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Socrates

Paolo Montero - Calciatore e Allenatore

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Joined: 29-Aug-2008
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Un grande!

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Joined: 23-Jul-2006
29092 messaggi

Il difensore che pi

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Joined: 28-Jun-2009
13 messaggi

Ahh....QUESTO E' UN VERO DIFENSORE !! @@ Che grandissimo giocatore !! @@:drunk:

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Joined: 04-Apr-2006
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Inviato (modificato)

Paolo Montero | Calcio, Juventus, Sport

Modificato da Socrates

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Joined: 01-Dec-2006
87 messaggi
Con le sue numerose espulsioni qualche volta ci ha lasciato in cacca ma lo perdono perch? era veramente un trascinatore, uno che difendeva sempre i compagni di squadra (companeros come li chiamava lui) e dotato di un cuore grande come una casa,

Grande Montero.........a lui ho perdonato di tutto !!!

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Joined: 04-Apr-2006
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montero2.jpg

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Joined: 28-Jan-2007
3608 messaggi

Un grandissimo; non era un picchiatore,solo che se provocato ogni tanto perdeva la testa.

Se Paolo randellava allora Materazzi cos'

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Joined: 01-Dec-2006
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Un grandissimo; non era un picchiatore,solo che se provocato ogni tanto perdeva la testa.

Se Paolo randellava allora Materazzi cos'

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Joined: 13-Apr-2009
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un grandissimo :stima: :stima: :stima: :stima: :stima:

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Joined: 04-Apr-2006
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Montero: «Cristiano Ronaldo sembra Pelè, Emre Can fa paura anche a me»

L'ex difensore della Juventus: «Bianconeri sovraumani in questi 8 anni: chi non ritiene Allegri un top, è fuori di testa»

 

Montero: «Cristiano Ronaldo sembra Pelè, Emre Can fa paura anche a me»

 

FONTE

 

 

«L’Emre Can visto contro l’Atletico ha messo paura anchea me. Ha svolto un lavoro impressionante come centrocampista e difensore». Detto da Paolo Montero vale come una laurea. L’ex difensore bianconero, indimenticato idolo dei tifosi bianconeri e anche del presidente Andrea Agnelli, ha esultato dall’Uruguay. «Ma il 3-0 non mi ha sorpreso. Fin dai primi minuti si è vista una Juve aggressiva e che sapeva quello che voleva. Il risultato è stato il giusto premio».

 

In carriera ha marcato i migliori bomber del pianeta, compreso Ronaldo il Fenomeno, cosa pensa di CR7 e dell’ultima tripletta? 
«Cristiano quando va a saltare di testa sembra Pelé, va in cielo e resta sospeso in aria più degli altri. E’ impressionante. CR7 ha un solo rivale: se stesso. I grandissimi sono tutti così, penso a Zidane, Del Piero, Davids. Ronaldo e Messi negli ultimi dieci anni si sono alternati: in alcuni periodi il migliore è stato Leo, in altri Cristiano. Messi sta facendo bene, ma adesso il numero uno è Ronaldo».

 

L’impatto di CR7 sulla Juve l’ha colpita? 
«No, perché Zidane mi aveva parlato tante volte di lui. Cristiano ha la stessa mentalità della Juve: lavorare, lavorare, lavorare».

 

Cosa ha pensato al gesto finale di Ronaldo, quello alla Simeone? 
«Io sono l’ultimo a poter parlare, ho fatto di peggio in passato: ricordate contro il Celta Vigo... Di sicuro Cristiano non va squalificato: il Cholo per lo stesso gesto ha subito solo una multa».

 

La Juventus è a un passo dall’ottavo scudetto consecutivo. Sembra tutto normale anche a lei come a molti tifosi? 
«Non scherziamo, è una roba da paura! Io ho vinto 5 scudetti e so quanto lavoro ci sia dietro. Quelli della Juve sono 8 anni sovraumani, pazzeschi. In mezzo ai campionati ci sono state anche Coppe Italie, Supercoppe, 2 finali di Champions. Ma come ho detto a un mio amico di Torino: se le rivali non si svegliano, la Juve arriva alla quarta stella con un percorso netto».

  • Thanks 1

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Joined: 04-Apr-2006
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Dalla "pigna" a Di Biagio alla rissa coi tifosi della Juve. Con Montero la  Samb prende un'icona del calcio anni '90 - Riviera Oggi

 

Modificato da Socrates
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Joined: 04-Aug-2005
64572 messaggi

Idolo assoluto, uno dei miei giocatori preferiti di sempre.

