Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato February 9, 2017 Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Ghost Dog 620 Joined: 14-Jun-2008 11014 messaggi Inviato March 31, 2017 1 Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Socrates 8387 Joined: 04-Apr-2006 133609 messaggi Inviato April 8, 2022 (modificato) DINO ZOFF https://it.wikipedia.org/wiki/Dino_Zoff Nazione: Italia Luogo di nascita: Mariano del Friuli (Gorizia) Data di nascita: 28.02.1942Ruolo: Portiere Altezza: 182 cm Peso: 78 kg Nazionale Italiano Soprannome: SuperDino Alla Juventus dal 1972 al 1983 Esordio: 27.08.1972 - Coppa Italia - Juventus-Foggia 3-0 Ultima partita: 25.05.1983 - Coppa dei Campioni - Amburgo-Juventus 1-0 476 presenze - 348 reti subite 6 scudetti 2 coppe Italia 1 coppa Uefa Campione del mondo 1982 con la nazionale italiana Campione d'Europa 1968 con la nazionale italiana Allenatore della Juventus dal 1988 al 1990 104 panchine - 53 vittorie 1 coppa Italia 1 coppa Uefa Dino Zoff (Mariano del Friuli, 28 febbraio 1942) è un dirigente sportivo, ex allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo portiere. È stato campione d'Europa nel 1968 e campione del mondo nel 1982 con la nazionale italiana, che ha anche allenato dal 1998 al 2000. Considerato uno dei più grandi portieri nella storia del calcio, ha legato la propria attività calcistica principalmente alla Juventus, militandovi per undici anni a cavallo degli anni 1970 e 1980, senza mai saltare una partita di campionato; con i bianconeri ha collezionato 476 presenze (330 in Serie A), vincendo sei campionati italiani, due Coppe Italia e una Coppa UEFA, e ha disputato due finali di Coppa dei Campioni e una di Coppa Intercontinentale. Insieme al libero Gaetano Scirea e ai terzini Claudio Gentile e Antonio Cabrini, suoi compagni alla Juventus e in nazionale, Zoff ha costituito uno dei migliori reparti difensivi nella storia del calcio. Ritiratosi dall'attività agonistica, ha intrapreso la carriera di allenatore, divenendo nel 1990, alla guida della Juventus, il primo tecnico capace di conquistare la Coppa UEFA dopo averla vinta da calciatore. Con la nazionale italiana ha preso parte a due campionati d'Europa (Italia 1968 e Italia 1980) e a quattro campionati del mondo (Messico 1970, Germania Ovest 1974, Argentina 1978 e Spagna 1982), ottenendo inoltre, come commissario tecnico degli azzurri, il secondo posto al campionato d'Europa 2000. Il successo al campionato mondiale 1982, conseguito all'età di quarant'anni — peraltro come capitano dell'Italia —, lo ha reso il vincitore più anziano nella storia della competizione nonché l'unico giocatore italiano ad aver ottenuto, a livello di nazionale, sia il titolo di campione d'Europa sia di campione del mondo. Sempre in azzurro detiene il record mondiale d'imbattibilità per squadre nazionali, non avendo subito reti per 1142 minuti consecutivi. È stato a lungo il giocatore con più partite disputate in Serie A e nella nazionale italiana — avendo totalizzato rispettivamente 570 e 112 presenze —, prima di essere superato in entrambe le voci statistiche da Paolo Maldini (nel 2000 relativamente alle apparizioni in maglia azzurra, nel 2005 per quanto concerne il massimo campionato italiano). Più volte candidato al Pallone d'oro, sfiorò la vittoria nel 1973, classificandosi secondo alle spalle di Johan Cruijff. Occupa la 47ª posizione nella classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata dalla rivista World Soccer. Nel 2004 è stato incluso nel FIFA 100 e annoverato fra le Leggende del calcio del Golden Foot; nello stesso anno, in occasione dei UEFA Jubilee Awards, è stato indicato dalla FIGC quale miglior giocatore italiano del cinquantennio precedente, risultando inoltre 5º — primo fra gli italiani — nell'UEFA Golden Jubilee Poll. È entrato a far parte della Hall of Fame del calcio italiano tra i Veterani e della Walk of Fame dello sport italiano tra le Leggende, rispettivamente nel 2012 e nel 2015. Dino Zoff Zoff alla Juventus nel 1972 Nazionalità Italia Altezza 182 cm Peso 78 kg Calcio Ruolo Allenatore (ex portiere) Termine carriera 22 giugno 1983 - giocatore 29 maggio 2005 - allenatore Carriera Giovanili 19??