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huskylover

Tifoso Juventus
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Tutti i contenuti di huskylover

  1. 11/05/2012 ALTA CORTE DI GIUSTIZIA: Depositate le motivazioni dei casi Giraudo, Mazzini e Moggi L'Alta Corte di Giustizia ha depositato oggi le motivazioni relative ai casi di Antonio Giraudo, di Innocenzo Mazzini e di Luciano Moggi. Moggi: http://www.coni.it/f...rso_21-2011.pdf Giraudo: http://www.coni.it/f...rso_22-2011.pdf Mazzini: http://www.coni.it/f...rso_20-2011.pdf
  2. SPY CALCIO CALCIO, TEMPO DI ELEZIONI - I PIANI DI FIGC E LEGHE Fulvio Bianchi - repubblica.it - 11-05-2011 Tempo di elezioni, nel mondo del pallone. Ecco piani e strategie. Figc: votazioni a febbraio o, al massimo, marzo 2013. Le ultime voci danno per certo che Giancarlo Abete si ripresenterà (e, in questo caso, non avrebbe avversari), a meno che nei prossimi mesi riescano a convincerlo ad accettare una candidatura politica. Abete, lo ricordiamo, è stato un giovane deputato della Dc. Da "sistemare" adesso le quattro Leghe calcistiche, che dovrebbero andare alle urne verso fine anno, al massimo ai primi del 2013. La Lega di serie A dal marzo dell'anno scorso ha un presidente dimissionario, Maurizio Beretta. I presidenti non sono stati in grado, e non lo sono nemmeno adesso, di nominare il suo erede. Prima devono risolvere il problema, non semplice, del sistema di governo: ora, con tutto il potere ad un'assemblea frammentata e litigiosa, non funziona. Di nomi ne sono stati fatti tanti, ultimamente: Carraro, Simonelli, Camiglieri, Cardinaletti, Albanese, eccetera. Di sicuro fra i presidenti gode di stima l'attuale n.1 della Lega di B, Andrea Abodi, manager appassionato, competente e che lavora a tempo pieno (cosa che non guasta). Potrebbe fare il grande salto? Chissà. In Lega Pro c'è un po' di fibrillazione: l'attuale presidentissimo, Mario Macalli, ha intenzione di ricandidarsi. Ma a quel posto ambiva, e ambisce, anche Salvatore Lombardo, notaio di Marsala ed ex presidente dell'Aia. Possibile una staffetta? Le trattative sono in corso. Lega Nazionale Dilettanti: in caso di uscita di Abete, per un percorso politico, ecco che Carlo Tavecchio si sarebbe subito fatto sotto per la presidenza della Figc. Ma se Abete resta al comando, Tavecchio verrà confermato alla LND, dove è stimatissimo, conservando anche la carica di vicario Figc.
  3. da repubblica.it news Roma, 13:59 CALCIO, BLATTER: AUGURI ALLA JUVE PER 28/O SCUDETTO Con una lettera ad Andrea Agnelli, della quale l'ANSA ha intercettato il contenuto, il presidente della Fifa Joseph Blatter si è congratulato con la Juventus per il titolo di campione d'Italia appena conquistato: "Complimenti per il 28/o scudetto, dopo nove anni siete di nuovo i migliori della serie A: bravi". "E' con mio grande piacere porgerLe le congratulazioni - è scritto nella lettera di Blatter, nella quale non si fa alcun riferimento alle rivendicazioni bianconere sui due scudetti revocati e sul diritto ad esibire la terza stella, ma si insiste sul numero 28 e sugli anni che sono trascorsi dall'ultimo titolo riconosciuto dalla Figc - per la vittoria del 28/o titolo di campione d'Italia". "Domenica scorsa, a seguito di una grande prestazione - prosegue la lettera del n. 1 della Fifa al presidente bianconero - la squadra dei record Juve è riuscita ad aggiudicarsi il 28/o scudetto. Un grande risultato che, a ragione, ha subito scatenato gioia ed euforia. Perchè, dopo nove anni, la Juve si è nuovamente aggiudicata il titolo di miglior squadra italiana di serie A".