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Joined: 04-Apr-2006
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Inviato (modificato)

Montero: «Dovevo andare all’Inter, ma Moggi mi chiamò e scelsi la Juve»

Happy birthday, Paolo - Juventus

 

 

 

Paolo Montero, ex difensore della Juve e attuale allenatore della Sambenedettese, è stato intervistato da TuttoMercatoWeb affrontando alcune tematiche. .......

 

«Avevo già avuto una riunione con l’Inter. Un giorno, quello decisivo, ero a Bergamo, sarei dovuto andare a Milano per firmare. All’improvviso mi hanno chiamato Moggi e Lippi. Stavo discutendo con l’Inter sul contratto, ma ricevere la chiamata dall’allenatore, che avevo avuto all’Atalanta, è stato determinante. Poi Moggi facendo la trattativa mi ha fatto capire quanto mi volesse. E così rispetto all’Inter ho scelto Lippi e la Juventus». .....

 

Articolo completo -> https://bit.ly/2Rs8MZd

 

 

Modificato da Socrates

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Joined: 04-Apr-2006
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Inviato (modificato)

819241493_dal2020.png.071891ec20328d95a65ca237e81de386.png   PAOLO MONTERO 1675541255_Juventus2004-2017.jpg.83e3431016e175d8bac0dc7167a12c81.jpg  55062307_juve1989.png.0e751d8b023348d650bcfe17bd167d22.png

 

Paolo Montero: 'Juventus can win the treble' -Juvefc.com

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Montero

 

 

Nazione: Uruguay Uruguay
Luogo di nascita: Montevideo
Data di nascita: 03.09.1971
Ruolo: Difensore
Altezza: 179 cm
Peso: 75 kg
Nazionale Uruguaiano
Soprannome: Pigna - Terminator

 

 

Alla Juventus dal 1996 al 2005

Esordio: 28.08.1996 - Coppa Italia - Fidelis Andria-Juventus 0-2

Ultima partita: 13.04.2005 - Champions League - Juventus-Liverpool 0-0

 

278 presenze - 6 reti

 

6 scudetti

3 supercoppe italiane

1 supercoppa Uefa

1 coppa intercontinentale

1 trofeo intertoto

 

 

 

Paolo Rónald Montero Iglesias (Montevideo, 3 settembre 1971) è un allenatore di calcio ed ex calciatore uruguaiano, di ruolo difensore.

 

Ha iniziato e terminato la sua carriera agonistica in patria, nelle file del Peñarol, ma gran parte di essa si è svolta in Italia, con le maglie dell'Atalanta prima e della Juventus poi: con quest'ultima ha vinto sei campionati italiani, tre Supercoppe italiane, una Supercoppa UEFA e una Coppa Intercontinentale; con i bianconeri ha inoltre giocato tre finali di UEFA Champions League.

 

Paolo Montero

199px-Paolo_Montero_-_Juventus_FC_1996-97.jpg

 

Montero alla Juventus nel 1996

   
Nazionalità Uruguay (bandiera) Uruguay
Altezza 179 cm
Peso 75 kg
Calcio 25px-Football_pictogram.svg.png
Ruolo Allenatore (ex difensore)
Termine carriera 17 maggio 2007 - giocatore
Carriera
Giovanili
     
1990   Peñarol
Squadre di club
     
1990-1992   Peñarol 34 (1)
1992-1996   Atalanta 114 (4)
1996-2005   Juventus 186 (1)
2005-2006   San Lorenzo 14 (1)
2006-2007   Peñarol 21 (1)
Nazionale
     
1991-2005 Uruguay (bandiera) Uruguay 61 (5)
Carriera da allenatore
     
2014   Peñarol Giovanili
2014   Peñarol Interim
2016   Boca Unidos  
2016   Colón (SF)  
2017   Rosario Central  
2019-2020   Sambenedettese  
2021   Sambenedettese  
2021   San Lorenzo  
2022-2024   Juventus Under-19
2024   Juventus Interim
2024   Juventus Next Gen  
Palmarès
     
1px-Transparent.png Copa América
Bronzo Perù 2004

Biografia

È nato in una famiglia benestante, seguendo le orme paterne: il padre Julio Montero Castillo era stato a sua volta un calciatore, sempre nel ruolo di difensore.

 

Anche il figlio Alfonso (nato nel 2007) ha intrapreso una carriera da calciatore: ha giocato nei settori giovanili di Defensor Sporting e Juventus, oltre a rappresentare le nazionali giovanili uruguaiane.

Caratteristiche tecniche

Giocatore

«Io non ho mai commesso falli cattivi, le mie reazioni sono istintive. Del resto sono latino [...]. E per i latini il calcio è anche furbizia.»