-1956 Marianese 1956-1961 Udinese Squadre di club 1961-1963 Udinese 38 (-54) 1963-1967 Mantova 131 (-111) 1967-1972 Napoli 143 (-110) 1972-1983 Juventus 476 (-348) Nazionale 1963-1964 Italia U-21 3 (-2) 1968-1983 Italia 112 (-84) Carriera da allenatore 1983-1984 Juventus Portieri 1986-1988 Italia olimpica 1988-1990 Juventus 1990-1994 Lazio 1997 Lazio 1998-2000 Italia 2001 Lazio 2005 Fiorentina Palmarès Mondiali di calcio Oro Spagna 1982 Mondiali di calcio Argento Messico 1970 Europei di calcio Oro Italia 1968 Argento Belgio-Paesi Bassi 2000 Giochi del Mediterraneo Oro Napoli 1963 Caratteristiche tecniche Giocatore Zoff difende la porta della nazionale italiana al campionato d'Europa 1980: il senso del piazzamento tra i pali fu tra le migliori qualità del portiere. Estremo difensore di sicura affidabilità e freddezza, Zoff si distingueva per il notevole senso del piazzamento, la sicurezza nelle uscite — sia alte che basse — e la sobrietà negli interventi, finalizzati più all'efficacia che alla spettacolarità: significative in tal senso l'attitudine a bloccare il pallone quando possibile, anziché respingerlo, e la preferenza per uniformi da gioco scarsamente appariscenti, utili a non evidenziare la sua posizione tra i pali. Atleta dotato di grande personalità, considerato un leader silenzioso, ha mantenuto un'eccellente condizione fisica per tutta la carriera, confidando nella possibilità di migliorarsi costantemente: la vittoria del campionato del mondo 1982 all'età di 40 anni e i 332 incontri disputati consecutivamente in Serie A sono due imprese ineguagliate. Prima che Gianluigi Buffon iniziasse a godere di altrettanta considerazione, al punto da alimentare dibattiti su chi sia stato il migliore dei due, Zoff è stato ritenuto in modo pressoché unanime il più grande portiere della storia del calcio italiano. Allenatore Una volta sedutosi in panchina Zoff ha proposto un calcio affine alla cosiddetta zona mista, ovvero una miscela tra lo storico gioco all'italiana e le innovazioni zoniste introdotte a cavallo degli anni 1970 e 1980. In questo senso è stabilmente ricorso a difese basate su un tradizionale libero, al quale tuttavia chiedeva anche di impostare l'azione nonché comandare la retroguardia, variando all'occorrenza sul gioco a zona. In linea generale è stato un allenatore che rifuggiva da schemi e moduli predefiniti, poiché convinto che la tattica passasse in secondo piano davanti al rapporto umano tra un tecnico e i suoi calciatori. Carriera Giocatore Club Udinese Zoff (secondo da destra) con l'Udinese nel 1962, impegnato sul campo della Juventus: i torinesi giocarono in maglia nera sicché Zoff, per evitare confusione, si fece prestare dai colleghi juventini la loro maglia bianca dell'epoca. Cresciuto nella Marianese, dopo una prima bocciatura a 14 anni ai provini con Inter e Juventus a causa della bassa statura (1,60 m circa), fu accettato in seguito dall'Udinese dopo che, grazie allo sviluppo (e, secondo lo stesso Zoff, all'alimentazione impartitagli da sua nonna a base di uova), crebbe di ben 22 cm. Con la squadra friulana debuttò in Serie A il 24 settembre 1961, al Comunale di Firenze, battuto 2-5 dalla Fiorentina che si impose con due doppiette ciascuna di Milani e Hamrin e con una rete di Jonsson. L'anno successivo, dopo la retrocessione dell'Udinese in Serie B, Zoff divenne titolare della squadra, anche se le sue prestazioni giudicate non convincenti lo posero in lista d'uscita nonostante gli apprezzamenti dell'allora presidente del club, Dino Bruseschi, che lo difese sempre dalle critiche talora aspre ed era quindi restìo a cederlo. Mantova Zoff ritornò in Serie A nel 1963, anno in cui fu acquistato dal Mantova per una cifra intorno ai 20 milioni di lire. Inizialmente designato a riserva dell'altro neoacquisto, il più esperto e sulla carta più affidabile Attilio Santarelli, già