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Socrates

Ian Rush

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Come sa chi ha la pazienza di leggermi su questo forum dopo Koetting e prima di Zavarov ho tenuto a battesimo pure Rush. Infatti ero presente in quel Juve-Pescara di campionato dove il gallese esord

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ricordiamo che in quella mitica stagione i suoi compagni di reparto fecero cose straordinarie laudrup segn

Modificato da walty_squair

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Una grande delusione........Tutti in attesa di vedere, prima o poi, esplodere il grande campione.....e questo, da noi, nn avvenne mai.

Sicuramente la squadra non girava bene e lui le and

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ricordiamo che in quella mitica stagione i suoi compagni di reparto fecero cose straordinarie laudrup segn

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sefz

se non ricordo male non imparò mai l'italiano

direi che alla luce di questa intervista la tua memoria è ottima .asd

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Joined: 04-Apr-2006
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1123573793_juve1982.png.6858e4da9cda948e976569b1e6e07910.png   IAN RUSH

 

Ian Rush & Juventus: Lessons for a Welshman abroad -

 

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Ian_Rush

 

 

Nazione: Galles Galles
Luogo di nascita: St. Asaph
Data di nascita: 20.10.1961

Ruolo: Attaccante
Altezza: 181 cm
Peso: 79 kg

Nazionale Gallese
Soprannome: -

 

 

Alla Juventus dal 1987 al 1988

Esordio: 23.08.1987 - Coppa Italia - Lecce-Juventus 0-3

Ultima partita: 23.05.1988 - Spareggio Uefa - Torino-Juventus 0-0

 

40 presenze - 13 reti

 

 

M.B.E. Ian James Rush (St Asaph, 20 ottobre 1961) è un allenatore di calcio ed ex calciatore gallese, di ruolo centravanti.

 

 

Ian Rush
Ian Rush in Singapore.jpg
Ian Rush nel 2010
     
Nazionalità Galles Galles
Altezza 181 cm
Peso 79 kg
Calcio Football pictogram.svg
Ruolo Allenatore (ex Attaccante)
Termine carriera 2000 - giocatore
Carriera
Squadre di club
1979-1980   Chester City 34 (14)
1980-1987   Liverpool 224 (139)
1987-1988   Juventus 40 (13)
1988-1996   Liverpool 245 (90)
1996-1997   Leeds Utd 36 (3)
1997-1998   Newcastle Utd 10 (0)
1998    Sheffield Utd 4 (0)
1998-1999   Wrexham 18 (0)
1999-2000   Sydney Olympic 2 (1)
Nazionale
1980-1996 Galles Galles 73 (28)
1979-1980 Galles Galles U-21 2 (0)
Carriera da allenatore
2004-2005   Chester City

 

Carriera

Club

Inizi

Cresce nella piccola città di Flint, nella contea di Flintshire, nord-est del Galles. Inizia a giocare a calcio a livello scolastico presso la San Richard Gwyn Catholic High School di Flint dove, con 79 reti, stabilisce il record di gol del campionato scolastico del Galles settentrionale. Tale record viene superato soltanto nel 1998 da Michael Owen che ne realizzerà 92.

Chester

Dopo aver lasciato la San Richard Gwyn Catholic High School, nel 1978 si trasferisce al Chester. Dopo aver giocato per un periodo nelle giovanili, viene promosso in prima squadra che allora disputava il campionato di Third Division. Fa il suo debutto, come centrocampista, nell'aprile del 1979 nella partita pareggiata per 2-2 contro lo Sheffield Wednesday. Nella stagione successiva viene schierato come centravanti e il 15 settembre 1979 segna il suo primo gol contro il Gillingham.

Il 5 gennaio 1980, a 18 anni, segnò uno dei due gol che consentirono al Chester di sconfiggere il Newcastle, allora militante in Second Division, nel terzo turno di FA Cup. Nell'aprile del 1980 Bob Paisley, manager del Liverpool, decide di puntare sul giocatore e Rush viene acquistato dai Reds per 300 000 sterline. Si trattava della cifra più alta pagata fino ad allora per il trasferimento di un giocatore così giovane. Lascia il Chester dopo aver segnato 14 gol in 34 partite.