(Paolo Montero, 2000)

 

220px-Serie_A_1996-97_-_Juventus_vs_Fior
 
Montero (a sinistra) in azione in maglia juventina nel campionato di Serie A 1996-1997, in marcatura sull'attaccante fiorentino Batistuta.

 

Difensore tecnicamente dotato, era in grado di dirigere la retroguardia con personalità e lucidità. Solitamente schierato come stopper o libero, all'occorrenza ha ricoperto — seppur molto controvoglia, arrivando financo a litigare coi suoi allenatori per la cosa — anche il ruolo di terzino sinistro.

 

Dal carattere deciso, non lesinava le maniere forti, anche eccedendo il regolamento: nel corso della sua carriera in Serie A ha ricevuto 16 cartellini rossi, cifra che lo rende il primatista assoluto in questa particolare graduatoria.

Carriera

Giocatore

Club

Peñarol e Atalanta

Inizia a giocare nel Peñarol, dove approda all'età di 17 anni, sotto la guida di César Luis Menotti il quale paragona immediatamente il giovane difensore all'allora più noto Daniel Passarella. Rimane a Montevideo fino al 1992, quando viene notato dall'Atalanta che lo acquista e lo porta in Italia.

 

220px-Paolo_Montero_-_Atalanta_BC_1995-9
 
Montero in azione all'Atalanta nella stagione 1995-1996

 

Debutta in Serie A il successivo 6 settembre, nel successo interno 2-1 sul Parma, e alla sua prima stagione emerge tra i protagonisti degli orobici di Marcello Lippi, che chiudono il campionato a un lusinghiero settimo posto in classifica; rimane a Bergamo anche dopo la retrocessione in Serie B del 1994, e anzi diventa un «pilastro della difesa» dei lombardi, che riconquistano immediatamente la massima categoria. Lascia l'Atalanta nel 1996, dopo un quadriennio fatto di 114 partite e 4 gol nei campionati.

Juventus

Nella stessa estate passa alla Juventus campione d'Europa in carica, voluto proprio da Lippi nel frattempo sedutosi sulla panchina bianconera; inizialmente il difensore pare destinato all'Inter, tuttavia il desiderio dello stesso Montero di tornare a lavorare con il tecnico viareggino fa sì che la trattativa con il club nerazzurro s'interrompa in dirittura d'arrivo, dirottando l'uruguaiano verso Torino. Fino al 2005 è un perno insostituibile della difesa juventina, facendo coppia al centro della retroguardia bianconera con Ciro Ferrara, e vincendo nel corso degli anni la concorrenza interna sia di Mark Iuliano sia di Igor Tudor. in Piemonte conquista una Coppa Intercontinentale (1996), una Supercoppa UEFA (1996), tre Supercoppe di Lega (1997, 2002 e 2003) e sei campionati italiani (1996-1997, 1997-1998, 2001-20022002-2003, 2003-2004 e 2004-2005.

 

220px-Juventus_Football_Club_1999-2000.j
 
Montero (in piedi, primo da destra) alla Juventus nella stagione 1999-2000

 

In maglia bianconera più che altrove, Montero fa valere le sue maniere forti. Al termine della partita Vicenza-Juventus (2-1) del 13 ottobre 1996, durante un diverbio tra Angelo Di Livio e il fotografo ufficiale della squadra berica, colpisce quest'ultimo; nei giorni seguenti il giocatore dichiara pubblicamente di non sentirsi pentito del gesto — «ho visto un compagno in difficoltà e sono intervenuto: mi è sembrato normale farlo» —, mentre il fotografo denuncia il difensore e avvia una causa civile. Il 9 marzo 2000, durante il retour match degli ottavi di Coppa UEFA tra Celta Vigo e Juventus (4-0), Montero colpisce al volto con una gomitata Valerij Karpin: espulso, esce dal campo schernendo platealmente il pubblico galiziano. Il 3 dicembre 2000, durante la classica Inter-Juventus (2-2) sferra un pugno al volto di Luigi Di Biagio: tramite l'applicazione della prova televisiva, il gesto gli costa tre turni di squalifica.

 

Affermatosi come uno dei migliori difensori nella storia del club, sveste la maglia bianconera dopo 9 stagioni, 278 presenze e 6 reti totali, comprensive di 186 gare e 1 gol (il 29 novembre 2003 in un derby d'Italia casalingo perso 1-3) in Serie A.

San Lorenzo e ritorno al Peñarol

Conclude la carriera in Sudamerica, giocando nella stagione 2005-2006 con la squadra argentina del San Lorenzo, e nella successiva ritornando al Peñarol, disputando l'ultima sua gara il 17 maggio 2007 a Montevideo contro il Danubio.