nel suo primo campionato in Lombardia il più giovane Zoff riuscì ben presto a sovvertire le gerarchie, conquistando le chiavi della porta virgiliana, grazie anche a un infortunio occorso a Santarelli a inizio stagione. Zoff (in basso) a difesa della porta del Mantova, in anticipo sull'interista Mario Corso, nella famosa sfida del 1º giugno 1967 che a posteriori segnò la fine della Grande Inter. Disputò in biancorosso 131 partite nell'arco di quattro stagioni: l'ultima da lui giocata allo stadio Danilo Martelli fu quella del 1º giugno 1967, la famosa Mantova-Inter (1-0) che a posteriori sancì il tramonto della Grande Inter. Nell'estate seguente, per Zoff ci fu il passaggio al Napoli e il debutto in nazionale. Napoli Nell'estate 1967 Zoff sembrava destinato a trasferirsi al Milan, con cui aveva raggiunto un'intesa di massima; tuttavia, l'affare saltò in extremis, con la squadra milanese che finì per ingaggiare Fabio Cudicini. Alla mezzanotte dell'ultimo giorno di calciomercato, Zoff si trasferì quindi al Napoli per 120 milioni di lire più il cartellino di Claudio Bandoni, grazie all'aiuto di Alberto Giovannini, direttore del quotidiano Roma allora di proprietà di Achille Lauro, quest'ultimo patron anche del club azzurro; il giornalista, con l'aiuto di Bruno Pesaola e all'insaputa di Lauro, finse infatti di essere il presidente della squadra. In Serie A difese la porta dei partenopei per 143 incontri, scendendo in campo ininterrottamente dal debutto del 24 settembre 1967 (Napoli-Atalanta 1-0, prima giornata del campionato 1967-1968), alla sconfitta del 12 marzo 1972 (0-2 contro l'Inter, ventunesima giornata del campionato 1971-1972); pochi giorni dopo quest'ultimo incontro subì un infortunio al malleolo in allenamento, che interruppe la sua striscia di partite consecutive tenendolo fuori per 7 incontri, fino alla penultima giornata. Zoff (a destra) e Antonio Juliano in una pausa d'allenamento con il Napoli Durante la sua militanza nel club campano stabilì due record: nella stagione 1970-1971 concesse solo 18 gol in 30 partite, riuscendo inoltre a mantenere la porta inviolata per le prime sei giornate, capitolando solo dopo 590', alla settima giornata, contro l'interista Jair. Concluse la sua esperienza nel Napoli disputando la finale della Coppa Italia 1971-1972, persa 2-0 contro il Milan. Juventus Nell'estate 1972, in una fase storica in cui il club partenopeo necessitava di essere svecchiato a livello di rosa e riorganizzato a livello economico, il trentenne Zoff, ormai considerato tra gli estremi difensori più forti della sua generazione, venne ingaggiato dalla Juventus nell'ambito di un cospicuo scambio di cartellini sull'asse Napoli-Torino che coinvolse, tra gli altri, il più giovane ma anche più incostante Pietro Carmignani, da cui il friulano ereditò le chiavi della porta bianconera. Negli anni in Piemonte, Zoff si renderà protagonista di una notevole costanza di rendimento, tant'è che fino alla fine della stagione 1982-1983 non avrebbe più saltato una partita di campionato. Ai bianconeri sono legate tutte le sue vittorie con squadre di club, tanto come giocatore quanto, successivamente, come allenatore: in undici stagioni vinse per sei volte il titolo di campione d'Italia (1972-1973, 1974-1975, 1976-1977, 1977-1978, 1980-1981 e 1981-1982), due Coppe Italia (1978-1979 e 1982-1983) e una Coppa UEFA (1976-1977, primo successo europeo della società torinese). Zoff, tra Causio e Furino, festeggia la vittoria della Juventus nella Coppa Italia 1978-1979. La sua attività, al termine della stagione 1982-1983, si concluse di fatto con la finale di Coppa dei Campioni (cui la Juventus era giunta imbattuta), persa ad Atene contro i tedeschi dell'Amburgo, il 25 maggio 1983. Nei giorni seguenti il portiere friulano ufficializzò il suo prossimo ritiro, chiedendo e ottenendo che per l'ultimo impegno stagionale della squadra bianconera, la doppia finale di Coppa Italia contro il Verona che gli varrà l'ultimo trofeo della carriera agonistica, la maglia da titolare