  4. Petrucci apre alla Juventus: «Terza stella per me è ok» Il presidente del Coni: ««Il calcio ha problemi più seri. Ma ho parlato con Agnelli. È intelligente: se la mette dove pensa non si può dire nulla» Le tre stelle inserite nel logo ottengono la “benedizione” del n° 1 del Coni Tuttosport - 11-05-2012 Alla fine vince il buon senso. Quello di Gianni Petrucci che, a Milano per presentare le divise olimpiche degli azzurri, taglia?? la questione sulla divisa della Juventus 2012-13. La terza stella inserita nel logo del club, come i bianconeri stanno pensando (praticamente hanno già deciso) di fare, non verrà osteggiata. E non solo perché nessuno potrebbe dire nulla (nel proprio logo ognuno può mettere ciò che vuole), ma perché in assoluto non c'è l'intenzione di arrivare allo scontro con la Juventus e inserire le stelle nel logo rappresenta, in fondo, una sorta di buon compromesso. Daltra parte, sempre sull'onda del buon senso, Petrucci introduce il discorso sulla terza stella con una ragionamento ineccepibile: «Con tutti i problemi che ha e che soprattutto avrà il calcio italiano con il caso delle scommesse, mi sembra che la questione della terza stella sia l'ultima cosa di cui preoccuparsi». E, comunque, se proprio bisogna occuparsene, Petrucci spiega: «Ho parlato con Andrea Agnelli , gli ho fatto i complimenti per lo scudetto. E' un ragazzo intelligente, se davvero deciderà di mettere la terza stella là dove sta pensando di metterla non credo proprio che gli si potrà dire niente». SUL CUORE Il riferimento del presidente del Coni è allidea, trapelata da ambienti bianconeri, di inserire la tre stelle all'interno del logo juventino, quello che finisce sul cuore dei giocatori e del quale in Corso Galileo Ferraris stanno studiando le modifiche (nellimmagine accanto abbiamo provato a ipotizzare un disegno). Lidea di Andrea Agnelli e le parole del capo dello sport italiano, insomma, chiudono la vicenda che stava mandando in tilt Lega e Figc, alla prese con una complessa ricerca storica per scovare il cavillo giusto e impedire alla Juventus di mettere sul petto il simbolo dei trenta campionati vinti sul campo. ESAUDITO A questo punto, la «sorpresa sulla maglia» che aveva annunciato Agnelli verrà svelata nei prossimi giorni (ma è difficile, se non impossibile, che avvenga già domenica nella festa scudetto) e le magliette della prossima stagione riusciranno a realizzare il vecchio sogno dell'Avvocato, che diceva spesso: «Vorrei che la Juventus mettesse sul petto la terza stella prima che le milanesi arrivino alla seconda».
  5. LA JUVE, LA TERZA STELLA E LA RISPOSTA DELL'INTERRoberto Rizzo - giornalistinelpallone - corriere.it - 10-05-2012 Eccoli, stanno arrivando, non aspettavano altro. Gli stilisti juventini hanno già esposto, in sede e allo Stadium, coccarde e bandiera con la terza stella. Le stelle sono tante, milioni di milioni… Tanto questo è il paese dell’illegalità e tutto si può fare. Ora, aspettando la nuova casacca bianconera, se è vero che ogni club sulla propria magliapuò mettere quello che vuole, alcune proposte per la prossima divisa nerazzurra da sfoggiare in occasione dei futuri derby d’Italia: 1) Sotto il nome dello sponsor, una citazione dall’inno “C’è solo l’Inter”, nello specifico il passaggio “Io non rubo il campionato e in B non sono mai stato”.Possibilmente in caratteri color oro che rendono bene. 2) Ogni calciatore, al posto del proprio nome sulla schiena, potrebbe sfoggiare la dicitura “Siamo tutti brindelloni”. 3) Prima del fischio d’inizio, per ravvivare il tradizionale scambio dei gagliardetti, capitan Zanetti dovrebbe consegnare a Buffon una scheda telefonica svizzera con il sentito augurio “Il telefono la tua voce”. 4) Infine, un numero: se loro sfoggeranno 3 (stelle), noi potremmo rispondere con 5 (anni) e 4 (mesi). Ovvero, la condanna comminata a Luciano Moggi, ex dg della Juventus, per “associazione a delinquere”. Come dice Del Piero, che dalla Juve se ne andrà, le sentenze vanno rispettate. Come canta Califano, grande tifoso interista, “tutto il resto è noia”. Anche le loro 3 stelle.