Nazionale

Debutta con la nazionale uruguaiana il 5 maggio 1991, in un'amichevole persa 1-0 contro gli Stati Uniti. Con la Celeste disputa negli anni seguenti la Confederations Cup 1997, il campionato del mondo 2002 e la Copa América 2004; in quest'ultima competizione va in gol in occasione della gara inaugurale col Messico, pareggiata per 2-2.

 

A seguito della mancata qualificazione uruguaiana al campionato del mondo 2006, dopo la sconfitta nel play-off intercontinentale contro l'Australia, lascia la nazionale con un bottino di 61 partite e 5 gol.

Allenatore

220px-Paolo_Montero.jpg
 
Montero nel 2010

Gli inizi al Peñarol

Una volta appesi gli scarpini al chiodo, dopo aver brevemente svolto la professione di procuratore sportivo in Uruguay, nel novembre 2014 viene chiamato a sostituire il dimissionario Jorge Fossati, all'indomani della sconfitta contro il Nacional, sulla panchina del Peñarol, mantenendo l'incarico fino all'ingaggio di Pablo Bengoechea il 23 dicembre dello stesso anno.

Boca Unidos e Rosario Central

Nel marzo 2016 viene ingaggiato dal Boca Unidos, club militante nella Primera B Nacional, la seconda divisione argentina. Nella seconda parte del 2016 allena il Colón (SF), che lascia a fine dicembre per diventare, il 3 gennaio 2017, il tecnico del Rosario Central al posto del dimissionario Eduardo Coudet.

 

Il 27 settembre 2018 ottiene a Coverciano la qualifica UEFA A, abilitandolo in Europa all'allenamento di tutte le formazioni giovanili e delle prime squadre fino alla Serie C, e alla posizione di allenatore in seconda in Serie B e Serie A.

Sambenedettese e San Lorenzo

Il 6 giugno 2019 viene chiamato alla guida della Sambenedettese, in Serie C. Nel campionato seguente conduce i rossoblù ai play-off, dov'è eliminato al primo turno dal Padova (0-0) solo per via del peggiore piazzamento conseguito nella stagione regolare. Nel settembre 2020, frattanto, ottiene l'abilitazione come allenatore di Prima Categoria - UEFA Pro.

 

Confermato sulla panchina marchigiana per la stagione seguente, un avvio di campionato altalenante lo porta a essere sollevato dall'incarico il 27 ottobre 2020; viene richiamato sulla panchina adriatica l'11 febbraio 2021, subentrando al dimissionario Mauro Zironelli. Riesce nuovamente a portare i rossoblù, peraltro afflitti da un grave dissesto societario, ai play-off: il percorso termina però già al primo turno a seguito della sconfitta esterna per 3-1 contro il Matelica.

 

Dopo la fine dell'esperienza nelle Marche, il 17 giugno 2021 Montero torna in Argentina per andare a sedersi sulla panchina del San Lorenzo. L'incarico nel club bonaerense dura fino al successivo 21 ottobre, quando, dopo una serie di risultati deludenti, viene esonerato.

Juventus

Il 28 giugno 2022, l'ex difensore torna dopo diciassette anni alla Juventus, chiamato ad allenare la squadra Under-19 bianconera.

 

Il 19 maggio 2024, viene ufficialmente promosso all'incarico di allenatore ad interim della prima squadra juventina per le ultime due giornate di campionato, in sostituzione dell'esonerato Massimiliano Allegri. Debutta sulla panchina della prima squadra e contestualmente in Serie A il giorno seguente, nel pareggio per 3-3 sul campo del Bologna; quindi il 25 maggio ottiene una vittoria interna per 2-0 sul Monza, traghettando la Juventus al terzo posto e lasciando la panchina per la stagione seguente al già designato Thiago Motta.

 

Tornato a disposizione del club, il 4 luglio 2024 assume la guida della Juventus Next Gen, la seconda squadra bianconera militante nel campionato di Serie C, prendendo il posto di Massimo Brambilla. Debutta il successivo 11 agosto, nella sconfitta esterna 2-1 contro la Giana Erminio valevole per la Coppa Italia Serie C. Dopo un avvio di stagione difficoltoso e con la squadra all'ultimo posto in classifica, il 12 novembre dello stesso anno viene esonerato dalla società torinese.

