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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -

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CALCIOSCOMMESSE

Gianello e la gara del boss

Guai in arrivo per il Napoli

Ora rischiano tre giocatori

Inchiesta sul k.o. col Parma: il portiere coinvolto nella combine, il club

ne risponderebbe. Cannavaro, Grava e Mascara: omessa denuncia?

di FRANCESCO CENITI & MAURIZIO GALDI (GaSport 13-01-2012)

Arrivano cattive notizie per il Napoli: la squadra di Mazzarri ha iniziato nel

migliore dei modi il 2012, ma potrebbe ritrovarsi a correre in salita per via

di una possibile penalizzazione. Come mai? Tutto dipende dal filone di

inchieste sulle scommesse gestito dai magistrati del capoluogo campano.

Soprattutto un'inchiesta ha avuto un'improvvisa accelerazione che avrà sicure

ripercussioni anche per la giustizia sportiva. Napoli indaga su diversi fronti,

da un lato c'è il pool «reati da stadio» che lavora sulle partite degli

azzurri e su eventuali tentativi di combine, dall'altro la Dda Direzione

distrettuale antimafia che lavora sulle infiltrazioni della camorra in

particolare il clan D'Alessandro di Castellammare di Stabia nel mondo dei

bookmaker, ma che va anche oltre.

Reati da stadio Ha fatto notevoli passi avanti l'indagine partita da una

strana coincidenza: alla partita Napoli-Parma 2-3 dell'aprile 2010 assisteva

tranquillamente da bordo campo Antonio Lo Russo, figlio di un boss della

camorra, entrato qualche giorno dopo in latitanza. Quella gara è stata messa

sotto il microscopio perché il risultato e i flussi anomali sulle scommesse

tra primo e secondo tempo, non convinceva i giudici l'aggiunto Giovanni

Melillo e sostituti De Simone e Ranieri. Alla fine sono scattate le iscrizioni

nel registro degli indagati per i fratelli Cossato e per Matteo Gianello,

portiere del Napoli fino allo scorso giugno. L'accusa è frode sportiva in

concorso. Nel registro degli indagati, infatti, sono finite anche altre

persone. Insomma, per gli inquirenti su quella partita è stata tentata di

sicuro una combine: da capire se andata a buon fine come sembra oppure no.

Personaggio chiave È Gianello, ex portiere azzurro, il personaggio chiave. È

stato ascoltato dai magistrati a giugno e subito dopo sono stati sentiti tre

calciatori del Napoli: Cannavaro, Mascara e Grava. Gli inquirenti hanno anche

voluto verificare se i tre commentassero e come gli interrogatori attraverso

delle intercettazioni. Nessuno di loro risulta indagato, ma le indagini

proseguono anche perché ai fratelli Cossato la polizia ha sequestrato pc e

telefonini che ora sono al vaglio degli esperti per «superare le numerose

password di protezione».

La giustizia sportiva Il Procuratore federale Stefano Palazzi, che con

Melillo è in stretto contatto, pur informato dell'inchiesta non ha ancora

ricevuto nessuna documentazione, ma è probabile che quanto prima debba aprire

un fascicolo sulla vicenda visto, soprattutto, che sono diverse le partite del

Napoli entrate nel mirino della magistratura sia napoletana che cremonese.

Secondo i magistrati ma il legale di Gianello Siniscalchi smentisce il

portiere potrebbe aver partecipato alla frode. Se questa ipotesi dovesse

essere confermata, il Napoli parte lesa per la giustizia ordinaria avrebbe

conseguenze in sede di giustizia sportiva vedi i casi di Cremonese e Benevento

penalizzati a causa del tesserato Paoloni per responsabilità oggettiva. A

rischio squalifica Cannavaro, Mascara e Grava per i quali Palazzi potrebbe far

scattare l'omessa denuncia se, come ipotizzano gli inquirenti, erano a

conoscenza delle scommesse di Gianello o, cosa ancor più grave, che avesse

tentato di alterare delle partite.

De Sanctis Gli stessi magistrati hanno acquisito le immagini della

«delusione» di De Sanctis in Napoli-Lecce dopo il 4-1 Cavani, sentendo ieri il

portiere che ha ribadito la sua versione «non ho l'abitudine di esultare in

campo, ma nello spogliatoio. Ero nervoso per le numerose occasioni mancate dai

miei compagni».

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Mi pare che...

La guerra tra Mediaset e rossoneri

prova che le tv hanno il bavaglio

di LUCIANO MOGGI (Libero 13-01-2012)

Torna in ballo “l’etica” e stavolta la brandisce Petrucci contro Abete. Non

cambia la sostanza ma il bersaglio. Abete diceva (ma non l’applicava), che

“l’etica” non va in prescrizione, Petrucci sentenzia che “l’etica” non ha

bisogno di interpretazioni. È un “incartamento” generale al più alto livello

delle istituzioni sportive, perché ognuno usa “l’etica” a suo piacimento. Il

giochetto di Abete di cercare scappatoie sotto l’aspetto di pareri

interpretativi stavolta gli si è rivoltato contro. Il parere c’è stato, ma è

una bomba, coraggio ha preso coraggio, e la sua decisione è di fatto in linea

con la posizione della Figc, un siluro al Coni e dunque a Petrucci. Qual è il

gioco? È solo l’effetto di un coacervo di norme che non collimano o si tratta

di un orientamento politico, nel caso solo della Figc? Potrebbe essere, chissà,

anche un guazzabuglio imprevisto.

Tre gradi

In Italia vi sono tre gradi di giudizio, un verdetto è definitivo quando passa

in giudicato. Che senso ha soppesarlo come definitivo quando si è appena al

primo grado? Solo per motivi etici? Ma allora Abete spiegasse perché “l’etica”

è stata messa in prescrizione nel caso della relazione di Palazzi e dei

connessi accertamenti per Calciopoli di illeciti sportivi a carico dell’Inter

(art.6 e non art.1), fatti per i quali è stato detto che era ormai intervenuta

la prescrizione: se “l’etica” non va in prescrizione almeno la rimozione dello

scudetto 2006 regalato all’Inter per presunti (e caduti) valori etici doveva

essere presa e attuata.

Può rispondere anche Petrucci a questo semplice quesito nel giorno in cui ci

tiene a sottolineare che “l’etica” non va interpretata. Se in tutta la vicenda

il cane si morde la coda è solo perché su quegli aspetti morali non è stata

fatta alcuna chiarezza. Petrucci bolla con parole di piombo il valore “solo

consultivo” del parere della Corte Federale, e quindi dell’esecutività

comunque di quanto deciso in senso nettamente contrario dalla Giunta del Coni,

ma la Corte Federale con altrettanta durezza afferma che «sul quadro normativo

non incide la direttiva della Giunta del Coni», ed in più - è l’aspetto più

grave - mette in dubbio la competenza dell’organo. Una bella lotta tra poteri

che apparentemente non ha soluzione. Conoscendo Lotito non abbiamo dubbi che

la battaglia continuerà e sarà dura, ma insistiamo, se la Figc e il Coni

avessero dato prova di ritenere imprescrivibile nei fatti e non solo a parole

“l’etica”, ora sarebbe più facile sbrogliare la matassa. E stavolta Abete non

può inventarsi nuovi gradi di discussione per confondere le acque allo scopo

di arrivare a decisioni precostituite.

L’uomo va per Alte Categorie. Dopo la prescrizione si è riempito la bocca di

“dignità”, la sua, che non avrebbe prezzo e che lui avrebbe sempre dimostrato.

A chi? Non risulta a nessuno, e meno che meno alla Juve. La risposta ricevuta

da Andrea Agnelli è di incompetenza della Figc, mortificante per chi l’ha

data. Nella realtà si trattava di trovare un escamotage, non importa se

risibile, che però è quello che non è uscito stavolta dalla Corte Federale. Il

presidente Figc è ora in difficoltà, l’asse con Petrucci si è fatto debole, se

non è venuto meno del tutto. Il presidente del Coni ha memoria lunga. Sono

lontane le reciproche attestazioni di stima, fiducia e condivisione di intenti.

Porte chiuse

Il Milan chiude la porta ai giornalisti di Mediaset. Sbaglierebbe chi volesse

interpretare questa inusitata decisione come l’affermazione di una

indipendenza e autonomia tra club rossonero e testata. È vero invece il

contrario. Infatti non appena qualcosa non è andato in linea (giusta) ecco il

botto pesante, tanto per far capire che, o si commentano i fatti in una certa

maniera, anche a livello di ospitate, o al contrario si paga il pedaggio.

Tutto è nato dal diverbio Allegri-Paparesta a commento dell’ ultimo rigore

avuto dal Milan. L’ex arbitro ha dato il suo parere, il rigore non c’era, e

apriti cielo, è esploso il caos. Tra le tante chiacchiere messe in giro in

proposito, risulta che Paparesta, dopo essere evaso dallo spogliatoio di

Reggio Calabria, rischia ora di finire rinchiuso in un camerino di Cologno!

E adesso tutti capiranno come e perchè il col. Auricchio abbia detto con

sorprendente innocenza, durante la fase dibattimentale del processo Calciopoli

(in aula e sotto giuramento), che non gli risultava che il Milan avesse

televisioni proprie. Ingenuo.. . Auricchio - ora non più colonnello - è

indicato tra i dirigenti del Comune di Napoli e tra quelli più pagati, terzo

in lista. Adesso anche gli ignari capiscono dove voleva arrivare.

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Il caso

IL BUON GUSTO CHE MANCA A LOTITO

NELLA GUERRA CONTRO PETRUCCI

di RUGGGGGGGIERO PALOMBO (GaSport 13-01-2012)

Il quesito è: può un organo di giustizia di una federazione mettere bocca su

decisioni assunte in sedi esterne a detta federazione e di grado istituzionale

superiore nella scala gerarchica dell'ordinamento sportivo? La risposta, che

diamo in punta di buonsenso prima che di diritto è «no». Non può. La Corte di

Giustizia federale del calcio, presieduta da Giancarlo Coraggio («Ci vuole un

bel Coraggio!» ha esclamato un buontempone federale) ha ritenuto di fare

altrimenti. Richiesta di un parere da Abete, che non comprendeva le successive

delibere del Coni ma norme interne alla Figc, è andata molto oltre. Per la

gioia del presidente della Lazio e consigliere federale Lotito, bacchettando

il Coni, che aveva stabilito come i condannati anche solo in primo grado dalla

giustizia ordinaria dovessero essere sospesi dalle cariche federali. La

replica di Petrucci è stata di fuoco, mentre Abete ha scelto la strada di un

solidale (ma dal Coni non apprezzato) silenzio. I conti con gli organi di

giustizia intende farli il 30 giugno, quando i mandati andranno in scadenza e

spetterà a lui decidere se rinnovarli o procedere a nuove nomine.

Ma la guerra Petrucci-Lotito (se ne farebbe volentieri a meno) solleva un

secondo interrogativo: può il Coni introdurre una norma ad uso federazioni che

abbia anche effetto retroattivo come è avvenuto in questo caso? Qui Lotito e

la Corte di Giustizia potrebbero non avere tutti i torti. Perché la risposta,

in punta di diritto prima che di buon senso, secondo autorevoli pareri è «no».

Non può.

Coni-Corte di Giustizia uno a uno? No, perché c'è un terzo quesito, etico.

che pretende una risposta: può un tesserato condannato in primo grado per

frode sportiva continuare a occupare una poltrona nel Governo federale? La

risposta, prescindendo da norme più o meno retroattive, è perfino ovvia. No,

non può. Non potrebbe. E se proprio può, caro Lotito, dovrebbe avere il buon

gusto di provvedere. Facendosi spontaneamente da parte. Ma questo, passando

ieri in federazione a salutare Abete, Lotito naturalmente non lo ha fatto. E

non lo farà.

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DIMISSIONI DOPO LE CRITICHE DEL MASSIMO DIRIGENTE CONI LA DECISIONE DEL PRESIDENTE

Corte di giustizia: Coraggio se ne va

di MAURIZIO GALDI (GaSport 14-01-2012)

Il presidente della Corte di giustizia federale (Cgf) Giancarlo Coraggio si è

dimesso ieri «manifestando disappunto per il tono delle critiche rivolte al

parere emesso mercoledì scorso» dalla Cgf sul caso Lotito. Era stato il

presidente del Coni Gianni Petrucci a criticare la decisione anche perché

sollevava dubbi sulla norma «etica» che lo stesso Coni aveva emanato a tutte

le federazioni proprio per sottolineare che i dirigenti «condannati anche solo

in primo grado» per reati attinenti lo sport fra questi la chiaramente la

frode sportiva dovevano immediatamente essere sospesi dalle loro cariche.

Il parere La Sezione consultiva della Cgf era stata investita da Abete per

l'interpretazione dell'articolo 22 bis delle Noif sulla sospensione dei

dirigenti condannati anche solo in primo grado. Norma che in parte contrasta

con un'altra statutaria e per questo era intervenuto il Coni che aveva fissato

regole «uguali per tutti», ma la Cgf aveva detto che Lotito — pur dovendosi

sospendere dalle cariche all'interno del suo club — poteva continuare a

partecipare alla vita federale.

Reazioni «Ho criticato la poesia, non il poeta», ha commentato il presidente

Petrucci all'Ansa e ha aggiunto: «Confermo tutto quel che ho detto mercoledì»

quando aveva attaccato il parere sulla direttiva Coni ritenendolo una vera e

propria «invasione di campo». Petrucci ha richiamato la letteratura: «Faccio

presente che, come diceva Ezra Pound, un critico è cattivo quando discute il

poeta, non la poesia». La Federcalcio e il presidente Abete non hanno

commentato, ma nel comunicato sul sito federale si legge: «Il presidente della

Figc rinnova al dottor Coraggio il vivo ringraziamento per l'attività svolta

volontaristicamente nell'interesse del calcio italiano, con l'augurio più

fervido per i nuovi importanti impegni istituzionali che si appresta ad

assumere». Coraggio, infatti, aveva già manifestato la sua intenzione di

lasciare a scadenza del mandato (il 30 giugno) la presidenza della Cgf perché

è stato recentemente nominato presidente della Sesta sezione del Consiglio di

Stato, la stessa che aveva «bocciato» l'uso commerciale della tessera del

tifoso rinviando al Tar per un più approfondito esame della vicenda.

Il retroscena Il presidente federale Giancarlo Abete, dopo il contrariato

silenzio con il quale aveva incassato il parere della Cgf, ieri si apprestava

ad intervenire sull'argomento a Coverciano dove era programmata la periodica

riunione di dirigenti e capitani della Lega Pro con gli arbitri. Per questo

nelle prime ore della mattinata aveva anche avuto una telefonata con il

presidente del Coni Petrucci. Poi, proprio mentre era in viaggio per Firenze,

è arrivata la telefonata di Coraggio che gli ha anticipato l'intenzione a

rassegnare immediatamente le sue dimissioni. A questo punto l'intervento di

Abete a Coverciano è diventato solo «istituzionale» e di saluto.

