, per la corsa dura e sotto il profilo dei percorsi il Giro

è meglio del Tour».

E agli Europei di calcio o all'Olimpiade di Londra ci sarà?

«Per gli Europei non ho ancora deciso. A Londra ci sarò sicuramente. Non

vorrei perdere le gare di atletica leggera, 100 metri in particolare, quello è

per il cuore dell'Olimpiade».

A proposito di Giochi. E' di grande attualità la decisione del governo

su Roma 2020. Lei cosa ne pensa?.

«La decisione dovrebbe essere presa nel prossimo consiglio dei ministri.

L'Olimpiade è il sogno di ogni ministro dello sport, ma dobbiamo anche

considerare il momento di grave difficoltà economica internazionale. Non

semplicemente un problema del sistema Italia. È la congiuntura finanziaria a

farci riflettere. Solo quella».

La Spagna non naviga in acque più tranquille eppure l'appoggio alla

candidatura di Madrid non è mancata.

«La Spagna ha un debito pubblico meno pesante del nostro».

Non crede che un no venga letto come un atto di sfiducia nella ripresa

del Paese?

«In questo momento posso soltanto dire che le ragioni del sì sono tante e

credibili, ma lo sono anche quelle del no».

Lei è ottimista?

«Sono un uomo di sport e mi rimetto allo spirito di squadra».

Dopo oltre 2 mesi da ministro, come vede lo sport italiano?

«Più o meno come me lo aspettavo. Quello che mi interessa non è tanto lo sport

professionistico, quanto l'attività di base. Voglio diventare il ministro

della pratica sportiva. Ho intenzione di spendere quel poco che abbiamo in

portafoglio in quella direzione. Penso alle scuole: una su quattro non ha la

palestra... E penso al ritorno dei Giochi della Gioventù per i quali ho già un

discorso avviato con il ministero dell'istruzione e al rilancio dei CUS. Lo

sport è un percorso straordinario di crescita per i nostri ragazzi ed è la via

migliore per l'integrazione degli immigrati».

Questo però contrasta con l'attuale legislazione sugli stranieri.

«Sto concordando con i Ministri Cancellieri e Riccardi un percorso più breve

per consentire l'acquisizione della cittadinanza italiana da parte di giovani

che si sono contraddistinti per meriti e capacità sportive. Condivido peraltro

le iniziative parlamentari già presentate da esponenti di diverse forze

politiche. L' emendamento è già stato ribattezzato come "legge Balotelli"»

Pensando agli anni che verranno, come vede l'organizzazione dello

sport italiano. È per l'autonomia del Coni o per un sistema alla

francese con la gestione diretta del governo?

«Il nostro modello attuale funziona e prima di cambiare ci penserei tre

volte... I modelli dipendono dalla qualità delle persone che li fanno

funzionare e Petrucci mi pare che stia facendo bene»

E il finanziamento del Coni? I 470 milioni di euro, scesi a 430 e ora

a 408…

«Lo so, ci vogliono più soldi, ma i soldi non ci sono o sono pochi e per i

prossimi anni non potranno certamente aumentare.. . Si può però pensare di

spenderli ancora meglio».

Si discute molto della riforma del calcio professionistico.

Sull'enorme numero delle squadre, sulle tre leghe. . . Lei cosa ne

pensa?

«Non sono questioni che riguardano il governo. Credo che certe questioni siano

piuttosto di competenza del Coni e delle federazioni».

A proposito della Lega Calcio c'è chi chiede di arrivare al più presto

alla sostituzione del dimissionario presidente Beretta.

«Beretta è sempre più impegnato nel suo nuovo ruolo ma è anche il miglior

presidente che la Lega possa avere perché è una persona di grande equilibrio.

Uno migliore, in giro, non c'è. . . Decisione non facile».

Ieri si è incontrato con la commissione bicamerale che da oltre due

anni deve prendere una decisione sulla Legge per gli stadi. A che

punto siamo?

«Non facciamo nomi, ma c'è qualcuno che chiede sempre di più... e chi troppo

vuole nulla stringe. Sotto il profilo delle infrastrutture, non solo sportive,

il nostro Paese è fermo da 20 anni... e i nuovi stadi farebbero da volano agli

investimenti»

Lei ha avuto parole dure per lo scandalo scommesse.

«E' un'offesa per le migliaia e migliaia di persone che sacrificano

gratuitamente il loro tempo libero per diffondere i valori dello sport. Ci

vuole il pugno duro, anzi durissimo».

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Spettatori in calo ma non

è colpa della televisione

In Serie A solo 22 mila presenze, la metà che in Germania, dove

grazie ai Mondiali gli stadi sono nuovi, comodi. E la gente ci va

di FELICE DIOTALLEVI (l'Unità 01-02-2012)

Concluso il girone di andata, la media spettatori della Serie A è appena

superiore alle 22 mila presenze: 22.353. Siamo in lotta con la Ligue 1 (la

Serie A francese) per il quarto posto fra i campionati europei (in Francia

sono a 21. 900). Per numeri di appassionati che intendono comprarsi un

biglietto, domina la Bundesliga, unico campionato che riesce a coinvolgere più

di 40 mila persone: 42.101 la media di quest’anno, calcolata prima della sosta

invernale. Poi viene la Premier League inglese, con circa 34 mila presenze, e

quindi la Liga spagnola, con 29mila spettatori. Posizioni nettamente delineate,

dunque.

CHIAMALE DIMENSIONI

Colpo d’occhio differente, però. Questa è una premessa importante a qualsiasi

analisi: la capienza media degli stadi di Serie A, in questo momento, con

queste piazze coinvolte nel massimo campionato, è di 43mila posti. Il conto è

dunque semplice: gli stadi sono mezzi vuoti (o mezzi pieni, dipende dal punto

di vista). Altrove questi luoghi per il calcio sono dimensionati all’uso. Da

noi sono rimasti tali e quali, anche se le cose sono cambiate. Basta pensare

che nel decennio fra il 1970 e il 1980 la media degli spettatori solo in una

stagione (‘71-‘72) fu inferiore a 30 mila, e trovò il picco di 35 mila

presenze nell’anno 1974-75. Ma è nel decennio successivo, più precisamente

nella stagione 1984/1985 (la stagione dello scudetto al Verona, davanti al

Torino. Con la Serie A a 16 squadre... ), che il nostro massimo campionato

raggiunge il picco di presenze più alto degli ultimi quarant’anni: è proprio

all’ora, infatti, che gli spettatori mediamente presenti ad un match di Serie

A sono ben 38.872, quindi 16mila più di oggi. Un crollo. Con Stadi troppo

grandi, che sembrano così deserti, e tristi.

CHIAMALE SCUSE

La ragione principale a detta dei presidenti e dei media starebbe

nell’abbondante offerta del prodotto-calcio sulle varie televisioni, a

pagamento, o in chiaro. Negli anni ottanta c’era 90esimo minuto, poi la

Domenica sportiva, e nel mezzo una sintesi di 40’ all’ora di cena. Se volevi

vederlo tutto, il calcio, dovevi andare allo stadio. Ma i numeri degli altri

campionati ridicolizzano questa convinzione. In Germania, Francia, Spagna e

Inghilterra le televisioni non hanno affatto intaccato l’abitudine di andare

allo stadio. Perché la vera differenza è culturale: all’estero, si passa una

giornata sugli spalti, festosa, pratica, comoda. In Italia il tifo ha preso

vie fanatiche, che hanno complicato l’accesso a tutti (tessera del tifoso,

limite di vendita dei biglietti...). E gli stadi sono brutti, vecchi, scomodi,

freddi (quasi tutti per lo più scoperti: se piove, è un dramma per gli

spettatori). «Nel complesso dei diritti televisivi (Inghilterra 1. 358, Italia

1.000, Spagna 670, Francia 655, Germania 472), solo l’Inghilterra riesce a

vendere meglio di noi», si vantò Maurizio Beretta, manager che guida la Lega

Calcio, che altro non fa che piazzare il prodotto.

Se quei soldi vengono “letti” in tendenza, la forbice si avvicina. E

contemporaneamente la Germania ha aumentato gli spettatori: stadi nuovi,

grazie ai Mondiali del 2008. Così come nuovi saranno quelli francesi: 11, di

zecca, per gli europei del 2016. L’esempio della Juventus dimostra che lo

stadio comodo, nuovo, perfetto, invoglia le persone: tutto esaurito, e diretta

tv anche degli allenamenti... Un ultimo dato, il più penoso: le seconde serie

dei maggiori campionati europei hanno spettatori medi al di sopra dei 10 mila

di media (in Inghilterra quasi 20 mila, ma lì è davvero un’altra cultura).

Nella Serie B italiana, sull’enorme numero di 22 squadre partecipanti, ben

16non riescono a superare le 5mila presenze medie.

PICCOLO È BELLO

SEMPRE SOLD OUT

LO JUVE STADIUM

Tutto esaurito in 13 gare
il nuovo stadio funziona. 37mila spettatori

di media, l’87% di capienza. Neanche ai tempi di Capello così tanta gente

di LORENZO LONGHI (l'Unità 01-02-2012)

Lo stadio che cambia il calcio», lo aveva definito il presidente

bianconero Andrea Agnelli nel giorno dell’inaugurazione.

Slogan d’impatto, magari piuttosto pomposo. Ma in effetti, per la

Vecchia Signora e i suoi tifosi, lo Juventus Stadium rappresenta

davvero un altro mondo. Tanto che, a cinque mesi dall’apertura dei

battenti, l’impianto sorto sulle ceneri del Delle Alpi continua a fare

registrare numeri al di sopra delle più rosee previsioni e, per le

casse e per l’immagine del club, si sta rivelando un vero e proprio

asset strategico.

Sinora lo stadio bianconero ha fatto tredici. 13 sono infatti i «sold

out» (tutto esaurito) fatti registrare in altrettante partite in

cartellone, a prescindere dall’identità dell’avversario: l’amichevole

inaugurale con il Notts County, le dieci gare casalinghe in campionato

e le due di Coppa Italia con Bologna e Roma hanno sempre visto i

tifosi bianconeri andare all’assalto di tutti i tagliandi messi in

vendita, riempiendo così gli spalti per l’87, 5% della capienza

considerata al netto dei 2100 biglietti dedicati al settore ospiti e

dei 4 mila tagliandi appannaggio di sponsor e addetti ai lavori.

Numeri che equivalgono a incassi per 12, 6 milioni di euro per il

solo campionato, sommando le vendite dei tagliandi e la quota

proveniente dagli oltre 24 mila abbonati. La scorsa stagione, sempre

con riferimento al campionato, la Juventus incassò dal botteghino 11, 6

milioni in 19 partite: in poco più della metà di incontri, oggi, ha

dunque già sorpassato gli introiti dell’intero torneo 2010-2011 e la

proiezione lascia immaginare che vengano superati a fine stagione i 23

milioni. Considerando anche la Coppa Italia e l’incasso

dell’amichevole inaugurale, l’incasso annuale proveniente dai

botteghini dello Juventus Stadium potrebbe superare i 30 milioni.

SPINTA

Senza contare che, con il nuovo impianto, la Juventus sta

sperimentando quanto sia piacevole giocare in uno stadio pieno. I

giocatori sostengono, per quanto sia difficile da dimostrare, che la

spinta dello stadio abbia portato anche qualche punto in più: stima

impossibile da quantificare, ma c’è chi è convinto che a fine stagione

uno stadio pieno porti dai 5 ai 7 punti. Potere di un dodicesimo uomo

che, anche per questioni strutturali, la Juventus mai ha avuto.

All’Olimpico - per quanto meno capiente dello stadio attuale - la

media viaggiava sui 21mila spettatori, con cadute verticali per le

partite di Coppa Italia contro avversari non di grido. Allo Juventus

Stadium la media attuale supera quota 37mila e così la squadra ha

scoperto il calore del pubblico.

Non è solo una questione relativa agli ottimi risultati della squadra

di Conte, ma si tratta del segno che qualcosa è cambiato nell’idea di

vivere lo stadio: la Juve di Capello, Trezeguet e Ibrahimovic aveva

medie spettatori significativamente più basse: 26mila nel 2004-05,

30mila nel 2005-06. I risultati erano trionfali, in campo c’erano

fuoriclasse assoluti ma sugli spalti del Delle Alpi (67mila posti la

capienza) andavano in pochi. E, in casi di partite di scarsa

importanza, appariva gelido, oltre che vuoto. Allo Juventus Stadium

invece c’è voglia di esserci. Chi ci va, evidentemente, si trova bene.

Magari si regala la visita al museo bianconero, spesso si ferma a

mangiare nei punti ristoro dell’impianto. E sono altre centinaia di

migliaia di euro di indotto.

FREDDO

A proposito di gelo, sabato scorso contro l’Udinese lo stadio

bianconero ha superato al meglio anche l’esame del freddo: nevicata a

tratti anche copiosa su Torino, serpentine di riscaldamento in azione

e terreno in perfette condizioni, prima, durante e dopo la partita,

quando in realtà altrove la realtà di un terreno logoro e

difficilmente praticabile sarebbe stata altamente probabile.

Nemmeno l’indagine sulla qualità dell’acciaio, aperta dalla procura

di Torino (lo stadio non ha problemi statici e il club sarebbe

eventualmente parte lesa) modifica la percezione di successo. Allo

Juventus Stadium tutto è futuro. Anche il nome che, ancora, non c’è.

La Sportfive, agenzia cui la Juventus ha venduto i «naming rights» per

12 anni, ancora non ha chiuso il contratto con lo sponsor che

battezzerà l’impianto. Perché ha capito che non c’è fretta: ogni

giorno che passa, infatti, lo Juventus Stadium vale di più. In ogni

senso.
Tanto che il ministro per gli Affari regionali, Turismo e Sport,

Piero Gnudi, ieri davanti ai parlamentari in commissione Cultura alla

Camera lo ha elogiato: «Il nuovo stadio di Torino è un esempio

perfetto su come far tornare la gente a vedere le partite allo stadio».
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RETROSCENA

In Italia come in Europa

Domina la recessione

nel segno del Fair play

di MARCO IARIA (GaSport 01-02-2012)

Il calcio italiano è lo specchio del Paese. Stadi vecchi e campi gelati (un

po' come le autostrade, o presunte tali), scarsa fiducia nei giovani (l'età

media della A — 27,54 anni — è la più alta d'Europa dopo Cipro e fa il paio

col 31% da record della disoccupazione giovanile), un'economia in ginocchio.

Quando il Pil, cioè la ricchezza di una nazione, sprofonda in territorio

negativo, si entra tecnicamente nella fase di recessione. E recessione è il

termine che più si adatta a fotografare l'avara finestra di mercato di

gennaio. D'altronde, le tre grandi storiche del nostro campionato, Juve, Inter

e Milan, hanno accumulato un deficit di 252 milioni negli ultimi bilanci e i

bianconeri hanno appena completato il secondo aumento di capitale in cinque

anni.

Motivi La campagna conclusa ieri è stata la più oculata dell'ultimo

quinquennio: tra entrate e uscite, saldo addirittura positivo di un paio di

milioni. Niente botti, e non è una novità. In estate i club italiani erano

stati i più bravi a vendere, perché la priorità è sfoltire le rose e abbassare

il monte-ingaggi. Questa è la prima stagione del fair play finanziario e la

regola del pareggio di bilancio (che, nel primo step, consentirà uno

sforamento di 45 milioni tra 2012 e 2013) rappresenta uno spauracchio per

tutti. Non c'è dubbio che gli strali di Platini stiano condizionando le

politiche delle nostre big, Inter e Milan in particolare. Ma è altrettanto

vero che la crisi finanziaria non ha lasciato indifferenti i padri-padroni del

pallone: nel 2011 il valore del titolo Mediaset a Piazza Affari si è dimezzato

e Berlusconi jr ha annunciato tagli da 250 milioni l'anno per il prossimo

triennio; i Moratti meditano da un bel po' di tempo di cedere una fetta della

Saras. Non deve sorprendere, così, che la società che ha speso di più (al

netto delle entrate) sia stata il Genoa, con una quindicina di milioni

investiti: i Gormiti lasciano dormire sonni tranquilli a Preziosi.

Le altre Spira il vento dell'austerity, però, in tutta Europa. L'emblema è il

vorrei ma non posso cui è stato costretto, per la prima volta, Mancini. Il

manager del City si aspettava un extra-budget dallo sceicco, ma niente da

fare. Ha dovuto accontentarsi di prendere Pizarro dalla Roma in prestito. E

nessuno sconto per Tevez. D'altronde, il Manchester ha da poco archiviato il

deficit più alto della storia del calcio inglese: -220 milioni, a distanza

siderale dai parametri dell'Uefa. Il gennaio 2011 della Premier era stato

fantasmagorico: 50 milioni di sterline per Torres, 35 per Carroll, 27 per

Dzeko, 26 per Luiz, per un totale di 225 milioni spesi. Il gennaio 2012 è

tutta un'altra cosa: il segno meno è di appena 30 milioni. La spinta

inflattiva di ingaggi e trasferimenti aveva drogato il mercato e reso

insostenibile il rapporto costi-ricavi dei club. Bisognava uscirne per forza,

chissà se questa è la volta buona. Braccino corto anche nella Liga, che chiude

con un saldo positivo e un pieno di prestiti. Evidentemente, l'escamotage

italiano del «pagherò» ha contagiato la concorrenza, in un momento di

scarsissima liquidità. E in Germania gli unici davvero spendaccioni sono stati

quelli del Wolfsburg, foraggiati dalla Volkswagen: 30 milioni in acquisti,

nessuno ha fatto meglio tra le leghe più importanti.

Emergenti Se la «vecchia» Europa arranca, c'è qualcun'altro che mostra i

muscoli e fa capire che i tempi, forse, sono cambiati. La Russia dell'Anzhi,

per esempio. L'osservatorio demografico del Cies rivela che la percentuale di

calciatori internazionali militanti nella prima divisione russa è cresciuta

del 17% dal 2009. In questa stagione solo Inghilterra (41,2%) e Germania (33,3%)

vantano, in proporzione, più giocatori con presenze in nazionale: col 28,6% il

campionato di Putin sopravanza Ligue 1 (25,8%), Serie A (25,1%) e Liga (23%).

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Il caso Il giocatore dell’Atalanta al centro del calcio scommesse

Doni si confessa agli ultrà

«Noi non ti perdoniamo»

di ARIANNA RAVELLI (CorSera 01-02-2012)

MILANO — Cristiano Doni si fa i complimenti. In fondo «ho tradito lo sport, ma

una volta sola»; ha partecipato a una combine «ma quello non era il vero Doni»;

è stato «debole, perché non ho allontanato il male», «ma avevo un ruolo

marginale e sappiamo benissimo che quella partita lì (Atalanta-Piacenza 3-0,

19 marzo 2011, ndr) finiva così anche se io non l'avessi saputo»; ha negato

per mesi ogni coinvolgimento, «ma la speranza era sempre la possibilità di

tornare a giocare» e quindi di farla franca, «e questo è capibile». Come no.

C'è sempre un «ma» in ogni frase iniziata da Doni e conclusa con quella che ha

tutta l'aria di essere un'autoassoluzione.

Toccherà ai giudici stabilire se le responsabilità di Doni stanno tutte

nell'aver saputo di una combine, non aver denunciato e aver fatto capire a

Gervasoni del Piacenza, già desideroso di perdere, di essere al corrente

dell'accordo. Di certo, i tifosi dell'Atalanta non gli credono. Nessun

riavvicinamento, nessun perdono in vista, anche se l'ex bandiera atalantina si

dice disponibile a un incontro «perché io c'ho sempre messo la faccia». Tutto

avviene sul sito degli ultrà bergamaschi (atalantini. com), termometro

dell'umore dei tifosi: in cinque file audio è possibile ascoltare per 23

minuti la voce di Doni, intervistato dal curatore del sito. Poi, sotto, è

possibile leggere i commenti.

Civili per lo più, arrabbiati tutti. Eccone uno: «Il silenzio e il tempo

FORSE potevano riabilitarlo... ora più parla e più si sputtana». Qui la tesi

di Doni non passa: gli errori per lui si condensano «in un piccolo periodo»

mentre «tutto quello che di buono ho fatto con l'Atalanta non me lo toglie

nessuno», fino a dire «sono stato un professionista esemplare e io mi faccio i

complimenti per essere arrivato a 38 anni in queste condizioni fisiche e

mentali». In conclusione: «Non è come scrivono i giornali che hanno

strumentalizzato». Ma non sono i giornali a essere duri con lui. Semmai i suoi

ex tifosi.

In quell'audio di Doni c'è anche una versione diversa su Atalanta-Pistoiese

del 2001: «Quell'episodio ha distorto la mia immagine, da allora mi hanno

additato come scommettitore», dice Doni lasciando intendere di essere stato

vittima di un pregiudizio. Lo stesso giorno ad alcuni giornali ha ammesso che

quella partita era combinata, ma non da lui. Allora? «Se questo è quanto

doveva dire alla ‘‘sua'' città per spiegare, beh... credo non ci sia altro da

aggiungere — un altro commento —. Capisco che su molte cose ci sia il processo

aperto, ma a me ha lasciato molta amarezza leggere alcune affermazioni. Auguro

al Sig. Cristiano Doni ogni bene in futuro, non andrò certo a cercarlo per

insultarlo, ma ora per cortesia non cerchi riabilitazioni- lampo alla luce del

‘‘volemose bene, ho fatto solo una sciocchezza''». E ancora: «Non ti

preoccupare, hanno riabilitato tutti, vedrai che tra qualche annetto (...) ti

chiameranno a fare il commentatore televisivo».

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Il retroscena Due gli avvallamenti al di sotto degli spalti che hanno fatto scattare l’allarme

Emergenza in curva B, rischiata l’inagibilità

Subito la manutenzione

il Comune è riuscito

a scongiurare il pericolo

art.non firmato (Il Mattino 01-02-2012)

Due avvallamenti, uno di cinque metri e un altro di poco più della metà,

proprio all’altezza della curva B, sotto gli spalti. Ma che hanno fatto

lanciare per qualche ora l’allarme sull’agibilità dello stadio San Paolo in

vista della gara di questa sera tra Napoli e Cesena. Per due giorni il Comune

ha mobilitato i vigili del fuoco e i tecnici municipali per un sopralluogo:

l’ispezione - eseguita da vigili urbani e dagli ingegneri comunali

dell’ufficio tecnico - ha tranquillizzato sia il Napoli che l’assessorato allo

sport: si sarebbe trattato di un leggero cedimento del pavimento dovuto alle

infiltrazioni d’acqua. Cosa, ovviamente, non da trascurare nè da prendere

sotto gamba. Si è così immediatamente risaliti all’origine della perdita e

così, dopo un intervento di diverse ore completato solo nel tardo pomeriggio

di ieri, il Comune è riuscito a scongiurare il pericolo del rinvio della gara

dopo aver ottenuto da parte della ditta che ha sistemato la perdita e

riasfaltato la parte che aveva ceduto, il parere di non pericolosità. I due

piccoli avvallamenti sono stati sistemati col cemento. Ovviamente non ci sono

pericoli per sull’agibilità delle strutture dello stadio.

Nel frattempo Mazzarri stasera troverà un campo completamente rimaneggiato

dopo le critiche della settimana scorsa. La ditta che ha l’appalto della

manutenzione - il manto erboso è, in base alla convenzione tra Comune e club,

di pertinenza del Napoli - è intervenuta rizzollando le parti critiche.

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Metà schermo, metà scherno

di ROBERTO BECCANTINI dal blog "Beck is Back" 02-02-2012

Dietro ai rinvii di Parma-Juventus, Siena-Catania, Bologna-Fiorentina e

Atalanta-Genoa non c’è soltanto l’emergenza neve (emergenza?). C’è la crisi,

storica e cronica, di una classe di dirigenti senza classe (Petrucci, Abete,

Carraro, Beretta: si salvi chi può), oltre alla bulimia che spinse Silvio

Berlusconi a invadere il calcio e trasformarlo in un prodotto funzionale alle

sue tele-ambizioni.

Nei bordelli di Las Vegas sono le prostitute che dettano il prezzo. Nei

lupanari del pallone, sono i clienti, sono le tv: Sky, Mediaset. Volete una

montagna di euro? Bene, fatemi questo, e soprattutto fatemelo a quest’ora. Ci

siamo capiti.

Scrivo da anni che la serie A è obesa e che, con il Cavaliere in regia, i

salotti sono diventati stadi e gli stadi non sono diventati salotti, tranne

uno. Prendete, inoltre, il fatturato 2010 delle tre Grandi: i diritti tv

incidevano per il 60% nel Milan, per il 62% nell’Inter e per il 65% nella

Juventus. Paragoniamoli con le Grandissime d’Europa: Real Madrid 36%,

Barcellona 44%, Manchester United 37%, Arsenal 38%, Chelsea 41%, Liverpool

43%, Bayern Monaco 26% (dati ricavati da «Vincere con il fair play finanziario»

di Paolo Ciabattini).

Da noi, la prostituzione non è solo intellettuale (Mourinho dixit), ma

soprattutto televisiva: sia in regime di vendita individuale, come in passato,

sia in ambito collettivo, come adesso. I calendari sono saturi: Francia,

Inghilterra, Italia e Spagna hanno venti squadre, la Germania diciotto.

Su un totale di oltre sette miliardi di diritti televisivi, non un euro –

negli ultimi dodici anni – è stato dedicato agli stadi. Non uno. Soltanto la

Juventus si è costruita il suo. Anche gli inglesi copulano di sera con Murdoch,

ma volete mettere la qualità dei loro talami? Nessuno vuole rinunciare a

nulla: nemmeno i giocatori, golosissimi. Metà schermo metà scherno: ecco

l’Italia.

___

INCREDIBILE: FA FREDDO

di ALESSANDRO VOCALELLI (CorSport 01-02-2012)

Magari non di questa intensità, ma che al primi di febbraio facesse freddo, ci

fosse il rischio gelate, e in parecchie zone sarebbe caduta anche la neve,

l'avrebbe previsto anche un bambino nel luglio scorso. Quando invece i nostri

dirigenti hanno piazzato il turno infrasettimanale e (notturno) appunto nel

periodo storicamente più rigido dell'anno. Ma questo d'altronde è il calcio di

oggi, in cui si litiga, ci si insulta, venendo quasi alle mani, si fanno

roventi riunioni in Lega, senza minimamente soffermarsi sui problemi reali.

Problemi di regolarità del campionato e di tutela dei tifosi da stadio: e chi

se ne importa di quelli che si muoveranno, o magari hanno affrontato una

trasferta, per vedere una partita rinviata o giocata in condizioni proibitive.

Il problema, dicono, è nel calendario troppo compresso. Non per i nostri club,

che chiudono i battenti per 20 giorni durante le feste natalizie, in cui la

gente avrebbe avuto piacere di andare (magari di pomeriggio) in uno stadio.

Come succede d'altronde anche d'estate, quando si gioca la Supercoppa Italiana.

A Pechino.

