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ESCLUSIVA TJ - CHRISTIAN ROCCA: "1° posto inatteso, bravo Conte. Mercato? Ecco cosa serve. Calciopoli? Da quando c'è Andrea Agnelli mi sono potuto permettere di andare in pensione" 29.12.2011 09:30 di Redazione TuttoJuve La redazione di Tuttojuve.com ha interpellato in esclusiva Christian Rocca, inviato per il Il Sole 24 Ore e una delle firme del giornalismo italiano maggiormente apprezzate dai tifosi bianconeri e non solo, autore del seguitissimo blog "Camillo". Buongiorno Christian e grazie per aver accettato il nostro invito per una chiaccherata in questi giorni di festa. Partiamo dal primo posto alla pari del Milan, te lo saresti aspettato dopo la campagna acquisti estiva? "No, non me lo sarei aspettato dopo due settimi posti consecutivi. Mi aspettavo un campionato-passeggiata per il Milan, però. Chi ha Ibra vince facile". Di chi i meriti? Conte, Dirigenti, Giocatori? "Di Conte, soprattutto. Ha dato gioca, forza, convinzione alla squadra. Ha cambiato idea, ha sperimentato, si è inventato una squadra dal nulla, costruita con le ali e poi messa in campo intorno agli interni. Davvero bravo. Bene anche i giocatori, naturalmente. I dirigenti hanno fatto bene in entrata, anche se non sono riusciti a prendere un campione vero davanti. Non capisco alcune operazioni come quella di Motta e non essere riusciti a vendere i tre esuberi in attacco". Cosa ti aspetti dal mercato: meglio un difensore o un attaccante? "Forse più di tutti serve un centrocampista. Abbiamo tre titolari in una squadra che avrebbe dovuto giocare con due interni. Pazienza e Marrone sono buoni, ma non sono all'altezza di Marchisio, Vidal e Pirlo. Serve un centrocampista capace di fare sia la fase difensiva che gli inserimenti in quella offensiva. Non ci sono alternative a Vidal e Marchisio, se non con un cambio di modulo o con l'adattamento degli ottimi Pepe (come a Napoli) e Giaccherini (come col Cesena). Le poche volte che ho visto Guarin del Porto mi è sembrato eccezionale, ma qui mi fido di Conte. Caceres mi piace, è uno giovane, corre, lotta. Può giocare a destra e al centro, e si adatta anche a sinistra. Ottimo rincalzo, di pari livello dei titolari. Io però penso che per fare il salto di qualità serva un campione davanti". Cosa pensi del possibile arrivo di Borriello in bianconero? Non sarebbe più utile e forse decisivo uno come Tevez? "Preferisco Alessandro Matri, ma probabilmente nel modulo a una sola punta (come a Udine o con la Roma), Borriello è più adatto di Matri. Va bene, se lo vuole Conte. Anche se spero che torni all'unica punta in casi rarissimi. Tevez non l'ho mai capito bene, però è certo che il giocatore che ci potrebbe fare vincere lo scudetto è o una seconda o terza punta alla Del Piero con dieci anni in meno o una prima punta devastante alla Ibra. Spero che uno dei due arrivi il prossimo anno, rinsaldare l'attacco con calciatori dello stesso livello di quelli che abbiamo già non è detto che migliori la squadra e tra un po' ci ritroveremo con altri casi Amauri, Iaquinta, Toni". Con Tevez al Milan, possiamo scordarci lo scudetto? O credi che Conte possa riuscire comunque nell'impresa di riportare il tricolore a Torino? "Chissà magari Tevez porta maretta in casa Milan, si prende a botte con Ibra e rovina una squadra che altrimenti andrebbe dritta verso lo scudetto. Conte intanto ha fatto vedere il miglior gioco del campionato e ha costruito la più divertente Juve dai tempi di Zidane. Se non arrivano infortuni e azzecchiamo qualcosa a gennaio non è detto Ibra vinca anche quest'anno". Sta per chiudersi l'avventura bianconera di Milos Krasic. E' proprio irrecuperabile? "Non è in grado di giocare come chiede Conte, non è disciplinato, non difende, non sa attaccare a difesa schierata. È un otitmo contropiedista in un 4-4-2, non ce ne facciamo niente. La Juve di Conte tiene palla. Lui non è in grado". Un altro esterno che sta profondamente deludendo è Eljero Elia. Che idea ti sei fatto su questo giocatore? "Nessuna, in realtà. Se non lo fanno giocare, una ragione ci sarà, ma a questo punto perché lo teniamo? A Roma ha fatto un paio di cose non male, compreso un assist a Quagliarella. Temo che con il nuovo modulo senza ali non vedrà il campo nemmeno lui, se non nei finali di partita per dare una scossa finale (cosa che Conte prova sempre). Forse potrebbe essere utile come terzo avanti, come vice Vucinic, con Pepe e il centravanti. Ma lì non è mai stato messo, quindi probabilmente mi sbaglio". Passiamo a cose più serie. Avrai certamente letto l'intervista pubblicata dal Corriere dello Sport in questi giorni a un investigatore che racconta la sua versione sull'indagine di Calciopoli. Come pensi sia possibile che fino ad ora sia stato tutto nascosto? "Non l'ho letta, ma ne ho sentito parlare. Non l'ho letta perché a me non svela nulla. Calciopoli è la più grande s******a mai orchestrata dai giornali. Una porcata, anzi". Credi che queste rivelazioni possano pesare nel processo d'appello? "Guarda, ero certo che il processo di Napoli si concludesse con l'assoluzione. La tesi accusatoria è stata disintegrata in dibattimento e i pm dopo aver sperato nella prescrizione sono scappati per evitare la figuraccia. È finita diversamente e dobbiamo ancora leggere le motivazioni". Un giudizio sul tavolo della pace mancata.... "Sanno tutti che abbiamo ragione noi, lo sa anche il presidente petroliere, prima o poi lo riconosceranno anche le istituzioni. Il tavolo della pace sarebbe stato ottimo e avrebbe potuto sortire qualcosa se fossimo arrivati lì con la sentenza di Napoli di assoluzione". Della Valle è pronto a denunciare l'ex commissario Figc Guido Rossi. Il presidente Agnelli ha trovato un forte alleato? "Della Valle fa i suoi interessi, ovviamente. Ma certo, sì. Della Valle poi conta nei giornali che contano. Il 2011 sta volgendo al termine ed è tempo di bilanci. Calcio e Calciopoli: come valuti complessivamente la gestione Agnelli? "Da quando c'è Andrea Agnelli alla Juventus mi sono potuto permettere di andare in pensione sul fronte calciopoli. Ormai c'è lui a occuparsene, non più Cobolli Gigli. Sta facendo tutto bene, con determinazione ed eleganza. Non credevo avesse la forza di arrivare a chiedere il risarcimento, invece l'ha fatto. Chapeau. Bravo. Gli scudetti sono 29 e non ce li toglie nessuno. Il prossimo sarà quello della terza stella, l'unica cosa che davvero possiamo avere a parziale risarcimento è il pagamento dei danni. Forza Andrea e forza Juve". -
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NAZIONE INFETTA, CALCIO CORROTTO – DUE LE PARTITE DELLA LAZIO PRESUNTE TAROCCATE - GERVASONI, EX DIFENSORE DEL PIACENZA, HA RACCONTATO LA STRATEGIA DEGLI “ZINGARI” DELL'EST EUROPEO CHE ERANO CONSIDERATI IL BRACCIO ARMATO DEL GRUPPO DI SINGAPORE: “VOLEVANO COMPRARE INTERE SQUADRE” - SPUNTA UNA TALPA NELLA LEGA CALCIO CHE AVREBBE INFORMATO DELLO STATO DELL’INCHIESTA DONI E BETTARINI. È PROPRIO L’EX GANZO DELLA VENTURA A PARLARNE IN UNA INTERCETTAZIONE TELEFONICA REGISTRATA DALLA POLIZIA… 1- GARE SOSPETTE, C'E' ANCHE LA LAZIO di Cristiana Mangani e Massimo Martinelli per Il Messaggero L'onda lunga dello scandalo era gonfia di fango fino a pochi mesi fa, a maggio 2011. E avrebbe sporcato anche la Capitale, almeno a sentire il più loquace degli indagati interrogati finora, Carlo Gervasoni, ex difensore del Piacenza. E' stato lui a consegnare nelle mani del gip Guido Salvini e del pm Roberto Di Martino, il tabellino di due partite della Lazio, all'Olimpico con il Genoa e con il Lecce in trasferta, (entrambe vinte dai biancoazzurri per 4 a 2) indicandole come truccate. E poi un'altra, Palermo-Bari, finita 2 a 1, anch'essa - a suo dire - taroccata. E poi i nomi, circa una ventina. Tre dei quali di rilievo, inediti, sui quali la procura di Cremona deve ancora terminare le verifiche: due di loro hanno addirittura vestito la maglia azzurra nel recente passato. Il più in vista è un centrocampista della Lazio Calcio e anche della Nazionale, che ha superato da poco la trentina. Secondo Gervasoni sarebbe l'infiltrato degli Zingari nello spogliatoio di Formello, quello che di volta in volta valutava la disponibilità di compagni di squadra e avversari per addomesticare i risultati. Per gli inquirenti, invece, è proprio l'uomo sul quale occorre essere il più cauti possibile, perché la sua posizione deve essere ancora verificata. Secca la smentita della società, a parlare è Stefano De Martino il portavoce: «La Lazio è totalmente estranea a qualsiasi indagine sul calcioscommesse. Come sono estranei i suoi dirigenti e i suoi calciatori». Tuttavia un primo riscontro ai tentativi di «combine» sulle partite della Lazio è arrivato nella serata di ieri anche dal difensore Alessandro Zamperini (l'uomo che provò a offrire duecentomila euro a Simone Farina del Gubbio), che è stato ascoltato dagli inquirenti subito dopo Gervasoni. Zamperini, già squalificato da mesi e poi arrestato nella maxi retata del 19 dicembre scorso, avrebbe confermato di aver provato a influenzare il risultato di quel Lecce-Lazio del 22 maggio scorso, senza però riuscirci. I magistrati gli hanno contestato che nei giorni del match, in un albergo pugliese era alloggiato uno dei sodali dell'organizzazione, Hristian Ilievski, che difficilmente