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huskylover

Tifoso Juventus
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Tutti i contenuti di huskylover

  1. VIDEO - Verso Milan-Juve tra le polemiche: la gomitata di Pirlo sfuggita a Brighi di Giovanni Capuano (Blog-Panorama - 20-02-2012) Sarà una settimana di polemiche roventi come del resto lascia ben intuire la lettura questa mattina dei quotidiani sportivi che hanno aperto la lunga vigilia della sfida scudetto di sabato sera sottolineando con grande evidenza le parole di Allegri sul gol di Chiellini . Colpo basso? Puntura di spillo? Difficile da decifrare ma intanto su internet circola il video di una fase di Juventus-Catania in cui si intuisce un brutto gesto da parte di Pirlo ignorato dal direttore di gara http://www.youtube.com/watch?v=OcyLfcWbELs&feature=player_embedded . Siamo al 42′ del primo tempo e le squadre sono ferme sull’1-1. Le immagini mostrano Pirlo mentre in fase di copertura si mette tra Gomez e il pallone e sembra rifilare all’avversario una gomitata all’altezza del volto. Il giocatore del Catania cade a terra senza protestare ma con un movimento del corpo che indica l’esistenza di un impatto. Guarda l’arbitro e poi si rialza. Il signor Brighi si trova a una decina di metri e sta certamente guardando i due giocatori anche perché segue l’andamento dell’azione. Ha la visuale sgombra e non ritiene di dover intervenire. Dunque non esiste alcun presupposto perché si possa nemmeno invocare la prova televisiva contro Pirlo, però il fatto stesso che i tifosi del Milan stiano facendo circolare il video su internet chiedendosi provocatoriamente che cosa sarebbe accaduto se il protagonista fosse Ibrahimovicsegnala il clima di tensione che accompagna questa vigilia. Già, Ibra. Giovedì è il giorno del giudizio. “Spero che ci sia” ha detto ieri Allegri insieme all’altra frase sul gol concesso a Chiellini tra spinte e contro spinte che ha fatto infuriare gli juventini. A Torino si attendono la conferma anche della terza giornata di qualifica per lo schiaffo ad Aronica. A Milano puntano forte sull’esistenza di un doppiopesismo quando di mezzo c’è lo svedese. Lo dicono i tifosi guardando la gomitata di Pirlo e lo dice Allegri quando ironicamente si chiede se a Ibrahimovic sarebbe stato riservato lo stesso trattamento di Chiellini. Pronostico? Preparatevi a un crescendo e auguri ai giudici che dovranno decidere se restituire Zlatan al Milan o accontentare la Juve
  2. Inter-Bologna: gli interisti che invocano Mourinho sono come gli juventini che rivolevano Moggi di Massimiliano Bordignon in Milano Sport -Blogosfere 18-02-2012 E' giustificato contestare duramente una squadra, l'Inter, che negli ultimi anni ha vinto tutto? Rimango dell'idea che la 'prostituzione intellettuale' di chi invoca Mourinho non sia diversa da quella che ha portato gli juventini a invocare Moggi I tifosi dell'Inter che sbraitano contro una squadra e una dirigenza che ha regalato loro le uniche gioie di una 'vita da mediocri' sono davvero incomprensibili. Appena poco di più di un anno è passato dal triplete dei poveri, quello dei 'campioni del mondo' contro una formazione di sconosciuti congolesi. Ma tant'è. Si sa... Il tifo interista è bizzarro e molto, ma molto particolare. Quando si perde tutti a casa, o a ringhiare bestemmie in faccia agli osannati 'eroi' che fino a poche giornate fa avevano fatto sognare la più incredibile delle rincorse scudetto. Riconoscenza zero. Eppure dell'Inter che invece, ben più seriamente si laureò campione d'Europa non più tardi del 22 maggio 2010 sono rimasti in molti: a memoria cito Julio Cesar, Maicon, Lucio, Cordoba, Samuel, Chivu, Zanetti, Cambiasso, Snejider e Milito. Più briciole. Ma è storia. Così come sono storia i motorini gettati giù dagli spalti, i seggiolini in campo dopo il ko contro l'Alaves, le spedizioni punitive a bordo del pullman della squadra nell'anno dello 'scudetto di cartone'. Poi, lungo il lasso di tempo del 'ciclo di Guido Rossi', eccoli lì, tutti campioni. Leggende dello sport, più forti dell'ingiustizia, anche se le sconfitte erano fatte di sei pere in saccoccia. L'importante in casa Inter è comunque solo vincere, non importa come e grazie a chi. L'importante è dire, più o meno "te l'ho messo in C**O", scusate il francesismo. Ricordiamo ancora tutti il signorile gesto dell'ombrello di patron Massimo Moratti in un derby, l'uomo in fuga a mezz'ora dalla fine, perché l'importante è stare a fianco dei ragazzi. E allora chissenefrega, invochiamo tutti José Mourinho, lo 'special Uan', uno squallido personaggio che una squadra seria, il Real Madrid, probabilmente metterà alla porta. Uno spirito davvero sportivo. Uguale a quello che ha spinto altri 'signori', quelli del popolo juventino, a cui è ora bastato servire un appena decente Antonio Conte per tornare a indossare la maglia 'carcerata' e che fino a pochi mesi fa vedevano nel ritorno di Luciano Moggi l'unica ancora di salvezza. Insomma, in casa Inter è tornato tutto come da copione: contestazione feroce, biglie in campo, manate sulle auto dei dirigenti. Ma davvero questo è essere tifosi? A casa mia, scusatemi tanto, ma la fede è proprio un'altra cosa.
  3. L'INTERVISTA: PARLA IL CAPO DELLO SPORT PETRUCCI CONTRATTACCA Il no olimpico è alle spalle: "Ora Abete cambi il calcio" "Credo che Monti avesse deciso da tempo di bocciare Roma 2020 Codice etico, scommesse, presidenza: Batsa con questa Lega di A di Ruggiero Palombo (Gasport 17.02.2012, pag.22) Presidente Petrucci, a tre giorni dal k.o. di Monti si sente come un pugile suonato? «No. Ma sono ancora molto, molto dispiaciuto». Ritiene di essere stato preso in giro? «No, ma non mi è piaciuto sapere tutto l`ultimo giorno. A Monti l`ho detto». Monti ha deciso martedì scorso, il 12 gennaio quando vi ha ricevuto per la prima volta, o il 16 novembre quando si è insediato? «La data esatta non la so, ma sono convinto che è sempre stato contrario. E che non ha certo deciso martedì». Guardandosi indietro, pensa di avere commesso qualche errore? «No». Gliene suggeriamo tre noi. Primo, non avere percepito subito che Monti non aveva niente a chefare con Berlusconi, Letta, Prodi, Veltroni, tutti uomini dei Governi che lo hanno preceduto e che avevano un feeling dichiarato con lo sport... «Il fatto di amare o meno lo sport non credo conti molto. Per la prima volta era stato fatto uno studio di fattibilità, a cura di qualcuno che è pure collega di Monti. Lui ha fatto solo il suo calcolo economico finanziario. E poi, quale fosse la percezione immediata, non potevamo mica ritirarci. Eravamo i favoriti» Secondo: forse questa volta Letta non era il cavallo giusto... Non posso pensare sussitano queste logiche. Letta è e rimane la persona a noi più cara. Terzo: il pressing finale, la "macchina da guerra" del consenso cresciuta nell'ultima settimana, forse un boomerang Mi rifiuto di credere che Monti possa aver deciso per il no perché irritato. E poi irritato di che cosa? Che i colossi dello sport, dell'arte e della cultura fossero favorevoli a Roma 2020? Siamo in democrazia, per fortuna. Non c'è grande evento che non cominci con un costo e non finisca con quel conto moltiplicato per due, per tre, per dieci. Può avere pesato? E' possibile. E proprio per questo siamo stufi di 'pagare pegno', come ho scritto anche nella lettera inviata allo Sport italiano. Il Coni con la pista di bob di Torino 2006 costruita nel posto sbagliato e con le piscine sorte come funghi intorno a Roma 2009 non c'entra nulla. Teme danni collaterali, al Cio e in politica interna? No, nessuna ripercussione. Rogge mi ha scritto e ha telefonato a Pescante, certo è dispiaciuto quanto noi. Quanto alla politica interna siamo talmente forti come Coni che nessuno può strumentalizzare questo 'no'. A chi intendesse farlo risponderemmo punto per punto. Il finanziamento del Coni è sceso per il 2012 a 408 milioni di euro. E afine anno sarà Monti a decidere quanto riservarvi per il 2013. Paura di ulteriori tagli? Assolutamente no. Anzi penso che dopo questo diniego si possa finalmente portare avanti il discorso a noi caro del finanziamento automatico. Sarebbe la prova che questo Governo tiene davvero in considerazione lo sport. Per noi la certezza delle entrate è una necessità e a sostegno di questo stiamo preparando un documento, una sorta di libro bianco le cui linee guida saranno presentate a Gnudi la prossima settimana. Il ministro dello sport mi ha chiamato mercoledì dandomi la propria dispobinilità, andrò a trovarlo assieme al segretario generale Pagnozzi. Ma ora basta con Olimpiadi e dintorni. Giriamo pagina e guardiamo ai problemi di casa nostra. Ovvero? La situazione del calcio di Serie A è diventata insopportabile. Il rispetto dell'autonomia e' una cosa, ma quando l'immagine che ne deriva crea nocumento all'intero sport italiano, il Coni non può tollerarlo e restare con le mani in mano. Abete governa un mondo fatto di 15mila società, di 4 leghe, tre delle quali si comportano rispettando le regole, quella di serie A fa il contrario e la situazione non può più andare avanti in questo modo. Questa ingovernabilità deve finire. Cos'è in particolare che non le va giù? Non è possibile che il Coni, unico ente che può deliberare sullo sport, faccia regole chiare e una successiva assemblea di Lega con mezzi surrettizi fa partecipare persone che incorrono nel divieto del codice etico recentemente varato. Non è possibile che da mesi mi si risponde che il presidente c'è, quando poi le società non finiscono di contarsi, da una parte e dall'altra, su una successione che ha avuto inizio piu' di un anno fa. Non è possibile che a fronte di un codice etico del Coni la Lega non abbia mai sentito la necessità, il dovere di aprire un dibattito su un tema scottante come quello delle scommesse, il cui esito finale non sarà certo edificante. Lotito è solo la parte di un problema, o il problema? Parte. Sulla base delle nuove norme del codice etico è già sospeso dalla carica di consigliere federale, ma in Lega fanno finta di non saperlo. Un membro del Consiglio Nazionale del Coni (Sturani, ndr) ha votato la norma e il giorno dopo si è autosospeso. Gli fa onore, è questione di diversa statura. Scommesse, teme il peggio? Non posso anticipare inchieste e sentenze, ma so che si sta parlando di responsabilità oggettiva, cercando di metterla in discussione: beh, si sappia che nessuno deve anche solo pensare di poterla togliere. La responsabilità oggettiva è il caposaldo dell’ordinamento sportivo. Su questo il mio parere non potrà mai cambiare. Altre doglianze? Non ho gradito che le leghe si siano riunite per un accordo sulla mutualità che riguarda anche il Coni senza degnarci della minima attenzione. Ci devono qualche milione di euro. Ma Abete in materia non si era fatto garante dei vostri diritti? Mi ha scritto garantendo della bontà dell`operazione per il Coni. Quanti soldi ballano? Si potrebbe trattare anche si quelche milione di euro. Lei ha sempre protetto Abete. Si fida ancora di lui? Mi fido e sarò al suo fianco per gli interventi che mi auguro faccia al più presto nei confronti di tutto ciò che ho denunciato. A proposito di fiducia, che cosa pensa di tutti quei politici che erano con lei e che un minuto dopo il «no» di Monti a Roma 2020 hanno cambiato sponda? Ci sono rimasto molto male. L'ho vissuta come una mancanza di rispetto nei confronti dello sport italiano. Ancora convinto a fine mandato di volersi dare alla politica? « Mai affermato di voler entrare in politica Sono altri che lo dicono. E oggi, mi creda, non muoio dalla voglia.
  4. Anto', il problema del sovraccarico del topic questa è cosa che possono sapere solo i mod e vabbè, però per il resto dover rincorrere tutti i topic è molto più scomodo che trovare tutto qua, un topic che io lascio sempre aperto e che vivo un po' come casa mia visto che l'altra mi ha tradito e ripudiato è tutto kalciomarcio, ma molto molto marcio. E non ti allontanare, di uno come te (Ju29ro di quelli col bollino blu) c'è un gran bisogno!!!!