___

Anticipo L’allenatore bianconero: «Non è vero che non volevamo giocare: bastava andare in campo alle 15»

Neve e polemiche su Parma-Juventus

Partita rinviata solo 45' prima del via. Conte furente: «Una vergogna»

di ROBERTO PERRONE (CorSera 01-02-2012)

PARMA — «Ci scommetto che nevica, ci scommetto dal freddo che fa» (Francesco

De Gregori). Non ci voleva un mago, le previsioni, come sostiene un furente

Antonio Conte, si conoscevano da giorni. L'attacco dell'allenatore arriva

verso le nove, quasi a sorpresa. Ormai chi ha avuto, ha avuto, Parma-Juventus

è stata rinviata (probabilmente il 7 marzo). Trattasi, anche se al contrario,

come per Napoli-Juve, non disputata per sole, di farsa, improvvisazione,

dilettantismo di tutti, a cominciare da una Lega assente e incapace di

governare il più importante spettacolo del Paese. Il 6 novembre 2011 la

decisione di rinviare (per pioggia) una partita in programma alle 20. 45 venne

presa alle 12. 40 (e poi spuntò o' sole mio). Troppo presto. Ora il

pronunciamento è alle 20, a 45 minuti prima dal fischio d'inizio. Non un po'

tardi? Che cosa è successo?

Riassunto di un'altra giornata grottesca per il calcio italiano. Parma viene

investita dal nevischio intorno a mezzogiorno. Poi c'è un lungo intervallo.

Alle 17 la neve riprende a scendere. Cominciano vertici, discussioni e voci

più o meno controllate: il prefetto Luigi Viana ha detto sì, il Parma vuole

giocare, la Juve no. C'è un battibecco tra i due amministratori delegati,

Leonardi e Marotta. Alle 19.15 arrivano le squadre, la Juve in giacca e

cravatta, il Parma in tuta. Anche l'abbigliamento esprime la posizione

ufficiale? I cancelli, intanto, restano chiusi. Il campo è a posto, sebbene

non riscaldato, sulle tribune c'è una leggera coltre bianca.

Alle 20, dunque, si decide per il no. Lo spiega Stefano Perrone, responsabile

del Tardini: «La situazione era sempre più critica ed è stato convocato un Gos,

gruppo collegiale operativo straordinario: mancavano le condizioni,

soprattutto per la viabilità di sicurezza».

Tutto finito, nessuno contento. Pietro Leonardi, a.d. del Parma: «Mai detto

che si doveva giocare, ma che si doveva arrivare a far decidere le autorità

competenti. Ma io sono ancora arrabbiato per Parma-Palermo. Una nebbia

fittissima, nessuno ha visto nulla, nemmeno i calciatori. Neanche una parola,

però. Ci vuole uniformità, non solo quando giocano altre squadre». Cioé

squadre importanti.

Beppe Marotta attacca frontalmente Lega, Sky e stadio Tardini. «In Italia non

si possono conciliare calendari del genere, con partite in notturna a gennaio,

con strutture obsolete come gli stadi italiani».

Fuori dallo stadio, un cinquantina di tifosi del Parma blocca i cancelli da

dove dovrebbe uscire il pullman della Juve. Tirano qualche palla di neve,

urlano contro i calciatori. Antonio Conte, irato, torna indietro: «Sono molto

arrabbiato. Tutto questo era previsto, lo stadio di Parma non è quello della

Juve. Mi dispiace aver sentito che io e la Juve non volevamo giocare. È una

vergogna. I tifosi del Parma erano arrabbiati con noi ma la verità è che si

poteva fare qualcosa. Tipo anticipare alle 15. Avremmo giocato e saremmo stati

tutti contenti». Alle 22, quando al Tardini non c'è più nessuno, si ode,

lontano, attutito dai fiocchi, il presidente di Lega, Beretta: «Il calendario

è praticamente obbligato: non ci possiamo stupire oggi».

Comunque la migliore della serata resta quella di Del Piero: «Una volta che

gioco si mette a nevicare. Mi conservo la distinta. Speriamo valga per la

prossima volta...».

___

UN MECCANISMO DA RIVEDERE (CON NUOVI STADI)

La tivù paga e impone i calendari.

Ma si può svoltare. La Juve...

di ALESSANDRO DE CALÒ (GaSport 01-02-2012)

Per giorni ci hanno spalancato gli occhi sul grande freezer in arrivo. Vento,

gelo, neve, la settimana più fredda degli ultimi ventisette anni. Eccolo qua,

l’inverno. Il nostro calcio malconcio poteva sperare di attraversarlo indenne

e di farla franca?

Evidentemente no. E’ chiaro, ci sono problemi molto più gravi. Città in stato

di allerta, ospedali in tilt, persone in difficoltà, trasporti bloccati. Il

calcio è un niente, in confronto, ma il problema che si porta addosso è

maledettamente annunciato. Parma-Juve, il match saltato per la neve e

appesantito dalle polemiche, è soltanto la punta dell’iceberg di un meccanismo

che non funziona più: ha bisogno di correzioni. Già in mattinata è cominciato

lo sfoglio della margherita: si gioca oppure no, vediamo, aspettiamo. Già,

siamo in balìa. Vediamo cosa succederà oggi, con altre partite a rischio.

L’allarme resta rosso.

Si può organizzare un turno infrasettimanale di campionato con i match in

notturna, nei "giorni della merla"? Secondo la tradizione, sono i giorni più

freddi dell’anno. Si fa se la ragione che governa questa scelta risponde

soprattutto ai palinsesti della tivù. C’è una logica: più gelo c’è fuori, per

le strade e negli stadi, più sarò spinto a stare al calduccio su un divano,

per godermi la mia bella partita davanti allo schermo, magari plasmato.

La questione è che andando avanti così, si finisce col godere sempre meno. Il

calcio italiano rischia di venir strangolato dalle necessità televisive che,

naturalmente, continuano a essere la maggiore fonte di reddito per i club.

Molti scalpitano, ma nessuno protesta apertamente perché ci sono in ballo un

sacco di soldi. In realtà, il problema restano gli stadi: fossero nuovi, pieni

e adeguati ai tempi, porterebbero più ricchezza ai club e farebbero felice la

gente, senza togliere nulla alle tivù. Bisogna arrivarci.

Intanto i calendari restano un incastro quasi obbligato, dettati dagli impegni

internazionali, dalla pausa estiva, dalla sosta natalizia e dalla A affollata

da venti club. A Parma, si è capito che gli emiliani volevano giocare,

nonostante il maltempo, un po’ più della Juve. Si possono pensare molte cose,

ma la chiave resta scritta nelle parole dette, alla fine della vicenda, da

Giuseppe Marotta e Antonio Conte. Il succo è questo. Sabato, a Torino, si è

giocata Juve-Udinese: c’era una neve siberiana ma nessuno se n’è accorto,

perché lo Juve stadium è progettato per funzionare anche in queste condizioni.

Il Tardini, che pure è un impianto super, appartiene a un altro secolo. Per

dire, ad Amsterdam e Arnhem, in Olanda, da una quindicina d’anni ci sono stadi

che possono aprire e chiudere il tetto, quando serve. Stadi cabrio, anti neve,

anti nebbia, anti pioggia. Gli olandesi sono avanti. Hanno strappato

chilometri e chilometri quadrati di terra al mare del Nord. Noi, dopo decenni,

stiamo ancora discutendo se una diga che si chiama Mose farà bene o male a

quella meraviglia che è Venezia. Ma coraggio, possiamo metterci d’accordo e

riuscire a farcela.

___

A Parma vince la neve e

perde il calcio dei miopi

di TONY DAMASCELLI (Il Giornale.it 01-02-2012)

D'accordo sui giorni della merla. Tutto previsto. Ma vogliamo parlare del

calcio dei polli. O degli asini. Previsto anche questo. Cambiando l'ordine

degli animali il prodotto non cambia. Nevica, saltano le notturne. Nebbia in

val Padana, idem come sopra, niente football. Gelo da nord a sud. Non si

gioca. Piove governo ladro, ma questa è un'altra storia anche se si hanno

ricordi di arbitri muniti di ombrello.

A gennaio può accadere, lo diceva Bernacca, lo conferma Giuliacci, basta

consultare barometri e termometri. Dove sta la notizia? Ormai è un classico,

una commedia prevista. Comandano le televisioni, con i loro milioni tengono in

piedi il giocattolo costosissimo, senza quei soldi tutti i club, grandi e

piccoli, sarebbero inguaiati, ridotti al calcio a cinque, alla faccia del

ranking Uefa.

Dunque il prime time, sarebbe la prima serata per chi non frequenta le lingue,

è l'orario ideale per mandare in onda lo spettacolo più bello del mondo, una

partita di pallone, anzi tutte le partite di pallone quando l'appuntamento è

infrasettimanale. Il fatto coincide con la stagione peggiore e più rischiosa

per il clima? Un dettaglio.

Domanda: come mai il calendario delle coppe europee è sospeso in questo

stesso periodo? Forse perché sono tutti in vacanza? O le meteorine si sono

trasferite in Svizzera? O forse perché a Nyon ritengono che sia più

intelligente e opportuno non sfidare l'inverno con tutti i suoi optionals?

Eppure si lamentano tutti, allenatori e calciatori, così non si può andare

avanti, protestano, si agitano. Scelgono, invece, il silenzio diplomatico,

imbarazzato e imbarazzante, i dirigenti che pensano soltanto all'incasso

televisivo per riequilibrare bilanci precari e pagare salari a se stessi e ai

dipendenti. Se poi i tifosi sono costretti, in caso di nebbia, a immaginare

l'evento, se poi i calciatori rischiano le gambe e altro sul ghiaccio e lo

stesso azzardo riguarda il pubblico sulle gradinate polari, chissenefrega,

tanto in tribuna d'onore ci sono coperte, the caldo e riscaldamento con

serpentina e il montepremi è al sicuro. Non infierisco, la demagogia è facile

e comoda, ma il problema sussiste e viene riproposto puntualmente. La sosta

natalizia, in omaggio alle esigenze famigliari e turistiche dei calciatori,

costringe poi a ricorrere ai turni di mezza settimana, infischiandosene dei

tifosi in trasferta che in quei giorni dovrebbero lavorare. Nemmeno i teloni

protettivi, il riscaldamento sotto il prato, gli spalatori volontari e a

gettone, i trattori e i camioncini, riescono a modificare il quadro. Prevedo

vertici per fissare nuove date ideali per il recupero, sempre di sera,

ovviamente. Una volta si giocava il giorno appresso (ricordo, a memoria, un

Toro-Milan, bloccata per una spettacolare nevicata al Comunale, con il

presidente Orfeo Pianelli che fece questa testuale promessa: «Dumàn basteranno

dieci spallatori», con doppia elle perché a spalle sarebbe stato sicuramente

più facile). Bei tempi, senza tivvù e senza ranking. Fa freddo, da qualche

parte nevica che è un piacere, la merla se la ride, in diretta su tutte le

reti e su tutti i comignoli.

___

Calendario sbagliato, impianti inadeguati: sotto accusa non c’è solo il maltempo

Un caso con i fiocchi

Tempesta di neve, rinviata Parma-Juve e scoppia la polemica

di MIMMO FERRETTI (Il Messaggero 01-02-2012)

ROMA - Chissà, forse servirà da lezione. O meglio: la speranza è che almeno

serva da lezione. Perché programmare un’altra volta un turno di campionato in

notturna a cavallo tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio sarebbe

un’impresa da Guinness dei primati paradossali. Pari (forse.. . ) a quella di

mandare in campo due squadre alle ore 12,30 a metà agosto. È accaduto, non è

detto che non accadrà. La partita di Parma, dove era attesa la capolista

Juventus, ieri è stata rinviata per una tempesta di neve (a rischio

l’incolumità degli spettatori, soprattutto: Juve d’accordo, Parma contrario e

polemico). In dubbio per stasera ci sono altre partite e, per carità, che non

si dia la colpa solo al Generale Inverno, che ha sconvolto anche il programma

della Serie B.

Colpa di chi, allora? Il presidente federale, Giancarlo Abete, ha idee

chiare. «Ci si lamenta sempre quando arriviamo a questo periodo dell'anno, ma

nel momento in cui i club decidono di valorizzare il mezzo televisivo per

avere introiti si finisce per pagare pegno riguardo alle date e agli orari

delle gare. Comunque è una problematica la cui piena titolarità è della Lega.

In mancanza degli stadi e con un merchandising che non traina è inevitabile da

parte dei club massimizzare gli introiti dai diritti tv», le sue parole.

Insomma, tutto - per Abete - è riconducibile al fatto danaro.

Possibile che sia solo questo? No, perché un ruolo altamente negativo lo

giocano gli stadi italiani, vecchi, fatiscenti, molti ai limiti

dell’inagibilità. Non è un caso, ad esempio, che l’altra settimana la Juventus

abbia potuto giocare tranquillamente a Torino sotto la neve contro l’Udinese:

stadio moderno, terreno di gioco moderno, zero problemi anche per gli

spettatori. Beppe Marotta, dg della Juve, ne fa un vanto. «Calendario

sbagliato, ma con uno stadio come il nostro questi problemi non ci sarebbero».

E il tecnico Conte. «Si doveva fare di più, il problema è stato sottovalutato

e noi ne paghiamo le conseguenze. Si poteva giocare alle 15. Adesso dobbiamo

farci ore e ore di pullman per tornare a Torino».

Le nevicate in Emilia Romagna dovrebbe proseguire anche oggi ma in maniera

più debole nel capoluogo regionale. Il Bologna, che ospita la Fiorentina, ha

provveduto a coprire il campo con i teloni e a spargere il sale sugli spalti

dello stadio. Difficile prevedere l'agibilità del terreno, che verrà valutata

in giornata. Non sembra a rischio Udinese-Lecce: la partita si giocherà

regolarmente, insidie potrebbero arrivare dal terreno di gioco probabilmente

ghiacciato. Non dovrebbe correre rischi anche Inter-Palermo: ieri è scattato

il piano emergenza. A Bergamo ieri è caduto un leggero nevischio e - per ora -

Atalanta-Genoa non sembra correre alcun rischio di rinvio. Allerta neve,

invece, a Siena: il prato dello stadio Franchi ieri è stato coperto da teloni

protettivi.

___

IL PALLONE SENZA TESTA

di FABRIZIO BOCCA (la Repubblica 01-02-2012)

NON si gioca. Che poi è normalissimo: se si mette in calendario notturno a

fine gennaio una giornata di campionato - anzi due, c'era pure la B - è

normale che non si giochi. In Italia funziona così, prima si sfida

l'impossibile, poi al limite si litiga mentre gli spalatori si fanno il mazzo:

c'è sempre una squadra (e un dirigente) che non vuol giocare, e gli altri il

contrario. È successo pure per Parma-Juve, il Parma voleva provarci in slitta

forse, la Juve no. L'impressione è che quasi nessuno parli nell'interesse

generale, ma per il proprio: si fanno calcoli su incasso, infortunati,

squalificati, sulle condizioni della squadra. Qualcuno borbotta sempre, eppure

un rinvio è solo un rinvio, non una sconfitta o una vittoria a tavolino.

A quanti altri teatrini del genere assisteremo stasera?

Marotta ha ragione quando dice che i decrepiti stadi italiani non permettono

certi azzardi (servono tribune interamente coperte, terreni riscaldati, strade

e parcheggi agibili), elogiando cosi indirettamente la Juve, che uno stadio

del genere se lo è costruito. E che ha superato già la prova neve sabato sera.

Giustamente furibondo Conte per l'inutile viaggio a Parma e la follia di

giocare alle 20.45 a scapito di un più prudente ore 15. I tifosi del Parma

coperti di neve hanno a loro volta coperto di insulti il pullman della Juve

che tornava a casa. In ogni caso, perché la Juve non è stata altrettanto dura,

prima, con la Lega che da anni - infischiandosene dei precedenti insiste con i

folli turni notturni in pieno inverno?

No, nessuno parla mai prima. I calciatori per caso si erano rifiutati? Altri

capoccioni del calcio avevano detto qualcosa? I prefetti avevano imposto altri

orari? No. Torniamo sempre al solito, alla guida del calcio non c'è un

organismo pensante ma Sky e Mediaset quando gioca il campionato e la Rai

quando c'è la Coppa Italia. Più che con Beretta forse dovremmo protestare con

Murdoch e Berlusconi jr. Bisogna pensare che sia colpa loro se si sfida

l'impossibile infilando 21 partite di A e B proprio nei giorni della merla. E

si deve pensare che i calciatori imbacuccati - addirittura ridicoli quelli in

maniche corte e guanti di lana - i campi bianchi (a parte Parma, Genova e

Modena, c'era neve anche a Torino, Brescia, Livorno e sottozero ovunque), e le

pattinate sul ghiaccio servano allo show come il mago Otelma in mutande

bianche all'Isola dei Famosi.

___

LO SPUNTO

Per calciatori e tifosi

il rispetto va sottozero

di GUIDO BOFFO (LA STAMPA 01-02-2012)

I dirigenti della Lega Calcio non leggono i giornali, non seguono i tg e

probabilmente non ascoltano la radio. Devono avere un rapporto complicato

anche con internet. Di sicuro considerano le previsioni del tempo un’impostura,

come certi oroscopi. Fatto sta che la settimana più fredda degli ultimi 27

anni, annunciata con un preavviso da parto cesareo, in tutta Italia ha colto

di sorpresa solo loro. Non si spiegherebbe altrimenti la decisione

sconsiderata di confermare due campionati in notturna, nei giorni dei campi

patinoire. Strepitosa la difesa di Abodi, presidente della Lega di B: «Quando

si fanno i calendari ad agosto è impossibile prevedere se nevicherà a gennaio,

a febbraio e persino a marzo». Ma certo, che nevichi a gennaio è un evento

eccezionale. E correggersi in corsa, anticipando le partite alle 15, in un

orario in cui Parma-Juve probabilmente si sarebbe disputata? Impossibile anche

quello, perché le tv a pagamento versano l’obolo che regge il carrozzone e

dunque dettano legge, cioè i palinsesti. La notturna infrasettimanale non si

discute, si accetta. Il tifoso da stadio è una presenza trascurabile,

marchiato dalla clamorosa colpa di esibire un biglietto anziché un

telecomando. Non ha diritti, nemmeno il più elementare: assistere ad una

partita di pallone anziché al gran galà del ghiaccio. E intanto più si

intasano i calendari, più si frammenta il campionato, meglio riesce lo

spezzatino televisivo. Non siamo nostalgici di «Novantesimo minuto» ma questo

non è il futuro che avanza, è il futuro che brancola. E disprezza l’incolumità

dei calciatori quanto quella degli spettatori.

___

Calcio sotto la neve

Tutti protestano, nessuno interviene.

E nel fine settimana a San Siro si arriverà a -14°

di GIOVANNI CAPUANO (Blog PANORAMA.it 01-02-2012)

Incrociare le dita e sperare che i metereologi abbia sbagliato previsioni e

che davvero il vento siberiano che sta investendo l’Italia portando neve e

gelo non faccia fino in fondo il suo lavoro. Il calcio italiano si scopre

senza armi davanti a Generale Inverno e si lecca le ferite. La figuraccia di

Parma con le sue polemiche potrebbe non rimanere isolata considerato che a

Bologna, Siena, Milano e Bergamo non ci sono certezze che si giochi e, anche

se accadesse, si andrà in campo in condizioni proibitive.

Un copione destinato a ripetersi anche domani sera a Novara (posticipo contro

il Chievo) e nel prossimo fine settimana: sabato sera va bene perché

Roma-Inter dovrebbe svolgersi a temperature accettabili ma il posticipo di

domenica tra Milan e Napoli, secondo gli esperti, potrebbe toccare

addirittura i -14°. E alle viste c’è una settimana con la sfida tra rossoneri e

Juventus di Coppa Italia (mercoledì ore 20,45) seguita a breve distanza da un

altro turno spalmato addirittura su quattro giornate con partite a rischio altissimo

di congelamento a Udine (Udinese-Milan ore 18 dic sabato) e Bologna (contro la

Juventus domenica sera). Meglio incrociare le dita visto che soluzioni

immediate non ce ne possono essere.

I calendari sono dettati dalle esigenze delle televisioni che pagano

profumatamente il prodotto e non accettano la logica della tutela del prodotto

né, tanto meno, di programmare in inverno prime serate a base di sfide di

Lecce, Cagliari, Napoli, Palermo e le altre del sud. Ascolti e abbonamenti si

fanno con i grandi club soprattutto del Nord. L’ondata di gelo di questi

giorni rappresenta certamente un fatto eccezionale, ma la Lega Calcio

aveva programmato un mese di gennaio con 21 partite in notturna

in 19 giorni di cui due terzi concentrate tra Lombardia, Piemonte

ed Emilia Romagna: il rischio, dunque, era previsto e oggi fa sorridere

chi se ne dissocia.

Nella bufera è finita la Lega Calcio ma il suo presidente (dimezzato) non ci

sta: “Il calendario e’ praticamente obbligato, impegni internazionali e

competizioni nazionali li conosciamo tutti: non ci possiamo stupire - attacca

Maurizio Beretta -. Il calendario ricalca quello di altri Paesi e non conta se

la gara sia in notturna o meno, se c’e’ neve non cambia se e’ di pomeriggio”.

La ricetta? Per le società è sempre la solita: “Una nuova generazione di stadi

potrebbe dare un contributo importante” dice Beretta.

I calciatori si lamentano però quando bisogna decidere se giocare di

pomeriggio durante la sosta natalizia o ingolfare il calendario a gennaio

preferiscono immolarsi sull’altare delle vacanze. Anche la voce di Damiano

Tommasi, presidente AIC, suona stonata. A Panorama.it aveva detto:

“Basterebbe coordinarsi meglio, però se rifiutassimo di giocare in notturna di

inverno cosa direbbero? Chi organizza i campionati ha sempre considerato il

calciatore come un lavoratore dipendente e non come una risorsa per il sistema”.

Battere i pugni sul tavolo per rifiutare? “Noi possiamo solo decidere se giocare o

meno e altri se andare allo stadio o meno. Ma è prima che bisogna farsi delle

domande e capire cosa si debba privilegiare perché scegliendo il calcio visto

solo in tv il rischio è abbassare la qualità. Per se noi tirassimo fuori la

testa ci direbbero che siamo i privilegiati che hanno pure il coraggio di

lamentarsi”.

Gli altri? Defilato Petrucci: “Preferisco occuparmi di etica dello sport

lasciando ad Abete il compito di riformare il campionato”. Riformare, appunto.

Significherebbe serie A a 18 squadre, calendari meno compressi anche a rischio

di scontentare i club che senza i soldi delle tv rischiano di sparire e che si

stanno attrezzando a vendere altri pezzi del prodotto-calcio pur di incassarne

ancora di più. Cosa ne pensa Abete? Chi lo ha intercettato dopo la figuraccia

di Parma lo descrive come infuriato: “Nel momento in cui i club decidono di

valorizzare il mezzo televisivo per avere introiti si finisce per pagare pegno

riguardo a date e orari”. Punto.

Margini di intervento quasi nulli. Il calcio italiano si consegna nelle mani

di prefetti e addetti ai lavori. Questa sera - come ieri a Parma - alla fine

saranno quelli del Gos (Gruppo Operativo di Sicurezza) a decidere se si gioca

o meno. Arbitro e dirigenti ascolteranno e obbediranno come scolaretti. Poi a

fine inverno si farà la conta dei sopravvissuti e magari ci si chiederà perchè

una squadra come il Milan - campione in carica e in lotta per lo scudetto -

fatica a riempire metà di San Siro e ha una media spettatori in picchiata

rispetto all’anno scorso. Vuoi mettere che un po’ per volta la gente ha deciso

che è meglio evitare infilarsi in un freezer per guardare i suoi campioni

pattinare sul ghiaccio?

___

Palle di neve e palle di football

di TONY DAMASCELLI dal blog "RadioRadio.it" 01-02-2012

Hanno scoperto il gelo. Si sono accorti che l’inverno è rigido come certi

cervelli di riferimento. Eccoli, allineati a discutere del calendario, quello

del football che non conoscono come quelli di certe femmine esplosive. Lega,

Coni, federcalcio, dirigenti, allenatori, improvvisamente si occupano di

quella cosa di cui per altri trecentosessantaquattro giorni evitano,

trascurano, snobbano. Riporto una splendida immagine di un collega amico “il

calcio italiano è una splendida astronave guidata da scimmie”. Chiedo scusa ai

primati ma avete capito il senso. C’è una Lega che non è affatto legata, non

riesce a eleggere un vicepresidente, ha un presidente part time, quando si

ritrovano parlano di denari, per i regolamenti non c’è posto e tempo. Poi ci

sono i soliti furbetti che danno un’occhiata al calendario di cui sopra e

sentendo puzza di bruciato chiedono un rinvio, uno slittamento, un posticipo.

Ognuno pensa a se stesso, il senso comune non esiste, il calcio italiano si

preoccupa del ranking Uefa e se ne fotte di stadi che sono latrine e di

latrine, all’interno degli stessi, che sono discariche. Quando è ora di

prendere una decisione ecco sfilare il corteo: prefetto, questore, vigili del

fuoco, sindaco, arbitro, presidente di Lega ma è una melina stucchevole, si

passano la palla, di neve, da uno all’altro, sperando che alla fine qualcuno

si assuma la responsabilità per poi criticare come da repertorio italiano. La

buffonata di Parma è stata uno schiaffo in faccia al Palazzo, oggi mercoledì

si sono presi paura di un bis. Ma non è finita. Il campionato non è nelle mani

di Ibra o Matri, di Totti o Cavani, di Klose o di Milito. Dipende da Giuliacci

e dal termometro. Un bell’applauso, con risata finale.

-------

Galliani: rinviate Milan-Napoli.

La neve sta seppellendo di ridicolo la serie A

di XAVIER JACOBELLI dal blog "RadioRadio.it" 01-02-2012

Bollettino meteo alla mano, Adriano Galliani ha chiesto alla Lega il rinvio di

Milan-Napoli, in programma domenica sera a San Siro, "perchè su Milano si

annunciano proibitive condizioni atmosferiche. Le peggiori da 27 anni a questa

parte". Bravo. Ma la solerzia dell'ex presidente della Lega nonchè uomo forte

dei Campioni d'Italia sarebbe stata degna di miglior causa. Per non suonare né

sospetta né improvvida.

Quelli che sono abituati a pensar male, anche se a pensar male si fa peccato,

insinuano che mai neve e ghiaccio sono state tanto provvidenziali, considerata

l'emergenza infortuni che assilla Allegri e considerato che, se ieri sera a

Parma non ha giocato la Juve, il Milan pensa sia giusto non giocare domenica.

Lungi da noi eseguire esercizi di dietrologia. Non ci piacciono, sono

deleteri, sono sterili. C'è però una domanda da porre a Galliani, così come ai

colleghi che periodicamente si riuniscono in via Rosellini per dissertare di

spartizione dei diritti tv e per non trovarsi mai d'accordo su nient'altro,

ivi compreso il nome del nuovo presidente di Lega che da mesi non riescono a

nominare il successore del dimissionario Beretta.

Poichè le previsioni del tempo non vengono formulate cinque ore prima che

nevichi, ma con giorni e giorni di anticipo, è possibile che nessuno in Lega

abbia pensato quanto fosse delirante programmare un turno infrasettimanale per

il 31 gennaio e il 1° febbraio, per giunta in notturna? Ma che cosa ci stanno

a fare in Lega? Ma dov'è Beretta o chi per lui? Ma dove vivono? Ma conoscono

lo sprezzo del ridicolo? No, non lo conoscono.