venisse affidata al suo secondo Luciano Bodini. Durante i suoi anni alla Juventus, Zoff stabilì alcuni primati degni di nota: nel corso della stagione 1972-1973 mantenne la propria porta inviolata per 903', superando i precedenti 792' di Mario Da Pozzo e stabilendo così l'allora record d'imbattibilità nella Serie A a girone unico — un primato poi superato dai 929' di Sebastiano Rossi nel campionato 1993-1994; nell'annata 1981-1982 subì solo 14 reti, record assoluto per la società bianconera; inoltre, nelle undici stagioni disputate in maglia bianconera non saltò mai una partita di campionato, scendendo in campo per 330 incontri consecutivi. Da destra: Zoff nel 1981, insieme al tecnico Giovanni Trapattoni e al presidente Giampiero Boniperti, in una puntata della Domenica Sportiva celebrativa del 19º scudetto juventino. Complessivamente, toccò la soglia delle 570 presenze in Serie A, un traguardo che lo renderà il giocatore con più apparizioni nel massimo campionato italiano fino al 2005, quando verrà scavalcato da Paolo Maldini; limitatamente al proprio ruolo, manterrà il primato per un ulteriore anno, oltrepassato da Gianluca Pagliuca nel 2006. Nazionale Nazionali giovanili I primi approcci di Zoff con l'azzurro avvennero nelle rappresentative giovanili. Nel 1963, senza maturare presenze, fece da dodicesimo a Rino Rado nella nazionale «probabili olimpici» — una rappresentativa Under-21 ante litteram — che vinse la medaglia d'oro al torneo calcistico dei IV Giochi del Mediterraneo di Napoli. L'esordio in maglia azzurra arrivò il 20 novembre dello stesso anno ad Ankara, stavolta con la nazionale giovanile olimpica — una rappresentativa creata ad hoc onde eludere lo status dilettantistico all'epoca richiesto dal Comitato Olimpico Internazionale —, in occasione della sfida contro i pari età turchi (2-2) valevole per le qualificazioni al torneo di Tokyo 1964: pur ottenendo nei mesi seguenti l'accesso alla fase finale, l'anno dopo Zoff e i suoi compagni di nazionale si videro preclusa la partecipazione all'Olimpiade nipponica, una volta emerso il succitato problema di una carriera professionistica già in essere per parte di loro. In totale, con la rappresentativa giovanile raccolse 3 presenze nel biennio 1963-1964. Nazionale maggiore 1968-1974 Zoff (in piedi, secondo da sinistra) con l'Italia scesa in campo nella vittoriosa finale del campionato d'Europa 1968. Zoff ricevette la prima convocazione in nazionale maggiore a 26 anni, durante le qualificazioni al campionato d'Europa 1968. L'Italia, giunta agli spareggi che avrebbero designato le 4 partecipanti alla fase finale del torneo, doveva ribaltare il 3-2 con cui la Bulgaria si era imposta nella gara di andata a Sofia; fino a quel momento, il commissario tecnico Ferruccio Valcareggi aveva puntato su Enrico Albertosi come portiere titolare e su Lido Vieri come vice, ma un infortunio occorso a entrambi in prossimità della partita di ritorno costrinse il selezionatore a ripiegare su Zoff e Roberto Anzolin, quest'ultimo già riserva di Albertosi al campionato del mondo 1966: indeciso su chi schierare, Valcareggi optò per il friulano in virtù del suo «entusiasmo da debuttante». La partita fu disputata il 26 aprile 1968 allo stadio San Paolo: Zoff, che giocava «in casa» per via della sua militanza nel Napoli, si mostrò affidabile pur senza compiere grandi interventi, e l'Italia ottenne la qualificazione imponendosi per 2-0. Nel giugno dello stesso anno, Zoff disputò da titolare la fase finale della competizione, al termine della quale l'Italia conquistò il primo Europeo della sua storia, battendo 2-0 la Jugoslavia nella ripetizione della finale, che si era conclusa 1-1; il portiere, i cui interventi nel primo atto della finale furono decisivi per mantenere la parità, sarà poi inserito nella squadra ideale del torneo. Zoff al ritorno in Italia dopo il deludente campionato del mondo 1974 L'ottimo Europeo disputato garantì a Zoff, nonostante le sole 4 presenze al suo attivo, un posto da titolare per buona parte