  5. per combattere il nemico bisogna conoscerlo, no? e serve a capire anche per quali strronzate mai ci troviamo dove ci troviamo, credo pars destruens e pars construens
  6. Lettera a Beretta di 8 club di Lega: «Devi dimetterti» di MARCO IARIA (Gasport 1.-02-2012) Inter, Palermo e Cagliari guidano la rivolta De Laurentiis: «Prima cambiamo governance» Sta per partire una lettera firmata da otto club e indirizzata a Maurizio Beretta. Oggetto: la formalizzazione delle sue dimissioni da presidente della Lega di A e la convocazione di un'assemblea elettiva. Fino a ieri sera, le firme su quel documento non c'erano ancora. Un accordo verbale sì, con qualche distinguo. Le agguerrite Inter, Palermo e Cagliari tessono le fila e hanno tirato dentro (o quasi) Siena, Bologna, Cesena, Novara e Lecce. Se il presidente dei toscani Mezzaroma s'è preso una pausa di riflessione, l'a.d. leccese Cipollini si rifugia in un «non ne so niente». Otto non è un numero a caso. È il minimo indispensabile (i due quinti dei club di A) per chiedere la convocazione di un'assemblea con uno specifico ordine del giorno. Ma l'addio di Beretta non sarebbe comunque automatico. Certo, il peso «politico» di quasi metà del consesso potrebbe indurre il presidente a uscire autonomamente di scena. Se così non fosse, servirebbero 14 voti per sfiduciarlo. E arrivare a 14, al momento, appare arduo. Ci sono almeno otto società, infatti, posizionate dall'altra parte della barricata: Lazio, Genoa, Catania, Parma, Milan, Juventus, Fiorentina e Napoli. Non v'è dubbio, tuttavia, che se diventasse manifesto un malcontento che cova da mesi, ciò avrebbe un effetto destabilizzante in Lega. Antefatto Lo scorso marzo Beretta, diventato responsabile della struttura identity and communications di UniCredit, aveva annunciato l'intenzione di rimettere il mandato se l'assemblea (intesa nella sua maggioranza) gliel'avesse chiesto. Finora non è mai avvenuto. A turno, De Laurentiis, Zamparini, Cellino, Paolillo si sono scagliati contro di lui. E nell'ultima assemblea i n.1 di Palermo e Cagliari hanno abbandonato polemicamente i lavori. Da qualche giorno è cominciata a circolare una lettera in cui si chiede a Beretta, visto il doppio incarico, di fare un passo indietro. I dissidenti si sono contati e sarebbero arrivati a otto. Con Cellino a suonare la carica: «Beretta rappresenta l'immobilismo, è immobile. Ha un altro lavoro? Lavoro è una parola molto grossa, ha un hobby a UniCredit e uno in Lega, e io pago... diceva qualcuno. L'ultima cosa che si vuole è lavorare. In Lega ci vuole un presidente che ci coordini e porti avanti dei programmi, invece Beretta non riunisce i consigli, non legge mai i programmi e porta avanti i programmi per qualche singolo che gli mantiene il posto. È anche una brava persona ma non ha capito che la Lega è a Milano, non a Roma». Di tutt'altro tenore le parole dell'a.d. della Fiorentina Sandro Mencucci: «Siamo tutti coscienti del fatto che si debba trovare un nuovo presidente, ma Beretta ha svolto un buon lavoro e non ci risulta che ci sia un candidato ufficiale: non vorremmo che la convocazione di un'assemblea potesse apparire un atto di sfiducia verso di lui». Governance Ci sono società che vorrebbero evitare di arrivare allo scontro, visto che ormai mancano pochi mesi alla scadenza del quadriennio olimpico. E altre, come Udinese e Napoli, che vorrebbero compiere un salto in avanti. Perché è chiaro a tutti che il presidente di Lega — che sia Beretta o qualcun'altro — è depotenziato: tutto passa dall'assemblea, lo impone lo statuto. De Laurentiis l'ha detto ai colleghi la volta scorsa: «È inutile preoccuparci di chi fa il presidente se prima non modifichiamo la governance». A ogni modo, un nome per quella poltrona circola da tempo, da circa tre mesi: è quello dell'ex presidente (ed ex commissario) dell'Istituto per il Credito sportivo Andrea Cardinaletti. I rumors, però, non gli assegnano ancora la maggioranza necessaria di 14 voti. ********************** DIRITTI IN CHIARO: TUTTO DA RIFARE LOTITO IRRITA IL CONI di MARCO IARIA (Gasport, 11-02-2012) Quella di ieri sembrava una giornata di calma apparente in Lega. I movimenti della minoranza avvenivano, ovviamente, fuori dalle ritualità ufficiali. E così in assemblea i club hanno deciso all’unanimità di rifiutare le offerte pervenute per i diritti tv del triennio 2012-15 rimasti invenduti. Respinta al mittente la proposta al ribasso della Rai per il calcio in chiaro, cioè per le trasmissioni 90o minuto, Stadio Sprint e Domenica Sportiva, e per la radio. La Lega ha deciso di rifare il bando spacchettando i diritti televisivi almeno in due parti: così la tv di Stato potrebbe salvare i suoi programmi storici. Proseguirà per altri 30 giorni la trattativa privata con Europa 7 e Pangea per cercare un’intesa ancora difficile sulla diretta di otto squadre quelle non coperte da Mediaset sul digitale terrestre a pagamento. Lotito. Ma neanche un’assemblea di routine come questa è passata inosservata dalle parti del Coni.Il massimo organismo sportivo italiano fa sapere che «parlerà nei modi e nei tempi opportuni», ma lascia trapelare una «notevole irritazione». In particolare, per la partecipazione di Claudio Lotito ai lavori assembleari. Dopo la condanna in primo grado per frode sportiva Calciopoli e nonostante la richiesta della Lega di modificare l’articolo 22 bis delle Noif, il patron della Lazio è stato sospeso dalle cariche sociali. Nel frattempo, il Coni ha approvato le nuove norme sull’onorabilità e, di conseguenza, la Federcalcio ha inviato una raccomandata a Lotito per annunciare la sua sospensione da consigliere federale. La Lega spiega che Lotito ha preso parte all’assemblea proprio in qualità di consigliere federale delegando un’altra società il Genoa a votare per lui.
  7. SPY CALCIO di Fulvio Bianchi (Repubblica.it - 10-12-2012) Caos in Lega di A, 8 club contro Beretta: "Dimettiti" Caos in Lega Calcio: otto club (su venti) chiedono la convocazione di un'assemblea straordinaria per costringere l'attuale presidente, Maurizio Beretta, a dimettersi. E' dal marzo scorso che Beretta ha annunciato le dimissioni ma è sempre restato al suo posto perché i presidenti non si sono mai messi d'accordo su un suo sostituto (sinora sono circolati i nomi di Carraro, Camiglieri, Cardinaletti, Simonelli, ecc.) Ora la "rivolta" di Inter, Palermo, Cagliari, Bologna, Novara, Siena, Cesena e Lecce. Nel caso non venisse convocata l'assemblea straordinaria, gli otto club, che sostengono di poter arrivare a quota 12 voti, chiederebbero alla Figc di commissariare la Lega di serie A per mancato funzionamento. Insomma, un caos totale in una Lega già nel mirino, da tempo, di Coni e Federcalcio. Massimo Cellino, n.1 del Cagliari e consigliere federale, ha attaccato il presidente Maurizio Beretta, accusandolo di "immobilismo" e di aver "romanizzato" la Lega. "Non ho nulla da dire su Beretta, ma rappresenta l'immobilismo, è immobile - ha detto il presidente del Cagliari in radio - Ha un altro lavoro? Lavoro è una parola molto grossa, ha un hobby a Unicredit e un altro in Lega, e, come diceva qualcuno (Totò, ndr), io pago...". E ancora: "L'ultima cosa che si vuole è lavorare, abbiamo romanizzato la Lega. A chi lavora a Roma bisognerebbe dare il Tapiro d'oro... Se posso, a Roma nemmeno ci dormo, i politici hanno tutti la scorta e ogni volta che c'è un problema si forma una commissione". E, con il collega del Palermo Maurizio Zamparini in collegamento radiofonico, Cellino ribadisce che "se in Lega non ripristinano le regole io non ci torno, gli altri sono sull'Aventino. Serve un presidente che ci coordini e porti avanti dei programmi, invece Beretta non riunisce i consigli di Lega, non legge i programmi e porta avanti quelli di qualche singolo che gli mantiene il posto". Una battuta anche su Preziosi e Lotito e le recenti modifiche al codice etico approvate dal Coni: "Quando ti siedi al tavolo del poker, sai che il poker batte il full e devi rispettare le regole". Coni: via ai bandi dei concorsi letterari Il Coni ha rinnovato la propria tradizione culturale con l'emissione dei bandi del 46° Concorso Letterario e del 41° Concorso del Racconto Sportivo. Il Concorso più antico, che ha contribuito negli anni alla produzione letteraria di contenuto sportivo e dato nuovo impulso agli studi specializzati in materia di sport, offre la possibilità agli autori italiani di partecipare, entro il 16 aprile, con le opere editate nel 2011 in tre sezioni: 1) Narrativa - libri di poesie, romanzi o raccolte di racconti di pura creazione con argomento sportivo; 2) Saggistica - monografie, studi storico-letterari, biografie e simili, sempre di argomento sportivo; 3) Tecnica - studi specializzati in materia di sport. Il Racconto sportivo si propone di promuovere e divulgare un genere narrativo sempre più diffuso. Confermato quest' anno, dopo il successo dell'esordio, il premio 'Under 18', riconosciuto all'autore del miglior racconto sportivo scritto da un giovane nato dopo il 1 gennaio 1993. (10 febbraio 2012)
  8. JUVE E MILAN SI FANNO I DISPETTI SAREBBE ANCHE ORA DI SMETTERLA Umberto Zapelloni - Gasport 10.02.2012 Non è importante stabilire con esattezza chi abbia cominciato. Se è stato Adriano Galliani che aveva "previsto" due e non tre giornate di squalifica per Ibra dopo lo schiaffo ad Aronica oppure Beppe Marotta che domenica aveva alzato la voce per chiedere la protezione di un arbitro internazionale per la Juve dopo il rigore non visto da Peruzzo contro il Siena. Oppure se ancora prima aveva cominciato chi aveva ottenuto di non giocare a Parma o chi aveva domandato il rinvio della partita con il Napoli. Piuttosto è importante finirla subito, riporre le armi e le parole prima che gli animi si scaldino troppo e gli scherzett/dispetti si trasformino in guerre più calde che fredde. Non è stato bello e neppure educativo vedere Ibrahimovic mettere il suo ditone sulla faccia di Storari alla fine di una partita che era stata dura al punto giusto da una parte e dall'altra. Ma non è stato bello e neppure educativo sentire poi Chiellini chiedere di far ricorso alla prova tv per squalificare lo svedese, soprattutto dopo che lo stesso Storari aveva minimizzato con un intelligente "Sono cose che capitano". Botta (di Ibra) e risposta (di Chiellini) potevano bastare. Ma a sottolineare come la temperatura intorno a Milan-Juventus stia salendo oltre i limiti di sicurezza tanto da allertare la protezione civile, è poi arrivato Massimo Ambrosini che non ha perso l'occasione per buttare un po' di benzina sul fuoco prendendosela con Chiellini: "Non mi sembra simpatico andare in sala stampa ad invocare la prova tv...". Un intervento da capitano, fatto per cercare di smorzare un po' i toni e che, complice l'uscita serale di Adriano Galliani ("Chiellini mi ha molto deluso"), potrebbe invece avere l'effetto contrario. Tra Juve e Milan c'è di mezzo uno scudetto che comincia ad avere un sapore antico, il profumo di una rivalità che da anni non si respirava più, ma che adesso sta esplodendo nonostante il massimo rispetto tra le due società. La posta in palio è troppo importante per tutte e due le squadre. Per il Milan significa confermarsi, staccare l'Inter nella conta degli scudetti cittadini, avvicinarsi alla seconda stella, restare sul trono per due anni di fila come non capita dai tempi di Capello. Per la Juve di Andrea Agnelli vorrebbe dire completare la resurrezione, inaugurare la prima stagione nella nuova casa con il trofeo più ambito, riprendere quel percorso bruscamente interrotto da calciopoli ritornando in Champions con un triangolino tricolore sul cuore. Nessuno vuole mollare proprio ora. Proprio adesso che sul campo, complici gli infortuni a catena che hanno decimato la rosa di Allegri, il sorpasso sembra già avvenuto. Ma una cosa è giocarsi una partita alla morte, darsele anche di santa ragione in mezzo al prato (prato? beh, quello di San Siro andrebbe chiamato in altro modo), un'altra è scambiarsi punzecchiature davanti ad ogni microfono. Siamo contrari al silenzio stampa, apprezziamo anche i sani sfottò, ma il rumore dei nemoco a tutti i costo, come predicava Mourinho, non ci piace. E ne facciamo volentieri a meno.