___

IL PUNTO DI VISTA

Proteggere lo spettacolo

unica strada

di GIANNI LOVATO (Tuttosport 01-02-2012)

GIUNTI A QUESTO punto, ovvero all’ennesimo rinvio, più che un’altra brutta

figura al nostro calcio servirebbe una controfigura. Ovvero un professionista

capace di sostituire i Pirlo o i Buffon per evitare loro i pericoli connessi

al mestiere. Proprio come succede a Hollywood per proteggere De Niro e

colleghi. In fondo non sarebbe nemmeno un brutto mestiere quello della

controfigura calcistica. Mica gli verrebbe richiesto di buttarsi in mezzo al

fuoco, al limite di prendersi qualche calcione e parecchio freddo. Di

scivolare sul ghiaccio, o rischiare una bronchite. Parlando seriamente, il

problema sollevato da Antonio Conte - e che gli studios hanno risolto da

decenni - in realtà è meno banale di quanto potrebbe apparire a una lettura

distratta: bisogna proteggere le star e quindi la qualità dello spettacolo.

«Voglio evitare infortuni al Pirlo della situazione, altrimenti perdo lo

scudetto» lo sfogo del tecnico con i suoi dirigenti. Perché di altri Pirlo in

giro non ce ne sono, perlomeno al maschile.

Certo ci sono incombenze peggiori che giocare a calcio in una fredda notte

invernale e con una buona dose di populismo si potrebbe dire: «Con quel che

guadagnano...». La prospettiva però sarebbe del tutto sbagliata. Perché

proprio in funzione dei loro ingaggi, gli assi del pallone vanno messi in

condizione di rendere al meglio, altrimenti sono davvero soldi sprecati. I

nostri, s’intende. Per cui, signori del calcio, pensate seriamente a rivedere

i calendari. Perché, e qui il ragionamento di Conte è incontestabile, una

nevicata invernale è facilmente prevedibile. Così come il fatto che attorno

alle 20.45 il termometro scenda sotto lo zero. E alla Juve di notturne ne

toccheranno cinque nel prossimo mese...

Modificato da Ghost Dog

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Il Fisco chiede l'Iva e i club si cautelano:

dimezzate le comproprietà nel mercato di gennaio

di GIOVANNI CAPUANO dal blog "Calcinfaccia" 01-02-2012

Sarà certamente un caso, però da quando l'Agenzia delle Entrate ha messo nel

mirino il sistema delle comproprietà chiedendo alle società chiarimenti sul

versamento di Iva e Irap legato alle plusvalenze degli scambi tra calciatori,

l'utilizzo di questo strumento si è più che dimezzato. Nell'ultima sessione di

mercato invernale appena chiusa la Lega Calcio ha registrato sotto la voce

'partecipazione' la miseria di 14 trasferimenti su un totale di 263: poco più

del 5% per uno strumento che negli anni scorsi era stato scelto come

escamotage per alleggerire i bilanci e - secondo alcune inchieste giudiziarie

- in alcuni casi anche per creare plusvalenze fittizie ed alleggerire i conti

in rosso.

A gennaio, invece, la comproprietà ha smesso di andare di moda. Un crollo

vero e proprio considerato che solo in estate la percentuale era stata doppia:

50 'partecipazioni' su 487 contratti depositati con un'incidenza del 10, 2% e

in tutta la serie A se ne contano attualmente circa 200.

I presidenti hanno spiegato con forza nei giorni scorsi di non avere nulla da

temere dai controlli del fisco: secondo le norme calcistiche, infatti, le

compartecipazioni sono operazioni di natura finanziaria sulle quali non si

paga l'Iva. L'Agenzia delle Entrate ha chiesto ai club di chiarire, però, cosa

succede in caso di plusvalenza al momento del riscatto: va o no pagata l'Iva?

Per il fisco sì e proprio per questo il direttore dell'Agenzia delle Entrate,

Attilio Befera, e i vertici del mondo del pallone hanno aperto un tavolo di

confronto alla presenza dei rispettivi tecnici per arrivare a una definizione

senza la necessità di contenziosi pericolosi e antipatici. Sullo sfondo alcuni

avvisi di accertamento relativi agli anni scorsi con multe per decine di club.

La materia, insomma, è all'ordine del giorno. Il mercato, però, ha dato una

prima risposta e il risultato è che la formula preferita per i trasferimenti è

stata quella del prestito (188 contratti su 263) e anche le cessioni

definitive hanno superato le comproprietà (61 a 14). Solo un caso? Certamente

sì, oltre che il risultato della crisi che ha reso questa sessione invernale

particolarmente povera di contanti con i club costretti ad arrangiarsi pur di

non appesantire ulteriormente bilanci già in sofferenza.

Chi ha continuato ad utilizzare le comproprietà come in passato è stata

l'Inter: Viviano con il Palermo per oltre 4 milioni di euro, Livaja e

Pedrabissi (Cesena) e i giovani Yao, , Galimberti, Crisetig e Mella inseriti

con il Parma nel giro che ha portato Jonathan in prestito agli emiliani e

restituito ai nerazzurri la titolarità del cartellino di Obi. La formula della

partecipazione è stata scelta anche da Juventus e Genoa per il promettente

attaccante del Pescara Immobile e da Juventus e Bologna per il doppio scambio

Sorensen-Taider. Il resto sono operazioni di contorno: il centrocampista

Nicolas Viola (a metà tra Reggina e Palermo), Marchi (Bologna e Piacenza) e

Speziale (Milan e Lecce).

Poi c'è il caso di Borini: era alla Roma in prestito dal Parma e le due

società hanno rescisso il contratto temporaneo aprendone contestualmente uno

di compartecipazione a 4,6 milioni di euro pagabili in due anni. "In ogni caso

tutti siamo d'accordo che non c'è danno erariale perché, trattandosi di

società, l'Iva che si versa poi si recupera e il saldo è zero" ha spiegato nei

giorni scorsi il presidente della Lega Beretta. In attesa di capire, però, i

club hanno scelto di muoversi diversamente.

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Joined: 10-Sep-2006
5193 messaggi

Anticipo L’allenatore bianconero: «Non è vero che non volevamo giocare: bastava andare in campo alle 15»

Neve e polemiche su Parma-Juventus

Partita rinviata solo 45' prima del via. Conte furente: «Una vergogna»

di ROBERTO PERRONE (CorSera 01-02-2012)

PARMA — «Ci scommetto che nevica, ci scommetto dal freddo che fa» (Francesco

De Gregori). Non ci voleva un mago, le previsioni, come sostiene un furente

Antonio Conte, si conoscevano da giorni. L'attacco dell'allenatore arriva

verso le nove, quasi a sorpresa. Ormai chi ha avuto, ha avuto, Parma-Juventus

è stata rinviata (probabilmente il 7 marzo). Trattasi, anche se al contrario,

come per Napoli-Juve, non disputata per sole, di farsa, improvvisazione,

dilettantismo di tutti, a cominciare da una Lega assente e incapace di

governare il più importante spettacolo del Paese. Il 6 novembre 2011 la

decisione di rinviare (per pioggia) una partita in programma alle 20. 45 venne

presa alle 12. 40 (e poi spuntò o' sole mio). Troppo presto. Ora il

pronunciamento è alle 20, a 45 minuti prima dal fischio d'inizio. Non un po'

tardi? Che cosa è successo?

Riassunto di un'altra giornata grottesca per il calcio italiano. Parma viene

investita dal nevischio intorno a mezzogiorno. Poi c'è un lungo intervallo.

Alle 17 la neve riprende a scendere. Cominciano vertici, discussioni e voci

più o meno controllate: il prefetto Luigi Viana ha detto sì, il Parma vuole

giocare, la Juve no. C'è un battibecco tra i due amministratori delegati,

Leonardi e Marotta. Alle 19.15 arrivano le squadre, la Juve in giacca e

cravatta, il Parma in tuta. Anche l'abbigliamento esprime la posizione

ufficiale?

Ma una persona normodotata scriverebbe mai certe cose?

I cancelli, intanto, restano chiusi. Il campo è a posto, sebbene

non riscaldato, sulle tribune c'è una leggera coltre bianca.

Alle 20, dunque, si decide per il no. Lo spiega Stefano Perrone, responsabile

del Tardini: «La situazione era sempre più critica ed è stato convocato un Gos,

gruppo collegiale operativo straordinario: mancavano le condizioni,

soprattutto per la viabilità di sicurezza».

Quindi non decide la Juve!

Tutto finito, nessuno contento. Pietro Leonardi, a.d. del Parma: «Mai detto

che si doveva giocare, ma che si doveva arrivare a far decidere le autorità

competenti. Ma io sono ancora arrabbiato per Parma-Palermo. Una nebbia

fittissima, nessuno ha visto nulla, nemmeno i calciatori. Neanche una parola,

però. Ci vuole uniformità, non solo quando giocano altre squadre». Cioé

squadre importanti.

Beppe Marotta attacca frontalmente Lega, Sky e stadio Tardini. «In Italia non

si possono conciliare calendari del genere, con partite in notturna a gennaio,

con strutture obsolete come gli stadi italiani».

Fuori dallo stadio, un cinquantina di tifosi del Parma blocca i cancelli da

dove dovrebbe uscire il pullman della Juve. Tirano qualche palla di neve,

urlano contro i calciatori. Antonio Conte, irato, torna indietro: «Sono molto

arrabbiato. Tutto questo era previsto, lo stadio di Parma non è quello della

Juve. Mi dispiace aver sentito che io e la Juve non volevamo giocare. È una

vergogna. I tifosi del Parma erano arrabbiati con noi ma la verità è che si

poteva fare qualcosa. Tipo anticipare alle 15. Avremmo giocato e saremmo stati

tutti contenti». Alle 22, quando al Tardini non c'è più nessuno, si ode,

lontano, attutito dai fiocchi, il presidente di Lega, Beretta: «Il calendario

è praticamente obbligato: non ci possiamo stupire oggi».

Comunque la migliore della serata resta quella di Del Piero: «Una volta che

gioco si mette a nevicare. Mi conservo la distinta. Speriamo valga per la

prossima volta...».

___

UN MECCANISMO DA RIVEDERE (CON NUOVI STADI)

La tivù paga e impone i calendari.

Ma si può svoltare. La Juve...

di ALESSANDRO DE CALÒ (GaSport 01-02-2012)

Per giorni ci hanno spalancato gli occhi sul grande freezer in arrivo. Vento,

gelo, neve, la settimana più fredda degli ultimi ventisette anni. Eccolo qua,

l’inverno. Il nostro calcio malconcio poteva sperare di attraversarlo indenne

e di farla franca?

Evidentemente no. E’ chiaro, ci sono problemi molto più gravi. Città in stato

di allerta, ospedali in tilt, persone in difficoltà, trasporti bloccati. Il

calcio è un niente, in confronto, ma il problema che si porta addosso è

maledettamente annunciato. Parma-Juve, il match saltato per la neve e

appesantito dalle polemiche, è soltanto la punta dell’iceberg di un meccanismo

che non funziona più: ha bisogno di correzioni. Già in mattinata è cominciato

lo sfoglio della margherita: si gioca oppure no, vediamo, aspettiamo. Già,

siamo in balìa. Vediamo cosa succederà oggi, con altre partite a rischio.

L’allarme resta rosso.

Si può organizzare un turno infrasettimanale di campionato con i match in

notturna, nei "giorni della merla"? Secondo la tradizione, sono i giorni più

freddi dell’anno. Si fa se la ragione che governa questa scelta risponde

soprattutto ai palinsesti della tivù. C’è una logica: più gelo c’è fuori, per

le strade e negli stadi, più sarò spinto a stare al calduccio su un divano,

per godermi la mia bella partita davanti allo schermo, magari plasmato.

La questione è che andando avanti così, si finisce col godere sempre meno. Il

calcio italiano rischia di venir strangolato dalle necessità televisive che,

naturalmente, continuano a essere la maggiore fonte di reddito per i club.

Molti scalpitano, ma nessuno protesta apertamente perché ci sono in ballo un

sacco di soldi. In realtà, il problema restano gli stadi: fossero nuovi, pieni

e adeguati ai tempi, porterebbero più ricchezza ai club e farebbero felice la

gente, senza togliere nulla alle tivù. Bisogna arrivarci.

Intanto i calendari restano un incastro quasi obbligato, dettati dagli impegni

internazionali, dalla pausa estiva, dalla sosta natalizia e dalla A affollata

da venti club. A Parma, si è capito che gli emiliani volevano giocare,

nonostante il maltempo, un po’ più della Juve. E daje!

Si possono pensare molte cose,

ma la chiave resta scritta nelle parole dette, alla fine della vicenda, da

Giuseppe Marotta e Antonio Conte. Il succo è questo. Sabato, a Torino, si è

giocata Juve-Udinese: c’era una neve siberiana ma nessuno se n’è accorto,

perché lo Juve stadium è progettato per funzionare anche in queste condizioni.

Il Tardini, che pure è un impianto super, appartiene a un altro secolo. Per

dire, ad Amsterdam e Arnhem, in Olanda, da una quindicina d’anni ci sono stadi

che possono aprire e chiudere il tetto, quando serve. Stadi cabrio, anti neve,

anti nebbia, anti pioggia. Gli olandesi sono avanti. Hanno strappato

chilometri e chilometri quadrati di terra al mare del Nord. Noi, dopo decenni,

stiamo ancora discutendo se una diga che si chiama Mose farà bene o male a

quella meraviglia che è Venezia. Ma coraggio, possiamo metterci d’accordo e

riuscire a farcela.

___

Calendario sbagliato, impianti inadeguati: sotto accusa non c’è solo il maltempo

Un caso con i fiocchi

Tempesta di neve, rinviata Parma-Juve e scoppia la polemica

di MIMMO FERRETTI (Il Messaggero 01-02-2012)

ROMA - Chissà, forse servirà da lezione. O meglio: la speranza è che almeno

serva da lezione. Perché programmare un’altra volta un turno di campionato in

notturna a cavallo tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio sarebbe

un’impresa da Guinness dei primati paradossali. Pari (forse.. . ) a quella di

mandare in campo due squadre alle ore 12,30 a metà agosto. È accaduto, non è

detto che non accadrà. La partita di Parma, dove era attesa la capolista

Juventus, ieri è stata rinviata per una tempesta di neve (a rischio

l’incolumità degli spettatori, soprattutto: Juve d’accordo, Parma contrario e

polemico). Ma le dichiarazioni di Conte non valgono nulla?

dubbio per stasera ci sono altre partite e, per carità, che non

si dia la colpa solo al Generale Inverno, che ha sconvolto anche il programma

della Serie B.

Colpa di chi, allora? Il presidente federale, Giancarlo Abete, ha idee

chiare. «Ci si lamenta sempre quando arriviamo a questo periodo dell'anno, ma

nel momento in cui i club decidono di valorizzare il mezzo televisivo per

avere introiti si finisce per pagare pegno riguardo alle date e agli orari

delle gare. Comunque è una problematica la cui piena titolarità è della Lega.

In mancanza degli stadi e con un merchandising che non traina è inevitabile da

parte dei club massimizzare gli introiti dai diritti tv», le sue parole.

Insomma, tutto - per Abete - è riconducibile al fatto danaro.

Possibile che sia solo questo? No, perché un ruolo altamente negativo lo

giocano gli stadi italiani, vecchi, fatiscenti, molti ai limiti

dell’inagibilità. Non è un caso, ad esempio, che l’altra settimana la Juventus

abbia potuto giocare tranquillamente a Torino sotto la neve contro l’Udinese:

stadio moderno, terreno di gioco moderno, zero problemi anche per gli

spettatori. Beppe Marotta, dg della Juve, ne fa un vanto. «Calendario

sbagliato, ma con uno stadio come il nostro questi problemi non ci sarebbero».

E il tecnico Conte. «Si doveva fare di più, il problema è stato sottovalutato

e noi ne paghiamo le conseguenze. Si poteva giocare alle 15. Adesso dobbiamo

farci ore e ore di pullman per tornare a Torino».

Le nevicate in Emilia Romagna dovrebbe proseguire anche oggi ma in maniera

più debole nel capoluogo regionale. Il Bologna, che ospita la Fiorentina, ha

provveduto a coprire il campo con i teloni e a spargere il sale sugli spalti

dello stadio. Difficile prevedere l'agibilità del terreno, che verrà valutata

in giornata. Non sembra a rischio Udinese-Lecce: la partita si giocherà

regolarmente, insidie potrebbero arrivare dal terreno di gioco probabilmente

ghiacciato. Non dovrebbe correre rischi anche Inter-Palermo: ieri è scattato

il piano emergenza. A Bergamo ieri è caduto un leggero nevischio e - per ora -

Atalanta-Genoa non sembra correre alcun rischio di rinvio. Allerta neve,

invece, a Siena: il prato dello stadio Franchi ieri è stato coperto da teloni

protettivi.

___

IL PALLONE SENZA TESTA

di FABRIZIO BOCCA (la Repubblica 01-02-2012)

NON si gioca. Che poi è normalissimo: se si mette in calendario notturno a

fine gennaio una giornata di campionato - anzi due, c'era pure la B - è

normale che non si giochi. In Italia funziona così, prima si sfida

l'impossibile, poi al limite si litiga mentre gli spalatori si fanno il mazzo:

c'è sempre una squadra (e un dirigente) che non vuol giocare, e gli altri il

contrario. È successo pure per Parma-Juve, il Parma voleva provarci in slitta

forse, la Juve no. Altra sentenza!

L'impressione è che quasi nessuno parli nell'interesse

generale, ma per il proprio: si fanno calcoli su incasso, infortunati,

squalificati, sulle condizioni della squadra. Qualcuno borbotta sempre, eppure

un rinvio è solo un rinvio, non una sconfitta o una vittoria a tavolino.

A quanti altri teatrini del genere assisteremo stasera?

Marotta ha ragione quando dice che i decrepiti stadi italiani non permettono

certi azzardi (servono tribune interamente coperte, terreni riscaldati, strade

e parcheggi agibili), elogiando cosi indirettamente la Juve, che uno stadio

del genere se lo è costruito. E che ha superato già la prova neve sabato sera.

Giustamente furibondo Conte per l'inutile viaggio a Parma e la follia di

giocare alle 20.45 a scapito di un più prudente ore 15. I tifosi del Parma

coperti di neve hanno a loro volta coperto di insulti il pullman della Juve

che tornava a casa. In ogni caso, perché la Juve non è stata altrettanto dura,

prima, con la Lega che da anni - infischiandosene dei precedenti insiste con i

folli turni notturni in pieno inverno?

No, nessuno parla mai prima. I calciatori per caso si erano rifiutati? Altri

capoccioni del calcio avevano detto qualcosa? I prefetti avevano imposto altri

orari? No. Torniamo sempre al solito, alla guida del calcio non c'è un

organismo pensante ma Sky e Mediaset quando gioca il campionato e la Rai

quando c'è la Coppa Italia. Più che con Beretta forse dovremmo protestare con

Murdoch e Berlusconi jr. Bisogna pensare che sia colpa loro se si sfida

l'impossibile infilando 21 partite di A e B proprio nei giorni della merla. E

si deve pensare che i calciatori imbacuccati - addirittura ridicoli quelli in

maniche corte e guanti di lana - i campi bianchi (a parte Parma, Genova e

Modena, c'era neve anche a Torino, Brescia, Livorno e sottozero ovunque), e le

pattinate sul ghiaccio servano allo show come il mago Otelma in mutande

bianche all'Isola dei Famosi.

___

LO SPUNTO

Per calciatori e tifosi

il rispetto va sottozero

di GUIDO BOFFO (LA STAMPA 01-02-2012)

I dirigenti della Lega Calcio non leggono i giornali, non seguono i tg e

probabilmente non ascoltano la radio. Devono avere un rapporto complicato

anche con internet. Di sicuro considerano le previsioni del tempo un’impostura,

come certi oroscopi. Fatto sta che la settimana più fredda degli ultimi 27

anni, annunciata con un preavviso da parto cesareo, in tutta Italia ha colto

di sorpresa solo loro. Non si spiegherebbe altrimenti la decisione

sconsiderata di confermare due campionati in notturna, nei giorni dei campi

patinoire. Strepitosa la difesa di Abodi, presidente della Lega di B: «Quando

si fanno i calendari ad agosto è impossibile prevedere se nevicherà a gennaio,

a febbraio e persino a marzo». Ma certo, che nevichi a gennaio è un evento

eccezionale. E correggersi in corsa, anticipando le partite alle 15, in un

orario in cui Parma-Juve probabilmente si sarebbe disputata? Impossibile anche

quello, perché le tv a pagamento versano l’obolo che regge il carrozzone e

dunque dettano legge, cioè i palinsesti. La notturna infrasettimanale non si

discute, si accetta. Il tifoso da stadio è una presenza trascurabile,

marchiato dalla clamorosa colpa di esibire un biglietto anziché un

telecomando. Non ha diritti, nemmeno il più elementare: assistere ad una

partita di pallone anziché al gran galà del ghiaccio. E intanto più si

intasano i calendari, più si frammenta il campionato, meglio riesce lo

spezzatino televisivo. Non siamo nostalgici di «Novantesimo minuto» ma questo

non è il futuro che avanza, è il futuro che brancola. E disprezza l’incolumità

dei calciatori quanto quella degli spettatori.

___

Calcio sotto la neve

Tutti protestano, nessuno interviene.

E nel fine settimana a San Siro si arriverà a -14°

di GIOVANNI CAPUANO (Blog PANORAMA.it 01-02-2012)

Incrociare le dita e sperare che i metereologi abbia sbagliato previsioni e

che davvero il vento siberiano che sta investendo l’Italia portando neve e

gelo non faccia fino in fondo il suo lavoro. Il calcio italiano si scopre

senza armi davanti a Generale Inverno e si lecca le ferite. La figuraccia di

Parma con le sue polemiche potrebbe non rimanere isolata considerato che a

Bologna, Siena, Milano e Bergamo non ci sono certezze che si giochi e, anche

se accadesse, si andrà in campo in condizioni proibitive.

Un copione destinato a ripetersi anche domani sera a Novara (posticipo contro

il Chievo) e nel prossimo fine settimana: sabato sera va bene perché

Roma-Inter dovrebbe svolgersi a temperature accettabili ma il posticipo di

domenica tra Milan e Napoli, secondo gli esperti, potrebbe toccare

addirittura i -14°. E alle viste c’è una settimana con la sfida tra rossoneri e

Juventus di Coppa Italia (mercoledì ore 20,45) seguita a breve distanza da un

altro turno spalmato addirittura su quattro giornate con partite a rischio altissimo

di congelamento a Udine (Udinese-Milan ore 18 dic sabato) e Bologna (contro la

Juventus domenica sera). Meglio incrociare le dita visto che soluzioni

immediate non ce ne possono essere.

I calendari sono dettati dalle esigenze delle televisioni che pagano

profumatamente il prodotto e non accettano la logica della tutela del prodotto

né, tanto meno, di programmare in inverno prime serate a base di sfide di

Lecce, Cagliari, Napoli, Palermo e le altre del sud. Ascolti e abbonamenti si

fanno con i grandi club soprattutto del Nord. L’ondata di gelo di questi

giorni rappresenta certamente un fatto eccezionale, ma la Lega Calcio

aveva programmato un mese di gennaio con 21 partite in notturna

in 19 giorni di cui due terzi concentrate tra Lombardia, Piemonte

ed Emilia Romagna: il rischio, dunque, era previsto e oggi fa sorridere

chi se ne dissocia.

Nella bufera è finita la Lega Calcio ma il suo presidente (dimezzato) non ci

sta: “Il calendario e’ praticamente obbligato, impegni internazionali e

competizioni nazionali li conosciamo tutti: non ci possiamo stupire - attacca

Maurizio Beretta -. Il calendario ricalca quello di altri Paesi e non conta se

la gara sia in notturna o meno, se c’e’ neve non cambia se e’ di pomeriggio”.

La ricetta? Per le società è sempre la solita: “Una nuova generazione di stadi

potrebbe dare un contributo importante” dice Beretta.

I calciatori si lamentano però quando bisogna decidere se giocare di

pomeriggio durante la sosta natalizia o ingolfare il calendario a gennaio

preferiscono immolarsi sull’altare delle vacanze. Anche la voce di Damiano

Tommasi, presidente AIC, suona stonata. A Panorama.it aveva detto:

“Basterebbe coordinarsi meglio, però se rifiutassimo di giocare in notturna di

inverno cosa direbbero? Chi organizza i campionati ha sempre considerato il

calciatore come un lavoratore dipendente e non come una risorsa per il sistema”.

Battere i pugni sul tavolo per rifiutare? “Noi possiamo solo decidere se giocare o

meno e altri se andare allo stadio o meno. Ma è prima che bisogna farsi delle

domande e capire cosa si debba privilegiare perché scegliendo il calcio visto

solo in tv il rischio è abbassare la qualità. Per se noi tirassimo fuori la

testa ci direbbero che siamo i privilegiati che hanno pure il coraggio di

lamentarsi”.

Gli altri? Defilato Petrucci: “Preferisco occuparmi di etica dello sport

lasciando ad Abete il compito di riformare il campionato”.

Questa è da incorniciare!!!!

Riformare, appunto.

Significherebbe serie A a 18 squadre, calendari meno compressi anche a rischio

di scontentare i club che senza i soldi delle tv rischiano di sparire e che si

stanno attrezzando a vendere altri pezzi del prodotto-calcio pur di incassarne

ancora di più. Cosa ne pensa Abete? Chi lo ha intercettato dopo la figuraccia

di Parma lo descrive come infuriato: “Nel momento in cui i club decidono di

valorizzare il mezzo televisivo per avere introiti si finisce per pagare pegno

riguardo a date e orari”. Punto.

Margini di intervento quasi nulli. Il calcio italiano si consegna nelle mani

di prefetti e addetti ai lavori. Questa sera - come ieri a Parma - alla fine

saranno quelli del Gos (Gruppo Operativo di Sicurezza) a decidere se si gioca

o meno. Arbitro e dirigenti ascolteranno e obbediranno come scolaretti. Poi a

fine inverno si farà la conta dei sopravvissuti e magari ci si chiederà perchè

una squadra come il Milan - campione in carica e in lotta per lo scudetto -

fatica a riempire metà di San Siro e ha una media spettatori in picchiata

rispetto all’anno scorso. Vuoi mettere che un po’ per volta la gente ha deciso

che è meglio evitare infilarsi in un freezer per guardare i suoi campioni

pattinare sul ghiaccio?

___

IL PUNTO DI VISTA

Proteggere lo spettacolo

unica strada

di GIANNI LOVATO (Tuttosport 01-02-2012)

GIUNTI A QUESTO punto, ovvero all’ennesimo rinvio, più che un’altra brutta

figura al nostro calcio servirebbe una controfigura. Ovvero un professionista

capace di sostituire i Pirlo o i Buffon per evitare loro i pericoli connessi

al mestiere. Proprio come succede a Hollywood per proteggere De Niro e

colleghi. In fondo non sarebbe nemmeno un brutto mestiere quello della

controfigura calcistica. Mica gli verrebbe richiesto di buttarsi in mezzo al

fuoco, al limite di prendersi qualche calcione e parecchio freddo. Di

scivolare sul ghiaccio, o rischiare una bronchite. Parlando seriamente, il

problema sollevato da Antonio Conte - e che gli studios hanno risolto da

decenni - in realtà è meno banale di quanto potrebbe apparire a una lettura

distratta: bisogna proteggere le star e quindi la qualità dello spettacolo.