Liverpool

Debutta con la maglia dei reds il 13 dicembre 1980 entrando al posto dell'infortunato Kenny Dalglish nel corso della partita pareggiata per 1-1 contro l'Ipswich. Nel corso della sua prima stagione ad Anfield disputa 9 partire, tra le quali il replay della finale di Coppa di Lega contro il West Ham, senza mettere a segno nessuna rete. Al termine della stagione chiede di essere ceduto, ma il tecnico Bob Paisley decise di continuare a puntare su di lui. Il 30 settembre 1981, nel corso della gara di ritorno del primo turno di Coppa campioni contro i finlandesi del Oulun Palloseura, segna la sua prima rete con la maglia del Liverpool. Entrato in campo al 67' al posto dell'infortunato David Johnson, dopo tre minuti mette a segno la rete del momentaneo 5-0. Segna subito dopo una doppietta sia contro l'Exeter in Coppa di Lega che contro il Leeds in campionato. Entra in pianta stabile nell'undici titolare e a fine stagione ha collezionato 30 reti in 49 partite complessive, inclusa la prima delle sedici triplette con la maglia del Liverpool, che mette a segno a Meadow Lane nel 4-0 contro il Notts County. Segna anche nella finale di Coppa di lega vinta per 3-1 ai tempi supplementari contro il Tottenham.

 

220px-Ian_Rush_-_Liverpool_FC_-_Coppa_Ca
 
Rush al Liverpool nel 1984, mentre festeggia con il trofeo della Coppa dei Campioni al termine della vittoriosa finale di Roma

 

La stagione successiva, 1982-1983, segna 31 reti tra cui un poker nel derby contro l'Everton; sono reti che consentono alla squadra di conquistare il secondo "double" consecutivo: campionato e Coppa di lega. Al termine della stagione vince il premio come miglior giocatore giovane del campionato. In questa stagione si cementa l'intesa calcistica con Kenny Dalglish; lui stesso scriverà poi nella sua autobiografia: «Rushie aveva percezione e due ottimi piedi. E' uno dei finalizzatori più istintivi che il calcio abbia mai visto. La mia collaborazione con Rush è andata tanto bene perchè lui sapeva correre e io sapevo passare. Avrei solo dovuto piazzare la palla davanti a lui. Rushie diceva che scattava sapendo che la palla sarebbe arrivata a lui. Era vero ma solo perchè i suoi scatti erano così intelligenti. La sua corsa era più importante dei miei passaggi. Lo stesso Rushie aveva un buon passaggio. Avrebbe potuto essere un centrocampista poichè la sua capacità di passaggio era fantastica. Rush è stato probabilmente il miglior compagno di squadra che abbia mai avuto. Eravamo fatti l'uno per l'altro».

Nella stagione seguente, 1983-1984, vince il "treble" (campionato, Coppa di lega e Coppa dei Campioni), nonché diversi titoli a livello individuale. Va a segno 47 volte in 65 gare complessive, battendo il precedente record di reti in una sola stagione con la maglia del Liverpool; il record che apparteneva a Roger Hunt (41 gol). Con questi gol vince la Scarpa d'oro, il premio di Giocatore dell'anno della FWA e quello di Giocatore dell'anno della PFA. Vince, con 32 reti, anche il titolo di capocannoniere del campionato, contribuendo alla vittoria del terzo titolo consecutivo della sua squadra. Segna inoltre 5 reti in Coppa campioni, contribuendo alla vittoria ai calci di rigore contro la Roma, ed è decisivo anche nella vittoria della Coppa di lega.

All'inizio della stagione 1984-1985 si infortuna, saltando così le prime 14 gare. Al termine della stessa mette a segno 26 reti, una sola in meno del capocannoniere della squadra John Wark. La stagione del Liverpool è caratterizzata, oltre che dalla mancanza di vittorie finali (non accadeva da dieci anni), anche dalla tragedia dell'Heysel.

La stagione seguente, 1985-1986, va meglio sia per Rush che per il Liverpool. Rush va a segno 33 volte, tra cui una doppietta nella finale di FA Cup contro l'Everton. Anche in campionato la lotta per il titolo è con l'Everton: i reds agganciano i rivali alla trentatreesima giornata, per poi superarli a una giornata dal termine. All'ultima giornata i reds sconfiggono il Chelsea a Stamford Bridge per 1-0 e si aggiudicano il sedicesimo titolo della loro storia, nonché il primo "double" campionato-FA Cup.

All'inizio della stagione 1986-1987 Rush annuncia ai propri tifosi che al termine della stessa lascerà il club di Anfield per trasferirsi alla Juventus. Nonostante ciò va a segno per 40 volte, di cui 30 in campionato, senza aver disputato alcuna partita nelle competizioni europee a causa dell'esclusione dei club inglesi a seguito della tragedia dell'Heysel. Segna nella finale di coppa di Lega persa per 2-1 contro i Gunners. Per la prima volta, dopo 144 gare, Rush va a segno e la squadra perde la partita.

Juventus

Lascia il Liverpool dopo sette anni e 207 gol segnati in 331 partite fra coppe e campionato. Quando arriva in Italia, John Charles, anche lui gallese ed ex juventino, dichiara: «Ian è più bravo di me e segnerà di più. Non esiste al mondo un cannoniere che conosca come lui l'arte di andare in rete». Fu acquistato per 3,2 milioni di sterline da pagarsi in due anni, pari a 7 miliardi di lire. Viene accolto dai tifosi juventini con un entusiasmo pari a quello riservato cinque anni prima a Michel Platini.