  9. I NUMERI Calcio, cresce il fatturato dei 20 club più grandi Raggiunti i 4,4 miliardi di euro ( 3% rispetto all'anno precedente). Il Real primo in classifica. Cinque italiane tra le prime 20 squadre Redazione online- Corriere della Sera Economia 09.02.2'12 MILANO - I primi venti club calcistici al mondo hanno toccato in un anno il fatturato complessivo di 4,4 miliardi di euro. Una cifra in crescita del 3 per cento rispetto a quella dell'anno precedente. Questi i numeri contenuti nell'ultima edizione dello studio Football Money League 2012 pubblicato da Deloitte. Per il quarto anno consecutivo, rivela il rapporto, la composizione delle prime sei posizioni della classifica è rimasta invariata: il Real Madrid si conferma, sulla base dei ricavi, il club calcistico più grande del mondo. Seguono poi Barcellona, Manchester United, Bayer Monaco, Arsenal e Chelsea. LA LISTA - Cinque le squadre italiane presenti tra le prime 20: insieme a Milan, Inter, Juventus e Roma si unisce, per la prima volta, il Napoli. Nella top 20 l'Inghilterra è rappresentata da sei club, la Germania da quattro, la Spagna da tre e la Francia da due club. La distanza tra Real Madrid e Barcellona si riduce a 28,8 milioni da 41 milioni. La distanza tra i due club spagnoli e il Manchester, sul podio ma nel gradino più basso, supera i 100 milioni. Mentre Arsenal e Chelsea hanno mantenuto le loro posizioni, restando rispettivamente al quinto e al sesto posto, il Liverpool, dopo il primo anno senza Champions, è scivolato di un'ulteriore posizione passando dall'ottavo al nono posto. LE ITALIANE - Tra le italiane, Milan e Inter rientrano nella top ten, guadagnando rispettivamente la settima e l'ottava posizione. La Juventus invece, perdendo tre posizioni, si posiziona al tredicesimo posto, la Roma guadagna tre posizioni arrivando quindicesima mentre per la prima volta il Napoli entra nella prestigiosa classifica europea. Solo due club italiani però hanno registrato una crescita dei ricavi. Il Milan si conferma prima squadra del Belpaese con 235,1 milioni (-3,7%) di ricavi, segue l'Inter con 211,4 milioni (-6,2%). La squadra che ha registrato il maggior calo dei ricavi è la Juventus con un -24,9%. Roma e Napoli, al contrario, hanno visto crescere i propri ricavi rispettivamente del 17% e del 25% rispetto al 2009/10.
  10. Inter, Milan e Juve, fatturati in calo: Barca e Real sempre più lontane ma la serie A tiene Giovanni Capuano Panorama.it 9.02.2012 Sorpresa. Anche in mezzo alla crisi il calcio italiano tiene dal punto di vista finanziario nel paragone con il resto d’Europa e, anzi, grazie alla scalata del Napoli guadagna anche una posizione alle spalle dell’Inghilterra che grazie alle sue grandi (Chelsea, Arsenal, Liverpool, Tottenham e i due Manchester) resta il movimento più rappresentato nei Top 20 per fatturati secondo la fotografia scattata dal report ‘Football Money League 2012′ pubblicato da Deloitte. Non è però il caso di festeggiare perché l’analisi dell’andamento dei fatturati per l’anno 2011 segnala che solo Roma e Napoli - tra le cinque italiane presenti nella lista - hanno fatto segnare un incremento: da 123 a 144 milioni di euro per la Roma (occupa la 15° posizione) e da 92 a 115 milioni di euro per il Napoli (new entry al 20° posto). Inter, Milan e Juventus invece perdono complessivamente 73,4 milioni di euro e vedono allargarsi la forbice con i padroni del mercato europeo. REAL E BARCELLONA SEMPRE PIU’ LONTANE - Preoccupa che l’andamento negativo delle nostre big arrivi in una stagione in cui i Top 20 hanno generato introiti per 4,4 miliardi di euro con un tasso di crescita del 3% che - come sottolineano gli esperti di Deloitte - è in alcuni casi doppio rispetto a quello dell’economia dei paesi rappresentati. In cima alla lista resiste per il settimo anno consecutivo il Real Madrid, ormai vicino a sfondare la soglia del mezzo miliardo di euro di fatturato: 479,5 milioni di euro. Anche per gli analisti finanziari, però, siamo alle prese con una riedizione del ‘clasico’ che sta infiammando Liga e Champions League. Alle spalle del Real, infatti, cresce il Barcellona: 450,7 milioni di euro contro i 398 di un anno fa e senza poter ancora conteggiare la mostruosa sponsorizzazione garantita dalla Qatar Foundation che nei prossimi mesi dovrebbe consentire il soprasso. La classifica di Deloitte assomiglia in fotocopia a quella dell’ultima Champions League. Barcellona, Manchester United e Real Madrid sul podio come a maggio e complessivamente 6 delle 8 squadre classifica nei quarti presenti anche nella Top 10 di Deloitte (diventano 9 sulle 16 degli ottavi di finale). LA CLASSIFICA DELLA TOP TEN - Dietro le due spagnole, isola felice in un movimento altrimenti in crisi come testimonia la presenza di un solo altro club nella classifica (il Valencia che è 19° appena prima del Napoli), c’è il solito Manchester United (367 milioni di euro con un incremento di 17,2),Bayern Monaco (321,4), Arsenal (251,1) e Chelsea (249,8). Poi arriva la prima italiana che, proprio come un anno fa, è il Milan (235,1 con un calo di 8,9 milioni di euro) seguita da vicino dall’Inter (211,4 in regresso di 13,4 milioni di euro). La Juventus, penalizzata dalla mancata qualificazione alla Champions League, è 13° e perde tre posizioni oltre a 51,1 milioni di euro di fatturato con la consolazione di essere la prima italiana con lo stadio di proprietà e la prospettiva di aumentare sensibilmente i ricavi da biglietteria che nel 2011 si sono fermati a poco più di 11 milioni di euro. Al contrario la promozione della Roma (da 18° a 15°) è dovuta proprio al ritorno nell’Europa che conta, mentre la new-entry Napoli è l’esempio di come le società italiane alle spalle delle big hanno benefici dalla legge sulla vendita centralizzata dei diritti televisivi. SEMPRE TROPPO DIPENDENTI DALLA TV - Con l’eccezione del Milan, l’unica ad avere un’incidenza di ricavi proveniente dai diritti tv al di sotto del 50% (46% con 107,7 mln euro), le nostre squadre non riescono a invertire la tendenza e rimangono troppo ancorate ai soldi delle pay tv. Siamo ben al di sopra della media europea: Inter 58%, Juventus 57%, Roma 64% e Napoli 51%. Qualche esempio di come dovrebbe funzionare per avere una corretta ripartizione degli incassi? Real Madrid e Barcellona, che pure monopolizzano i diritti tv spagnoli, si fermano rispettivamente al 38% e al 41%. Le inglesi - che hanno un sistema centralizzato simile al nostro - non raggiungono in media il 40%. Il paradiso gestionale è il Bayern Monaco: 56% da merchandising, 22% da diritti tv e 22% da biglietteria. Siamo lontani anni luce. I NUOVI RICCHI - Il rapporto non manca di sottolineare i cambiamenti in atto nel mondo del calcio che stanno spostando rapidamente il centro del business dall’Europa a nuovi palcoscenici. C’è l’emergente Russia che non è ancora rappresentata nella Top 20 ma i cui club stanno incrementando i fatturati e viaggiano ora con una media intorno ai 40 milioni di euro destinata a crescere per il nuovo sistema di distribuzione della Uefa che privilegia l’ingresso di rappresentanti da diversi campionati nella fase finale della Champions League. Il trasferimento di Nicolas Anelka nella Chinese Super League ha acceso invece i riflettori sulla realtà di Pechino e dintorni con un mercato televisivo potenziale in forte espansione. E, infine, la nuova primavera del campionato brasiliano: i giovani talenti partono con meno frequenza (Ganso, Neymar e Lucas per fare qualche nome) e dal 2010 si sono moltiplicati i campioni che hanno fatto ritorno in patria: Luis Fabiano (San Paolo), Adriano (Corinthians), Ronaldinho (Flamengo),Juninho Pernambucano (vasco de Gama), Deco (Fluminense) e il prestito di Robinho.
  11. 09/02/2012 RAPPORTO FOOTBALL MONEY LEAGUE 2012 Nonostante la crisi economica, i ricavi combinati dei Top 20 Club europei sono aumentati del 3% rispetto all'anno scorso, conseguendo un tasso di crescita mediamente doppio rispetto a quello dell'economia dei paesi rappresentati (1,7% nel 2010 e 1,3% nel 2011). Questo il primo dato che emerge dal rapporto Football Money League 2012, pubblicato oggi da Deloitte. (Clicca QUI per scaricare il file). I 20 club col maggiore fatturato hanno generato 4,4 miliardi di euro, che rappresentano oltre ¼ del totale dei ricavi combinati di tutti i club europei. Nove club su venti, inoltre, hanno fatto registrare un tasso di crescita a doppia cifra rispetto all'anno precedente. L'incremento delle entrate di questi club, seppur inferiore rispetto al passato (3% contro l'8% dell'anno scorso) enfatizza la loro forza sppratutto in un momento di crisi economica generale: la loro base fedele di sostenitori, il grande appeal che posseggono a livello di commercializzazione di diritti audiovisivi, e la continua e forte attrazione da parte dei partner aziendali, li ha resi relativamente immuni alla crisi. Per il quarto anno consecutivo, le prime sei posizioni sono rimaste invariate: in testa il Real Madrid, seguito da Barcellona, Manchester United, Bayern Monaco, Arsenal e Chelsea. Al settimo posto la prima italiana, il Milan. Al Real Madrid manca ormai solo 1 anno per eguagliare il record del Manchester United, che ha dominato i primi 8 anni del Rapporto Football Money league. Il Real è tallonato dal Barcellona, la cui crescita del 13% nel 2010/11 ha consentito di raggiungere per la prima volta ricavi superiori ai 450 milioni €. La distanza tra i due, che l'anno scorso ammontava a circa 40 mln, è scesa a 29 mln quest' anno. Inoltre, la sponsorship con Quatar Foundation porterà una ulteriore spinta ai guadagni 2011/12 dei blaugrana. Ma nonostante ciò il Real Madrid può ritenersi tranquillamente al primo posto anche l'anno prossimo. Certo è che ad incidere sul risultato economico delle due squadre saranno soprattutto le rispettive prestazioni in Champions League. Ne deriva che la mancata qualificazione del Manchester agli Ottavi di Champions porterà probabilmente il gap tra il club inglese e le spagnole a oltre 100 mln. Ancora una volta i 20 club più ricchi fanno parte delle 5 grandi Leghe europee. Il paese più rappresentato è l'Inghilterra, con 6 club in classifica. L'Italia, con l'ingresso del Napoli, si piazza invece al secondo posto, rappresentata da ben 5 squadre. Seguono la Germania con 4 club, la Spagna con 3 e la Francia con 2. A cedere l'ingresso alle nuove arrivate (Napoli, Valencia e Borussia Dortmund), sono state Atletico Madrid, Stoccarda e Aston Villa. Focalizzando l'attenzione sul nostro paese possiamo notare che Milan e Inter resistono tra le Top 10 (l'Inter ha anche scalato la classifica di una posizione), mentre la Juventus scende dal 10° al 13° posto. In generale le tre italiane più scudettate hanno fatto registrare una perdita di fatturato, mentre Roma e Napoli oltre a scalare posizioni in classifica hanno visto aumentare i propri introiti. Per quel che riguarda l'impatto delle nuove regole di Fair Play Finanziario sull'andamento economico del calcio europeo, Paul Rawnsley ha commentato: "L' impegno per una maggiore sostenibilità finanziaria futura non è mai stato così forte da 20 anni a questa parte, e sta indirizzando la maggior parte delle società ad operare in un'ottica di medio lungo periodo, che si traduce nella ricerca di come generare nuovi ricavi, in investimenti sulle giovanili e nella riduzione dei costi. Deloitte Football Money League 2012 February 2012 2 MB Deloitte Football Money League 2012 (PDF) Area: Football Background Welcome to the 15th edition of the Deloitte Football Money League, in which we profile the highest earning clubs in the world’s most popular sport. The Money League is published nine months after the end of the 2010/11 season, and is therefore the most contemporary and reliable analysis of clubs’ relative financial performance. Key findings Real Madrid head the Money League for the seventh successive year and require one more year in top position in order to match the dominance of Manchester United’s during the first eight years of the Money League. FC Barcelona complete a Spanish one-two for the third successive year, whilst the top six positions remain unchanged. German club Schalke’s run to the semi-finals of the Champions League has allowed the club to claim a top ten position for the first time, climbing six places. We expect Manchester City to claim a top ten position in the next edition of the Money League. England retains the largest representation from any single country with six clubs, with the other 14 clubs from the other ‘big five’ European leagues. There are three new entries into this year’s top 20 in Borussia Dortmund, Valencia and Napoli. Download Deloitte Football Money League 2012 (PDF, 2 MB)
  12. L’AMACA Michele Serra - La Repubblica - 7.02.2012 Zapping casuale (e fulminante) domenica sera. Su Rai tre, Gherardo Colombo sostiene che il vero problema del nostro Paese non è giudiziario, è culturale: la maggioranza degli italiani non capisce a che cosa servono le regole, e fino a che non lo capirà anche il più equo dei sistemi giudiziari potrà fare ben poco. Su Raidue, in quel preciso momento, Fabio Capello, uno dei più stimati allenatori italiani, a domanda risponde che Luciano Moggi è stato un eccellente dirigente sportivo (il giovane Andrea Agnelli, pochi giorni prima, aveva detto: il migliore di tutti). Neanche mezza parola sul processo per frode sportiva, sulle schede telefoniche estere regalate agli arbitri, sull’intera, complicata ma ineludibile vicenda che chiamiamo Calciopoli. Capello ha risposto, indirettamente, a Gherardo Colombo. Confermandone la tesi. Moggi è stato “il migliore di tutti” perché ha vinto moltissimo, non importa con quali mezzi, né trasmettendo quali valori al suo gruppo di lavoro. Le ombre etiche e le macchie giudiziarie sono considerate irrilevanti perché irrilevante, in fin dei conti, è il rispetto delle regole. Per molti italiani, anche di livello (Capello lo è), le regole sono considerate, in fondo, l’ultima risorsa dei deboli e degli invidiosi.