«Voglio evitare infortuni al Pirlo della situazione, altrimenti perdo lo

scudetto» lo sfogo del tecnico con i suoi dirigenti. Perché di altri Pirlo in

giro non ce ne sono, perlomeno al maschile.

Certo ci sono incombenze peggiori che giocare a calcio in una fredda notte

invernale e con una buona dose di populismo si potrebbe dire: «Con quel che

guadagnano...». La prospettiva però sarebbe del tutto sbagliata. Perché

proprio in funzione dei loro ingaggi, gli assi del pallone vanno messi in

condizione di rendere al meglio, altrimenti sono davvero soldi sprecati. I

nostri, s’intende. Per cui, signori del calcio, pensate seriamente a rivedere

i calendari. Perché, e qui il ragionamento di Conte è incontestabile, una

nevicata invernale è facilmente prevedibile. Così come il fatto che attorno

alle 20.45 il termometro scenda sotto lo zero. E alla Juve di notturne ne

toccheranno cinque nel prossimo mese...

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Galliani, ma secondo Lei noi dormiamo?

di ALESSIO EPIFANI (JUVENTINOVERO.COM 01-02-2012)

Caro Presidente,

tutti i bollettini meteorologici per i prossimi giorni, e in

particolare per il fine settimana, prevedono condizioni climatiche

proibitive, quali non se ne vedevano da 27 anni: a Milano, neve e

temperature fra gli 8 e i 10 gradi sotto lo zero.

In queste condizioni, credo fortemente che giocare una partita, quale

Milan/Napoli in calendario per le 20,45 di domenica 5 febbraio, sia

assai più che inopportuno.

Le condizioni davvero estreme che tutte le fonti prevedono, mi

inducono pertanto a chiederti, anche in applicazione dell'art. 31,

comma 2, dello Statuto-Regolamento della LNPA, di differire la partita

predetta a data nella quale sia climaticamente possibile disputare una

gara normale.

Confido che la mia richiesta sia accolta e, in tale attesa, grato

dell'attenzione, ti saluto cordialmente.

Adriano Galliani

Con questa lettera pubblicata sul sito ufficiale dell'A. C. Milan, Adriano

Galliani apre a una nuova era di quel Circo Medrano che è ormai diventato il

calcio italiano: l'era dell'autogestione.

Eh sì, non ci lamentiamo forse da sempre che le istituzioni sportive sono

vecchie e guidate da gente inadeguata? Ebbene, il sciur Adriano ha la

soluzione: facciamo come cązzo ci pare. Anzi, meglio: facciamo come dico io.

La cosa incredibile è il silenzio mediatico in cui tutto ciò avviene. E sì

che non bisogna essere dotati di chissà quale coraggio eh... ma un minimo di

capacità di indignarsi, è ancora rimasta a qualcuno?

L'uomo è quello che è, lo conosciamo: è quello dei riflettori di Marsiglia,

quello che non parla mai di arbitri tranne quando non gli danno un fallo

laterale, quello che è sempre brillante coi giornalisti quando vince ma litiga

persino con Abatantuono quando perde e se ne va via indignato da Controcampo

(sì, avete capito bene), quello che nega le interviste a Mediaset (sì, avete

capito bene) perché Paparesta è poco allineato. Quello che rimedia la

figuraccia Tevez ma nessuno glielo fa notare, anzi manca poco che Maxi Lopez

non diventi il nuovo Van Basten.

Sarà per questo che si sente in diritto ormai di andare oltre ogni limite del

pudore, con un comunicato-lettera che sulla stampa narcotizzata italiana

finisce buttato lì, tra il rinvio di Bologna-Fiorentina e quello di

Siena-Catania.

Galliani, quello del "Secondo Lei io dormo?" sibilato a Meani, ci ha

riprovato. Deve avere una certa fissa per i calendari, siamo sicuri che non ci

dorme la notte. E stanotte, magari ispirato dal rinvio di Parma-Juventus, ha

partorito il nuovo colpo di genio: autogestione!

Chi l'aveva mai vista una richiesta di rinvio recapitata con quattro giorni

di anticipo? E soprattutto, quali "bollettini meteorologici" consulta

Galliani? Perché noi, terra terra, abbiamo guardato su meteo.it e per domenica

sera a Milano di neve non se ne parla, e la minima risulta essere -5, non "tra

gli otto e i dieci gradi sotto lo zero" come scritto nella lettera. E allora

cosa bisogna fare, rinviare per freddo?

Certo, a voler essere maliziosi si potrebbe guardare il calendario e vedere

che Milan-Napoli sarebbe la terza partita in una settimana e che arriverebbe

proprio tre giorni prima della semifinale di andata di Coppa Italia contro la

Juventus. Rimandarla a dopo il turno di Champions, uno potrebbe pensare,

sarebbe proprio una bella cosa (e infatti anche De Laurentiis sembrerebbe non

disdegnare l'idea). Ma appunto, questa è proprio malizia fine a se stessa. Una

volta che abbiamo un dirigente così lungimirante, in grado di vedere i

problemi prima degli altri, stiamo pure qui a fargli le pulci. E a voi, cari

lettori, vi avanza per caso una partita da rinviare? Non so, avete già preso

il biglietto per domenica ma vi siete beccati proprio adesso l'influenza? No

problem: scrivete una lettera a Beretta. Evviva l'autogestione.

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LA STORIA

Platini, Europeo scomodo

Anonymous all'attacco

La situazione nebulosa, dal punto di vista della democrazia, che si

stanno verificando in Ucraina, potrebbe creare problemi di immagine

del presidente dell'Uefa. Dall'arresto dell'ex premier Yulia

Tymoshenko, al maltrattamento degli animali randagi, ai sospetti sugli

appalti per strade e stadi: e gli hacker attaccano

di LUIGI PANELLA (Repubblica.it 01-02-2012)

Riuscire a mediare tra propositi di rinnovamento del sistema calcio e

'convivenze' scomode è impresa improba nell'era della tecnologia più avanzata

applicata a internet. Ne sa qualcosa Michel Platini, costretto a fare i conti

con Anonymous, che ha preso di mira il sito dell'Uefa ed il suo presidente in

vista dello svolgimento dei prossimi Europei di calcio in Polonia e

soprattutto in Ucraina. Un esercito di hacktivists, pronti all'azione diretta

in stile Hacker, aggregazione solo apparentemente slegata di opinioni,

termometro dell'evoluzione a ritmi frenetici dei tempi: in pratica, il corteo

di piazza trasformato in protesta telematica. Una sorta di legione informatica

che, senza entrare nel merito della liceità dell'azione, usa l'eclatante mezzo

di protesta generalmente per la rivendicazione di diritti civili.

Ma Anonymous versus Platini quando nasce? Le origini del dissenso prendono il

via da lontano. Il progetto di riforma portato avanti dall'ex fuoriclasse

della Juve alla guida dell'Uefa è stato chiaro subito dall'inizio: pur tenendo

conto delle tradizionali potenze del calcio, apertura più ampia possibile

verso i paesi piccoli, nei campionati Europei (l'edizione del 2016 avrà 24

squadre alla fase finale) ed in Champions. In tale contesto, la favola dei

ciprioti dell'Apoel Nicosia, può essere celebrata come un suo trionfo

personale. Platini ha puntato forte anche sull'est: la cosa gli ha portato

consensi e soprattutto voti. La scelta di Ucraina e Polonia quali sedi per la

prossima rassegna continentale suscitò polemiche anche al momento della scelta,

ma continua a generarne a getto continuo.

Stringendo il discorso all'Ucraina (oggetto della protesta), nel mirino non

ci sono gli stadi, o l'organizzazione, ma la situazione democratica nebulosa

che vive quel paese. Il caso di Yulia Tymoshenko, sta destando scalpore.

Accuse sommate ad accuse, tanto che l'eroina della rivoluzione arancione del

2004 è stata arrestata. A nulla sono valse le ondate di protesta, portate

avanti a livello internazionale anche dal campione del mondo dei pesi massimi

di boxe, il popolarissimo Vitali Klitschko: le condizioni di detenzione della

Tymoshenko sono a dir poco discutibili, tanto da rendere necessario anche un

ricovero in ospedale.

Il responsabile di questa deriva autoritaria viene identificato nel

presidente filorusso Victor Yanukovich. E Platini, che farà? Potrà evitare la

stretta di mano con Yanukovich mentre questo si godrà il bagno di folla

durante le partite dell'Ucraina?. Difficilmente potrà esimersi, e la

situazione è ancora più scomoda con il moltiplicarsi delle denunce. Video che

circolano su internet e che testimoniano i metodi brutali per l'eliminazione -

termine forte ma purtroppo calzante - degli animali randagi. E poi le voci,

per ora sottili ma in futuro probabilmente tuonanti, sui rapporti tra il

governo di Kiev e le imprese destinatarie di convenientissimi appalti per la

costruzione di stadi e strade, ed ancora frange di giovani nazionalisti capaci

di creare seri problemi di ordine pubblico, e chi più ne ha più ne metta. Non

sono certo questioni sottovalutabili per un uomo che fa del fair play

finanziario la propria bandiera. Una sorta di frullatore di contraddizioni per

uscire indenne dalle quali le 'Roi' dovrà fare ricorso a tutta la sua

diplomazia. Basterà? Anonymous è in agguato...

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Calcio sotto la neve

Tutti protestano, nessuno interviene.

E nel fine settimana a San Siro si arriverà a -14°

di GIOVANNI CAPUANO (Blog PANORAMA.it 01-02-2012)

[cut]

Gli altri?

Defilato Petrucci: “Preferisco occuparmi di etica dello sport

lasciando ad Abete il compito di riformare il campionato”.

Questa è da incorniciare!!!!

Oggi Galliani ha superato se stesso,

anzi ha superato il punto di non ritorno:

dopo di lui il diluvio o il gelo.

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Egitto, 70 morti

per una partita

GLI ELICOTTERI DELL’ESERCITO

PER PORTARE VIA I CALCIATORI

di FRANCESCA CICARDI (Il Fatto Quotidiano 02-02-2012)

È stato il giorno più violento in Egitto dalla rivoluzione del 25 gennaio

2011: almeno 70 morti e centinaia di feriti negli scontri tra le tifoserie di

Al Masry e Al Ahly del Cairo, scoppiati in seguito a una partita nello stadio

di Port Said, a nord del Paese, sulla costa mediterranea. I tifosi della

squadra locale, Al Masry, hanno invaso il campo alla fine della partita, vinta

per 3-1 sulla formazione della capitale. Sembra fossero armati, coltelli e non

solo, e hanno attaccato direttamente i calciatori dell’Ahly, tra cui anche la

stella, Mohamed Abutrika. I giocatori si sono rifugiati negli spogliatoi e

sono stati evacuati poi in elicotteri militari. La tv della squadra Ahly ha

trasmesso immagini del panico vissuto dai giocatori nello spogliatoio, e lo

stesso Abutrika ha detto: “Questo non è il calcio, è una guerra e la gente è

morta davanti ai nostri occhi. Nessuna ambulanza e niente polizia”.

Queste le prime accuse: la forze di sicurezza non sono intervenute, anche se

tra le vittime ci sarebbero diversi agenti di polizia. La maggior parte delle

vittime sarebbero morte schiacciate, nel caos che è seguito all’invasione del

campo. Anche al Cairo, momenti di tensione quando è stata annullata la partita

per i fatti di Port Said, e un piccolo incendio è stato appiccato nello stadio

della capitale. La Daura (il campionato egiziano) è stato sospeso

immediatamente, la procura ha promesso un’indagine e il parlamento ha

convocato una riunione d’emergenza per oggi. Questa volta dietro alle violenze

non ci sono motivi politici, almeno in apparenza, anche se l’attacco contro

l’Ahly potrebbe essere premeditato e organizzato perchè la squadra ha giocato

dalla parte della rivoluzione. Gli ultras sono stati una presenza importante

in piazza Tahrir e hanno avuto un ruolo fondamentale negli scontri con le

forze di sicurezza. Sono sempre stati in prima linea di battaglia, a tirare le

pietre e i cocktail molotov, e non si tiravano indietro neanche davanti agli

spari. Protagonista degli ultimi scontri, in via Mohammed Mahmud a novembre e

di fronte al Parlamento a dicembre.

La storia di odio tra le forze dell’ordine e gli ultras è ormai vecchia e

risaputa, accentuata ancora di più negli ultimi mesi di lotte e sconfitte per

la polizia di fronte ai manifestanti. Anche per questo, gli agenti non fanno

più il loro lavoro nelle strade egiziane dove la delinquenza è riapparsa

prepotente. La sensazione di impunità e la mancanza di un governo forte fa si

che molti egiziani si sentano liberi di commettere qualsiasi atto, criminale o

no, come coloro che ieri sera hanno ammazzato i tifosi della squadra rivale.

Per i Fratelli Musulmani, principale forza politica, “gli eventi a Port Said

sono pianificati e sono un messaggio da quel che resta del passato regime”,

quello del’ex presidente Mubarak, che un anno fa avvertiva gli egiziani che

senza di lui sarebbe stato il caos.

___

Bend it like Mubarak:

calcio e politica in Egitto

IN BREVE da Studio 02-02-2012

La notizia la sapete già: ieri sera più di settanta persone sono morte e un

migliaio rimaste ferite durante gli scontri seguiti a una partita di calcio a

Port Said, nel nord dell’Egitto. Ottanta egiziani si sono ammazzati per una

partita di calcio, un Paese che sta ancora contando le vittime (circa 900)

della rivoluzione di piazza Tahrir.

Date le circostanze, sorge spontaneo chiedersi quanto gli scontri di Port

Said abbiano davvero a che vedere con il calcio in sé e per sé, e quanto

piuttosto con la politica. Non sta a noi dare risposte.

Ricordiamo che al momento l’Egitto si trova in una fase estremamente delicata

– con l’esercito che controlla ancora, formalmente ad interim, la cosa

pubblica e i partiti islamisti (salafiti e Fratelli Musulmani) che hanno fatto

incetta di voti e forse sono pronti a fare accordi con i generali. E

segnaliamo un articolo da leggere: Bend it like Mubarak. How football has been

reduced into a political game and the game of football into politics of

populism, scritto da Larbi Sadiki, docente di scienze politiche alla

University of Exeter, per il sito di Al Jazeera.

Sadiki punta il dito contro le Forze Armate – “quelli che ci guadagnano da

questo caos” – e scrive:

Perché 70 o 80 persone muoiono nel corso di un incontro off di

calcio? Questa volta non c’è trofeo. O forse un “trofeo” c’è, e

c’è un gioco, ma il suo nome non è “football”. E’ l’unico gioco

in città, ha portato il vento della primavera araba e la

gioventù rivoluzionaria di Tahrir : la dignità, pane e libertà –

il gioco della democrazia, come dicono gli occidentali.

Il resto lo trovate, in inglese, qui.

Modificato da Ghost Dog

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LA RIVOLUZIONE NUOVE PROCEDURE E RIFORMA CODICE ETICO

Revoca scudetti? Decide la Figc

Vi anticipiamo le decisioni del Coni sulla giustizia sportiva:

due gradi di processo e inchieste rapide

di MAURIZIO GALDI (GaSport 02-02-2012)

È il giorno delle nuove norme etiche e della riforma della giustizia sportiva

che saranno valide per tutte le federazioni sportive. La Giunta, prima, il

Consiglio nazionale del Coni, subito dopo, stamattina daranno seguito al grido

d'allarme lanciato dal presidente Gianni Petrucci: «Ormai nello sport siamo al

doping legale».

Riforma della giustizia sportiva Il Coni gioca d'anticipo. Mentre la

giustizia ordinaria discute sulla riforma della giustizia, il Coni nomina una

commissione di studio di sette esperti di alto profilo e vara le nuove linee

guida che, dopo l'approvazione da parte del ministero allo sport delle

modifiche allo statuto Cini, saranno inserite negli statuti federali

attraverso il lavoro di un commissario ad acta (Giulio Napolitano) già

nominato dal Consiglio nazionale.

Processo breve La principale riforma riguarda i tempi di giudizio sportivo.

Il procedimento non potrà (salvo casi eccezionali) durare più di quindici

giorni e i gradi di giudizio passano da tre a due L'impugnazione di un

giudizio potrà avvenire non oltre i dieci giorni per le società e i trenta per

i singoli tesserati. Infine l'appello alla sentenza di primo grado sportivo

potrà essere presentato o presso l'organo di appello federale o direttamente

all'Alta Corte di giustizia sportiva (o al Tribunale nazionale di arbitrato

per lo sport ma solo per questioni che riguardano danni materiali).

Tempi rapidi La Procura federale lavori in fretta. L'inchiesta deve durare al

massimo novanta giorni e non può comunque essere attivata oltre l'anno dai

fatti. Ma questo non è in contrasto con quanto già fatto dalla Federcalcio per

l'illecito sportivo, infatti per i casi segnalati dall'autorità giudiziaria

ordinaria non ci sono questi limiti. Insomma nel caso di un futuro

calcioscommesse (le nuove norme si applicano soltanto per i prossimi

procedimenti) la prescrizione resta quella attuale, anche se Palazzi dovrà

lavorare in tutta fretta. Per lui restano i novanta giorni per svolgere le

indagini.

Norma calciopoli La vicenda calciopoli ha sicuramente dato una spinta alla

riforma. Rispondendo anche alle richieste della Juventus sull'esposto per lo

scudetto 2006, i sette saggi hanno voluto fare chiarezza anche sulla

competenza: d'ora in poi il Consiglio federale sarà «competente» a deliberare

sull'assegnazione o sulla revoca di un titolo sportivo. E lo dovrà fare anche

a seguito di una decisione degli organi di giustizia sportiva. Insomma d'ora

in avanti nessun consiglio federale potrà dirsi «non competente» a decidere

sulla revoca di uno scudetto. E se arriveranno cause risarcitorie? Nessun

problema, le federazioni dovranno stipulare delle assicurazioni per poter

sostenere le spese di eventuali cause risarcitorie. Ma si punta a una clausola

compromissoria che stabilisca come solo il Tnas possa stabilire l'eventuale

risarcimento. La federazione, a inizio di ogni stagione, dovrà comunque

stabilire quanto ogni singola società dovrà versare per l'assicurazione.

Revisioni Anche il capitolo che riguarda la revisione di un processo sportivo

ha subito l'influenza di calciopoli. Innanzitutto la revisione può essere

chiesto solo quando emergano fatti nuovi «decisivi» o se questi sono accertati

dalla giustizia ordinaria in procedimento, comunque la revisione non può

essere chiesta oltre i 30 giorni dalla scoperta dei fatti nuovi o dalla

pubblicazione della sentenza della giustizia ordinaria. La revisione riguarda

solo i tesserati e non le società, ma queste potranno «in caso di

provvedimento illegittimo» contare sempre nell'intervento del Consiglio

federale. E in questo capitolo va inserita anche la norma che stabilisce che

una sentenza non sia annullabile se nel suo testo ci sono errori puramente

«formali». Era il caso delle motivazione della sentenza su Doni nella quale

era richiamato un interrogatorio che non era mai avvenuto.

Etica Norma sull'onorabilità (immediatamente esecutiva con l'obbligatorio

recepimento al primo Consiglio federale utile) che prevede l'ineleggibilità (e

la decadenza) di quei consiglieri federali condannati anche solo in primo

grado per reati con ripercussioni sportive (frode, illecito, concussione,

fallimenti). Riguardano sicuramente Lotito, Morzenti e Preziosi, ma è

probabile che anche componenti del Consiglio Nazionale del Coni possano a

breve incappare in condanne di primo grado. Nulla da fare. La norma sarà anche

retroattiva perché si tratta di etica e non si tratta di ulteriori sanzioni

sportive. Una norma, quest'ultima che ha subito ricevuto il plauso del

ministro allo sport Gnudi.

CHI SONO

I sette saggi che hanno riscritto le norme

I sette saggi della riforma della giustizia sportiva sono: Piero

Alberto Capotosti (Corte costituzionale), Lamberto Cardia

Ferrovie dello Stato), Riccardo Chieppa (Alta corte di giustizia

sportiva), Giulio Napolitano (univ. RomaTre), Pasquale De Lise

(consiglio di Stato), Paolo Salvatore (Garante del comportamento

sportivo) e Giovanni Verde (Csm).

Le novità

Indagini in 90 giorni

giudizio in 15

e un solo appello

Processi

Il processo sportivo non potrà durare più di 15 giorni

salvo casi di particolare complessità.

Indagini

La Procura federale deve svolgere la sua attività

investigativa al massimo in 90giorni e comunque non oltre

un anno dai fatti, eccetto le inchieste ereditate dalla

giustizia ordinaria.

Gradi

Ci saranno solo due gradi di giudizio: il primo interno

alle federazioni, l’appello (da formalizzare entro 7

giorni dalla pubblicazione della sentenza) potrà essere

presentato alla Corte di giustizia federale o all’Alta

corte presso il Coni (in alternativa al Tnas).

Titoli

Sarà il Consiglio federale ad assegnare o revocare i

titoli sportivi a seguito delle decisioni degli organi di

giustizia sportiva e non ci sarà una società direttamente

favorita dall’esito di un procedimento a danno di una

diretta concorrente.

Revisioni

La revoca di un provvedimento potrà avvenire solo davanti

a «fatti nuovi decisivi» o che siano risultanze di

sentenze della giustizia ordinaria.

laSvolta di RUGGIERO PALOMBO (GaSport 02-02-2012)

GIUSTIZIA: BENE L'INTERVENTO DEL CONI

ORA PERÒ VELOCIZZIAMO LE SENTENZE

Svolta epocale. La giustizia sportiva e l'etica girano pagina oggi in

Giunta e Consiglio Nazionale. Una rivoluzione, in parte annunciata, in

parte quasi inedita. Un po' di sentenze della giustizia ordinaria,

l'intera vicenda Calciopoli e quel «doping legale» intorno al quale

Petrucci e Pagnozzi hanno costruito lo sfortunato ma non inutile

tavolo della pace di dicembre hanno suggerito al Coni un'azione

risoluta e meritoria. Che non piacerà a tutti, e che in corso d'opera

sarà certamente perfettibile, ma della quale, tra incompetenze varie e

processi sportivi interminabili, si avvertiva un'assoluta necessità.

I dettagli li trovate (nell'articolo di Maurizio Galdi "Revoca

scudetti? Decide la Figc"). Qui preme fare qualche breve valutazione:

1. impropriamente definita legge Lotito, Preziosi e Morzenti (altri si

aggiungeranno strada facendo), la norma che vieta di ricoprire cariche

in federazioni e leghe a quanti hanno subito una condanna penale di

primo grado è sacrosanta. E il fatto che la Commissione di insigni

giuristi che ha varato la riforma abbia convenuto sulla legittimità

dell'effetto retroattivo non consente altro che una rispettosa presa

d'atto.

2. Mai più incompetenze. Anche questa è una buona notizia, dopo

l'indecoroso balletto di Calciopoli. Il Consiglio federale avrà sempre

l'ultima parola, per assegnare e togliere scudetti. E sarà pure

assicurato contro gli eventuali danni. D'ora in poi i consiglieri

tremebondi non avranno più alibi.

3. Processi e indagini veloci. Non piacerà a Palazzi, ma se ne dovrà

fare una ragione.

4. Due gradi di giudizio. E non più tre, con la facoltà per il

ricorrente di scegliere in appello tra Federazione e Coni. Meglio così

anche se qualcuno potrà forse sollevare un problema

d'incostituzionalità.

5. Più Alta Corte, meno Tnas. Con competenze ben definite. Gli

arbitri (Tnas) facciano solo gli arbitri, al resto pensa l'organo di

giustizia sportiva di livello più alto.

C'è quasi tutto. Cosa manca? Un termine temporale per le sentenze. Da

5 mesi aspettiamo notizie sull'appello dei radiati di Calciopoli, e

per sapere che l'assemblea elettiva della Federsci non era valida ci

sono voluti 15 mesi. Troppo. Un altro piccolo sforzo, ed è fatta.

___

Coni

Processo breve contro i ricorsi

come cambierà la giustizia sportiva

di FULVIO BIANCHI (la Repubblica 02-02-2012)

Processo breve, il mondo dello sport ci prova: oggi la Giunta del Coni voterà

le nuove norme studiate dai Saggi, e che poi saranno approvate dal Consiglio

nazionale. Una riforma rivoluzionaria, che molte federazioni (Figc in testa)

avevano tentato invano di varare. Un modo per mettere un freno ai ricorsi

continui e a quello che Petrucci aveva definito il «doping legale». Ora le

indagini delle procure federali dovranno avere «massima rapidità»,

concludendosi entro «90 giorni dalla ricezione della notitia criminis e, in

ogni caso, non oltre un anno dal momento in cui l'evento si è verificato».

Addio, quindi, alle indagini-lumaca di Stefano Palazzi, che duravano anni a

forza di proroghe. Il processo sportivo, poi, non può «superare i 15 giorni»,

e i gradi di giudizio saranno ridotti da tre a due. Inoltre, altra novità

importante, i consigli federali saranno chiamati a «deliberare, sulla base di

considerazioni di merito sportivo, l'attribuzione di un titolo o la

partecipazione ad un campionato di una o più società in luogo di quella

destinataria della sanzione sportiva da parte di un giudice». La Figc ci mise

14 mesi per dichiararsi «incompetente» di fronte all'esposto della Juventus

che chiedeva la revoca dello scudetto 2006 assegnato all'Inter: ora non

sarebbe più possibile, il consiglio federale dovrebbe prendere una decisione.

Inoltre è stato consigliato alle federazioni di dotarsi di una buona polizza

assicurativa contro i rischi di «eventuali azioni risarcitorie» (la Juve ha

chiesto 400 milioni ad Abete). La Giunta, all'articolo 11 («tutela

dell'onorabilità degli organismi sportivi»), stabilirà poi che i dirigenti

condannati, «ancorché con sentenza non definitiva», sono «automaticamente

sospesi in via cautelare». Scelta elogiata dal ministro dello sport, Gnudi. E

così adesso Giovanni Morzenti, il 31 marzo, non potrà candidarsi per la

presidenza della Fisi, e Claudio Lotito non potrà più fare parte del consiglio

federale della Figc (e dovrà essere sostituito dalla Lega di A).

___

TARDI PER LA JUVE

I saggi Coni

“La Figc sarà competente sugli scudetti”

di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 02-02-2012)

Se la Commissione dei sette «saggi» del Coni fosse stata chiamata ad indicare

la via d’uscita dal cortocircuito fra sport, avvocati e tribunali prima

dell’estate, il consiglio federale della Federcalcio del 18 luglio scorso si

sarebbe dovuto dichiarare competente sulla revoca o meno dello scudetto

assegnato a «tavolino» all’Inter nel 2006. Molte sono le novità contenute nel

lavoro dei «saggi» del Foro Italico che, questa mattina, verranno votate dal

Consiglio nazionale del Coni e che finiranno, poi, sul tavolo del ministro per

lo sport Piero Gnudi in quanto dicastero vigilante. Pasquale De Lise, ex

presidente del Tar del Lazio e del Consiglio di Stato, Giulio Napolitano,

professore di diritto pubblico (e figlio del Capo dello Stato), Paolo

Salvatore, ex presidente del Consiglio di Stato, Piero Alberto Capotosti e

Riccardo Chieppa, ex presidenti della Corte Costituzionale, Lamberto Cardia,

ex numero uno della Consob, e Giovanni Verde, ex vice presidente del Csm,

hanno risposto all’esigenza sollevata da Petrucci di portare lo sport fuori

dal «doping legale».

