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huskylover

Tifoso Juventus
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  1. Lo spunto La (il) libertà di parola nel calcio e quello che possono dire i leader ALESSANDRO DE CALO' - Gasport -26-03-2012 Anche nel calcio non tutti possono dire quello che pensano. Fa niente se certe volte la notazione di un giocatore ha la profondità di una didascalia o si tratta di una semplice constatazione: è negata e basta. Ogni ambiente coltiva i suoi codici e li lima su misura, quelli del pallone sono sempre più rigidi. Per questo diventa una notizia il comportamento orizzontale di Ibra, Cavani e Miccoli. Ciascuno, a modo suo, ha un peso decisivo negli spogliatoi di Milan, Napoli e Palermo. Si presume che – dentro a quelle mura – lo svedese, l’uruguagio e l’italiano abbiano fatto sentire la loro voce in diverse occasion.. Ma in questi ultimi giorni, più o meno in contemporanea, i tre hanno rotto un tabù, trasformando i problemi di spogliatoio in questioni pubbliche. Ibra è stato il primo. Dopo aver deciso la partita con la Roma, che ha giocato col mal di schiena, ha preso atto del kappaò di Thiago Silva con una certa amarezza. E ha infilato il dito nella piaga: nel Milan ci sono troppi infortuni, si deve cambiare qualcosa. Dopo che Silvio Berlusconi ha rotto il ghiaccio, Ibra si è lanciato nella scia per scavare una solco che somiglia a una resa dei conti e forse è un avviso agli altri naviganti. Il discorso vale anche per il capitano del Palermo, migliore in campo nel match con l’Udinese e arrabbiato per il pari bianconero. Ha invitato i compagni a cambiare atteggiamento, come Cavani col Napoli dopo la rimonta patita contro il Catania. Dire che agli azzurri è mancata la voglia di vincere non è roba innocua, né una cosa da poco. Bisogna essere dei leader per potersi permettere simili affermazioni, che tirano in ballo i compagni e creano qualche imbarazzo a club e tecnici. Sono spazi conquistati sul campo e proiettati fuori, con talento e fatica. Qualche volta neppure questo basta. E’ il caso del Real Madrid. Sembra che Casillas e Ramos, capitano e vice, abbiano convocato una riunione a porte chiuse tra i giocatori blancos per opporsi alla linea di Mourinho che tende ad identificare i problemi del Real con un complotto degli arbitri. Sono convinti che per vincere si debba giocare meglio. Semplice. E se non ci fosse la censura del silenzio stampa imposto dal portoghese lo direbbero pure. A piena voce, come ibra, Cavani, Miccoli. E’ il sostenibile peso di chi ha la vocazione del leader.
  2. ESCLUSIVO - Cobolli Gigli: “Non dimentico Calciopoli e godrei a vincere in fuorigioco” di Giovanni Capuano - Panorama.it - 23-03.2012 I suoi derby d’Italia sono stati intrisi nella sofferenza e pieni di soddisfazione. Veniva dalla serie B e dal trauma di Calciopoli, eppure la Juventus di Cobolli Gigli fu capace di mettere sotto l’Inter che dominava. Ora che i ruoli si sono inveriti l’ex presidente bianconero vive una vigilia carica di significati. Non sarà una partita normale. “Calciopoli? Impossibile dimenticare e che non pesi” dice, anche se Conte e la nuova Juventus “hanno usato toni troppo elevati”, lontani dallo stile di sempre. Giovanni Cobolli Gigli è rimasto oggi solo un tifoso bianconero. Però è l’uomo che ha traghettato il club fuori dalle secche di Calciopoli e nei novanta minuti dello Juventus Stadium rivivrà anche parte della sua esperienza alla guida della società più amata e odiata di Italia. Come vive questa vigilia? “Con apprensione e speranza. Guardando i numeri la Juventus viene da una buona serie di partite mentre l’Inter è in una situazione complicata. Non vuol dire niente ed è certo che tutte due hanno bisogno di vincere, però è un fatto che almeno dal punto di vista psicologico la Juventus sia tornata in corsa per lo scudetto”. Ma può davvero vincerlo? “Ha più probabilità oggi di alcune settimane fa. Ha dimostrato di essersi ripresa dopo un calo fisico anche se il Milan ha quattro punti di vantaggio. Le partite contro Roma prima e Barcellona poi però possono pesare e bisogna approfittarne”. E l’Inter? “E’ una squadra che deve dare un segnale ma non so se Ranieri riuscirà a fare il risultato che Moratti pretende”. La sorprende questa inversione di posizioni? Un anno fa Inter e Juventus avevano ciascuna punti e posizione dell’altra oggi. Si aspettava che i ruoli si ribaltassero così in fretta? “L’Inter era già in fase involutiva evidente. La Juventus l’anno scorso ha fatto un brutto campionato e la colpa è anche dell’allenatore. Prenderla in mano in questa situazione come è capitato a Conte e riuscire a restituirgli un’anima è stata un’impresa importante”. Conte è un valore aggiunto di questa Juventus? “Certamente e credo che i giocatori lo sentano molto. L’unico consiglio che gli darei se fossi ancora presidente è di stare un po’ più tranquillo. Ha un’animo così legato al risultato che a volte un po’ esagera anche se mi sembra che ultimamente si sia rimesso a soffrire più in silenzio e penso che questo aiuti perché conta molto come stile da Juventus”. Lei si sarebbe risparmiato le polemiche durissime degli ultimi mesi? “Glielo dico come tifoso prima che come ex presidente. C’è stato un momento in cui la Juventus ha usato toni troppo elevati e per me la Juventus rimane la società di Boniperti, dello stile dell’avvocato Agnelli e del dottor Umberto Agnelli. Quella per me è la Juventus. Mi fa piacere che si mantenga su quella linea”. Lei non avrebbe mai detto che gli arbitri sono ancora condizionati da Calciopoli? “Non voglio fare polemica con nessuno e tantomeno con Agnelli, ma le confermo che apprezzo l’atteggiamento che la Juventus ha preso in queste ultime settimane” La Juventus è tornata grande o si rischia un entusiasmo prematuro in un cammino di risalita difficile? “E’ sicuramente tornata competitiva ma penso abbia bisogno ancora di qualche innesto di classe oltre a tanti ottimi giocatori pieni di buona volontà”. Anche la conquista della finale di Coppa Italia ha un valore simbolico: è la prima finale dopo Calciopoli… “Mi ha fatto un piacere immenso anche perché sono un delpierista convinto e mi ha fatto piacere vedere quel suo gol voluto in tutti i modi, vederlo in campo per 70 minuti e mi farà piacere seguire la finale contro il Napoli che sarà dura. Spero ci sia di nuovo Del Piero come ha detto Conte”. E’ quasi un peccato che debba chiudere la sua esperienza con la Juventus… “Chiudere è qualcosa che nella vita capita sempre. Immagino che apra a qualche esperienza calcistica all’estero. Se chiudesse vincendo questa coppa sarebbe una chiusura degna del grande campione che è”. E’ un caso se il bilancio delle sfide tra Inter e Juventus dopo Calciopoli è favorevole ai bianconeri anche se a lungo l’Inter è stata la squadra più forte? “Non è un caso e ricordo con grande soddisfazione quelle vittorie e anche il gol in fuorigioco di Camoranesi a San Siro (ndr successo per 2-1 nella stagione 2007-2008)”. Ha goduto quella sera? “Sono di scuola bonipertiana e lui diceva ‘vincere anche in fuorigioco pur di vincere’ naturalmente rispettando le regole e l’etica” Vale anche per domenica sera? “Non c’è dubbio ma l’Inter per me non è mai stata un nemico come diceva Mourinho. E’ solo l’avversario che sento di più e che mi fa più piacere sconfiggere” Oggi lo è diventata nemica della Juventus? “Dal punto di vista dirigenziale mi auguro la considerino solo un’avversaria. Anche i giocatori, anche se oggi sono pochi quelli che hanno vissuto Calciopoli, credo sentano molto questa partita”. Già… Calciopoli. Difficile che resti fuori domenica sera dal rettangolo di gioco. Inter-Juventus potrà tornare a essere una partita normale? “Il tempo cancella le cose e le nuove generazioni di tifosi sapranno poco o nulla di quello che è successo”. Oggi è impossibile che torni solo una rivalità sportiva? “Bisogna tenere in conto quelle che sono le relazioni fra dirigenti. La Juventus porta avanti tesi che condivido. E’ finita da sola in Calciopoli e in periodi successivi è emerso che non era l’unica e non è stata nemmeno condannata per comportamenti illeciti ma solo per peccati veniali. Vorrei che un giorno qualcuno mi spiegasse perché altre intercettazioni non sono finite nei faldoni dell’inchiesta e quello che dice Palazzi in maniera tardiva è che l’Inter aveva commesso illeciti sportivi sia pure da discutere in un processo”. Sono circostanze che non possono restare fuori dal campo? “Io non le posso dimenticare e continuo ad avere la curiosità di come mai sono state escluse quelle intercettazioni. Bisognerebbe chiederlo a Narducci e Auricchio e come non posso dimenticarle io non può farlo Agnelli”. Non poteva essere questa sfida l’occasione per un atto simbolico? L’invito di Agnelli a Moratti a vedere la partita insieme… “Capita raramente. A me è successo solo con Lotito all’ultima partita della stagione ma senza che fosse una cosa programmata”. Questa volta si tratterebbe di farlo succedere… “Non credo che avverrà. Basterebbe che i due presidenti si salutassero prima della partita e con moderata cordialità anche alla fine della partita”. Sarà anche l’occasione del ritorno di Ranieri a Torino. Come devono accoglierlo i tifosi? “Spero bene. Con noi ha fatto bene fino alle ultime partite in cui abbiamo deciso di separarci. Dovrebbero riconoscergli di aver fatto tutto quello che poteva fare e poi un professionista può anche cambiare e andare ad allenatore la rivale più grande”. Trascorso qualche anno anche lei ha cambiato idea sull’esperienza di Ranieri a Torino? Il divorzio è stato polemico… “Non ho più avuto occasione di parlare con lui ma anche la comunicazione dell’esonero la fece solo Blanc. Ho letto frasi aspre nei confronti di Blanc ma è chiaro che quando un tecnico viene allontanato vive la situazione in modo non piacevole”. Il giudizio oggi, però, è che fu un buon allenatore? “Gli sono grato ma in quelle ultime giornate aveva un po’ perso il controllo della squadra. A me continua a dispiacere che Deschamps abbia deciso allora da solo di lasciare la Juventus perché sarebbe stato l’uomo giusto”.