 

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Rush in azione con la maglia della Juventus nella stagione 1987-1988

 

Debutta ad agosto in Coppa Italia contro il Lecce e si infortuna subito: uno stiramento dei muscoli della coscia che lo tiene lontano dai campi di gioco per cinque settimane. Rientra alla seconda partita di campionato, persa per 1-0 contro l'Empoli; la giornata successiva, contro il Pescara, segna una doppietta. Il 30 settembre 1987 torna a giocare nelle Coppe europee dopo ventotto mesi di assenza per la squalifica internazionale dei club inglesi. A Torino segna 14 gol complessivi, di cui 7 in campionato. Rush non riesce ad adattarsi all'Italia, sono molti i ritardi accumulati nel presentarsi agli allenamenti (gli costeranno alcuni milioni di multa), e accusa pure continui malanni che ne rallentano l'inserimento. Non imparò bene la lingua, tanto da dichiarare che: «è vero, l'unico con cui mi trovo è Laudrup, lui e la sua fidanzata parlano bene l'inglese, così Tracy e io non ci sentiamo mai soli». Soffre oltremodo le "attenzioni" dei difensori italiani, ben più duri di quelli inglesi. Non molto aiutato dal resto della squadra, i bianconeri si qualificarono per la UEFA con lo spareggio vinto ai rigori contro il Torino (lui segnò l'ultimo rigore, quello decisivo). Giampiero Boniperti, deluso dalle sue prestazioni, lo cedette nuovamente al Liverpool dopo un anno, incassando 2,8 milioni di sterline.

A posteriori, Rush ammetterà di aver tratto comunque giovamento, sul piano tecnico, dalla difficile annata in bianconero: arrivato in Italia come cannoniere puro, attivo quasi esclusivamente in area di rigore, in Serie A imparò a sacrificarsi maggiormente per la squadra, iniziando a dare una mano anche in zone diverse del campo e diventando così, per sua stessa ammissione, un giocatore più completo e, globalmente, migliore di quello che era stato fin lì.

Ritorno a Liverpool

Nell'agosto del 1988 il Liverpool indice una conferenza stampa per annunciare il ritorno di Rush dopo un anno di lontananza da Anfield. La maggior parte della stagione di Rush è caratterizzata da infortuni e da panchine. Terminerà la stagione con 11 reti in 32 partite complessive. Tra queste la doppietta nei tempi supplementari della finale di FA Cup vinta contro gli storici rivali dell'Everton.

La stagione seguente, 1989-1990, si apre con la cessione di John Aldridge alla Real Sociedad, nonostante l'allenatore Kenny Dalglish li avesse provati più volte assieme nella stagione precedente. Rush segna complessivamente 26 volte, di cui 18 in campionato, e spinge la squadra alla conquista del 18º titolo, il quinto per lui.

Rush si ripete anche nella stagione successiva, andando a segno 26 volte di cui 16 in campionato. Le sue reti non sono sufficienti a far vincere il titolo alla squadra che arriva seconda dietro l'Arsenal. La stagione è caratterizzata anche dalle dimissioni di Dalglish il 20 febbraio 1991.

Nella stagione successiva, a causa dei frequenti infortuni, Rush disputa 18 gare complessive andando a segno 9 volte in totale. Tra queste la rete del 2-0 nella finale di FA Cup, vinta contro il Sunderland, che consente ai Reds, ora guidati dallo scozzese Graeme Souness, di vincere il loro 5º titolo (il 3º per il giocatore). Mentre in campionato per la prima volta dal 1980-1981 la squadra non finisce nei primi due posti, terminando la stagione al 6º posto.

Nella stagione 1992-1993 la squadra alla fine di Marzo si trova al 15º posto, ma riesce a concludere il campionato al 6º. Rush al termine della stagione segna 22 reti in 32 presenze complessive; tra queste un poker nella gara di andata dei sedicesimi di finale di Coppa delle Coppe contro i ciprioti dell'Apollōn Limassol. Rush porta così il suo bottino europeo a 20 reti, abbattendo il record di 17 appartenente a Roger Hunt. Record che sarà poi superato il 24 settembre 2003 da Michael Owen. Il 18 ottobre 1992 segna contro il Manchester United il suo 287º gol con la maglia del Liverpool, superando il precedente record appartenente sempre a Hunt.