___

Caso-Lotito: il Coni non si pente, la Lega di A pronta a sfidarlo

Corte Figc, il n. 1 se ne va per protesta

art.non firmato (CorSera 14-01-2012)

ROMA — La tempesta intorno al caso-Lotito ha fatto registrare le dimissioni

del presidente della Corte federale, Giancarlo Coraggio, a due giorni dal

parere consultivo con il quale la Corte non solo aveva detto no alla

sospensione del presidente della Lazio dagli incarichi federali (in attesa di

sentenza definitiva della magistratura ordinaria), ma aveva pure criticato la

direttiva etica del Coni, andando ultra petita. Petrucci, che aveva attaccato

la sentenza (non era piaciuta nemmeno in Figc), ma non chi l'aveva scritta,

non si è commosso: «Io ho criticato la poesia, non il poeta». Ieri Coraggio

aveva avvertito il presidente della Figc, Abete, per telefono, poi gli aveva

inviato una lettera, nella quale aveva manifestato il disappunto per le

critiche mosse al parere della Corte. In realtà Coraggio ha anticipato le

dimissioni che fra un mese, sarebbero state obbligate per l'incarico che andrà

ad assumere (la presidenza del Consiglio di Stato). In queste ore la Lega di

Milano sta mettendo a punto un piano per sfidare il Coni: eleggere Lotito alla

vice-presidenza della Lega nell'assemblea di lunedì 23 che dovrà rinnovare il

Consiglio.

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Bettarini, l’Isola dei Famosi e la sorella di…

di SEBASTIANO VERNAZZA dalla rubrica "NON CI POSSO CREDERE!" (SportWeek 14-01-2012)

Il Giornale ha pubblicato il verbale dell’interrogatorio del presidente del

Chievo, Luca Campedelli, davanti all’ufficio inchieste della federcalcio: era

l’estate scorsa, infuriava la nuova Scommessopoli e gli investigatori sportivi

volevano vederci chiaro sullo strano tesseramento di Stefano Bettarini da

parte del club di Verona. Questa la versione di Campedelli: «Nella stagione

2009-10, stante il fatto che la sorella del signor Sartori Giovanni, nostro

direttore tecnico, avrebbe avuto immenso piacere a partecipare alla

trasmissione televisiva “L’Isola dei Famosi”, in qualità di pubblico negli

studi televisivi di Milano, mi rivolsi al signor Stefano Bettarini, che

conoscevamo da molto tempo, affinché in qualità di partecipante al reality si

adoperasse per soddisfare tale desiderio (…). Mi venne in mente l’idea di

ricalcare quanto già avvenuto in precedenza con il sig. Gene Gnocchi e il

Parma Calcio proponendolo come uomo immagine della società (…). Il sig.

Bettarini non svolse alcuna attività pubblica in relazione alla società

chievo». Ricapitolando: per far sedere la sorella di Sartori tra il pubblico

dell’“Isola”, il Chievo tesserò l’ex giocatore Bettarini, oggi abbonato al

gossip e scommettitore dichiarato. Domanda: se la “sartorina” avesse voluto

partecipare al programma come naufraga, il “Betta” sarebbe stato nominato

vicepresidente?

___

CALCIOSCOMMESSE

Bettarini tesserato:

sospetti sul Chievo

Campedelli dai pm

Il presidente ascoltato a Napoli dall’Antimafia. Si

indaga sui rapporti tra l’ex giocatore e il club veneto

di FRANCESCO CENITI & MAURIZIO GALDI (GaSport 14-01-2012)

Il Chievo, la segretaria e il tesseramento di Bettarini giudicato sospetto.

Mentre l’eco dell’inchiesta del pool «reati da stadio» sulle partite del

Napoli non si è ancora spenta, è la Direzione distrettuale antimafia (Dda) di

Napoli a mettere a segno un altro colpo. Ieri il pool coordinato da Rosario

Cantelmo con i sostituti Pierpaolo Filippelli e Claudio Siragusa ha ascoltato

Luca Campedelli, presidente del Chievo Verona, per uno dei filoni di inchiesta

che la Dda sta portando avanti nel mondodelle scommesse e dintorni. Sotto la

lente degli inquirenti i rapporti tra Stefano Bettarini e il Chievo, con il

quale è risultato tesserato al tempo del procedimento sportivo di questa

estate. Uno «scherzetto » che ha costretto l’ex giocatore a patteggiare un

anno e due mesi di squalifica, mentre la società è stata multata di 80 mila

euro.

Intercettazioni La Dda di Napoli ha acquisito da Cremona le intercettazioni

delle telefonate intercorse tra Bettarini e la segretaria del giudice sportivo,

Stefania Ginesio. Ai magistrati, però, non interessavano le «promesse» e le

«richieste » di aiuto per la giustizia sportiva, mala «strana» preoccupazione

mostrata da Bettarini che chiedeva alla Ginesio di intervenire presso i

dirigenti del Chievo per nascondere che lui era un loro tesserato. Perché

questa paura? Il presidente Campedelli, all’epoca sentito dalla giornalaccio rosa,

aveva ammesso che Bettarini «era stato ingaggiato a fini promozionali », ma il

suo nome non era mai stato ufficialmente presentato né la sua immagine era mai

stata associata al club o all’industria dolciaria di Campedelli.

La curiosità I magistrati stanno cercando anche di capire cosa c’entri in

tutto questo Silvio Giusti, un nome ricorrente in molte inchieste giudiziarie

sportive sulle scommesse (indagato dai due pool napoletani, ma anche da

qualche altra Procura) e legato a Federico e Michele Cossato (anche loro

indagati a Napoli e Cremona). In una delle intercettazioni il suo nome

verrebbe fatto perché sarebbe stato lo «sponsor» dell’ingaggio di Bettarini al

Chievo. Cosa lega Bettarini a Giusti e cosa lega Giusti a Campedelli?

L’ipotesi è che in qualche modo il Chievo sia stato «costretto» a tesserare

l’ex giocatore, forse perché sotto scacco? Da non dimenticare che a Cremona il

pentito Gervasoni ha fatto mettere a verbale: «Gli zingari avevano referenti

nel Chievo». Non solo, i fratelli Cossato sono ex gialloblù e conoscono

benissimo l’ambiente veronese. La posizione del club è in bilico anche per un

altro passaggio secondo i magistrati: Bettarini poteva avere un vantaggio dal

tesseramento (i contributi pensionistici), mentre il Chievo ha solo avuto guai

da questo «favore». Perché, allora, non chiedere un risarcimento danni a

Bettarini dopo la multa di 80 mila euro? Tutti questi punti sono stati

affrontati nell’incontro che i magistrati della Dda hanno avuto con Campedelli

che avrebbe fornito la sua versione sui fatti.

La segretaria Per il momento i magistrati non hanno ancora deciso se

ascoltare o meno Stefano Bettarini. La scorsa settimana era stata sentita

Stefania Ginesio in merito proprio alle sue telefonate con Bettarini («Stefano

non ti preoccupare: il club negherà il tuo tesseramento. Certo, Palazzi può

arrivarci lo stesso...») e se era a conoscenza dei rapporti tra Giusti e il

Chievo.

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"Pæne di Gene"

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IL ROMPI PALLONE di GENE GNOCCHI (GaSport 13-01-2012)

Ultima trovata della Juve per disfarsi di Amauri.

Ieri Andrea Agnelli lo ha abbandonato in autostrada.

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UFFICIO DI GENE di GENE GNOCCHI (SPORTWEEK 14-01-2012)

Sulla neve artificiale si deve sciare in modo diverso?

Ti risponderò con una similitudine. Tra sciare sulla neve

naturale e quella artificiale c’è la stessa differenza che passa

tra pettinare i capelli naturali e quelli di Antonio Conte.

Modificato da Ghost Dog

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Il contenzioso fiscale

Maradona-Equitalia, si riparte

Il legale: «Pretese illegittime»

L’ex campione dovrebbe pagare 38 milioni

di euro: nuovo collegio giudicante

di TULLIO DE SIMONE (Il Mattino 14-01-2012)

Maradona-Equitalia, un match infinito. È scattato il «secondo tempo» di questa

sfida tutt’altro che conclusa e che vede di fronte l'ex campione argentino

Diego Armando Maradona e il fisco italiano. La storia è nota: l’ex «pibe de

oro» è accusato di evasione fiscale, motivo per il quale è stato condannato a

pagare 38 milioni di euro (a fronte dell’originaria somma richiesta di 8

milioni) per mettersi in regola e poter, quindi, anche rientrare in Italia.

Il durissimo contenzioso fiscale ora è cominciato «ex novo» innanzi a un

nuovo collegio giudicante della commissione tributaria di Napoli, e il motivo

per cui si è giunti all’azzeramento del processo precedente è stato chiarito.

«Uno dei giudici del precedente collegio era il padre di un avvocato di

Equitalia, quindi incompatibile nelle controversie di tale società» ha

spiegato il legale di Maradona, Angelo Pisani, docente di processo tributario

all’Università Parthenope ed esperto in contenzioso della riscossione.

«Ed ora sono in grado di dimostrare l'infondatezza delle richieste del fisco

- sostiene l'avvocato Pisani - che poggiano su una sequela impressionante di

anomalie e irregolarità commesse negli anni dalle varie società di

riscossione».

Il legale dell’ex capitano del Napoli calcio chiarisce: «Sino ad oggi il

fisco ed Equitalia non hanno fornito prova dell’esistenza della cartella ed è

stata interrotta la palese e insanabile prescrizione di un credito degli anni

'85-'86 oramai estinto».

La «partita» dunque, prosegue. Pisani non s’arrende: «Se Maradona nel 1988

avesse ricevuto una regolare notifica dell’originaria cartella esattoriale, di

cui a tutt’oggi non esiste prova cartacea dell’esistenza, avrebbe potuto

esercitare ogni diritto di difesa e dimostrare che la pretesa del fisco non

era legittima».

Poi, l’affondo finale del legale: «Diego sarà il simbolo della battaglia di

legalità e giustizia contro il fisco e i metodi medievali di riscossione dei

tributi dello Stato italiano in danno dei suoi contribuenti, colpiti da un

sistema vessatorio con le cosiddette «cartelle pazze», condite di interessi,

sanzioni e spese a dir poco usurai».

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SPY CALCIO di Fulvio Bianchi (Repubblica.it 14-01-2012)

Calcioscommesse, ecco cosa

succederà alla serie A...

Ora tocca alla giustizia sportiva: la procura della Repubblica di Cremona ha

fatto (sta facendo) un lavoro importante sul vasto, delicatissimo fronte della

giustizia sportiva. E il merito principale è delle intercettazioni, che hanno

consentito di scoprire intrecci internazionali che diversamente non sarebbero

stati scoperti (e pensare che qualcuno voleva proibirle, le

intercettazioni...). I rapporti fra il capo della Procura cremonese, Di

Martino, e il procuratore federale, Stefano Palazzi, per fortuna sono ottimi:

si sono sentiti anche nei giorni scorsi. Di Martino ha chiesto a Palazzi di

aspettare sino al 20 gennaio prima di mettersi in movimento: i due magistrati

si incontreranno al termine della prossima settimana. Solo dopo, Palazzi e i

suoi investigatori (fra cui ce ne sono alcuni di grande esperienza ed

affidabilità) potranno iniziare gli interrogatori: probabilmente toccherà a

circa 40 "tesserati", fra calciatori e dirigenti, dalla A sino alla Lega Pro.

I processi (sportivi) dovrebbero iniziare verso aprile. Ma il vero problema è

che le condanne devono essere afflittive. Ad esempio: chi si salva sul campo,

deve retrocedere se penalizzato. Come fare quindi per non sconvolgere il

campionato di serie A proprio nelle battute finali? Una soluzione c'è: fare

scontare le condanne solo dalla prossima stagione. In questo caso serie A, B e

Lega Pro avrebbero un discreto numero (forse più di una decina) di club che

partirebbero con una penalizzazione dai tre punti in su. Ma almeno si

salverebbero i campionati in corso. Questa idea comincia a prendere sempre più

corpo. E a molti club, anche importanti, farebbe comodo. . .

E se Lotito diventasse vicepresidente della Lega di A?

Una vicenda assurda, una battaglia di cui il mondo del calcio avrebbe fatto

volentieri a meno: è lo scontro, senza esclusione di colpi, fra Claudio Lotito,

presidente della Lazio (ancora sotto scorta, e non si capisce bene il perché)

e i vertici dello sport (Coni e Figc). La Cgf, Corte di giustizia federale, ha

dato ragione a Lotito: pur condannato per frode sportiva a Napoli, non decade

da consigliere federale. Ma questo è solo un parere, consultivo e non

vincolante, e il presidente della Corte, Giancarlo Coraggio, ha preferito

dimettersi sia perché a febbraio diventa presidente del Consiglio di Stato (al

posto di De Lise, altro uomo di sport), sia perché la sua decisione-intrusione

ha portato ad un durissimo attacco da parte di Giovanni Petrucci. Attenzione,

il n.1 del Coni non è intervenuto su una sentenza, cosa che mai ha fatto e mai

farebbe, ma solo su un parere, che come detto è solo consultivo. E anche la

Figc, pur non essendosi espressa ufficialmente, fa sapere di essere in piena

sintonia con Petrucci, perché la Corte è intervenuta su un terreno che non le

competeva. Adesso Abete (come d'altronde gli altri presidenti federali) deve

ratificare le nuove norme del Coni, fissate dalla Giunta (di cui fa parte lo

stesso Abete) all'unanimità: in base a queste regole etiche Lotito non può più

fare parte del consiglio federale, e lui di dimettersi non ha alcuna

intenzione (anzi...). La Figc prende tempo e non essendoci motivi di urgenza

non ha ancora fissato il primo consiglio federale del 2012, dove chiaramente

Lotito si presenterà. Fra l'altro, il 23 gennaio c'è un assemblea di Lega dove

c'è da nominare il vicepresidente (il n.1 dicono che sia Maurizio Beretta.. . ).

Secondo alcune voci, ci sono ottime possibilità che Lotito venga nominato vice,

in modo da rafforzare ancora di più la sua posizione. In questo caso, lo

scontro con Coni-Figc aumenterebbe.