  3. Gasport del 23-03-2012 pag. 5 Galliani ci scrive: "Ecco perché la Juve ha perso" Regolamento chiaro: le gare due tempi di 45. Al 90' era 2-1 per il Milan. FABIANA DELLA VALLE - Gasport -23-03-2012 Adriano Galliani è un uomo fedele alle vecchie abitudini. Per l’amministratore delegato rossonero il rito del risveglio è legato alla lettura della giornalaccio rosa dello Sport: qualsiasi cosa sia accaduta nel mondo, lui si alza e prende in mano il giornale rosa. L’ha fatto anche ieri e la sua attenzione è stata catturata da un articolo a pagina 12, dal titolo: "Galliani: «Con noi la Juve k.o. al 90’». Ma Lega e Uefa: conta il 2-2". Galliani è fatto così: dopo 26 anni di Milan e una marea di trofei vinti riesce ancora a infervorarsi quando è convinto di avere ragione. Così ha ignorato il consiglio del figlio Gianluca («Ma lascia stare papà! »), si è consultato con l’avvocato Leandro Cantamessa, ha chiamato la sua segretaria per dettargli la lettera che trovate qui accanto, indirizzata al direttore della giornalaccio rosa dello Sport Andrea Monti, e poco dopo è arrivato in sede per firmarla. Tutto questo è successo prima di mezzogiorno, quando Galliani si è presentato puntualissimo nella sala dei trofei per la conferenza stampa di presentazione della «Crociera rossonera-Milan Junior Camp 2012». E alla prima inevitabile domanda sulla diatriba legata all’imbattibilità bianconera, l’amministratore delegato ha raccontato: «Ho scritto una lettera al direttore della giornalaccio rosa per spiegare la mia posizione, ma non dico altro. Noi abbiamo perso 2-1 all’andata e vinto 2-1 a Torino e la qualificazione è stata decisa da un gol nei supplementari. Comunque il Milan ha l’organico più forte d’Italia e deve vincere lo scudetto. L’eliminazione dalla Coppa Italia non lascia tracce. Con Allegri c’è un feeling straordinario con me e con Berlusconi e penso che possa rimanere con noi a lungo». Occhio al regolamento Galliani poi ha pranzato da «Giannino» con Pierfrancesco Vago, Ceo di Msc Crociere, e anche lì ha continuato a parlare dello stesso argomento. Nella lettera ha spiegato senza polemica e in maniera garbata perché ritiene che la Juventus abbia perso l’imbattibilità: perché per il regolamento dice che la gara dura 90 minuti, e nei 90 minuti la Juve è stata battuta. Stamattina come sempre inizierà la giornata leggendo la giornalaccio rosa. Senza che niente e nessuno sia riuscito a fargli cambiare idea Marotta replica a Galliani: “E’ finita 2-2, noi ancora imbattuti” Il «Condottiero» Galliani rivendica la presa di Torino con le sue truppe. Ma la nazione juventina si guarda attorno e non vede cambiamenti a livello di governo, zero tracce di bandiere altrui sul territorio. La Casa bianca (e nera) resta quindi saldamente nelle mani del presidente Agnelli e del suo braccio destro Marotta. Le mura, poi, continuano ad essere protette adeguatamente dal Generale Conte e dai suoi guerrieri. «Ma quale sconfitta…» Scherzi a parte, la Juventus fa davvero spallucce alle «rivendicazioni » rossonere. Senza animosità e con i giusti toni, in corso Galileo Ferraris parlano di «un non problema». Alla Juve interessava solo conquistare la finale di Coppa Italia per tornare a giocarsi un trofeo importante, che nella bacheca bianconera (al netto di Calciopoli naturalmente) manca dal 2003, Supercoppa italiana vinta ai calci di rigore proprio contro il Milan. Il resto contava davvero poco. Vista però l’«insistenza » rossonera sull’argomento, ecco che una risposta appare quantomeno segno di cortesia. E allora parla l’amministratore delegato Beppe Marotta: «Mi sembra che già oggi la giornalaccio rosa abbia spiegato cosa conti a livello di statistiche. In caso di supplementari, va archiviato il risultato finale e non quello parziale del 90’. E francamente mi sembra una cosa anche logica. Dopo il 2-1 di Maxi Lopez, arrivato a dieci minuti dalla fine, non eravamo fuori, e sapevamo di poter contare su un’altra mezzora di gioco se non avessimo fatto sciocchezze entro il 90’. Insomma, in una gara di campionato rimetti la palla al centro e carichi subito a testa bassa per cercare il pareggio: o ci riesci oppure becchi un altro gol in contropiede. In Coppa, in una situazione come quella che è capitata a noi, il discorso è inevitabilmente diverso. Le strategie cambiano, e si gestisce il tutto con maggiore freddezza, proprio perché sai di avere più tempo grazie ai supplementari ». Ragionamento che obiettivamente non fa una piega dal punto di vista sportivo.
  4. Juve in finale di Coppa Italia, festa di liberazione da Calciopoli. Onore al Milan Xavier Jacobelli - Quotidiano.net - 21-03-2012 Post di un bianconero a calciomercato.com, subito dopo che la Juve è entrata in finale di Coppa Italia, la quattordicesima della sua storia, eliminando il Milan campione d'Italia: "Forse ai non gobbi sembrerà esagerato, ma per noi, dopo quasi sei anni di sofferenze, stasera è come se fossimo entrati in finale di Champions League". Il cuore dei tifosi è sempre sincero, nella buona come nella cattiva sorte. La festa dei 40 mila, la gioia irrefrenabile di Del Piero e dei suoi compagni, l'euforia dell'afono Conte, di Agnelli e Marotta, in realtà sono la festa di liberazione da Calciopoli. Il 20 maggio, a Roma, quando la Juve contenderà al Napoli o al Siena quella che potrebbe diventare la sua decima Coppa Italia. In quei giorni saranno passati sei anni dalla deflagrazione di uno scandalo che ha sconvolto il calcio italiano, ma per il quale non è stata mai fatta giustizia a trecentosessanta gradi, come la Federcalcio sa bene, anche se fa finta di non saperlo. Nel 2006 la Juve è stata inghiottita in un buco nero, è stata sbattuta in serie B, è stata disintegrata e si è autodisintegrata grazie all'indimenticabile gestione Blanc, le cui nefaste conseguenze si son protratte per troppo tempo. Nel 2012, la Juve è tornata la Juve. L'artefice primo della rinascita si chiama Antonio Conte, il cui record di imbattibilità in campionato e in Coppa Italia, unito alle due vittorie e ai due pareggin ottenuti a spese dei rossoneri nelle due competizioni, è lì a ricordare che cosa significhi avere finalmente azzeccato l'uomo giusto al posto giusto. E' per questo che, al termine del supershow con un grande Milan, cui va reso l'onore delle armi, la gente bianconera è impazzita di gioia nel bellissimo stadio destinato ad ospitare la finale di Europa League 2014. E i sigilli di Del Piero e Vucinic su una serata memorabile, sono un marchio di qualità e l'annuncio che un tempo nuovo è arrivato.
  5. Processo d'appello Giraudo rinviato al 12 ottobre Tuttosport.com 21-03-2012 Il presidente della IV sezione del tribunale di Appello di Napoli, Maurizio Stanziola, deve prendere atto dei problemi procedurali e disporre un rinvio con aggiornamento dell'agenda del processo: niente udienze il 3, 11 e 18 aprile Processo d'appello Giraudo rinviato al 12 ottobreIl presidente della IV sezione del tribunale di Appello di Napoli, Maurizio Stanziola, deve prendere atto dei problemi procedurali e disporre un rinvio con aggiornamento dell'agenda del processo: niente udienze il 3, 11 e 18 aprileTutto su Calciopoli NAPOLI - Arrivederci a ottobre per il processo di appello su Calciopoli per Antonio Giraudo e altri: difetto di notifiche per gli ex assistenti Baglioni e Griselli, ma l'astensione dall'udienza della maggior parte dei legali che hanno aderito allo scioper nazionale. Il presidente della IV sezione del tribunale di Appello di Napoli, Maurizio Stanziola, deve prendere atto dei problemi procedurali e disporre un rinvio con aggiornamento dell'agenda del processo: niente udienze il 3, 11 e 18 aprile. UDIENZE - Fissate, invece, le tre udienze nelle quali aprire e chiudere il caso per il 12, 19 e 26 ottobre, proprio la data in cui dovrebbe essere pronunciata la sentenza di secondo grado per Giraudo, Lanese, Pieri e Dondarini, condannati il 14 dicembre 2009, ma anche per gli assolti Baglioni, Cassarà, Foschetti, Gabriele, Messina e Rocchi. Per Baglioni, Griselli e Lanese (il cui avvocato Napoli ha dichiarato la non astensione per sciopero) il giudice ha disposto uno stralcio tecnico non si interrompono ii termini di prescrizione per il reato di frode sportiva, che senza sospensione sarebbero scattati a partire dal prossimo maggio. Il 12 ottobre prenderà la parola la relatrice, giudice Silvana Gentile, poi il procuratore generale (stavolta il pg Carmine Esposito e non il marito del giudice Casoria, Arcese come capitato a novembre) e le parti civili. Dal 19 parola alle difese, a partire dall'avvocato Krogh per Giraudo, chiusura con ultime arringhe e sentenza il 26 ottobre. Si spera... Eh sì perché il vero e proprio processo d'appello prenderà il via a tre anni dalla sentenza di primo grado, dopo le false partenze del 5 luglio, 16 novembre e 21 marzo.