 

Palmarès

Giocatore

Club

Competizioni nazionali
Competizioni internazionali

 

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JuveFC on Twitter: "God how I loved this guy. Happy birthday Juventus  legend Paolo Montero https://t.co/v5ZuTkptex" / Twitter

 

 

 

Debutta a diciannove anni in serie A con il Peñarol, dopo aver praticato romantiche pedate con la classica Pelota de trapo, la palla di stracci, primo amore di ogni campione sudamericano: «Mio padre, Julio, è stato un asso del Nacional di Montevideo e della “Celeste”, la nazionale uruguagia. Nel mio destino c’era scritto che avrei ripercorso il cammino di papà; questione di cromosomi, di fatalità e di sangue. Al Peñarol sono arrivato che non avevo ancora diciotto anni; Menotti mi disse che sarei diventato come Passerella e toccai il cielo con un dito».
Rimane nella squadra che è stata del leggendario Pepe Schiaffino fino al 1991, totalizzando 34 presenze con la ciliegina di un goal. Lo scopre l’Atalanta. Arriva in Italia nell’estate del 1992. Marcello Lippi, allora allenatore dei nerazzurri, il 6 settembre lo fa esordire a Bergamo contro il Parma: l’Atalanta vince per 2-1 e Montero è fra i migliori in campo. La squadra, con l’inserimento del giovane uruguagio, diventa più solida e l’ottavo posto in classifica ha il sapore di un piccolo successo.
Ma a Bergamo devono innanzi tutto far quadrare i conti: i pochi acquisti e le molte cessioni provocano la caduta dell’Atalanta in Serie B. Siamo nel 1994-95. Nonostante l’immediata promozione ed un Montero ormai assurto a pilastro della difesa, i grandi club diffidano di questo giocatore che la critica ha definito grezzo, falloso e con un carattere impossibile, sempre nel mirino degli arbitri: «Sono fatto così, ma non dite che sono cattivo, questo lo possono dire solamente i miei genitori. Il fatto è che gioco sempre per vincere; negli spogliatoi stringo la mano agli avversari, certo, ma in campo nessuna concessione».
Non ha dubbi, invece, Lippi, allenatore della Juventus, che alla vigilia del campionato 1996-97, ne suggerisce l’acquisto. Lippi deve mettere a punto il reparto arretrato e la presenza di Montero è indispensabile. Se la Juventus vuole continuare a vincere deve assolutamente affidarsi a questo difensore tempestivo in fase di chiusura ed anche tecnicamente dotato: «Sono stato fortunato, perché ho sempre trovato gruppi eccezionali; ho sempre avuto a che fare con grandi rose e, soprattutto, con grandi compagni. Quando sono arrivato qui, nel 1996, ero fiducioso che questo legame sarebbe durato a lungo. Quando firmi per una squadra importante come la Juventus, è ovvio che speri di rimanere fino alla scadenza del contratto ed io ho anche avuto la fortuna di rinnovarlo. Per questo non posso che essere contento per la fiducia che tutti mi hanno sempre dato».
L’allenatore bianconero non si sbaglia; dopo il secondo posto del 1996, i bianconeri vincono subito lo scudetto e concedono il bis l’anno dopo: «Alla Juventus devo essere più pratico, evitare giocare inutili e cercare di ribaltare l’azione il più velocemente possibile. Alla Juventus il risultato arriva prima di ogni altra cosa; l’obiettivo è quello di vincere, sempre!»
Le vicende, purtroppo, portano Lippi lontano da Torino. Problemi di gruppo, campagne acquisti discutibili ed un po’ di sfortuna impediscono alla Juventus di vincere ancora. L’attacco produce pochi goal, almeno rispetto a Milan, Roma e Lazio, ma la difesa rimane la meno battuta. Nel 2000, anno del sorpasso laziale e del diluvio di Perugia, i bianconeri incassano appena 20 goal, 13 in meno dei Campioni d’Italia. Il segreto? La grinta di Montero, naturalmente. Un vero duro; Tudor ed Iuliano sono concorrenti temibili, ma Montero è sempre lì, a difendere il forte: «Ferrara è stato importantissimo; quando sono arrivato a Torino, era già un giocatore molto esperto e che aveva vinto tutto. Mi ha aiutato tanto. Con Mark Iuliano, invece, è un discorso a parte. Lui è un grandissimo difensore, ma il rapporto che c’è con lui va oltre tutto questo. Quando parlo di lui, non lo faccio mai come calciatore, ma come uomo; io Mark lo considero come un membro della mia famiglia».
Secondo posto nel 2001, poi tornano i tempi gloriosi. Tra un acciacco e l’altro, è ancora suo lo scudetto del 2002 e quello del 2003, e c’è lo zampino di Paolo anche nello scudetto numero 28, nel maggio 2005.
Il rimpianto per non aver mai vinto la Coppa dei Campioni: «Sarà stato il destino. Anche perché soprattutto nella finale contro il Borussia Dortmund dominammo quasi per tutta la gara. Anche la sconfitta con il Real avvenne solo per una serie di eventi sfortunati. Di certo nessuno ci ha mai messo sotto davvero. La finale contro il Milan invece merita un capitolo a parte. Come diciamo noi in Uruguay, la lotteria dei calci di rigori è una Roulette russa».
Ha sempre odiato giocare terzino sinistro e, quando era all’Atalanta, litigò proprio per questo con Lippi; quella sera, invece, non si rifiutò di giocare in quel ruolo: «Non mi sarei mai potuto tirare indietro in una gara di simile importanza. Giocare terzino sinistro non mi è mai piaciuto e quella sera, finché non si fece male Tudor, giocai un vero schifo sulla sinistra, ma dovevo dare tutto per provare a vincere quella Coppa. Non me lo sarei mai perdonato altrimenti. Pensa, per farti capire meglio, da bambino preferivo giocare in porta piuttosto che terzino sinistro. Penso tanto a quel rigore. In gare ufficiali non ne avevo mai tirati prima in vita mia. Ma a fine gara Mister Lippi viene da me e mi dice “Paolo te la senti?” Cosa avrei potuto rispondergli? Avrei fatto di tutto pur di vincere quella sera. Di tutto».
Il ricordo del 5 maggio 2002: «Quel pomeriggio fu fantastico. Da impazzire. Una gioia immensa. Non ci credevamo quasi più. Ma l’Inter di cosa si lamenta poi? Se era davvero la più forte andava a Roma e rifilava quattro pigne alla Lazio. Altro che scuse. Ed allora noi di Perugia cosa avremmo dovuto dire? 64 minuti dentro lo spogliatoio ad aspettare di rientrare in campo. 64! Li ho cronometrati. Una roba pazzesca. Però io ho il mio codice d’onore personale e per me conta solo e sempre il verdetto del campo. Per questo ho sempre rispettato le decisioni arbitrali. Durante la partita tutto è lecito pur di vincere».
Poi il divorzio, dopo 279 presenze e 7 reti, per andare a giocare in Argentina; ma quanti rimpianti lascia!