  13. Galliani chiude San Siro di notte ma nel resto d’Europa nessuno ha cambiato i suoi calendari di Giovanni Capuano 1-02-2012 Panorama.it Ha vinto (ma solo a metà) Adriano Galliani. Non è riuscito a spostare avanti nel tempo Milan-Napoli di domenica sera come voleva, tanto da essersi esposto scrivendo direttamente al presidente della Lega Calcio. Però la sua volontà ha pesato con il risultato che nel prossimo week end in Italia non si giocherà a calcio oltre le ore 17 quando sui campi di serie A gli arbitri fischieranno la fine delle partite della 3° giornata del girone di ritorno. Un successo non solo platonico per l’amministratore delegato del Milan che eviterà così ai muscoli dei suoi calciatori lo stress di una partita quasi 10 gradi sottozero con buona pace di chi - in queste giornate di freddo intenso - si è sottoposto alla tortura. Ha rischiato la Juventus in casa contro l’Udinese sotto una fitta nevicata. Hanno sfidato la buona sorte Inter e Palermo sulla pista di pattinaggio di San Siro. Il presidente della Lega Maurizio Beretta ha precisato di aver deciso lo stravolgimento dei calendari in considerazione “dell’allerta meteo di questi giorni, con attesa, per le serate di sabato 4 e domenica 5 febbraio 2012, di un eccezionale irrigidimento delle temperature in molte città d’Italia, tra cui Cesena, Roma e Milano, con punte che potrebbero scendere nelle ore serali molto al di sotto delle medie stagionali degli ultimi decenni”. Non si poteva giocare alle 18 di sabato a Cesena (temperatura prevista -4°) e tanto meno alle 20,45 all’Olimpico di Roma (-5°). Dunque Cesena-Catania e Roma-Inter sono state spostate alle ore 15 di sabato seguendo la sorte di Milan-Napoli di domenica che, secondo i metereologi, rischiava di disputarsi a -8°. Un precedente inquietante considerato come in passato la stessa serie A abbia accettato di programmare partite senza alcuna deroga a condizioni più estreme. L’ultimo esempio risale al 20 dicembre 2009: Inter-Lazio 1-0 gol di Eto’o con colonnina del mercurio a -9° ad inizio gara. Non è la prima volta che Adriano Galliani finisce al centro di una polemica legata a cambi in corsa del calendario su richiesta. Rovente fu la lunga vigilia del derby di Milano nel gennaio 2010 preceduta dal blitz dell’amministratore delegato rossonero che fece slittare di un mese lo scomodo recupero a Firenze, originariamente programmato quattro giorni prima della stracittadina, chiedendo (e ottenendo) di giocare invece un più comodo Milan-Udinese di Coppa Italia. Si racconta che l’amministratore delegato dell’Inter Paolillo e gli altri dirigenti coinvolti avessero scoperto il tutto ad assemblea di Lega terminata da un pezzo quando faccia a faccia avevano espresso chiaramente il loro mancato gradimento. “Inaccettabile” aveva tuonato Paolillo, anche perché Milan-Udinese, al contrario di Fiorentina-Milan, si sarebbe disputata sul prato affaticato di San Siro dove il giorno successivo l’Inter doveva ospitare la Juventus. Un vero controsenso. “L’Inter non andava avvisata” gli rispose Galliani. Poi il derby lo vinse comunque l’Inter e la polemica finì lì’. Ora si ripropone con l’aggravante che siamo gli unici a preoccuparsi dell’ondata di gelo che sta investendo tutta l’Europa. Nel prossimo week end - mentre da noi alle 16,50 massimo i giocatori saranno al caldo sotto la doccia - dirigenti irresponsabili costringeranno al gelo i calciatori e gli spettatori in Inghilterra, Germania, Olanda, Francia, Belgio e Svizzera. Tralasciando la Spagna e altre nazioni mediterranee che si presume dal clima più mite. Qualche esempio? Venerdì sera alle 20 è in programma Herenveen-Roda (Eredivisie) e alle 20,30 Norimberga-Borussia Dortmund (Bundesliga). Sabato dalle 18 in poi sono in cartello Amburgo-Bayern Monaco (ore 18,30), Manchester City-Fulham (18,30), tutte le gare della Ligue1 francese con addirittura Bordeaux-Tolosa alle 21, tre partite di Eredivise olandese, tutti i match della serie A belga e Lucerna-Zurigo in Svizzera. Domenica - quando Ibra e cosi staranno bevendo il the caldo - i colleghi sfortunati di Kaiserslautern-Colonia, Marsiglia-Lione e Club Brugge-Beerschot staranno a malapena affrontando la fase di riscaldamento. E lunedì la Premier ha programmato niente meno che Liverpool-Tottenham alle ore 21. Anfield Road si trova esattamente 1244 chilometri a nord di San Siro ed è stato costruito ed inaugurato nel 1884, 42 anni prima del Meazza. Temperature previste nel week end: -6°. Perché loro sì e Milan-Napoli no?
  14. 02/02/2012 CONI: Comunicato del Consiglio Nazionale Il 219° Consiglio Nazionale del CONI, presieduto da Giovanni Petrucci, si è riunito questa mattina alle ore 11.30, a Roma per discutere il seguente ordine del giorno: 1) Approvazione verbale della riunione del 30 novembre 2011: il verbale è stato approvato all’unanimità. 2) Comunicazioni del Presidente: Prima delle relazione il Presidente Petrucci ha consegnato la stella d’argento al merito sportivo a Leoluca Orlando, Presidente della Federazione Italiana American Football. Il Presidente ha quindi parlato del momento cruciale legato alla candidatura di Roma per i Giochi Olimpici 2020, in relazione all’attesa lettera di impegno da parte del Governo da formalizzare presso il CIO entro il 15 febbraio. Petrucci ha definito “espressione di grande responsabilità” l’atteggiamento di riflessione adottato dal Presidente del Consiglio Monti, in linea con lo stile che lo contraddistingue da sempre, esprimendo fiducia per la decisione che sarà ovviamente presa nei termini previsti. E’ stato elogiato il lavoro svolto dal Comitato Promotore, in particolare quello svolto dalla Commissione presieduta dal prof. Fortis e coordinata da Franco Carraro, che ha fornito elementi di affidabilità per la competitività della candidatura, considerando i benefici legati all’incredimento del PIL dell’1,4% e dell’incremento dell’occupazione, fino a 29 mila unità nel 2020. Questi incoraggianti dati confermano come le Olimpiadi possano costituire un occasione di risveglio di orgoglio nazionale, cosa impossibile ipotizzare per un’eventuale candidatura nel 2024. Il Presidente ha poi parlato della marcia di avvicinamento ai Giochi Olimpici di Londra: l’Italia è sempre all’8° posto nella classifica per nazioni con 134 atleti già qualificati e una proiezione di 31 medaglie complessive. Sono stati ricordati i recenti, brillanti risultati come la conquista dei titoli europei da parte del Setterosa nella pallanuoto, di Arianna Fontana nello short track e di Carolina Kostner nel pattinaggio, oltre a numerosi altri brillanti risultati, in particolare negli sport invernali. Soddisfazione è stata espressa anche per il bilancio legato alla prima edizione dei Giochi Olimpici Giovanili Invernali di Innsbruck 2012. L’Italia ha chiuso l’esperienza, non solo agonistica ma anche culturale, con 2 ori, 2 argenti e un bronzo. Petrucci ha quindi ricordato l’importanza degli incontri avvenuti nei giorni scorsi con i rappresentanti del Governo, in particolare con Il Ministro del Turismo e dello Sport, prof. Gnudi, il quale ha confermato la sua vicinanza e sensibilità anche nel recepire la proposta di abbreviazione del percorso di acquisizione della cittadinanza per i giovani atleti stranieri nati in Italia – sia con il Ministro dell’Istruzione, prof. Profumo, che ha subito assicurato l’impegno finanziario del Ministero nei confronti del progetto di alfabetizzazione motoria nella scuola primaria, quindi confermato anche per quest’anno, ed anzi esteso ad altre province ed a molti istituti. Al Ministro Gnudi è stata rappresentata anche la delicata posizione del Credito Sportivo, per salvaguardare la posizione del CONI all’interno dell’Istituto. Petrucci ha quindi ribadito che il progetto di autoriforma dell’Ente, varato lo scorso 30 settembre, procede senza tentennamenti, con l’obiettivo di valorizzare lo sport per tutti, grazie ad una più efficiente collaborazione sul territorio tra tutti i soggetti interessati. Si è quindi parlato dell’istituzione dell’Osservatorio nazionale dello Sport per Tutti, il cui compito sarà quello di monitorare numeri e dinamiche di diffusione, raccogliere e diffondere le buone pratiche e definire, con l’aiuto di esperti, appositi programmi motori.Il Presidente ha quindi concluso parlando del processo di tutela del sistema di giustizia sportiva, in virtù del lavoro portato avanti dalla “Commissione di Saggi”, composta da esperti giuridici di altissima levatura, incaricata dalla Giunta di fornire concrete indicazioni sui provvedimenti da assumere. Le proposte prevedono l’adozione di modifiche e integrazioni sia allo Statuto del CONI sia ai Principi fondamentali degli statuti federali, con particolare riferimento all’abbreviazione dei termini e dei gradi della giustizia sportiva, agli effetti della decisione della giustizia sportiva, alla revisione del giudicato sportivo, alla limitazione e assicurazione del rischio federale, all’indipendenza dei giudici sportivi. E’ stato intanto nominato dalla Giunta, nella persona del prof. Giulio Napolitano, il commissario ad acta per tutte le Federazioni che dovessero avere la necessità di adeguare lo Statuto in base alle modifiche introdotte da questo Consiglio. Un altro aspetto riguarda l’integrazione dei principi fondamentali contenuti nel Codice di Comportamento Sportivo, adottato dal Consiglio il 15 luglio 2004. E’ stata altresì portata all’approvazione una delibera di integrazione del Codice di Comportamento Sportivo, con la quale, in sintonia con i principi contenuti nella Carta Olimpica e nel Codice Etico del CIO - i cui uffici hanno espressamente confermato di condividere la posizione assunta dal CONI - si prevede uno specifico principio a “tutela dell’onorabilità degli organismi sportivi”: sono automaticamente sospesi in via cautelare i componenti che sono stati condannati, ancorché con sentenza non definitiva, per i delitti indicati nell’elenco allegato al Codice o che sono stati sottoposti a misure di prevenzione o di sicurezza personale. La sospensione permane sino alla successiva sentenza assolutoria o alla conclusione del procedimento penale o alla scadenza o revoca delle misure di prevenzione o di sicurezza personale. Nel sottolineare il carattere cautelativo, e non sanzionatorio, della misura contenuta nel suddetto principio, Petrucci ha ribadito l’importanza dei valori etici insiti nello sport e dei doveri di lealtà, correttezza e probità, cui tutti i tesserati sono costantemente tenuti e, a maggior ragione, i componenti degli organismi del CONI, delle Federazioni, delle Leghe, delle Discipline associate, degli Enti di promozione, delle Associazioni benemerite. Ai dirigenti sportivi, per i fini educativi e formativi insiti nello sport, sono richiesti comportamenti esemplari per una forma di autotutela del sistema. E’ stato sottolineato come la FIGC, in relazione all’incresciosa vicenda delle scommesse, si stia muovendo con grande determinazione, grazie al lavoro del Presidente Abete e della Procura Federale guidata da Palazzi, in fondamentale sinergia con le autorità della giustizia ordinaria. A tal proposito il Presidente, ribadendo l’importanza della collaborazione tra giustizia sportiva e giustizia ordinaria, ha esortato “chi sa a parlare”. Dopo la relazione è intervenuto Chimenti (Golf) che ha sollecitato il ripristino degli Organi Direttivi dell’Istituto per il Credito Sportivo. La relazione è stata approvata all’unanimità. 3) Roma - Candidatura XXXII Giochi Olimpici - XVI Giochi Paralimpici – 2020: Il Segretario Pagnozzi ha illustrato al Consiglio le ultime novità sull’iter del processo di candidatura e sull’ordine, dopo il sorteggio effettuato dal CIO, della presentazione delle città candidate in ogni circostanza ufficiale fino al 7 settembre 2013: Istanbul, Tokyo, Roma, Baku, Doha, Madrid. 4) Statuto CONI – Principi di Giustizia Sportiva e Codice di Comportamento Sportivo: Sull’argomento è intervenuto Carraro (Membro CIO) per ribadire la necessità di rapidità dei tempi della giustizia sportiva. Il Segretario Pagnozzi ha posto in approvazione tre delibere: 1) Approvazione del Codice di Comportamento sportivo col rafforzamento di alcuni articoli riguardanti l’etica; 2) Modifiche all’art, 12, 12 bis e 12 ter dello Statuto Coni; 3) Nuovi Principi Fondamentali degli Statuti delle FSN e DSA. Le delibere sono state approvate all’unanimità. 5) Attività F.S.N.-D.S.A.-E.P.S.: Il Segretario Pagnozzi ha posto in approvazione tre delibere relative alla proroga dei termini del Commissariamento della Federazione Italiana Danza Sportiva (nella persona di Luca Pancalli), della Federazione Italiana Sport Invernali (nella persona di Franco Carraro) e della Federazione Italiana Gioco Bridge (nella persona di Marcello Marchioni). Le delibere sono state approvate all’unanimità. 6) Affari amministrativi e bilancio CONI: nessun argomento da deliberare. 7) Varie: Non avendo null’altro da deliberare il Consiglio Nazionale ha concluso i suoi lavori alle 12.45.