All'inizio della stagione successiva Graeme Souness gli affida la fascia di capitano. Il 28 ottobre 1993 segna contro il Leeds il suo 200º gol in campionato. Chiude la stagione con 19 reti, tra cui una tripletta in Coca Cola Cup contro l'Ipswich Town. Nel corso della stagione gioca in coppia col giovane Robbie Fowler: il 13 marzo 1994, per la prima volta, segnano entrambi in una partita: quella di campionato contro l'Everton.

All'inizio della stagione successiva, 1994-1995, sotto la guida di Roy Evans Rush disputa 36 partite tutte da titolare, andando a segno 19 volte complessivamente. La stagione si conclude con la vittoria della Coppa di lega: si tratta della 5ª vittoria sia per il club che per il giocatore, la prima di Rush come capitano. Il 30 novembre 1994, durante il 4º turno della competizione, mette a segno contro il Blackburn Rovers la sua ultima tripletta con la maglia dei Reds.

Nell'estate del 1995 il Liverpool acquista Stan Collymore dal Nottingham Forest e ciò, assieme all'età di Rush e alla crescita di Robbie Fowler, fa sì che la storia tra il giocatore e il Liverpool volga al termine e difatti nel mese di marzo del 1996 viene annunciato che al termine della stagione Rushie abbandonerà Anfield. Nel corso della stagione 1995-1996 disputa 29 partite, di cui 14 da titolare, andando a segno 7 volte. Il 6 gennaio 1996, nel corso della partita di FA Cup contro il Rochdale, mette a segno il 42º gol nella storia del torneo, battendo così il precedente record di 41 appartenente a Denis Law. Il 27 Aprile gioca la sua ultima partita ad Anfield contro il Middlesbrough, subentrando dalla panchina e ricevendo l'applauso di entrambe le tifoserie alla fine del match. Segna il suo ultimo gol in campionato per i Reds il 5 Maggio a Maine Road contro il Manchester City nell'ultima giornata della stagione, terminata 2-2. Viene inoltre nominato membro dell'MBE dalla Regina Elisabetta. Lascia definitivamente il club di Anfield nell'estate del 1996, dopo aver segnato 346 gol in 660 gare disputate complessivamente. Considerando tutte le competizioni, è il miglior realizzatore del Liverpool di tutti i tempi.

Ultimi anni

Dopo aver lasciato il Liverpool, si trasferisce al Leeds United. Resta una stagione nello Yorkshire e segna 3 gol in 36 partite di campionato.

A fine stagione si trasferisce a parametro zero al Newcastle dove ritrova Kenny Dalglish come allenatore. Trova spazio soltanto inizialmente a seguito dell'infortunio subito da Alan Shearer. Con la maglia dei Magpies non va mai a segno in campionato, ma due volte nelle coppe. Segna il suo 43º gol in una partita di FA Cup che consente alla squadra di vincere la partita del 3º turno contro l'Everton. Segna poi nella partita di League Cup contro l'Hull City, eguagliando così il record di gol nella competizione appartenente a Geoff Hurst (49 reti). Nel corso della stagione viene ceduto in prestito allo Sheffield United con il quale disputa 4 gare.

Nell'estate del 1998 lascia il St James' Park e firma per i gallesi del Wrexham. Disputa 18 gare di Second Division senza segnare mai e verso la fine della stagione viene spostato a centrocampo.

Nel luglio del 1999 rifiuta un ruolo nello staff tecnico dei Robins al fianco di Brian Flynn, e decide di concludere la carriera.

Torna successivamente in campo per due partite con la maglia dei Sydney Olympic, segnando anche una rete, per poi ritirarsi definitivamente dal calcio giocato nel 2000 a 39 anni.

Nazionale

Dal 1980 al 1996 ha collezionato 73 presenze nella Nazionale di calcio del Galles, segnando 28 gol che lo hanno reso il maggior realizzatore nella storia di tale Nazionale fino al 2018, anno in cui venne superato da Gareth Bale.

Gioca la sua prima partita con la maglia della Nazionale il 21 maggio 1980 contro la Scozia, prima ancora di aver debuttato con la maglia del Liverpool.

Il 4 giugno 1988, a Brescia, segna un gol che consente al Galles di sconfiggere l'Italia, mentre il 5 giugno 1991 segna il gol che dà alla Nazionale gallese la vittoria contro la Germania campione del mondo in carica, nelle qualificazioni a Euro 1992.

Dopo il ritiro

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Ian Rush (al centro) nel 2012, durante una sessione di allenamento del Liverpool

 

Nel gennaio del 2003 torna ad Anfield con l'incarico di allenatore degli attaccanti, coadiuvando il manager Gérard Houllier.