delle qualificazioni al campionato del mondo 1970 in Messico, ma nella fase finale del torneo le chiavi della porta furono nuovamente affidate ad Albertosi, fresco vincitore dello scudetto con il Cagliari e membro — insieme a Pierluigi Cera e Comunardo Niccolai, anch'essi convocati per il Mondiale — di una linea difensiva che nel campionato appena concluso aveva concesso solo 11 reti, stabilendo un record. Zoff fece dunque da vice, assistendo dalla panchina al secondo posto dell'Italia, sconfitta in finale dal Brasile; pur senza mai polemizzare, definirà la sua esclusione dall'undici titolare «una grande sconfitta personale». Terminato il Mondiale, Albertosi mantenne il posto da titolare per tutto il 1970, finché Zoff non lo scavalcò a partire dall'amichevole contro la Spagna del 20 febbraio 1971, divenendo stabilmente il nuovo numero uno azzurro: di lì in avanti, infatti, la sua titolarità non verrà più messa in discussione. Mancato l'accesso al campionato d'Europa 1972 (Zoff, infortunato, non disputò lo spareggio-qualificazione perso contro il Belgio), sul finire dello stesso anno il portiere diede inizio a una striscia di imbattibilità che lo porterà a mantenere la porta inviolata per 1142 minuti (record assoluto per le nazionali di calcio), da Italia-Jugoslavia del 20 settembre 1972 ad Haiti-Italia del 15 giugno 1974: quest'ultima fu la gara d'esordio del campionato del mondo 1974 in Germania Ovest, dove un'Italia alla fine di un ciclo fu eliminata al primo turno. 1974-1983 Terminata l'era Valcareggi, sostituito da Fulvio Bernardini il quale verrà poi affiancato da Enzo Bearzot, il 20 novembre 1974 Zoff indossò per la prima volta la fascia da capitano, in una partita contro i Paesi Bassi valida per le qualificazioni al campionato d'Europa 1976, cui l'Italia mancherà l'accesso come nell'edizione precedente; diverrà capitano a tutti gli effetti tre anni dopo, in seguito al ritiro dalla nazionale di Giacinto Facchetti. Con Bearzot promosso a unico CT, Zoff disputò quindi il campionato del mondo 1978 in Argentina, concluso al quarto posto; a seguito della sconfitta in semifinale per mano dei Paesi Bassi, che precluse agli azzurri l'accesso alla finale, Zoff fu duramente criticato da Gianni Brera a causa delle reti di Ernie Brandts e Arie Haan, realizzate con due tiri da lontano. Zoff (a destra), capitano degli azzurri, stringe la mano a Kevin Keegan prima della sfida contro l'Inghilterra a Euro 1980. Il campionato d'Europa 1980, con Zoff ancora titolare, vide l'Italia padrona di casa piazzarsi ancora al quarto posto, venendo sconfitta ai tiri di rigore dalla Cecoslovacchia nella finalina valida per la terza piazza; come già accaduto al termine dell'edizione 1968, Zoff verrà incluso nel team of the tournament. Il 17 ottobre 1981, nella gara contro la Jugoslavia valida per le qualificazioni al campionato del mondo 1982, eguagliò il record di presenze in nazionale, precedentemente stabilito da Facchetti con 94 incontri; lo supererà nel successivo impegno del 14 novembre contro la Grecia. L'ultima grande competizione disputata da Zoff con la maglia della nazionale fu il succitato Mondiale 1982 in Spagna, una partecipazione che permise al portiere di stabilire alcuni primati: disputando il suo quarto torneo iridato eguagliò il record italiano di Enrico Albertosi e Gianni Rivera (poi pareggiato da altri giocatori e battuto nel 2014 da Gianluigi Buffon); nella partita d'esordio con la Polonia toccò inoltre la soglia delle 100 presenze in nazionale, risultando il primo italiano a riuscirci. Nel corso del torneo, il portiere azzurro offrì prestazioni di alto livello — che gli valsero la collocazione nell'All-Star Team del Mondiale — e compì il suo intervento più famoso, da lui stesso considerato il più importante della propria carriera: nei concitati minuti finali della partita contro il Brasile, valida per l'accesso alla semifinale, Zoff fermò in presa sulla linea di porta un colpo di testa del difensore avversario Oscar, evitando una più rischiosa respinta e