Tessera del tifoso: è arrivato il momento di abolirla

Prima riunione del 2012 dell'Osservatorio del Viminale: si è insediato a

dicembre il nuovo numero 1, il dirigente generale Roberto Sgalla, che già

conosce bene il mondo del calcio. Si è parlato soprattutto della tessera del

tifoso: secondo il Viminale deve diventare sempre più "un vero e proprio

servizio per il tifoso" e non essere, come "peraltro accaduto solo in pochi

casi, come strumento di attuazione di politiche commerciali". Saranno pochi

casi, d'accordo, quelli della tessera-business, ma vanno cancellati, e in

fretta. C'è anche una sentenza che lo dice. Anzi, a questo punto, passata

l'ondata emergenziale e cambiato il governo, sarebbe il caso di abolire la

tessera e trovare altri sistemi per emarginare i violenti. E' assurdo

penalizzare le persone perbene, cercare di tenerle lontane dagli stadi, e

dalle trasferte. La tessera è arrivata alla sua seconda stagione: ci pensi il

nuovo ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, e ci pensino i "tecnici"

dell'Osservatorio se non è il caso di chiudere l'esperienza qui.

Lunedì a Napoli master in "management delle imprese sportive"

Un Master in "Management delle imprese sportive", finalizzato alla formazione

di figure in grado di dirigere società ed enti che operano nel settore

sportivo, si svolgerà lunedì 16 gennaio a Napoli, presso la Basilica di Santa

Chiara (inizio ore 11). Si tratta di una iniziativa quanto mai importante,

soprattutto di questi tempi, e che apre nuove possibilità di lavoro ai

giovani. Organizzato dall'Università Telematica Pegaso (www. unipegaso. it) e

dal presidente Danilo Iervolino, il corso sarà inaugurato dal presidente della

Corte Costituzionale Alfonso Quaranta e avrà tra i docenti il presidente della

Figc, Giancarlo Abete, il vice presidente vicario e presidente della Lnd,

Carlo Tavecchio, il presidente dell'Aia, Marcello Nicchi, il responsabile del

Centro Studi, Sviluppo e iniziative speciali della Figc, Michele Uva, il

professore di diritto dello sport e consulente giuridico del Coni Elia Valori.

Direttore dei lavori è il presidente del Comitato Paralimpico e vice

presidente del Coni Luca Pancalli, coordinatore didattico (e moderatore al

convegno di Napoli) il revisore dei conti della Figc Belardino Feliziani.

L'Università Telematica Pegaso è un ateneo aperto, non statale, che adotta un

modello di insegnamento a distanza avvalendosi di tecnologie di ultima

generazione: una piattaforma on-line con l'assistenza costante degli

orientatori didattici, dei tutor e di un corpo docente di fama internazionale.

Il master si svilupperà in 7 moduli.

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Gattuso: «Per 4 mesi sbagliate le cure»

Cassano, prime corse

Rino: «Non è un bel vivere. Spero e penso non si sbagli più»

Per Antonio qualche passaggio. E scherza: «Posso giocare?»

di MARCO PASOTTO (GaSport 15-01-2012)

Le due facce dell'infermeria rossonera sono a pochi metri di distanza. Quella

sorridente di Antonio Cassano corre sul prato di San Siro assieme al

preparatore Bruno Dominici. Quella assorta e nascosta dagli occhialoni scuri

di Rino Gattuso riceve abbracci e conforto a bordo campo. Sono i due

lungodegenti particolari del Milan. Particolari perché alle prese con nemici

subdoli che di solito non si incontrano sui campi di calcio. Uno ha ripreso a

sperare, l'altro a tribolare dopo aver accarezzato invano la luce in fondo al

tunnel.

Dipendenza Cassano ha ripreso il filo del suo lavoro due mesi e mezzo dopo la

maledetta trasferta di Roma. Ieri è stata la prima corsa dopo il malore che

gli è costato un intervento al cuore. Tuta sociale e scarpe da ginnastica, è

sbucato un po' a sorpresa dal tunnel del Meazza, si è fermato a chiacchierare

con i compagni e ha iniziato a inanellare giri di campo al piccolo trotto. Poi

a un certo punto ha raccolto una pettorina da terra, se l'è infilata e ha

chiesto: «Posso giocare?» Risate. L'umore è alto, la voglia immensa. Una

dipendenza totale dal pallone, che si traduce in qualche passaggio blando con

Pato e Robinho. Di più, per ora, non è permesso. Ma nella sua situazione è già

tantissimo. Dalla prossima settimana Antonio riprenderà ad allenarsi a

Milanello tutti i giorni, ma con una grande novità: sostituendo la corsa alle

camminate che avevano contraddistinto la prima fase di riabilitazione. E se

tutto andrà come si deve, chissà che Allegri non possa riaverlo in squadra già

ad aprile. «Non mi esprimo nelle cose mediche, speriamo rientri fra poco»,

dice Galliani.

Cose strane FantAntonio scherza coi compagni, saluta l'a.d. e poi fa rientro

negli spogliatoi mentre Gattuso osserva la scena ai lati del campo. Sembrava

che l'incubo stesse finendo, ma non è così. La miastenia oculare appena

diagnosticata per lui è un termine medico nuovo. E che tra l'altro ha colpito

l'altro occhio, quello destro. La trafila riparte praticamente da zero: riposo

assoluto (tre settimane, un mese circa), poi controlli accurati per capire se

si può riprendere l'attività fisica. E Rino riflette a metà fra la rabbia e

l'amarezza: «Per quattro mesi abbiamo curato una cosa che si è rivelata

sbagliata — racconta a Milan Channel —. Devo vivere il quotidiano: e non è un

bel vivere. Spero e penso che in questo momento non si sbagli più». Poi prova

a scherzare: «Tavana (il medico sociale, ndr) deve stare attento altrimenti

gli viene un infarto. Sono successe cose strane, che in una squadra di calcio

si vedono ogni 50 anni... Cassano? Reagire è l'unico modo per uscirne fuori.

Non ha una voglia pazza di lavorare — ride —. E' un grande giocatore, ma deve

mettere la testa a posto, ad esempio quando mangia». Galliani fa una carezza a

Rino e assicura: «Uscirà anche da questo. I tifosi pensano che i giocatori

siano eroi, ma sono persone normali».

___

Gattuso, continua il calvario

"Curata malattia sbagliata"

Il centrocampista rossonero segue da bordocampo la rifinitura dei compagni

in vista del derby. Nonostante i guai alla vista, non perde la voglia di

scherzare quando si parla di Cassano: "Non ha una voglia pazza di lavorare

e quando mangia sembra un bambino. L'Inter? Va presa con le molle"

della redazione Repubblica Sport 14-01-2012

MILANO - Alla vigilia del derby, in casa rossonera c'è chi dovrà guardare la

partita dagli spalti, con tanta amarezza per i mesi trascorsi ai margini. Si

tratta di Rino Gattuso e, per un combattente come lui, fa male dover rimanere

lontano dal campo, osservando i compagni che svolgono l'allenamento di

rifinitura in vista della supersfida con l'Inter: "Per quattro mesi abbiamo

curato una cosa che si è rivelata sbagliata - ammette 'Ringhio' ai microfoni

di Milan Channel - devo vivere il quotidiano: non è un bel vivere. Sono stato

bene da un anno e mezzo, ora voglio solo migliorare insieme ai miei compagni".

"CASSANO? DEVE METTERE LA TESTA A POSTO" - Lo spirito è quello di sempre ,

battagliero e positivo, e il centrocampista rossonero non perde di vista il

'pallinò del gioco, come dimostra la sua dichiarazione circa il derby di

domenica sera: "E' una partita fondamentale e da prendere con le molle, sanno

di non poter sbagliare altrimenti son fuori da giochi", sono le parole di

Gattuso riportate da milannews. it. Il giocatore ha anche parole

d'incoraggiamento per Cassano, un altro che è ancora ai box (dopo l'intervento

al cuore) ma sta lottando per rientrare quanto prima in campo: "Reagire è

l'unico modo per uscirne fuori: lui è un ragazzo particolare, non ha una

voglia pazza di lavorare - dice Gattuso in maniera ironica - è un grande

giocatore, deve mettere la testa a posto. Ad esempio, quando mangia non è che

non sa mangiare, ma mangia come un bambino".

Gattuso

"Cura sbagliata per quattro mesi"

trafiletto non firmato (Repubblica 15-01-2012)

MILANO - Grazie alla febbre di Dubai, Rino Gattuso ora

conosce l´origine dei suoi problemi (la mioastenia

oculare) e i tempi di guarigione (un mese e mezzo) :

«Per quattro mesi abbiamo curato una cosa sbagliata».

___

DOPO LA NUOVA DIAGNOSI DEL SUO PROBLEMA ALLA VISTA RINGHIO SI SFOGA

Gattuso: «Quattro mesi di cure sbagliate!

Vivo alla giornata: non è bello»

di FURIO FEDELE (CorSport 15-01-2012)

MILANO - Giustamente perplesso, Gattuso (presente a bordo campo ieri durante

la rifinitura a San Siro) ha confidato a Milan Channel lo sconforto per una

prima diagnosi, riguardante l’occhio sinistro, che evidentemente non era

quella esatta. Venerdì, infatti, è stata rivelata una patologia (mioastenia

oculare) diversa da quella individuata, pur senza certezze, ai primi di

settembre quando si era manifestato il problema.

FIDUCIA - Gattuso, però, come suo solito non si arrende. E’ pronto a

ripartire, vuole tornare in campo presto e bene. «Per quattro mesi abbiamo

curato una cosa che si è rivelata sbagliata - ha puntualizzato il

centrocampista milanista - e, comunque, devo vivere il quotidiano: non è un

bel vivere. Ora voglio solo migliorare insieme ai miei compagni. Quando hai

dei bei rapporti e riesci ad avere fiducia è una cosa bella. Spero e penso che

da questo momento non si sbaglierà più». Ma cosa sta succedendo al Milan?

L’infermeria non riesce a svuotarsi. Così Gattuso: «Tavana (il medico sociale

rossonero; ndr) deve stare attento altrimenti gli viene un infarto. Sono

successe cose strane (compreso il problema cardiaco di Cassano; ndr) che in

una squadra di calcio si vedono ogni 50 anni». Gattuso, però, mette in guardia

i suoi compagni contro la determinazione dell’Inter. «Il derby è una partita

fondamentale per i nostri avversari che hanno tra le loro fila tanti campioni.

E' una gara che noi dobbiamo prendere con le molle perchè gli interisti sanno

di non poter sbagliare o sono fuori da giochi».

SAN SIRO E I VIP - Botteghini chiusi, biglietti introvabili ormai da una

settimana. Per il derby, si sa, San Siro dovrebbe raddoppiare la sua capienza.

Così come la tribuna d’onore dove sono attesi molti vip rossonerazzurri. Da

Felipe Massa (milanista d’adozione anche se di brasiliani ce ne sono anche

nell’Inter. . . ) a Valentino Rossi interista senza...freni. Le wags rossonere

hanno una nuova. . . capitana: Mellissa Satta. E’ atteso il cittì Prandelli,

non mancherà il super-interista sindaco Pisapia. Dolce e Gabbana, Savicevic,

Maldini, Paolo Scaroni (ad di Eni) , Mirko Bergamasco (rugbista azzurro), il

rossonerazzurro Zaccheroni e Simona Ventura completeranno il parterre dove,

ovviamente, spiccherà la presenza di Silvio Berlusconi mentre Massimo Moratti

è in forse.

___

CURE SBAGLIATE

Gattuso: «Persi quattro mesi»

trafiletto non firmato (Tuttosport 15-01-2012)

MILANO. Starà fermo per almeno un altro mese e forse si

rammarica del tempo perduto. Ma Gennaro Gattuso crede di aver

finalmente trovato la causa dei suoi mali: «Per quattro mesi

abbiamo curato una cosa che si è rivelata sbagliata, devo

vivere il quotidiano: non è un bel vivere. Spero e penso che

in questo momento non si sbagli più. Il derby è una partita

da prendere con le molle, l’Inter sa di non poter sbagliare

altrimenti è fuori da giochi. Cassano? Reagire è l’unico modo

per uscirne, lui è un ragazzo particolare».

___

A San Siro (ore 20,45) Ranieri vuol ridurre il distacco da Allegri: è una sfida che vale doppio

Il derby della verità

Il Milan cerca tre punti per il primato, l’Inter per sognare ancora

di MIMMO FERRETTI (Il Messaggero 15-01-2012)

È il derby più derby d’Europa, dicono i numeri di campionato e coppe delle

due milanesi. E anche le cronache legate al calciomercato, protagonista

l’argentino Carlos Tevez. È un derby che, classifica alla mano, vale doppio

anche se il girone d’andata non è ancora terminato. Da una parte il Milan

campione d’Italia e capolista; dall’altra l’Inter che viaggia con otto punti

di ritardo dalla vetta. Come dire: vietato perdere per entrambe, perchè la

squadra di Max Allegri, fresco fresco di rinnovo fino al 2014 (è il tecnico

più pagato della serie A, 2, 5 netti a stagione bonus esclusi), non può

concedersi passi falsi visto il ruolino di marcia della Juventus, l’altra

capoclassifica impegnata nel pomeriggio in casa contro il Cagliari, e perchè

l’Inter di Claudio Ranieri, ultimo allenatore a battere il Milan a San Siro

(era sulla panchina della Roma), in caso di ko precipiterebbe a undici punti

dalla vetta, vanificando così - forse in maniera irrecuperabile - la vigorosa

rincorsa/risalita degli ultimi mesi.

È il derby della verità, in parole povere. Massimiliano Allegri, alla quarta

sfida all’Inter da milanista, spiega. «L’Inter quest’anno ha cambiato modo di

giocare tra Gasperini e Ranieri. Ha trovato equilibrio, subisce poco e avrà a

disposizione tutti i giocatori della rosa. Troveremo un’Inter in stato di

forma e difficile da affrontare. É il derby di andata, siamo lontani dal

finale di campionato, ma dobbiamo uscire dal campo con un risultato positivo.

È un derby più decisivo per l’Inter che per noi». E ancora. «Le vicende di

mercato? Ci sono perché c’è mercato. Tutto si è risolto: Pato resta e tutti

siamo contenti. Nessuno ha mai detto di non voler tenere Pato e io non ho mai

detto di doverlo cedere», le parole del tecnico, in ansia per le condizioni di

Thiago Silva. «Ho deciso di tenere Pato perchè lo ritengo un giocatore di

grande talento. L’intera operazione non mi convinceva nè dal punto di vista

tecnico nè da quelle economico. È una scelta che ho preso in totale autonomia.

Sono convinto sia la cosa migliore per il Milan», ha precisato Silvio

Berlusconi. Preso dal Lecce Mesbah, intanto.