  15. Agenzia delle entrate Il fisco "entra" nel mondo del calcio: verifica su tassazione per cessione giocatori avvenire.it 28 gennaio 2012 Faro del fisco sul mondo del Calcio, con l'obiettivo di verificare preventivamente le modalità di tassazione Iva sulle vendite dei calciatori. Un tavolo - secondo quanto ha appreso l'Ansa - si è aperto tra il direttore delle Entrate, Attilio Befera e i presidenti della Lega Maurizio Beretta e della Federcalcio, Giancarlo Abete. Incontri tecnici - ai quali avrebbe partecipato anche il presidente della Lazio, Claudio Lotito, che in passato ha ottenuto per la sua società una rateizzazione da primato di un debito con il fisco - si sono tenuti nelle ultime settimane nella sede dell'Agenzia delle Entrate in particolare per affrontare il nodo della tassazione Iva per le compartecipazioni dei calciatori. Il tema è certamente "tecnico" ma, tradotto in pratica, risulta di grande rilevanza economica, visti gli importi milionari delle cessioni sui quali si applica un'Iva che è ora del 21% (e presto salirà al 23%). Le modalità di applicazione della normativa fiscale per l'acquisto dei giocatori sono da sempre un capitolo complicato. Molte sono le "voci" che compongono il costo finale (o il prezzo che si paga, a seconda del punto di vista). Talvolta, poi, entrano in campo i complessi meccanismi delle normative tributarie internazionali, diverse da Paese a Paese. A complicare il quadro è poi il meccanismo di "cessione in compartecipazione". È proprio su questo aspetto che il fisco avrebbe acceso il proprio faro. Il nodo tecnico è più complesso di quello che potrebbe apparire dalla semplificazione giornalistica: nella realtà quella che viene raccontata come la cessione a metà di un calciatore è la sintesi di una vendita al 100% con il diritto di partecipare per il 50% del valore della cessione agli ulteriori effetti patrimoniali dovuti alla titolarità del contratto (in pratica al valore della vendita successiva). Sul tema - secondo indiscrezioni - c'è da parte dell'Agenzia delle Entrate una lettura diversa rispetto alle regole finora seguite in base alle regole della Federcalcio che sarebbero state predisposte anche in base alle indicazioni arrivate dalla Commissione di Vigilanza della Società di Calcio (Covisoc) guidata nel recente passato da un tributarista internazionale di calibro, Victor Uckmar. La filosofia del confronto, secondo quanto si è appreso, è quello di fare una verifica preventiva che consenta di guidare i club ad applicare la normativa Iva seguendo criteri condivisi. Ma certo per le società di calcio è probabile che in futuro le nuove modalità non siano indolori, a "costo zero", ma comportare un aggravio d'imposizione, anche se ovviamente ogni cessione è un caso a sè. È già da alcuni anni che il fisco e il mondo del calcio sono impegnati a garantire e rafforzare l'attività di controllo fiscale delle società e la regolarità dei campionati calcistici. Un protocollo, che prevede un fitto scambio di informazioni, è stato firmato tra Agenzia delle Entrate e Figc lo scorso dicembre e prevede tra l'altro che la federazione comunichi subito alle Entrate l'elenco delle società sportive professionistiche, completo di denominazione societaria e codice fiscale. A sua volta l'Agenzia delle Entrate è impegnata a fornire alla Federcalcio, entro il prossimo 31 maggio, i risultati dei controlli fatti sulle dichiarazioni dei redditi e su alcuni adempimenti (compreso il pagamento di cartelle esattoriali) relativi ai pagamenti Ires, Irap, Iva e Irpef per i periodi d'imposta 2009 e 2010.
  16. MORATTI IN VENDITA da 'L'Espresso' del 2 febbraio 2012 pagg. 102-3-4-5 Mezzo miliardo di perdite grazie all'Inter di Massimo e alle iniziative tecnologiche di Gian Marco. Ecco cosa c'è dietro l'ipotesi di cedere una quota della Saras. di Luca Piana Non c'è solo la rimonta dell'Inter nel campionato di calcio. In queste settimane una questione più delicata per gli affari di famiglia costringe i Moratti a trattenere il fiato. A Milano, nel grattacielo della Saras, la principale delle loro aziende, vengono seguite passo dopo passo le conseguenze dell'embargo deciso dall'Unione europea sulle importazioni di petrolio dall'Iran. Tra i barili di greggio utilizzati per produrre carburante nella loro raffineria di Sarroch, in Sardegna, quasi uno su dieci arriva dal Paese degli ayatollah. E la perdita degli approvvigionamenti rischia di essere un duro colpo perché la Saras e tutte le raffinerie europee già oggi soffrono terribilmente l'aumento dei prezzi, al punto che la lobby dei petrolieri ha pubblicamente chiesto al governo di Mario Monti lo stato di crisi. Al di là delle pressioni sul governo, i Moratti hanno però fatto un passo che rivela una possibile svolta nella loro storia familiare. Già dalla scorsa primavera stanno sondando il mercato per vedere se c'è qualcuno interessato a comprare almeno una quota dell'impianto di Sarroch, inaugurato dal capostipite Angelo nel 1965 e da quel momento fonte di tutte le loro ricchezze. Cedere anche la metà di un bene così cruciale in un momento tanto negativo di mercato, sarebbe un cambiamento epocale, che mostra forse come Gian Marco e Massimo, i due figli ai quali Angelo aveva lasciato la guida dell'azienda in una famiglia dove le donne erano escluse dai posti di vertice, nutrano qualche timore per il futuro industriale del loro gruppo. E magari sentano, restando nel campo delle ipotesi, il colpo delle perdite accusate in alcuni business personali, dall'Inter di Massimo alle iniziative tecnologiche di Gian Marco e della moglie Letizia, ex sindaco di Milano. Perdite stimabili, negli ultimi tre anni, in circa 500 milioni di euro. A dire il vero, la ricerca di un alleato disposto a contribuire agli investimenti necessari per superare il momento buio della raffinazione sembra che si stia rivelando complicata. A quasi un anno dalle prime ammissioni del management con gli analisti, a quanto è dato sapere non si sarebbe ancora arrivati a un nome certo. Rispetto all'ultima dichiarazione di dicembre ("continuano i rapporti, anche informativi, con controparti industriali, che possono riguardare operazioni sia commerciali che strategico-industriali", aveva detto la Saras), fonti vicine alla famiglia ribadiscono a "l'Espresso" che non ci sono novità imminenti sull'arrivo di un partner: "Ammesso che accada, ci vorrà ancora tempo". Per i non addetti ai lavori, immaginare i Moratti in crisi o alle prese con la necessità di ricercare capitali esterni appare quanto meno sorprendente. Il loro è, infatti, uno dei nomi più noti del capitalismo italiano, anche se l'effettiva consistenza del loro patrimonio resta segreta. Gian Marco, 75 anni, è noto in città per essere stato lo sponsor delle milionarie campagne elettorali della moglie. Mentre Massimo, 66 anni, si calcola che in 17 anni di Inter abbia speso per sostenere la squadra circa un miliardo (vedi articolo nella pagina a fianco). Nessuno mette in dubbio la solidità del patrimonio familiare. È vero che Massimo si è fatto più attento e che nemmeno i suoi tifosi lo definirebbero oggi "lo sceicco del pallone italiano", come disse Fedele Confalonieri, grande amico del rivale milanista Silvio Berlusconi. Ed è anche vero che, durante le indagini della magistratura - poi archiviate - sul collocamento in Borsa di Saras nel 2006, un fiasco per gli investitori, spuntarono alcune mail dove un banchiere sussurrava che "uno dei fratelli" fosse indebitato per oltre 500 milioni. Furono però Gian Marco e Massimo, interrogati come persone informate dei fatti, a smentire difficoltà di questo genere. E fra chi li conosce c'è chi dice che i quasi 1.800 milioni di euro incassati sui loro conti personali con il collocamento siano ancora tutti lì, intatti. C'è poi un ulteriore fatto che rende lecito supporre che la famiglia possa contare su risorse più ampie delle partecipazioni rintracciabili negli atti delle loro società e delle loro proprietà immobiliari, disseminate dalla centralissima via Laghetto a Milano alla zona chic di Cortina d'Ampezzo, dall'isola di Saint-Louis sulla Senna parigina al magnifico Central Park di New York. Nella struttura proprietaria della Saras (vedi figura a pagina 106) sono infatti presenti solo i figli maschi di Gian Marco e Massimo. Si dice che Angelo Moratti fosse contrario per principio alla presenza delle figlie nei ruoli aziendali perché temeva che si sarebbe aperta la strada a un'incontrollabile frammentazione della proprietà. Gian Marco e Massimo, chissà se per scelta o se per vocazione delle loro cinque figlie femmine, quanto meno nella Saras hanno continuato a seguire le direttive paterne. E così la nuda proprietà dell'accomandita che ne custodisce la maggioranza fa capo da diversi anni ai quattro figli maschi (la gestione è ancora in mano ai genitori, con Gian Marco presidente e Massimo amministratore delegato). È però immaginabile che, nella suddivisione dei beni accumulati dal nonno e dai genitori, anche le ragazze Moratti abbiano avuto la loro parte, senza darne troppa pubblicità. Perché dunque cercano un socio forte per la Saras? E perché la raffineria è in difficoltà? Dare una risposta plausibile alla prima domanda è difficile, perché riguarda in parte gli affari di famiglia. Affari che, a dispetto del patrimonio finanziario che è possibile attribuire loro, se si guardano le aziende personali negli ultimi anni non sono andati granché bene. Fornire un dato complessivo potrebbe essere fuorviante, perché nessuno dei due rami familiari ha una vera capogruppo che pubblichi un bilancio consolidato. A spanne si può però dire che, sommando le perdite accumulate dal 2008 al 2010 dalla Securfin (lato Gian Marco) e dalle sue partecipate sparse fra Lussemburgo, Stati Uniti, Olanda e Germania, nonché dall'Inter (lato Massimo) e dalle società raccolte sotto il cappello della Cmc, il rosso complessivo sfiora il mezzo miliardo di euro. E se è vero che la passione ultrà del patron nerazzurro è certamente dispendiosa, i dati sembrano smentire la vulgata che attribuisce a Gian Marco un bernoccolo degli affari più aguzzo: la controllata tedesca Syntek Capital, nata per investire nelle nuove tecnologie, ha perso negli ultimi anni 202 milioni, ai quali vanno aggiunti quelli riferibili alla controllante olandese Golden.e, ora annunciata come prossima alla chiusura. La Saras, dunque. In questi anni di tensione sul prezzo del petrolio ma anche di crisi economica in Europa, i raffinatori stanno vivendo un momento buio. Semplificando al massimo, si può dire che comprano il greggio a caro prezzo dai Paesi produttori ma vendono i carburanti a fatica in casa, dove i consumi sono diminuiti. Una volta la benzina prodotta a Sarroch trovava la via degli Stati Uniti. Ora invece sono le raffinerie americane che possono vendere in Europa i loro carburanti, perché per la prima volta il mercato Usa non assorbe tutta la produzione. E pure i cinesi stanno mietendo successi, con grandi recriminazioni da parte degli operatori europei che li accusano di godere di normative ambientali meno severe. Se il presente è duro, il futuro rischia di non essere migliore. Dice Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia: "Nemmeno quest'anno lo scenario è destinato a cambiare. Negli Stati Uniti e in Europa i consumi di benzina e gasolio sono previsti in calo e in Italia, se la recessione sarà dell'entità che si teme, andrà anche peggio che altrove. Per i raffinatori si tratta di un contesto molto complicato: anche gli impianti particolarmente sofisticati come quello di Sarroch non riescono a ottenere margini sufficienti per coprire il costo del greggio e gli oneri per lavorarlo". Le cose si vanno complicando, fra l'altro, per alcune raffinerie italiane che hanno impianti fatti per lavorare i greggi dell'Iran, ora sotto embargo. Ma non tutti i mali vengono per nuocere: la Saras, non sapendo dove mandare la benzina, è l'origine di gran parte dei volumi che attualmente vanno alle cosiddette "pompe bianche", quelle al di fuori dei circuiti delle grandi compagnie che le ultime liberalizzazioni vorrebbero più diffuse. In tutta Europa, però, diverse raffinerie stanno chiudendo, mentre i produttori dell'Est hanno messo nel mirino gli impianti migliori. Spiega Tabarelli: "I russi sono interessati a comprare e hanno potenzialità enormi: basti pensare che, per loro, il costo di estrazione del petrolio è di 3-4 dollari al barile, rispetto ai 105 dollari a cui vendono attualmente quello di qualità Ural. Il problema è che sanno quanto sia difficile la situazione delle raffinerie europee. E aspettano il momento giusto per comprare". Un'attesa opportunistica che, però, potrebbe indurre i Moratti a resistere fino a quando il peggio sarà passato. I più svelti a vendere, in Italia, sono stati i Garrone, che nel 2008 hanno ceduto il controllo dell'impianto siciliano di Priolo alla russa Lukoil, che aveva interpellato pure la Saras. In tempi più recenti, invece, contatti ci sono stati certamente con il colosso moscovita Gazprom, ma sono circolati anche i nomi della kazaka KazMunaiGaz e dell'azera Socar. In teoria, per sfruttare il boom dei consumi di carburante previsto nei prossimi anni non solo in Russia ma anche in Asia, America Latina e Medio Oriente, la crisi potrebbe offrire un'occasione d'oro agli imprenditori che avessero le risorse e la capacità di compiere il salto di qualità. I Moratti, forse, i quattrini per provarci li avrebbero anche. Ma trovare il coraggio di farlo davvero è un'altra cosa.