CARLO ANCELOTTI, DAL SUO LIBRO “PREFERISCO LA COPPA”
Una mattina alle quattro, all’aeroporto di Caselle. Tornavamo da Atene, avevamo appena fatto una figuraccia in Champions League contro il Panathinaikos ed abbiamo trovato ad aspettarci un gruppetto di ragazzi che non ci volevano esattamente rendere omaggio. Al passaggio di Zidane l’hanno spintonato ed è stata la loro condanna. Non a morte, ma quasi. Montero ha visto la scena da lontano, si è tolto gli occhiali con un’eleganza che pensavo non gli appartenesse e li ha messi in una custodia. Bel gesto, ma pessimo segnale, perché nel giro di pochi secondi si è messo a correre verso quei disgraziati e li ha riempiti di botte. Aiutato da Daniel Fonseca, un altro che non si faceva certo pregare. Paolo adorava Zizou, io adoravo anche Paolo, puro di cuore e di spirito. Un galeotto mancato, ma con un suo codice d’onore.

ENRICO VINCENTI, DA “HURRÀ JUVENTUS” DEL MARZO 2010
Pochi giocatori sono rimasti nel cuore dei tifosi juventini come Paolo Montero, Quel suo sguardo tutto sudamericano, un misto di rabbia e compassione, determinazione e fatalismo. Cattivo lo hanno dipinto in molti, ma per i tifosi era solo colui che buttava il cuore al di là dell’ostacolo, si immolava per la causa e dava tutto sé stesso. Quante volte avremmo voluto essere in campo e magari anche noi dare un calcetto a quel giocatore che faceva troppo il furbo. Bene Paolo era lì per noi. E quel “Vamos vamos” urlato a squarciagola sotto il tunnel prima di entrare in campo, che paura suscitava negli avversari e che grinta dava ai suoi. Fortissimo piazzato lì al centro della difesa, era spesso insuperabile. Non un Superman fisicamente, ma tosto, molto tosto, forse troppo per gli arbitri italiani: Montero era l’incarnazione della voglia di vincere. E questo un tifoso lo percepisce subito e non smette più di amarti.
Paolo Montero é stato, a tutti gli effetti, uno dei centrali più forti al mondo degli ultimi anni. Nazionale uruguaiano, ha giocato alla Juventus dal 1996 al 2005. Nove anni indimenticabili per lui ed i suoi tifosi. Il Peñarol, la squadra in cui hai incominciato a giocare ed in cui hai finito la tua carriera, é stata fondata da un gruppo di italiani emigrati in Uruguay e provenienti da un piccolo paese alle porte di Torino, Pinerolo. Un segno del destino: «Il Peñarol è stata una delle più famose e forti squadre del Sudamerica ed anche del Mondo: In passato, oltre che in Uruguay; ha vinto anche tanti trofei internazionali; come la Coppa Libertadores o l’Intercontinentale: Oltretutto, io sono sempre stato un sostenitore dei Peñarol: giocare con la maglia della squadra per cui hai fatto il tifo sin da bambino è una soddisfazione particolare».
Nel 1992 arrivi in Italia, nell’Atalanta. Perché hai scelto la squadra bergamasca? «Perché sono stati i primi a contattarmi. All’epoca giocavo nel Peñarol il cui allenatore era Menotti; che aveva ottimi rapporti con Franco Previtali, Direttore Sportivo dell’Atalanta. In quel periodo avevo anche disputato una tournée in Europa ed avevamo giocato un’amichevole proprio contro di loro. Mi avevano visto giocare già tre o quattro volte. Sono piaciuto e, per mia fortuna, hanno deciso di portarmi in Italia».
Felice di arrivare nel “Bel Paese”? «Ero felicissimo. All’epoca poter giocare nel campionato italiano era il sogno di qualsiasi giocatore, campioni e non, d’Europa e del Mondo. Soprattutto per noi sudamericani il vostro paese era la massima aspirazione, esattamente quello che succede adesso con la Spagna o l’Inghilterra: ora tutti vogliano giocare lì. Ma nel 1992 il centro del Mondo calcistico era l’Italia».
Quattro anni con buoni risultati quelli che hai vissuto a Bergamo: «Con l’Atalanta ho il rammarico di avere perso una finale di Coppa Italia. È stato un grande traguardo, ma abbiamo incontrato la Fiorentina di Batistuta e Rui Costa, troppo forti per noi. Comunque, sono stati anni molto positivi, soprattutto per il rapporto avuto con gli allenatori. Il primo è stato proprio Marcello Lippi, che avrei poi trovato alla Juventus. Uno dei più grandi. Ma mi sono trovato bene anche con Emiliano Mondonico, che mi ha difeso quando avevo avuto problemi con la tifoseria bergamasca. Il primo anno con Lippi è stato straordinario. Per un solo punto non siamo andati in Coppa Uefa. Lo ringrazierò sempre per quello che mi ha insegnato e perché mi ha voluto alla Juventus. Grazie a lui che ho vestito il bianconero».