si sarebbe mosso per una partita sulla quale non c'era un accordo sicuro. Ma il suo legale, Roberto Ruggiero, avrebbe fatto presente che tutti gli accertamenti bancari sul suo cliente avrebbero escluso passaggi di denaro sospetti, che invece sarebbero risultati nel caso di una sua partecipazione attiva al sodalizio criminale. Ci sono poi altri due giocatori di serie A, citati da Gervasoni. Il primo è un ex attaccante che ha militato in nazionale under 21 e nella nazionale maggiore dopo aver esordito in serie A a soli 15 anni: secondo Gervasoni avrebbe contribuito a truccare almeno un Chievo-Novara di Coppa Italia finito tre a zero. L'altro è un difensore che oggi è in forza al Bologna, ma che avrebbe avuto contatti con l'organizzazione criminale quando era suo compagno di squadra nelle file del Piacenza. Secondo Gervasoni avrebbe contribuito a influenzare il risultato di Atalanta-Piacenza del 19 marzo scorso, quando un rigore fu provocato proprio da plateale colpo d'anca dello stesso Gervasoni. Nel suo verbale ci sono poi le conferme al lavoro degli inquirenti, con l'indicazione dei calciatori che gravitavano nell'ambiente del Grosseto Calcio e che avrebbero contribuito in maniera diversa alla realizzazione di combine: da Paolo Acerbis a Matteo Gritti, da Josè Ignacio Joelson a Kawelly Conteh, a Riccardo Fissore, Marco Turati, Mario Cassano, Alessandro Pellicori fino a Cristian Bertani. Per ognuno di loro, Gervasoni avrebbe raccontato un dettaglio imbarazzante, che gli investigatori si stanno preoccupando di verificare. Ma oltre a nomi, date, incontri, Gervasoni ha raccontato anche la strategia dei predoni del calcio italiani, cioè del vertice del gruppo degli «zingari» dell'Est europeo, che erano considerati il braccio armato del gruppo di Singapore, al quale fa capo il sistema delle scommesse messo a fuoco dall'inchiesta della procura di Cremona: «Volevano comprare intere squadre», avrebbe rivelato il calciatore agli inquirenti. Sarebbe stato questo il perfezionamento di un sistema che già lo scorso anno consentiva di scommettere anche sei milioni e mezzo sulle partite di serie B. Non ci riuscirono, ha precisato Gervasoni. Se ce l'avessero fatta, se avessero avuto la certezza matematica di scommettere sul sicuro, probabilmente, il volume delle giocate sarebbe diventato elevatissimo. Tale da imporre alla banda l'organizzazione di un sistema di raccolta delle scommesse alternativo a quello ufficiale per evitare ogni controllo 2- LA SEGRETARIA DEL GIUDICE SPORTIVO LA TALPA CHE INFORMAVA I GIOCATORI C.Man. e M.Mart. per Il Messaggero Spunta una talpa nella Lega Calcio che avrebbe informato dello stato dell'inchiesta Cristiano Doni e Stefano Bettarini. È proprio Bettarini a parlarne in una intercettazione telefonica registrata dalla polizia nello stesso giorno in cui l'ex calciatore è stato sentito dalla giustizia sportiva. Subito dopo l'incontro, l'ex marito di Simona Ventura ha chiamato Stefania Ginesio, segretaria del Giudice sportivo, dalla quale, secondo le indagini, lui e altri calciatori raccoglievano informazioni sulle inchieste, e le ha detto: «Li ho spiazzati», ammettendo di scommettere ogni tanto e ammettendo di essere stato tesserato dal Chievo «per pubblicità». La telefonata viene fatta il 7 luglio. Bettarini dice: «Sono andato, mi hanno chiesto: "Ma lei scommette?" E io: "Certo! Ogni tanto scommettevo". Una volta che ho letto le intercettazioni ho capito che nascondere era una cagata micidiale». E Ginesio risponde: «Esatto. Quindi li hai spiazzati». «E li ho spiazzati - insiste l'ex calciatore - però, quello che ti voglio dire è che loro... Io volevo evitare di dirlo, perché per non andare incontro alla sanzione, capito? Che però, secondo me, se capiscono che io non ero un atleta tesserato, ma solo tesserato per pubblicità, eh». «No - replica la donna - sei fuori comunque... ma sicuramente non possono farti niente, se non giocavi, non hai mai scommesso sul Chievo, cioè non c'entri un c... col Chievo, quindi. Non possono darti la squalifica per te che non giocavi più, capito? Perché tu non stavi più giocando». Bettarini: «No, a me più che la squalifica, mi preoccupa la multa». Ginesio: «Beh chiaro... Ma no, secondo me tu... non ti daranno neanche la multa vedrai». La presenza di una talpa viene confermata anche dall'ex idolo dei tifosi atalantini Cristiano Doni che, in fibrillazione prima di comparire davanti al procuratore sportivo Stefano Palazzi, non ha esitato a cercare l'aggancio in Lega calcio a Milano, con il suo collega Thomas Manfredini e con Bettarini. Nelle migliaia di atti depositati nell'inchiesta, infatti, si legge che da Stefania Ginesio i calciatori ricevevano «particolari dell'inchiesta diversamente a loro sconosciuti» e ricevevano «preziosi consigli sulla strategia da riferire ai propri legali per contrastare le accuse del procuratore federale». In alcune conversazioni, annotano gli agenti della polizia di Stato, la donna «non nasconde di poter arrivare facilmente a raggiungere gli appartenenti alla Commissione per indirizzare la sentenza in favore dei calciatori, anche se poi non emerge alcun elemento che possa avvalorare questa sua possibilità». «È comunque indubbio - concludono gli investigatori - che la stessa, appartenendo comunque all'organo federale della Lega Calcio, possa di conseguenza facilmente riconoscere alcuni membri della Commissione giudicante». Stando a quanto raccontato da Doni nell'interrogatorio, poi, la manipolazione della partita che più l'ha inguaiato, Atalanta-Piacenza, del 19 marzo 2001, serviva proprio a far ottenere alla squadra la serie A. «Io per l'Atalanta ho sempre giocato con il massimo impegno - ha spiegato al Gip Guido Salvini e al procuratore della Repubblica Roberto Di Martino nell'interrogatorio di garanzia - e non ho guadagnato nulla dai fatti che ho raccontato». Fu avvicinato per Ascoli-Atalanta, sempre dello scorso campionato, ma ha raccontato di non avere voluto incontrare l'ascolano Micolucci, coinvolto nella combine, e ha aggiunto di non avere avuto la sensazione di una particolare arrendevolezza da parte dell'Ascoli nel corso della partita durante la quale, tra l'altro, era in panchina». -
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SPY CALCIO di Fulvio Bianchi 26 dicembre 2011 I club e il calcio delle regole Ecco dove sbaglia Agnelli Quaranta, quarantadue squadre professioniste. E stop. Il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, è per una riduzione, drastica, dei club. "Io sarei per allinearci alla Spagna. Serie A, serie B, una riga qua". Agnelli cancella la Lega Pro (ex serie C): chissà come è contento Mario Macalli... "Prendete la classifica della Lega Pro - aggiunge il n.1 della Juve - accanto a metà delle squadre c'è l'asterisco: 2,3,4 punti di penalizzazione. Non giustifico nessuno ma quando si scommette sugli avvenimenti sportivi e io non ti pago lo stipendio, poi è più facile rubare". Non è sempre così: molti dei calciatori coinvolti nel recente scandalo delle scommesse (a cominciare da Doni e per finire ad altri della Lega Pro) erano regolarmente e lautamente pagati dai loro club. Agnelli, comunque, nella sua intervista segnala un problema che il mondo del calcio deve risolvere, e in fretta: sono troppe le squadre professionistiche ma, onestamente, 40-42 sono troppo poche. Questa è l'Italia dei Campanili, dei derby. Perché non ci devono essere squadre a Pisa, Campobasso, Cosenza, Bolzano, Reggio Emilia, Vercelli, eccetera? Il calcio "minore" ha diritto di esistere: certo, 90 club in Lega Pro erano troppi, un'autentica assurdità. Ma Macalli e il suo agguerrito staff hanno già iniziato una cura dimagrante e l'obiettivo è arrivare a soli 60 club, divisi in tre gironi. Questa è la "missione": club sani, che non falliscono, e largo ai giovani. Il percorso è già iniziato: ci si arriverà in fretta. Così come Andrea Abodi, attivissimo presidente della Lega di serie B, ha già fatto votare alla sua assemblea il taglio di due club, in modo da poter scendere da 22 club (un assurdo) a 20, per passare poi, più avanti, magari a 18. Le due Leghe, B e Pro, hanno già progetti avanzati: l'unica che non si muove, caro Agnelli, è proprio la Lega di serie A di cui lei fa parte (attiva). Il vecchio progetto di scendere da 20 a 18 club - e sarebbe una cosa saggia - è chiuso da più di dieci anni in un cassetto. Se ne parla, a volte, in maniera informale fra i presidenti, soprattutto dei grossi club, ma nessuno che chiede che venga messo all'ordine del giorno dell'assemblea di Lega. Poi, il passo successivo, sarebbe il consiglio federale della Figc. Troppo severo, e ingiusto, è il giudizio di Agnelli quando parla di "totale assenza di un sistema di governo e di regole che possa permettere al calcio di svilupparsi". Non è così: Giancarlo Abete, presidente della Figc, ha fatto buone cose quest'anno. A cominciare da un rilancio totale del Club Italia, dove grazie anche all'impegno costante di Demetrio Albertini e Arrigo Sacchi, sono rinate le Nazionali azzurre, ci sono giovani interessanti. Prandelli, Ferrara, Di Biagio e c. stanno facendo un ottimo lavoro, le Rappresentative di B e Lega Pro fanno la loro parte. Ha sbagliato Abete quando ci ha messo più di un anno a rispondere alle Juve che la Figc non era "competente" sullo scudetto 2006: doveva farlo prima, con maggiore sollecitudine e chiarezza. Certo, il sistema calcio è "ingessato" in uno statuto che non consente mano libera ad Abete (e vorrebbe averla...) su tante iniziative: è stato tentato di modificare le norme, Carlo Tavecchio si è impegnato a lungo. Ma lo sa Agnelli chi si è messo di traverso? Soprattutto la Lega di A che ha disertato per mesi le riunioni mandando solo un suo progetto (scritto) che toglieva spazi alla Figc, agli arbitri e alle altre Leghe. Proprio così. Non aveva torto Giovanni Petrucci quando parlava di un calcio prigioniero del "doping legale": troppi avvocati, pochi uomini di sport. (26 dicembre 2011) -