  6. TEMPO SCADUTO LA FRETTA DELLA FIGC SOLO UN TRISTE SLOGAN Aligi Pontani - repubblica.it - 10-05-2012 A tutta velocità, con i finestrini aperti e i capelli di Palazzi sconvolti dal vento. E' questa l'immagine della macchina della giustizia sportiva, lanciata a tavoletta sulla pista piena di buche del calcio scommesse. Non è però un'immagine allegra: dietro ogni curva, anche quella svoltata ieri con la prima tranche di deferimenti, c'è un muro. E l'impressione è che la Federcalcio tutta finirà presto per schiantarcisi contro. Faremo bene e in fretta, aveva promesso a marzo l'incauto Abete, presidente federale risvegliato dal rumore del crollo dopo aver ignorato con un'alzata di spalle mesi di orribili scricchiolii. Faremo entro aprile, si era spinto ad azzardare. Al netto di un trascurabile ritardo di 10 giorni, ora c'è da chiedergli: sì, ma faremo cosa, benedetti signori? Perché la pirotecnica ondata di provveddimenti annunciati ieri, decine di club e calciatori da processare più o meno istantaneamente, non ha fatto in realtà che confermare, nelle sue modalità, tutti i timori sulla capacità delle strutture federali di gestire uno scandalo lontanissimo dall'essere ormai chiarito, con almeno tre procure ancora al lavoro, processi sportivi istruiti contro squadre e tesserati ancora nel mirino dei magistrati, notizie fresche di giornata che rischiano e rischieranno sempre più di modificare, ampliare, chiarire la materia sulla quale tra due settimane dovrebbero essere emessi dei verdetti. Si può fare bene qualcosa, in un contesto del genere? No, non si può. Si può solo fare in fretta. E nel caso specifico, si può solo fare male. Basti pensare all'incredibile doppio binario utilizzato già nella prima tranche di provvedimenti: deferiti i club di B, stralciati la maggior parte di quelli di A con la scusa risibile dell'attesa di documenti da parte delle procure di Bari e Napoli. Ma se nelle carte di Cremona, le uniche a quanto pare prese in considerazione da Palazzi, già compaiono a mazzi partite e giocatori di A, come mai si è deciso di aspettare, per loro e solo per loro, altro materiale? Le regole, i criteri di indagine e di giustizia, non dovrebbero essere uguali per tutti? Perché se così fosse, la Figc avrebbe dovuto avere il coraggio e la sincerità di dire: signori, prima di avere tutto il materiale dalle procure, i processi sportivi non si fanno per nessuno, a costo di partire l'anno prossimo con campionati sub judice, a costo di spostarne l'inizio, a costo di fermarsi. Faremo bene, e basta. C'era certo anche un'altra possibilità, non contemplata dai santoni che governano il calcio italiano, gli stessi che per un semplice, purissimo principio di responsabilità (oggettiva) avrebbero già da tempo dovuto lasciare ad altri i loro posti ammettendo l'incapacità di controllare e proteggere un patrimonio di tutti gli italiani. Costoro avrebbero potuto chiedere di trattare la materia scommesse come fu trattata calciopoli: come un evento devastante e dunque straordinario, non certo gestibile dal valoroso Palazzi e dalla sua truppa di inquirenti a cottimo. Avrebbero potuto chiedere, in previsione del disastro che ora fronteggiano vivendo alla giornata, semplicemente aiuto. Faremo bene e presto, hanno invece detto i maestri dello slogan. E poi si stupiscono se gli stessi magistrati, scuotendo la testa, pensano e dicono che il calcio per ripartire avrebbe una sola, impensabile e avvilente possibilità: l'amnistia.