Ranieri, che tra Juventus e Roma non perde una stracittadina dal 2007, ha

idee chiarissime, tanta voglia di far giocare Sneijder, assente da una vita, e

un po’ di preoccupazione per il mal di schiena di Julio Cesar. «Se vinciamo,

ci rimettiamo in corsa e il Milan comincia a pensare che l’Inter è tornata. Se

perdiamo, abbiamo altre venti partite a disposizione. Più volte ho detto di

voler vincere una gara che conta. L’ho sottolineato contro il Napoli, contro

la Juventus e contro l’Udinese. Il derby è importante per i tre punti: a

ottobre siamo usciti sconfitti dal primo scontro diretto contro il Napoli, poi

ne abbiamo persi altri due contro Juventus e Udinese. I derby sono particolari,

escono dal contesto del campionato. Non si può fingere. Detto questo, siamo

pronti per affrontare il Milan che è lassù: è imbattuto da dodici partite, lo

rispettiamo e proveremo a batterlo». Tevez? «Non parlo mai di mercato. Il

Milan ha Pato, che ha dimostrato il suo valore e sarà un’arma a disposizione

dei rossoneri», ha glissato Ranieri.

E poi. «Come si ferma Ibra? Ci proveremo. I nostri difensori avranno la

massima attenzione per un giocatore che, dove è andato, ha sempre vinto il

campionato». Ibra ieri ha preso una botta al ginocchio, ma dovrebbe esserci.

Nella scorsa stagione, il Milan ha fatto sue entrambe le stracittadine punendo

i nerazzurri in contropiede. «Uomo avvisato, mezzo salvato.. . Dobbiamo stare

attenti alle ripartenze, il Milan sa far male. Mi auguro che sia una serata di

calcio vero e che i tifosi si divertano. Vedremo chi è più forte, vinca il

migliore», ha proseguito.

Infine, Gattuso. Polemico, dopo la scoperta della miastenia all’occhio

destro. «Per quattro mesi abbiamo curato una cosa che si è rivelata

sbagliata». L’altro convalescente Cassano si è allenato correndo a San Siro

guardando i compagni, e invidiandoli non poco.

___

I guai di Gattuso

«Per 4 mesi curata la cosa sbagliata»

trafiletto non firmato (LA STAMPA 15-01-2012)

Si chiama mioastenia la malattia di Rino Gattuso

e stavolta ha colpito l’altro occhio, quello

sinistro. «Per 4 mesi abbiamo curato una cosa che

si è rivelata sbagliata – ha raccontato il

centrocampista a Milan Channel- Adesso devo

vivere il quotidiano e sinceramente non è un bel

vivere. Sono stato bene per un anno e mezzo, ora

voglio solo migliorare con il sostegno dei

compagni. Mi auguro che non si sbagli più».

___

L’eliminatore

Allegri a valanga: «Li facciamo fuori»

di FRANCESCO PERUGINI (Libero 15-01-2012)

Mancano solo poche ore alla fine della settimana più difficile della carriera

di Massimiliano Allegri. L’allenatore del Milan non sembra però aver risentito

troppo delle ultime vicende che gli hanno regalato un Tevez in meno, un Pato

forse di troppo e due anni di contratto in più. E così il tecnico rossonero si

presenta ai giornalisti prima del derby in versione “Terminator” per far fuori

i cugini dalla corsa-scudetto: «Non so se abbiamo più noi da perdere o

l’Inter», sottolinea Allegri, «è come l’anno scorso, quando potevamo allungare

oppure farci sorpassare. Certo, se noi dovessimo vincere è difficile che

l’Inter possa rientrare nella corsa scudetto ».

La partita di stasera è perciò un «crocevia per il campionato», ma il suo

Milan deve restare sereno: «La squadra ha proseguito nel lavoro visto che è

l’ultima settimana di allenamenti completi», ha spiegato Allegri, «poi

inizieranno le coppe e, sperando di andare avanti il più possibile, non avremo

lo stesso tempo. Mentalmente siamo tranquilli, comunque». Come tranquillo è lo

stesso Allegri dopo il tanto agognato rinnovo di contratto fino al 2014,

arrivato quasi come conseguenza del no di Pato al Psg: «Quella vicenda non ha

accelerato il rinnovo del contratto», assicura il diretto interessato, «non ho

mai detto che volevo cedere Pato: è un campione che per le potenzialità che ha

deve fare molto meglio. Lui è rimasto, l’allenatore ha rinnovato, quindi

abbiamo risolto tutti i problemi».

Qualche indizio in più sul reale andamento della vicenda lo darà forse la

scelta del compagno di Ibra per questa sera. Il favorito è Robihno, ma le

chance di una maglia-premio per il Papero sono altissime. Chi ci sarà di

sicuro è Thiago Silva, nonostante un problemino alla coscia accusato ieri.

Fermi per influenza Taiwo e Seedorf, anche se l’olandese è stato comunque

convocato (ma come vice-Aquilani giocherà Emanuelson). Guarderanno il derby

dalla tribuna, invece, i due milanisti più sfortunati dell’anno: Gattuso che

dovrà star fermo altri 30 giorni («per 4 mesi abbiamo curato una cosa

rivelatasi sbagliata», ha commentato Rino dopo la nuova diagnosi di miastenia

oculare) e Cassano. Ieri il barese è tornato in campo per una prima sgambata,

ma ha fatto subito impazzire il medico sociale rossonero: Cassano ha chiesto

ripetutamente di unirsi ai compagni per la partitella e il dottor Rodolfo

Tavana ha faticato per trattenerlo. Anche Fantantonio è carico: abbastanza per

cancellare entro fine stagione il ricordo di Tevez.

___

DERBY DA ARENA

Allegri sfida Ranieri: "L'Inter va liquidata"

Il tecnico rossonero su Pato: "Mai chiesto di cederlo. Se uno può dare 100, deve

dare 100". E lo fa giocare. Ranieri, lo "stregone" da spot: "Col cuore si vince"

di FRANCO ORDINE (Il Giornale.it 15-01-2012)

Chissà se i giornalisti cinesi, con interprete al seguito, hanno capito

qualcosa. Sono arrivati in sala-stampa a San Siro per ascoltare Allegri,

tastare il polso al Milan, seguire il test sul prato rizollato e invece si

sono ritrovati dinanzi a un clima quasi surreale. Già perché il derby numero

277 è rimasto dietro le quinte, appena qualche accenno, una risposta, due al

massimo sull’argomento. «Ci sarà grande tensione, servirà concentrazione, la

sfida può essere un crocevia per loro, se vincono tornano in corsa per lo

scudetto» la convinzione di Allegri. Poco derby e molto altro, allora. E cioè

Pato e i rapporti tra Allegri e Pato, il nodo del contratto sciolto e il

ribaltone del mercato, con un benvenuto a Cassano, rivisto in campo ieri a San

Siro, «magari potremo riaverlo per il finale di campionato» il pronostico che

è una specie di esorcismo dinanzi alle ripetute sventure (ultima quella di

Gattuso, 4 mesi di cure sbagliate) che hanno colpito il gruppo.

Chissà se i giornalisti cinesi hanno capito qualcosa, certo è risultato molto

istruttivo sulla discussa questione Pato prendere nota dell’intervento di

Silvio Berlusconi: «Ho deciso di tenere Pato perchè lo ritengo un giocatore di

grande talento. L’intera operazione non mi convinceva nè dal punto di vista

tecnico nè da quello economico. É una scelta che ho preso in totale autonomia.

Sono convinto sia la cosa migliore per il Milan». Evidente lo scopo: ribadire

in modo solenne l’estraneità della figlia Barbara alla vicenda. Dopo

Berlusconi, Allegri ha messo in fila una serie di riflessioni da mandare a

memoria. Eccole: 1) «Quando ho letto i giudizi di Pato sono caduto dalle

nuvole perché non ho rapporti freddi con lui ma una relazione basata sul

rispetto professionale e umano»; 2) «Non ho mai chiesto di cedere Pato e ora

che è rimasto sono contento per lui e per il Milan»; 3) «In questi giorni non

ho mai notato un atteggiamento mentale non consono, altrimenti a Bergamo non

lo avrei schierato titolare»; 4) «Lo considero un campione, può e deve fare

molto meglio, se uno può fare 6 deve fare 6, se può fare 100, deve fare 100.

Quando è stato bene, ha sempre giocato, poi è normale che ogni tanto vada in

panchina, è capitato ad altri, impossibile giocare 50 partite in una stagione»;

5) «Tevez avrebbe dovuto rimpiazzare Cassano, se la società ha cambiato

indirizzo, chiedete spiegazioni a Galliani».

Chissà se i giornalisti cinesi hanno capito qualcosa ma anche la firma del

contratto (2 milioni più premi) è stata girata e rigirata, nonostante il

catenaccio di Allegri disponibile solo a riferire del cordialissimo colloquio

telefonico con Berlusconi, seguito all’accordo biennale. «Non è mai stato un

problema, ne abbiamo parlato dopo Cagliari, dovevamo trovare il tempo per

farlo, la vicenda Pato non ha accelerato i tempi»: sull’argomento è stato più

semplice per Allegri imporre la propria linea. «Sono felice di continuare il

lavoro portato avanti da un anno e mezzo» il soffietto. Più attraente il

passaggio successivo: «Qualcuno mi ha definito il “liquidatore”, invece sono

riconoscente alla vecchia guardia che mi diede una mano tra Bari e Palermo e

sono contento di aver contribuito a ringiovanire il Milan senza perdere di

vista i risultati». Il derby canonico è cominciato appena Allegri si è messo

ad allenare. Perché c’è stato il panico per Thiago Silva (indolenzimento

muscolare, in dubbio) e non è mancato il brivido per un colpo al ginocchio di

Ibra, prima di regalarsi un gran gol, imitato più tardi da Pato.

A proposito: giocherà lui titolare. E da stanotte le polemiche ricominceranno.

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IL CASO IL BULGARO IONOV SI È SOSTITUITO A RAITCHEV, DESIGNATO PER L’AMICHEVOLE

Un «falso» arbitro per Werder-Az

E c’è l’ombra delle scommesse

di MARCO DEGL’INNOCENTI (GaSport 15-01-2012)

Un ex arbitro bulgaro, noto per le sue irregolarità e privato della licenza

dalla federazione del suo Paese per aver diretto senza autorizzazione partite

in Venezuela e Argentina, si è sostituito, fornendo false generalità, al

collega designato a dirigere mercoledì scorso l’amichevole tra Werder Brema e

AZ Alkmaar, nella città turca di Belek (2-1). Si tratta di Lachezar Ionov, ex

arbitro della serie B bulgara che si è spacciato per il connazionale Raicho

Raitchev, arbitro designato. La sostituzione di persona è venuta alla luce

quando Raitchev ha dichiarato di essere rimasto a casa per infortunio.

«Abbiamo subito avvertito la federazione tedesca: il comportamento

dell’arbitro ci era apparso strano, ha prolungato di 10’, senza motivo, il

recupero della gara», ha detto il general manager del Werder, Klaus Allofs.

Scommesse La partita potrebbe essere stata oggetto di scommesse e non è

escluso il sospetto di irregolarità. La terna arbitrale per l’amichevole era

stata designata dall’agenzia che ha organizzato il ritiro dell’Alkmaar. Un

anno fa una terna ungherese aveva diretto, anche allora con falsi nomi,

l’amichevole Bulgaria-Estonia 2-2, con tutte le 4 reti segnate su rigore e

sospettata di essere stata taroccata: gli arbitri non figuravano nella lista

della Fifa.

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Calcio senza giornalismo

di CARLO TECCE (il Fatto Quotidiano 15-01-2012)

Il calcio in italiano è una liturgia con virtù tribali e vizi moderni. I

giornalisti televisivi, che raccontano le partite nemmeno fossero le gesta di

Enea, rispettano il calcio con omertoso silenzio. Quasi per tenere fede a un

patto di sangue, pardon: di quattrini.

Domenica scorsa, Lecce-Juventus, il telecronista annuncia uno striscione

contro Marco Borriello (i tifosi bianconeri gli danno del mercenario, per un

presunto rifiuto), ma evita di leggerlo chissà per quali timori aziendali.

La scena è stata veloce, dunque il telecronista non avrà ricevuto censure,

semplicemente è scattato un sistema di controllo interno: l’auto-censura. I

telegiornali sportivi e le cosiddette trasmissioni di approfondimento parlano

sempre mal volentieri dei clamorosi scandali o degli sviluppi di un’inchiesta

giudiziaria che riguardano i campionati italiani. Lo fanno con la stessa

superficialità con cui insultano un calciatore straniero, che non può

ascoltare né protestare, rispetto agli ossequiosi giri di parole reperiti in

archivio o creati al momento per commentare i bidoni made in Italy. Il

rapporto società di calcio-società televisiva è saldata con i milioni di euro

per i diritti televisivi, che si convertono in milioni di euro con gli

abbonamenti dei telespettatori. Spesso gli uffici stampa preferiscono offrire

le interviste esclusive ai calciatori, che poi sono un insieme di balbettii,

ai giornalisti televisivi per saldare, continuamente, il legame commerciale.

Raramente un’inchiesta giornalista rivela il marcio su cui si regge il calcio,

ma c’è sempre bisogno di una procura e di un magistrato per scoprire quello

che si sussurra. E dove? Nell’ambiente, pessima abitudine per descrivere quel

sistema trasparente e controverso che circonda il pallone italiano. Mentre le

telecamere entrano fisicamente negli spogliatoi, per mostrarci i calciatori in

mutande che ascoltano musica e vorrebbero un minuto di pace e concentrazione,

quelle stesse telecamere evitano di inquadrare la parte brutta di una favola

che ormai ha stancato persino i più piccoli. Il calcio viene raccontato come

se fosse un incontro fra purezze e bandiere di chissà quale caseggiato, non

c’è mai il timore, o il sospetto, che dietro un rigore si nasconda un

biscotto. Sappiamo qualsiasi cosa dei calciatori che scendono in campo, che

musica ascoltano, che carni mangiano, dove vanno in vacanza, come fanno la

spesa, non sapremo mai esattamente chi sono. Un paio di sere fa, il

telegiornale di Skysport esultava per un’intervista esclusiva al procuratore

di Pato, attaccante del Milan nonché compagno di Barbara Berlusconi. L’inviato

di Sky aveva intercettato il procuratore brasiliano all’uscita di Giannino, il

solito ristorante dove si ritrovano i calciatori per far finta di non cercare

un posto tranquillo con il desiderio di farsi inquadrare. Concitazione.

Attesa. Ansia. Il servizio va in onda, l’agente brasiliano con il cappellino

dice un paio di parole incomprensibili, annuisce senza comprendere le domande,

cerca di sfuggire con l’aria di chi custodisce la verità. Non c’è spazio, però,

per la verità nel calcio. Si preferisce credere che sia tutto, ancora, un

gioco.

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UCCISO A 28 ANNI

Un libro ricostruisce

la morte del calciatore

RE CECCONI RESTÒ MUTO

di MALCOM PAGANI (il Fatto Quotidiano 15-01-2012)

Il campo d’allenamento era sotto la collina. Tra le puttane di via Tor di

Quinto, gli insediamenti nomadi e la caserma dei Carabinieri. Lì si poteva

vedere dalla strada. Un fumetto. Polvere ed erba. Disordine voluto. Magliette

di lana azzurra, bestemmie, la gente in tribuna e sotto, la bolgia. Tutti

dietro un pallone e il signore più saggio, Tommaso Maestrelli, davanti. La

Lazio del maggio 1974. Quella che sposa la storia, mentre il paese divorzia.