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Beck a CM: 'Calciopoli tagliò teste e risparmiò facce, come Carraro...' Roberto Beccantini è una garanzia: garanzia di chiarezza e di schiettezza. La sua penna, e le sue parole, non dicono mai mezze verità e non nascondono niente. Con il gusto della battuta, anche sagace, che lo contraddistingue, il grande giornalista (ex capo dello sport, inviato ed editorialista della Stampa, ex giurato italiano per il Pallone d'Oro, ora blogger su Beck is Back) parla della Juventus in esclusiva per Calciomercato.com. In questa prima parte dell'intervista il tema è Calciopoli, settimana prossima l'argomento sarà il 2011 dei bianconeri. Di recente lei ha scritto: 'Più che nel cuore di una organizzazione che teneva sotto scacco i campionati, mi sembrava di essere capitato nel bel mezzo di una guerra per bande'. Cinque anni dopo, le bande ci sono ancora? "Il 'bandismo' resiste e persiste, mentre senza intercettazioni non si può fissare il tasso di 'banditismo'. Gli errori arbitrali, da soli, non bastano". Cinque anni dopo la dirigenza della Juventus è completamente cambiata, mentre in altre società ci sono ancora dirigenti condannati, sia dalla giustizia sportiva che da quella ordinaria... "Ho sempre scritto che Calciopoli fece rotolare poche teste e risparmiò troppe facce. Penso all'impunità di Carraro: uno scandalo". E' fallito il cosiddetto tavolo della pace. Ma davvero Petrucci pensava di poter risolvere cinque anni di battaglie in questo modo? "Abete, l'incompetente del giorno prima. Petrucci, il competente del giorno dopo. Per concepire un calcio diverso, servirebbe la pillola del giorno stesso". Cosa farà ora la Juventus di Andrea Agnelli? Porterà davvero avanti, di fronte al Tar, la richiesta di risarcimento danni per 440 milioni di euro? "Personalmente, avrei atteso l'appello ed eventualmente la Cassazione prima di muovermi. La cifra è abnorme e poi non è detto che il Tar del Lazio gli dia ragione. Aspetto con curiosità le motivazioni di Napoli. Il capoverso del 'Moggi colpevole e la Juventus no' mi intriga molto. La condanna per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, se passerà in giudicato, allontanerebbe Giraudo e Moggi dal resto d'Italia. Ciò doverosamente premesso, la relazione di Palazzi che, senza prescrizione, avrebbe inchiodato l'Inter di Moratti e Facchetti con l'accusa di illecito sportivo, pesa come un macigno. Fa bene, Agnelli, a pretendere chiarezza, anche se temo che ormai questa chiarezza - sportivamente parlando - interessi a pochi spiriti liberi. Lo stesso Guido Rossi, in una lettera ad Abete, specificò che, ai tempi del processo sportivo, le telefonate di Calciopoli 2 non erano arrivate agli organi giudicanti. Per colpa di chi? Il dottor Narducci e il tenente colonnello Auricchio non spiegano, sfuggono. Non sono in discussione le responsabilità, gravi, di Moggi e c. Il problema, almeno per me, non è "tutti colpevoli o tutti innocenti". Il problema è capire come mai, cinque anni fa, furono esaminate soltanto determinate bobine e non quelle che, parola tardiva di Narducci, ma sempre di Narducci, 'avrebbero avuto (se non altro, l'inciso è mio) rilevanza sportiva'. Mi sa tanto che, sempre detto Inter nos, all'appello manchi qualcuno". Dopo il fallimento del tavolo della pace, l'ex presidente della Figc Carraro ha ribadito: 'Gli scudetti della Juve sono 27. Se no l'Inter potrebbe chiedere anche lo scudetto del rigore su Ronaldo e la Roma quello del fuorigioco di Turone'. Ragionando così, però, anche i bianconeri potrebbero chiedere sia lo scudetto del 2001 (quello vinto dalla Roma con il cambiamento in corsa della regola sugli extracomunitari) che quello del 2000 (perso dalla Juve nel pantano di Perugia). Un conto è chiedere, come fa ora la Juventus, la revisione di una decisione (l'assegnazione del titolo 2006 all'Inter) in base a nuovi elementi oggettivi (le intercettazioni che smontano la tesi dell'illibatezza nerazzurra, alla base della decisione di Guido Rossi), un'altra cosa è chiedere titoli in base a presunti rigori negati o presunti gol in fuorigioco, tesi da bar dello sport insomma. Dove vuole arrivare Carraro? "Ignoro dove voglia arrivare Carraro. Nel merito: gli scudetti sono 27 e, dunque, qui ha ragione lui. Dove ha torto, secondo me, è quando evoca il bar sport. No, è stata la Federazione stessa, dichiarandosi incompetente, a garantire quel tipo di ragionamento. Lo scudetto all'Inter non figurava né nella sentenza di Ruperto né nel verdetto di San Dulli. Fu il professor Guido Rossi, sentiti tre saggi (ripeto: tre saggi, non tre giudici) a regalarlo. Quindi, al prossimo giro, se un nuovo Abete o un nuovo Rossi decidesse di riesumare e riassegnare il titolo del 1927, quello che fu confiscato al Toro e non dato al Bologna, proprio questo precedente gli consentirebbe di farlo. Tornando al tavolino, si trattava di un atto amministrativo, burocratico, non di una sentenza: dunque, Abete e il consiglio federale avrebbero dovuto, e sottolineo dovuto, rispondere nel merito all'esposto della Juventus: 1) revoca dello scudetto all'Inter e non assegnazione definitiva; 2) conferma dello scudetto all'Inter. Ci volevano attributi, non aggettivi". E chiudiamo l'argomento Calciopoli proprio con Guido Rossi. Parlando di chi pensa che anche le intercettazioni a carico dell'Inter avrebbero meritato di essere oggetto del processo sportivo del 2006, di recente ha dichiarato: 'Quelli che dicono le s********e vanno fatti tacere'. Cosa intendeva dire secondo lei? "Si potrebbe pensare a un'autocitazione". -
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Calciopoli senza fine, esposto di Dondarini per le intercettazioni inutilizzate blitzquotidiano 21-12-2011 ''Paolo Dondarini ha presentato oggi un esposto diretto alla Procura della Repubblica di Roma con il quale ha posto formalmente la questione in ordine alla genesi delle scelte investigative che hanno condotto a 'brogliacciare', trascrivere ed utilizzare soltanto una parte delle intercettazioni effettuate nel contesto delle indagini e non altre, pure presenti agli atti ed oggettivamente di decisiva rilevanza probatoria. Lo rende noto l'avvocato bolognese Gabriele Bordoni che assiste l'ex arbitro Dondarini nel processo 'Calciopoli'. Ricordando che nella logica dell'attuale processo penale sussiste obbligo del Pubblico Ministero rispetto allo svolgimento d'indagini anche in favore dell'indagato e che l'articolo 111 Costituzione consacra il diritto alla prova per l'indagato-imputato (che significa garantire al soggetto le condizioni per poter conoscere appieno il materiale d'indagine e per provare i fatti utili e favorevoli alla propria difesa), si deve registrare che nel procedimento noto alle cronache con il nome di 'Calciopoli' ci si è discostati da tali principi, dal momento che l'approfondita rilettura degli atti processuali (resa possibile soltanto dallo sforzo immane compiuto dai consulenti di altre difese che hanno impiegato un tempo enorme, di cui Dondarini non disponeva, visti i ritmi del Giudizio abbreviato che aveva prescelto come era suo diritto) ha rivelato numerose intercettazioni telefoniche effettuate nel corso delle indagini preliminari – dalle quali emergono circostanze decisive al fine di dimostrare la sua estraneità ai fatti – che non erano state in alcun modo evidenziate ed, anzi, erano state catalogate in maniera tale da non consentirne in concreto il rinvenimento né l'impiego processuale (da parte delle difese e dello stesso Giudice). La rilevante quantità di comunicazioni intercettate certamente avrà creato qualche difficoltà di analisi e cernita, ma è singolare come tutte le captazioni ora rinvenute e trascritte presentino note oggettivamente favorevoli alle tesi difensive mentre erano state tutte relegate nel limbo dell'introvabile; difficile pensare che siano sfuggite casualmente proprio tutte le intercettazioni nelle quali era direttamente coinvolto Dondarini e che ne rilevavano palesemente un atteggiamento inconciliabile con le accuse''. -