  6. Il pentito Lo Russo: Pisani indagava su ex pm Narducci, restai sbalordito Nel giorno in cui depone il collaboratore di giustizia si conosce il contenuto di un verbale che contiene nuove accuse verso l'ex capo della squadra mobile di Napoli larepubblicaNapoli.it 20-03-2012 L'ex capo della squadra mobile di Napoli Vittorio Pisani indagò sull'ex pm Giuseppe Narducci, oggi assessore nella giunta De Magistris: lo ha dichiarato a verbale il collaboratore di giustizia Salvatore Lo Russo, ex confidente di Pisani. Il verbale in questione, in precedenza omissato, è stato depositato nei giorni scorsi in forma integrale dai pm Sergio Amato ed Enrica Parascandolo. Pisani si sarebbe rivolto al suo confidente per acquisire informazioni sul magistrato, convinto - a dire del pentito - che facesse uso di droga. Il collaboratore ha sottolineato di essere rimasto "sbalordito" dalla richiesta in quanto sapeva, da quanto leggeva sui giornali, che Narducci era un pm molto attivo. Narducci, attualmente assessore alla Sicurezza del Comune di Napoli, da pm ha svolto importanti inchieste, tra cui quella contro i clan Misso e Giuliano, attivi nel centro storico di Napoli, e l'indagine di Calciopoli. Negli anni '90 condusse, tra l'altro, indagini su presunte collusioni tra funzionari e agenti della polizia e clan della camorra. Secondo Lo Russo (che ha deposto oggi al processo su riciclaggio e ristorazione) Pisani era convinto che Narducci facesse uso di droghe e che a rifornirlo fosse un carabiniere. Nell'interrogatorio del 19 ottobre 2010, il pm Amato rilegge una dichiarazione che Lo Russo aveva reso precedentemente: "Ricordo che in un'occasione il dottor Pisani mi chiese informazioni circa il fatto che c'era un carabiniere che si recava nella zona della Torretta per acquistare cocaina per il dottor Narducci. Rimasi sorpreso". Lo Russo aggiunge: "Diciamo sbalordito". Il pm riprende la lettura del verbale precedente: "Anzi sbalordito". Quindi chiede: "Rimaneste sbalordito perchè?". Il collaboratore spiega. "E perchè io il dottor Narducci lo conosco attraverso le cronache e cose, io sono sempre convinto che è una bugia per me, perchè non la vedo una persona così... che può far uso di stupefacenti". Il pm Amato riprende la lettura del verbale precedente: "Rimasi sorpreso, anzi, sbalordito da quanto diceva, in quanto conoscevo la fama del dottor Narducci di magistrato integerrimo". Lo Russo lo interrompe: "Non mi voglio sbagliare, il dottor Narducci era uno di quelli che stava spesso sul giornale, era uno che lavorava molto a quei temi". Il pm Parascandolo chiede a che periodo risalga la domanda di Pisani e il pentito spiega che era prima del 2000. Amato continua a leggere il verbale precedente: "Risposi che non sapevo nulla e che nulla potevo fare in quanto quella (la zona di Mergellina, ndr) non era una zona in cui avessi particolari conoscenze. Il senso della domanda che mi fece il dottor Pisani era quello di individuare...". Lo Russo si inserisce: "...il carabiniere, chi era questo carabiniere! Attraverso le piazze di spaccio se lo sapevano". Lo Russo aggiunse che chiese informazioni su questo all'ispettore Damiano Lisena, colui che gli aveva presentato Pisani e che per un periodo aveva lavorato nei ristoranti della famiglia Iorio. Lisena, afferma Lo Russo, "disse che loro (i poliziotti, ndr) nell'ambiente lo chiamavano Peppe lo scemo". Il pm riprende la lettura del precedente verbale: "Di lì a poco chiesi a Damiano che tipo fosse il dottor Narducci e lui rispose che loro non lo tenevano in nessuna considerazione, precisandomi che anche nelle occasioni in cui operava direttamente con loro ne parlavano come Peppe 'o scemo". (20 marzo 2012)
  7. DUE PALLONI SGONFIATI - MORATTI HA DILAPIDATO UN SUPERPATRIMONIO PER AVERE UNA SQUADRA CHE GIOCA PEGGIO E VINCE MENO DELL’UDINESE IN ATTIVO - LO SCARPARO A PALLINI HA TRATTATO LA FIORENTINA, CHE CERCA DI VENDERE DA DUE ANNI, COME UN MANICHINO PER LA SUA GRIFFE - LA SUA UNICA PREOCCUPAZIONE ERA ED È L’IMPIANTO SPORTIVO SU CUI FARE SOLDI: UN OUTLET TRAVESTITO DA STADIO IN ZONA DI GRADIMENTO COMMERCIALE… Oliviero Beha per il "Fatto quotidiano" Prima di parlare di Massimo Moratti e di Diego Della Valle, moderni Schettino senza concordia ed eponimi di un calcio naufragato, vorrei cominciare da due altre categorie: precisamente allenatori e arbitri. Dettagli, in confronto ai Pluti Rotondocratici, ma interessanti comunque perché hanno qualcosa a che vedere con l'andamento del torneo e la gestione dei club. Cominciamo dagli allenatori: il pessimo andazzo di un pallone sgonfio dentro al campo (cfr. le Coppe europee) e fuori (cfr. lo scandalo scommesse in dirittura d'arrivo, ma trascurato dai media che trattano il campionato "come se fosse vero") è dato anche dalla questione allenatori. Cacciarne stagionalmente una quindicina solo in Serie A attaccando i record assoluti in materia significa che quasi tutte le squadre hanno sbagliato all'inizio. Come è possibile? Chi sceglie, chi decide, chi valuta? I dirigenti, che invece rimangono solitamente assai di più? Per di più ci sono casi in cui si riprende quello già cacciato e sotto contratto, ad esempio Tesser al Novara e Ficcadenti al Cagliari: e quelli fanno punti? Il "mister" variabile è un evidenziatore dello sfascio, o naufragio (basta vedere i numeri della scorsa stagione). C'è poi la questione arbitri. Qui non c'è l'hit parade delle cacciate come per le panchine , bensì la solita "faccenda". Quella che innesca polemiche da "sudditanza" da sempre, che è passata per le lunghe stagioni di supremazia juventina, che ha gonfiato "Calciopoli" e che non ha poi smesso di spargere veleni. Dimostrando così almeno (ripeto, almeno...) che se c'erano delitti prima ce ne sono anche adesso: e quindi... Prendete l'ultima domenica. Un tal Gava di pomeriggio bagna il suo pedigree giovanile al Meazza dando un rigore ammissibile all'Inter, che lo sbaglia, e negandone uno ancora più evidente all'Atalanta. Scusate, ma allora Moggi lavora adesso per Moratti "a sua insaputa"? In serata, il superchiacchierato Rocchi (cliccate, cliccate, qualcosa resterà...) fa una serie di numeri da circo in sfavore dell'Udinese, con un'espulsione mirata e un rigore ultrageneroso, dimostrando che Moggi non riposa mai. Dunque le spie di panchine e fischietti sono accese: calcio in riserva, e magari scogli segnalati a prua (anche a poppa...). Così che il comandante Moratti ha preso l'abitudine di mollare gli ormeggi in tribuna molto prima di quanto non lo facesse l'eroico Boniperti in arte "Marisa", che se ne andava all'intervallo per non rischiare la salute. No, qui c'entra un altro tipo di salute. C'è il modo in cui si amministra un club importantissimo come l'Inter, a me caro anche per antiche questioni familiari, in cui ci si è ridotti al lumicino dopo i fasti del "triplete". Chi decide cosa, chi acquista, chi vende, quale è la trasparenza negli acquisti dall'estero vecchia tabe di tutto l'ambiente ecc. Chi divora come Crono i tecnici, chi cambia giocatori come figurine, chi dilapida un superpatrimonio per avere una squadra che gioca peggio e vince meno dell'Udinese in attivo? Chi ha rischiato (eufemismo!!!) la reputazione nello scandalo accentrandolo su Moggi mentre poi (cito il superprocuratore Palazzi) l'Inter veniva "solo" prescritta e non assolta da nulla in fattispecie analoghe? Chi ha trovato il modo di onorare la memoria di un galantuomo come Giacinto Facchetti prendendone le distanze nella causa per danni intentata a Moratti e Co. dagli "spiati" con la formula (dell'ex vicepresidente Ghelfi) "nessuno lo aveva autorizzato a farlo"? E potrei continuare. C'è qualcuno che invece ha pensato bene di involarsi addirittura quando la nave era in navigazione: dico di Diego Della Valle, che si è ritirato formalmente nell'autunno del 2009 dalle responsabilità della Fiorentina pur possedendone il 99% delle azioni (e l'azionariato popolare annunciato all'inizio?). Si è dato quando la squadra andava bene, il ciclo di Prandelli era beneaugurante, in Champions faceva come e forse meglio di questo Napoli al timone del quale c'è invece sempre e visibilmente il comandante De Laurentiis. Mi ricordo il periodo perché qui (Il Fatto era appena uscito) gli rivolsi pubblicamente 5 domande tese a capire dove volesse andare a parare (lui, non Frey...), la metà di quelle che all'epoca venivano rivolte a Berlusconi... Non mi ha mai risposto anche se aveva promesso telefonicamente di farlo (oltre a invitarmi al suo "show room", invito non accettato ma da me ricambiato: ho uno show room che se lo sogna). Un anno dopo mi convocò addirittura unilateralmente a discutere di Fiorentina, a Firenze, in un albergo. Controproposi un "duello" in prima serata tv con tutte le cifre della sua impresa fiorentina. Niente. Missing. Ogni tanto si è affacciato il fratello Andrea... che è come se al Meazza per il Milan andasse Paolo... capite che non è proprio la stessa cosa. E comunque l'unica preoccupazione dei "brothers" marchigiani era ed è l'impianto sportivo, l'outlet travestito da stadio a Firenze in zona di loro gradimento commerciale. Per carità, tutto legittimo o quasi, basta dirlo. Anche Pozzo con l'Udinese ci guadagna, facendolo di mestiere. Il punto è che il Cavaliere Tessile ha trattato la Fiorentina come una cosa, precisamente come un manichino col foulard, e se ne vedono i risultati anche caratteriali in campo. La verità è che cerca di vendere la società da due anni, invano. Dice dei soldi che ha investito: a parte i conti da sciorinare, pubblicità e terreni a Incisa compresi, forse dimentica che anche i tifosi si svenano regolarmente e amerebbero che lui si prendesse le sue responsabilità invece che delegare, demandare, signoreggiare senza volto. Non lo si è visto sul ponte di comando nemmeno dopo il naufragio contro la Juventus, al massimo volteggiava in elicottero. E la squadra ha le dita di un piede in B. È il Paese degli Schettino, non c'è rimedio.
  8. Tempo scaduto IL SOSTITUTO DI ABETE Aligi Pontani - repubblica.it -20-03-2012 Pare di stare a scuola, e non fosse tragico sarebbe da ridere: essendo il titolare assente, non pervenuto, forse svenuto, arriva il preside supplente a provare tenere a bada la scolaresca scatenata. Il titolare, presidente della Federcalcio, è come si sa Giancarlo Abete, e la lezione saltata era quella che riguardava la Nazionale, cioè la materia teoricamente più importante di sua competenza. Il 7 settembre (pensateci un momento: settembre. Poi ci sono stati ottobre, novembre, dicembre, gennaio, febbraio e un pezzo di marzo) il ct Prandelli aveva chiesto i famosi stage: in pratica, avere per un paio di giorni a disposizione i giocatori che probabilmente porterà agli Europei, per una full immersion di schemi, tattiche, motivazioni. Ora, tutti sono d'accordo nel dire che non è certo con uno stage che si vince un Europeo. Ma lo schiaffo dei club di serie A, virilmente compatti nel loro no alla richiesta, è stato così sonoro da far intervenire di corsa il presidente del Coni, Gianni Petrucci. Il supplente appunto, dal momento che Abete aveva affrontato lo schiaffo attingendo al suo leggendario codice di comportamento di fronte alle emergenze: esprimendo cioè "rammarico e delusione", insomma quel linguaggio lì. Ora, uno si chiede: ma in questi sei mesi, Abete ha parlato con i presidenti dei club? Ha provato, più o meno calorosamente, a convincerlui a mollare per 48 ore i loro tesserati in nome del bene calcistico comune? Ha esercitato la moral suasion che di ogni bravo presiente dovrebbe essere l'arma discreta e irresistibile? Insomma, cosa ha fatto il presidente della più importante (e più finanziata) federazione sportiva italiana nei 180 (centottanta) giorni trascorsi dalla richiesta del suo sconfortato ct? La discesa in campo del supplente - che essendo il presidente del Coni, di Abete è anche un po' il preside - è già una risposta. Petrucci ha dovuto alzare il telefono, chiamare i presidenti dei club (almeno quelli più importanti), mettere in moto una trattativa, cercare una data di compromesso, invitare alla ragionevolezza. Ha fatto bene, e speriamo anche che la scolaresca gli dia retta e molli i giocatori, almeno per un paio di notti. Abete potrà così tirare un sospiro di sollievo, esprimere "vivo compiacimento per il senso di responsabilità", ringraziare Petrucci "per la sensibilità". Poi tornerà alle sue consuete e misteriose attività, aspettando la prossima burrasca: il barometro (e il capo della polizia) la prevedono in arrivo molto presto.