Cosa voleva dire affrontare la Juventus con la maglia dell’Atalanta? «Era una partita che dava sempre una sensazione particolare. Ovviamente quando giochi in provincia partite come quelle le aspetti tutto l’anno. Fai di tutto per essere in campo e non vedi l’ora di giocarle: Questo vale anche quando affronti Milan o Inter».
E l’arrivo alla Juventus? «La cosa che più mi ha sorpreso al mio arrivo a Torino è stata l’organizzazione e la serietà della società. Sono diventato un vero e proprio tifoso della Juventus. I ricordi più belli sono comunque legati al gruppo, fantastico. Non mi interessa parlare dei fuoriclasse, parlo degli uomini. Sono stati in assoluto i nove anni più belli della mia carriera. La Juventus per me era diventata una vera e propria famiglia».
Una squadra ricordata sempre per la sua determinazione e lo spirito di gruppo: «Era proprio il segreto di quella Juventus: Se andiamo a vedere le altre squadre dell’epoca,ti accorgi di quanti giocatori forti avevano e compravano ogni estate. Ad inizio stagione partivano tutte come favorite, alle volte anche più di noi: il Milan, l’Inter, la Lazio, la Roma, la Fiorentina, il Parma. Ma alla fine vincevamo noi. Perché avevamo il gruppo più forte. Ancora oggi, tutte le volte che torno in Italia non perdo occasione per rivedere molti miei ex compagni e ricordiamo assieme tante cose, dalle stupende partite che ci hanno portato a vincere tanto agli episodi legati al nastro gruppo».
Sei diventato famoso in Italia anche perché considerato cattivo: «Io giocavo sempre al limite e se giochi cosi è normale essere ritenuto un giocatore falloso e subire molte ammonizioni od espulsioni. Questo non mi dava nessuna preoccupazione: Facevo quello che mi chiedeva il Mister, Ero un difensore e dovevo difendere. Mi interessava solo far vincere la mia squadra. Giocavo sempre al massimo; davo tutto. Se ti butti con gran foga su ogni pallone lo scontro fisico con l’avversario è assolutamente inevitabile: Il calcio è comunque uno sport fisico ed è normale che vi siano falli. lo comunque non ho mai fatto male a nessuno, anche se la cattiveria agonistica faceva parte del mio repertorio. Credo che si nasca con quell’indole. Non è certo una cosa che ti possono insegnare nelle scuole di calcio».
Non solo tu, ma tutta quel gruppo aveva una cattiveria agonistica fuori dal comune. Alcuni dicono che questo manca alla Juve di oggi: «Allora si vinceva già negli spogliatoi. Non posso parlare di questa Juventus perché non sono dentro. Nella mia si vinceva prima ancora di scendere in campo, perché c’era una convinzione nel gruppo che era incredibile. Ci credevamo sempre e comunque: i giocatori, il tecnico, i dirigenti, i massaggiatori. Tutti erano convinti di poter vincere; determinati a farlo e questo gli avversari lo percepivano già nel tunnel. Entravamo in campo con la convinzione che se subivamo due goal non era un problema. Si rimontava e si vinceva. Questa convinzione non puoi averla se dietro non c’è una grande gruppo. E non mi stuferò mai di dirlo: il nostro era straordinario».
Cosa ti manca del calcio giocato? «Da quando ho smesso, sono diventato procuratore. Il calcio grazie a Dio quindi non mi manca molto perché sono ancora dentro l’ambiente. Quello che m manca é il gruppo, la vita dello spogliatoio. Era la cosa che più amavo del mio lavoro e quella che adesso rimpiango di più».
E noi rimpiangiamo il fatto che Montero non giochi più. Nel caso di molti altri si è soliti dire: dispiace non vederlo più giocare, anche con altre squadre. Nel caso di Montero dispiace solo non vederlo con la maglia della Juventus. Averlo come avversario non é mai piaciuto a nessuno.