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SPY CALCIO di FULVIO BIANCHI La Figc sta già indagando E ora tremano club e calciatori La Federcalcio non si è fatta trovare impreparata: in molti, in via Allegri, si aspettavano questa nuova ondata del Calcioscommesse. D'altronde, terminati i processi sportivi la scorsa estate, si sapeva benissimo che a Cremona stavano ancora indagando e che prima ci sarebbero state altri coinvolgimento. Ma non solo a Cremona indagano: sono interessate altre Procure, da quella di Napoli (pare abbiano in mano qualcosa di grosso), a quella di Bari. Lo stesso procuratore Palazzi aveva girato a Cremona la segnalazione-denuncia di un giocatore del Gubbio, Simone Farina, di un tentativo di combine in una gara di Coppa Italia col Cesena. La Figc oggi ha diramato subito un comunicato: ''Il Procuratore Federale Stefano Palazzi è già al lavoro sul nuovo capitolo del calcioscommesse. Quando chiuse l'inchiesta con i deferimenti relativi al primo filone dell'inchiesta di Cremona (processi sportivi già celebrati), Palazzi aprì contestualmente un fascicolo bis, proprio in vista di ulteriori sviluppi previsti dallo stesso Procuratore della Repubblica di Cremona Di Martino. E per questo, nelle settimane scorse ha chiesto alla Corte di Giustizia federale (e ottenuto) la proroga per le indagini sul calcio scommesse''. ''Palazzi - aggiunge la Figc - è in contatto con il Procuratore di Cremona, Di Martino al quale ha chiesto, appena la magistratura ordinaria lo riterrà possibile di poter avere copia degli atti utili ai fini dell'inchiesta sportiva''. Che significa? Significa che dopo Doni e c., già puniti dalla giustizia sportiva, adesso potrebbero tremare altre società (anche di serie A) e altri giocatori. Sinora, la linea di Palazzi, condivisa dal presidente Giancarlo Abete, è stata quella di stangare i calciatori che scommettono (o, peggio, falsano le partite) e attenuare la responsabilità dei club. Possibile qualche radiazione di tesserati e penalizzazioni in classifica (ma non pesanti) per i club. C'è grande preoccupazione comunque per questo fenomeno, ormai dilagante in tutto il mondo: la Fifa e l'Uefa hanno chiesto addirittura l'aiuto di Fbi e Interpol, in Italia c'è massima attenzione da parte della Figc e delle Leghe. La Lega Pro si è rivolta anche ad una società, la Sportradar, che segnala tutti i flussi anomali nelle scommesse: in maniera da tenere sotto tiro i calciatori. Sinora non ci sono state gare sospette e le inchieste delle varie procure, ad iniziare da Cremona, si riferiscono al passato. (19 dicembre 2011) -
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19/12/2011 ALTA CORTE DI GIUSTIZIA: Inammissibile il ricorso del Brescia Calcio Spa contro la FIGC L’Alta Corte di Giustizia Sportiva dichiara inammissibile il ricorso presentato il 15 luglio 2011 dalla società Brescia Calcio S.p.a. contro la Federazione Italiana Giuoco Calcio, avverso il provvedimento emesso dal Procuratore Federale della FIGC in data 1° luglio 2011, con il quale si è disposta "l'archiviazione degli atti del presente procedimento nei confronti dei soggetti appartenenti, all’epoca dei fatti, all’ordinamento federale. Dichiarato inammissibile anche l’intervento di Luciano Moggi. Roma, 19 dicembre 201 -
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PROCESSI SPORTIVI DELL’ESTATE 2006: DIEGO DELLA VALLE DENUNCIA GUIDO ROSSI 16/12/2011 20:08 WWW.VIOLACHANNEL.TV Diego Della Valle, a proposito dei processi sportivi legati allo scandalo di Calciopoli, ha rilasciato questa importantissima dichiarazione: “Ho conferito mandato ai miei legali di agire, nelle sedi competenti, nei confronti dell’allora Commissario Federale Guido Rossi e di altri per la gestione assunta dagli stessi durante il processo sportivo di Calciopoli celebrato nell’estate 2006. Le azioni legali verranno avviate per censurare i comportamenti assunti dagli stessi nella gestione del processo sportivo”. -
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Carraro: «Calciopoli? La Juve sta sbagliando» Tuttosport.com «I bianconeri sbagliano a considerare nella propria bacheca 29 scudetti. Non fu Calciopoli ma "arbitropoli"» ROMA - "Nel 2004 commisi un errore di politica sportiva, volevo sostituire Bergamo e Pairetto con Collina, il quale rimandò il passaggio a designatore. Avrei evitato lo scandalo, però mi dimostrai pigro". Si apre così l'intervista concessa da Franco Carraro alla trasmissione televisiva 'La Signora in Giallorosso' (la versione integrale andrà in onda questa sera alle 23 su T9). "Non fu Calciopoli, ma arbitropoli, almeno stando alle sentenze attuali - prosegue Carraro -. La responsabilità oggettiva è un male necessario nello sport: il comportamento dei dirigenti della Juve non offusca il valore della società, ma oggi i bianconeri sbagliano a considerare nella propria bacheca 29 scudetti. Così l'Inter potrebbe chiedere anche lo scudetto del rigore su Ronaldo e la Roma quello del fuorigioco di Turone. La Juve fa parte di un sistema, quindi gli scudetti sono 27". GUIDO ROSSI - Il dirigente soprannominato 'Poltronissimo' torna sul Mondiale del 2006 e sulla gestione di Guido Rossi: "Con lui ammetto di non avere un rapporto idilliaco, però devo riconoscere che è stato in grado di far partire i campionati e ha portato fortuna al Mondiale. Dico fortuna, perchè quel torneo lo preparammo noi, anche attraverso rapporti internazionali che non erano finalizzati ad avvantaggiarci ma a non danneggiarci. Dopotutto Lippi, come Berzot, gli scelsi io". LA ROMA AMERICANA - L'attuale commissario della Fisi, interpellato sulle vicende della Roma, ha ricordato il presidente Sensi come "l'uomo che con la sua famiglia ha investito e rimesso più soldi nella storia del calcio. I fenomeni oggi sono quelli che ci rimettono poco. Gli americani? Sarà interessante capire se riusciranno a fare in Europa come negli Usa: con lo sport non ci rimettono mai". ALTRI SCANDALI - Il nostro Paese è destinato a vivere altri scandali? "Temo di sì - risponde Carraro -, e per questo suggerisco un rimedio: indagini cicliche a campione su dirigenti, calciatori e arbitri, in modo da farli sentire costantemente sotto controllo. Altrimenti siamo destinati ad altri scandali". -
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Luciano Moggi: "Il Tavolo della pace come il Gattopardo. Dov'era Guido Rossi e perchè c'era De Laurentiis? Faremo il Tavolo della Verità" TuttoJuve.com l nulla di fatto sfociato dal tanto decantato Tavolo della Pace ha sopreso molti addetti ai lavori, ma non coloro che gravitano nell'universo Juventus. Per capire i motivi del fallimento del meeting organizzato dal Presidente del Coni, Gianni Petrucci, TuttoJuve.com ha intervistato in esclusiva l'ex Direttore Generale bianconero Luciano Moggi. Direttore, tanto fumo e niente arrosto... "Il niente arrosto era ampiamente prevedibile così come che Moratti si trincerasse dietro la prescrizione per non restituire lo Scudetto 2006. Tutto troppo scontato, peccato che qualcuno credesse potesse andare diversamente...". Come all'epoca del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa: tutto deve cambiare, perchè tutto rimanga com'è... "Condivido in pieno questa citazione e le dico di più: sono stati commessi gravi errori nell'allestimento di questo Tavolo della Pace". Che errori sono stati commessi? "Il primo errore è stato quello di non invitare il Presidente della Lega Calcio al quale sommerei invece l'aver fatto partecipare Aurelio De Laurentiis, che nella vicenda non c'entrava nulla. Questa cosa rappresenta una grave disparità di trattamento nei confronti degli altri club. Perchè il Napoli e De Laurentiis invitati e gli altri club di Serie A esclusi?". Come si potrebbe ovviare a queste mancanze? "Io proporrei, anzi sono fortemente tentato dall'organizzarlo un Tavolo della Verità. nel quale devono partecipare il Colonnello Auricchio, i pm Narducci e Beatrice, il dott. Guido Rossi, Moratti e poi estenderei l'invito a tutti coloro che appartenendo al mondo del calcio vogliono esserci e dire la loro. Magari sarà un uno contro tutti, ma magari potrebbe invece dar vita a qualcosa di concreto". Guido Rossi ieri ha declinato l'invito, definendo il Tavolo della Pace una stronz***a: che ne pensa? "La definisce così, perchè in passato ha attribuito lo Scudetto all'Inter sulla base di valori etici. Ebbene per etica sul dizionario si intendono comportamenti passati e presente e nel corso degli anni l'Inter ha perduto la sua verginità etica, perciò non aveva affatto diritto di appropiarsi dello Scudetto 2006. Non bisogna dimenticare che l'Inter prima di Calciopoli fu condannata per i passaporti falsi e fu implicata in situazioni poco etiche. Le stesse situazioni descritte da Palazzi in un fascicolo post Calciopoli di ben cinquantadue pagine". Guido Rossi, qualora avesse partecipato, quale ruolo avrebbe assunto? "Sarebbe stato sicuramente interessante la sua presenza al tavolo, ma non credo avesse molto da dire. Tutto sommato dunque ha fatto meglio a non presentarsi". A distanza di anni dal caos Calciopoli è cambiato qualcosa nel calcio italiano? "Le rispondo con le parole che disse Guido Rossi, quando fu esautorato dal ruolo di commissario della Federcalcio: mi dissero di far fuori i dirigenti della Juventus per estirpare il male del calcio, perchè solo così il calcio italiano sarebbe potuto cambiare. Ebbene non è cambiato nulla, perchè nel calcio a parte Moggi sono rimasti tutti gli altri, che sono più che mai avidi di potere. Questo l'ha detto Guido Rossi qualche anno fa e se l'ha detto lui che certamente non è un mio amico...". -