  9. SPY CALCIO Abete sveglia Palazzi. "Fare presto. E bene" Fulvio Bianchi - repubblica.it - 20-03-2012 Oggi il superprocuratore Figc, Stefano Palazzi, di professione magistrato militare, sente Catinali e Pederzoli. Non certo due big. Prosegue così, a scartamento ridotto, l'inchiesta-bis sul Calcioscomesse e con questi tempi biblici, degni del miglior Palazzi (ci sono precedenti agghiaccianti), chissà mai quando e se finirà. Ma c'è un problema, per il superprocuratore in scadenza a giugno. Sia il Coni che la Figc si sono stancati e vogliono che l'inchiesta, questa inchiesta, venga chiusa entro la fine stagione e le condanne dei club, le penalizzazioni, siano scontate (quanto possibile: dopo vedremo il perché) in questa stagione sportiva. Per questo Abete, prima di partire per Istanbul per il congresso Uefa, ha dato la sveglia a Palazzi. Con il suo consueto garbo. Abete non è certo tipo che prevarica, e ha grande rispetto delle istituzioni, a cominciare dalla giustizia sportiva. Ma ha ricordato a Palazzi che bisogna fare "presto, bene, e bisogna fare anche pulizia". Un consiglio che è anche un ordine. Per questo è stato spiegato anche al Superprocuratore che deve delegare ad altri (cosa che gli riesce male) tutta l'ordinaria amministrazione e concentrarsi, lui e il suo staff, solo sull'inchiesta del Calcioscommesse. E per questo, la Figc gli ha messo a disposizione altri uomini e mezzi. Sì, perché la struttura della Superprocura non regge quando viene travolta da una mole di lavoro così ingente. E questo non è certo colpa di Palazzi: lui magari, essendo un magistrato estremamente serio e rigoroso (e questo, è chiaro, che è un pregio) ci tiene a fare le cose nel migliore dei modi, in modo da presentarsi davanti alla Disciplinare con deferimenti che possano reggere all'urto di avvocati particolarmente agguerriti. In più, Palazzi è anche un accentrato e il fatto che sia stata creata (ripeto: non certo per colpa sua) una Superprocura, che accorpa anche l'ex Ufficio Indagini, non lo agevola di sicuro. Ma ora dovrà darsi una svegliata. Sinora ha interrogato una trentina di tesserati, alcuni nemmeno indagati, che gli sono serviti sicuramente per capire la situazione nel suo complesso, e soprattutto per incastrare molti calciatori. Sì, perché il fatto nuovo è che stavolta ci sono molti pentiti: siccome sperano di restare prima o poi nel mondo del pallone (come dirigenti, o manager, o agenti, eccetera), ecco che "cantano" manco fossero al Festival di Sanremo. Sinora sono stati sentiti questi personaggi minori, ma importanti per Palazzi: ora però dovrà fare un salto di qualità. Non può sempre aspettare notizie da Cremona o Bari (a Napoli è silenzio totale): la giustizia sportiva ha necessità di chiudere in fretta. Palazzi si augura comunque che la Procura di Bari presto gli dia il via libera per interrogare almeno Masiello, che ha molte cose da dire, le vuole dire e potrebbe incastrare tanti calciatori. C'è il rischio (sia a Bari che a Cremona) che presto vengano arrestati altri calciatori: ma Palazzi non può aspettare all'infinito, semmai farà un altro processo la prossima estate. La Figc (e il Coni è pienamente d'accordo) gli ha chiesto- imposto è una brutta parola- di chiudere la maxi-inchiesta entro maggio. La mole di lavoro che attende lui e il suo staff è impressionante: domani, mercoledì 21 marzo, il pool della Superprocura terrà un summit, e stilerà il calendario dei prossimi interrogatori. Previsto un salto di qualità: l'indagine (finalmente) entrerà nel cuore della serie A. I processi si terrebbero in pieni campionati europei, ma il calcio italiano è giù abituato (vedi 2006, con Calciopoli...). E le condanne? Qui, è il problema: dovendo essere afflittive potrebbero toccare sia questa stagione che la prossima. Salva la lotta scudetto, potrebbe essere sconvolta la zona Champions (ed Europa League) e anche e , soprattutto, quella retrocessione. Un bel caos. Un esempio: se venisse punito un club che galleggia a metà classifica, lontano dalla zona Europa e quella retrocessione, la penalizzazione di 3 o 6 punti (che deve essere appunto afflittiva) sarebbe da scontare nella prossima stagione. Ricordiamo inoltre che se un club è punito per illecito, in base alle norme Uefa non può partecipare alle Coppe Europee. Un bel caos. L'ideale sarebbe tenere i processi sportivi a stagione chiusa in modo che le condanne vengano scontate solo nella prossima: ma questa ipotesi non piace né al Coni, né alla Figc, né agli eventuali terzi interessati che si augurano di trarre giovamento dai guai altrui. E' presto per fare i nomi della società coinvolte (la responsabilità oggettiva è ancora in vigore, meglio ricordarlo), ed è per questo che molti club stanno in silenzio, ma è probabile che ci sia davvero un terremoto a fine stagione (in A, B e Lega Pro...). Sempre che, ovviamente, Palazzi faccia in tempo... Stages azzurri, forse la spunta Prandelli I calciatori sono d'accordo, così come (molti) allenatori: è possibile quindi che Cesare Prandelli riesca a spuntarla ed avere così i due stages azzurri che voleva in aprile. Per ora l'assemblea di Lega di A, all'unanimità, ha detto no: uno schiaffo più alla Figc che al ct azzurro. Ma ora si sono mossi il Coni (Petrucci ha parlato con Galliani e Andrea Agnelli) e anche il sindacato calciatori con Demetrio Albertini. Giancarlo Abete ci è rimasto molto male per il no, ma non essendo date ufficiali non poteva muoversi diversamente: non poteva, insomma, imporre gli stages ma solo cercare di concordarli con la Lega. Ora si cerca una soluzione di buon senso. Resta il problema, questo antico, di una Lega di A che si mette sempre contro e che chissà quando mai troverà un suo assetto stabile. Fra un paio di mesi ad esempio c'è da scegliere il presidente, al posto di Maurizio Beretta in scadenza, e non sarà per niente semplice: Ernesto Albanese (vedi Spy Calcio del 10 marzo) ha molti estimatori, è vero, ma essendo manager di area Coni non gode certo dell'appoggio di Lotito e dei suoi fedelissimi (e quanto conti il n.1 della Lazio in Lega si è visto anche ultimamente). Gli altri candidati (Carraro, Camiglieri, Simonelli, Cardinaletti, eccetera) hanno tutti pro e contro. Come si farà a mettere d'accordo venti presidenti litigiosi? Il problema vero è che in questi anni si sono defilati quelli che hanno carisma. Un nome? Adriano Galliani. Che ora cinguetta su Twitter...
  10. IL CASO "Bologna-Juventus taroccata" le Iene riaprono il caso del 1980 La partita giocata 32 anni fa finì 1-1 con errore di Zinetti e autogol di Brio. Il programma di Italia 1 intervista gli ex calciatori di allora. Petrini: "Le due società si misero d'accordo, chi non accettava non avrebbe giocato" Repubblica-Bologna.it - 14-03-2012 Domani alle ore 21.10, su Italia 1 nuovo appuntamento con "Le Iene Show", che vede il debutto alla conduzione di Claudio Amendola, a fianco di Ilary Blasi e Enrico Brignano. La Iena Paolo Calabresi si occupa dello scandalo del calcio sommesse scoppiato nel 1980 che vede coinvolte diversi giocatori, dirigenti e società. In particolare, si concentra sulla partita Bologna-Juventus del 13 gennaio 1980, finita in pareggio (1-1) dopo un errore del portiere del Bologna Zinetti e un autogol del difensore juventino Sergio Brio. La Iena cerca di far luce sull'episodio intervistando alcuni protagonisti di allora, tra cui gli ex calciatori del Bologna Carlo Petrini, Angelo Castronaro, Renato Sali e Arcadio Spinozzi e gli ex Juventini Franco Causio e Roberto Bettega. Carlo Petrini, ex calciatore di serie A, squalificato per tre anni per il calcio scommesse di allora, già 10 anni fa ha raccontato i segreti del calcio scommesse degli anni '80 facendo nomi e cognomi in un libro. In merito alla partita Bologna-Juventus ribadisce alle Iene:"Le due societa' si misero d'accordo e chi quel giorno non avesse accettato quell'accordo non avrebbe giocato. Chi ce lo comunicò? Arrivò negli spogliatoi il direttore sportivo di quei tempi e disse 'questa partita deve finire in pareggio'. Abbiamo scommesso tutti, tranne due, Angelo Castronaro e Renato Sali". Petrini fa anche i nomi dei giocatori dei bianconeri che secondo lui sapevano dell'accordo. "A chi hai chiesto conferma direttamente?", gli chiede la Iena. Petrini: "Lo dissi a Trapattoni e Causio in cima alla scalinata dello spogliatoio di Bologna. E loro che risposero? Di non preoccuparmi che la partita sarebbe andata come doveva andare". La Iena si reca, quindi, dall'ex del Bologna Renato Sali, che in merito al medesimo match dichiara: "Bologna-Juventus del 13 gennaio 1980 cosa mi ricorda? Quella famosa partita dove i compagni mi dissero che avevano telefonato Bettega e Causio prospettandoci di fare un punto a testa". Anche Castronaro, intervistato da Calabresi, ribadisce: "Cosa dissero negli spogliatoi? Dissero che la partita doveva essere un pareggio". Stessa versione per Arcadio Spinozzi, ex del Bologna, che conferma:"Ci venne detto che la Juventus aveva proposto di pareggiare la partita". Paolo Calabresi si reca quindi da Franco Causio per raccogliere la sua versione dei fatti e quando gli viene chiesto se la partita Bologna-Juventus del 13 gennaio 1980 è stata taroccata, l'ex juventino risponde:"Io non ho mai fatto questa roba qui. Taroccata assolutamente no". Carlo Petrini nomina anche Bettega nella sua versione dei fatti in merito a quella partita: "La telefonata i primi giorni di gennaio arrivò da Bettega a casa di Beppe Savoldi (ex Bologna ndr) e ci propose di pareggiare questa partita. Noi accettammo e fu facile". Interpellato dalle Iene, Bettega alla domanda se quella gara fosse taroccata a sua volta ha risposto:"Sinceramente non me la ricordo molto". E dopo alcune insistenti domande della Iena ha aggiunto:"Intanto che lei parlava ho cercato di andare indietro col pensiero. Io andai in tv, qualche settimana dopo, e al giornalista che disse la stessa cosa risposi che stava facendo del terrorismo giornalistico. È venuta fuori la storia delle scommesse, è forse stata coinvolta la Juve? Mi risponda, chieda a Petrini di rispondere". La Iena ha riferito a Bettega che "ci ha risposto che il giorno prima che Cruciani (la persona che, secondo Petrini "in quel momento a Roma poteva farti scommettere su qualsiasi partita") doveva deporre per il processo ha ricevuto una chiamata, dice, da Boniperti". Quindi Bettega:"Mi sembra indelicato oltre che offensivo andare a scomodare una persona come Boniperti... Mi scusi ma a questo punto Petrini dovrebbe stare zitto". (14 marzo 2012) ©