  7. SPY CALCIO VIA ALLA FASE NUMERO 2 - PALAZZI A BARI PER LE CARTE Fulvio Bianchi - repubblica.it - 10-5-2012 Via alla fase numero 2: domattina, alle ore 10, il procuratore Figc, Stefano Palazzi, sarà a Bari dove incontrerà il capo della Procura della Repubblica, Antonio Laudati. Fra i due ci sono ottimi rapporti: tra l'altro Palazzi, magistrato militare, è stato anche auditore di Laudati. Non si sa ancora quali e quante carte Bari potrà fare avere a Palazzi, ma di sicuro si dovrebbe trattare di un materiale più che consistente, che riguarda fra l'altro i due club pugliesi, il Bari e il Lecce. A tremare anche la Sampdoria. Un altro lavoro immenso quindi attende gli 007 della Figc che percepiscono solo 40 euro al giorno (vero, presidente Abete?). Per mettere a punto tutti i deferimenti dell'altro giorno, Palazzi e il suo pool hanno lavorato anche di notte: gli uffici di via Po sono stati tenuti aperti "h 24" venerdì, sabato e domenica scorsi. Ora, come detto, la seconda ondata. Bari è pronta a consegnare le carte, nessuna notizia invece almeno per adesso da Napoli. Di sicuro, nella seconda trance saranno coinvolte altre squadre di serie A, dopo Atalanta, Novara e Siena, già rinviate a giudizio. Alla fine potrebbero essere una decina ad andare a processo, con responsabilità diverse. Palazzi spera di chiudere la nuova inchiesta entro giugno (ma dovrà sentire tantissima gente): la Figc vuole che i processi si concludano entro luglio, in modo da poter presentare all'Uefa, magari con un piccolo slittamento, già ai primi di agosto la lista delle italiane iscritte alle Coppe. Da stabilire ora i tempi del primo processo che si terrà all'Olimpico: di sicuro dopo il 21 maggio, non prima. "I playoff e playout per ora non slittano", sostiene Andrea Abodi, presidente della Lega di B. Ma è possibile che anziché il 30 maggio, partano qualche giorno dopo: non si giocherebbe comunque a cavallo della gare azzurre agli Europei (10, 14 e 18 giugno). La B rischia di essere sconvolta. Così come la Lega Pro e qualche club, magari retrocesso, potrebbe avere in futuro seri problemi per iscriversi al campionato. Un caos che durerà tutta l'estate, ma quello che sta venendo fuori da intercettazioni e verbali è sconvolgente.
  8. Tre stelle alla Juve: male necessario per farla smettere? Nuovo stemma su sede e stadio (che già espone gli altri 29). Novara e Casale non hanno vinto 10 campionati. Eppure... Mario Celi - il Giornale.it - 10-05-2012 «Dica 30...3». Ai tifosi della Juventus viene benissimo rispondere, è la cosa più facile del mondo: 30 come gli scudetti vinti sul campo secondo il presidente Andrea Agnelli e qualche milione di bianconeri, 3 come le stelle che il club vuole cucire sulle maglie nella prossima stagione, una ogni dieci scudetti vinti. E, affinché non ci siano dubbi, la Juve si è portata avanti: fuori dalla sede del club è stata esposta la bandiera con lo scudetto, sulla quale campeggia il numero 30 e la tanto discussa terza stella. Iniziativa promossa anche dal sito web della società: «Se vi capita di passare dalle parti di corso Galileo Ferraris, a Torino, quando arrivate vicino al numero civico 32, alzate lo sguardo al cielo - si legge -. E ammiratela. Da questa mattina, sventola la bandiera più bella». Lo stemma tricolore con il numero 30 e la terza stella è stato esposto anche nell’altra «casa» bianconera, all’ingresso dello Juventus Stadium, in vista della grande festa di domenica pomeriggio per la sfida contro l’Atalanta, ultima giornata di campionato. Una provocazione? Non più dei 29 scudetti che già fanno mostra di sé nel corridoio che dagli spogliatoi porta al campo di gioco dello Juventus Stadium. Ventinove stemmi davanti ai quali sono sfilate tutte le squadre ospiti (soltanto l’Inter diede cenni di nervosismo). E 29 più 1 fa 30. Non più provocatorio di Ibrahimovic quando dice di aver vinto nove scudetti in