Il regno di Chinaglia e Re Cecconi. Il lombardo di campagna, finito sotto

terra a 28 anni, da esule, da straniero, proprio 35 anni fa. Ucciso in una

gioielleria di Roma da un colpo di pistola sparato dal marchigiano di ventura

Bruno Tabocchini. Il padroncino che affrontata la gavetta si era messo in

proprio, vivendo asserragliato tra i preziosi. L’uomo che aveva già reagito a

una rapina (due revolverate, un bandito a terra) nell’inverno del ‘76. Un

“self-made man”, come disse a suo tempo il Pm Marrone con il difetto di

covare: “Una visione egocentrica del mondo che lo spinse a farsi giustizia da

sé. Lui dentro, i nemici fuori. Lui il bene. Gli altri, tutti gli altri, il

male”. In via Francesco Crispi, quartiere Fleming, alle 19:40 del 16 gennaio

‘77, Tabocchini aprì dal suo bunker al profumiere Fraticcioli, suo amico, che

gli portava due deodoranti. L’odore della morte.

IN GIOIELLERIA, entrarono anche Pietro Ghedin e Re Cecconi in libera uscita

con un altro calciatore, Renzo Rossi, che li aveva lasciati da due minuti per

acquistare un litro di vino. Ghedin e “Cecco”. Con le mani in tasca. Era

“l’ora brutta” degli assalti e spaventato, Tabocchini fece fuoco. Prima puntò

l’arma su Ghedin, poi la spostò e a mani giunte chiuse le ali a Re Cecconi. Il

rumore sordo, l’urlo di Ghedin: “Siete pazzi qui?”, l’ultimo appello di Cecco:

“Ghedo, aspettami, vengo con te”, l’ambulanza, il decesso, alle 20:04, al San

Giacomo. La faccia contrita di Emilio Fede al Tg 1: “Tragico scherzo, è morto

il calciatore Re Cecconi”. Tabocchini sostenne che quella sera Re Cecconi

avesse gridato: “Fermi tutti, questa è una rapina” e che la replica calibro

nove fosse stata naturale: “Ho sparato prima che lui lo facesse con me”. Gli

diedero retta. Assolto dall’imputazione di “eccesso colposo di legittima

difesa”. Nonostante Re Cecconi fosse disarmato e la discussione tra

innocentisti e colpevolisti fosse diventata merce da bar sport. Un libro e un

documentario tenuto nascosto nelle teche Rai dal 1983 a causa di una dura

battaglia legale, raccontano questa storia di mancata resurrezione e ne

ribaltano il senso. La tesi portante dei due lavori è chiara. Non ci sarebbe

stato uno “scherzo” di Re Cecconi, ma solo un omicidio. Il film, straniante,

lo girò Tomaso Sherman, veneziano approdato poi a soap come Incantesimo. “Il

caso Re Cecconi”. Attori come Andrea Occhipinti, Simona Marchini e Haber e

un’ora scarsa che preludeva alla distruzione della versione ufficiale. Il

volume l’ha scritto invece un giornalista appassionato, Maurizio Martucci. Si

è calato a sangue freddo, in questo dirupo dostoevskiano di metamorfosi e

uomini trasformati in bestie. Non scherzo, Re Cecconi, 1977. La verità

calpestata (Libreria sportiva, 80 pagg, 10 euro) è un’indagine al di sopra di

un unico sospetto. Ribalta le presunte verità dell’epoca e restituisce a Re

Cecconi l’innocenza. Secondo Martucci: “Re Cecconi ebbe la vita distrutta per

un equivoco e non fece nulla per essere ucciso. Il clima processuale fu

inquinato dalle potenti lobby orafe al grido di ‘maggiori tutele’. E poi il

pregiudizio contro una Lazio politicamente scorretta e la tesi del folle gioco

superficialmente accettata, fecero il resto”.

TABOCCHINI lasciò Roma poco dopo, tornò a casa, si eclissò. Luciano il biondo,

il numero 8, è rimasto nella memoria. Lo riconoscevi dall’alto. In quella

squadra di pazzi (fascisti e comunisti, clan rivali, noia da ritiro sfogata

nell’albergone sull’Aurelia) “CeccoNetzer” era l’anarchico che per coraggio e

fisiognomica somigliava alla stella del Borussia. Da ragazzo, a Nerviano,

aveva visto la fame. Mangiare l’erba era la naturale conseguenza di

un’origine. Re Cecconi che “visse da re e morì da Cecconi”. Luciano che cadde

senz’aria da respirare e a paracadute chiuso, amava lanciarsi con il suo amico

Gigi Martini. Prima terzino, poi pilota e deputato a destra della destra,

nella seconda vita che a Re Cecconi fu negata. Saltavano d’annunziani dai

portelloni dei C 119 che sollevavano lamiere e sedili inospitali dalla base di

Tirrenia. Prima delle riflessioni postume: “Eravamo tanto uniti perché avevamo

paura di essere stati troppo fortunati” vennero i funerali di Cecco. Diecimila

persone. Il vecchio presidente Lenzini, il Sor Umberto, a testa bassa, i

pianti, il silenzio e i compagni della Lazio in Qatar per un grottesca

tournée. Luciano tornava spesso dai due figli. Sua moglie Cesarina (che per

giorni Corriere della Sera e Stampa chiamarono Graziana) aveva 23 anni. Dopo

lo sparo, avrebbe avuto solo l’età indefinita dell’assenza. Nelle foto d’epoca,

Tabocchini è cupo. Veste completi severi. Sembra incazzato con chi vuole

cancellare i frutti della sua scalata sociale. Il denaro, la rispettabilità,

la casa di lusso per la madre, in via Prati degli Strozzi. All’inizio lo

interrogò il vicequestore Masone (decenni più tardi capo della Polizia).

Tabocchini dichiarò di detestare il calcio e non aver mai visto prima Re

Cecconi. Ma qualche testimone suggerì che con “il biondo”, l’orefice fosse

stato addirittura vicino di casa sulla Cassia. Vero o falso che fosse, vittima

e carnefice rimangono sempre abbracciati. Cecco sapeva perdonare. Chissà se in

questi anni ne ha avuto la forza.

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Scommesse

Bari, altre gare di A sotto inchiesta

S´indaga sui contatti tra clan e calciatori

di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 15-01-2012)

BARI - Ci sono una decina di nuove gare di serie A che finiscono nelle

inchieste che le procure italiane stanno conducendo sul calcioscommesse. Le

partite sono nel fascicolo seguito dal procuratore di Bari, Antonio Laudati. E

sono legate alla posizione di un infermiere, Angelo Iacovelli, iscritto nel

registro degli indagati per concorso in frode sportiva. Si tratta dell´uomo

che - secondo gli investigatori - portava il denaro dagli scommettitori ai

calciatori per truccare le partite che il Bari ha giocato lo scorso anno in A.

Tutte gare (ci sarebbero Bari-Chievo, Bari-Sampdoria, Palermo-Bari e

Bologna-Bari) giocate dai biancorossi nella seconda fase di campionato.

Nell´inchiesta pugliese sarebbero dunque stati provati dai carabinieri del

reparto operativo i passaggi di denaro con i calciatori. Tenuti a restituire i

soldi incassati agli scommettitori qualora non si fosse realizzato il

risultato promesso. Una circostanza del genere l´ha raccontata il

difensore-pentito Carlo Gervasoni ai pm di Cremona indicando come gli Zingari

avessero corrotto cinque giocatori del Bari per perdere con più di due gol di

scarto a Palermo. Ma il risultato (la partita finì 1-2) non si verificò perché

Miccoli sbagliò un rigore. Da Bari potrebbero arrivare importanti novità nei

prossimi giorni.

Notizie sono attese anche da Napoli dove sono in ballo due inchieste sul

calcio scommesse. Da un lato è indagato l´ex portiere Gianello, accusato di

frode sportiva per la partita contro il Chievo vinta 3-0 (e dove rischiano la

squalifica per omessa denuncia tre azzurri, tra cui il capitano Cannavaro).

Dall´altro si indaga sulle infitrazioni mafiose partendo dalla gara contro il

Parma. In uno dei filoni è indagato l´ex allenatore dell´Inter Hector Cuper.

In un altro è stato sentito come teste il presidente del Chievo Luca

Campedelli chiamato a spiegare il perché avesse tesserato Bettarini.

___

Scommesse, indagato un infermiere

portava ai calciatori i soldi delle truffe

Inchiodato dai telefoni. Quattro partite nel mirino

di GIULIANO FOSCHINI (la Repubblica - Bari 15-01-2012)

L´inchiesta di Bari sul calcio scommesse ha il suo primo indagato ufficiale.

Si chiama Angelo Iacovelli, è un infermiere ma avrebbe lavorato per i mercanti

del calcio. E´ lui l´uomo, sospettano i carabinieri del reparto operativo,

incaricato di portare ai calciatori biancorossi il denaro per truccare le

partite. Iacovelli ha ricevuto un avviso di garanzia per concorso in frode

sportiva ed è stato ascoltato dal pm Ciro Angelillis insieme con il suo

avvocato Piero Nacci Manara. Iacovelli ha però deciso di avvalersi della

facoltà di non rispondere. «Era un nostro diritto - spiega il legale - noi non

conosciamo nemmeno un atto dell´indagine, non potevamo rispondere al buio di

un´accusa che davvero non capiamo. Aspettiamo di vedere cosa accadrà nelle

prossime settimane».

La situazione non sembra delle migliori per le persone coinvolte

nell´indagine. Gli investigatori avrebbero le prove che almeno in una gara,

che il Bari ha giocato fuori casa, Iacovelli ha portato le buste dagli

scommettitori ai calciatori. E viceversa. La partita non è andata infatti come

promesso e i giocatori comprati hanno dovuto restituire il denaro. La gara non

è però l´unica. Ce ne sarebbero molte altre nelle quali Iacovelli ha svolto lo

stesso ruolo. E, in questi casi, le partite sarebbero andate anche a buon

fine. Agli atti ci sono i nomi dei calciatori protagonisti delle combine. Ci

sono i tabulati telefonici, le presenze negli alberghi che testimonierebbero

il quadro. Inoltre da qualche giorno nel fascicolo d´inchiesta è finito

l´interrogatorio che Carlo Gervasoni, l´ex difensore del Bari, ha reso dopo

essere stato arrestato ai pubblici ministeri di Cremona. Il procuratore

Antonio Laudati - che sin dal principio sta seguendo personalmente l´inchiesta

- ha avuto uno scambio di atti con il collega di Cremona, Roberto Di Martino.

Compreso il verbale di Gervasoni del 27 dicembre scorso quando il calciatore

ha raccontato quello che sapeva sulla combine di Palermo-Bari, partita

terminata per 2-1 per i padroni di casa. La gara sarebbe stata gestita dal

gruppo degli Zingari che, racconta Gervasoni, avrebbero corrotto cinque

calciatori biancorossi finiti ora nel registro degli indagati della procura

lombarda: sono gli ex baresi Andrea Masiello (ora all´Atalanta), Nicola

Belmonte (Siena), Daniele Padelli (Udinese), Marco Rossi (Cesena), Simone

Bentivoglio (Sampdoria) e Alessandro Parisi (Torino). «La prima partita di

serie A combinata di cui parlai - ha raccontato Gervasoni al procuratore Di

Martino - è Palermo-Bari del 7 maggio 2011, finita 2-1, laddove il risultato

concordato era di un over con la sconfitta del Bari, con almeno due gol di

scarto: si tratta di notizie che mi ha riferito Gegic nell´immediatezza della

partita, in quanto ho scommesso sulla medesima». «Ricordo - aveva raccontato

Gervasoni - che sempre secondo quanto lui mi riferì, era stato Carobbio a

mettersi in contatto con i giocatori del Bari o con qualcuno che gli stesse

vicino. Gegic mi riferì che erano stati corrotti i seguenti giocatori del

Bari: Padelli, Bentivoglio, Parisi, Andrea Masiello e Rossi. Il risultato

concordato non fu raggiunto perché Miccoli sbagliò il rigore che era stato

volutamente provocato. Miccoli non sapeva nulla della combine».

Accanto alle dichiarazioni di Gervasoni, nel fascicolo di Bari ci sono i nomi

di tre imprenditori vicini ai calciatori (alcuni dei quali sono stati già

ascoltati come testimoni) che avrebbero scommesso cifre importanti su

indicazione dei giocatori stessi. Spesso, tra l´altro, non vincendo perché

venivano date loro informazioni non corrette. Agli atti, anche in questo caso,

ci sono tabulati telefonici e le prove dei pagamenti che sarebbero avvenuti in

alcuni casi con assegni bancari. Iacovelli è indagato in un fascicolo

parallelo a quello aperto per associazione a delinquere e riciclaggio dallo

stesso Laudati sempre sulla vicenda calcio. La procura ha cominciato a

indagare sul calcio dopo una segnalazione di un bookmakers austriaco,

Skysport365, che segnalava flussi anomali su una gara di Coppa Italia

(Bari-Livorno) del dicembre 2010. Dai primi accertamenti, è venuto fuori un

interesse della criminalità organizzata (e in particolare dei Parisi) alle

scommesse sportive. Da anni i clan avevano individuato nelle scommesse una

delle vie maestre per il riciclaggio del denaro. La possibilità, offerta da

alcuni calciatori, di truccare le gare di serie A dava la possibilità di

guadagnare qualche soldo in più. Ecco che sarebbero entrati nell´affare, prima

gestendolo da solo. E poi facendo riferimento al gruppo degli Zingari, lo

stesso finito sotto indagine a Cremona. Non è un caso che gli slavi più volte

sono arrivati a Bari, come testimoniano presenze alberghiere e celle

telefoniche: per esempio, hanno passato in città tutto il fine settimana in

concomitanza con Bari-Sampdoria. E potrebbe non essere soltanto una

coincidenza.

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Vi prego, non trasformatemi in eroe l’uomo che pretende lo scontrino

di FRED PERRI (Tempi.it 13-01-2012)

Com’è andata? Avete messo su qualche chilo? Io mi sono mantenuto un fuscello,

passando leggero tra capponi e cenoni. Ah, ah, lo so che non la bevete. Ci

sarebbero voluti gli ispettori del peso. Avrebbero dovuto bussare alla mia

porta e controllare frigo e dispensa per vedere se quello che avevo denunciato

prima del Natale (sobrietà, pochi grassi, movimento) rispondesse al vero.

L’accertamento sarebbe finito male, sarei finito alla berlina come i ricchi

col macchinone ma nullatenenti.