  11. La Roma, calciopoli e le domande che nessuno fa di Gianluca La Penna - Radiosei -12-03-2012 C’era una volta un re che disse alla sua serva raccontami una favola e la serva incominciò…Chissà se l’allora maggiore dei carabinieri, Attilio Auricchio, e il direttore sportivo della Roma, Franco Baldini, nei loro incontri, collocabili tra fine 2004 e prima metà del 2005 pensavano all’incipit della canzone di Daniele Silvestri, L’Uomo col megafono. Proprio il legame tra l’investigatore e l’alto dirigente giallorosso occupa pagine importanti nelle motivazioni depositate il 6 febbraio dal Collegio presieduto da Maria Teresa Casoria al termine del processo di I grado che ha portato alla condanna di Moggi per associazione a delinquere, senza dimenticare le pene inflitte, reato di frode sportiva, al presidente della Lazio, Claudio Lotito, e al patron della Fiorentina, Diego Della Valle. I rilievi della Casoria sono chiari, univoci e poco interpretabili, frasi che possono solo alimentare i dubbi di chi non ha condiviso appieno il modus operandi degli inquirenti, partendo dalla prima, banale quanto logica domanda: “Ma quale inquirente per indagare sul mondo del calcio chiede aiuto ad un dirigente, come Baldini, il cui coinvolgimento potenziale nello sviluppo del processo, a priori, non poteva essere escluso da nessuno, Auricchio in primis?”. Già a pagina 101, quando il tribunale spiega, correttamente, come “il dibattimento sia il luogo nel quale si forma la prova”, riferendosi a Baldini, scrive letteralmente di un pm costretto a “incassare l’esternazione a freddo del teste (d’accusa), indicativo del suo malanimo con il quale ha dato l’avvio alla collaborazione con l’investigatore ufficiale Auricchio”. Le parole in questo caso sono importanti, come i dettagli fanno la differenza: quindi non era il fuoco sacro di Olympia (quella lasciatela ai laziali, almeno quella, ndr) a indurre Baldini a collaborare con Auricchio, c’era dell’altro? E se sì, cosa? Se a pagina 101 si parla di “collaborazione”, a pagina 56, come già evidenziato dalla profonda analisi di Chiocci sul Giornale, la giudice Casoria usa un’espressione più indicativa del tipo di rapporto tra l’ufficiale e il dirigente: “Il primo ottobre 2010…veniva esaminato il teste Baldini Franco, in atto general manager della nazionale inglese, grande suggeritore d’accusa, per collaborazione con l’investigatore Auricchio, dichiarata da entrambi”. La terza domanda sorge spontanea: cosa voleva suggerire Baldini, c’era un ritorno personale suo, o indirettamente, della squadra, la Roma, per la quale aveva prestato servizio fino al marzo 2005? Ovviamente nessuno conosce le risposte, ma certo se le domande neanche vengono fatte…In realtà, Baldini viene ascoltato da Auricchio, il 15 aprile 2005, un incontro a due cui presiede solo Auricchio, in assenza di altri testimoni. Torniamo alla Casoria. Il presidente del collegio, dai modi a volte sgarbati ma decisamente competente quanto coraggiosa (tre richieste di ricusazione, tra cui quella del pm Narducci e delle sue due colleghe giudici respinte con pieno successo, altro anomalo record di questo processo, ndr) a pagina 429 torna sulla bontà delle intenzioni di Baldini. Riferendosi a Moggi, ribadendo la sua capacità di muoversi nelle istituzioni, “alla sua ampia possibilità di manovra”, Casoria rispetto alla telefonata 8222 del 4 aprile 2005 tra Baldini e il vicepresidente Figc, Innocenzo Mazzini, verga decisa: “La conversazione svilisce la genuinità del discorso intavolato tra Baldini e Auricchio agli albori dell’indagine”. Ci risiamo, allora ci chiediamo, e quattro: perché questa conversazione non è stata portata all’attenzione dell’accusa da Auricchio ma dalla difesa di Moggi che l’ha depositata in tribunale? Che questa domanda sia lecita ce lo dice, indirettamente, proprio la Casoria, basta proseguire con la lettura. Arriviamo a pagina 437: «La conversazione è significativa anche perché presenta la comunanza di fiume di parole e discorsi di ampia portata, da cui il pm ha tratto elementi per dimostrare l’esistenza dell’associazione avente il capo in Moggi». Ovvero, si domanda la giudice, perché questa telefonata che contiene spunti interessanti, anche per sostenere le tesi degli investigatori, non è stata utilizzata? Il sospetto è ancora più giustificato se pensiamo ad una frase contenuta nel colloquio, una previsione che avrebbe meritato, visto anche il metro utilizzato verso altri imputati, un diverso approfondimento. Baldini, rivolgendosi a Mazzini afferma: «Forse, se tu ti comporti bene, quando farò il ribaltone e tanto lo farò perché io vivo per quello, fare il ribaltone e butterò tutti di sotto dalla poltrona (…) io ti salverò, forse». Ormai siamo alla question number six: cosa intende Baldini per ribaltone, chi deve entrare al posto di chi? Ovviamente nessun intende fare un processo mediatico, non c’è alcuna prova di illecito in quelle frasi, ma una convocazione da Palazzi sarebbe stata doverosa, se pensiamo che il capo della Procura Federale pochi mesi fa ha aperto un fascicolo per una litigata fra Lotito e un giornalista viene da ridere, anche se qui abbondano le lacrime, non certo i sorrisi. Qualche risata in realtà l’abbiamo ascoltata, nella telefonata del 21 maggio 2005, quando Mazzini chiama Pradè, siamo alla vigilia di Atalanta-Roma, partita chiave per la salvezza di entrambe poi vinta dalla Roma con gol di Cassano, arbitro Bertini, condannato a Napoli, possessore di scheda svizzera. Questo il contenuto integrale: M. “Sono Innocenzo Mazzini, sono il tuo presidente…” P. “Mamma mia, ma come è possibile che non rispondo a te, ma scherzi. Con quello che stai facendo per noi. Non lo avevo sentito Innocenzo…Ce l’ho… Avevo il vibra….” M. “Dimmi un po’ come tu vai” P. “Eh, che ci devi da’… Lo sai che punto molto su di te eh?” M. “Oh, che devo fare di più?” P. “Niente, devo passare domani e poi c’è un grande futuro. E anzi, se passate domani mi piacerebbe tanto incontrarti e parlarti. Anche la dottoressa Sensi. Incontrarci” M. “Comunque troverai un ambientino… Meno male che tu sei tutelato molto… Perché c’è un grande arbitro” P. “Quanto grande?” M. “Grandissimo…” P. “Vabbò…” M. “Per cui… Mi raccomando a te. Determinazione, voglia, corsa…. tutte cose dovresti avere però non lo so se tu ce l’hai” P. “Non ce l’ho” M. “Però tielli insieme dai, forza” P. “D’accordo. Grazie Innocenzo” M. “Ci sentiamo settimana prossima a salvezza tocchiamoci le palle, va bene?”. Riassumendo, Mazzini tranquillizza Pradè, “sei tutelato…hai un arbitro grandissimo”, e, se questo non bastasse, Pradè invita Mazzini a passare, “c’è un grande futuro. E anzi, se passate domani mi piacerebbe tanto incontrarti e parlarti. Anche la dottoressa Sensi. Incontrarci”. Quindi, passateci la battuta, er proggetto della Roma parte dal 2005, Baldini parla di ribaltone, Pradè di “Grande futuro”. Che anche questo non sia stato oggetto di approfondimento da parte della giustizia sportiva appare anomalo, decisamente iniquo se si pensa alla Fiorentina, e al peso che il famoso pranzo di Della Valle con i designatori ha avuto nella condanna dei gigliati. Ma, come canterebbe Mia Martini, “non finisce mica il cielo”. Prima di questa telefonata, grazie al lavoro di Penta ne è sbucata un’altra, registrata prima del derby del 15 maggio 2005 mestamente finito 0-0, quello del labiale Cassano-Liverani. Anche qui il testo è decisamente imbarazzante. Dirigente Roma: Ci vuole una persona di spessore Dirigente FGCI: chi hanno in mente loro? DR: hanno in mente lui…come fai se non ti salvi?” DF: Non c’è dubbio” DR: Che poi sta poraccia (la Sensi) stà cosi. Ha bisogno di qualche segnale dall’alto… se qualcuno gli dà un segnale di tranquillità… lei prende una boccata di ossigeno…secondo me un segnale bisogna darglielo” DF: Fai cosi’..quando si organizza il pranzo con * a Roma… magari poi lui va a prendere un caffè da Rosella Sensi… DR: Anche per tranquillizzarla capito? DF: Va bene te lo prometto… o mercoledi o giovedi. Detto che le colazioni in casa Roma vanno di moda, leggi il caffè in Campidoglio voluto da Veltroni tra Giraudo e Rosella Sensi, convivio che portò all’addio di Baldini, in questa telefonata emergono due fatti gravi: la richiesta di un segnale dall’alto da parte di un dirigente della Roma; ancora un pranzo da celebrare tra Sensi e Mazzini. Tornando al lavoro di Auricchio, e al “grande suggeritore” Baldini come scrive Casoria nelle motivazioni, ci domandiamo come sia possibile che, esclusa la stampa che spesso davanti alla Roma canta “Zitti zitti il silenzio è d’oro”, nessun giudice, nessun inquirente, si chieda come siano giustificabili certe lacune investigative e, soprattutto, perché queste telefonate siano state nascoste alla pubblica opinione perché non rilevanti. C’è un’ultima domanda, lasciata inevasa da Auricchio e il suo gruppo dio lavoro. La telefonata è la 32727, parlano Bergamo e Carraro dopo il pessimo arbitraggio di Racalbuto che in campo danneggia la Roma. L’allora presidente Figc è alterato perché aveva chiesto attenzione. Il passaggio chiave è il seguente: C: “State attenti, perché io sono stufo, il sintomo che non conta un c…è che si dia un rigore che comunque è al limite dell’area, è al limite dell’area!. Allora, quando un arbitro dà un rigore al mite dell’area, vuol dire che gli scappa che la Juventus voglia, debba vincere la partita. B: Be’, questo…Racalbuto era preparato a fare il contrario… Quindi, Racalbuto era preparato, dice il designatore Bergamo, a favorire la Roma? Anche questo non lo sapremo mai, con buona pace della giustizi sportiva e di Auricchio, nel frattempo spostatosi insieme con il pm Narducci, a lavorare al fianco del sindaco De Magistris. Scurdammoce ‘o passato,. simmo ‘e Napule, paisá.
  12. si sono denunciati a vicenda a vicenda in primavera e per condotta antisportiva e per la faccenda del doping (controlli a sorpresa al Barça su insinuazioni dei madridisti, c'era di mezzo anche l'emittente Cadena Cope, radio cattolica di Madrid vicinissima al Real) comunque adesso il Barça è sul piede di guerra per i torti subiti e ha fatto pure un dossier: quando s' è accorto che lo stan fregando, altro che smile... l'ho scritto nelle news Anche il Barça ha il suo dossier - L'ultimo turno ha portato i veleni arbitrali ad intossicare anche la Liga: il Real infatti è passato per 3-2 sul campo del Betis Siviglia, ma buona parte del merito, dicono i catalani, è stata dell'arbitro che ha ignorato due evidenti falli di mano rispettivamente di Xabi Alonso e di Sergio Ramos. E i due falli sono finiti dritti filati nel dossier 'La mano bianca' che contiene altri due 'episodi': una 'parata' di Higuain in quel di Valencia (che ha consentito ai madridisti di portare a casa il 3-2) e un mani di Pepe a Getafe (che ha salvato lo 0-1). Senza questi errori il divario tra la capolista Real e il Barça non sarebbe di dieci punti, ma al massimo di tre. Senza contare gli errori contro i blaugrana, come un goal annullato a Messi a Getafe; senza contare i rigori non concessi al Barça; senza contare le espulsioni tra gli avversari del Real; senza contare le aggressioni impunite di Pepe e Sergio Ramos... Il Mundo Deportivo arriva ad affermareche "la quantità di aiuti arbitrali al Real Madrid non ha precedenti, per lo meno da quando esistono le immagini delle partite per intero"; e continua prospettando l'esistenza di una regia televisiva e mediatica che censura i favori fatti al Real, per favorirne la corsa; fa addirittura l'elenco delle emittenti che sarebbero al servizio del Real: TVE, La Sexta, Canal Plus.