Nell'agosto del 2004 è nominato manager del Chester City che partecipa al campionato di Football League Two. Debutta con una sconfitta per 3-1 in casa del Boston United, poi la squadra inanella un periodo di due mesi senza sconfitte e si qualifica per il terzo turno di FA Cup, a ottobre viene nominato manager del mese. A partire da novembre la squadra subisce una serie di sconfitte e Rush viene fortemente criticato. All'inizio di marzo 2005, dopo la sconfitta per 5-0 in casa dello Shrewsbury Town il presidente Stephen Vaughan chiede a Rush di dimettersi, ma l'ex calciatore si rifiuta. Nell'aprile del 2005, dopo la sconfitta per 1-0 contro il Darlington, Vaughan licenzia il vice di Rush il quale a sua volta rassegna le proprie dimissioni.

Nel giugno del 2005 Mike Harris, amministratore delegato dei The New Saints, gli propone di tornare in campo per disputare il primo turno preliminare di Champions League contro il Liverpool campione in carica, offerta che Rush in seguito declina.

Nel 2006 entra a far parte della Hall of Fame del calcio inglese.

Nel 2007 è nominato "elite performance director" nell'ambito della Welsh Football Trust, con il compito di affiancare il direttore tecnico nello sviluppo della nuova generazione di calciatori gallesi.

Il 21 agosto 2008 viene pubblicata la sua autobiografia.

In seguito ha ricoperto l'incarico di ambasciatore delle scuole calcio del Liverpool con l'incarico, inoltre, di coadiuvare il team commerciale del club nello sviluppo di partnerships con altri brand di livello mondiale.

 

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Nasce a Saint Asaph, nel Galles, il 20 ottobre 1961, Arriva alla Juventus nell’estate del 1987 con la fama di miglior attaccante del mondo, in virtù delle valanghe di goal segnati con il Liverpool (alla fine della sua carriera saranno 346 in 658 partite) e dei numerosi trofei sollevati, fra cui la Scarpa d’oro. Prenotato dalla squadra bianconera, che vince la concorrenza dei maggiori club europei, un anno prima è destinato a far coppia con Platini, per riproporre grandi coppie del passato, in particolare quella composta da Sivori e da Charles.
Il gallese, che dovrebbe rinverdire le gesta del suo conterraneo Charles, arriva alla Juventus nel suo momento peggiore, con una squadra rinnovata e, soprattutto, segnata profondamente dal ritiro di Platini. Non c’è più nemmeno Trapattoni, al suo posto siede Marchesi e Ian fatica tantissimo a inserirsi in schemi molto diversi da quelli di Liverpool. Marchesi chiede alla squadra di difendersi, prima di tutto, obbligando Laudrup a fare il terzino. Il resto della squadra non è un granché, gli eroi di mille battaglie sono stanchi e i nuovi non sono all’altezza dei sostituti.
Rush non riesce ad adattarsi all’Italia, sono molti i ritardi accumulati nel presentarsi agli allenamenti, (gli costeranno alcuni milioni di multa) e accusa pure continui malanni che ne rallentano l’inserimento, come l’infortunio accorsogli poco prima dell’inizio del campionato e che lo tiene lontano dal campo per circa un mese. Discontinuo, quando è in giornata è irresistibile: se ne accorge il Pescara di Leo Junior alla terza giornata, affondato da 2 goal del gallese (mentre in Coppa Italia gliene rifila cinque in due partite!) e pure l’Avellino, liquidato con tre reti, una delle quali firmata dal centravanti venuto da Liverpool.
Segna anche contro all’Empoli e all’Ascoli, ma è contro il Torino che Rush dà il meglio di sé, segnando sia all’andata che al ritorno e mettendo il proprio sigillo anche nello spareggio per l’ammissione alla Coppa Uefa, risolto ai calci di rigore proprio dal gallese. Rush, alla fine della stagione, ritorna al campionato inglese, sicuramente più adatto alle sue caratteristiche, ma lasciando la sensazione che, se avesse trovato un’altra Juventus, la sua storia avrebbe potuto essere raccontata in modo diverso.
«Sono arrivato in Italia nel momento in cui si ritirava Platini, e mi mandano via adesso che arriva Zavarov. Peccato, perché questa Juventus mi piace davvero, è diversa rispetto a quella dell’anno passato, fatta di uomini più esperti, anche se da scoprire, comunque non provenienti da squadre abituate a lottare per non retrocedere. Lo stesso Marocchi, che arriva dalla Serie B, viene da una squadra che ha sempre giocato all’attacco. È cambiato l’allenatore, se ne è andato Marchesi, con il quale non avevo trovato un’immediata comunicabilità: anzi, non ho neanche mai capito a che ora fissava, giorno per giorno, gli allenamenti. È stata un’impresa, per me, anche questa. Torno al Liverpool, il massimo, anche perché la mia ex squadra si è rinforzata ulteriormente da quando me ne sono andato. E stanno rinforzando anche i botteghini: da quando hanno annunciato il mio rientro stanno esaurendo gli abbonamenti, c’è la coda in strada, insomma, all’Anfield non aspettano altro che il sottoscritto, Alla Juventus invece la situazione mi sembrava diversa. In Italia, la gente ti parla come se fosse tua amica, poi se ne vanno e ti piantano un coltello nella schiena. Quando la Juventus giocava fuori casa, era ovvio che bastava il pareggio. Vedevo pochissimi palloni e, in queste condizioni, era difficile fare molto. Stranamente, per una squadra italiana, la Juventus giocava con palloni lunghi e alti nella speranza che io, in quanto britannico, amassi i contrasti aerei. Non capisco, il colpo di testa non è mai stato il mio forte. Per me sarebbe stato più semplice giocare con il pallone a terra. Mi sono rivolto ai vecchi amici per chiedere aiuto, ne avevo bisogno, cominciavo a essere veramente preoccupato. Souness mi ha impedito di impazzire, mi ha convinto che sono ancora capace di giocare. Mi ha parlato della mentalità italiana. Tutto è esagerato: la vittoria, la sconfitta, i goal. Si sono scritte molte bugie sul mio conto, ma i problemi sono stati quasi esclusivamente di natura tecnica. Mi piaceva la cucina italiana, scoprire un altro stile di vita. Ho anche preso lezioni di italiano. Ma la prima cosa da tenere presente è che in Italia non ci sono grandi attori o stelle del rock. La voce di Robert Redford è doppiata, e quindi come è possibile identificarsi con lui? Per cui, tutti si rivolgono al calcio. Noi calciatori siamo i numeri uno nei loro pensieri, le nostre vite sono esaminate minuto per minuto. Tutti si sentono degli esperti: il parcheggiatore, il barista, il cameriere, tutti. A volte dovevo fermarmi e convincermi che non era vero, ma invece era proprio così. Pochi giorni prima ero a Liverpool, lavorando duramente, segnando dei goal e bevendo qualcosa con i compagni dopo la partita. Alla Juventus, dopo la partita, non c’era nulla: la doccia, lo spogliatoio, e poi via. Ma forse sarebbe difficile fare due chiacchiere con qualcuno che ti ha sputato in faccia per novanta minuti. E così bisogna tenersi tutto dentro: i pensieri buoni e cattivi, le tensioni. È a questo punto che ho capito quanto mi mancava il Liverpool».