Le riflessioni della Commissione in punto di diritto avranno valore per tutte

le federazioni sportive, ma è innegabile come il loro impatto più attuale sia

sulla Federcalcio e la giustizia del pallone. Così, oltre alla futura

competenza sull’assegnazione di scudetti o retrocessioni per i consigli

federali, a cambiare saranno tempi e modi di vivere i processi sportivi.

Tradotto: le inchieste si dovranno concludere entro 90 giorni dalla loro

apertura, solo due saranno i gradi di giustizia (dopo il primo, bisognerà

decidere se farsi giudicare dall’organo di appello della propria federazione o

di rivolgersi all’Alta Corte presso il Coni o al Tnas) e i club o tesserati

non potranno più chiamare in causa la pletora di avvocati per invocare come

nullità del procedimento i soli vizi formali.

Lo sfogo, duro e senza precedenti, di Petrucci si consumò alla vigilia del

tavolo della pace, poi naufragato, su Calciopoli. La Commissione dei sette

«saggi» ha anche previsto la nascita di un fondo rischi per ogni federazione:

le conseguenti eventuali richieste danni non potranno essere superiori al

tesoretto previsto ad inizio stagione. In sintesi, la Juve non avrebbe potuto

avanzare una richiesta di 444 milioni di euro al Tar del Lazio per i danni di

Calciopoli. E la sospensione dalle cariche federali dei dirigenti anche se

condannati soltanto in primo grado? Da oggi sarà immediata senza bisogno di

alcuna ratifica dei consigli federali.

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Il caso Ancora tre partite rinviate, campionato sconvolto e tante polemiche

Meno squadre in serie A,

orari sensati e nuovi stadi

La neve fa saltare il banco, ma i problemi sono altri

di ALBERTO COSTA (CorSera 02-02-2012)

MILANO — «Giocare di sera a gennaio? Buona idea. Sia per noi (giocatori) e

anche per chi viene a vedere le partite. . . Scienziati».

Valon Behrami, 26 anni, centrocampista della Fiorentina: uno di noi. Perché è

proprio grazie agli «scienziati» che il nostro calcio ha perduto per

l'ennesima volta la faccia. Per Maurizio Beretta, presidente della Lega dei

club di serie A, vale a dire la Confindustria del calcio, programmare in

maniera scientifica un turno di campionato tra la notte del 31 gennaio e la

notte del 1° febbraio è la cosa più naturale di questo mondo, tanto è vero che

il suo mantra preferito è quello di sempre: «Il calendario è obbligato e

ricalca quello di altri Paesi». Come dire: non rompete, please. Beretta

comunque non ha torto: anche negli altri Paesi si gioca a gennaio. Il problema

è che altrove le cose funzionano in un modo e da noi invece all'opposto e il

presidente evidentemente non se n'è accorto. La verità è che la serie A pensa

soltanto ai soldi, ha venduto pure l'anima alla tv (come ieri ha prontamente

ricordato Jacques Reynaud, vicepresidente dei canali sportivi di Sky,

precisando: «I calendari non li facciamo noi») perdendo così qualsiasi

contatto con la realtà e con il buon senso. Lamentarsi come fa ora il general

manager juventino Beppe Marotta («Mi auguro che l'anno prossimo si valutino i

calendari con più attenzione») significa infatti eludere il problema: dov'era

infatti il potente club di Agnelli quando gli «scienziati» piazzavano il

secondo turno del girone di ritorno nel bel mezzo dei giorni della merla?

Il fatto è che nella categoria degli «scienziati», opportunamente evocata da

Behrami, vanno inclusi pure i colleghi dello stesso, i calciatori,

rappresentati ora da Damiano Tommasi, divenuto il sindacalista di punta dopo

la secolare presidenza dell'avvocato Campana. Storicamente, infatti, l'Aic si

oppone allo smantellamento della piramide dei club professionistici, alla loro

indifferibile riduzione, per salvare posti di lavoro che sovente risultano

essere fasulli visto che ormai si è perso il conto degli stipendi non pagati,

dei contributi evasi e delle crisi più o meno latenti.

Un'operazione di corretto snellimento dell'elefantiaco apparato

professionistico dovrebbe invece partorire in tempi brevi una riduzione della

serie A da 20 a 18 squadre. Sembra nulla, ma 2 club in meno significano 4

partite in meno e, di riflesso, con la scomparsa dei turni infrasettimanali,

da un lato si ridurrebbero di parecchio le possibilità di danni a livello di

calendario da parte degli «scienziati» e dall'altro aumenterebbero invece le

date disponibili per il recupero di partite rinviate o disputate parzialmente

per qualsivoglia motivo e comunque le settimane da dedicare interamente agli

allenamenti.

C'è poi un altro motivo per auspicare il pronto dimagrimento della serie A:

con la diminuzione degli incontri si contrarrebbe infatti quella zona nera del

campionato che, da sempre, produce partite a rischio di tarocco quando di

mezzo ci sono le formazioni che galleggiano nella terra di nessuno, salve ma

senza traguardi concreti.

Il grottesco esito di questo turno infrasettimanale è la goccia che ha fatto

traboccare il vaso. Il tempo delle parole è scaduto: gli «scienziati» — da

Beretta ai presidenti che pensano soltanto agli affaracci loro, dai vertici

della Lega B a quelli della Lega Pro, alla Federcalcio divenuta ostaggio di

gente avida di soldi — puntino al rinascimento del nostro calcio. In attesa di

stadi come quello della Juve (campa cavallo!) diamo un'accelerata alla riforma

della serie A. E comunque ha senso parlare di serie A in presenza di

formazioni che, già a metà percorso, lamentano 30 punti di distacco dall'élite

del campionato e che non mollano l'osso soltanto per mettersi in tasca le

briciole dei proventi televisivi? «In Italia si vuole l'uovo, il c**o caldo e

la gallina. Quando la gallina ha fatto l'uovo va via. Quindi non può avere il

c**o caldo. Noi italiani vogliamo tutto e subito»... Giovanni Trapattoni, il

vecchio Trap: uno di noi.

___

La Serie A finisce a palle di neve

Che polemiche su stadi e calendario. E ora spunta la grana weekend

Galliani: «Spostate Milan-Napoli» La Juve si oppone

L'a.d. rossonero: «Domenica previsioni nere»

Marotta: «Allora rinviamo l'intera giornata»

E la Roma pensa a sabato alle 15 con l'Inter

di MIRKO GRAZIANO & MARCO IARIA (GaSport 02-02-2012)

L'Italia è sommersa dalla neve e il pallone s'è sgonfiato. Quattro partite

rinviate in un solo turno di Serie A, non è un record ma poco ci manca. Negli

Anni 50 per ben tre volte i fiocchi bianchi fecero saltare cinque gare: 27

gennaio 1952, 19 febbraio 1956 e 10 novembre 1957. Niente, però, in confronto

alle polemiche di questi giorni, scatenate dalla miscela stadi

vecchi-calendario ingolfato. Polemiche che investono anche gli equilibri di

quella che, un po' troppo pomposamente, viene definita la Confindustria del

calcio. Perché ieri mattina succede che Adriano Galliani, il vicepresidente

esecutivo del Milan, precorra i tempi di quattro giorni e chieda al presidente

della Lega di differire il match con il Napoli, in programma alle 20. 45 di

domenica a San Siro esercitando i suoi poteri alla luce dell'articolo 31 del

regolamento. Cosa significa? Se c'è la richiesta di una o di entrambe le

società interessate, Beretta ha la facoltà di spostare una partita.

Previsioni Il motivo lo spiega il dirigente rossonero nella sua missiva:

«Tutti i bollettini meteorologici per i prossimi giorni, e in particolare per

il fine settimana, prevedono condizioni climatiche proibitive, quali non se ne

vedevano da 27 anni: a Milano, neve e temperature fra gli 8 e i 10 gradi sotto

lo zero. In queste condizioni, credo fortemente che giocare sia assai più che

inopportuno. Le condizioni davvero estreme che tutte le fonti prevedono, mi

inducono pertanto a chiederti di differire la partita predetta a data nella

quale sia climaticamente possibile disputare una gara normale». Galliani trova

subito la sponda del presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis: «È una

presa di posizione condivisibile. Non si può giocare in certe condizioni

climatiche». Ma non può sottrarsi al fuoco di fila di chi, dietro la sua

richiesta, intravede una convenienza a rinviare la gara di domenica per

evitare un tour de force nell'avvicinamento alla supersfida Milan-Juventus di

mercoledì prossimo in Coppa Italia, tanto più se i futuri rivali hanno già

goduto del vantaggio di saltare l'infrasettimanale.

Risposta Non a caso, a stretto giro di posta arriva la replica della Juventus,

in un duello rusticano che dalla lotta per lo scudetto si sposta nelle stanze

della Lega. L'amministratore delegato bianconero Beppe Marotta lancia un'idea

che sa di provocazione: «Noi come Juve non vogliamo entrare nella richiesta

specifica, crediamo però che a questo punto vada valutata l'intera giornata di

campionato, non solo la singola partita. Dunque, la Lega dovrebbe valutare e

poi decidere in questo senso: rinviare o no l'intera giornata, non la singola

gara. Serve uniformità nelle decisioni, anche per una questione di regolarità

del campionato». Insomma, se si decide di differire Milan-Napoli perché lo

chiede Galliani, allora spostiamo per intero il 22o turno. In Lega hanno già

fatto due conti e, calendario alla mano, ne vien fuori che la prima data

libera per rossoneri e azzurri sarebbe addirittura il 9 maggio: entrambe le

squadre, infatti, sono in corsa in Champions e non è possibile riprogrammare

il match sperando che una delle due venga eliminata prima delle semifinali.

L'orientamento, semmai, è di anticipare l'orario di inizio alle 15. Tra

l'altro, pare che anche la Roma abbia chiesto di giocare nel pomeriggio la

gara casalinga di sabato con l'Inter.

Cure Il maltempo a ogni modo, ha riportato alla ribalta vecchi e

inconcludenti dibattiti: dal format dei campionati all'ammodernamento degli

stadi. La Juventus, per esempio, approfitta della polemica di giornata per

caldeggiare una cura dimagrante della Serie A. Marotta prima dice che

«bisognerà mettersi in testa di disegnare meglio i calendari», poi però va al

cuore della questione e spiega: «Di più, forse è il caso di prendere atto che

è proprio il campionato a 20 squadre a comprimere il calendario». Come dire:

meglio un torneo a 18 o addirittura a 16 squadre. «Anche perché — aggiunge

l'a. d. bianconero — io credo che per fare uno spettacolo all'altezza, serva

il contesto adatto. E oggi non ci sono condizioni adatte, sotto molti punti di

vista».

Altre reazioni In queste ultime ore gli appelli al Parlamento a licenziare la

legge sugli stadi si sono sprecati. «È troppo facile tirare fuori le ricette

dopo — risponde il presidente del Coni, Gianni Petrucci —. La realtà dice che

le partite di calcio vengono rinviate anche da altre parti e non solo in

Italia. Non mi sento assolutamente di condannare la Lega». Si fa sentire pure

l'Aic, col presidente Damiano Tommasi: «Sicuramente vanno rivisti i calendari,

magari aumentando il numero di partite in periodi dell'anno in cui il clima è

migliore». E Demetrio Albertini, vicepresidente federale, propone: «In attesa

che gli stadi vengano sostituiti, cominciamo il campionato in agosto e magari

ampliamo la pausa invernale, per evitare il periodo più freddo».

-------

LA LEGA DECIDE OGGI

Beretta pensa alla domenica pomeriggio

Il presidente: «Non ho altri giorni».

Sky: «I nostri soldi per nuovi stadi: chi lo fa?»

di ANTONELLO CAPONE (GaSport 02-02-2012)

Maurizio Beretta deciderà oggi sull'emergenza maltempo «con la bussola del

buonsenso, del realismo, ritenendo fondamentali l'incolumità dei giocatori e

del pubblico, ma anche la centralità della Lega come organizzatrice della

Serie A nell'interesse di tutti e come titolare dei contratti televisivi con

Sky, Mediaset e Rai che vanno salvaguardati». Sembra che lo spazzaneve ampli

sempre più la carreggiata che porterà a far disputare le partite di domenica

alle 15 evitando il freddo glaciale della notte. La gara del sabato sera è

Roma-Inter: più possibile la notturna, ma il discorso è sospeso. E Genoa-Lazio

alle 12.30 di domenica è già più favorevole delle 15. Tutto il resto al

pomeriggio avrà il senso di «una tantum» che faccia comprendere

«l'eccezionalità». «Il vice presidente del Milan Adriano Galliani ha chiesto

il rinvio ad altra data della gara col Napoli, altri presidenti chiedono che

allora si rinvii tutto, ma dato che noi facciamo fortissimamente il tifo per

Milan, Napoli e Inter in Champions League, francamente trovare ora una data

utile per piazzare un'intera giornata è impossibile. . . ». Basta questa

considerazione di Beretta per far comprendere dove butta l'ago.

I soldi di Sky Sky e Lega hanno interesse ad agire senza strappi. L'a. d.

Andrea Zappia si è intrattenuto a lungo con Beretta venerdì scorso al convegno

di HRC allo Juventus Stadium, presente Andrea Agnelli della Juventus. E ieri

il vicepresidente di Sky Sport Jacques Reynaud ha battuto su un concetto

ribadito anche da Beretta: «Parma-Juve è stata annullata per motivi di ordine

pubblico. Purtroppo l'Italia è indietro con gli stadi di proprietà». Per

Beretta «urge la legge che consenta anche ad altri club di intraprendere la

strada della Juventus», mentre Reynaud accusa: «Sul nostro miliardo e 600

milioni ricevuto in questi due anni soltanto la Juve ha destinato soldi per un

nuovo stadio. In ogni caso il calendario lo fa la Lega, non la pay tv. Meno

partite in diretta? Ok, meno soldi...». I club non ci pensano neanche. E il

segnale di Sky vale pure per la A a 18 squadre...

-------

l’Editoriale di ANDREA "SFIDUCIATO" MONTI (GaSport 02-02-2012)

MILAN E NAPOLI

GIOCATELA ALLE 15

Ci mancava solo Burian, il gelido vento della steppa. Nel prossimo weekend, un

calcio già in tilt per l'arrivo del più prevedibile tra gli avvenimenti in

calendario — cioè l'inverno — rischia di finire nel congelatore. Temperature

di 10, 15 gradi sotto lo zero. Così Adriano Galliani, cui toccherebbe di

rischiare la squadra in notturna sul patinoire di San Siro, chiede di rinviare

la partita. Da Napoli, sferzata dalla pioggia gelida, Aurelio De Laurentiis,

suo avversario di domenica sera, si dice d'accordo. La decisione della Lega è

attesa per oggi ma già si aggomitola l'inevitabile strascico di polemiche e

malignità. Perché Inter e Palermo sì al mercoledì sera, in condizioni non

certo caraibiche, e Milan e Napoli no alla domenica, stesso stadio, stessa

ora? Forse l'a.d. rossonero non vuole che i suoi si presentino alla sfida di

coppa Italia con la Juve (che ieri non voleva giocare e non ha giocato) con

una partita in più nelle gambe? Spera di recuperare qualche infortunato? E via

inzigando…

Alt. Il gioco dei sospetti, da noi, è un rigore a porta vuota. Troppo facile

e neppure divertente. In realtà, la richiesta di Galliani poggia su una

precisa norma del regolamento e ha una sostanza logica su cui la giornalaccio rosa

non può che concordare: l'incolumità degli atleti e degli spettatori va

tutelata, e viene prima di ogni spettacolo sportivo. Il problema è che negli

ultimi tempi ogni turno di campionato si gioca a singhiozzo e la classifica, vittima

di sempre più evidenti strappi temporali, può uscirne falsata. Ogni precedente,

ormai, ha un antecedente e la catena dei rinvii con motivazioni diverse

rischia di far saltare ogni regola.

Di questo si deve preoccupare la Lega: affermare principi validi per tutti e

in ogni circostanza al di là degli interessi particolari. Quelli di ciascuna

squadra e quelli, ancor più possenti, delle televisioni. Non invidiamo Beretta,

la questione del gelo scotta come il fuoco. Certo, si potrebbe dire

che il calcio italiano è, come sempre, vittima delle proprie scelte e delle

proprie magagne. Le ha ricordate ieri con puntualità Alessandro de Calò:

la subalternità dei calendari alle esigenze delle tv che portano a un calcio

indebitato, e quindi facilmente orientabile, un miliardo tondo l'anno; stadi

antiquati e inadatti ad affrontare condizioni appena fuori dalla normalità; un

campionato a venti squadre che comincia presto, si interrompe per un mese e

non finisce mai; una quantità esorbitante di partite soprattutto per le

squadre impegnate nelle coppe che logora il fisico dei calciatori e talvolta

anche i nervi degli appassionati.

Tutto vero. Ma ora si tratta di uscirne, cominciando da domenica. Non

sappiamo se le previsioni che nella giornata danno sole e gelo si avvereranno.

Molte volte ci azzeccano, altre no, come insegna il rinvio di Napoli-Juve a

novembre o l'allarme neve di domenica scorsa su Milano, che pure non ha visto

un fiocco. Più che alla meteorologia, dunque, sarebbe bene affidarsi

alla saggezza. A lume di buon senso, alle tre di pomeriggio in una giornata

fredda e tersa, si può giocare a calcio. E bene. Lo fanno in Inghilterra, in Russia

e in Olanda in piena sicurezza. Dunque, una soluzione c'è: rinunciamo alla

notturna e scendiamo in campo tutti insieme alle 15, sempre ovviamente che le

condizioni di ciascun campo lo permettano. Certo, Sky e Mediaset non faranno i

salti di gioia. Forse si dovrà litigare su qualche penale. Ma intanto il

nostro calcio, attraverso la Lega, avrà dato un segnale di equilibrio e di

indipendenza. Una bella domenica di pallone come una volta, il sapore antico e

tanto chic della sfida minuto per minuto. La gente, ne siamo sicuri,

apprezzerà.

___

Galliani e il rinvio alla carta

di STEFANO OLIVARI dal blog "Guerin Sportivo.it 02-02-2012"

L’amministratore delegato del Milan vuole rinviare la partita

prevista con il Napoli domenica sera a San Siro, giustamente lui

deve fare gli interessi della sua società ma meno giustamente il resto del

calcio italiano lo prende sul serio. Ogni inverno i dirigenti dei club scoprono

che a gennaio e febbraio, nel Nord Italia ma non solo, è difficilissimo giocare

a calcio a un livello decente. Questo a prescindere dagli orari (quelli pomeridiani

sono il minore dei mali), dal numero di partite, dalle preciptazioni atmosferiche

e dall’allarmismo demente dei media (quanti titoli ‘Italia nella morsa del gelo’

abbiamo letto fra ieri e oggi?).

Tasto demagogia: se il pendolare intrappolato nel treno

locale non può decidere il suo ‘calendario’, non si può dire la

stessa cosa della Lega di Beretta. Sorvolando sulla follia della serie A

a 20 squadre (2 di meno significherebbe risparmiare 4 turni e quindi un mese di

partite), iniziare il campionato a metà agosto come quasi tutti i principali tornei

europei darebbe più tempo per i recuperi. E non costringerebbe a dover tifare

per l’eliminazione dalla Champions League delle italiane per trovare date utili a

non fa imbizzarrire Prandelli. Salterà qualche triangolare triste di agosto,

ma le perdite finanziarie sarebbero inferiori all’ingaggio lordo di certi

panchinari.

Questo il discorso generale, mentre quello particolare è ordinaria

furbizia. La Juventus riesce ad andarsene indenne da Parma, dove la neve

avrebbe ridotto le differenze tecniche fra le due squadre, con la proposta di

giocare alla 15 arrivata dopo le 15? E noi mica siamo scemi: in vista della

semifinale di Coppa Italia di mercoledì prossimo chiediamo il rinvio preventivo

sulla base di semplici previsioni meteo. Nemmeno di neve, perchè domenica su

Milano non è prevista, ma solo di freddo. Meno 5 gradi, meno 8, meno 10, le

abbiamo sentite un po’ tutte. Ma si chiama freddo, un fattore che decide il

risultato molto meno di valore sportivo, fortuna, errori arbitrali, errori e prodezze

tecnici, taroccamenti vari.

E’ evidente che la danneggiata principale danneggiata dallo

spostamento sarebbe la Juventus, sia in chiave Coppa Italia che

per la lotta scudetto. Altrettanto chiara è una norma Uefa (fonte: Pietro

Guadagno del Corriere dello Sport) che dice che in assenza di altri impedimenti

atmosferici clamorosi (neve, pioggia, vento oltre i limiti tollerabili) la temperatura

fino a cui si deve giocare è di meno 15 gradi. Oltre i meno 15 la palla passa alla

discrezionalità dell’arbitro, unita alla volontà comune delle squadre. Non

entriamo poi nel discorso sui prefetti-tifosi, che in Italia si sovrappone a

quello sulle regole di Figc e Lega. Insomma, anche il freddo è un’occasione

per mostrare chi è più furbo e più forte fuori dal campo. Inutile dare la

colpa alle tivù, con il solito temino che rimpiange il calcio di Novantesimo

Minuto, perché le tivù sono la fonte principale di sostentamento del sistema.

Comprano solo ciò che è in vendita.

___

MALI DI STAGIONE

LA MERLA INATTESA CHE FERMA IL CALCIO

di GIANCARLO PADOVAN (Il Fatto Quotidiano 02-02-2012)

Nei giorni della merla possono venire solo idee assonnanti e

conseguenti. Partendo da questo assunto, il calcio italiano ha pensato

di organizzare un turno infrasettimanale di serie A e B alle 20, 45,

con il termometro in picchiata verso lo zero e la neve che scendeva

prevista e abbondante in mezza Italia. Risultato: ancor prima di

finire e, in molti casi, ancor prima di incominciare, sono fioccati i

seguenti bollettini tecnico-meteo: sei partite rinviate tra la rabbia

dei tifosi fradici e intirizziti mentre infuria la polemica sulla

regolarità del campionato. Chi è l’autore di questa straordinaria

pensata? Naturalmente la Lega di Serie B e, prima di essa, la Lega di

Serie A, presieduta dall’inamovibile Maurizio Beretta, dimissionario

da oltre sei mesi, eppur convinto di non poter lasciare fino a quando

non si appaleserà qualcuno meglio di lui. Strano, basterebbe Frate

Indovino. Tv a pagamento e stadi inadeguati avranno le loro colpe, ma

se si pensa di giocare nelle notti della merla è inevitabile fare

figure di merla.

-------

Nevica e si ferma il calcio italiano: paragone

impietoso con Germania e Inghilterra

L'ondata di gelo ha causato il rinvio di quattro gare della Serie A (sette

dall'inizio dell'anno, 21 dal 2002). In Germania e in Inghilterra, con

condizioni climatiche molto più difficili di quelle italiane, si gioca sempre

grazie a impianti sportivi all'avanguardia e organizzazione capillare

di DARIO PELIZZARI (il Fatto Quotidiano.it 02-02-2012)

“E’ troppo facile tirare fuori le ricette dopo. La realtà dice che le partite

di calcio vengono rinviate anche da altre parti e non solo in Italia. Stadi

italiani vecchi? Allora, gli stadi sono questi, il clima lo abbiamo visto

tutti: non mi sento assolutamente di condannare la Lega“. Gianni Petrucci,

il presidente del Coni, entra nel merito delle polemiche seguite al rinvio di

quattro partite nell’ultimo turno di campionato (a Bergamo, il caos: gara

prima spostata, poi cancellata con gli spettatori già dentro lo stadio) e

rispedisce al mittente una questione di cui si parla da anni e per la quale

non è ancora stata trovata una soluzione definitiva. Perché se è vero che

giocare al calcio in inverno è più difficile un po’ ovunque, che quando nevica

o piove per giorni anche il migliore impianto entra in crisi e rischia il

collasso, è altrettanto vero che altrove, vedi Germania e Inghilterra, le cose

vanno diversamente.

Nella Bundesliga, il massimo campionato di calcio tedesco, i rinvii a causa

del maltempo si contano a fine stagione sulle dita di una mano, anzi meno. E

si parla di un Paese certamente più freddo del nostro. Finora, nel torneo in

corso, è stata posticipata soltanto una gara (contro le 7 della Serie A, che

diventano 21 se si considerano gli ultimi dieci anni secondo quanto comunicato

dalla Lega Calcio). Ma non a causa di pioggia e/o neve, la ragione è di

tutt’altra natura. L’arbitro Barak Rafati ha tentato di togliersi la vita una

quarantina di minuti prima dell’inizio della partita tra Colonia e Magonza,

storia del novembre 2011. Calcio tedesco fermo in attesa di sviluppi e turno

di campionato da sistemare nelle settimane successive. Altro che nevicata.

“Non c’é paragone tra gli stadi tedeschi e quelli italiani – spiega a

ilfattoquotidiano.it il giornalista del quotidiano Frankfurter Allgemeine

Zeitung, Julius Müller-Meiningen -. Per i mondiali del 2006 sono stati

rifatti tutti gli impianti. Dalle nostre parti dobbiamo fare fronte a condizioni

meteorologiche pesanti, per questo la maggior parte degli stadi possono

contare su sistemi che consentono il riscaldamento del manto erboso. Era una

necessità perché d’inverno nevica sempre, e spesso e volentieri si forma anche

il ghiaccio. In caso contrario, viste le temperature che stiamo raggiungendo

in questi giorni, avremmo dovuto sospendere chissà quante partite”. E ancora,

per chiudere in bellezza: “Se escludiamo lo Juventus Stadium, gli stadi

italiani sembrano di un altro secolo”.

“Negli ultimi dieci anni sono state rinviate in Bundesliga soltanto 8 gare,

di cui 5 a causa del maltempo”, fanno sapere dalla redazione del magazine

sportivo tedesco Kicker, sottolineando che in Germania il massimo campionato

si ferma addirittura per un mese nel periodo invernale. Nella stagione in

corso, la Bundesliga è andata in vacanza dal 19 dicembre al 20 gennaio. Pausa

che in Inghilterra, fronte Premier League, non sanno nemmeno cosa sia. Si

gioca sempre, anche nei giorni di festa di fine anno. E il freddo, il gelo, la

neve e la pioggia? “Non abbiamo avuto alcun rinvio finora – dice a

ilfattoquotidiano.it Paul Wilson, reporter dell’Observer -. Non a causa del

maltempo, almeno. Tottenham-Everton non è stata disputata per la rivolta che

si stava svolgendo a Londra. Mentre invece tra il dicembre 2010 e il gennaio

2011 due giornate di campionato sono saltate per la neve che non ha lasciato

scampo al calcio inglese. Era da tempo che non accadeva una cosa simile, non

si poteva proprio fare diversamente”.

La conferma arriva dall’ufficio stampa della Premier League, che spiega al

fattoquotidiano.it che “è raro che vengano rinviate gare nel campionato

inglese, perché le regole del torneo prevedono che tutte le squadre iscritte

facciano ricorso ad importanti misure di protezione, come il riscaldamento del

campo. In ogni caso, nelle ultime stagioni, la maggior parte delle partite che

sono state posticipate hanno subìto questa sorte a causa del contesto

esterno dello stadio. Quando nevica in modo importante, la viabilità è messa a

dura prova, questo è noto”.