  13. Juve, cosa fare per vincere lo scudetto…in 10 tweet panorama.it - 13-03-2012 Alla Juventus sanno come si vincono gli scudetti. E nessuno, dall’allenatore al magazziniere, ha bisogno delle nostre raccomandazioni. Da juventini, però, vorremmo condividere con tutti voi un vademecum sulle cose da fare (e da non fare) da qui alla fine del campionato. Li abbiamo radunati in 10 tweet, liberi di aggiungere i vostri nei commenti. Stampatevelo, tenetelo nel portafoglio, appendetelo in ufficio o condividetelo con gli amici sui social network: che la catena di Sant’Antonio (Cabrini) bianconera abbia inizio. Non facciamoci prendere dallo sconforto, non è il momento di pensare al secondo posto #ranierièsolounbruttoricordo A questo punto cerchiamo di guardare la classifica il meno possibile. La storia degli ultimi campionati ci dice che gli scudetti si vincono spesso al fotofinish. Sapete come si dice a Milano? I mort se porten via quand in frec (i morti si portano via quando sono freddi). Non è vero che ce l’hanno tutti con noi #nonsiamomicagliinteristi E’ solo che siamo tornati a essere antipatici. Il che non significa farci dare lezioni di stile né tantomeno far sentire la nostra voce se serve. Insomma: sì alla Juve “cazzuta” di Andrea Agnelli (parole di Flavio Briatore), no alla Juve piangina. Smettere di pensare all’imbattibilità #nonècheportasfiga? I tre punti contano più di qualsiasi cosa. Lippi vinse il suo primo scudetto - nella stagione 1993-1994 - con 7 sconfitte al passivo. Il che dice tutto. Basta scrivere lettere agli arbitri #UltimeletterediCobolliGigli Va molto bene il silenzio stampa se serve a concentrarsi e a non parlare a caldo. Meno se è un modo per farsi compatire. Altrimenti sarebbe stato meglio scrivere una lettera a Nicchi e Braschi, con Abete in copia. Fare goal #buttiamoladentro D’accordo, la porta la vedi o non la vedi, che l’istinto del killer di un attaccante non è qualcosa su cui si può lavorare. Ma Antonio Conte può e deve fare molto sugli schemi offensivi: l’impressione è che certi attaccanti (vedi Vucinic) facciano un gran lavoro e arrivino sotto porta un po’ appannati. Ricordiamoci di quello che fece Lippi con Gianluca Vialli, un centravanti che sembrava finito (dopo due anni di trappattonismo e di gioco spalle alla porta) e (ri)messo nelle condizioni di essere micidiale in zona gol. Accendere un cero a Trezeguet, santo protettore dei centravanti #magariportabene Ah, quanto servirebbe uno come il francese… Ma in questo momento ci accontenteremmo pure di un Fabrizio Ravanelli o di un Michele Padovano. Puntare sugli uomini con personalità ed esperienza #servonolepalle Come Del Piero, ad esempio, ma non vorremmo essere ripetitivi. Considerare Borriello solo l’ex fidanzato di Belen #piùbellodiCorona La Juve ha il problema del gol? L’abbiamo capito, ma Boriello non è la cura ma una causa (fra le altre). Lo dice il campo: sei presenze zero goal con la maglia bianconera. E non è che altrove brillasse per prolificità: negli ultimi 4 anni ha totalizzato 71 presenze e 26 reti con Milan e Roma, una media di 1 gol ogni 3 partite, troppo poco per la punta (ma anche la seconda punta) di una squadra che ambisce a diventare campione d’Italia. Non cambiare modulo #nonèilmomentodegliesperimenti È vero, gli avversari cominciano a capire come gioca la juve e quali sono le contromisure da adottare. Ma il 4-3-3, con Vidal e Marchisio a protezione di Pirlo sulla mediana, con la variante dei due esterni jolly in grado di curare sia la parte difensiva che offensiva (3-5-2), ha dimostrato di funzionare. Infortuni e squalifiche permettendo. Ricordarsi che abbiamo vinto uno scudetto partendo da -6 a cinque giornate dalla fine #5maggiofestanazionale D’accordo questo Milan non è scellerato come quell’Inter, ma a volte chi sta davanti ha tutto da perdere…
  14. Inter eliminata Champions League: la giostra ha chiuso, sentitamente ringraziamo... L'Olympique Marsiglia ha eliminato l'Inter dalla Champions League. Fine di un ciclo e fine della giostra by Massimo Moratti. Ecco la lista dei ringraziamenti... Riccardo Martica - blogosfere.it - 14-03-2012 La giostra ha chiuso. Eh sì. Fine del divertimento. Era da un po' che lo attendevo. L'Inter saluta i fasti di una parentesi felice quanto costruita da un perfetto "Truman show" della famiglia Moratti e il calcio italiano si libera finalmente dell'irritante giocatollino di patron Massimo. Chi dobbiamo ringraziare per aver riportato tutto alla normalità facendo crollare tutti i pezzi del castello di sabbia che il signor Guido Rossi aveva costrutito con abile manovra nel 2006? Chi dobbiamo santificare per averci liberato di una società che ha riso per 5 anni godendo pure di un triplete e di una Champions League per cui anche un noto vulcano ha partecipato alla gloria che mancava da 45 anni? Chi dobbiamo venerare per aver indirettamente dato giustizia ad un calcio che non sopportava più la farsa di un ciclo iniziato sulle macerie di una vicenda in cui l'unica a non pagare è stata solo l'Inter? Inizierei indubbiamente da Zlatan Ibrahimovic. Grazie Zlatan per aver abbandonato la società nerazzurra dopo avergli regalato con la tua classe 3 scudetti, quelli che non avrebbero mai vinto se la Juventus non veniva spedita in serie B e tu non venivi ceduto all'Inter. Grazie al Milan che nell'anno di un tricolore che all'Inter mancava da 18 anni è riuscito a vincere in faccia ai cugini la Champions League rendendoci un po' più dolce una parentesi da incubo. Grazie a Mario Balotelli e ad Adriano per essere sempre riusciti a far parlare più delle loro gossippate che dei "successi" dell'Inter. Grazie a Milito, Maicon, Sneijder, mercenari di livello. Grazie allo special one, Josè Mourinho, per aver abbandonato da mercenario una squadra di mercenari. Grazie a Samuel Eto'o che ha preferito la tundra russa alla maglia nerazzurra. Ed infine grazie a questo Brandao dell'Olympique Marsiglia per aver dato il requiem definitivo... Dimentico qualcuno... scusate. Aiutatemi voi. L'orario è tardo. Vado a riposare. Dopotutto domani... è un altro giorno...
  15. Tribunale civile OGGI L'UDIENZA DE SANTIS CONTRO L'INTER trafiletto non firmato - Gasport pag. 5 - 13-03-2012 Questa mattina al tribunale civile di Milano si tiene l'udienza del processo intentato dall'ex arbitro Massimo De Santis (assistito dallìavvocato Paolo Gallinelli) all'Inter per i pedinamenti e le informazioni raccolte dalla società di investigazioni di Cipriani su incarico di Tavaroli. De Santis fu seguito, fotografato, sarebbero state fatte indagini anche sui suoi conti correnti. Per questo il suo avvocato ha avviato la richiesta risarcitoria nei confronti dell'Inrter che sarebbe stata ritenuta "mandante" dell'inchiesta svolta da Cipriani. Anche il calciatore Vieri ha avviato una richiesta risarcitoria nei confronti dell'Inter e proprio legandosi a quella richiesta che dovrà essere parametrata la richiesta di De Santis. "Abbiamo rimessso al giudice la quantificazione del danno subito da De Santis - spiega Gallinelli - ma abbiamo anche chiesto che sia papametrato a quello di Vieri". In poche parole se Vieri vincerà la sua causa contro l'Inter (la sua richiesta è di circa 20 milioni di euro) a quel punto De Santis riceverà (in proprorzione del danno subito) la liquidazione del suo danno. Per l'Inter gli avvocati Luisa Beretta e Silvia Trupiano in via preliminare eccepiscono l'inammissibilità della richiesta perché tardiva, ma eccepiscono anche il fatto che nel procedimento penale De Santis abbia rinunciato ad essere parte civile.
  16. IL BLOG DI MISTER X Il ruggito degli Agnelli: arbitri e Calciopoli, la Juve dichiara guerra totale alla Figc Xavier Iacobelli - calciomercato.com - 12-03-2012 Il silenzio stampa della Juve è durato ventiquattro ore. Nel giorno in cui Michel Platini ha colmato di lodi la sua antica società visitandone lo stadio-gioiello, Andrea Agnelli si è tolto il cerotto dalla bocca per dichiarare guerra totale alla Federcalcio. Calciopoli e i torti arbitrali sono i due fattori scatenanti di uno scontro frontale che non sfocerà nè in una tregua nè, tantomeno, in una pace. Ci sono parole che pesano come macigni e, quando il presidente bianconero le ha proferite, a Giancarlo Abete saranno sicuramente fischiate le orecchie. Agnelli dixit: "Riportare la Juve al successo è un'operazione che vale un grande sforzo. Lo stiamo facendo. Ci siamo resi conto che dobbiamo essere in grado di lottare contro tutto e tutti, consapevoli che la nostra forza è sufficiente per ottenere dei risultati. La Juve non dà fastidio, diverte e ci rende orgogliosi. Facciamo il nostro mestiere: competere per vincere. Se stiamo pagando per le lamentele fatte nei confronti degli arbitri? Non penso. Se guardiamo è dalla prima giornata che notiamo alcune cose. Con il Milan c'è una sana rivalità sportiva, tra le due società c'è sempre stata una grande convergenza politica". Traduzione: caro Abete, è dalla prima giornata che gli arbitri ci tartassano e adesso ci siamo rotti le scatole. Così, se tu e la Federazione vi illudevate che potessimo soprassedere alle nostre iniziative giudiziarie sul fronte Calciopoli, potete scordarvelo, oggi più di ieri. Andremo sino in fondo, contro tutto e contro tutti. Caro Galliani, dopo l'ultimo Milan-Juve ce le siamo dette di tutti i colori , ma finiamola lì. In Lega abbiamo trovato l'accordo che ha consentito a Beretta di sfangarla fino a giugno. Il resto è vita. Scivolata a quattro punti dai rossoneri, in attesa di reincontrarli fra nove giorni a Torino, nella semifinale di Coppa Italia partendo dal 2-1 dell'andata, la Juve conta i suoi 14 pareggi e l'unico rigore accordatole in 27 gare, ce l'ha a morte con gli arbitri e ne ha ben donde, ma non molla. Sono gli uomini di Nicchi, adesso che non possono più sbagliare. Il messaggio di Agnelli è forte e chiaro. Xavier Jacobelli Direttore Editoriale www.calciomercato.com
  17. Spy calcio Braschi perde gli arbitri Che farà ora con Rizzoli? Fulvio Bianchi - repubblica.it - 12-03-2012 "Non c'è accanimento sulla Juve dopo Calciopoli", assicura Giancarlo Abete, n.1 della Federcalcio. Ma il club bianconero resta infuriato con gli arbitri: nel mirino adesso c'è l'architetto bolognese Rizzoli che ha diretto (maluccio) la gara con il Genoa. Rizzoli è il numero 1 italiano e sarà agli Europei di Polonia-Ucraina: anzi, secondo i bookmakers è fra i candidati a dirigere la finale (se non ci saranno gli azzurri, ovviamente) ma intanto la dura presa di posizione del club bianconero crea un grosso problema al designatore Stefano Braschi. Rizzoli potrà ancora dirigere la Juve quest'anno? Braschi ha già perso per strada Tagliavento e Rocchi, altri due arbitri di prima fila. Rocchi è stato messo al bando in pratica dall'Inter e quindi non vedrà più i nerazzurri (a meno che ci sia qualche gara di scarso interesse verso fine annata). Tagliavento ha stranamente sbagliato Milan-Juve, lui che è uno molto bravo e sereno: come farà adesso ad essere impiegato in partite per la lotta scudetto? Un bel rebus per Braschi che ha pochi arbitri, solo venti, e fra questi quelli affidabili ad alto livello sono pochissimi. E se sbagliano i "califfi" come Rizzoli, Rocchi e Tagliavento, ecco che per i designatore sono guai seri... Ascolti tv, due milioni e mezzo a Novantesimo Minuto Gli ascolti della Rai, ai tempi dello spezzatino: Stadio Sprint 8,11%, 1.196.000; Novantesimo Minuto 14,59%, 2.579.000; Domenica Sportiva 9,85%, 1.581.000; 5' di recupero, 17,16%, 4.631.000.