  17. ESCLUSIVA JULIVE24- Cobolli Gigli:”Se fossimo andati al TAR, ci avrebbero estromesso dal calcio giocato” Scritto da Gaetano Cantarero Lunedì 23 Gennaio 2012 20:09 E’ stato il presidente degli anni “caldi e particolari”, con calciopoli e la serie B per la Juventus. Giovanni Cobolli Gigli in carica come presidente della Juventus dal 2006 al 2009 ha rilevato la triade vincente con un compito davvero durissimo: rifondare la Juventus dopo che era stata distrutta. Julive24.it ha incontrato in esclusiva l’ex presidente bianconero: Giovanni Cobolli Gigli, da due anni e mezzo non è più il Presidente della Juve. Quanto le manca il mondo bianconero? Io ho vissuto tre anni e mezzo intensissimi nell'ambiente Juve e di sono stato molto bene però la mia abitudine, come in amore, è che quando un amore finisce giro pagina e guardo avanti. Quindi ho un ricordo importante ma non mi manca nulla. Nel periodo in cui lei era presidente arrivavano molte critiche dai media per il mercato. Se potesse tornare indietro farebbe delle scelte diverse? Certamente se avessi la possibilità di tornare indietro non rifarei alcune cessioni, come Criscito e Nocerino. Inoltre avrei cercato di trovare un ruolo a Giovinco, anche se la sua partenza è stata successiva a quando io ho lasciato la presidenza. Avrei puntato di più su dei brillanti giovani italiani che insieme a Marchisio, che adesso è diventato una stella, confermavano la bontà del nostro vivaio. Nel 2006 la vecchia società aveva lasciato in eredità una squadra fantastica. All'epoca avevate preventivato di cedere magari i migliori calciatori, come Ibra, in prestito per poi riportarli a Torino dopo l'anno in Serie B? Le posso dire con assoluta franchezza che noi abbiamo fatto di tutto per trattenere Ibrahimovic, aiutati anche da Nedved che ha provato in tutti i modi a convincerlo. Lui in realtà ha fatto una scelta di libertà, in sintonia con il suo procuratore, e coerente con il suo modo di fare, perché adesso abbiamo visto come dall'Inter è andato al Barcellona e poi al Milan. È un giocatore a cui piace fare esperienze differenti. Da poco più di un anno Andrea Agnelli è diventato presidente della Juve. Come valuta l'operato del numero uno bianconero, soprattutto in relazione al capitolo Calciopoli? Io credo che sulle base di ciò che è emerso recentemente riguardo i processi sportivi e in particolare riguardo al fatto che allora non era stata fornita tutta la documentazione relativa alle intercettazioni telefoniche, poiché l'allora procuratore Narducci e Auricchio decisero di fornirne solo una parte, Agnelli ha fatto bene ha sollevare la questione e spero che faccia valere i diritti che ritiene di vantare anche se credo che sia una sfida difficile. Se poi lo giudico come presidente di una squadra di calcio, a prescindere da Calciopoli, devo che l'anno scorso non ha avuto fortuna ma quest'anno ha fatto scelte importanti e, da tifoso, sono soddisfatto non solo dei risultati ma soprattutto dal gioco e dalla mentalità che la squadra esprime in campo. Come mai, nel 2006, la società da lei presieduta, decise di non proseguire la battaglia legale? Sostanzialmente ci rendemmo conto che il mondo della giustizia legata al calcio, in particolare la UEFA, ci avrebbero estromesso definitivamente dal calcio giocato se noi avessimo continuato con il ricorso al TAR. In più c'erano alcune sentenze di quell'epoca del tribunale amministrativo che ci fecero capire che non potevamo ottenere la sospensiva della decisione che ci aveva spediti in Serie B. E quindi, dopo un lungo CDA, decidemmo di restare nell'ambito della giustizia sportiva. Analizzando la Juve che lei costruì al ritorno dalla Serie B, l'uomo che doveva guidare la ribalta bianconera era Claudio Ranieri. Perché si scelse di allontanarlo dalla Juve a due giornate dal termine del campionato? Io ho molta stima di Ranieri come uomo e come allenatore. All'epoca lui aveva ricevuto dei messaggi chiari dalla proprietà, cioè dall'ingegner Elkann, che in una serie di dichiarazioni aveva sollevato forti dubbi sul futuro di Ranieri. Indubbiamente le ultime gare della Juve non furono brillanti e allora decidemmo di lasciare il rapporto con Ranieri. Io giudico la scelta corretta anche se riconosco al mister un ottimo lavoro alla Juve, compresa la sfida di Champions contro il Chelsea dove uscimmo dalla competizione dopo due sfide tiratissime ed equilibrate. La Juve adesso, dopo due anni difficili, sembra rinata. Quanti meriti ha Antonio Conte? Rilanciare giocatori che la scorsa stagione erano giudicati mediocri, come Pepe, vuol dire che è cambiato qualcosa al timone della squadra. Del Neri non è un allenatore da Juventus, Conte invece sta dimostrando di meritare la panchina di una grande squadra. La Juve quest'anno sta esprimendo un bel calcio. Domina la gara, fa possesso palla e vince. Dove può arrivare questa squadra? Io credo che un rinforzo in difesa e uno centrocampo, visto anche che Marchisio mancherà per un po'. Se arriverà un giocatore come Caceres dietro e centrocampista, oltre a Borriello che ha sistemato l'attacco, la squadra potrà lottare fino alla fine con la stessa mentalità e la stessa grinta. Quanto fa paura il Milan, con il talismano Ibra che vince sempre lo scudetto da 8 anni? Io ho molta stima del Milan e dei suoi dirigenti, tanto che io auguro ai rossoneri di andare più avanti possibile in Champions e magari di vincerla così forse può perdere un po' di concentrazione in campionato. Credo che Conte non si nasconda più, ormai la Juve ha il diritto e il dovere di provare a vincere lo scudetto. Se non sarà primo posto almeno secondo, ma credo che la Juve ha dimostrato di potercela fare ed inoltre in questo girone di ritorno, tranne la sfida con il Milan a San Siro, gli scontri diretti li giocherà tutti in casa. Quanto conta la "bolgia" che si vive allo Juventus Stadium sui giocatori bianconeri? lo stadio è un elemento molto importante. In primo luogo perché è quasi sempre esaurito e poi perché, e chi c'è stato lo sa, oggi più che mai per l'atmosfera che si respira i tifosi sono davvero il dodicesimo uomo in campo. Secondo lei nel mercato di gennaio le trattative in uscita, Krasic su tutti, possono essere determinanti per gli acquisti? Non si quale sia il valore di tutte le trattative che la Juve farà in uscita certo è che Krasic nella passata stagione aveva un valore invece adesso, visto che non gioca, ne avrà un altro che non può non essere inferiore. È giusto che la società faccia le proprie scelte e secondo ciò che ha dettato Conte è giusto cedere Krasic e altri. Domani c'è la sfida di Coppa Italia conto la Roma. La Juve, che non vince un trofeo importante da 6 anni, potrebbe iniziare a riprendere confidenza con la vittoria magari grazie alla coppa Nazionale? Vincere la Coppa Italia potrebbe valere molto. Quando io ero presidente volevo raggiungere questo traguardo e mi dispiacque parecchio quando Ranieri non riuscì a superare il turno contro la Lazio. Credo che la Coppa Nazionale sia di fondamentale importanza
  18. Sangue e raggi ultravioletti: il nuovo doping di LUCA GIALANELLA (Gasport 20-01-2012) La notizia arriva da Erfurt, in Germania, finora conosciuta perché nella locale università studiò Martin Lutero, ispiratore della Riforma protestante. Ma adesso la città della Turingia potrebbe diventare ancora più famosa per uno scandalo doping che sta facendo tremare il Paese. Un medico, un' inchiesta penale, una pattinatrice, forse altri sportivi. Al centro il trattamento del sangue con i raggi ultravioletti. In Spagna, nel 2006, l' Operacion Puerto e le 200 sacche di sangue, «pulite», congelate e riutilizzate. In Italia, nel 2009, l' ozonoterapia del medico Lazzaro (poi assolto), cioè l' arricchimento del sangue con ozono che faciliterebbe il flusso di ossigeno. Adesso, dalla Germania, un trattamento già noto dagli anni Settanta e comunque vietato dal codice mondiale antidoping Wada, che punisce qualsiasi manipolazione del sangue. Come funziona? Il sangue, estratto dall' atleta, passa in una macchina dove viene esposto per 15' alla luce ultravioletta, e poi reinfuso. Questa azione stimolerebbe le proteine del sangue e avrebbe un effetto sul sistema immunitario: migliore ossigenazione nei muscoli e azione antiinfiammatoria. «Non vedo un legame diretto con il doping ematico classico - spiega il professor Giuseppe D' Onofrio, illustre ematologo -. Invece il trattamento del sangue con i raggi ultravioletti è molto avanzato a livello scientifico nella cura dei malati trapiantati, soprattutto con cellule staminali, per combattere le reazioni di rigetto al trapianto. Ma qui si lavora su una sacca di sangue con globuli bianchi, non rossi: la luce ultravioletta serve per far reagire un farmaco, non per sterilizzare il sangue, che non serve. Direi che questa tecnica tedesca ci porta nello stesso campo dell' ozonoterapia: un modo più o meno artigianale di lavorare sul sangue senza troppe basi scientifiche»
  19. SPY CALCIO Fulvio Bianchi Diritti tv, la Lega apre le buste Rai, giornalisti in agitazione 19-10-2012 Un incontro informale a Milano, in Lega di serie A: procede il piano per la vendita dei diritti tv dal 2012 al 2015, con una cifra globale che toccherà 1 miliardo a stagione. Le emittenti (e radio) interessate hanno tempo sino alle 12 del 27 gennaio per presentare le loro offerte. Poi le buste saranno aperte e un'assemblea di Lega deciderà se accettarle o meno. Qui si gioca il destino soprattutto della Rai e di una trasmissione storica come Novantesimo Minuto (oltre a Stadio Sprint). Il direttore generale, Lorenza Lei, non ha ancora deciso che tipo di offerta fare, tenendo conto che anche Mediaset sta facendo un'azione di disturbo e sembra intenzionata a concorrere. E' chiaro comunque che nessuno è pronto a spendere i 25 milioni a stagione, come chiedeva la Lega, per diritti, quelli in chiaro, che valgono sempre meno. Sia Rai che Mediaset "giocheranno" al ribasso. Sicuro invece che la Rai salverà i diritti radiofonici. Ma intanto a Rai Sport i giornalisti hanno tenuto di recente un'assemblea e sono in "agitazione", pronti (eventualmente) a scioperare. Che farà l'azienda? Il direttore di Rai Sport, Eugenio De Paoli, si è sempre battuto per salvare gli sport più importanti (anzi, lui vorrebbe riprendere anche tennis e rugby) ma la scure si asta abbattendo a Saxa Rubra... Ecco perché Milan e Psg non vogliono Paolo Maldini Paolo Maldini, ex grande campione del passato, si è sfogato per l'ennesima volta: "Il Milan mi dice di no e anche al Psg mi hanno chiuso la porta. Leonardo e Allegri mi volevano ma le due società hanno detto di no". E poi una frase offensiva per chi lavora al Milan: "Non ho altri fini che il bene della società, magari per qualcuno questo è un problema...". Perché, secondo lui, Galliani, Braida, Gandini e tutti quelli che lavorano per il Milan che fini hanno? "Remano" contro? Non scherziamo. Maldini è stato un grande calciatore, di quelli che hanno fatto la storia del Milan: ma non ha nessun diritto (divino) di tornare in società. Cosa vuole fare? Cosa sa fare? Ha studiato da allenatore, da manager? Niente: è stato solo ad aspettare una chiamata. Come se fosse un atto dovuto. La Figc aveva pensato a lui come uomo-immagine, poi, saggiamente, ha rinunciato. Al Milan, Maldini avrebbe fatto da "punto di incontro fra squadra e società". Che ruolo è? Il Milan, lo ricordiamo, è fra le società più organizzate in Europa. Probabilmente la numero 1 in Italia. E per Maldini non c'è posto: a questo punto dovrebbe farsene una ragione, no? Riforma campionati: Lega B e Pro aspettano di partire Non è una strage come lo scorso anno ma anche in questa stagione i campionati di Lega Pro, fra sentenze del calcio scommesse e ritardati (o mancati) pagamenti, sono falcidiati dalle penalizzazioni. Ultimamente sono state deferite Como, Taranto, Giulianova, Treviso, Pergocrema, Siracusa e Spal. E non è finita qui. Basta pensare che nel girone A di Prima divisione sono già nove le società penalizzate, nel B cinque. Fa bene, anzi più che bene, il presidente della Lega Pro, Mario Macalli, a puntare su un format con un massimo di 60 club, divisi in tre gironi. Ma sessanta club "puliti", sani, in grado di pagare regolarmente stipendi e Irpef, e che non falliscano strada facendo. Il progetto di riforma va avanti, presto (si spera) dovrebbero parlarne in consiglio federale. Anche perché pure la B aspetta risposte rapide. Andrea Abodi ha già fatto approvare dalla sua assemblea un piano che prevede di scendere da 22 a 20 club nel giro di un paio di stagioni. Ma adesso aspetta il via libera. E la serie A? Silenzio totale: una volta c'erano 18 club con quattro retrocessioni, ora sono venti con sole tre retrocessioni. Credo che sia molto difficile, forse impossibile, convincere i presidenti a tornare indietro. Certo, i grossi club (Inter, Milan, Juve, eccetera) sono per un campionato più snello, più interessante e che lasci maggiori spazi di manovra per programmare le partite, anche serali (ma è curioso che qualcuno si sia accorto adesso che d'inverno fa freddo...). Le tv pagherebbero la stessa cifra di adesso anche se il campionato fosse a 18 squadre: anzi, sarebbe ancora più attraente e con un divario minore fra prima e ultima. Ma nessuno si muove. Le norme etiche del Coni non riguardano solo Lotito... Fuori i dirigenti condannati: Giovanni Petrucci quando dice una cosa, la fa. Ha promesso, il n.1 dello sport italiano, norme etiche più in linea coi tempi (e coi reati), ed ecco che la prossima Giunta del Coni, il 2 febbraio, approverà il lavoro dei saggi. "Non tutto ciò che è lecito è morale", sostengono dal Coni. Le norme saranno poi ratificate dalle Federazioni. Non interessano solo Lotito, patron della Lazio, che in futuro non potrà più sedere in consiglio federale della Figc, ma anche Morzenti che vorrebbe ricandidarsi alla Federsci (l'attuale commissario, Franco Carraro, non si pensa nemmeno). E riguarda tutti quei dirigenti che hanno avuto condanne penali, anche se di primo grado. (19 gennaio 2012)