Ricapitolando: in Germania e in Inghilterra, Paesi che non passano per

essere baciati dal sole più di quanto non lo sia l’Italia, si gioca anche in

condizioni metereologiche proibitive. Più che una notizia, un fatto

incontestabile. Se poi si sceglie di giocare la sera, magari per venire

incontro alle esigenze delle tv, le cose non possono che peggiorare. La

soluzione? Certo, ripensare agli impianti, che soffrono di un logorio che è

fonte di difficoltà senza fine. Ma anche, parola del vicepresidente della

Federcalcio, Demetrio Albertini, “iniziare il campionato a fine agosto per

evitare il più possibile le notturne invernali in impianti vecchi, pericolosi

per i giocatori e scomodi per i tifosi”.

___

La neve seppellisce calendario e Lega

di RICCARDO SIGNORI (Il Giornale.it 02-02-2012)

La solita congrega di svampitoni al potere ieri non ha fatto che ripeterci

due-tre concetti (oltre non vanno sennò se li dimenticano) circa stadi non

adeguati, calendari mal pensati, e la necessità di «varare una legge che

consenta di avere stadi più sicuri, riscaldati, con nuove tecnologie» (questa

è una chicca del presidente di Lega Beretta, uno che fino ad oggi stava sulla

luna). Concetti assolutamente condivisibili, se non avessero la muffa. Forse

non è un caso se 13 delle ultime 16 gare sospese, o rinviate, in serie A sono

state a causa della neve. Bologna poi ha il guinness: cinque partite negli

ultimi tre anni. Dice la statistica che solo nel 1985 il tempo fece più danni

e rinvii, in due week end furono fermate due partite di serie A e tre in serie

B, ma le gare si giocavano alle 14,30. Oggi, invece, più c'è freddo, gelo e

neve e più si gioca in notturna. Preferibilmente al nord.

Il presidente del Coni Petrucci, solitamente lucido nelle sue valutazioni,

ieri ne ha detto una di troppo: «I fenomeni arrivano sempre dopo, troppo

facile tirare fuori le ricette dopo». No, qui i fenomeni sono quelli che

dispensano queste ricette da tempo, che dettano i calendari, che non oppongono

mai alcuna resistenza. Vi sembra normale disputare una giornata di campionato

nel mese più freddo dell'anno e tutta in notturna? E non venite a dire che lo

fanno anche gli inglesi. Perché non è necessario imitare gli inglesi in tutte

le loro stupidate. Magari bisognerebbe imitare il loro modo di accogliere i

tifosi e la gestione degli stadi.

Ormai da anni abbiamo occhio ai problemi, da anni sappiamo che tra dicembre e

gennaio c'è pericolo di maltempo, gelo, neve e nebbia. E ormai da anni i

fenomenali presidenti delle società parlano tanto e girano la faccia

dall'altra parte. Oggi di chi è la colpa? Non certo delle tv che comprano un

prodotto e propongono i loro interessi. Piuttosto di questi presidenti, della

Lega e, perché no?, della federazione: non vigilano, neppure per sbaglio,

sull'interesse loro e del campionato, dei calciatori e degli spettatori. È

vero che basterebbe chiudere lo stadio al pubblico, tanto c'è la Tv e si può

veder lo spettacolo stando caldi e seduti in poltrona. Ma poi, frignano

addetti e giocatori, manca l'incasso, manca il calore del pubblico, manca

l'ambiente. Tutti refrain sentiti migliaia di volte. Appunto discorsi da

fenomeni.

Ieri è calata dalla luna una proposta di buon senso dettata da Galliani: se

ci sarà troppo freddo evitiamo la notturna fra Milan e Napoli. In un mondo

dettato dalla logica, si sarebbe evitata la notturna a prescindere. In un

mondo di presidenti fenomeni o di fenomenali imprevidenti sarebbe intelligente

se vincesse, per una volta, una idea da esseri normali. E capaci.

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Stadi di 90 anni fa:

in serie A quattro

le partite rinviate

Neve sugli spalti. Il calcio italiano indifeso davanti ai consueti

fiocchi invernali. Ma la legge per i nuovi impianti è ferma

di GIANNI PAVESE (l'Unità 02-02-2012)

Gli stadi italiani sono così vecchi che difetta loro la memoria: così, la neve

li prende alla sprovvista. C’è chi si ricorda ancora i fiocchi del ‘56, e

quell’altro gennaio incredibile, nel 1985. Gli stadi, no. Così sono

impreparati. Scoperti. I terreni duri come piste di pattinaggio. Sono vecchi e

sono anche invecchiati male, acciaccati.

È colpa degli stadi, allora, se non si sono giocate 4 partite di serie A,

record di ogni tempo: mai si era stati costretti a un rinvio collettivo così

ampio. Eppure c’è una legge che ringiovanirebbe i nostri stadi, e che stagiona

in parlamento come un prosciutto appeso in una cantina: si fa, non si fa. Si

chiama - appunto - legge sugli stadi. Vincolerebbe le società a possedere il

loro stadio di proprietà e garantirebbe l’accesso al credito sportivo per (chi)

debba costruirlo ex novo. Se ne discute - grossomodo - da vent’anni. Perché

uno stadio nuovo “restiste” al maltempo: così è accaduto alla Juventus, che ha

battuto l’Udinese sotto una fitta nevicata. Fra i problemi sollevati per

l’inagibilità ci sono nell’ordine: difficoltà di accesso agli stadi, perché

spesso sono nei centri cittadini, con la viabilità sconvolta dalla neve. A

Torino lo stadio è in un pezzo di città sguarnita. Facile da trovare, da

parcheggiare, da defluire.

Altro problema: gli spalti sono gelati, la neve impedisce agli spettatori di

stare seduti, e pezzi di ghiaccio creano problemi e pericoli. Nel nuovo

Juventus Stadium gli spalti - tutti - sono coperti. Nessuna gradinata

congelata. Ecco: gli stadi nuovi, moderni, permetterebbero di giocare. Non

così per lo stadio di Bergamo, quello di Siena e di Bologna. Il primo è stato

costruito nel 1928. L’Artemio Franchi di Siena è cinque anni più vecchio: del

1923. Ristrutturato per essere disponibile per al serie A, non ha subito

sostanziali modifiche, ma solo artigianali adeguamenti di capienza. Il

Dall’Ara di Bologna è del 1925, quindi quasi coetaneo: fu ristrutturato nel

1990, per i Mondiali, ma le modifiche non andarono in senso di comodità. Fu

introdotta una inutile ma obbligatoria pista d’atletica, e fu coperta la

tribuna, e solo quella. Lo stadio Ennio Tardini di Parma è anch’esso degli

anni venti. Cinque anni fa ci misero mano, per sostituire una tribunetta fatta

di tubi innocenti. Anche l’aggiunta nuova è comunque provvisoria. Il Tardini è

uno degli stadi più belli d’Italia per la visuale degli spettatori, ed ha la

copertura in due settori (entrambe le tribune). Ma il resto è da rivedere: è

piccolo, coprirlo tutto costerebbe anche relativamente poco.

Quattro partite rinviate in stadi tutti ultranovantenni, in una Serie A che

finge di scoprire il freddo, e ogni anno ne fa una questione, ma non la

risolve. Il gelo record ha portato Galliani a chiedere il rinvio di

Milan-Napoli, di domenica prossima, prevista alle 20.45: a quell’ora, in città

sono previste temperature di -10 gradi. Questo è freddo eccezionale, che

impone decisioni nuove. D’accordo. Ma la neve no. Quella è un fenomeno normale,

specie in città come Bologna, Bergamo, anche Siena. Sono gli stadi che non

sono normali.

IL CONI

Il presidente del Coni Gianni Petrucci, che tante volte ha pungolato

Parlamento e Lega Calcio sugli stadi, per una volta però non vuole infierire.

«È troppo facile tirare fuori le ricette dopo. La realtà dice che le partite

di calcio vengono rinviate anche da altre parti e non solo in Italia. Stadi

italiani vecchi? Allora, gli stadi sono questi, il clima lo abbiamo visto

tutti: non mi sento di condannare la Lega».

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IL SORRISO DI CONTE

IL CAOS DEGLI STADI

di GIANNI MURA (la Repubblica 02-02-2012)

Vince l’inverno, perde il calcio. Ma anche la Lazio vince, e il Milan perde

confermandosi alquanto allergico agli scontri diretti. In sostanza, la Juve

resta prima, e con una partita in meno, cosa che, oltre a propiziare una fuga,

fa bene al morale. l’Udinese (2-1 sudato al Lecce) e Lazio tornano a farsi

sotto. Senza Klose, emigrato Cissé, Reja può affidarsi al solo Rocchi in

attacco, e ne viene ripagato (assist per Hernanes e gol). Poco brillante e di

molta sostanza, la Lazio. L’esatto contrario il Milan, sotto ritmo e con un

po’ di presunzione. Guai a entrare in campo pensando d’aver già vinto. Dietro

alle prime quattro, la grande frenata. Sotto la neve a San Siro (e con un

pallone giallo che si fatica a vedere) un’altalena di gol per un 4-4 finale

fra Inter e Palermo che esalta Milito (4 centri, uno in fuorigioco) e Miccoli

(3). Ancora sostituito Sneijder. Polemiche in vista. Perde la Roma, difesa

pessima, e il Cagliari ringrazia: 4-2. Solo a Napoli, 0-0 col Cesena, ci sono

poche emozioni e nessun gol.

Viste le premesse, poteva andare peggio. Intendiamoci: non è uno scandalo se

il maltempo fa saltare quattro partite, ma è preoccupante che ad agosto si

programmi un mercoledì di recupero nei giorni tradizionalmente più freddi

dell’anno, e tutto in notturna. E’ preoccupante che da un turno

infrasettimanale dimezzato si allunghi un’ombra gelida sul fine settimana.

Galliani ha già chiesto il rinvio di Milan-Napoli, la Juve ha già fatto capire

che se non si gioca a San Siro non si gioca da nessuna parte. Evidente che,

nella corsa-scudetto, ognuno tiene a difendere la sua posizione. Allo stesso

modo, il Parma voleva giocare, la Juve molto meno.

Abbiamo un campionato extralarge e stadi inadeguati. Solo la Juve ne ha uno

suo e i benefici si son visti nella gara con l’Udinese. Altrove, non si

sarebbe giocato. D’altra parte, non tutte le squadre possono dotarsi di uno

stadio in tempi brevi. Sorprende che molti presidenti invitino la Lega a

vigilare sui calendari, come se non fossero essi stessi parte della Lega. La

verità è che la Lega quanto a vigilanza può fare (e fa) poco o nulla, avendo

messo il calcio in mano alle tv a pagamento. Sono loro che decidono orari,

anticipi e posticipi. Toccando ferro, perché neve o acqua non disturbino il

cosiddetto evento. E sono i prefetti a decidere sull’agibilità dell’impianto,

non del solo campo di gioco. E’ giusto tutelare l’incolumità di tutti, ma

sarebbe utile decongestionare il calendario riducendo a 18 le squadre di A.

Molti dicono: perché i turni infrasettimanali non si giocano in marzo o

aprile? Perché oltre alle tv il calcio, tutto, deve fare i conti con l’Uefa:

precedenza assoluta e totale mancanza di concorrenza per Champions e Uefa.

Paradossalmente, anche se fossero eliminate tutte le italiane in aprile non si

potrebbe giocare all’ora di cena Siena-Catania. Così si gioca, o non si gioca,

tra un viavai di disposizioni (a Bergamo) o di sospetti.

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Quattro partite saltate

"Calendario da rivedere"

Sky: non lo facciamo noi

Galliani: "No a Milan-Napoli domenica notte"

di EMANUELE GAMBA (la Repubblica 02-02-2012)

La ventunesima giornata di campionato è finalmente cominciata, a spizzichi e

bocconi, con ventiquattr'ore di ritardo sull'orario di partenza. Dopo

ParmaJuventus di martedì, la neve ha congelato anche Siena-Catania e

Bologna-Fiorentina, che si sarebbero dovute giocare alle 20.45: in questi casi,

la decisione del rinvio è arrivata in mattinata, risparmiando a squadre e

tifosi la tiritera delle polemiche e le incertezze dell'attesa. L'annullamento

di Atalanta-Genoa, che era in programma alle 18, è stato invece differito, di

proroga in proroga, per tre quarti d'ora, con la gente (pochina, ma tra loro

molti ragazzini) già dentro lo stadio, gli inservienti che tentavano di

vincere la battaglia con la neve a colpi d'aria calda e inutili righe rosse

tracciate sul campo. Alle 18.45, l'arbitro Gava ha infine, e finalmente,

deciso che giocare non avrebbe avuto un senso, anche se il prato dell'Azzurri

d'Italia è uno dei tre, assieme a quello di Torino e di Milano, dotato di

serpentine che lo riscaldano. Ma la neve, implacabile, ha continuato a cadere,

ricoprendo anche la più pia delle intenzioni. Pure a San Siro, una quarantina

di chilometri più a ovest, ha nevicato con insistenza, ma si è giocato: il

campo ha retto e la copertura degli spalti (soltanto parziale a Bergamo, così

come a Bologna, Siena e Novara, teatro di un'altra partitaa rischio: il

posticipo di stasera con il Chievo) ha garantito l'incolumità degli

spettatori. A Udine la temperatura è scesa sotto lo zero, ma il cielo è

rimasto sereno: con il ghiaccio attorno, ma si è giocato.

Comunque sia, tra il calcio e il maltempo ha stravinto il maltempo: non era

difficile immaginarlo. Il cumulo di rinvii ha ovviamente scatenato un'infinità

di polemiche, alimentate anche dall'inconsueta iniziativa di Adriano Galliani,

che ieri mattina ha spedito una lettera alla Lega chiedendo il posticipo della

partita di domenica sera contro il Napoli: «Avremo condizioni climatiche

proibitive quali non se ne vedevano da 27 anni. Credo che giocare una partita

sia assai più che inopportuno». Inconsueta, la richiesta, perché Galliani non

ha chiesto un anticipo al pomeriggio, in orario meno siberiano, ma un rinvio a

chissà quando. Difatti la Juve ha subito rizzato le antenne, vedendoci forse

la somiglianza con una furberia. A un certo punto, è sembrato che potesse

saltare per intero la ventiduesima giornata, ma con ogni probabilità

stamattina la Lega si limiterà a decidere lo spostamento al pomeriggio di

Milan-Napoli.

La situazione è comunque confusa, e mostra un calcio disorganizzato. «L'anno

prossimo il calendario andrà pensato meglio» ha tuonato Marotta, scuotendo uno

degli aspetti del problema. «L'altro sono gli stadi. Serve fare qualcosa per

accelerare la legge che sorvoli le pastoie burocratiche. È vero che noi lo

stadio l'abbiamo, ma ci abbiamo messo dodici anni a farlo». Nell'attesa,

bisognerà ridurre le notturne invernali, trovare nuove date e «ridurre il

campionato a diciotto squadre», suggerisce Marotta. «La Lega dovrebbe far

partecipare l’Assocalciatori alla stesura dei calendari - protesta Morgan De

Sanctis, portiere del Napoli, e soprattutto farli con maggior buon senso. Non

sono i calciatori che vogliono più vacanze a Natale, piuttosto è la Lega che

per i soldi fa giocare ad agosto il torneo marmellata e quello cioccolata».

Più o meno tutti alludono al fatto che il campionato sia in mano alle tv, che

pagano molto e dunque pretendono un prodotto da prima serata: è chiaro che se

i club volessero giocare di pomeriggio, dovrebbero rassegnarsi a incassare di

meno da Mediaset e Sky. Ma la tv di Murdoch non ci sta: «I calendari non li

facciamo noi, e di certo non abbiamo nulla a che fare, a differenza di

amministrazioni comunali e società, con le condizioni degli impianti», ha

comunicato, con stizza, Jacques Reynaud, vice-presidente dei canali sport di

Sky. «Paghiamo alle società 1600 milioni di euro, ma i club non hanno mai

investito una parte di questi soldi per gli impianti. Il calendario lo decide

la Lega in totale autonomia. Si vogliono diminuire anticipi e posticipi? Basta

chiedere un prezzo accettabile per un prodotto minore». Reynaud, in pratica,

ammette una verità: la serie A si è svenduta alla tv. Il punto è: i club sono

disposti a diminuire i ricavi, a risparmiare su acquisti e ingaggi e a

spendere per gli stadi? La risposta, nemmeno quella, è difficile da prevedere.

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L’antigelo del calcio:

weekend senza notturne

Stop ad altre 3 gare. Posticipo di domenica, tensione Galliani-Juve

di PAOLO BRUSORIO (LA STAMPA 02-02-2012)

Il calcio italiano finisce sotto una valanga bianca: è un mercoledì nero.

L’effetto è devastante oltre che cromaticamente in linea con uno dei club

congelati, la Juventus. Ieri altre tre gare rinviate dopo quella dei

bianconeri contro il Parma di martedì sera: Bologna-Fiorentina, Siena-Catania

e Atalanta-Genoa. Campi e spalti innevati, effetto Alta Badia al Dall’Ara e al

Franchi; prato calpestabile ma tribune patinoire a Bergamo. Identica soluzione

finale, ma percorsi ben diversi. Lineare nei primi due casi perché l’epilogo

era chiaro fin dal mattino (a Bologna addirittura fin dalla sera prima) tanto

da comunicare a mezzogiorno che non si sarebbe giocato, decisamente più

contorto a Bergamo.

Qui è andato in scena un pomeriggio quantomeno caotico: partita programmata

per le 18, ma (con il pubblico già in tribuna) rinviata definitivamente dopo

una serie di posticipi a singhiozzo. Nessuno che si volesse prendere la

responsabilità di far saltare l’incontro, così nel frattempo si è visto di

tutto: inservienti con le scope intenti a spazzolare il campo, soffioni di

aria calda per un tardivo de-icing del campo e delle tribune, Atalanta e Genoa

d’accordo per non giocare, sopralluoghi che ribaltano il verdetto, calciatori

docciati dopo il riscaldamento e poi costretti a rivestire maglia e

pantaloncini, dirigenti furibondi. Insomma, il solito caos fino al verdetto

inappellabile delle 19: «Non si gioca» dice il Gos (sigla entrata nel

mischione: Gruppo Operativo Sicurezza) e tanti saluti a chi allo stadio ci era

comunque andato.

Il sistema è collassato, poche storie. Il rimpallo di decisioni, le tv buone

quando elargiscono quattrini e dispotiche quando «consigliano» le scelte, gli

stadi che gridano vendetta: ce n’è abbastanza per registrare l’ennesima

figuraccia. Al Nord, lo Juventus Stadium e San Siro hanno retto l’urto del

maltempo; gli altri impianti, marci e obsoleti, in parte scoperti e con

accessi medievali, hanno mostrato tutta la loro inadeguatezza.

Giornata dunque mozzata per la quasi metà degli incontri e la prossima

potrebbe essere ancora peggiore. È in arrivo un weekend polare, ormai lo sanno

anche i sassi, tanto che qualche club ha provato a coprirsi: il Milan per

esempio. Adriano Galliani, che dei rossoneri è l’amministratore delegato, ha

inviato una lettera («In queste condizioni, credo fortemente che giocare

Milan-Napoli sia assai più che inopportuno») a Maurizio Beretta, il presidente

della Lega, per chiedere il rinvio della gara in programma domenica sera a a

Milano. La domanda non è passata inosservata e non solo negli uffici del

governo pallonaro. Saputo dell’iniziativa dei rivali, la Juve ha alzato subito

le antenne: «Il Milan fa parte della Lega e la Lega è in grado di valutare

uniformemente le condizioni di praticabilità dei campi. Mi auguro comunque che

l’anno prossimo si valutino i calendari con più attenzione». La traduzione

delle parole di Marotta, ad bianconero, è abbastanza chiara: rinvio per tutti

o per nessuno. Sbriciolare il campionato non è mai bello, in questa fase

cruciale poi lo è ancora meno. Per dire: se venisse accolta la richiesta di

rinvio del Milan, l’unica data potabile (tra Champions e Coppa Italia),

sarebbe il 9 maggio, mentre le gare annullate tra martedì e ieri verrebbero

giocate tra il 15 e il 22 febbraio. Nei giorni della Champions e, per

rispettare il regolamento Uefa, nel pomeriggio. La Lega barcolla. Alcuni club,

la Juve in testa, avrebbero gradito anche un coinvolgimento e un tavolo di

discussione, e allora il governo del pallone sta valutando una soluzione che

salverebbe capra e cavoli, tv e regolarità (e di rimbalzo anche il pubblico):

anticipare tutta la prossima giornata alle 15. Cancellare le notturne di

sabato e domenica e avvertire gli spettatori con almeno 48 ore in anticipo.

Escamotage che potrebbe trovare l’avallo di Sky e Mediaset e garantire la

continuità di un torneo già sbalestrato dallo sciopero dei calciatori,

dall’alluvione(GenoaInter), dalla sospensione preventiva per un acquazzone

(Napoli-Juve). Mancavano neve e gelo: sono arrivati e ci hanno sorpreso in

mutande. Fa molto freddo e non è neanche un bel vedere.

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RETROSCENA

Sky attacca “Le pay tv non decidono i calendari”

di ELIO PIRARI (LA STAMPA 02-02-2012)

Sei partite rinviate in due giorni tra A e B, non era mai successo. Mentre la

polemica su cosa conti di più tra audience, una gara rinviata e una tifoseria

congelata infuria, dopo Parma e Juve martedì, ieri anche Siena e Catania,

Bologna e Fiorentina, Atalanta e Genoa non hanno giocato in serie A. Abete,

tautologico, ha spiegato che siccome fa freddo «le avverse condizioni

climatiche non agevolano il regolare svolgimento delle gare». Nel frattempo

Galliani ha chiesto a Beretta il rinvio di Milan-Napoli del 5 febbraio alle 20,

45 «a una data che preveda condizioni climatiche normali».

Tutti in ginocchio, ma le più colpite dal gelo e dall'inadeguatezza dei

gestori del vapore sono le pay-tv, i soggetti cioè che sostengono il caotico

baraccone. Per la prima volta le pay si trovano a dover fare i conti con le

abitudini radicate degli abbonati e con palinsesti il cui grande appeal sfugge

alla logica degli eventi naturali. In caso di maltempo, quando entrano in

gioco problemi di ordine pubblico il compito di dare l'agibilità allo stadio

spetta alle prefetture; agli arbitri resta quello di verificare la

praticabilità del campo. Le regole sono chiare. Alle tv non resta che

registrare.

«L'assunto che siano le tv a decidere orari e rinvii è sbagliato», dice

Ettore Rognoni, responsabile dello sport Mediaset, «le decisioni vengono prese

in Lega in base alle valutazioni sportive dei club, i calendari li fanno

loro». Una gara in prima serata però fa gola soprattutto a voi. «Anche quella

delle 12,30 fa gola, ma per quanto ci riguarda anticipi e posticipi classici

sono sufficienti». Per voi una partita rinviata cosa significa? «Poco. Il

discorso temporale è ininfluente. Il rinvio di Juve-Siena non ha spostato

nulla». Perché tutte queste polemiche allora? «Perché, se escludiamo Torino,

andare allo stadio vuol dire andare in guerra, ma questo è un altro discorso».

Jacques Raynaud, vice presidente di Sky sport, ha ribadito il concetto: «Le

tv non hanno nulla a che fare con le condizioni degli stadi, cosa che non si

può dire per alcune amministrazioni locali e alcuni club che dagli abbonati

negli ultimi due anni hanno ricevuto 1 miliardo e 600 milioni di euro.

Purtroppo le società di calcio, ad eccezione della Juventus, non hanno

investito quasi nulla di questa cifra straordinaria negli stadi dove accolgono

ogni domenica i loro tifosi, con le evidenti conseguenze di queste ore».

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Intervista

Il presidente di Lega

“Rinviare il Milan? Non ci sono date...”

di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 02-02-2012)

Presidente Maurizio Beretta, Italia sotto zero, calcio in

frigorifero e la sua Lega sotto accusa. Come pensa di rompere

l’accerchiamento?

«Detto che davanti a questioni di pubblica sicurezza tutto passa in

secondo piano, fatemi dire che il calendario del campionato non è

frutto dell’improvvisazione...».

A cosa si riferisce?

«Venti squadre in A significano trentotto partite, poi ci sono le

coppe, c’è la Nazionale, la sosta di almeno due se non tre settimane

per Natale e, quest’anno, ci si è messo anche lo sciopero dei

calciatori: ditemi se si può improvvisare un calendario con tutte

queste variabili».

Niente lasciato al caso. Poi arriva la neve e. . .

«In queste ore ho letto e sentito di tutto. C’è chi scomoda

addirittura l’Uefa lodando il massimo organismo europeo del pallone

per la sosta di Champions League ed Europa League da dicembre a metà

frebbraio. Questi signori non sanno che se si ferma l’attività fuori

confine non si può fare altrettanto con quella nazionale. ».

Eppure una via d’uscita per far convivere calcio ed inverno ci

sarà.

«È una questione di sistema. Si potrebbe pensare di cominciare il

campionato prima o di terminarlo più tardi sempre che gli impegni

della nazionali lo consentano. Stando così le così, con gli spazi

durante la stagione tanto affollati se non inesistenti, trovare una

soluzione non è semplice».

Quanto influisce la mancanza di stadi nuovi e funzionali?

«Influisce eccome. Guardate cosa è accaduto per Juve-Udinese della

settimana scorsa: a Torino nevicava, ma si è giocato lo stesso. In

sicurezza e garantendo lo spettacolo: aspettiamo con fiducia una legge

sugli stadi che ancora non c’è».

L’amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani, ha già

chiesto il rinvio della sfida fra i rossoneri e il Napoli di

domenica sera a San Siro.

«C’è un aspetto da non dimenticare mai: nostro compito è quello di

garantire la regolarità del campionato. Se non esistono date utili

perché le squadre sono impegnate nelle coppe europee, non ci si può

mica augurare che vengano eliminate o che quella determinata partita

sia fatta svolgere a fine stagione...».

Come ha vissuto l’attesa per la decisione definitiva su

Parma-Juve? Quel lungo tira e molla ha dato fastidio a molti.

«Determinate decisioni non spettano a noi, o soltanto a noi intesi

come Lega Calcio. In questo caso, se far giocare Parma-Juve o rinviare

la gara, dipendeva da altri organismi».

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Maltempo sul campionato

Le ragioni di Galliani sbattono

sul calcio gestito ad minchiam

di IVAN ZAZZARONI (Libero 02-02-2012)

Chissà perché mi ritorna in mente una quasi sera d’inverno del 2002. Era il 24

gennaio, al Tardini si stava giocando (si fa per dire) la sfida di coppa

Italia tra Parma e Brescia, la temperatura non era sopportabile, il terreno

uno scherzo di pessimo gusto, quattro spettatori in croce, giunse la notizia

della morte in un incidente stradale di Vittorio Mero che, squalificato, era

rimasto a casa. Baggio, sconvolto e col ginocchio ballerino e pronto a saltare

di nuovo, decise lo stop. Una partita impossibile fu sospesa per causa di

forza maggiore (spinta emotiva).