  18. VISTI DALL'ALA Milan più forte di tutti Juve, il silenzio non serve Massimo Mauro - repubblica.it - 11-03-2012 Il Milan, nonostante le 11 assenze, non perde colpi: è forte, ha classe, qualità, un pizzico di fortuna (come sul gol-autogol di Nocerino) e gestisce sempre bene il vantaggio, contro il Lecce non ha corso nessun rischio. Lo scudetto può solo perderlo. Adesso che si avvicina il recupero dei giocatori importanti ancora assenti, è senza alcun dubbio la più forte del campionato. Allegri è stato molto bravo anche a gestire al meglio i capricci di Ibrahimovic, che è il giocatore più importante, quello che fa girare bene tutta la squadra, ma anche quello che crea più grattacapi. Il Milan è lanciato verso il secondo scudetto consecutivo grazie a un allenatore più che all'altezza e alla solidità della società. Quella della Juve a Genova è stata una partita sontuosa, con grande dinamismo, impegno e qualità fino ai 16 metri: dentro l'area però ha lasciato a desiderare. Continua a mancare tutto ciò che riusciva nel girone d'andata: Conte non ha più in Pepe e Marchisio i goleador delle prime giornate, Matri si è fermato, Vucinic prende pali. E' molto semplice: se non si segna non si può vincere. Alla fine si spiega così quello che si può definire un momento "ni": la buona prestazione c'è ma manca la vittoria. La questione arbitri è invece stucchevole, non se ne può più. Gli errori ci sono e ci saranno sempre: non si può fare niente per un guardalinee che non vede un fuorigioco di millimetri, o per un arbitro che concede o non assegna un rigore molto dubbio. Un'unica soluzione può essere il giudice di porta per le situazioni di gol-non gol sulla linea, ma non ci sono altri rimedi. Tutte le società si sono sempre lamentate, ognuno poi reagisce come meglio crede, anche con un discutibilissimo silenzio stampa che come unico risultato ha quello di privare sportivi e tifosi delle dichiarazioni. Io credo che un ambiente forte, sano e vincente sa gestire anche momenti difficili come questo, ma giocatori e allenatori dovrebbero essere tenuti fuori. Le società invece si sono sempre comportate così e continueranno a farlo, la voglia di vivere diversamente i fatti del campo in Italia non ce l'ha nessuno. Il Napoli, mercoledì a Londra con il Chelsea, ha una chance straordinariamente importante per il suo futuro. Arrivare nei quarti di Champions con la concreta possibilità di giocarsi la semifinale è veramente un'occasione unica. La squadra di Mazzarri è in condizione fisica e mentale ottimale, è il momento ideale per giocare a simili livelli. Niente è precluso per il Napoli, anzi andare avanti darebbe anche ulteriori stimoli per il campionato, oltre a tanto denaro per l'anno prossimo. All'Inter, in questo momento cruciale della stagione, servono sangue freddo, prestazioni all'altezza ed equilibrio tra vecchi e giovani. Passare il turno con il Marsiglia vorrebbe dire aggiustare al 50% una stagione fin qui disastrosa. Ranieri ha l'esperienza giusta per riuscirci, ora i senatori devono dargli una mano.
  19. Il punto La solita musica stonata di GIANNI MURA - la Repubblica.it -12-03-2012 Quattro punti di vantaggio cominciano a essere tanti, con lo scontro diretto già giocato. Tanti, in teoria non troppi. A patto, però, che la Juve riprenda a vincere: ormai, dilapidato il tesoretto, non è più padrona del proprio destino ma deve anche sperare in qualche passo falso del Milan. Che in coppa se l'è concesso a Londra, ma in campionato no. La Juve s'affida a Twitter per dire il suo silenzio, tanto parlano le immagini. È vero, parlano come parlavano a San Siro e dicono che il gol di Pepe era regolare per questione di centimetri, che il rigore su Matri si poteva fischiare ma anche quello su Rossi. Dei tanti pareggi di queste ultime giornate sta davvero stretto alla Juve quello di ieri. L'ha ammesso anche Preziosi: Genoa fortunato. Pali, traverse, tante occasioni, una gara di grande temperamento, senza Conte in panchina e senza tre difensori titolari. La coppia Vidal-Caceres se l'è cavata senza affanni, anche perché la Juve ha giocato quasi sempre nell'altrui metà campo, ma il vero problema era e resta la penuria di gol in rapporto alle azioni costruite. La sindrome da accerchiamento e il dire-non dire che sono gli arbitri a penalizzare la squadra è una vecchia musica che, a turno, suonano la seconda o la terza della classifica. Attualmente la suona la Juve, ma non ne ha l'esclusiva. C'è una controindicazione: se la squadra, quale che sia, entra in campo con questa idea in testa è già penalizzata, non ha allegria né serenità, protesta a ogni fischio arbitrale. Se la Juve non parla, Ibrahimovic si esprime sul campo (bene) e fuori campo (male). Sul campo, un assist e un gol, quanto basta per battere un Lecce bucato in apertura da un tiro di Nocerino deviato da Miglionico e senza quei titolari (Cuadrado e Di Michele in particolare) che avrebbero creato forse qualche problema in più ad Allegri. Fuori, una frase ("Che c... guardi?") arricchita dal lancio del fermacapelli in direzione di una collega di Sky è la conferma che tra l'attaccante e la buona educazione i rapporti sono conflittuali. Il comunicato serale del Milan parla di una telefonata fra i due per chiarire l'incomprensione. Quale incomprensione? È stata una cafonata, anche più grave dello schiaffo del soldato ad Aronica, senza la vaga attenuante della tensione agonistica e per giunta rivolta a una donna. A parte le intemperanze del suo totem, e grazie anche al suo totem, il Milan sta benone. Anche le marette in spogliatoio (incomprensioni?) fanno brodo. Chiariscono. Rinsaldano. Rinsalda il suo 2° posto la Juve, ed è l'unica piccola gioia di ieri: arriva dai posticipi. La Lazio, che si sarebbe portata a due punti battendo il Bologna, perde 1-3 (con due espulsi) all'Olimpico. L'Udinese compromette un pezzo d'Europa tra Alkmaar e Novara, dove il ritorno di Tesser e Jeda portano la vittoria. Intanto Cellino allontana Ballardini e richiama Ficcadenti: come dire che ha sbagliato due volte. Domani e mercoledì tocca alla Champions: l'Inter col Marsiglia per fare due gol e il Napoli in casa Chelsea per difenderne due.
  20. DOSSIER - Errore per errore la guerra tra Juve e arbitri. Il bilancio post-Calciopoli resta un record… Giovanni Capuano - panorama.it - 12-03-2012 Così la Juventus ha annunciato su Twitter il silenzio stampa di protesta Il silenzio stampa è l’ultima arma della Juventus in una stagione in cui per cercare di cambiare il vento delle direzioni arbitrali ad Agnelli e soci non sono state sufficienti grida e sospetti. Silenzio stampa di ultima generazione, annunciato non nel ventre di uno stadio dal solito dirigente imbarazzato di turno, ma via Twitter. Le urla hanno lasciato lo spazio ai cinguettii: “Le immagini parlano da sole”. La lettura dei giornali non sarà piaciuta ad Agnelli e Conte. Il gol di Pepe era certamente regolare (ma anche di difficile lettura) mentre sul rigore di Matri quasi nessuno è disposto a cancellare il peccato d’origine della trattenuta dello stesso attaccante su Carvalho. Insomma quasi pari e patta. Siccome, però, la protesta juventina non è novità dell’ultima giornata ecco il dossier ragionato della stagione bianconera dove un dato è da record: un solo rigore a favore in 27 gare. Nessuno ha fatto peggio. E Panorama.it ha dimostrato nelle scorse settimane come il trend post-Calciopoli sia perfettamente in linea con quest dato. Ma ecco l’elenco dei torti (o presunti tali) che i dirigenti bianconeri hanno messo in fila. 2° GIORNATA: JUVENTUS-PARMA 4-1 - Non influiscono sul risultato, però ci sono due sviste di Celiche nega un rigore a Matri (fallo di Lucarelli) e annulla allo stesso un gol per fuorigioco che non esiste. E’ la prima volta che Conte sbotta alludendo a Calciopoli e al condizionamento degli arbitri verso la Juventus. Siamo all’11 settembre scorso. 10° GIORNATA: INTER-JUVENTUS 1-2 - Rizzoli non concede un netto rigore per sgambetto del portiere Castellazzi ai danni di Marchisio. La Juventus vince comunque. 17° GIORNATA: LECCE-JUVENTUS 0-1 - Arbitra Bergonzi e non fischia un’entrata di Oddo su Vucinic che avrebbe meritato il calcio di rigore. Ininfluente. 22° GIORNATA: JUVENTUS-SIENA 0-0 - Nel finale un cross di Chiellini viene intercettato con il braccio largo da Vergassola. Ci starebbe la massima punizione ma Peruzzo glissa. E’ il giorno in cuiMarotta chiede che alla Juventus vengano mandati “arbitri di esperienza”. Nicchi e Braschi chiudono infastiditi. 21° GIORNATA: PARMA-JUVENTUS 0-0 - A dirigere è Mazzoleni e siamo già in piena polemica arbitrale perché la gara si gioca in recupero. Tanti episodi dubbi e la certezza di un rigore negato a Giaccherini. Anche il Parma protesta per l’affossamento di Giovinco. Al 93° il contatto sospetto tra Santacroce e Pirlo a due metri dalla porta scatena una vera e propria bagarre. In sala stampa Conte spara a zero sul sistema arbitrale: “Hanno paura a fischiare un rigore a favore della Juve. Perché? E’ il segreto di pulcinella”. 25° GIORNATA: MILAN-JUVENTUS 1-1 - E’ la madre di tutte le partite. Nella notte che passerà alla storia per il gol fantasma di Muntari la Juventus si indigna per un gol regolare annullato a Matri e per i cartellini rossi risparmiati a Mexes (dopo 1′, sarà squalificato con la prova tv) e Muntari. Giornate di fuoco chiuse (forse) dalle scuse di Galliani ad Andrea Agnelli in vista dell’assemblea di Lega sul futuro di Beretta. 23° GIORNATA: BOLOGNA-JUVENTUS 1-1 - Si gioca in recupero. Juventus affaticata e costretta a inseguire il gol di Di Vaio. Nel finale De Ceglie entra in area di rigore e va giù strattonato. Niente rigore e Conte viene espulso per proteste: “Almeno potevano darci una punizioncina…”. E’ squalificato per un turno malgrado le testimonianze dei bordocampisti lo scagionino dall’accusa di aver insultato il quarto uomo. 27° GIORNATA: GENOA-JUVENTUS 0-0 - Siamo a ieri. A tradire Rizzoli (che già aveva bucato la gara di San Siro contro l’Inter) questa volta è il guardalinee che non vede la posizione regolare di Pepe sul gol annullato. Poi ci sono gli episodi Matri-Carvalho e Pirlo-Rossi. Alla fine urlano tutti senza la sensazione di avere netta la percezione di chi abbia torto e chi ragione. Un po’ come la fotografia della stagione bianconero dove a impressionare è la frequenza aumentata dagli errori con l’incalzare della polemica proveniente da Torino. Un campionato che era stato ‘normale’ fino a Natale si è trasformato in un calvario da gennaio in poi. Impossibile argomentare l’esistenza di una regia, ma il dato dovrebbe far riflettere gli stessi dirigentiperché alla fine lo scontro con i vertici dell’AIA potrebbe aver reso meno sereni gli arbitri. L’altro dato di fatto è che a sbagliare sono stati quasi sempre i big: Tagliavento, Rizzoli, Mazzoleni, Bergonzi. I FAVORI PER LA JUVENTUS - C’è poi l’ultimo capitolo che non fa parte del dossier juventino ma è comunque un pezzo di questa stagione. Sono le partite in cui i favori per i bianconeri hanno regalato a Conte punti importanti. C’è sicuramente Juventus-Cagliari (18° giornata) con i falli di mano di Bonucci e Pirlo ignorati da Guida. In archivio anche Chievo-Juventus (7° giornata) con gol regolare di Thereau annullato, Juventus-Catania (24°) con rete irregolare di Chiellini convalidata per il 2-1 nel finale, Juventus-Chievo (26°) gol di De Ceglie in fuorigioco anche se poi il pareggio è di Dramè che avrebbe dovuto essere già espulso prima.