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Niente pace, per fortuna Il tavolo di Petrucci non chiude la questione Calciopoli né il caso scudetto 2006. Meglio così: le rivalità storiche continueranno ad infiammare il campionato Alessandro Dell'Orto (Libero, 15-12-2011) MILANO, 15 dicembre 2011 - Non si sono messi d’accordo, pace. Nel senso di pazienza. Ce ne faremo una ragione. Chissenefrega. Anzi, a pensarci meglio per fortuna. Il tavolo della pace è fallito e possiamo festeggiare, è la sopravvivenza del football italiano. Juventus (Andrea Agnelli), Inter (Massimo Moratti), Milan (Adriano Galliani), Fiorentina (Diego Della Valle) e Napoli (Aurelio De Laurentiis) si sono sedute ieri, nella sede del Coni, alla tavolata apparecchiata da Gianni Petrucci (presidente Coni), Raffaele Pagnozzi (segretario generale), Giancarlo Abete (presidente della Figc) e Antonello Valentino (direttore generale Figc). Cinque ore cinque di riunione, discussioni, mediazioni e un solo argomento. Calciopoli. «Siamo rimasti tutti civilmente sulle nostre posizioni, che sono chiare, precise e coerenti», ha spiegato alla fine Della Valle, presidente onorario della Fiorentina. ACCUSE E TRIBUNALI. Evvai, nessun cin cin finale. Perché al di là della stucchevole e addirittura noiosa questione (per chi non è tifoso di Juve o Inter, naturalmente) dello scudetto di cartone del 2006, una pace tra rivali storici sarebbe stata deludente. Ma sì, dài. Vi immaginate Moratti e Agnelli a braccetto, felici e d’accordo, senza più battute al veleno, senza più appelli e ricorsi ai tribunali più strampalati del pianeta? Sarebbe quasi un’immagine fastidiosa e contraria alla storia, un po’ come se Gentile non avesse mai strappato la maglia a Maradona nei Mondiali del 1982, oppure se Pasquale Bruno detto o’ animale non avesse mai rifilato stecche condite a minacce a Van Basten. Per poi essere sbeffeggiato dal famoso balletto dopo l’autorete in Milan-Torino. No, il bello del calcio - del nostro calcio - è da sempre la sfida. La rivalità. Pure un pizzico di odio sportivo che anima le altrimenti mosce interviste dei protagonisti e le serate al bar tra amici-nemici-tifosi. Il tavolo della pace (a proposito, che brutto nome: anche solo per questo avrebbe meritato di fallire) ci ha lasciato il football che ci piace, per fortuna. Tutto come prima. Tutti a lamentarsi. Tutti ad attaccare. PETRUCCI FLOP. Risultato, nessuna noia e campionati che si infiammano. Moratti continuerà a dire che non regala scudetti alla Juve e non dimentica il passato, Agnelli continuerà a spiegare che la Juve ha sempre rispettato le regole chiedendo che vadano rivisti tutti i fatti dal 2006 a oggi. Della Valle e Galliani continueranno a raccontare che la giustizia sportiva non è stata uguale per tutti. Petrucci, il padrone di casa, naturalmente sperava in un esito differente. «Passi in avanti non ce ne sono stati, la buona volontà purtroppo non è stata premiata. Devo essere onesto e sincero, Calciopoli brucia ancora e ognuno è rimasto nelle proprie posizioni. Non è una sconfitta del calcio e non è un fallimento, anche perché ho la coscienza a posto, avendo messo cuore ed entusiasmo. È stato un tentativo non riuscito e basta. Visto come sono andate le cose, ci penserò bene ora prima di fare altri incontri, ma resto ancora fiducioso». Anche Giancarlo Abete, il presidente della Figc, è deluso. «Resta un conflitto su ferite profonde, prendiamo atto che questo sforzo non è riuscito a sanarle. Speravamo in un esito diverso. Il rispetto è cresciuto, ma la situazione di conflitto con posizioni differenziate è rimasta». SILENZI E FUGHE. E loro, i protagonisti, che hanno commentato? Agnelli e De Laurentiis sono stati in silenzio, Moratti se ne è andato sussurrando solo «un incontro è sempre costruttivo, tutto può essere utile», mentre Galliani ha dribblato tutti con un «ci sarà la conferenza del presidente del Coni». Della Valle ha subito rilanciato il clima dei vecchi tempi: «Noi volevamo sapere perchè eravamo finiti in Calciopoli, per noi la questione si chiude quando ci verranno riconosciute le nostre ragioni». Per fortuna si continua così. Senza pace. -
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Tavolo della pace fallito: il calcio italiano torna nelle aule dei tribunali dal blog "Calcinfaccia" di GIOVANNI CAPUANO 13-12-2011 Nessun passo avanti e nessun passo indietro. Il tavolo della pace ha certificato l'impossibilità di chiudere il capitolo Calciopoli senza passare dai tribunali malgrado l'impegno di Petrucci, i sorrisi della vigilia e le promesse di collaborazione. E' andata male anche se la parola "sconfitta" l'ha pronunciata solo il presidente del Coni sia pure per esorcizzarla e spiegare che il tentativo andava fatto e che la coscienza nel capo dello sport italiano è pulita. Una magra consolazione di fronte allo scenario dei vertici del maggiore movimento nazionale che in quattro ore e mezza attorno a un tavolo non sono riusciti a fare altro che ribadire le proprie posizioni rifiutando qualsiasi confronto e che ora si consegneranno all'ennesimo pellegrinaggio per aule giudiziarie col risultato di tenere bloccata qualsiasi idea di accordo per riformare un sistema che sta perdendo posizioni e competitività. Che il tavolo della pace fosse destinato a fallire lo si era intuito anche solo osservando la disposizione degli astanti. In mezzo Petrucci e Pagnozzi. Poi Abete da una parte e Valentini dall'altra. Quindi i grandi nemici seduti rigorosamente distanti; alla destra di Petrucci i 'falchi' Agnelli e Della Valle, alla sinistra le 'colombe' Moratti e Galliani. Troppo lontani anche solo per abbozzare una stretta di mano, figurarsi per arrivare all'abbraccio che il Coni e la Figc speravano. "Le scorie di Calciopoli sono ancora scottanti. Dovevamo lenire una ferita ancora aperta e il tentativo non è riuscito" è stata la sintesi amara di Petrucci. Quella più secca di Della Valle era arrivata qualche minuto prima: "Tutti sono civilmente rimasti sulle loro posizioni. Un altro tavolo? Non so". Difficile che ci si riprovi a breve anche perché uscito dalla sala giunta del Coni il calcio italiano si è avviato diritto per le aule dei tribunali senza possibilità di fare un passo indietro. Non lo ha fatto la Juventus che si è rifiutata di ritirare il ricorso al Tar con allegata richiesta di risarcimenti danni alla Figc per 443 milioni di euro. Non potrà farlo la stessa Federcalcio quando sarà chiamata a rispondere dei suoi atti in una contesta che andrà certamente anche davanti al Consiglio di Stato. Abete ha spiegato con chiarezza come il ricorso di Agnelli rappresenti un problema concreto per la Figc: "Non abbiamo stanziato fondi per farvi fronte altrimenti la federazione si dovrebbe fermare per due o tre anni". Il bilancio annuale ammonta a circa 180 milioni di euro. Se la Juve vince la Figc dichiara bancarotta, altrimenti le carte di mischiano nuovamente. Da quanto si è appreso il clima al tavolo è stato, almeno nella forma, sereno. Nessuno ha alzato la voce, non ci sono stati scontri aperti e nessuno ha pensato nemmeno un momento di alzarsi ed andarsene. Anche così si spiega la durata particolarmente lunga che nel corso della giornata aveva fatto sperare nella possibilità che le parti fossero vicine ad un accordo e che si stesse lavorando ad un documento comune da inviare al Governo. Nulla di tutto questo. Petrucci ha iniziato il suo intervento introduttivo partendo da Calciopoli e lì ci si è fermati con piccoli accenni agli altri temi dell'agenda. Il risultato pratico di tutto questo è che, Calciopoli a parte, il calcio italiano non riuscirà a trovare a breve un accordo anche su altri temi caldi. Difficile se non impossibile che venga identificato un successore per il presidente part-time della Lega Calcio, Maurizio Beretta; il gioco dei veti incrociati lo rende impossibile. Improbabile che sia varata la riforma dei campionati che la Lega Serie B e la Lega Pro attendono e che dovrebbe auspicabilmente portare a una riduzione a 18 del numero delle squadre della massima serie. "Un incontro è sempre utile" ha concluso Moratti, l'unico a tentare di apparire conciliante anche alla fine. Anche lui, però, non ha fatto nessun passo indietro. L'accordo era impossibile e il tavolo l'ha certificato. Spente le luci restano scorie e macerie di un guerra che non ha ancora scritto l'ultimo capitolo. -