risultando decisivo per il successo italiano (3-2). Dopo la vittoriosa finale contro la Germania Ovest (3-1), l'11 luglio a Madrid, in qualità di capitano fu Zoff ad alzare il trofeo della Coppa del Mondo, stabilendo altri due record: divenne infatti, all'età di 40 anni, il più anziano vincitore della competizione nonché il primo e unico italiano ad aver vinto un Mondiale e un Europeo. Da sinistra: Zoff con Causio, il presidente della Repubblica Pertini e il selezionatore Bearzot al ritorno dal campionato del mondo 1982, con la Coppa del Mondo vinta. Il 29 maggio 1983, a 41 anni, Zoff scese in campo per l'ultima volta in azzurro, in Svezia-Italia (2-0) a Göteborg, sfida che coincise anche con l'ultima partita della sua carriera. Con 112 apparizioni (59 da capitano), Zoff è stato per 19 anni il detentore del record di presenze in nazionale, battuto da Paolo Maldini nel 2000. Allenatore e dirigente Juventus e Italia olimpica Alla fine della carriera agonistica, Zoff rimase inizialmente alla Juventus, dove nella stagione 1983-1984 ricoprì il ruolo di preparatore dei portieri, allenando la sua ex riserva Luciano Bodini e il neoacquisto Stefano Tacconi, suo erede designato. Successivamente entrò nei ranghi tecnici della FIGC come selezionatore dell'Italia olimpica, che riuscì a qualificare nel 1988 ai Giochi della XXIV Olimpiade di Seul; qui gli azzurri, poi guidati in Corea del Sud da Francesco Rocca, chiusero il torneo olimpico al quarto posto. Ritorno alla Juventus Zoff, tecnico della Juventus, posa con i trofei di Coppa UEFA e Coppa Italia dopo il double continentale della stagione 1989-1990. Zoff lasciò il ruolo di selezionatore della nazionale olimpica nell'estate 1988, quando venne richiamato dalla Juventus, ingaggiato stavolta come tecnico della prima squadra. Guidò i bianconeri per le successive due stagioni, entrambe terminate al quarto posto del campionato: mentre la prima annata si rivelò globalmente anonima, nella successiva Zoff riportò la squadra torinese ai vertici dopo alcuni anni altalenanti, centrando il double continentale Coppa Italia-Coppa UEFA, vinte rispettivamente contro il Milan di Sacchi e — nella prima finale europea tutta italiana — contro la Fiorentina. Il riassetto societario in atto ai vertici del club alla fine della stagione 1989-1990, già annunciato da alcuni mesi, portò tuttavia alla mancata conferma di Zoff in panchina nonostante le due coppe sollevate. Lazio In vista della stagione 1990-1991 il tecnico friulano assunse quindi la guida della Lazio dell'allora presidente Gianmarco Calleri, con la quale ottenne nei primi due campionati dei piazzamenti di metà classifica, per poi riportare al suo terzo anno biancoceleste la squadra romana nelle coppe europee dopo quasi quindici anni grazie al quinto posto ottenuto nella stagione 1992-1993. Ricoprì anche la carica di presidente durante la gestione proprietaria del finanziere Sergio Cragnotti e, nel 1997, ricoprì la doppia veste di presidente e allenatore dopo l'esonero del tecnico boemo Zdeněk Zeman; i romani fino a quel momento occupavano la dodicesima piazza in classifica per poi concludere il campionato al quarto posto. Zoff alla guida della Lazio nel 1992. Dopo essere tornato alla Lazio come dirigente e aver assunto la carica presidenziale per quattro anni, dal 1994 al 1998, nel gennaio 2001, reduce dall'avventura come CT della nazionale e tornato nella società biancoceleste nel ruolo di vicepresidente, venne richiamato in panchina per subentrare al dimissionario Sven-Göran Eriksson; dopo una lunga serie di risultati utili consecutivi, a fine stagione ottenne un terzo posto, ma nella stagione seguente fu esonerato dopo poche settimane, causa un avvio sottotono, culminato nella sconfitta casalinga in Champions League contro i francesi del Nantes (1-3). Con 202 panchine, per i successivi diciannove anni è rimasto l'allenatore con il maggior numero di presenze in competizioni ufficiali alla guida della squadra biancoceleste; tale record è stato superato nel 2020 da Simone