Niente è cambiato da allora. Dieci anni dopo - ripeto, dieci - quattro

notturne sono state rinviate per neve: si è incredibilmente scoperto che nei

giorni della merla in Italia può nevicare e la temperatura scende sotto lo

zero e gli stadi fanno schifo e allora la lega si è infilata (la) Beretta e

per la centesima volta ha ripetuto che è necessaria la legge sugli stadi,

mentre Galliani-Giuliacci le ha inviato una lettera di invito a congelare

Milan-Napoli di domenica sera in attesa di tempo migliore.

Siamo un calcio ripetutamente ridicolo e non ho alcuna intenzione di gridare

allo scandalo, ora, dal momento che l’estate scorsa, sfogliato il calendario

della Serie A, mi dimenticai - come tutti del resto - di scrivere che era una

follia programmare un turno serale a inizio febbraio. Siamo ridicoli, ma siamo

italiani.

Dal vostro rinviato speciale, due parole su quello che è successo sui campi

praticabili, ovvero a Milano (on ice), Udine, Roma, Cagliari e Napoli.

Della serie il mercato invernale non ha cambiato nulla, ecco a voi il gol di

Pazienza dopo appena due minuti e, per contro, l’impiego dall’inizio di El

Shaarawy - che l’arrivo di Tevez avrebbe allontanato dal campo - al fianco di

Gulliver e Robinho. L’assenza di Klose ha indotto Reja ad aumentare la densità

della Lazio che ha tolto lo spazio a Ibra. Hernanes e Rocchi hanno fatto un

regalo alla Juve.

Guarìn, infortunato, è rimasto a guardare Sneijder che, partito dietro

Milito-Pazzini, è stato spostato a sinistra lungo la fascia meno innevata per

il 4-4-2 che rassicura Ranieri. L’Inter, con Poli (Nord) in mezzo e il

Principe illuminato, si è mossa bene ma ha ballato dietro.

Divertente (anche per l’attacco del Cagliari) la Roma dalla difesa

emozionante (e non è solo colpa di Kjaer); confuso il Napoli ridisegnato da

Mazzarri - è anche una questione di linguaggio e consumo: il Mou italiano

“arriva” di meno ai suoi.

PS. Qualcuno spieghi a Conte che i calendari li stabiliscono le tv a

pagamento le quali non sono interessate alle dirette infrasettimanali

alle 15. La lega è schiava.

Dei milioni che riceve.

Se siamo ridicoli, caro Zazzaroni, guardi pure Galliani, anzi soprattutto Galliani

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Zamparini: “Rinvii? Se ne parla perchè lo chiede

il Milan. Basta notturne ma le tv hanno ragione”

di GIOVANNI CAPUANO (Blog PANORAMA.it 02-02-2012)

La parola figuraccia non gli piace. Però quello che è successo in questi due

giorni deve spingere il calcio italiano a cambiare: “Non a campionato in corso

però” dice Maurizio Zamparini, presidente del Palermo che non digerisce

l’idea che possa essere l’iniziativa di una singola società a far cancellare una

partita per freddo: “Se lo chiedesse il Palermo o l’Atalanta non

l’ascolterebbe nessuno. Siccome c’è di mezzo il Milan magari lo ascoltano”.

Però qualcosa bisogna fare a patto di non demonizzare le televisioni che con i

loro soldi consentono al calcio italiano di sopravvivere: “La verità è che non

si dovrebbe giocare alla sera d’inverno però le televisioni hanno il diritto

di dire la loro”.

Presidente Zamparini, cosa ne pensa della figuraccia cui ci siamo

esposti in questi due giorni di neve e gelo che hanno cancellato mezza

serie A?

“Perché figuraccia? In fondo non nevica dieci volte all’anno e quando viene…

Semmai la figuraccia la facciamo a non dire che non si deve giocare di sera al

Nord in inverno”.

Ma quello del suo Palermo ieri sera a San Siro è stato calcio o no?

“E’ stato calcio perché anche sui campi del Nord Europa si gioca in queste

condizioni. Il campo non era in buone condizioni però anche una volta c’erano

i campi ghiacciati. Non era diverso”.

Allora ha torto Galliani quando dice che domenica sera non si può

giocare e secondo le previsioni San Siro sarà in condizioni migliori

rispetto a ieri?

“Non so perché chieda di cancellare la partita. Non si può cambiare le cose a

campionato in corso ma al massimo deciderle in via preventiva e organizzarsi.

Ripeto: bisogna evitare di giocare alla sera e programmare le partite

invernali al pomeriggio”.

Si rischia di creare un precedente? Passasse la tesi di Galliani da

domani ogni presidente potrebbe legittimamente chiedere di cancellare

una partita per particolari condizioni…

“Se lo chiedesse il Palermo o l’Atalanta non l’ascolterebbe nessuno. Siccome

c’è di mezzo il Milan magari lo ascoltano. E’ questo che stona. Per me è

indifferente però queste cose vanno previste a inizio campionato facendo leva

sulla nostra esperienza. Devo anche dire che negli ultimi anno le cose sono

migliorate; ricordo partite giocate sul ghiaccio senza troppe discussioni”.

C’è il rischio di esagerare anche nella nostalgia del calcio di

vent’anni fa?

“Si sta esagerando. I teloni che ieri ha messo l’Inter una volta non c’erano

e nelle condizioni di ieri sera non si sarebbe giocato a Milano”.

Abete ha detto che è inutile che i club si lamentino dopo aver

inseguito i profitti delle televisioni. I tifosi in queste ore la

pensano allo stesso modo. Cosa risponde?

“I tifosi vogliono che si acquistino i giocatori di un certo livello e i

soldi delle televisioni servono a quello. Noi facciamo il 70-80% del nostro

fatturato con i soldi delle tv e siamo condizionati alle loro condizioni.

Dobbiamo accettare la situazione cosi com’è. La televisione ha diritto di dire

la sua”.

Quindi quando voi dirigenti dite che bisogna evitare di programmare

partite in notturna di inverno fate un’affermazione di principio

difficilmente applicabile?

“Bisogna mettersi a un tavolo anche con le televisioni e chiedersi che tipo

di spettacolo sia se poi dobbiamo cancellare le gare per la neve oppure si

giocano partite che non sono calcio. In Inghilterra e Germania giocano

comunque. Facciamo come loro”

Il presidente dell’Aic Tommasi vorrebbe cambiare i criteri e

riscrivere tutti i calendari. Non hanno colpe anche i calciatori?

“Non si tratta di distribuire colpe. Ci sono corporazioni. Tommasi difende la

corporazione dei calciatori e altri ne difendono altre. Quello che manca è il

buon senso. Sediamoci attorno a un tavolo e facciamo tesoro delle esperienze

anche degli altri per migliorare”.

Sarebbe disposto a far iniziare il campionato ad agosto a Palermo?

“A Palermo in agosto si gioca meglio che a Milano se si gioca di sera.

Bisogna vedere se la corporazione dei calciatori vuole giocare in agosto”.

Sky ha detto: meno partite, meno dirette, meno squadre in campionato

uguale meno soldi. C’è poco margine per trattare?

“In Inghilterra e Germania sono a venti squadre. Inutile fare polemiche su

questo. In Italia siamo abituati a polemizzare su tutto. Siamo noi che

dobbiamo cambiare in meglio, non la situazione atmosferica”.

In Lega Calcio siete divisi. Difficile che riusciate a mettervi

d’accordo per prendere decisioni importanti…

“Le decisioni importanti non le prendiamo noi che abbiamo solo un potere

consultivo e il nostro consiglio non lo chiedono quasi mai. Bisogna avere il

buon senso di sedersi intorno a un tavolo anche con le televisioni e trovare

una soluzione guardando ai paesi che sono più evoluti di noi”.

Pronostico su come finisce la questione sollevata da Galliani?

“Non mi piace fare pronostici”.

Però il fatto stesso che se ne discuta però è già un precedente?

“In Italia discutiamo sempre di tutto… Siamo un paese di precedenti”.

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Scommesse L’atalantino invita al pentimento, ma lui è restio a collaborare

«Doni faccia solo una cosa

confessi quello che sa»

Il pm Di Martino: «Finora ha detto poco...»

di CLAUDIO DEL FRATE (CorSera 02-02-2012)

MILANO — «C'è una persona che per prima dovrebbe rispondere all'appello a

presentarsi dai magistrati lanciato da Cristiano Doni: è Cristiano Doni

stesso...». In attesa di incontrare oggi il procuratore della Federcalcio

Stefano Palazzi, il pm della calciopoli di Cremona Roberto Di Martino si

concede una battuta. Magari per consolarsi del fatto che, da quando l'ex

capitano dell'Atalanta ha invitato tutti i suoi colleghi a collaborare con la

giustizia, nessuno ha bussato alla sua porta.

«Doni ci ha raccontato davvero poco — commenta Di Martino — e solo dopo

essere stato arrestato. E non sempre è stato chiaro». Vista la risicata

collaborazione raccolta fino ad oggi, la Procura di Cremona va a caccia delle

prove senza aspettare che gli arrivino sull'uscio: è di ieri la notizia che

funzionari della questura sono volati a Budapest per cercare di sapere

qualcosa di più (e sollecitare la trasmissione di atti) a proposito di Gabor

Horvath: quest'ultimo, mediocre calciatore del campionato ungherese, ha

cominciato a collaborare con le autorità del suo Paese che stanno indagando

sulle partite truccate. Anche Horvath dice di aver conosciuto alcuni degli

«zingari» su cui indaga l'Italia e anche Horvath, a sorpresa, ha inserito

nella lista degli incontri a suo dire «taroccati» Lecce-Lazio (2-4) dello

scorso campionato. Cosa potesse sapere l'ungherese delle scommesse della serie

A italiana standosene a centinaia di chilometri di distanza è un mistero, ma

guarda caso quello è uno degli incontri su cui ha gettato ombre anche Carlo

Gervasoni, l'ex difensore di Mantova e Albinoleffe rivelatosi una delle

«fonti» più preziose dell'inchiesta cremonese. Il vero salto di qualità,

tuttavia, l'indagine lo farebbe qualora venisse arrestato Almir Gegic lo

«zingaro» ed ex calciatore del campionato svizzero considerato da più di un

testimone il depositario dei segreti della serie A italiana.

Ma se a Cremona fino a oggi il pm Di Martino ha raccolto nel suo lavoro

collaborazioni spontanee piuttosto rare, un po' meglio va a Bari, l'altra

Procura in questi giorni particolarmente attiva sul fronte del

calcioscommesse. Ieri dal pm Ciro Angelillis si è presentato per la prima

volta a deporre Angelo Iacovelli, un infermiere che nel Bari, pur non avendo

alcun incarico ufficiale, si presta a lavorare come factotum per molti

giocatori. Secondo quanto trapela dal capoluogo pugliese, Iacovelli avrebbe

ammesso di aver fatto in qualche occasione da «postino» (di informazioni ma

non solo) tra i calciatori e gli scommettitori interessati a pilotare il

risultato degli incontri del Bari; l'infermiere ha però negato che i suoi

interlocutori appartenessero al «giro» della malavita organizzata; referente

degli scommettitori sarebbe stato invece Antonio Bellavista, ex centrocampista

del Bari e già inquisito a giugno nell'inchiesta di Cremona. Bellavista

costituirebbe dunque un punto di saldatura tra le due Procure.

Infine c'è da registrare la trasferta di oggi di Palazzi a Cremona: la

Federcalcio ha già ottenuto gli atti prodotti dall'inchiesta di Cremona tra

dicembre e gennaio e ora potrebbe chiedere il permesso di interrogare gli

ultimi indagati che ancora si trovano agli arresti domiciliari. L'obiettivo

resta quello di giungere a una sentenza da parte della giustizia sportiva

entro la fine del campionato.

___

L'inchiesta Ulteriori pericoli per le squadre pugliesi dopo l'interrogatorio di Iacovelli

«Sì, scommettevano»

Bari, l'infermiere conferma. C'è un pentito in Ungheria

di VINCENZO DAMIANI (Corriere del Mezzogiorno - Bari 02-02-2012)

BARI — Da un lato le conferme che giungono dalle parole dell'infermiere barese,

Angelo Iacovelli; dall'altra parte un nuovo «pentito» ungherese, Gabor

Horvath, che potrebbe accelerare le inchieste sul calcio scommesse delle

Procure di Bari e Cremona e inguaiare il Lecce e il club biancorosso. Ieri

mattina, nella caserma dei carabinieri di via Tanzi, è stato interrogato

Iacovelli: l'uomo, difeso dall'avvocato Andrea Melpignano, è accusato dal pm

Ciro Angelillis di concorso in frode sportiva, avrebbe fatto da tramite tra i

giocatori biancorossi indagati e gli scommettitori, tra i quali anche l'ex

capitano del Bari, Antonio Bellavista. L'interrogatorio era stato chiesto

dallo stesso Iacovelli, all'indomani delle dichiarazioni rilasciate alla

magistratura dal difensore Andrea Masiello, per chiarire alcuni aspetti della

vicenda. Per circa due ore l'infermiere è stato ascoltato dal pm e dal

maggiore dei carabinieri, Riccardo Barbera, il verbale è stato secretato.

Secondo alcune indiscrezioni avrebbe ammesso di aver fatto da trait d'union,

ma avrebbe escluso di aver mai avuto contatti con la criminalità. In sostanza,

lo scorso campionato, a lui sarebbe stato affidato il compito di comunicare

agli ex giocatori biancorossi l'offerta da parte degli scommettitori per

truccare la singola partita e riportare a destinazione la risposta.

Qualora la proposta veniva accettata i soldi (da 50 a 80mila euro, a seconda

del match) venivano consegnati ai calciatori, in caso di scommessa fallita la

somma tornava indietro. Gli inquirenti non escludono che Iacovelli abbia anche

puntato per conto dei giocatori, ai quali la legge sportiva vieta le

scommesse. All'infermiere è stato chiesto l'identità delle persone che

puntavano, da dove arrivavano i soldi, quali calciatori, oltre a quelli noti,

fossero coinvolti, e quali le partite truccate.

Al momento, le sfide sospette dovrebbero essere dieci. Gli interrogatori non

sono terminati, già oggi sarà ascoltato un altro giocatore, mentre domani il

procuratore federale, Stefano Palazzi, sarà in Procura a Bari per raccogliere

informazioni.

Ma anche a Cremona le acque si muovono: gli agenti dello Sco sono in Ungheria

per acquisire e portare sulla scrivania del pm Roberto Di Martino le copie dei

verbali tradotti del «pentito» Gabor Horvath, calciatore che ha militato nella

basse serie magiare e che ha deciso di collaborare con la magistratura del suo

Paese. L'uomo ha ammesso di aver partecipato alle combine dei tornei ungheresi

ma ha fatto rivelazione anche sui campionati italiani. Ha raccontato di aver

avuto contatti con alcuni componenti del «gruppo degli zingari» (gli stessi

indagati a Cremona e che per due volte sarebbero stati nel capoluogo pugliese,

anche nei giorni precedenti Bari-Sampdoria), di aver partecipato a scommesse

su alcuni match di serie A. In particolare, Horvath avrebbe parlato di

Lecce-Lazio (2 a 4) del maggio 2011, confermando quindi la confessione di un

altro indagato, il difensore Carlo Gervasoni (altro ex biancorosso)

___

CALCIOSCOMMESSE

Iacovelli: «Davo i soldi ai calciatori per le combine»

A Bari interrogato l'uomo-chiave dell'inchiesta

E a Napoli sentito di nuovo Malesani

di FRANCESCO CENITI (GaSport 02-02-2012)

Un infermiere dopo Andrea Masiello e Marco Rossi. Ieri a Bari, infatti, è

stato interrogato Angelo Iacovelli, indagato nell'inchiesta sul calcio

scommesse condotta dalla Procura del capoluogo pugliese. La sua è una figura

centrale: è stato proprio l'infermiere a consegnare le buste con i soldi ai

calciatori per alterare alcune partite dello scorso campionato di A. Nei mesi

scorsi Iacovelli aveva reso delle dichiarazioni spontanee, poi una volta

finito nel mirino dei magistrati si era avvalso della facoltà di non

rispondere. La svolta nella scorsa settimana: la deposizione dei due giocatori

(a loro volta indagati) che avevano concordato con gli inquirenti

l'interrogatorio, fatto importanti ammissioni e rivelazioni sul sistema delle

combine, ha «consigliato» una strategia diversa pure a Iacovelli che ha

chiesto l'audizione svolta in una caserma dei carabinieri alla presenza del pm

Ciro Angelillis.

Top secret Il verbale è stato secretato, come è accaduto con quelli di

Masiello e Rossi, ma sono filtrate alcune indiscrezioni: l'infermiere avrebbe

ammesso di aver fatto da collegamento tra i calciatori e i diversi

scommettitori, prestandosi a portare le buste con i soldi (80 mila euro a testa)

per i tarocchi. I nome dei giocatori sarebbero sempre gli stessi: oltre a

Masiello e Rossi, anche Bentivoglio, Belmonte e Parisi, ma non sono escluse

delle novità. Iacovelli avrebbe negato i contatti con la malavita barese.

Intanto oggi Stefano Palazzi, procuratore Figc, sarà a Cremona dal pm Di

Martino per acquisire materiale utile a imbastire i prossimi processi

sportivi. Domani, invece, si recherà a Bari dal procuratore Laudati.

Inchiesta Napoli Ieri Alberto Malesani, ex allenatore di Bologna e Genoa, è

stato ascoltato per la seconda volta in tre mesi come persona informata sui

fatti dai magistrati che hanno aperto due fascicoli distinti su inchieste per

gare truccate e scommesse illegali. Malesani si è trattenuto oltre un'ora

negli uffici dei pm Ardituro e Sirlo, coordinati dal procuratore aggiunto

Melillo. L'indagine è quella in cui è indagato Matteo Gianello, ex portiere

del Napoli, per frode sportiva.

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LA NOVITÀ

Mini-abbonamenti senza la tessera

Sì del Viminale

La Roma ne aveva fatto richiesta. Si parte subito

art.non firmato (GaSport 02-02-2012)

L’Osservatorio del Viminale ha dato il via libera alla vendita da parte delle

società di un «carnet elettronico di biglietti» che le società sportive

nell’ambito della propria autonomia di impresa, potranno adottare a partire da

subito e sino alla fine di questo campionato, vendendolo anche a chi non ha la

tessera del tifoso. Il carnet, sottolinea l’Osservatorio, «rispetta pienamente

le normative di sicurezza, ha carattere sperimentale, riguarda le sole partite

casalinghe e risponde all’esigenza di favorire al massimo i canali di vendita

dei biglietti».

No a fini commerciali L'Osservatorio ha però chiesto alle società di «adottare

misure organizzative che facilitino i tifosi nell’adozione di tale strumento,

secondo logiche di servizi e non solo di mera attività commerciale» in

osservanza di quanto stabilito dalla recente decisione del Consiglio di Stato.

L’okay di oggi viene dopo una richiesta avanzata dall’intera Lega di Serie A,

anche se in un primo momento da apripista era stata la Roma per favorire i

propri tifosi. Per la prossima stagione l’Osservatorio ha anche dato il

compito a un gruppo di lavoro di elaborare un sistema di semplificazione per

l’acquisto dei biglietti soprattutto per i minorenni.

___

I confini del Daspo

Divieto di stadio? Salve le amichevoli

di FRANCESCA MILANO (Il Sole 24 Ore 02-02-2012)

Non è possibile obbligare un tifoso a presentarsi in commissariato durante

tutte le partite di calcio di una squadra perché non si possono conoscere

tutte le date degli incontri, comprese quelle delle partite amichevoli. Con

questa motivazione la Terza sezione penale della Corte di cassazione ha

accolto il ricorso di un tifoso del Modica. Nella sentenza n. 4369/2012,

infatti, la Corte di cassazione ha spiegato che «il riferimento a

"manifestazioni sportive specificamente indicate" richiede non che queste

siano indicate nominativamente, ma che esse siano determinabili, con certezza,

dal destinatario del provvedimento». Ma se le partite di campionato sono

determinabili, lo stesso non può dirsi per le "amichevoli" che possono essere

decise, senza una preventiva programmazione, «in rapporto alle esigenze del

momento, alla individuazione delle squadre avversarie, all'accordo con le

stesse, alla disponibilità dell'impianto». Insomma, troppe variabili per un

calendario certo. E «in ipotesi del genere – sottolinea la Cassazione – il

destinatario del provvedimento verrebbe esposto a divieti indeterminati che

potrebbe non essere in grado di rispettare». Cosa non del tutto priva di

problemi, visto che la legge prevede, in caso di inosservanza dell'obbligo, la

reclusione da uno a tre anni e la multa da 10mila a 40mila euro. «Nel caso in

cui gli incontri amichevoli non siano adeguatamente pubblicizzati (stampa,

sito della società, radio, televisione) – conclude la Corte – deve ritenersi,

quindi, non esigibile l'obbligo di osservanza della prescrizione». La sentenza

si riferisce al caso di un tifoso al quale il questore di Siracusa aveva

vietato l'ingresso per un anno in tutti gli stadi, obbligandolo a comparire in

commissariato tra il decimo e il quindicesimo minuto del primo e del secondo

tempo di tutti gli incontri del Modica. Questo obbligo, per la Cassazione, non

può essere rispettato, vista l'imprevedibilità dei calendari delle partite

amichevoli.

___

I controlli Potenziati i controlli agli ingressi: un altro ragazzo denunciato perché nascondeva un coltello

Allo stadio con tre bombe al tritolo

arrestato un giovane piastrellista

di FRANCESCA RUSSI (la Repubblica - Bari 02-02-2012)

TRE candelotti di tritolo nascosti nella giacca. Erano ordigni artigianali e

pericolosi quelli sequestrati martedì sera da polizia e carabinieri

all'ingresso dello stadio San Nicola. Nel corso delle operazioni di filtraggio

fatte prima dell'arrivo ai tornelli, militari e agenti hanno bloccato e

arrestato un tifoso del Bari 19enne.

Il giovane operaio di Carbonara stava cercando di entrare nello stadio per

assistere al match Bari-Padova con tre bombe carta fatte in casa: una da 189

grammi, l'altra da 191 grammi e la terza da 176. Più di mezzo chilo di tritolo.

Il ragazzo è stato fermato davanti al cancello numero 10 della curva nord

intorno alle 21 a partita già iniziata. Forse sperava di eludere i controlli.

Ha provato a nascondere le bombe nella tasca della giacca, ma è stato bloccato

da un carabiniere. Il 19enne piastrellista incensurato, su disposizione del pm

Carmelo Rizzo, è stato arrestato e sarà punito anche con il Daspo, il divieto

di assistere a manifestazioni sportive.

Durante i controlli è stato inoltre trovato con un coltello di circa 23

centimetri di lunghezza un 21enne barese ed è stato denunciato a piede libero.

Si è salvato invece un cameriere che, arrivato in fretta al San Nicola dopo

aver finito di lavorare, aveva dimenticato in tasca un cavatappi: il tifoso è

stato "graziato" ma il cavatappi sequestrato. Solo due petardi sono stati

esplosi nel corso del match con il Padova finito 3 a 1 a favore dei

biancorossi. «I controlli saranno sempre più severi - ha spiegato il

vicequestore aggiunto Giorgio Oliva - i tifosi devono capire che allo stadio

non si possono portare neanche i fumogeni. Vale in serie A come in serie B».

Ieri intanto è stato interrogato per due ore l'infermiere Angelo Iacovelli,

indagato nell'inchiesta sul calcio scommesse condotta dalla Procura di Bari

per concorso in frode sportiva. L'audizione si è svolta nella caserma dei

carabinieri di via Tanzi davanti al pm Ciro Angelillis. Il verbale

d'interrogatorio è stato secretato, ma da alcune indiscrezioni pare che l'uomo

abbia ammesso di aver fatto da collegamento tra i calciatori e i diversi

scommettitori che avrebbero usufruito delle dritte dei calciatori. Iacovelli

avrebbe negato contatti con la malavita barese. Nei giorni scorsi sono stati

interrogatori gli ex difensori del Bari Andrea Masiello e Marco Rossi. Venerdì

sarà a Bari invece il procuratore federale della Figc Stefano Palazzi per

assumere informazioni sull'inchiesta e avviare eventualmente procedimenti di

giustizia sportiva.

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SPY CALCIO di Fulvio Bianchi (Repubblica.it 02-02-2012)

Le partite al gelo, le tv

e quel progetto di Platini...

Michel Platini aveva proposto di giocare i campionati europei non più

d'inverno, ma da marzo ad ottobre. "Tu credi - ci disse lo scorso anno - che la

gente preferisca andare negli stadi quando ci sono 15 sotto zero o quando fa

caldo?". Non ci sono dubbi: solo che il suo progetto, legato anche ai Mondiali

del 2022 in Qatar, è stato subito "impallinato", e sapete da chi? Da Italia e

Spagna. Non ne vogliono sapere di cambiare il calendario: così come la Lega

(italiana) di A non ne vuole sapere di scendere da 20 a 18 club, lasciando

così un margine di manovra maggiore a chi compila i calendari ed evitando

turni infrasettimanali in pieno inverno. L'ondata di gelo ha colpito tutta

l'Europa con morti e disagi: il 18 dicembre 2010 in Premier League furono

rinviate otto partite ma non c'è stato nessuno scandalo. In Italia tutti

strillano e se la pigliano con chi fa i calendari. Gli stessi giornalisti Sky

suggeriscono di giocare alle 15. Forse dimenticano che le pay tv (Sky, appunto,

e Mediaset Premium) tengono in piedi il calcio, pagando tantissimi soldi, ma

vogliono, se possibile, partite tutti i giorni e , ovviamente, le migliori in

prima serata. Così come chiede (impone) la Rai per la Coppa Italia: c'è una

penale di un milione di euro se la gara non va alle 20,45. . . Inoltre, nel

turno infrasettimanale, come si fa a giocare alle 15 o alle 18? I primi a

ribellarsi (è già successo) sarebbero i tifosi. Insomma, è inutile spargere

demagogia e soprattutto è inutile che ognuno tiri l'acqua al suo mulino. In

futuro sarà la stessa cosa, sperando in un clima più clemente. A meno che i

club rinuncino ad un po' di soldi delle tv: ma non ci pensano nemmeno. Così

come i calciatori, caro Tommasi, non accetterebbero di guadagnare di meno.

Alla fine Milan-Napoli, prevista per le 20,45 di domenica, verrà spostata alle

15. Impossibile rinviarla, l'unica data libera sarebbe il 9 maggio. Galliani è

stato presidente della Lega, sa benissimo quali sono i problemi. Le colpe non

sono certo di chi compila i calendari...

Diritti tv: c'è anche Cielo oltre a Rai e Mediaset

Domani, ore 12, la Lega di serie A aprirà le buste con le offerte per i

diritti del campionato in chiaro (highlights), della radio (unica offerta la

Rai, "Tutto il calcio minuto per minuto" è salvo) e di una parte dei diritti

del digitale pay. Il cda Rai ha deciso che farà la sua offerta, al ribasso,

per i diritti del campionato: molto meno dei 25 milioni a stagione che

chiedeva la Lega. Ma ci sono due incognite: che farà Mediaset? Inoltre pare

che anche Sky, per conto di Cielo (digitale "free"), possa fare un'offerta. La

Rai deve salvare le sue trasmissioni di spicco come Novantesimo, Domenica

Sportiva, eccetera. Altrimenti, apripiti... Cielo.