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Calciopoli, il trionfo dell'ipocrisia e il fallimento di Coni e Figc Come volevasi dimostrare, Moratti e Agnelli non faranno mai pace di Xavier Jacobelli - quotidiano.net Inter e Juve non mollano su nulla: la riunione del Coni è stata una parata di parole vuote. La verità è che la giustizia sportiva non ha fatto luce a 360 gradi sul più grave scandalo calcistico del dopoguerra: e adesso la palla ritorna ai tribunali Quando Quotidiano.net aveva definito Tavolo della Pece quello che pomposamente era stato chiamato Tavolo della Pace, era stato sin troppo ottimista. Nulla si immaginava sarebbe scaturito dall'incontro promosso dal Coni e nulla è scaturito. Un'inutile passerella mediatica piena solo di parole vuote: ecco che cosa è stato il summit del Foro Italico, prenatalizia saga dell'ipocrisia o, nella migliore delle ipotesi, della superficialità. Come sarebbe stato possibile "cambiare il calcio" (anche questa ci è toccato sentire dalle veline di Palazzo) se lo sanno anche i muri, che Inter e Juve non mollano e rimangono inchiodate sulle rispettive posizioni? E perchè dall'adunata sono stati tagliati fuori i club che non hanno santi in paradiso? E perchè il presidente del Coni e il presidente della Figc, per prima cosa non hanno riconosciuto che nel 2006 non è stata fatta giustizia a 360 gradi? Perchè non hanno dichiarato che la giustizia sportiva si è mossa tardi e male dopo le nuove intercettazioni presentate davanti al Tribunale penale di Napoli? Perchè non hanno spiegato per colpa di chi sia scattata la prescrizione? Perchè non hanno esatto la presenza del signor Guido Rossi, commissario straordinario nel 2006, affinchè spiegasse come mai avesse assegnato lo scudetto a tavolino pur potendo anche non farlo, a norma di regolamento, come hanno detto gli Ex Tre Saggi, smarcandosi dall'ex presidente Telecom? Altro che rappacificazione, riconciliazione, ferita ancora aperta da rimarginare e bla bla bla. Ha detto bene Diego Della Valle: "Sono state ore di confronto civile su posizioni che rimangono distanti". La fotografia nitida di come stiano le cose. Tutto il resto è fuffa. E adesso, la palla ritorna ai tribunali della giustizia ordinaria e amministrativa. Calciopoli è una storia infinita: doveva essere l'occasione per fare una pulizia totale, è stata sprecata da un sistema incapace di rinnovarsi e preoccupato soprattutto di salvaguardare le proprie poltrone. Facendo finta che tutto cambiasse perchè tutto rimanesse come prima. -
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Evasioni di campo Tavolo della 'pece': dov'è Guido Rossi? di Xavier Jacobelli, direttore di quotidiano.net Il pareggio dell'Olimpico fa bene a tutte e due. Alla Roma che respira, alla Juve che ritorna in testa assieme alla splendida Udinese, per la quale gli elogi non sono mai abbastanza. Roma gagliarda, Juve irriducibile. Roma che passa subito in vantaggio grazie a De Rossi in forma mondiale, Juve che reagisce, schiaccia i rivali nella loro metà campo per almeno venti minuti, trova il pareggio con Chiellini. Roma che potrebbe ribaltare tutto, ma Buffon sta come De Rossi, modello Berlino 2006 e dice no a Totti parandogli il rigore. Totti che è insostituibile e speriamo Luis Enrique l'abbia capito, una volta per tutte. Già, Luis Enrique. Lo spagnolo ha coraggio e punta anche su Viviani, 19 anni e la disinvoltura del ragazzo di talento. Non poteva perdere questa partita, Enrique e c'è riuscito, nonostante la difesa in emergenza, Osvaldo che continua ad essere troppo nervoso per risultare decisivo, la persistente difficoltà ad andare al tiro di un attacco che comunque ha messo in difficoltà l'unica squadra imbattuta del campionato. Conte ha ragione di essere soddisfatto: anche se il furore agonistico della Juve non è durato per tutta la partita, i bianconeri hanno superato un altro, importante esame di maturità. Lo svarione di Vidal poteva complicare maledettamente le cose come l'inconsueta insufficienza di Marchisio che, dall'inizio della stagione, invece, è stato il trascinatore dei bianconeri. Ma alle carenze dei singoli, ancora una volta ha sopperito la forza del collettivo e non è un caso che a siglare il pareggio sia stato Chiellini, sempre l'ultimo ad arrendersi. La classifica dice che quattro squadre si stanno giocando lo scudetto, ma occhio a considerare il Napoli tagliato fuori. Ci sono ancora 72 punti a disposizione e tutto può succedere. Anche rivedere l'Inter nei quartieri alti, Genoa permettendo, s'intende. Mercoledì, intanto, si imbadisce il tavolo della pace che meglio sarebbe chiamare della 'pece', tanto oscuro e vischioso si annuncia questo incontro dal quale, salvo imprevisti colpi di scena, tutti usciranno come ci saranno entrati, rimanendo sulle rispettive posizioni. Petrucci si affanna a dire che mica poteva invitare l'universo mondo: chi c'è c'è e chi non c'è, s'attacca. Il convitato di pietra si chiama Guido Rossi, l'uomo che nel 2006 assegnò a tavolino lo scudetto all'Inter quando, in realtà, quel titolo doveva rimanere vacante per manifesta irregolarità della competizione, come recita il regolamento della Federcalcio. Cinque anni fa, Rossi ha commesso il peccato originale da cui è disceso tutto, Rossi dovrebbe avere almeno il buon gusto di non definire le vicende di Calciopoli con il termine volgare e irripetibile che ha usato la settimana scorsa. Se su Calciopoli non è stata fatta giustizia piena e completa, c'entra anche Rossi che se n'è andato dopo tre mesi di commissariamento per tornare a fare il presidente di Telecom. Adesso è troppo comoda chiamarsi fuori. -
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Petrucci e il bacio impossibile Moratti-Agnelli di Riccardo Signori - 13 dicembre 2011, 08:00 il giornale.it Ve li immaginate Moratti e Agnelli che si guardano negli occhi, pronti a baciarsi? Troppo alternativa? Forse. Troppo gaya? Suvvia, non pensate male. Ma sul web ci hanno già provato seguendo il Benetton style, che ritocca foto e ispira campagne pubblicitarie. Poi hanno fatto ammenda, tanto nessuno ci avrebbe creduto. No, difficile pensare che Moratti e Agnellino domani finiscano così e forse nemmeno a braccetto. Al massimo una stretta di mano, perch´ fra gentlemen una mano stretta, non tesa, si nega a nessuno. Ecco, ieri l'atmosfera disegnata da parole e musica di Petrucci, Abete, Beretta, presidente di Lega (va detto sennò nessuno ricorda il suo ruolo) e il Moratti medesimo, ha riproposto la difficoltà a rendere credibile il tavolo della pace, ribattezzato dei lunghi coltelli, che prenderà forma a casa Petrucci. Siamo vicini all'ora X e, ieri, il presidente del Coni ha provato a dare a tutti l'ultima benedizione di pace. Forse timoroso di scoprire davvero che qualcuno si porterà i coltelli, altro che ulivo. Ne è stata occasione una manifestazione connaturata al cuor d'oro, presentata a Milano nella sede della giornalaccio rosa dello sport che ne è pure patrocinatrice: si chiama premio «I Piedi buoni del calcio - Lo sportivo esemplare», e intende valorizzare i calciatori di Serie A capaci di fare buon uso della popolarità sia dentro il campo (con il comportamento), sia fuori, portando avanti iniziative di solidarietà attraverso personali fondazioni o con associazioni e onlus (il ricavato del galà-premiazione sarà devoluto alla Fondazione Candido Cannavò e alla Cooperativa Agorà 97 - I Bindun). Quale miglior occasione per l'ultima predica? Il presidente del Coni ci ha riprovato, sollecitando la bontà d'animo dei suoi invitati. «Ho chiamato chi probabilmente servirà a riportare serenità». Ovvero i soliti noti. Con Moratti che ogni tanto ammolla un buffetto, Agnelli che si è defilato, i Della Valle in fervida attesa. Anche ieri il presidente interista ha lasciato cadere poche parole, ma con il sale dell'ironia che, nel suo caso, è un po' corrosivo. «Tavolo della pace? Non so quale significato avrà. Andrò con molta curiosità». Quando vuol essere conciliante il patron nerazzurro usa altro modo di parlare, ed allora Petrucci gli ha replicato con monacale pazienza. «Gli ho già parlato, sa già di cosa parleremo. É una persona di buon senso ed ho fiducia in lui». Ed allora «serenità!», usato un po' come l'«allegria!» di Mike Bongiorno. Una sorta di scudo per evitare eventuali siluri. Lo dicono tutti, ciascuno a suo modo. Petrucci l'ha persa soltanto parlando di Zamparini che gli fa girar le... cose. «Un presidente come sempre carino e rispettoso per ricordare che il Coni non si comporta bene». Poi è tornato cardinalizio: «Non si deve offendere chi non è stato invitato: perch´ questo scetticismo? Presidenti, siate buoni tutto l'anno, non solo sotto Natale. Ah, se i presidenti fossero più uniti... Il calcio ne avrebbe un vantaggio». Vanno a braccetto, loro sì, Petrucci e Abete, ovvero il presidente federale che qualche colpa ce l'ha per tutto il guazzabuglio fra Moratti e Agnelli ed ha cercato di confezionare il pacco regalo in confezione natalizia: «Dall'incontro dovrà nascere uno spirito positivo per capire che Calciopoli è stato un trauma e ha determinato effetti difficili negli anni successivi. Ma dobbiamo avere la capacità di guardare con serenità al passato ed anche al futuro. Nessuno pensi di strattonarci. Il nostro ruolo è essere garanti delle regole senza avere figli e figliastri, senza una logica di nemici e guerra». Poi Abete ha dovuto ammettere che non si sente da tempo sia con Moratti sia con Agnelli, cioè con i duellanti che nessuno riesce a far tirare indietro. Il tavolo della pace ha dato questa sensazione: proposta rasserenante di Petrucci, quei due che se ne dicono, gli altri che vogliono farli tacere ed invece ora c'è chi si agita di più. Per esempio Beretta che fa spallucce all'invito mancato, con lo snobismo di chi si rode: «Credo che il problema riguardi solo alcune società, dunque auguri. Ma ricordate che, in futuro, servirà un tavolo di costruzione più vasta per discutere le regole». Ecco, qui sta il problema: anche Moratti non vuol parlare di passato, solo di futuro. Agnelli pensa al passato. Quel bacio non s'ha da fare. -