  20. Parigi e dintorni. PSG-TEVEZ, E ORA COME LA METTIAMO CON IL FAIR-PLAY VOLUTO DA PLATINI? di Alessandro Decalò (GaSport 18-01-2011, pag. 39) I cartesiani che allungano il naso sul Lungosenna forse arricciano la fronte davanti al nome diT evez. Non finirà come Beckham e Pato? LoSpice Boy doveva mettere Parigi, almeno per un giorno, al centro del calcio. Niente. E il Papero sappiamo dov’è rimasto. Che succede, dunque?Ogni medaglia ha due facce, e nella capitale francese si dà luce anche all’enigmatico profilo di Leonardo, grand maitre del Psg italiano. Les italiens, si sa, sono spesso sinonimo di faciloneria, presunzione, vaga affidabilità. Leo tira dritto. Il suo patron, lo sceicco AlThani, è buonamico del presidente Sarkozy.Quando non può essere presente allo stadio, si guarda la partita a casa: la trasmette la sua tivù, che si chiama Al Jazeera. Carlo Ancelotti è stato chiamato, da poco, a dare corpo e sostanza al grandioso progetto sgorgato dai petrodollari. La sua calata nella capitale francese suona come il fischio di un turbo. Deve accelerare il decollo iniziato dal povero Antoine Kombouaré, tecnico sconosciuto fuori dalla Francia, ma vecchia bandiera del club targato per molti anni Canal Plus. C’è sempre una tivù, di mezzo. L’obiettivo dei signori del petrolio è di investire molto denaro in club di calcio per ottenere ricavi, partite di giro,prestigio e molte altre cose che generano un utile. I tempi sono stretti. Questa è l’ora di spendere. In estate, Leo è stato bravissimo a prendersi Menez per 8 milioni stracciati e Sirigu per 3,5. Poi, però, ha dovuto premere l’acceleratore e ha messo sul piatto 42 milioni per Pastore, bruciando nello sprint il Chelsea. Chi la fa l’aspetti. Abramovich, negli ultimi anni, è stato uno dei protagonisti dell’aumento dei prezzi sul mercato. Ogni nuovo ricco che entra nel circolo dei grandi club europei, alza l’asticella: dopo i 37milioni per Tevez, sono pronti altri 30 per Kakà. Il problema è che tutto questo succede nella Francia di Michel Platini, l’uomo del fair play finanziario che dovrebbe mettere la museruola ai big. Come ha detto ieri Blatter, Platini è destinato a diventare presidente della Fifa. Magari lo sarà anche nel 2022, quando i Mondiali di calcio si giocheranno in Qatar. E’ quella la buca a cui guardano i signori del petrolio.
  21. SPY CALCIO (Fulvio Bianchi) Governo calcio, via libera a Lotito E adesso cosa farà Abete? "I principi etici non prevedono pareri interpretativi": il presidente del Coni, Giovanni Petrucci, è stato durissimo nei confronti della Cgf (corte giustizia federale) della Figc che ha dato ragione a Claudio Lotito. Secondo un parere (consultivo) di questa Corte, presieduta da Giancarlo Coraggio, il presidente della Lazio, pur condannato in primo grado nel processo di Calciopoli, può ancora far parte del consiglio federale della Figc. Secondo le norme del Coni- varate il 20 dicembre all'unanimità dalla Giunta (di cui fa parte anche Giancarlo Abete) e redatte da Giulio Napolitano, figlio del Presidente della Repubblica- Lotito decade (ma non come presidente della Lazio) e non può più rappresentare la Lega di A (insieme con Beretta e Cellino) nel governo del calcio. La stessa Figc è rimasta sorpresa dalla "allucinante" ingerenza della Cdg in questioni che riguardano il Coni: adesso il prossimo consiglio federale del calcio (ma quando?) deve recepire, come tutte le altre Federazioni, la normativa del Coni. Non si sfugge. Abete non può fare diversamente. Solo che al prossimo consiglio federale, forte del parere (consultivo, come detto) della Cgf, si presenterà anche Lotito: e allora saranno scintille. Fra il n.1 della Lazio e Coni-Figc c'è ormai una serie di lunghi attriti, almeno negli ultimi tempi. Intanto, Lotito è stato fra i pochi (l'unico?) fra i grandi presidenti di A, a chiedere la testa di Abete dopo il fallimento dei Mondiali del Sudafrica 2010. E anche in consiglio federale, soprattutto sul contratto collettivo, fra i due sono state sovente scintille. Nell'ultimo C. f., il 20 dicembre, Lotito inoltre è quasi venuto alle mani col revisore dei conti Salvini, e sono dovuti intervenire per fare da pacieri alcuni dirigenti (per fortuna non è previsto un reality show...). Col Coni, i rapporti di Lotito sono, se possibile, anche peggiori: ritardati pagamenti del contratto di affitto dell'Olimpico, sino ad arrivare ad ingiunzioni varie. Duri attacchi contro gli "estorsori" del Foro Italico, e conseguente lunga inibizione. Questo contratto dello stadio non piace a Lotito, e vuole rivederlo: ma, almeno per questa stagione, lo ha firmato e quindi deve pagare le rate di affitto (come fa d'altronde la Roma). In mezzo a questo, c'è stata (c'è ancora) la battaglia dei biglietti omaggio, ridotta dal presidente laziale e che il Coni non ritira più. Insomma, fra Lotito e Petrucci c'è una lunga guerra che pare non finire mai. Ora questo parere della Cdg ha innescato altre polemiche, e Abete dovrà mettere, speriamo presto, una parola fine. Lotito, indubbiamente, è stato fra gli innovatori del nostro calcio: ma ultimamente, oltre a non pagare (regolarmente) l'affitto, ha deciso di scendere in campo contro le istituzioni dello sport. La sua Lazio è fra le realtà più positive del nostro campionato, e sta lottando ancora per tre traguardi importanti (in campionato, Coppa Italia ed Europa League). Inoltre il presidente è convinto che il club abbia bisogno di un suo impianto (più piccolo e più funzionale, da circa 40.000 posti) e combatte contro la burocrazia, facendosi vedere sovente in "Transatlantico". E per di più è direttamente impegnato nel rilancio della Salernitana, una piazza estremamente importante, e pare interessato, con amici, anche al Pergocrema e al Bolzano (dove c'è la possibilità di costruire un nuovo stadio, a pochi chilometri dalla città, e con un vasto centro commerciale). Calcioscommesse e Lega Pro, entrano in campo anche gli arbitri Calcioscommesse, ormai è una battaglia a tutto campo. Dopo la presentazione, nell'estate scorsa, dell'accordo con Sportradar, società leader a livello mondiale, specializzata in particolare nei servizi anti-frode e di integrità dei dati relativi alle scommesse sportive, è seguita la fase di formazione prima dell'Ufficio Integrity della Lega Pro, per passare ora agli arbitri ed alle società di Lega Pro. La Lega Pro, domani, ha infatti promossoal Centro Tecnico di Coverciano un incontro-confronto tra i propri club e la classe arbitrale, al quale interverrà la Fifa e Sportradar. Alla giornata parteciperanno anche il presidente della Figc, Giancarlo Abete e dell'Aia, Marcello Nicchi. Dopo l'apertura del presidente della Lega Pro, Mario Macalli, interverrà Chris Eaton, capo della sicurezza della FIFA sul tema dell'importanza della prevenzione e delle attività di lotta alle frodi sportive, mentre Lorenzo Caci, business development Sportradar e Darren Small, director of integrity Sportradar illustreranno il funzionamento del "Fraud Detection System" e delle modalità d'attuazione della seconda fase di formazione che inizierà il giorno stesso col workshop con gli arbitri della Can Pro e che proseguirà attraverso incontri specifici per le società, a partire dai settori giovanili delle stesse. "Questo incontro è un'ulteriore tappa, tangibile che segue la direzione che ci siamo prefissati - ha dichiarato Mario Macalli, presidente della Lega Pro - ovvero contrastare chi opera illeciti sportivi attraverso strumenti incisivi e concreti". Dal mese di agosto scorso ad oggi, Sportradar ha monitorato, tra campionati e Coppa Italia, 844 gare di Lega Pro. Precederà questo incontro, il confronto, a chiusura del girone di andata dei campionati di Lega Pro, tra i presidenti di Prima e Seconda Divisione, il designatore della Can Pro, Stefano Farina e gli arbitri. (12 gennaio 2012)
  22. Il paradosso Milan contro Mediaset "A voi niente interviste" Proprio nella settimana del derby scoppia un caso curioso in casa rossonera, con la tv di famiglia snobbata dal club. Alla base del dissidio, l'accesa discussione tra Allegri e l'ex arbitro Pararesta, ora moviolista televisivo, dopo la gara con l'Atalanta di LUIGI PANELLA (repubblica.it - 11-01-2011) MILANO - Parenti serpenti. Proprio la settimana che porta al derby meneghino vive sul più clamoroso dei paradossi in casa Milan. Con Barbara Berlusconi nel Cda della società e sempre più presente come volto ufficiale, con il fratello Piersilvio a reggere le redini di Mediaset, di cui è vicepresidente, e soprattutto con papà Silvio a fare il patron di tutto, cosa ci si dovrebbe aspettare? Magari non proprio un 'grande fratello' in salsa derby, ma dichiarazioni in esclusiva delle stelle rossonere, pronte a parlare confidenzialmente sui canali di casa degnando altre emittenti di qualche commentuccio ufficiale. E invece? Scoppia la guerra in famiglia, e tutto per 'colpa' dell'ex arbitro e ora moviolista di Mediaset Gianluca Paparesta. Sul rigore concesso ai rossoneri contro l'Atalanta, Paparesta avanza dei dubbi, Allegri non gradisce e ne nasce un diverbio. Situazione fisiologica post partita? Macchè, non rientra nulla e si arriva al boicottaggio di Mediaset da parte del Milan. "Con grande rammarico - si legge in una nota - l'assemblea dei giornalisti di SportMediaset deve segnalare pubblicamente un episodio preoccupante sul fronte dei rapporti sport-comunicazione: nella settimana che precede il derby calcistico di Milano, l'Ufficio stampa del Milan ha fatto sapere alla redazione di Sport Mediaset che quest'ultima, contrariamente alla consuetudine, non potrà in questi giorni avere a disposizione interviste a tesserati del club dopo le divergenti valutazioni sul rigore concesso in Atalanta-Milan emerse durante il dibattito televisivo post partita tra l'allenatore rossonero e gli ospiti presenti nello studio di Premium Calcio". "L'episodio - conclude la nota firmata dal cdr di Sport Mediaset - si qualifica da sé e purtroppo sono sempre più frequenti le ritorsioni delle società di calcio nei confronti dei media che esprimono opinioni non gradite". Il Milan dal canto suo non fa una piega, confermando che è stato proprio il diverbio avvenuto domenica a portare alla decisione di non concedere giocatori per interviste esclusive a Mediaset. Insomma, la situazione è confusa. Barbara contro Piersilvio, Allegri contro Paparesta, Silvio contro... sè stesso. Chi ci capisce è bravo, in una sfida che punta anche sull'orgoglio. Come ricordano al Milan, sono state aperte le porte dell'allenamento per facilitare il lavoro dei gionalisti. Uniche telecamere assenti? Semplice, quelle di Mediaset. (11 gennaio 2012) ©Riproduzione riservata