DA “HO CONOSCIUTO LA SIGNORA” DI ANGELO CAROLI
Alla Juventus, esattamente trenta anni dopo John Charles, arriva un altro fenomeno gallese. Il gigante di Swansea era stato acquistato da Umberto Agnelli nella primavera del 1957. Ora la “Signora” si appella al volpino Ian, baffetti ben curati e impertinenti, occhi svegli, giocatore incredibilmente rapace. Ha il fiuto e i gesti repentini del puma. La scelta sul gallese del Liverpool nasce da una necessità, avere un cannoniere implacabile, e dalle relazioni molto amichevoli che si sono instaurate fra i due club dopo la tragedia dell’Heysel. Boniperti e Giuliano parlano spesso con il manager Robinson e con il presidente Smith.
Nella primavera del 1986 c’è l’aggancio ufficiale. Teatro delle operazioni è Londra, stupenda e viva come sempre. Ian è felice di incontrarsi con i dirigenti bianconeri. Il gallese è rappresentato dall’avvocato Dean. Le proposte della Juventus sono concrete e allettanti. Rush ne prende atto, sorride, accarezza i baffi e lascia aperto più di uno spiraglio per condurre a termine l’operazione più importante della sua vita, C’è da vincere la resistenza della fidanzata Tracey.
In fasi successive, il giocatore del Liverpool mantiene continui contatti telefonici con la Juventus. Finché, ai primi di giugno del 1986 decide di accettare le proposte di Boniperti. Vola a Torino e firma il contratto: 550 milioni lordi di lire all’anno per un triennio, più la garanzia di un premio minimo di 125 milioni lordi a stagione. Al Liverpool vanno due milioni e 750.000 sterline, pari a circa sei miliardi di lire da pagarsi in due anni. L’esito della trattativa è soddisfacente per entrambe le parti. Giuliano mi dice: «La determinazione è il particolare che più colpisce del giocatore».
Rush saluta il Liverpool dopo sette anni scanditi da valanghe di goal. 205 in sette anni e in circa 330 partite fra coppe e campionato. La prima rete nei “Reds” la mette a segno nel 1981, contro i finlandesi del Pollosura (Coppa dei Campioni). L’ultima, nel giorno dell’addio alla Gran Bretagna, contro il Chelsea. Quello realizzato al Chelsea è il trentesimo in campionato. La cifra complessiva stagionale è di quaranta bersagli, più i due nella Nazionale.
Rush disputa, il 25 aprile del 1987, l’ultimo derby (il ventesimo personale) fra Liverpool ed Everton (che è campione d’Inghilterra). Il palcoscenico è l’Anfield Road. Applaudito da una folla in delirio, riesce nell’exploit di eguagliare il leggendario Dixie Dean, esecutore storico nei derby di Liverpool degli anni Venti con diciannove bersagli. Al termine del match, la folla saluta Rush con affetto, mazzi di fiori volano dagli spalti. È lontano il dicembre del 1986, quando Ian ha una leggera crisi, dovuta sempre alle ultime riserve della fidanzata Tracey, un po’ turbata dall’idea di dover lasciare l’Inghilterra e Liverpool. Tracey viene a Torino il 22 maggio, visita la città e compie un sopralluogo in collina, dove andrà a vivere con Ian. È entusiasta della gente e della città. Il matrimonio si celebra il 3 luglio a Flint.
Ian appartiene a una famiglia molto numerosa. Dall’unione tra Francis Rush (operaio alle acciaierie Shotton) e Doris nascono, infatti, dieci figli, sei maschi, Graham, Gerald, Peter, Francis junior, Steve e Ian, e quattro femmine, Janette, Pauline, Carol e Susan. Il culto della tradizione e del rispetto per il prossimo unisce la famiglia, che vive a Flint, in mezzo al verde lucido dei prati senza fine, dove spuntano più cavalli che fiori.
Ian nasce il 20 ottobre del 1961 a St.Asaph in Galles. Gioca nel Chester fino al 1980, poi passa al Liverpool per 300.000 sterline. Con i “Reds” vince quattro campionati inglesi, una Coppa d’lnghilterra, due di Lega, una Coppa dei Campioni. Nel 1984 riceve la Scarpa d’oro come miglior goleador d’Europa, con trentadue reti all’attivo.
L’ultima volta che è venuto in Italia, John Charles mi ha detto: «Ian è più bravo di me e segnerà di più. Non esiste al mondo un cannoniere che conosca come lui l’arte di andare in rete».
A Rush l’Italia piace e non fa solo sfoggio di diplomazia quando ripete che: «La Juventus rappresenta un grosso obiettivo, poiché come il Liverpool vuol dire serietà e stile, successo e tradizione: e siccome so che i tifosi bianconeri ci tengono a vincere una seconda Coppa dei Campioni, farò l’impossibile per regalargliene una. Mi auguro che fa Juventus, nel 1990, mi rinnovi il contratto per altri due o tre anni. Mi dispiace molto che Platini abbia lasciato il calcio, chissà quanti assist avrebbe preparato per me!»