“LA giornalaccio rosa DELLO SPORT” DEL MARZO 2011
Paolo Montero è un idolo dei tifosi juventini. Leader in campo, muro difensivo insuperabile, ha sempre messo in campo anima e cuore. L'ex difensore bianconero ricorda con nostalgia il suo periodo bianconero svelando qualche aneddoto: «Ho amato Torino, dove ho vissuto mille aneddoti ed ho ancora oggi tanti amici. Ricordo soprattutto le serate ai Murazzi, il mio posto preferito, perché potevo bermi una birra tranquillamente e farmi due chiacchiere come una persona qualunque. Un giorno portai anche Zidane e tutti gli immigrati nordafricani del posto iniziarono a tifare Juve. Ogni volta che si vinceva, partiva subito la macchina per Milano. Di feste ne ho vissute parecchie, però oggi sono sposato e non si possono raccontare. Quante serate con il mio amico Mark (Iuliano, ndr). Era un vero conquistatore, ed io gli facevo da spalla. Quando andavamo a ballare ed incontravamo tifosi della Fiorentina o del Torino era facile che succedesse qualcosa. Una volta a Viareggio è finita a cazzotti e ci hanno sbattuto fuori dalla discoteca, ma per fortuna ho convinto Mark a lasciar perdere perché erano una decina e ci avrebbero ammazzato di botte. Se in campo succedeva qualcosa, spesso negli spogliatoi andavamo a cercare rissa con gli avversari, soprattutto quando giocavamo con l’Inter. Una volta ho litigato con Toldo, ma era così alto che quando gli ho tirato un pugno non sono riuscito a prenderlo. Poi i compagni ci hanno fermato subito».
Montero rivela anche un curioso episodio sotto l'era Ancelotti: «Una volta durante il precampionato Ancelotti ci lasciò una serata libera. Io esagerai ed il giorno successivo mi presentai agli allenamenti in condizioni pietose, tanto che la società disse ai giornalisti che ero influenzato. Mi volevano cacciare, ma per fortuna il mister insistette perché restassi e mi salvò».
Ora idolo indiscusso dei tifosi, ma una volta «mi volevano picchiare dopo aver scoperto che uscivo con due tifosi del Torino. Mi sono venuti a prendere al Comunale, ma abbiamo parlato e ci siamo chiariti in fretta. Gli ho spiegato che le amicizie me le scelgo da solo».
Capitolo allenatori: «Sono stato fortunato, ho conosciuto grandi uomini. Ho litigato con tutti, ma ancora oggi ci sentiamo, segno che ci sono sempre stati stima e rispetto reciproci. Il più importante è stato Ancelotti, che quando lasciò la Juve mi confidò di volermi bene come ad un fratello».

 

http://ilpalloneracconta.blogspot.com/2012/09/paolo-montero.html

 

Modificato da Socrates

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Grande Pablo ma come mai qui non interviene @wmontero? Si sente in conflitto di interessi?

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