Osservatorio: "Biglietti più facili e più servizi per i tifosi"

Finalmente qualche buona notizia per i tifosi. Come avevamo già rivelato (vedi

Spy Calcio del 23 gennaio), è iniziato un percorso che dovrebbe portare,

almeno ce lo auguriamo, ad una progressiva cancellazione della tessera del

tifoso (come è adesso) e a novità importanti per i chi, i tifosi appunto,

tiene in piedi il Gran Circo del calcio. L'obiettivo dell'Osservatorio del

Viminale, con il nuovo residente Roberto Sgalla, è quello di semplificare

"l'acquisto dei biglietti per lo stadio" e di garantire "più servizi ai

tifosi". Il comunicato infatti spiega: "Preso atto degli ottimi risultati

raggiunti nella sicurezza delle manifestazioni sportive, l'organismo

collegiale (dell'Osservatorio) ha deliberato una serie di misure che aprono un

percorso di semplificazione nell'acquisto dei biglietti e di accessibilità

negli stadi. Il primo intervento, recentemente richiesto dalla Lega di serie A

- e già approvato - riguarda un "carnet elettronico di biglietti" che le

società sportive, nell'ambito della propria autonomia di impresa, potranno

adottare a partire da subito e sino alla fine di questo campionato. Il carnet,

in altre parole un gruppo di biglietti caricati su una card elettronica,

rispetta pienamente le normative di sicurezza, ha carattere sperimentale,

riguarda le sole partite casalinghe e risponde all'esigenza di favorire al

massimo i canali di vendita dei biglietti ed i processi di inclusività negli

stadi delle tifoserie sane, voluti dal Ministro dell'Interno Cancellieri". Via

libera quindi ad un'iniziativa studiata dalla Roma e che "bypassa" il problema

della tessera del tifoso. L'Osservatorio, inoltre, "ha approvato il fac-simile

a cui le società sportive dovranno conformarsi, ha raccomandato alle stesse di

adottare misure organizzative che facilitino i tifosi nell'adozione di tale

strumento, secondo logiche di servizi e non solo di mera attività

commerciale". È stato inoltre costituito "un gruppo di lavoro ristretto che,

per la prossima riunione, presenterà il pacchetto di misure di semplificazione

per l'acquisto dei biglietti, in particolare per i minori, e per l'uso della

tessera del tifoso". Finalmente (lo ripeto). Sono successe, anche di recente,

cose ridicole (vedi il bambino di 5 anni senza documenti. . . ). Caduto il

governo Maroni, ora si guarda con meno repressione al tifo. E' arrivato il

momento della svolta: i tifosi facciano sentire la loro voce.

Ecco perché Luis Enrique non legge i giornalisti italiani

Luis Enrique, il tecnico della Roma, che qualcuno ha battezzato "Zichichi"

perché si sente uno scienziato, ha assicurato che lui non legge mai i giornali

italiani. Male: scoprirebbe che la sua Roma sperimentale ha 7 punti in meno

dell'anno scorso (e una gara da recuperare, a Catania, chiusa sotto il diluvio

sull'1-1), è stata eliminata dall'Europa League ai playoff, è fuori dalla

Coppa Italia, e in campionato, al momento, è a dieci punti dalla zona

Champions. Se leggesse i giornali italiani, scoprirebbe anche che la Roma può

contare su una tifoseria eccezionale, che sinora ha fatto tantissimi sacrifici

(economici) aspettando che la squadra "esplodesse". Per carità, il progetto

del mister spagnolo, che si atteggia un po' troppo a Mourinho senza esserlo,

richiede tempo, ma la pazienza dei tifosi della Roma non è infinita. E sabato

c'è l'Inter, una rivale storica. Lo sa mister Luis?

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CAMBIO IL VERTICE RINNOVATO COMANDA GIA' DAL PRIMO GENNAIO

Credito sportivo: nuovi commissari

Da Cardinaletti a Clarich e D'Alessio

L'ex numero 1: «Così ha deciso la Banca d'Italia»

di MAURIZIO GALDI (GaSport 20-01-2012)

Dal primo gennaio l'Istituto per il credito sportivo ICS ha due nuovi

commissari: Marcello Clarich e Paolo D'Alessio. Il ministero dell'Economia —

su proposta della Banca d'Italia — ha sostituito Andrea Cardinaletti che,

prima da presidente e dal 17 giugno da commissario, ne ha avuto la guida.

Cardinaletti con il passaggio di consegne ha anche espresso la sua «premura

nei riguardi di un grande progetto, di un'esperienza dall'immenso valore».

Un sereno bilancio «L'ICS è una banca pubblica — spiega Cardinaletti —,

l'unica banca pubblica del Paese. All'inizio del mio mandato, molte erano le

criticità che ne limitavano la buona operatività, e l'obiettivo che auspicavo

raggiungere era rimuovere gli ostacoli che ne impedivano l'opportuna

realizzazione degli scopi e delle attività, mettendo a frutto le ampie

potenzialità che la struttura possedeva. Ritenevo, infatti, e fermamente

ritengo che adoperarsi per garantire il sano funzionamento del sistema

pubblico, nelle sue più varie articolazioni, debba rappresentare un'urgenza

avvertita diffusamente; e contribuire a tale fine è per me un successo di

inestimabile valore, professionale tanto quanto personale».

Il commissariamento Ma perché non ha traghettato Cardinaletti l'Ics al nuovo

assetto che prevede una riduzione del numero dei consiglieri nel Cda? «Alla

terza proroga del mio commissariamento da parte del Governo, la Banca d'Italia

ha pensato di proporre suoi commissari e così è stato. Ma noi avevamo già

predisposto tutto per la nomina dei nuovi amministratori e servirà farlo in

fretta visto che gli impegni che attendono l'Istituto candidatura olimpica,

ristrutturazione degli oratori, costruzioni di nuovi impianti sportivi, ndr

necessitano di una gestione ordinaria e non straordinaria». Negli ultimi mesi

del suo mandato sono state fatte operazioni di finanziamento in conto

sponsorizzazioni per Milan, Inter e Parma. «Ho solo assicurato la continuità

di certe operazioni come era anche nella volontà del Governo di una decina di

società. Ma tutto è stato vagliato dalla Banca d'Italia e che il decreto del

28 dicembre che nomina i nuovi commissari non fa nessun riferimento ad

attività amministrative».

Coni.it

CONI: Comunicato della Giunta Nazionale

Si é tenuta questa mattina al Foro Italico la 999ª riunione della Giunta

Nazionale CONI, che ha iniziato i lavori approvando il verbale delle

precedenti riunioni del 29-30 novembre e del 20 dicembre 2011. Nelle sue

comunicazioni il Presidente Petrucci ha informato la Giunta sugli sviluppi

dell’iter per la candidatura di Roma ai Giochi Olimpici e Paralimpici del 2020,

in attesa della firma del Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Monti.

La Giunta ha poi approvato all’unanimità la delibera da sottoporre alla

ratifica del Consiglio Nazionale sul rafforzamento del Codice di Comportamento

Sportivo, già in essere dal 2004, e sulle modifiche allo Statuto CONI (art. 12

bis e 12 ter) e ai Principi fondamentali per gli Statuti delle Federazioni

Sportive Nazionali e Discipline Sportive Associate, sulla base della relazione

presentata dalla Commissione dei Saggi del CONI. Il Presidente Petrucci ha

anche informato la Giunta sul commissariamento dell’Istituto per il Credito

Sportivo, commissariato dalla Banca d’Italia, auspicando una pronta

ricostituzione degli Organi direttivi. Dopo aver esaminato una lunga serie di

altri temi a carattere organizzativo ed amministrativo ed aver assunto le

relative delibere, la Giunta ha chiuso i propri lavori, alle 10. 45.

Roma, 2 febbraio 2012

Di Credito Sportivo sono soliti parlare i vari F.Bianchi di Repubblica e M.Galdi &

R.Palombo sulla Gazza. A parte il credito agevolato richiesto ed ottenuto dalla

Juve per la costruzione dello Stadium, altre operazioni legate al calcio sono

avvolte nella nebbia padana.

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Beha: “Morte in Egitto.

In Italia, neve e polemiche sugli stadi”

di OLIVIERO BEHA (il Fatto Quotidiano.it 02-02-2012)

In Egitto il calcio miete vittime: oltre 70 morti e centinaia di feriti a Port

Said per gli scontri tra tifoserie. L’Italia invece è stretta nella morsa del

gelo che scombina il calendario. La Juve rimane in testa pur saltando il

match con il Parma. Il Milan perde con la Lazio. Gli uomini di Reja portano

a casa i 3 punti anche grazie ad un rigore non concesso ai rossoneri. I

rinvii causa neve rispolverano un vecchio capitolo della storia del calcio

italiano, quello dei nuovi stadi. Intanto, sulle date e sugli orari delle partite

da recuperare, si scatena la guerra tra coloro che detengono i diritti televisivi

e le istituzioni del calcio. “Chi vincerà? I partiti o le partite?”

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02/02/2012

CONI: Comunicato del Consiglio Nazionale

Il 219° Consiglio Nazionale del CONI, presieduto da Giovanni Petrucci, si è riunito questa mattina alle ore 11.30, a Roma per discutere il seguente ordine del giorno:

1) Approvazione verbale della riunione del 30 novembre 2011: il verbale è stato approvato all’unanimità.

2) Comunicazioni del Presidente: Prima delle relazione il Presidente Petrucci ha consegnato la stella d’argento al merito sportivo a Leoluca Orlando, Presidente della Federazione Italiana American Football. Il Presidente ha quindi parlato del momento cruciale legato alla candidatura di Roma per i Giochi Olimpici 2020, in relazione all’attesa lettera di impegno da parte del Governo da formalizzare presso il CIO entro il 15 febbraio. Petrucci ha definito “espressione di grande responsabilità” l’atteggiamento di riflessione adottato dal Presidente del Consiglio Monti, in linea con lo stile che lo contraddistingue da sempre, esprimendo fiducia per la decisione che sarà ovviamente presa nei termini previsti. E’ stato elogiato il lavoro svolto dal Comitato Promotore, in particolare quello svolto dalla Commissione presieduta dal prof. Fortis e coordinata da Franco Carraro, che ha fornito elementi di affidabilità per la competitività della candidatura, considerando i benefici legati all’incredimento del PIL dell’1,4% e dell’incremento dell’occupazione, fino a 29 mila unità nel 2020. Questi incoraggianti dati confermano come le Olimpiadi possano costituire un occasione di risveglio di orgoglio nazionale, cosa impossibile ipotizzare per un’eventuale candidatura nel 2024. Il Presidente ha poi parlato della marcia di avvicinamento ai Giochi Olimpici di Londra: l’Italia è sempre all’8° posto nella classifica per nazioni con 134 atleti già qualificati e una proiezione di 31 medaglie complessive. Sono stati ricordati i recenti, brillanti risultati come la conquista dei titoli europei da parte del Setterosa nella pallanuoto, di Arianna Fontana nello short track e di Carolina Kostner nel pattinaggio, oltre a numerosi altri brillanti risultati, in particolare negli sport invernali. Soddisfazione è stata espressa anche per il bilancio legato alla prima edizione dei Giochi Olimpici Giovanili Invernali di Innsbruck 2012. L’Italia ha chiuso l’esperienza, non solo agonistica ma anche culturale, con 2 ori, 2 argenti e un bronzo. Petrucci ha quindi ricordato l’importanza degli incontri avvenuti nei giorni scorsi con i rappresentanti del Governo, in particolare con Il Ministro del Turismo e dello Sport, prof. Gnudi, il quale ha confermato la sua vicinanza e sensibilità anche nel recepire la proposta di abbreviazione del percorso di acquisizione della cittadinanza per i giovani atleti stranieri nati in Italia – sia con il Ministro dell’Istruzione, prof. Profumo, che ha subito assicurato l’impegno finanziario del Ministero nei confronti del progetto di alfabetizzazione motoria nella scuola primaria, quindi confermato anche per quest’anno, ed anzi esteso ad altre province ed a molti istituti. Al Ministro Gnudi è stata rappresentata anche la delicata posizione del Credito Sportivo, per salvaguardare la posizione del CONI all’interno dell’Istituto. Petrucci ha quindi ribadito che il progetto di autoriforma dell’Ente, varato lo scorso 30 settembre, procede senza tentennamenti, con l’obiettivo di valorizzare lo sport per tutti, grazie ad una più efficiente collaborazione sul territorio tra tutti i soggetti interessati. Si è quindi parlato dell’istituzione dell’Osservatorio nazionale dello Sport per Tutti, il cui compito sarà quello di monitorare numeri e dinamiche di diffusione, raccogliere e diffondere le buone pratiche e definire, con l’aiuto di esperti, appositi programmi motori.Il Presidente ha quindi concluso parlando del processo di tutela del sistema di giustizia sportiva, in virtù del lavoro portato avanti dalla “Commissione di Saggi”, composta da esperti giuridici di altissima levatura, incaricata dalla Giunta di fornire concrete indicazioni sui provvedimenti da assumere. Le proposte prevedono l’adozione di modifiche e integrazioni sia allo Statuto del CONI sia ai Principi fondamentali degli statuti federali, con particolare riferimento all’abbreviazione dei termini e dei gradi della giustizia sportiva, agli effetti della decisione della giustizia sportiva, alla revisione del giudicato sportivo, alla limitazione e assicurazione del rischio federale, all’indipendenza dei giudici sportivi. E’ stato intanto nominato dalla Giunta, nella persona del prof. Giulio Napolitano, il commissario ad acta per tutte le Federazioni che dovessero avere la necessità di adeguare lo Statuto in base alle modifiche introdotte da questo Consiglio. Un altro aspetto riguarda l’integrazione dei principi fondamentali contenuti nel Codice di Comportamento Sportivo, adottato dal Consiglio il 15 luglio 2004. E’ stata altresì portata all’approvazione una delibera di integrazione del Codice di Comportamento Sportivo, con la quale, in sintonia con i principi contenuti nella Carta Olimpica e nel Codice Etico del CIO - i cui uffici hanno espressamente confermato di condividere la posizione assunta dal CONI - si prevede uno specifico principio a “tutela dell’onorabilità degli organismi sportivi”: sono automaticamente sospesi in via cautelare i componenti che sono stati condannati, ancorché con sentenza non definitiva, per i delitti indicati nell’elenco allegato al Codice o che sono stati sottoposti a misure di prevenzione o di sicurezza personale. La sospensione permane sino alla successiva sentenza assolutoria o alla conclusione del procedimento penale o alla scadenza o revoca delle misure di prevenzione o di sicurezza personale. Nel sottolineare il carattere cautelativo, e non sanzionatorio, della misura contenuta nel suddetto principio, Petrucci ha ribadito l’importanza dei valori etici insiti nello sport e dei doveri di lealtà, correttezza e probità, cui tutti i tesserati sono costantemente tenuti e, a maggior ragione, i componenti degli organismi del CONI, delle Federazioni, delle Leghe, delle Discipline associate, degli Enti di promozione, delle Associazioni benemerite. Ai dirigenti sportivi, per i fini educativi e formativi insiti nello sport, sono richiesti comportamenti esemplari per una forma di autotutela del sistema. E’ stato sottolineato come la FIGC, in relazione all’incresciosa vicenda delle scommesse, si stia muovendo con grande determinazione, grazie al lavoro del Presidente Abete e della Procura Federale guidata da Palazzi, in fondamentale sinergia con le autorità della giustizia ordinaria. A tal proposito il Presidente, ribadendo l’importanza della collaborazione tra giustizia sportiva e giustizia ordinaria, ha esortato “chi sa a parlare”. Dopo la relazione è intervenuto Chimenti (Golf) che ha sollecitato il ripristino degli Organi Direttivi dell’Istituto per il Credito Sportivo. La relazione è stata approvata all’unanimità.

3) Roma - Candidatura XXXII Giochi Olimpici - XVI Giochi Paralimpici – 2020: Il Segretario Pagnozzi ha illustrato al Consiglio le ultime novità sull’iter del processo di candidatura e sull’ordine, dopo il sorteggio effettuato dal CIO, della presentazione delle città candidate in ogni circostanza ufficiale fino al 7 settembre 2013: Istanbul, Tokyo, Roma, Baku, Doha, Madrid.

4) Statuto CONI – Principi di Giustizia Sportiva e Codice di Comportamento Sportivo: Sull’argomento è intervenuto Carraro (Membro CIO) per ribadire la necessità di rapidità dei tempi della giustizia sportiva. Il Segretario Pagnozzi ha posto in approvazione tre delibere: 1) Approvazione del Codice di Comportamento sportivo col rafforzamento di alcuni articoli riguardanti l’etica; 2) Modifiche all’art, 12, 12 bis e 12 ter dello Statuto Coni; 3) Nuovi Principi Fondamentali degli Statuti delle FSN e DSA. Le delibere sono state approvate all’unanimità.

5) Attività F.S.N.-D.S.A.-E.P.S.: Il Segretario Pagnozzi ha posto in approvazione tre delibere relative alla proroga dei termini del Commissariamento della Federazione Italiana Danza Sportiva (nella persona di Luca Pancalli), della Federazione Italiana Sport Invernali (nella persona di Franco Carraro) e della Federazione Italiana Gioco Bridge (nella persona di Marcello Marchioni). Le delibere sono state approvate all’unanimità.

6) Affari amministrativi e bilancio CONI: nessun argomento da deliberare.

7) Varie: Non avendo null’altro da deliberare il Consiglio Nazionale ha concluso i suoi lavori alle 12.45.

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ATTUALITÀ

Abete: “Riflettiamo su date e calendari,

ma il vero problema sono gli stadi”

di FIGC News - Roma 02/02/2012

Il vero problema sono gli stadi. A margine del Consiglio Nazionale del Coni,

il presidente della Figc Giancarlo Abete, membro di Giunta, ha ribadito che le

difficoltà del calcio italiano, messe ulteriormente a nudo dall’ondata di gelo

che ha costretto al rinvio alcune partite di campionato, sono legate agli

impianti ormai obsoleti. “Il vero problema strutturale – ha sottolineato Abete

- sono gli stadi, non certo il meteo. La maggior parte delle partite non si

sono giocate a causa delle difficoltà di accesso agli impianti e a causa delle

tribune scoperte che, in caso di maltempo, non consentono ai tifosi di fruire

dello spettacolo in modo dignitoso”.

Quattro gare del campionato di serie A sono state rinviate per neve, mentre

la Lega ha comunicato oggi che Cesena-Catania e Roma-Inter, in programma

sabato, si giocheranno alle 15 e allo stesso orario è stata anticipata la gara

di domenica Milan-Napoli. “Possiamo riflettere su date e calendari, la Figc in

merito può proporre un'analisi a 360 gradi su queste problematiche nel

prossimo Consiglio Federale. E' chiaro che si può lavorare sulle date, sui

calendari e sulla programmazione televisiva, oltre che sulla sosta di Natale

che è sempre stato un cavallo di battaglia dell'Assocalciatori. Occorre capire

se alcuni tasselli sono migliorabili per la prossima stagione, ma non dobbiamo

nascondere che ci sono alcuni problemi strutturali, in primis quello degli

stadi. Per questo condividiamo l'auspicio del ministro Gnudi che il disegno di

legge sugli stadi possa andare in porto entro il prossimo giugno. Servono

impianti che rispettino gli spettatori e che aumentino gli introiti delle

società, troppo legati ora ai diritti televisivi”.

Rispondendo ad una domanda sulle proteste arbitrali legate alla giornata di

ieri, in particolare alla partita tra Napoli e Cesena, Abete ha osservato:

“Come sempre, con maggiore o minore emozionalità, si sono commentati degli

episodi che mi riservo di verificare ulteriormente. Ma sono sempre episodi al

limite, stiamo parlando di fuorigioco con eventuali tocchi di mano: sono

valutazioni legittime ma sempre per questioni di centimetri”.

Infine sulle scommesse: il Procuratore federale Palazzi è oggi a Cremona e

domani sarà a Bari per ricevere la documentazione da parte delle due Procure.

“Dopo questi incontri – ha dichiarato Abete - valuterà quando iniziare le

convocazioni, probabilmente già dalla prossima settimana”.

In merito a questo argomento il presidente del Coni Gianni Petrucci ha

dichiarato che “ la Federcalcio si sta muovendo con grande determinazione, sia

con il presidente Abete, fortemente impegnato a contrastare questo fenomeno

tanto livello nazionale quanto in ambito Cio, sia con la procura federale, con

Palazzi, le cui attività di indagine sono risultate preziose anche in funzione

dei procedimenti attivati dall'autorità giudiziaria, a conferma di come la

collaborazione tra la giustizia sportiva ordinaria e quella sportiva

rappresenti un fattore fondamentale per fronteggiare il fenomeno. E a tale

riguardo desidero ribadire con fermezza il mio richiamo al mondo del calcio,

ovvero che chi sa deve parlare”.

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Caso Sion, le motivazioni del TAS

Il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna ha pubblicato le

motivazioni della sentenza in merito al caso UEFA contro FC Sion,

emanata il 14 dicembre 2011 in seguito all'udienza del 24 novembre.

di UEFA News Giovedì, 2 febbraio 2012, 15.52CET

Il Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS) ha pubblicato le motivazioni

della sentenza nella controversia UEFA vs FC Sion, emanata il 14

dicembre 2011 in seguito all'udienza del 24 novembre 2011.

Nelle 62 pagine del documento, il TAS spiega le ragioni alla base

della sentenza, che ha confermato e giudicato ammissibile la richiesta

presentata dalla UEFA di non riammettere l'OLA (Olympique des Alpes SA)

alla UEFA Europa League 2011/12.

La sentenza è disponibile in inglese sul sito web del TAS.

E' possibile leggere qui il comunicato stampa del TAS.

Tra le motivazioni pubblicate, il TAS ribadisce la propria competenza

sul caso in forza del modulo d'iscrizione alla UEFA Europa League

2011/12 firmato dal presidente del Sion, con cui si riconosce la

giurisdizione del TAS, nonché delle clausole contenute nello Statuto

UEFA che conferiscono al TAS la giurisdizione esclusiva.

Il TAS rileva inoltre che la UEFA deve essere in grado di assicurare

l'applicazione uniforme delle regole a livello europeo ai fini della

parità di trattamento verso tutti i club partecipanti alle proprie

competizioni. Inoltre, il TAS afferma che la UEFA, decidendo di

squalificare il Sion dalla UEFA Europa League 2011/12, non ha abusato

di una posizione dominante di mercato in base alla legge elvetica sui

cartelli.

Modificato da Ghost Dog

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Galliani chiude San Siro di notte ma nel resto d’Europa nessuno ha cambiato i suoi calendari

di Giovanni Capuano 1-02-2012 Panorama.it

Ha vinto (ma solo a metà) Adriano Galliani. Non è riuscito a spostare avanti nel tempo Milan-Napoli di domenica sera come voleva, tanto da essersi esposto scrivendo direttamente al presidente della Lega Calcio. Però la sua volontà ha pesato con il risultato che nel prossimo week end in Italia non si giocherà a calcio oltre le ore 17 quando sui campi di serie A gli arbitri fischieranno la fine delle partite della 3° giornata del girone di ritorno. Un successo non solo platonico per l’amministratore delegato del Milan che eviterà così ai muscoli dei suoi calciatori lo stress di una partita quasi 10 gradi sottozero con buona pace di chi - in queste giornate di freddo intenso - si è sottoposto alla tortura.

Ha rischiato la Juventus in casa contro l’Udinese sotto una fitta nevicata. Hanno sfidato la buona sorte Inter e Palermo sulla pista di pattinaggio di San Siro. Il presidente della Lega Maurizio Beretta ha precisato di aver deciso lo stravolgimento dei calendari in considerazione “dell’allerta meteo di questi giorni, con attesa, per le serate di sabato 4 e domenica 5 febbraio 2012, di un eccezionale irrigidimento delle temperature in molte città d’Italia, tra cui Cesena, Roma e Milano, con punte che potrebbero scendere nelle ore serali molto al di sotto delle medie stagionali degli ultimi decenni”.

Non si poteva giocare alle 18 di sabato a Cesena (temperatura prevista -4°) e tanto meno alle 20,45 all’Olimpico di Roma (-5°). Dunque Cesena-Catania e Roma-Inter sono state spostate alle ore 15 di sabato seguendo la sorte di Milan-Napoli di domenica che, secondo i metereologi, rischiava di disputarsi a -8°. Un precedente inquietante considerato come in passato la stessa serie A abbia accettato di programmare partite senza alcuna deroga a condizioni più estreme. L’ultimo esempio risale al 20 dicembre 2009: Inter-Lazio 1-0 gol di Eto’o con colonnina del mercurio a -9° ad inizio gara.

Non è la prima volta che Adriano Galliani finisce al centro di una polemica legata a cambi in corsa del calendario su richiesta. Rovente fu la lunga vigilia del derby di Milano nel gennaio 2010 preceduta dal blitz dell’amministratore delegato rossonero che fece slittare di un mese lo scomodo recupero a Firenze, originariamente programmato quattro giorni prima della stracittadina, chiedendo (e ottenendo) di giocare invece un più comodo Milan-Udinese di Coppa Italia.

Si racconta che l’amministratore delegato dell’Inter Paolillo e gli altri dirigenti coinvolti avessero scoperto il tutto ad assemblea di Lega terminata da un pezzo quando faccia a faccia avevano espresso chiaramente il loro mancato gradimento. “Inaccettabile” aveva tuonato Paolillo, anche perché Milan-Udinese, al contrario di Fiorentina-Milan, si sarebbe disputata sul prato affaticato di San Siro dove il giorno successivo l’Inter doveva ospitare la Juventus. Un vero controsenso. “L’Inter non andava avvisata” gli rispose Galliani. Poi il derby lo vinse comunque l’Inter e la polemica finì lì’.

Ora si ripropone con l’aggravante che siamo gli unici a preoccuparsi dell’ondata di gelo che sta investendo tutta l’Europa. Nel prossimo week end - mentre da noi alle 16,50 massimo i giocatori saranno al caldo sotto la doccia - dirigenti irresponsabili costringeranno al gelo i calciatori e gli spettatori in Inghilterra, Germania, Olanda, Francia, Belgio e Svizzera. Tralasciando la Spagna e altre nazioni mediterranee che si presume dal clima più mite. Qualche esempio? Venerdì sera alle 20 è in programma Herenveen-Roda (Eredivisie) e alle 20,30 Norimberga-Borussia Dortmund (Bundesliga). Sabato dalle 18 in poi sono in cartello Amburgo-Bayern Monaco (ore 18,30), Manchester City-Fulham (18,30), tutte le gare della Ligue1 francese con addirittura Bordeaux-Tolosa alle 21, tre partite di Eredivise olandese, tutti i match della serie A belga e Lucerna-Zurigo in Svizzera.

Domenica - quando Ibra e cosi staranno bevendo il the caldo - i colleghi sfortunati di Kaiserslautern-Colonia, Marsiglia-Lione e Club Brugge-Beerschot staranno a malapena affrontando la fase di riscaldamento. E lunedì la Premier ha programmato niente meno che Liverpool-Tottenham alle ore 21. Anfield Road si trova esattamente 1244 chilometri a nord di San Siro ed è stato costruito ed inaugurato nel 1884, 42 anni prima del Meazza. Temperature previste nel week end: -6°. Perché loro sì e Milan-Napoli no?

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