  21. TRA MILAN E JUVE ORA C'E' IL PESO DI QUATTRO PUNTI Vantaggio importante per i rossoneri ma il campionato non è ancora finito Alberto Cerruti - Gasport - 12-03-2012 Le turbolenze fanno bene al Milan, che continua a vincere con lo zampone di Ibra, e male alla Juventus che continua a pareggiare, senza gol e senza parole. Occhio, allora, alla nuova e mai così chiara classifica, perché nessuno quest'anno l'aveva guidata con quattro punti di vantaggio. A undici partite dal traguardo è presto per parlare di svolta decisiva, ma sicuramente questo è il primo strappo importante in campionato. E visto che in testa c'è la squadra campione d'Italia, soltanto il Milan può scucirsi lo scudetto dalle maglie. In fondo, anche se con ritmi e protagonisti diversi, si sta profilando lo stesso finale di un anno fa. Allora i rossoneri, già al comando dopo 11 partite, erano a più 5 sull'Inter e non furono più ripresi. Stavolta hanno dovuto attendere 26 gare per essere in testa davanti alla Juventus, senza recupero, ma adesso hanno 4 punti di margine che sembrano il doppio a livello psicologico, per gli opposti effetti provocati dal confronto di San Siro. Il Milan, più abituato, ha saputo trasformare la rabbia di quella serata in energia positiva, mentre la Juventus si è avvitata sempre di più nel suo vittimismo, sfociato nel discutibile silenzio stampa di ieri pomeriggio. Al di là dell'aspetto nervoso, bisogna poi sottolineare che i rossoneri non hanno soltanto un Ibrahimovic in più, almeno in Italia spesso decisivo, dove segna e fa segnare i compagni i caominciare dal suo vice-cannoniere Nocerino. Allegri, rispetto a Conte, grazie a un mercato migliore ha anche un organico più ricco che gli ha consentito di superare una lunga serie di infortuni e squalifiche, e poi ha una società più esperta alle spalle, guarda l'unica che in 26 anni non ha mai imposto il silenzio stampa, nemmeno nel momebto più difficiel, quando nel 1997 il Milan finì all'undicesimo posto con la staffetta Tabarez-Sacchi in panchina. E quindi, anche se oggi sembra la grande sconfitta, la Juventus non merita alcun processo, malgrado il sorpasso dei suoi pareggi rispetto al numero di successi (14), in generale perché in partenza nessuno la considerava da scudetto e in particolare perché ieri avrebbe "strameritato di vincere", come ha onestamente ammesso il presidente del Genoa, Preziosi. Episodi da moviola a parte, traversa e palo di Vucinic, più altro palo colpito a porta vuota da Pepe, dimostrano che nemmeno la fortuna sta baciando la squadra di Conte. Ma se nella loro migliore gara tra le ultime pareggiate, giocata quasi a senso unico, Matri e compagni non riescono a segnare nemmeno un gol alla squadra che ne ha subiti più di tutti, la colpa non può essere soltanto dell'arbitro o dei suoi assistenti. E da questa umile autocritica, dopo le tante critiche più o meno giuste agli altri, la bella Juventus rivista ieri a Genova deve ripartire. Per ritrovare in fretta la parola, i gol e la vittoria. Perché il campionato non è ancora finito.
  22. Quanto guadagna un arbitro di A? Anche 200mila euro a stagione Marco Bellinazzo - blog Calcio & business - Sole 24 ore - 9-03-2012 Ma quanto guadagnano gli arbitri? Difficile, molto difficile ricostruirlo con esattezza, se non si è un verificatore dell'agenzia delle Entrate. Però qualche stima informale si puo' provare a farla. Facendo qualche domanda agli addetti ai lavori si ottiene, infatti, qualche informazione interessante sulle cifre. Un arbitro di alto livello (parliamo almeno di un fischietto di serie A) prende circa 3000 euro (pare netti) al mese come rimborso per gli allenamenti. A questo bonus per tenersi in forma va aggiunto un gettone dai 3000 ai 5000 euro a partita (qui parliamo soprattutto di serie A). La somma dipende dal numero di partite e dalla distanza del match dalla residenza dell'arbitro. Per un Milan-Juve e in genere per le partite di cartello la posta è piena. Per gli arbitri internazionali i match valgono non meno di 10.000 euro. Dunque, facendo due conti della serva, per un arbitro di fascia alta, una stagione può valere oltre 100mila euro (36mila euro per gli allenamenti, più 80mila per almeno una ventina di gare arbitrate). Molto? Poco? Comunque la si pensi, le giacchette nere hanno un ruolo fondamentale nel mondo della calcio e la serie A fattura oltre 1,5 miliardi all'anno. Il costo del servizio arbitrale, contando una quarantina di fischietti e una media di compensi/rimborsi spese di 100/120mila euro, si aggirerebbe complessivamente sui 4-5 milioni a stagione. Lo 0,5 per cento dei ricavi della massima serie. Nell'insieme, non una quota esorbitante.
  23. Juventus Proteste con l'arbitro scatta il silenzio stampa Bocche cucite in casa bianconera dopo il pari con il Genoa. Nel mirino la rete annullata a Pepe e un presunto rigore su Matri. Il comunicato arriva su Twitter: "Guardate le immagini e capirete" di MASSIMO MAZZITELLI -repubblica.it -11-03-2012 Antonio Conte in tribuna al Ferraris La Juventus decide di non parlare dopo il pareggio di Genova. Silenzio stampa impone la società a tecnico e giocatori: "Guardatevi le immagini e capirete". Il comunicato ufficiale arriva su Twitter. Comprensibile la rabbia della squadra bianconera nella domenica che vede il Milan allungare in classifica e per la prima volta in questo campionato vede il sogno scudetto che comincia a sfumare. Incomprensibile il comportamento della società. Le immagini della partita le abbiamo viste e riviste ma sinceramente non abbiamo capito il perché del silenzio stampa. Qual è l'episodio che ha scatenato la reazione della Juventus? Il gol annullato a Pepe? Neanche la moviola, analizzata da più posizioni, ha dato una risposta certa, la certezza che Pepe non fosse in fuorigioco. Ma lo stesso dubbio rimane per il fallo di Pirlo al 93': lo juventino interviene in scivolata su Rossi all'interno dell'area, i genoani protestano perché il fallo da rigore appare evidente. L'arbitro non interviene e la moviola lascia aperti i dubbi. Pirlo tocca il pallone ma anche le gambe del genoano. I dubbi restano e l'episodio pareggia sicuramente, nelle proteste e nei dubbi, quello del gol annullato a Pepe. Per restare sull'invito dei dirigenti juventini abbiamo rivisto le immagini su un presunto fallo in area su Matri ma la moviola dimostra come sia stato il centravanti juventino a fare prima fallo sul difensore tenendolo per la maglietta. Le uniche certezze che abbiamo avuto dalle immagini e che il problema della Juventus non sono gli arbitri o i complotti, ma la grande difficoltà a fare gol. Tanta sfortuna perché tre pali hanno fermato la squadra bianconera, ma anche errori gravi come quello di Pepe che non è riuscito a segnare solo a due metri da Frey. Forse è più grave questo dei presunti errori di Rizzoli. L'impressione è che la società bianconera, dopo la partita con il Parma, le polemiche di Conte e Agnelli e poi tutte quello che è successo dopo il gol fantasma di Milan-Juventus, cominci a soffrire di sindrome di accerchiamento e cerchi nei presunti torti arbitrali alibi ad un evidente calo di forma rispetto alla prima parte della stagione. Sarebbe un peccato, perché forma e gol si possono anche ritrovare ma i fantasmi sono difficili da allontanare. (11 marzo 2012)
  24. Inter, servono 5 top players non un tecnico Mario Sconcerti - Lo sconcerto quotidiano -corriere.it 9-03-2012 Dovessi scegliere io un allenatore per l’Inter girerei intorno a Mazzarri o Pioli, gente italiana, che ha già mostrato di saper gestire situazioni tecniche importanti di casa nostra. Oppure Spalletti. Non Capello, che è ottimo ma molto juventino. Se poi devo scegliere tra Blanc e Villas Boas prendo Blanc. L’altro ha sbagliato molto quest’anno. C’è una misura anche nell’errore. Non vorrei fosse l’Inter la squadra che si fa carico del fallimento del portoghese. Ancora di più è importante un particolare: l’Inter non ha estremo bisogno di un allenatore. Ne ha uno buono e ne ha avuti altri tre anche migliori negli ultimi diciotto mesi. Non è quello il problema. Cioè, quello è un problema ma non è il primo. L’Inter ha bisogno di due grandi centrocampisti, un difensore, un esterno basso di sinistra, e almeno un attaccante. Tutti di prima categoria. Il tecnico è un falso problema, serve a dare a un esterno problemi che sono della squadra. Prima del tecnico bisogna cercare i giocatori.
  25. Più giovani e meno pareggite. Conte, rilancia la Juve di Pierluigi Panza Giornalisti nel pallone - corriere.it - 10-03-2012 L’allenatore è, oggi, almeno tre cose: preparatore, psicologo e tattico. All’inizio, Conte si è dimostrato straordinario in tutti e tre gli aspetti: squadra aggressiva, motivata e intelligentemente disposta senza il preannunciato4-2-4, visto che era arrivato Pirlo. I centrocampisti Marchisio e Pepe andavano in gol e la Juve vinceva (senza i gol degli attaccanti, perché in estate abbiamo comprato Vucinic ed Elia). Ma non si può durare solo sulla preparazione e sui nervi (motivazioni) e la Juve, senza una superstar risolutiva, da almeno due mesi si è impantanata nella pareggite. Qualcuno ha pensato a contromisure? Direi non molto o non molto bene. La campagna acquisti di gennaio non è stata azzeccata:ci voleva un centrale difensivo e abbiamo preso quello che è un bravo cursore di destra (Caceres). E Borriello ricorda tanto i vari Toni, Amauri e Iaquinta dei quali, a fatica, ci siamo liberati. E Conte? Ha provato un 3-5-2 ma con Estigarribia o De Ceglie a sinistra: come potremo segnare? Domanda: ma Krasic ed Elia non si possono proprio usare mai, mai, mai? In nessun modulo? Mettere di più Quagliarella o Del Piero i 15 finali? Ma come si fa a giocare per ottanta minuti con quel Borriello l’ultima partita! Ho un suggerimento: la Juve deve autovietarsi di acquistare giocatori che costano tra i 5 e i 25 milioni di euro (Tiago, Poulsen, Diego, Melo, Vucinic, Borriello, Elia, Krasic, Martinez, Bonucci… ): in questo range di prezzo ci sono un sacco di giocatori bravi, ma nessuno decisivo per crescere. Lanciamo giovani, teniamo quelli che abbiamo senza spendere (vedi Giovinco, Immobile, Sorensen…) e mettiamo da parte un tesoretto per prendere un paio di “fenomeni” (qualcuno dal Real e dal Manchester City deve pur partire). Ma fenomeni.
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