Inzaghi. Italia e Fiorentina A seguito dell'eliminazione dell'Italia ai quarti di finale del campionato del mondo 1998, nel luglio seguente Zoff fu chiamato a sostituire l'esonerato Cesare Maldini come commissario tecnico degli azzurri, con l'obiettivo di portare la nazionale al campionato d'Europa 2000. Pur con qualche passo falso nelle giornate conclusive, ottenne la qualificazione alla fase finale del torneo, promuovendo nel frattempo in pianta stabile in maglia azzurra elementi come Francesco Totti e Gianluca Zambrotta. Nell'estate 2000, sotto la guida di Zoff, all'Europeo di Belgio e Paesi Bassi gli azzurri raggiunsero l'ultimo atto del torneo, dopo peraltro avere eliminato in semifinale gli Oranje padroni di casa ai tiri di rigore, in una stoica e sofferta partita rimasta da allora nell'immaginario del calcio italiano. Tuttavia nella finale contro la Francia, dopo essere stati in vantaggio fino al 90', gli italiani furono raggiunti sul pari dai Bleus nei minuti di recupero, e poi battuti nei tempi supplementari al golden goal. Nei giorni seguenti la partita, Zoff fu apertamente criticato da Silvio Berlusconi, all'epoca leader di Forza Italia e presidente del Milan, il quale accusò pubblicamente il commissario tecnico per le sue scelte tattiche: in segno di protesta, Zoff reagì rassegnando le proprie dimissioni, «per dignità». Cinque anni dopo, come sua ultima appendice della carriera di allenatore, nel campionato 2004-2005 ritornò in panchina con la neopromossa Fiorentina, subentrando in gennaio al posto dell'esonerato Sergio Buso; Zoff condusse la squadra viola alla salvezza, riuscendo ad avere la meglio nella volata finale di Bologna e Brescia. Al termine della stagione si ritirò definitivamente dal mondo del calcio. Palmarès Giocatore Club Competizioni nazionali Campionato italiano: 6 - Juventus: 1972-1973, 1974-1975, 1976-1977, 1977-1978, 1980-1981, 1981-1982 Coppa Italia: 2 - Juventus: 1978-1979, 1982-1983 Competizioni internazionali Coppa UEFA: 1 - Juventus: 1976-1977 Nazionale Giochi del Mediterraneo: 1 - Napoli 1963 Campionato d'Europa: 1 - Italia 1968 Campionato mondiale: 1 - Spagna 1982 Individuale Europei Top 11: 2 - Italia 1968, Italia 1980 All-Star Team dei Mondiali: 1 - Spagna 1982 Nominato Golden Player per la FIGC (2004) Inserito nel FIFA 100 (2004) Inserito nelle "Leggende del calcio" del Golden Foot (2004) Inserito nella Hall of Fame del calcio italiano nella categoria Veterano italiano (2012) Inserito nella Walk of Fame dello sport italiano nella categoria Leggende (2015) Candidato al Dream Team del Pallone d'oro (2020) Allenatore Club Competizioni nazionali Coppa Italia: 1 - Juventus: 1989-1990 Competizioni internazionali Coppa UEFA: 1 - Juventus: 1989-1990 Individuale Seminatore d'oro: 1 - 1990 Trofeo Maestrelli: 2 - 1992, 2001 World Manager of the Year: 1 - 2000 Onorificenze Grande Ufficiale Ordine al merito della Repubblica italiana «Di iniziativa del presidente della repubblica» — 2000 Commendatore Ordine al merito della Repubblica italiana «Di iniziativa del presidente della repubblica» — 1982 Collare d'oro al merito sportivo «Campione mondiale del 1982 (brevetto n. 719)» - — 2017 Medaglia d'oro al valore atletico «Campione mondiale (brevetto n. 758)» - — 1982 Medaglia d'argento al valore atletico «Campione europeo (brevetto n. 166)» — 1982 Riconoscimenti Il 2 ottobre 2003 ha ricevuto: Laurea Honoris Causa in Scienze motorie e sportive — Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale Nel maggio 2015, una targa a lui dedicata fu inserita nella Walk of Fame dello sport italiano a Roma, riservata agli ex atleti italiani che si sono distinti in campo internazionale. Modificato April 23, 2022 da Socrates Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Socrates 8387 Joined: 04-Apr-2006 133609 messaggi Inviato April 24, 2022 Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti
Socrates 8387 Joined: 04-Apr-2006 133609 messaggi Inviato July 5, 2022 Condividi questo messaggio Link di questo messaggio Condividi su altri siti