  23. SPY CALCIO Fulvio Bianchi repubblica.it 11-01-2011 E Palazzi ora chiama Cremona Video De Sanctis, no inchiesta E adesso tocca a Stefano Palazzi, il superprocratore federale. Dopo l'interrogatorio di Cristiano Doni, l'inchiesta Figc entrerà subito nel vivo. Appena rientrato dalle ferie, Palazzi ha già chiesto un incontro con il procuratore capo di Cremona, Di Martino. Fra i due magistrati i rapporti sono ottimi: anche l'estate scorsa c'era stata la massima collaborazione. Il materiale (ordinanza ed estratti di alcuni verbali) che è giunto dalla Procura della Repubblica lombarda a Roma è importante per farsi un quadro d'assieme, anche se Palazzi e i suoi investigatori conoscono già a fondo la materia. Ma non è sufficiente per aprire l'inchiesta. L'incontro a Cremona potrebbe esserci già nei prossimi giorni, forse domani o venerdì. La procura Figc inizierà gli interrogatori fra una decina di giorni, sicuramente entro fine mese: moltissimi i tesserati che saranno sentiti, forse una quarantina. Giancarlo Abete, n.1 della Figc, ha chiesto a Palazzi di fare il più possibile in fretta, ma ovviamente anche bene: si spera che i processi (sportivi) possano iniziare verso aprile ed essere conclusi quindi prima della fine del campionato. Palazzi dovrebbe confermare la linea della passata estate: linea durissima contro gli atleti (molti rischiano la radiazione) e pugno (molto) più morbido con i club. Senza dimenticare, ovviamente, che la responsabilità oggettiva è un caposaldo dell'ordinamento sportivo. E' presto per dire quali saranno i club coinvolti, e cosa rischiano. Ma dovrebbero essere abbastanza numerosi, dalla A alla Lega Pro: ricordiamo che in caso di illecito (anche solo tentato) è prevista la penalizzazione di uno o più punti (in media tre ad illecito). E se la penalizzazione (recita l'art.8 comma 1 del codice di giustizia sportiva) si appalesa "inefficace nella stagione sportiva in corso può essere fatta scontare, in tutto o in parte, nella stagione sportiva seguente". Perché la punizione deve essere comunque afflittiva: se un club si è qualificato ad esempio per le Coppe europee, questo traguardo deve essere cancellato. E se si è salvato, deve andare in B. Ricordiamo inoltre che è prevista anche la retrocessione all'ultimo posto in classifica del campionato di competenza, ma solo nel caso di club che abbiano responsabilità diretta, che sia coinvolto cioè un dirigente con potere di firma. Non è escluso che qualche società chieda di patteggiare (ma bisogna vedere cosa ne pensarà Palazzi). Intanto è molto probabile che la procura federale non aprirà alcuna inchiesta sul caso del video del portiere del Napoli, Morgan De Sanctis, e del suo modo di "esultare" che ha destato polemiche e sospetti. Non sono state chieste infatti le immagini. Caso chiuso. Lunedì a Napoli master in "management delle imprese sportive" Un Master in "Management delle imprese sportive", finalizzato alla formazione di figure in grado di dirigere società ed enti che operano nel settore sportivo, si svolgerà lunedì 16 gennaio a Napoli, presso la Basilica di Santa Chiara con inizio alle ore 11. Organizzato dall'Università Telematica Pegaso e dal presidente Danilo Iervolino, il corso sarà inaugurato dal presidente della Corte Costituzionale Alfonso Quaranta e avrà tra i docenti il presidente della Fig, Giancarlo Abete, il vice presidente vicario e presidente della Lnd, Carlo Tavecchio, il presidente dell'Aia, Marcello Nicchi, il responsabile del Centro Studi, Sviluppo e iniziative speciali della Figc, Michele Uva, il professore di diritto dello sport e consulente giuridico del Coni Elia Valori. Direttore dei lavori è il presidente del Comitato Paralimpico e vice presidente del Coni Luca Pancalli, coordinatore didattico il revisore dei conti della Figc Belardino Feliziani. L'Università Telematica Pegaso è un ateneo aperto, non statale, che adotta un modello di insegnamento a distanza avvalendosi di tecnologie di ultima generazione: una piattaforma on-line con l'assistenza costante degli orientatori didattici, dei tutor e di un corpo docente di fama internazionale. Il master si svilupperà in 7 moduli che toccheranno i seguenti argomenti: ordinamento sportivo, i rapporti di lavoro nel mondo dello sport, marketing delle società sportive, la gestione e le risorse finanziarie ed economiche, gestione degli stadi e delle infrastrutture sportive, teoria e tecnica della comunicazione sportiva, management sanitario e didattica delle attività motorie. (11 gennaio 2012)
  24. COME MAI IL PORTIERE DEL NAPOLI (E ANCHE DELLA NAZIONALE) DE SANCTIS NON SOLO NON ESULTA, MA SI INCAZZA DOPO IL GOL AL LECCE DEL SUO COMPAGNO DI SQUADRA CAVANI? - COME SE QUEL 4 A 1 NON CI VOLESSE, COME SE ROVINASSE QUALCOSA. È UN CASO CHE POI LA PARTITA FINISCE 4 A 2, RISTABILENDO IL VANTAGGIO DI 2 RETI SUL LECCE? - ERA IL 3 DICEMBRE. SE NON FOSSIMO NEL PIENO DEL CALCIOSCOMMESSE, FORSE NESSUNO SE NE SAREBBE ACCORTO. MA ORA IL VIDEO IMPAZZA SU YOUTUBE… Dagospia 9-01-2012 1- IL VIDEO DI DE SANCTIS INCAZZATO DOPO IL GOL DI CAVANI (CON LUCARELLI CHE SUSSURRA SORRIDENDO "7-8 MINUTI") Non solo il portiere De Sanctis non festeggia il gol di Cavani, ma c'è una strana intesa con Lucarelli, l'ex idolo del Livorno oggi attaccante del Napoli, che gli sussurra sorridendo "7-8 minuti", che era il tempo che mancava alla fine della partita. Sarà un caso che entro quei 7-8 minuti, proprio allo scadere, il Lecce riesce a segnare il 4 a 2, riportando il vantaggio del Napoli a 2 gol, ovvero la stessa proporzione che c'era prima del gol di Cavani? 2- SE DE SANCTIS NON FESTEGGIA DOPO IL GOL DI CAVANI AL LECCE E IL VIDEO FA IL GIRO DEL WEB... Luca Fazzo per "Il Giornale" Se non fossimo nel pieno dell'inchiesta di Cremona sul calcioscommesse, forse l'effetto sarebbe stato meno clamoroso. Ma visto quello che si sta scoprendo sui torbidi legami tra il mondo del pallone e quello delle scommesse, era inevitabile che il video che nei giorni scorsi ha iniziato a circolare sul web suscitasse un vespaio di interrogativi. E' uno spezzone di Napoli-Lecce dello scorso 3 dicembre. La partita è alle ultime battute, il risultato è sul 3 a 1. Si vede il napoletano Cavani segnare il gol che chiude la partita. Le telecamere si spostano sul portiere del Napoli Morgan De Sanctis, aspettandosi di ritrarre le consuete scene di esultanza a distanza degli estremi difensori quando segna la loro squadra. E invece la scena è totalmente diversa da quel che uno si immaginerebbe: il portiere brontola, smadonna, insomma appare visibilmente contrariato. Come se il gol di Cavani, anzichè mettere al sicuro il risultato, rovinasse qualcosa. Come se il distacco di due gol fosse quello che De Sanctis riteneva più giusto o, per qualche motivo, preferibile. Da segnalare tre cose: che il distacco di due gol verrà ristabilito da lì a poco, grazie ad un gol del Lecce sul filo del fischio finale; che sulla partita non si sono registrate (a differenza che su Lecce-Napoli dello scorso campionato) giocate anomale; e che il disappunto di De Sanctis è talmente plateale da deporre per la buona fede del portiere. Ma la domanda rimane, ed impazza sul web: perchè De Sanctis si arrabbia tanto?
  25. Perché Tevez cambia squadra di Pippo Russo (Il Riformista 5-01-2012) Calciomercato. Dietro il campione argentino, la storia di uno strano fondo d’investimento Quello di Carlos Tevez, attaccante argentino in forza al Manchester City, è uno dei nomi più ricorrenti nelle cronache sull’attuale sessione di calciomercato. Il Milan insiste per prenderlo, l’Inter prova azioni di disturbo, e fino a un paio di settimane fa la Juventus e il Paris-Saint Germain manifestavano interesse prima di ritirarsi dall’asta. Ma c’è un altro nome che ricorre nelle cronache, costantemente associato a Tevez: quello di Kia Joorabchian. Che dai giornali viene spacciato come l’agente del calciatore, ma in realtà è qualcosa di diverso. Joorabchian è una figura misteriosa. Di lui circolano addirittura due date di nascita (14 e 25 luglio 1971). Nato in Iran, possiede i passaporti britannico e canadese. Non è un agente, perché non ha mai acquisito la licenza per esercitare la professione. E di questo fa addirittura un vanto, quasi fosse l’alfiere della liberalizzazione in quel settore. In realtà Joorabchian non agisce per affermare un principio. Egli è un mercante di calciatori, e Tevez è il più famoso fra quelli della scuderia. E proprio qui sta il nodo della questione: quale tipo di rapporto lega Joorabchian ai calciatori che rappresenta? Sul tema il mercante di calciatori si è sempre mantenuto sul vago. Una risposta viene però dalla misteriosa Media Sports Investments (MSI), un fondo d’investimento con sede legale presso le isole Vergini Britanniche. È attraverso questo fondo che Joorabchian assunse nel 2004 il controllo del Corinthians di San Paolo, il secondo club del Brasile. Per due anni il club dei “Timoes” divenne un punto di transito per alcuni fra i calciatori sudamericani maggiormente quotati, Tevez compreso. Acquistati a cifre assolutamente fuori portata per il Corinthians e qualunque altro club brasiliano, e in molti casi con transazioni estero su estero. Si dà per certo che il maggior finanziatore della MSI fosse Boris Berezovsky, l’oligarca russo riparato in Inghilterra per sfuggire alla repressione putiniana. Ma di cosa si occupava la MSI? Presto detto: acquistava cartellini di calciatori sudamericani, approfittando dell’endemico stato di crisi economica che caratterizza i club del subcontinente, per poi lucrarci. Il che è vietato dalla Fifa, che proprio in seguito al tesseramento di Tevez da parte del West Ham nell’agosto del 2006 ha inasprito le regole sul divieto fatto alle third parties. Il principio è che il cartellino di un calciatore può essere proprietà soltanto del calciatore stesso, o del club col quale ha firmato un contratto e per la sola durata del contratto stesso. Nessun’altra parte può possedere quel titolo, perché si sconfinerebbe nel rapporto di lavoro schiavista e in qualcosa che somiglia alla tratta di esseri umani. Dopo la vicenda che portò al trasferimento dello stesso Tevez e del suo connazionale Javier Mascherano al West Ham, e l’inchiesta che ne seguì da parte della Premier League (il club londinese, che se fosse stato penalizzato in classifica sarebbe retrocesso, si vide infliggere la multa record di 5,5 milioni di sterline, 8 milioni di euro al cambio di allora), la posizione di Tevez venne ufficialmente regolarizzata. Della MSI rimane un sito web consistente in una homepage e nulla più. E Joorabchian continua a essere definito «agente» di Tevez. Guarda caso, l’argentino cambia club ogni due anni. E se capita che un club voglia tenerlo per il terzo anno, come è nel caso del Manchester City, lui punta i piedi e sperimenta ogni mossa per far salire la tensione. La figura di Joorabchian non è un’eccezione. Essa è anzi paradigmatica del modo in cui sta cambiando il mercato internazionale del calcio. Finito sempre più nelle mani di super-procuratori, di misteriosi fondi d’investimento, o addirittura di magnati privati che inseriscono i cartellini dei giocatori nel loro portfolio. Un esempio di quest’ultimo tipo è dato da Delcir Sonda, magnate brasiliano della grande distribuzione (24 supermercati in patria, che danno lavoro a 5 mila addetti) che attraverso il fondo DIS è proprietario in quota o in toto di una sessantina dei maggiori calciatori sudamericani. Fra gli altri, i celebratissimi Ganso e Neymar. Chi li vuole, deve pagare anche lui. Ma questa non è una realtà soltanto sudamericana. A novembre i giornali europei hanno dato notizia del misterioso Doyen Group, un fondo che per cifre modeste ha comprato gli spazi sulle maglie di alcuni club della Liga spagnola, e sta acquistando i diritti sui cartellini dei migliori giovani calciatori di Spagna. Fra gli ispiratori del fondo ci sarebbe il padre-padrone del calcio portoghese Jorge Mendes, agente fra gli altri di José Mourinho.
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