Quando parla della tragica notte di Bruxelles, Ian si fa triste: «Da allora ho sperato che un giorno i tifosi del Liverpool e della Juventus si potessero unire in un abbraccio affettuoso e sincero. Mi auguro che ciò accada presto, molto presto. So che in Italia potrò contare sul caldo sostegno dei nuovi tifosi. Mi dà comunque conforto sapere che anche i vecchi supporter del Liverpool mi saranno vicini con il pensiero, mi hanno promesso eterno affetto. Ho conosciuto l’avvocato Giovanni Agnelli e Giampiero Boniperti, sono dirigenti davvero eccezionali. Il presidente ha sempre voglia di vincere. Non potevo avere stimolo migliore. Come ricompensarli? Con la musica sempre gradevole, dei goal».
Ian Rush racconta, in un libro autobiografico, che a cinque anni fu colpito da una forma di meningite, rimase in coma qualche giorno, con febbre molto alta, solo con la borsa del ghiaccio mamma Doris riusciva a dargli sollievo. Poi, la guarigione completa. Ian ha trascorso un’infanzia movimentata, era uno scavezzacollo, saltava spesso le lezioni a scuola, litigava e si azzuffava con i coetanei, ha trascorso persino una notte nella prigione di Flint, ha guidato senza patente, prendeva solenni sbronze nei pub, usciva all’aria gelida della notte con la pancia piena di birra.
Racconta nel libro curato da Ken Goran: «Con una gang una sera abbiamo rubato in un emporio alcuni distintivi da infilare nell’occhiello del cappotto. Una bravata. Ci presero. Finii in tribunale, provai un senso di disgusto, ero minorenne e fui rilasciato. Mi dettero due anni con la condizionale. È stata per me una lezione molto salutare».
Rush ama il cricket, il golf, il biliardo, l’ippica e le auto sportive. Ian da giovanissimo ha giocato anche a rugby e a hockey. Il football gli è penetrato nel sangue, come spiega la sua storia, che è oramai nota. Sono, infatti, acclamati il suo impetuoso fiuto del goal, la straordinaria scelta di tempo, la concretezza, la tecnica essenziale, il gioco di testa dirompente, il tiro forte con entrambi i piedi, lo scatto bruciante, quel muoversi sornione negli spazi stretti e intelligente in quelli ampi, l’astuzia nel coltivare in ogni gesto atletico la speranza, contro le speranze altrui, del successo personale del goal. È un bellissimo esemplare di attaccante, da sostenere con schemi continui e aggiranti. Il Liverpool ha costruito e imposto in Gran Bretagna una formula con il gioco di rimessa, con repliche alimentate però attraverso la partecipazione corale, con la squadra mai disunita e disarticolata. La Juventus dovrà sostenere l’azione di Rush allo stesso modo.
Ma la squadra di Marchesi non sostiene Rush né con manovre aggiranti né con schemi corali. Ian appare come un corpo estraneo, quasi staccato dalla squadra. Sono esigui i palloni che gli sono indirizzati da fondo campo. Ben poco gli viene servito dalle zone laterali, se si eccettuano i rari traversoni di De Agostini oppure di Cabrini. E anche se il gallese fa ben poco per mettersi al servizio del collettivo, i colleghi non lo sostengono come si conviene. E si vive in una sorta di equivoco, non voluto da nessuno ma che diventa quasi fisiologico. Il gioco di Rush è basato sull’intuizione rapinosa, sulla ricerca dello spazio vincente. Però gli spazi gli si restringono davanti. E quando dopo un lungo infortunio segna due goal al Pescara, i tifosi sono convinti di avere davanti le immagini che il gallese aveva regalato a Liverpool, l’irrequieta città dei Beatles. Ma una rondine non fa primavera, Ian fallisce clamorosamente.
Terminato il campionato, la Juventus va in ritiro nel verde smeraldo di Buochs. Rush non arriva. È a Flynt in Galles, colpito da varicella, una malattia esantematica di cui per solito si è vittime nell’infanzia. Il medico sociale, dottor Bosio, parte
per la Gran Bretagna. Vuole constatare l’entità del male. Ma Ian, proprio come i brasiliani, soffre anche di nostalgia. Chiede alla Juventus di lasciarlo andare e al Liverpool di accoglierlo di nuovo nei suoi ranghi. Pochi sono i tifosi bianconeri che lo rimpiangono. Un secondo anno lo avremmo rivisto volentieri, se non altro per concedergli quella prova d’appello che non si nega a nessuno. I rapporti tra Juventus e Liverpool sono ottimi e il ritorno di Ian in Inghilterra da nostalgico sogno si trasforma in realtà. Dalglish si riprende quello che definisce un suo gioiello.