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http://www.canalejuve.it/news/gli-scheletri-di-franco-31025 Gli scheletri di Franco 26 dicembre 2006, Moggi chiama Punghellini ( presidente della Lega Dilettanti e consigliere Figc all’epoca dei fatti ). Punghellini: “Han fatto delle porcherie allucinanti”. Moggi: “Soprattutto con me”. P.: “Ti ricordi quella volta che ci eravamo visti a Torino,io te lo avevo preannunciato (…) e dietro questa roba qui guarda che c’è Carraro”. M.: “Ma c’è rimasto incastrato pure lui,eh”. P.: “Però ne han fatte di cotte e di crude per tirarlo fuori. Anche adesso”. M.: “Eh ma che vuoi, con Petrucci non ci sono dubbi sulla cosa”. P.: “Adesso cercano, in accordo con Petrucci, in accordo con Tavecchio per esempio di zittire me, capisci”. M.: “È incredibile guarda.Ma io che ci fosse di mezzo Carraro non avevo mai avuto dubbi,infatti vedi s’è fatto togliere la squalifica”. P.: “Sì sì”. M.: “Da Sandulli (…) È un allievo.È un allievo suo”. P.: “È tutto lui.Fatto in combutta con tutta una serie di personaggi…poi ti raccomando Gallavotti”. M.: “È il servo di Carraro”. P.: “Mi hanno chiamato a Napoli anche a me perché in alcune intercettazioni c’ero di mezzo io. Però io la verità gliel’ho detta,eh. Perché loro volevamo sapere se tu avevi fatto pressioni su di me. No,su di me le pressioni le ha fatte una persona sola. Carraro (…) L’han fatta ad arte (…) Poi sai ci sono i servizi di qualche braccio armato,perché poi anche Tavecchio ci ha messo del suo (…) È abituato a giocare su tre tavoli.Addirittura gli ha telefonato Gianni Letta,hai capito.Per salvare Carraro naturalmente”. Ancora William Punghellini, dopo la pubblicazione delle intercettazioni: “non ho nulla da rimproverarmi, Moggi non mi ha chiesto niente e io non ho chiesto niente a lui. Ho semplicemente risposto con cortesia a una sua telefonata per uno scambio di auguri dello scorso Natale. Dopotutto, rimane pur sempre una persona anche se stiamo parlando di un dirigente squalificato. Per di più, la telefonata mi è arrivata dopo che Moggi era stato condannato…Aspetto serenamente la decisione dei pm ma vorrei sapere dove sono finite le denunce che avevo fatto a suo tempo alla giustizia sportiva.“. Nota della procura federale del 26 febbraio 2008: “il presidente del comitato interregionale della Figc William Punghellini è stato deferito alla commissione disciplinare nazionale dal procuratore federale “per violazione dei principi di lealtà, probità e correttezza, per avere espresso, nel corso di colloqui telefonici intrattenuti dal dicembre 2006 all’aprile 2007 [...] con il Sig. Moggi Luciano, soggetto inibito, considerazioni, valutazioni e commenti volti a gettare discredito sulla reputazione di soggetti operanti nell’ambito del CONI, dell’AIA e dell’Istituzione Federale nel suo complesso, oltre che dal contenuto millantatorio“. 5 aprile 2008: squalificato per 6 mesi. Punghellini: “è una vicenda grottesca, sono molto amareggiato”. Gianni Petrucci a luglio 2011, dopo la nomina di Carraro a commissario straordinario della Fisi ( Federazione italiana sport invernali ): “Franco Carraro è un nome di garanzia per la sua conoscenza dello sport e i suoi rapporti internazionali. La sua nomina è stata condivisa in maniera unanime dalla Giunta del Coni. Il passato e il presente di Carraro parlano chiaro, e per questo la scelta è stata condivisa da tutti“. “Vanno fatti tacere”: non è solo un modo di dire . -
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SPY CALCIO di Fulvio Bianchi (Repubblica.it 10-12-2011) Diritti tv, format campionati e la "pace": un fine anno caldo Giancarlo Abete, quest'anno, ha molti meriti: il suo voto supera di sicuro la sufficienza (unico errore: la vicenda del ricorso Juve sullo scudetto 2006 che andava gestita diversamente). Ma adesso lo attende un dicembre, e anche un gennaio, con molti problemi da risolvere. Il primo scoglio arriva subito con il tavolo della pace, "apparecchiato" da Giovanni Petrucci, un'iniziativa lodevole (lo ripeto) che può contribuire a svelenire il clima e mettere una parola chiara sugli anni di Calciopoli. Abete si presenterà mercoledì al Coni con il dg Antonello Valentini (e troverà Andrea Agnelli che gli ha chiesto 443 milioni di euro di danni...) ma pare proprio che ai vertici della Figc ci sia stato malumore e qualche escluso avrebbe partecipato volentieri al summit. Così come Massimo Cellino: voleva fare un documento con l'appoggio degli altri presidenti rimasti fuori dal tavolo ma, come al solito, sono intervenuti gli avvocati (proprio quello che Petrucci temeva...) e così il documento si stava trasformando in un atto di accusa contro il presidente del Coni. Risultato: nessun presidente ha avuto il coraggio di firmarlo e Cellino ha fatto rapida marcia indietro. Ormai, il tavolo è pronto: si parlerà di Calciopoli, è ovvio, ma soprattutto di futuro. Anche se potranno uscire solo indicazioni, non decisioni (quelle spettano alle Leghe competenti). Petrucci e Abete sono troppo rispettosi delle istituzioni, anche se a volte critici. Ma non vorranno certo entrare in rotta di collisione coi presidenti (delle Leghe e dei club): un documento comune potrebbe comunque essere anche un segnale importante, non solo per il mondo dello sport, che a volte sonnecchia, ma anche per il nuovo governo. Abete poi il 20 dicembre (in mattinata c'è la Giunta Coni) terrà all'ora di pranzo l'ultimo consiglio federale dell'anno: si parlerà dei tagli alla Figc, quei 16 milioni in meno per il 2012. La Lega di A insiste e vorrebbe che all'ordine del giorno ci fosse anche l'argomento della norma 22 delle Noif, che ha bloccato (per ora) Lotito, Mencucci, Andrea Della Valle, Foti e Massimo De Santis, tutti condannati in primo grado a Napoli. Può darsi che ci sia una riunione informale prima del 20 dicembre ma è certo che Abete farà slittare un'eventuale decisione di modifica della norma dopo il parere (consultivo, non vincolante) della corte di giustizia federale, parere previsto per il 9 gennaio. Intanto altri problemi incombono: è stato trovato l'accordo, ad esempio, per la ripartizione dei diritti tv ma i soldi per il futuro sono bloccati perché manca ancora l'operatività della Fondazione. In più il Coni chiede una parte di finanziamento per gli eventi sportivi (non calcistici). Insomma, una situazione di stallo. C'è da discutere e approvare poi il cammino per la riforma dei campionati (che riguarda per ora serie B, Lega Pro e, a cascata, anche la Lega Dilettanti) e bisogna sbrigarsi, altrimenti sarà difficile partire dalla stagione 2012-'13. C'è da mettere mano alla giustizia sportiva, che così non può funzionare (vedi Spy Calcio del 6 dicembre) e Abete se ne rende conto. C'è, ci sarebbe, da discutere sul perché i nostri stadi sono sempre vuoti o mezzi vuoti, e cosa si può fare (sabato: 39.917 spettatori per Inter-Fiorentina, 9.190 per Siena-Genoa, 6.846 per Lecce-Lazio, 18.474 per Palermo-Cesena: su quattro gare, ben tre sotto la media, che è di poco superiore a 23.000 spettatori). Ma questo non spetta ad Abete. Questo spetta (spetterebbe) alla Lega di serie A, se esistesse. (11 dicembre 2011) -
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Moratti accetta il tavolo? Soltanto perché anche lui ha scaricato Giancarlo Abete di Giancarlo Padovan • 24 nov 2011 • CALCIO GP Più il tempo passa e più mi risulta chiaro che l’obiettivo del dopo-calciopoli è, per tutti, il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete. Prima, infatti, la Juve lo ha attaccato direttamente promuovendo ben sette azioni giudiziarie per riottenere quanto le è stato tolto. Poi, Massimo Moratti che non ha mai perso l’occasione per stuzzicarlo, ha aderito al tavolo di conciliazione lanciato da Andrea Agnelli. Con una sottigliezza, però, che non è sfuggita ai più: “Come potrei sottrarmi all’invito di Petrucci che è il massimo responsabile dello sport italiano?” Ecco il punto: se a chiamare è il presidente del Coni, allora Moratti si muove, pur con tutti i distinguo del caso (“speriamo che sotto al tavolo non ci siano i coltelli”), ma se a farsi interprete dell’iniziativa fosse stato Abete (o, peggio, Della Valle che non ha un profilo istituzionale) avrebbe detto di no, come già accaduto in passato. Questa situazione, già di per sé equivoca come ho avuto modo di dire, mi porta a formulare due domande. La prima: perché Moratti ce l’ha così tanto con Abete? La seconda: perché, dopo aver detto no al confronto su calciopoli, ora Moratti lo accetta? Parto dal secondo quesito. Con calciopoli il presidente dell’Inter è finito in un vicolo cieco. Ha conservato lo scudetto a tavolino del 2006, ma non può ignorare quel che tutti sanno. E cioè che l’Inter sarebbe stata giudicata al pari di Juve, Milan, Fiorentina, se solo fossero emerse per tempo le intercettazioni che riguardavano i rapporti di Facchetti con il mondo arbitrale. Il vicolo cieco non ha, per definizione, vie d’uscita. Da una parte, infatti, c’è l’infamante salvataggio della prescrizione; dall’altro, l’uso che l’Inter e, prima di tutto Moratti, ha fatto di Facchetti. Proprio durante il periodo di calciopoli, infatti, egli era diventato presidente al posto del patron. Come mai? Forse per fare quel lavoro non troppo pulito di relazione e di mediazione con arbitri (Nucini) e designatori (Bergamo) che altri rifiutavano in nome di un presunto candore? Sì, perché il sospetto che sempre più si radicalizza nell’opinione pubblica calcistica italiana è che a disonorare Facchetti non sia stato Palazzi (il quale si è limitato a registrare il suo coinvolgimento) ma sia stato proprio Moratti che lo ha lasciato ferirsi le mani in quel ginepraio del malaffare che era il