E a questo proposito, compagni e amici, vorrei cominciare l’anno con un inno

alla morale. Perché quello che ci circonda, ormai, è il trionfo del moralismo,

del mondo alla rovescia, del sensazionalismo fine a se stesso. Scusate, ma c’è

bisogno di salire fino a Cortina per sapere chi possiede il macchinone? Basta

recarsi al concessionario Ferrari-Maserati-Jaguar-Mercedes-Bmw all’angolo.

Adesso c’è la campagna “denuncia chi non ti dà lo scontrino”. Leggo

celebrazioni di un tale che ha fatto casino in un locale milanese per una

focaccia. Ora gli eroi sono questi?

Mi fa piacere che Simone Farina, del Gubbio, faccia una gita a Zurigo, ospite

di Blatter al Pallone d’oro, ma rifiutando la grana per truccare una partita

ha fatto solo il suo dovere. Lui lo sa, noi no. È che abbiamo perso il senso

della morale e allora ci affidiamo al moralismo, compiacendoci per

comportamenti che dovrebbero essere normali.

___

IL GRAFFIO di Emilio Marrese (Repubblica.it 14-01-2012)

Santo subito

Gubbio-Grosseto 4-0: Farina otto minuti in campo,

sfiorando anche il gol con un colpo di aureola.

___

da Libero VeLeNo Numero 2 (Libero 15-01-2012)

Burocrazia.png

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La storia

Paralizzato dai guerriglieri

"E di me se ne fregano tutti"

Il portiere del Togo vittima dell´attentato di due anni fa

di FRANCESCO FASIOLO (la Repubblica 16-01-2012)

La Coppa d´Africa maledetta, quella che non ha mai giocato, è scritta tutta lì,

sulla sua gamba destra. Non si muove, non la comanda più. E un calciatore che

vive sulle stampelle non è più un calciatore. «Ho sognato l´attentato ogni

notte e ho ancora dolore, tutti i giorni». A 27 anni Kodjovi Obilalé è un ex

portiere. Ha chiuso la sua carriera un proiettile che si è infilato nella

vertebra, ed è arrivato al midollo. È cominciata così, nel 2010, la scorsa

edizione della coppa: appena entrato in Angola, la mattina dell´8 gennaio, il

pullman della nazionale del Togo viene assaltato. «Venti minuti di inferno. Mi

colpirono ai reni e all´addome con raffiche di mitra, ma non ho mai pensato

che sarei morto: sapevo che non era ancora arrivata la mia ora». A scatenare

la sparatoria gli indipendentisti della provincia di Cabinda, la zona in cui

il Togo stava andando a giocare il suo girone. Muoiono l´autista, l´aiuto

allenatore, l´addetto stampa. Emmanuel Adebayor, la stella della squadra, se

la cava con un grande spavento. Obilalé è il ferito più grave, nelle prime ore

si diffonde addirittura la notizia della sua morte. Comincia invece un lungo

percorso di riabilitazione. In Sudafrica, dove è rimasto due mesi dopo essere

stato operato a Johannesburg, e poi in una clinica specializzata di Lorient,

in Bretagna, cittadina dove vive oggi. Fino a qualche tempo fa, nelle

interviste, gli chiedevano quando sarebbe tornato in campo: «Se lavorerò bene

ce la farò, sono sicuro».

Mese dopo mese, Kodjovi ha smesso di aspettare il giorno in cui avrebbe

buttato via le stampelle. Ha capito che non sarebbe arrivato: una gamba

recuperava, l´altra no. Difficile da accettare, difficile far capire ai suoi

due bambini, di 9 e 3 anni, che tutto faceva parte del passato. La nazionale

conquistata nel 2006, la convocazione al Mondiale di Germania, i viaggi per le

qualificazioni, la speranza di strappare il posto da titolare. I campetti

della quarta divisone in Francia, al Pontivy, e il sogno di fare il salto in

Ligue 1. Di quella vita non è rimasto nulla. «Se esci dal giro conservi pochi

contatti, i calciatori frequentano solo i calciatori. E io non sono più uno di

loro. A ferirmi è la mancanza di considerazione. Anche la Federazione se ne

frega, se ne fregano tutti», racconta a L´Equipe. Il quotidiano francese gli

ha dedicato un reportage di due pagine: magari "Kodjo" lo aveva sempre

sognato. Ma certo non per raccontare le sue giornate a Lorient tra tv,

Facebook e lunghe chiacchierate con i ragazzi della drogheria africana di

fronte alla stazione, i suoi nuovi amici. E, naturalmente, le ore passate nel

centro di riabilitazione. Persa la speranza del campo, lì ha scoperto altro:

«Il valore della vita. Stavo con persone che soffrivano molto più di me,

amputati, tetraplegici. Ho capito che anche potersi alzare, guidare, è una

fortuna». Le cure però costano tanto. E Obilalé non ha più un lavoro.

Dall´Angola, paese organizzatore di quella coppa, non è arrivato nulla. Dal

Togo la Federazione ha mandato un mazzo di fiori, il governo 50. 000 euro.

Centomila ne sono arrivati dalla Fifa, tutti spesi per terapie e operazioni, e

qualche migliaio da Federazione e Lega calcio francesi. Due azioni legali sono

in corso, una in Francia e l´altra in Angola. Non solo per i soldi

dell´assicurazione, ma perché venga riconosciuta la sua condizione di vittima.

Le richieste di Obilalé rischiano di perdersi tra le ramificazioni della

burocrazia calcistica: l´associazione calciatori francese ha fornito un

avvocato, ma complica le cose il fatto che Kodjovi in Francia non giocava tra

i professionisti e per di più quando ha avuto l´incidente era con la maglia

del Togo.

Nel frattempo, bisogna immaginare un futuro. Trovare un lavoro, fare

colloqui. Scrivere nuove pagine, non solo in senso metaforico. Da un po´

Kodjovi si siede al computer e ricorda l´attentato, ma anche «come sono

cresciuto in Africa e quando sono partito, a sedici anni, per andare in

Francia a giocare. Tiro fuori tante cose». Perché la sua storia non è finita

in quel pullman. Prima, e soprattutto dopo, con molta fatica, c´è tutto un

mondo ancora da raccontare.

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SPY CALCIO di Fulvio Bianchi (Repubblica.it 16-01-2012)

Rai-Mediaset, scontro finale

per i diritti del campionato

Rai-Mediaset al duello finale per i diritti (in chiaro) del campionato dal

20p12 al 2015: domani la Lega di serie A convoca tutte le emittenti che hanno

espresso un interesse ad una trattativa privata per un primo incontro. I

dirigenti di Lega poi passeranno alla fase successiva, quando chi è davvero

interessato deve fare un'offerta in busta chiusa. Verrà stabilita anche una

data entro la quale l'assemblea di Lega, ricevute le offerte, dovrà valutarle.

La Rai dal 2012 non avrà più la Champions League (a pagamento su Sky, gratis

su Mediaset) e, almeno per ora, non ha nemmeno i diritti delle Olimpiadi di

Sochi 2014 e Rio 2016. La decisione se fare un'offerta, e che tipo di offerta,

per i diritti del campionato compete al direttore generale della Rai, Lorenza

Lei, e poi deve essere ratificata dal cda. In un'assemblea dei redattori di

Rai Sport è stato deciso un pacchetto di tre giorni di "agitazioni", contro la

politica dell'azienda. La Rai non ha accettato la richiesta dalle Lega (25

milioni di euro a stagione), perché ritenuta troppo alta. Che fa adesso?

Un'offerta al ribasso, o preferisce ritirarsi dalla contesa? La Rai rischia di

perdere trasmissioni importanti come Stadio Sprint e soprattutto Novantesimo

Minuto, un autentico cult in passato. Il servizio pubblico salverebbe solo la

Giostra del Gol, vista da decine di milioni di italiani in tutto il mondo. Di

recente è passata a Rai Sport: Andrea Fusco conduce la serie A, Amedeo Goria

la B, taglianti (per motivi economici) gli opinionisti Cucci e De Laurentiis.

Dovrebbe salvarsi dalla scure del cda Rai anche la Domenica Sportiva, altra

trasmissione storica del servizio pubblico, affidata anche quest'anno alla

conduttrice Paola Ferrari. Ma la Rai, senza più diritti, non potrebbe più dare

i gol in chiaro, nel primo pomeriggio della domenica. Mediaset sinora aveva

puntato soprattutto sul digitale terrestre a pagamento, ma ha manifestato alla

Lega un interesse anche per il chiaro. L'interesse, pare, è soprattutto della

concessionaria pubblicitaria, Publitalia. Si vedrà adesso chi vincerà il

braccio di ferro fra Rai e Mediaset. Per quanto riguarda i diritti radiofonici,

invece, c'è una sola offerta, quella della Rai: "Tutto il calcio minuto per

minuto", trasmissione storica e insostituibile, per fortuna è salvo. I diritti

minori del digitale pay interessano invece Centro Europa e Pangea. A febbraio

inoltre la Lega di A farà il bando d'asta per i diritti tv della Coppa Italia:

e anche qui la Rai rischia molto, visto l'interesse di Mediaset, che ha già

trasmesso alcune partite all'estero, Sky e forse anche de La7.

Calcio-caos: Lotito vicepresidente Lega, ma gli conviene?

Lunedì 23 gennaio, assemblea a Milano della Lega di serie A: tra le varie cose,

c'è anche da nominare il vicepresidente (del presidente, con Maurizio Beretta

dimissionario dal marzo scorso, ovviamente non si parla.. . ). Secondo alcune

voci, potrebbe essere eletto Claudio Lotito che fra i venti presidenti gode di

un largo consenso. Ma in questo caso, come vicepresidente di Lega, potrebbe

ancora fare parte del consiglio federale? Non si sa con certezza, le norme non

sono chiare. Il caos è totale: la sentenza della Cgf (corte giustizia federale)

della Figc ha complicato le cose: la norma etica del Coni, che proibisce ai

condannati in primo grado di fare parte degli organismi istituzionali, non può

essere retroattiva secondo la Cgf, accusata da Giovanni Petrucci di grave

ingerenza. Lotito quindi secondo i giudici della Federcalcio può ancora fare

parte del consiglio federale. Ora la Figc, come le altre Federazioni sportive,

dovrà ratificare automaticamente questa norma decisa all'unanimità dalla

Giunta Coni (di cui fa parte anche Giancarlo Abete). E se non lo fa, rischia

di essere commissariata: ma non succederà di sicuro, Abete è in totale

sintonia con Petrucci e sta cercando solo una via d'uscita dopo il caos creato

dalla Cgf. Non si sa ancora quando si terrà il prossimo consiglio federale:

forse ai primi di febbraio. Ma queste norme vanno rese più chiare, per evitare

polemiche inutili e scontri feroci fra Leghe, Coni e Figc.

Derby record su Sky, bene anche Mediaset Premium

Record assoluto di ascolti per il derby Milan-Inter su Sky: un'audience media

record di 2.916.186 spettatori complessivi (9,68% di share). Si tratta del

miglior risultato di sempre per un match di Serie A su Sky: il derby, infatti,

ha superato il record di Inter-Milan del 15 febbraio 2009, visto allora da

2.886.762 spettatori medi complessivi. Ottimo ascolto domenica anche per

Mediaset Premium: 5,70 % di share, 1. 717. 000 spettatori. Inizio modulo

Carraro e "Roma 2020:"Ora tocca a Parlamento e Monti"

"Il ministro dello sport, Piero Gnudi, credo abbia detto una cosa sacrosanta:

tutti sognano di poter partecipare alla sfida per organizzare le Olimpiadi a

Roma, nel 2020, e io sono tra questi, ma bisogna capire se ce lo possiamo

permettere. Il prof. Monti avendo ricevuto un dossier dettagliato e articolato

lo vorrà leggere attentamente, non si limiterà ad una sintesi". Franco Carraro,

membro del Cio (dal 1982) e coordinatore della commissione Fortis sulla

compatibilità economica per le Olimpiadi di Roma 2020, parla a 'La Politica

nel Pallone su Gr Parlamento' delle candidatura della capitale per i Giochi.

"Credo che il sì del governo sia condizionato da due dati di fatto: primo,

constatare che il desiderio del Parlamento italiano sia quello di partecipare

a questa competizione per porre seriamente la candidatura di Roma. E secondo,

Monti dirà sì, solo quando avrà la certezza che questo sì non venga

interpretato dagli organismi di rating e dalla finanza internazionale, come

una contraddizione ai proclami e alle disposizioni e le leggi che il governo

con Parlamento ha varato, di assoluta austerità'", spiega ancora Carraro.

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Illeciti nei campionati giovanili? Tutto vero

di GIANLUCA GRASSI dal blog "Guerin Sportivo.it" 16-01-2012

«Andremo a controllare anche parecchie partite del settore giovanile».

L’inciso del presidente Mario Macalli pronunciato a margine del convegno dove,

alla presenza del capo sicurezza Fifa Chris Eaton, è stata presentata

l’attività intrapresa dalla Lega Pro contro gli illeciti (con partite di

campionato monitorate da SportRadar, società specializzata che si occupa di

smascherare frodi sportive), è passato sotto silenzio o quasi. Archiviato dai

media come l’ennesima provocazione di un dirigente che ama dire quel che pensa

senza troppi giri di parole e che ci ha abituati a una dialettica forte, ad

effetto, volutamente condita da una vis polemica iscritta nel suo dna.

Macalli ha messo però il dito in una piaga molto più diffusa (e quindi grave)

di quanto si possa pensare. Non credo infatti che il presidente si riferisse

tanto a un ipotetico giro di scommesse (come tutti sanno i campionati

giovanili non sono “quotati” nel circuito delle agenzie legali ed è piuttosto

difficile, anche se non impossibile, pensare a un’organizzazione clandestina

messa in piedi ad hoc per lucrare su questi tornei), quanto piuttosto alla

possibilità che certi risultati vengano alterati per soddisfare i

piccoli-grandi interessi che circolano nel calcio giovanile. Per lo più

sconosciuti al grande pubblico.

Perché tanta sicurezza in merito? Perché due anni fa sono stato coinvolto in

prima persona in una vicenda del genere. In breve. Gli Allievi regionali della

società in cui ero responsabile del settore giovanile, terzi in classifica e

ormai senza possibilità di accedere alla fase finale, giocano l’ultima di

campionato in casa di una squadra che lotta per salvarsi. Per capirci: il

regolamento di allora prevedeva che solo le prime otto classificate (su

quattordici) di ogni girone conservassero il posto nei regionali la stagione

successiva. E i nostri avversari erano lì, in bilico fra ottava e nona piazza.