VLADIMIRO CAMINITI
Che avesse predisposizione per il goal, lo testimoniavano le sue irripetibili prodezze prima con il Chester e poi soprattutto con il Liverpool, arrivando a conquistare la Scarpa d’oro come più forte bomber d’Europa e conseguentemente del mondo. La Juventus lo ingaggia anche nel ricordo del mito, big John Charles; Ian Rush arriva e squillano le trombe. È un grande acquisto. Anche perché viene per colmare il vuoto lasciato da quello che l’Avvocato ritiene il più grande di sempre, ovverosia Michel Platini. Sono stati ceduti Briaschi, Caricola, Manfredonia, Pioli, Serena e Soldà, la rifondazione è profonda ma obbedisce ai postulati “bonipertiani”; con il gallese, arrivano Alessio, Bruno, De Agostini, Magrin, Napoli e Tricella. Teoricamente nessuno di questi calciatori sembra destinato a fallire, nell’impatto con la grande squadra. Tutti sono stati scelti con la massima attenzione. Ma le cose del calcio, che è una faccia della vita, non seguono regole precise. Comincia il campionato e sembra che Ian Rush fatichi a inserirsi nel contesto generale della squadra, affidata per il secondo anno a Rino Marchesi, raffinato quanto sfortunato e triste allenatore, non ne azzecca proprio una. Esattamente come la Scarpa d’Oro. Rush, anziché sgroppare inafferrabile, anziché fiondare in goal i suoi tiri perfetti, le sue testate assassine, piomba in una crisi inspiegabile, gli riesce tutto difficile, si intorpidisce il suo spirito e si incupisce nella sfera privata, riflettendo in campo quella che è una sua personalissima involuzione. Rino Marchesi non può farci nulla. Se anche l’attaccante è forte, e lo ribadirà rientrando alla base, nel nostro campionato non incide più di tanto; la squadra finisce sesta, abbastanza ingloriosamente; Boniperti decide di dare il via a un’ennesima rivoluzione, optando per il russo Zavarov e il piccolo, rampante portoghese Rui Barros.

 

https://ilpalloneracconta.blogspot.com/2007/10/ian-rush.html

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