calcio. Tutti noi, io per primo, pensiamo che Facchetti sia stato un uomo giusto, probo ed esemplare. Ma non si può non constatare che, a causa del ruolo assegnatogli da Moratti, anche lui si sia adeguato ai comportamenti della maggioranza. Da tempo Moratti ha capito che tutti abbiamo capito. Perciò ha bisogno di una via d’uscita onorevole, altrimenti finisce per annegare nel ridicolo dove già si dibatte annaspando. Invece mi manca completamente la risposta per quanto riguarda l’opposizione ad Abete. Anziché essergli riconoscente per aver pilotato il consiglio federale verso la dichiarazione di incompetenza a proposito della revoca dello scudetto 2006 e, casomai, ringraziare il procuratore federale Palazzi per avere lasciato scadere i termini di incriminazione dell’Inter, Moratti snobba Abete come se fosse un nemico peggiore della stessa Juve. Un atteggiamento tanto più incomprensibile nel momento in cui Abete è diventato il principale bersaglio della Juve. A meno che il tavolo della presunta conciliazione non sia l’occasione che tutti vogliono sfruttare per riconquistare quote di potere altrimenti perdute. In questo senso non mi sembra per niente casuale la richiesta formulata per bocca del direttore generale nerazzurro Paolillo di dimissionare il presidente della Lega Beretta. Il quale, per la verità, si era dimissionato da solo quasi sei mesi fa, guardandosi bene dall’andarsene. La sostituzione di Beretta è utile per capire che cosa ci sia in ballo adesso. Forse la restaurazione nello stile Prima Repubblica del calcio italiano. -
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huskylover ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Tutti a tavola. Anche i guardalinee. di OLIVIERO BEHA (olivierobeha.it del 23 novembre 2011) Immaginatevi la scena: viene ordito in pompa magna il famoso tavolo della pace tra i poteri calcistico/sportivi, quello richiesto da Andrea Agnelli per le vecchie storie della Vecchia Signora, con Petrucci alla presidenza a mo’ di Artù e Massimo Moratti e magari Della Valle ecc. E ai lati di esso ci sono gli assistenti arbitrali che alzano la bandierina se la discussione va in fuorigioco… Meravigliosa trasposizione da subbuteo del pallone italiano di oggi, di ieri e di domani, in balia di decisioni arbitrali più che discutibili sulla scorta quasi sempre delle segnalazioni dei loro laterali. L’elenco degli errori è infinito e bisognerà pure cavare qualche ragno dal buco. Per esempio, l’errore di chi aiuta (o danneggia) Mazzoleni nel gol di Seedorf annullato ingiustamente a Firenze ha determinato il mancato primato in classifica del gruppo parlamentare titolare di Berlusconi. Male, certo. Ma c’è un peggio: se domenica prossima qualcuno dovesse restituire il maltolto al Milan contro il Chievo qualora ce ne fosse bisogno – che so, un rigore fasullo o un gol in fuorigioco, per dire… – che diremmo? Giustizia è fatta? Vallo a spiegare al Chievo… E non mi sono discostato tanto dalla lettura dei fatti. Prendete l’Inter: sulla carta deve mangiarsi il Cagliari, sul campo così non è e la partita viene sbloccata da un gol in fuorigioco di Thiago Motta (ormai ci sono più Thiaghi in giro che Rossi…). Morale: l’Inter dice che con tutto quello che ha subito fin qui, non c’è tanto da fare gli schizzinosi. Ma se vale questa regola, tradotta in “tanto tutto si compensa, alla fine del campionato” (e non è vero per niente), ditemi voi quanto è regolare eticamente un torneo così. L’obiezione di chi non vuol capire è: ma adesso succede perché sbagliano in buona fede, la bad company di Moggi e Co. invece funzionava dolosamente. Ma scusate, dunque il teorema della compensazione è invece eticamente accettabile? E a spese di chi? Perché ci sarà alla fine il classico “ortolano” del proverbio del Settecento francese illuminato, non vi pare? E chi fa la parte di questo ortolano nel magazzino ortofrutticolo del Reame Rotondocratico? Vedete, non sarebbe male che assieme al tavolo di cui sopra, che attendo con ansia per capire chi ci marcia e chi no, venisse affrontato politicamente e non solo giuridicamente il caso da cui parte la necessità del tavolo stesso, ovvero l’anima (bianco)nera di Calciopoli. L’Alta Corte del Coni ha infatti in giudizio la delicata questione immediatamente ricollegabile al suddetto scandalo, quella della radiazione di Moggi. Di cui a mio parere il lettore non sa nulla. Perché un ricorso a un simile grado di giudizio? Perché la Federcalcio ha combinato pasticci con la radiazione per finta di Preziosi e Dal Cin, ne ha segretato gli atti per evitare confronti con la difformità di giudizio nel caso di Calciopoli, non ha tenuto nel debito conto alcuna altra telefonata sopraggiunta a chiarire o a modificare o a integrare le colpe di tale scandalo. A distanza di oltre 5 anni, forse il tavolo summenzionato potrebbe inglobare anche queste questioni, così da illuminare a giorno tutto ed evitare ulteriori somministrazioni di “doping legale”, come l’ha chiamato con felice intuizione l’astuto Petrucci (al Coni da una vita in qualità di germoglio spontaneo…). E tornando alle fischiate improvvide, non ci sono stati solo annullamenti di stampo “etico”, ma anche di stampo estetico: come definire altrimenti la meraviglia di Osvaldo, in volo in bicicletta all’Olimpico come nei tempi antichi? Comunque ha vinto la Roma , ma siamo stati deprivati tutti da un gesto sensibile come pochi (ricordo nell’era ronaldiana all’Inter una meraviglia di Djorkaeff, proprio contro la Roma), tra l’altro sempre più raro. Un altro paio di considerazioni apparentemente di contorno, in realtà credo cruciali. La prima riguarda le dimostrazioni di razzismo degli stadi: è vero, il presidente della Fifa, Sepp Blatter (ossia Giuseppe Blatte, come l’insetto), è stato capace di sottovalutare conati razzistici negli stadi inglesi, suscitando la reazione di dirigenti albionici quando il capataz svizzero, coinvolto in una montagna di casi con indebiti regali, favori ecc. nella nebbia opacissima del potere di Zurigo, se ne è uscito con la paterna recinzione delle frasi razziste “all’interno del calcio”. Ma deve essere chiaro che è lui un cattivo esempio, assieme ai responsabili di manifestazione razzistiche di qualunque livello. Per cui fa malissimo da noi il presidente della Fiorentina, certo Cognigni, a sottovalutare i cori da “zingaro” riservati a Ibrahimovic dopo episodi analoghi indirizzati a Mihajilovic. È un modo di stravolgere le gerarchie di importanza e di accettare questo imbarbarimento meta-economico dello sport o del gioco. La seconda considerazione tocca il linguaggio, quindi comunque la valutazione errata di ciò che succede, come per Blatter, come per Cognigni e chissà quanti altri. Sabato non si è giocata una partita della Bundesliga tedesca, precisamente Colonia-Mainz. L’arbitro designato aveva tentato in mattinata il suicidio e fortunatamente è stato ripreso per un capello. Giornalisticamente è ovvia la necessità di ricordare come purtroppo riuscendovi due anni fa avesse fatto lo stesso il portiere della Nazionale tedesca, Henke: ma sapete come parecchi siti internet italiani hanno connotato la tragedia mancata dell’arbitro? Con il termine “clamoroso”. È possibile mischiare insensibilità a ignoranza lessicale in questo modo? Per la mia generazione era un brocardo di Ciotti “Clamoroso al Cibali” se il Catania batteva l’Inter. Oggi è “clamoroso” un tentato suicidio? Urge un tavolo anche per il linguaggio, temo. -
stagione pessima, non solo per i risultati, ma anche per la totale assenza di un gioco decente e perch? non si ? costruito nulla in prospettiva immediata
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Tributo A Pavel Nedved - La Furia Ceka
huskylover ha risposto al topic di - Domenico - in L'Archivio Di Tifosibianconeri.com
perfetto, credo tu abbia centrato il punto quelle due parole mi ronzano nella testa da quando le ho lette sarebbe stato inutile aggiungerle se pavel avesse deciso di apprendere le scarpe al chiodo e secondo me mette una pietra tombale anche su futuri incarichi di pavel alla new holland rivredremo la zazzera biondo correre con un'altra maglia, temo ps. questa dirigenza non ? mediocre, ? interista, punto -
Tributo A Pavel Nedved - La Furia Ceka
huskylover ha risposto al topic di - Domenico - in L'Archivio Di Tifosibianconeri.com
potrebbe continuare, pur se non con noi ieri lo riportava tuttosport ora, sostiene chi lo conosce meglio, sarebbe pronto ad accettare un -
e non giochi a fare la vittima, dove averci riso in faccia saltellando mentre noi ci rodevamo il fegato per i risultati negativi e il gioco inesistente
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Comunicato Ufficiale J1897.com
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a me il faccione rubizzo del cobollo ricorda solo un fiasco di vino ma, secondo ranieri, gli ubriachi siamo noi, questa la nuova moda della new holland tutta smiles e simpatia comunque vedendo le immagini del cobollo ieri sera mi ? sembrato ancor pi? fuori tutto del solito, quasi non si rendesse conto del perch? di tutto ci?..... ma come?? l'hanno assunto per liquidare e sta liquidando, dunque il suo dovere lo sta facendo....... perch? contestarlo?? -
abbiamo giocato male, ma ci hanno negato un goal regolare ma ranieri ha detto che va bene cos?