Sapete cosa vuol dire per un club avere squadre giovanili a livello

regionale? Significa essere la società di riferimento della propria zona,

significa trovare più facilmente sponsor, significa attrarre più famiglie e

contare quindi più iscritti (e di conseguenza più quote: dai 300 ai 400 euro

all’anno per ogni bambino che frequenta la Scuola Calcio) rispetto alle

concorrenti che limitano la propria attività all’ambito provinciale, significa

mettere in mostra i propri talenti a livello superiore e magari sperare di

piazzarne un paio nei professionisti (con incasso del relativo premio di

preparazione previsto dalle carte federali). Tradotto: tre punti a fine

stagione possono valere, stando scarsi, dai 20 ai 30 mila euro. Oro puro, a

livello dilettantistico.

A metà settimana, la telefonata a un nostro dirigente che mi riporta la

proposta “amichevole”. Buttata lì come se niente fosse: «Ci chiedono di farli

vincere, tanto a noi non cambia niente». Vado su tutte le furie. Non voglio

neppure sapere quale sarebbe la contropartita (un giocatore per la prima

squadra, pare) e ribatto: «Siamo matti? E chi lo dice al nostro allenatore,

uno che non ci sta a perdere neanche a biliardino? E i ragazzi? Che esempio

gli diamo? Io non dico proprio niente a nessuno. Andiamo e ce la giochiamo.

Come sempre».

Così è stato. Gara dominata ma stregata. Perdiamo uno a zero dopo aver

fallito almeno quattro o cinque clamorose palle-gol. Ci proviamo fino alla

fine, pazienza. Loro sono salvi. Ma soprattutto è salva la nostra dignità. Mia,

dei ragazzi, dell’allenatore. Il calcio dovrebbe essere questo. Dovrebbe, ma

sappiamo che troppo spesso non lo è. Ecco perché Macalli pone un problema

serio. E soprattutto reale.

___

Partite combinate, la Fifa vara la tolleranza zero:

radiazione per chi non collabora con i magistrati

di GIOVANNI CAPUANO dal blog "Calcinfaccia" 16-01-2012

Senza aver ancora superato lo choc per il moltiplicarsi delle inchieste sul

fenomeno delle partite truccate in nome delle scommesse, la Fifa cerca di dare

una risposta alla richiesta di tolleranza zero. Non solo il manifesto della

presenza di Simone Farina alla cerimonia di consegna del Pallone d'Oro a Messi

(e Blatter ha telefonato anche a Pisacane che aveva lamentato scarsa

attenzione al suo caso), ma una vera e propria rivoluzione che nei progetti

del massimo organismo del calcio mondiale dovrà contribuire a estirpare la

malapianta.

Chi verrà pescato potrà salvarsi solo collaborando con la magistratura

sportiva e non. Altrimenti tolleranza zero e radiazione dal mondo del calcio.

“Il primo febbraio partirà un progetto Fifa per tutelare i giovani atleti che,

entrati in contatto con gruppi criminali - rischiano di perdersi nelle maglie

della corruzione" ha annunciato Chris Eaton, responsabile della sicurezza

Fifa intervistato da Agipronews: "L’idea che abbiamo è di riabilitarli ma solo

se collaborano con le autorità. In caso contrario, nessuna agevolazione e

squalifica a vita”.

L'inchiesta di Cremona preoccupa molto i vertici del calcio mondiale

soprattutto per l'ampiezza di quanto non ancora emerso dalle carte

dell'indagine penale: “Prevenzione, leggi speciali, un’azione risoluta, io

credo che l’Italia dovrebbe darsi delle regole simili a quelle messe in campo

per sconfiggere il terrorismo, soltanto così si può salvare il calcio” ha

spiegato Eaton che promuove gli investigatori di Cremona e il sistema di

scommesse legali italiano: "Non esiste altrove un sistema in cui si può

verificare in tempo reale ogni singola giocata. Avremmo bisogno di piattaforme

dello stesso genere ovunque e vorrei avere tanti Luca Turchi (il dirigente dei

Monopoli di Stato che gestisce con il suo ufficio il Robocop che controlla i

flussi di gioco) sparsi per il mondo, con gli stessi mezzi a disposizione”.

Resta, però, la difficoltà di una guerra in cui gli interessi sono così

elevati da rendere quasi impossibile riuscire a creare sistemi di deterrenza

adeguati. Basta scorrere le cifre del business per capire quale è il mostro

che ci troviamo di fronte: “I due bookmaker asiatici più noti incassano

quattro miliardi di dollari a settimana operando legalmente a Singapore

ma alimentando le combine nel resto del mondo" è la rivelazione di Eaton.

A questo si aggiunge il dato del mercato illegale che è stimato in circa il

doppio, quindi altri 8 miliardi di dollari settimanali.

Riduttivo sperare che ci sia sempre un Simone Farina che con la sua denuncia

permetta di scoprire i bari e far saltare il banco. La Fifa chiede aiuto alla

politica perché venga creata una rete di investigazione internazionale

in grado di mettere insieme i dati provenienti da tutto il mondo contrastando

il fenomeno con leggi uniche: "Abbiamo un grande bisogno di agire subito. Senza

dimenticare che il mercato del gioco non regolato va considerato il peggior

nemico dell’integrità degli eventi sportivi - ha concluso Eaton -. Il calcio

per la prima volta nella sua storia deve reagire ed evitare di perdere il

proprio bene più prezioso, messo in pericolo dall’avvento di Internet, che

diffonde informazioni e possibilità di scommesse “live” in tempo reale in

tutto il mondo”.

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La manifestazione All’inaugurazione del corso in management sportivo i vertici di Coni e Figc. Alla cerimonia presenti anche Nicchi e Pancalli

Abete al master della Pegaso: «Bilanci, bravo De Laurentiis»

di DINO MANGANIELLO (Corriere del Mezzogiorno 17-01-2012)

NAPOLI – L'Università telematica Pegaso ha riunito, ieri a Napoli, i vertici

del mondo del calcio e del Coni per l'inaugurazione del «Master in Management

delle imprese sportive». A fare gli onori di casa, il presidente

dell'Università, Danilo Iervolino, con il Rettore Giovanni Di Giandomenico e

il preside della facoltà di Giurisprudenza, Francesco Fimmanò. Il simbolico

taglio del nastro è toccato al presidente della Corte Costituzionale, Alfonso

Quaranta, presente alla manifestazione inaugurale con Giancarlo Abete,

presidente Federcalcio, il vicepresidente del Coni, Luca Pancalli e il

presidente dell'Aia Marcello Nicchi. Proprio Abete che nel corso della

cerimonia ha regalato una maglia della Nazionale al presidente Quaranta, si è

soffermato sul futuro del Napoli.

«I risultati di domenica scorsa hanno ridotto i distacchi e riaperto la corsa

— ha detto Abete — anche perché le squadre immediatamente dietro alle prime

stanno marciando. I risultati raggiunti da De Laurentiis meritano un

grandissimo apprezzamento. La squadra azzurra è tornata protagonista in

campionato e sta facendo grandi cose in Champions, ma soprattutto questi

risultati sono arrivati operando all'interno delle compatibilità economiche.

Oggi per garantire continuità bisogna avere il controllo dei conti, dei costi,

e adottare una politica compatibile con le proprie risorse». Il presidente

federale ha anche affrontato il caso calcioscommesse e il video che ritrae De

Sanctis durante la partita col Lecce finito al centro di una polemica. «Non

entro nel dettaglio — insiste Abete — ma più in generale non ci deve essere un

clima da caccia alle streghe. Bisogna piuttosto stare attenti a gestire con

cautela e professionalità la comunicazione». La chiosa ha un sapore un po'

acre: «La Nazionale a Napoli? Manca da 5 anni e mezzo, è vero. Noi volevamo

giocare qui con la Spagna (lo scorso 10 agosto, ndr), ma il Napoli come sapete

ci avvisò che c'erano dei lavori da effettuare allo stadio. Ora che i lavori

sono finiti ci sono di nuovo le condizioni per far tornare la Nazionale», sono

le parole di Giancarlo Abete. Che lancia, all'inaugurazione del master

promosso da Pegaso, la promessa di portare presto l'Italia a Napoli.

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Giustizia L'intervista

Lepore: «La politica sceglie

i pm di inchieste famose»

«C'è chi approfitta dei processi per finire in tv o sui giornali,

e invece di essere punito dal Csm viene chiamato dai partiti»

di GIANLUCA ABATE (Corriere del Mezzogiorno 17-01-2012)

ROMA — Giovandomenico Lepore, ha ascoltato l'appello del presidente

della Cassazione? Dice che servono magistrati più preparati e autonomi.

«Ha perfettamente ragione».

Pensa che quelli di oggi siano poco competenti?

«Le nuove leve mi fanno ben sperare. Ma gli altri. . . ».

Gli altri?

«Be', basti pensare che non si riescono a coprire tutti i posti messi a

concorso. E anche quelli che passano non è che siano proprio dei geni».

Condivide anche l'invito ad essere più super partes?

«Certo. Chi ha fatto il magistrato è cresciuto nel culto dell'autonomia, come

può poi accettare di entrare in politica e sottostare alle sue regole?».

C'è chi lo fa.

«Sì, ma chi? Si tratta, nel 99% dei casi, di magistrati che hanno cavalcato

l'onda di un grande successo, la ribalta mediatica. C'è chi approfitta della

notorietà di un processo per finire in tv o sui giornali. E che invece di

essere punito va in politica».

I suoi (ex) colleghi non la prenderanno molto bene.

«Ma la colpa è proprio della politica, che sceglie i magistrati famosi.

Perché nessun pm o giudice di provincia è mai stato chiamato?».

Perché?

«Semplice, perché non è mai finito sui giornali, dunque non era un nome

famoso da presentare agli elettori».

Giovandomenico Lepore, ex procuratore di Napoli in pensione da un mese,

sabato era seduto nell'aula «Pessina» della facoltà di Giurisprudenza durante

la presentazione del libro di Luigi Labruna. E ha ascoltato il primo

presidente della Cassazione, Ernesto Lupo, sottolineare i due paradossi della

magistratura. Il primo, tecnico, fa riferimento all'abbassamento del «livello

minimale» di preparazione, proprio quando per effetto della complessità

sociale sarebbe necessaria la massima capacità tecnica. Il secondo,

professionale, è relativo alla circostanza che, proprio quando è chiamata a

manifestare il massimo grado di indipendenza, la magistratura risulta invece

molto più coinvolta nell'azione politica, e cresce il numero dei suoi

esponenti eletti o chiamati ad esperienze amministrative.

Lepore, cos'è quello del presidente della Cassazione: un rimprovero,

un invito, un allarme eccessivo?

«Eccessivo certamente no. È, piuttosto, la presa d'atto di una situazione».

Davvero i magistrati sono così impreparati?

«Oddìo, mo' torniamo agli asinelli e agli stalloni citati da Vincenzo Galgano

in un'intervista rilasciata a lei?».

Può iniziare dai puledri...

«Ecco, quelli sono le ultime leve. Ho la sensazione che siano migliorati, e

questo mi conforta».

Addirittura?

«Abbiamo avuto un periodo di magistrati non all'altezza, in cui c'erano più

posti a disposizione che promossi».

La colpa?

«Una preparazione universitaria del tutto insufficiente. Escono da lì pieni

di teoria, ma gli mancano due qualità fondamentali per un magistrato».

La prima?

«La pratica. Ma quella, al limite, possono farla con il tirocinio».

La seconda?

«Il buonsenso. E quello, se non l'hai imparato, nessuno te lo insegna più».

Rimedi?

«Ora stanno varando scuole, accademie. Vediamo se porterà benefici».

I nuovi magistrati dovranno imparare anche a star lontano dalle

tentazioni della politica?

«Il presidente della Cassazione segnala un paradosso reale: i magistrati

devono essere super partes, però poi certi alla fine parteggiano per una parte

politica, qualunque essa sia».

Una spiegazione ce l'ha?

«Si deve ritenere che o sono stati fulminati dall'impegno politico nel corso

della loro esistenza oppure, circostanza che non si può escludere, che abbiano

fatto politica mentre svolgevano le funzioni di magistrato».

Le sembra normale?

«Scusi, ma se nel Csm esistono correnti che sono espressione delle idee

politiche di questo Paese, di che vi meravigliate? Non chiamate Mi la corrente

di destra ed Md quella di sinistra?».

Altri nemici in vista: vorrebbe l'abolizione delle correnti?

«Vorrei che il magistrato manifestasse le sue idee solo quando vota, non

aderendo a correnti o, peggio, entrando in politica».

Guardi che nell'ultimo anno lei è stato accusato di «politicizzazione»

e «spettacolarizzazione delle inchieste». Marco Pannella su «Radio

radicale» l'ha attaccata aspramente...

«Neppure gli rispondo. E poi attenzione a distinguere tra capo e pm. Il

procuratore è l'unico che risponde di ciò che fa l'ufficio, ma spesso si

verificano casi in cui un soggetto che fa un'inchiesta eclatante vuole che il

suo nome esca sul giornale o cerca spazi in televisione. La vetrina attira

molti».

Scusi, ma non è il capo che deve controllare?

«Sì, e sono previste pure sanzioni».

E allora?

«E allora quelle sanzioni si riducono a poco. Basta premettere nella

dichiarazione o nell'intervista che si parla in generale: sui giornali o in tv

ci finisci lo stesso, davanti al Csm no».

È sufficiente fare un'inchiesta da copertina per assicurarsi un futuro

in politica?

«È il meccanismo di selezione della politica che è perverso. I partiti

scelgono i magistrati solo in base alla fama e alla risonanza mediatica della

loro attività. Chissà perché la stragrande maggioranza viene da uffici grandi,

come Roma, Napoli e Milano, o particolarmente esposti».

Prevede che un pm di provincia non lo eleggeranno mai?

«Ha meno occasioni di diventare famoso. Pensiamo ai magistrati bravi:

Giancarlo Caselli e Luciano Violante sarebbero stati mai cooptati se fossero

stati ignoti e non avessero combattuto mafia e terrorismo? E Giuseppe Narducci

perché ha fatto notizia? Perché era il pm di Calciopoli: avesse seguito le

inchieste sui furti d'auto, magari non l'avrebbero considerato».

Quindi lei che è stato procuratore della Repubblica potrebbe. . .

«Potrei. Ma non voglio».

È il suo no ufficiale ai partiti?

«L'ho sempre detto: mai in politica. Certo che se però mi nominassero

senatore a vita...».

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AVEVA CHIESTO 25 MILA EURO «ALTRIMENTI PUBBLICO UNA FOTO COMPROMETTENTE»

Cinque anni a Corona

per il ricatto a Trezeguet

La sentenza d’appello aggrava la condanna di primo grado

di MASSIMILIANO PEGGIO (LA STAMPA - Torino 17-01-2012)

Mentre i giudici della corte d’appello sono ancora in camera di consiglio a

decidere sull’estorsione a David Trezeguet, il telefono dell’avvocato Giuseppe

Lucibello squilla con una leggera vibrazione. «Ciao Fabrizio, come stai? No,

non hanno ancora deciso. Sì, il procuratore generale ha chiesto cinque anni.

Dai, non preoccuparti, per ora. Vediamo come va a finire». Malissimo. La

telefonata di Fabrizio Corona, il re del gossip, arriva pochi prima delle 17.

Dieci minuti più tardi, i giudici di secondo grado si presentano in aula ed

emettono la sentenza. Condanna a 5 anni di reclusione, multa e interdizione

perpetua dai pubblici uffici.

Con questa decisione la corte d’appello di Torino, presieduta da Brunella

Rosso, ha aggravato la sentenza di primo grado, in cui Corona era stato

condannato a tre anni e quattro mesi. Si tratta del caso Trezeguet. L’ex

calciatore bianconero aveva consegnato nel maggio del 2006 25 mila euro per

ritirare delle fotografie che lo ritraevano con un’amica. Secondo l’accusa,

l’atleta fu messo nell’angolo da Corona e da un suo fotografo. «Per evitare lo

scandalo che avrebbe avuto in Italia e in Francia la pubblicazione del

servizio fotografico, essendo Trezeguet sposato e con un figlio, in fase di

separazione, il calciatore fu indotto a pagare l’ingiusto profitto».

Estorsione, insomma. In primo grado a Corona furono riconosciute le attenuanti

generiche. Quindi riduzione di pena. Ma ieri l’agguerrito procuratore generale

Vittorio Corsi, ha cercato di convincere la corte d’Appello dell’errore di

«indulgenza» commesso dai giudici di primo grado. «Ma vi ricordate di Corona,

quando lanciava banconote dall’auto? È stato un errore concedergli le

attenuanti». Cinque anni.

Amareggiato il suo legale. «A Milano, per due casi analoghi, Fabrizio è stato

assolto. La giustizia non è uguale in tutti i tribunali». I giudici torinesi

hanno inoltre, fatto propria la sentenza della Corte di Cassazione del 20

ottobre scorso, che ha sancito, per una vicenda riguardante lo stesso Corona,

il principio secondo il quale le fotografie scattate all’insaputa degli

interessati possono essere usate dagli organi di informazione se sono di

interesse pubblico ma, in caso contrario, non possono essere vendute né

archiviate facendo pressione sui soggetti fotografati.

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Calcio e fiscalità

SPAGNA: FIESTA FINITA

ADDIO «LEGGE BECKHAM»

SI TORNA TUTTI UGUALI

di FILIPPO MARIA RICCI (GaSport 17-01-2012)

L’alibi fiscale non c’è più. Nell’eterno duello di mercato tra Serie A e Liga,

nel 2004 un intervento del governo di destra di José Maria Aznar aveva

cambiato le regole della sfida a favore dei club del proprio Paese approvando,

con l’idea di attrarre grandi professionisti in arrivo dall’estero, una legge

che riduceva per 6 anni dal 46 al 24% l’aliquota fiscale degli stranieri

contrattati in Spagna. Si pensava di dare una mano alle grandi imprese,

finirono col beneficiarne soprattutto le squadre di calcio che videro ridotta

quasi del 50% la pressione fiscale sui contratti dei calciatori presi

all’estero. E infatti il provvedimento prese immediatamente il nome popolare

di «Ley Beckham», perché lo Spice Boy fu uno dei primi ad arrivare, con grande

beneficio del Real Madrid. Per i club spagnoli si trattava di un vantaggio

notevole sulla concorrenza, e infatti dall’Italia in questi anni si è spesso

protestato: al momento di prendere uno straniero, rispetto ai club spagnoli i

nostri club dovevano pagare il doppio delle tasse. La Liga è cresciuta, le

casse della Spagna hanno rinunciato a milioni e milioni di euro. E con

l’avanzare della crisi la misura è parsa prima inadeguata poi insensata, tanto

che nel 2009 il governo socialista di José Luis Rodriguez Zapatero ha ceduto

alle pressioni in arrivo dalla sua sinistra e l’ha abolita: dal 1° gennaio

2010 i contratti superiori ai 600.000 euro l’anno non hanno più goduto del

trattamento fiscale agevolato. Ora il nuovo premier, il Popolare Mariano Rajoy,

è andato oltre alzando fino al 52% l’aliquota dei contratti superiori ai

300.000 euro. Cosa che vale anche per i rinnovi dei calciatori già in Spagna:

ecco perché la trattativa tra Abidal e il Barça è ferma, e quando toccherà a

Cristiano Ronaldo, che oggi prende 9 milioni netti con un’aliquota del 24%,

vorrà più soldi e il Madrid sarà costretto a pagare tasse del 52% sul nuovo

ingaggio, ci sarà da ridere. Serie A e Liga a livello fiscale lottano di nuovo

ad armi pari. Ora a fare la differenza saranno solo l’abilità sul mercato e il

prestigio del club.

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CALCIOSCOMMESSE

Giocatori corrotti e gare

Lo «zingaro» può svelare

il sistema delle combine

Il gip interroga Trajkovski: è la prima volta in Italia per uno della banda criminale

di FRANCESCO CENITI (GaSport 17-01-2012)

Entrano in scena gli Zingari. Sono passati più di 7 mesi da quando è partita

la nuova inchiesta sul calcioscommesse: da subito fu chiaro che la corruzione

dei giocatori, a differenza degli scandali precedenti, questa volta varcava i

confini nazionali. Leggendo l’ordinanza della procura di Cremona, si scoprì

l’esistenza di una banda che girava per i ritiri delle squadre italiane con

valigie piene di soldi in contanti (da riciclare) con un solo scopo: comprare

giocatori e alterare le partite di A, B e Lega Pro. Per tutto questo tempo,

però, gli «Zingari» erano rimasti dei personaggi virtuali, sfuggendo alla

cattura. Con il blitz del 19 dicembre (che aveva portato anche all’arresto di

Cristiano Doni) le cose sono cambiate: un paio di membri del clan sono stati

catturati all’estero. E mentre continua la caccia all’uomo al capo della banda

(Almir Gegic), dal pomeriggio molte risposte potranno arrivare

dall’interrogatorio di garanzia previsto davanti al gip Salvini di Rade

Trajkovski.

L’avvocato di Bressan Bisognerà vedere se il macedone deciderà di collaborare

con gli inquirenti: ha scelto di farsi difendere dall’avvocato Vitali di

Como(legale dell’ex giocatore Bressan, arrestato a giugno e considerato

dall’accusa come uno dei contatti che Gegic aveva in Italia). Per i magistrati

Trajkovski avrebbe avuto il compito di reclutare e corrompere i calciatori

disponibili a favorire la manipolazione di incontri. Non è un caso che il

macedone si trovava, ad esempio, nello stesso albergo che ospitava il Piacenza

nell’occasione della gara contro l’Atalanta, match combinato come poi è stato

confermato dal pentito Gervasoni e dallo stesso Doni. Un modus operandi che

Trajkovski aveva da almeno due anni e quindi se decidesse di parlare potrebbe

mettere nei guai numerosi calciatori e squadre al momento rimaste fuori dalla

bufera. Staremo a vedere. Giovedì mattina, intanto, è previsto

l’interrogatorio del pm Di Martino al calciatore Filippo Carobbio.

Abete «Il problema scommesse non è solo italiano, ma riguarda tutto il mondo

del calcio». Giancarlo Abete, presidente della Figc, è ritornato a parlare

dell’inchiesta di Cremona. Abete ha ricordato come la giustizia sportiva ora

entra «in una nuova fase: può operare solo sulla base dei documenti messi a

disposizione dalla giustizia ordinaria tenendo presente che le prescrizioni

nel calcio sono state allungate a otto anni. I tempi della giustizia sportiva

devono essere quindi più rapidi, ma sempre tenendo presente il vincolo della

documentazione. Comunque, la vicenda va affrontata con senso di responsabilità

e prudenza, ma senza caccia alle streghe».

Pisacane Intanto anche per Fabio Pisacane, ventiseienne difensore centrale

della Ternana (Prima Divisione girone A) che molto prima di Simone Farina

aveva rifiutato e denunciato un tentativo di combine per poi dichiarare alla

giornalaccio rosa di essere stato «lasciato solo», arriva una sorta di risarcimento:

sarà nominato a Napoli ambasciatore della Fifa, riceverà a Roma il premio

«Andrea Fortunato» ed è stato invitato al Gran Galà del Calcio, lunedì

prossimo a Milano.

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Prevede che un pm di provincia non lo eleggeranno mai?

«Ha meno occasioni di diventare famoso. Pensiamo ai magistrati bravi:

Giancarlo Caselli e Luciano Violante sarebbero stati mai cooptati se fossero

stati ignoti e non avessero combattuto mafia e terrorismo? E Giuseppe Narducci

perché ha fatto notizia? Perché era il pm di Calciopoli: avesse seguito le

inchieste sui furti d'auto, magari non l'avrebbero considerato».

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L’intervista Il presidente della Figc a Napoli: in sette per la lotta scudetto

Abete: «Caso De Sanctis?

Niente caccia alle streghe»

di PINO TAORMINA (Il Mattino 17-01-2012)

Giancarlo Abete, il presidente della Figc, ieri a Napoli per il convegno di

presentazione del master per manager sportivi organizzato dall’Università

Telematica Pegaso, scende in campo in prima persona per mettere al riparo il

pallone che rotola pericolosamente ai margini dell’ennesima bufera sul calcio

scommesse. «Io penso solo al campionato. La vittoria dell’Inter lo ha

riaperto. Ci sono sette squadre che possono vincerlo. E c’è anche il Napoli».

Tra incarichi diversi, lei è nel mondo del calcio dal 1988.

È preoccupato per quest’ultimo scandalo?

«Seguiamo le indagini con attenzione, e con senso di responsabilità e

prudenza. Siamo pronti a colpire i protagonisti con fermezza, come abbiamo già

fatto questa estate. Ma non si tratta di un fenomeno italiano, non a caso la

centrale operativa è in Asia: è un fenomeno internazionale che preoccupa tutti,

Blatter compreso. Ed è un fenomeno che vede coinvolta la malavita

organizzata».

Ha visto il video che coinvolgerebbe De Sanctis?

«Certo, vuole sapere quello che penso?».

Ovvio.

«Credo che non si debba scatenare una caccia alle streghe e che non si debba,

in questo periodo, passare al setaccio le immagini per trovare situazione che,

in momenti normali, passerebbero inosservate».

Questo non è, però, un momento normale.

«È vero, ma i gesti di un giocatore non possono scatenare un processo

mediatico. Il ruolo della stampa è fondamentale, in queste circostanze».

In che senso?

«Prendiamo Farina: il suo merito maggiore è stato quello di rispettare le

istituzioni calcistiche mettendole immediatamente al corrente del tentativo di

combine. Farina è stato giustamente premiato dalla Fifa per la sua onestà. Ma

Fabio Pisacane, pochi mesi prima, è stato protagonista dello stesso gesto,

anche lui ha denunciato un tentativo di illecito. Solo che i due episodi hanno

avuto disparità di trattamento».

Il risultato del derby riapre il campionato?

«I risultati di domenica hanno rimesso tutto in discussione. Anche Napoli e

Roma possono rientrare nella lotta per lo scudetto».

Si diverte a guardare il Napoli?

«È una delle squadre che gioca il calcio più spettacolare. Ma ce ne sono anche

altre, per fortuna, in Italia».

Condivide la politica di fairplay finanziario adottata da De Laurentiis?

«Il Napoli è un modello che combina alla perfezione una sana strategia

finanziaria con dei risultati sportivi eccellenti. I risultati in Champions

sono motivo d’orgoglio: è un esempio di società virtuosa».

La Nazionale manca dal San Paolo da più di 5 anni?

«Colpa dei lavori allo stadio. Prometto, tornerà il prima possibile».

ABETE.jpg

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UEFA annuncia media day sul fair play finanziario

La relazione di riferimento sulle licenze per club UEFA

per l'anno finanziario 2010 verrà presentata il 25 gennaio

durante il media day sul Fair Play finanziario UEFA a Nyon.

di UEFA News Martedì, 17 gennaio 2012, 16.26CET

Il secondo Media Day sul Fair Play finanziario UEFA, che include anche il

lancio della relazione di riferimento sulle licenze per club UEFA per l'anno

finanziario 2010, si terrà presso la Casa del Calcio Europeo di Nyon,

mercoledì 25 gennaio.

Il media day verrà aperto dal Segretario Generale UEFA, Gianni Infantino, e

comprenderà presentazioni da parte di vari esperti UEFA sul fair play

finanziario. I club europei, rappresentati da Jean-Michel Aulas (Olympique

Lyonnais) e da Ernesto Paolillo (FC Internazionale Milano) dell'Associazione

Club Europei (ECA), saranno anche loro presenti e parleranno.

Verrà presentata un'analisi degli ultimi trend nel calcio europeo per club

presa dalla relazione di riferimento sulle licenze per club UEFA per l'anno

finanziario 2010, e che sottolinea lo stato di salute dei club europei in base

alle cifre del 2010. Verranno anche presentati aspetti fondamentali e principi

del fair play finanziario. Per chiudere ci sarà anche una presentazione degli

aspetti legali delle nuove regole, tra cui la sua applicazione in base alle

attuali leggi dell'Unione Europea (UE).

Il Media Day sul Fair Play finanziario sarà preceduto da una conferenza

stampa che seguirà la fine della riunione del Comitato Esecutivo del 24/25

gennaio.

Il programma con gli orari approssimativi (che potrebbero cambiare in

giornata) possono essere consultati qui sotto. I media interessati sono

invitati ad inviare richiesta di partecipazione all'email media@uefa.ch

scrivendo nell'oggetto “FFP Day 2012” entro mezzogiorno di lunedì 23 gennaio.

Ai media accreditati verranno fornite facilitazioni oltre a pranzo e caffè.

Media Day Fair Play finanziario UEFA 2012 - Mercoledì 25 gennaio

11.30-12.00
(approx.) Conferenza stampa post-Comitato Esecutivo UEFA

12.00-12.05
Introduzione del Media Day FPF 2012

12.05-12.30
Discorso di apertura sul Fair Play finanziario e sulla

relazione di riferimento sulle licenze per club UEFA per l'anno

finanziario 2010 – Segretario Generale UEFA, Gianni Infantino

12.30-13.00
Sessione domande e risposte - con Gianni Infantino e due

rappresentanti dei club, Jean-Michel Aulas (Olympique Lyonnais) e

Ernesto Paolillo (FC Internazionale)

13.00-14.30
Pausa pranzo

14.30-15.00
Presentazione della relazione di riferimento sulle licenze

per club UEFA per l'anno finanziario 2010

15.00-15.30
Presentazione del regolamento del Fair Play finanziario UEFA

15.30-15.45
Pausa caffè

15.45-16.15
Presentazione della conformità del Fair Play finanziario

UEFA con leggi UE

16.15
partenza dal quartier generale UEFA
Modificato da Ghost Dog

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