cinque squadre diverse. Perché due di quegli scudetti li ha festeggiati con addosso la maglia della Juventus e sono proprio quelli «abbattuti» da calciopoli. Non più provocatorio, forse suo malgrado, di Giancarlo «Ponziopilato» Abete, presidente di una Federazione Giuoco Calcio che nel luglio del 2011 decide di non decidere sul ricorso contro lo scudetto 2006 assegnato a tavolino all’Inter. «Sindrome di incompetenza» ritenuta irrispettosa dai vertici bianconeri. Quindi si va avanti con le stelle, assolutamente tre. Un modo per riaffermare la richiesta di giustizia, dopo la scoperta tardiva del filone di intercettazioni che riguardava anche l’Inter, finito però, come si sa, in prescrizione. Perché in tutta questa storia, almeno due domande hanno risposte chiare. Se il procuratore Palazzi, nel 2006, fosse stato a conoscenza di quanto emerso successivamente al processo di Napoli, avrebbe deferito anche l’Inter? Sì. E si sarebbe mai potuto assegnare all’Inter lo scudetto revocato alla Juve? No. Per questo la Juventus reclama quei due scudetti vinti sul campo e tolti dalla Federcalcio «per slealtà sportiva e illecito strutturale», come affermano le sentenze passate in giudicato. E se la Juve non vuole rinunciare agli scudetti vinti sul campo, l’Inter non ha alcuna intenzione di restituire il suo scudetto non vinto ma assegnatole dal commissario federale Guido Rossi, suo ex consigliere d’amministrazione. Tornare a 17 sarebbe inaccettabile. Posizioni da sei anni inconciliabili soprattutto a causa di una Federcalcio incapace di imporre il rispetto di regole, invocate a volte anche a sproposito e in alcuni casi inesistenti (come quelle che regolano le divise delle squadre di Serie A e non citano la parola «stella» e la relativa tradizione). Ed è un guaio che il calcio italiano non abbia organi di governo, né federali né di Lega, capaci di reggere e tenere la direzione politica e amministrativa di un settore che, indotto incluso, è la quinta industria del Paese. E amministrare giustizia senza vendette o peloso buonismo. In fondo, concedere la terza stella alla Juve potrebbe essere il male minore purché la si finisca con questa stucchevole guerra santa da una parte e dall’altra. Potrebbe essere un compromesso accettabile, quello delle tre stelle sulla maglia. Ad esempio, Novara e Casale hanno una stella nel loro stemma. Ma non si sognano di affermare di aver vinto 10 scudetti.
  9. LO SCANDALO Calcioscommesse, arrestati ultras del Bari chiesero ai giocatori di perdere tre partite repubblica.it -10-05-2012 Operazione dei carabinieri del comando provinciale del capoluogo pugliese. Contestato il reato di violenza privata aggravata. Non ci sarebbero collegamenti con la criminalità organizzata. A parlare delle richieste dei tifosi l'ex centrocampista barese Marco Rossi, ora al Cesena, e l'ex capitano Jean Francois Gillet, ora portiere del Bologna BARI - Non sembra mai finire il baratro in cui è caduto il calcio italiano, devastato dal nuovo scandalo del calcioscommesse. E quando non sono i calciatori a ideare e sponsorizzare combine, sono i tifosi: i carabinieri del comando provinciale di Bari hanno eseguito una serie di arresti contro capi ultras della squadra biancorossa che avrebbero chiesto ai giocatori di perderealmeno tre partite per assicurarsi forti vincite con le scommesse. Ai tre indagati viene contestato il reato di concorso in violenza privata aggravata. Dalle indagini - a quanto si è saputo - non sarebbero emersi collegamenti dei capi ultrà con ambienti della criminalità organizzata, come invece si era ipotizzato in un primo momento. Ma, oltre alle minacce ai giocatori, i tre, secondo le accuse, preparavano ritorsioni nei confronti di due giornalisti (dei quali si parla in alcuni colloqui telefonici intercettati) in seguito ai commenti che gli stessi hanno fatto nei loro articoli censurando le minacce dei tre tifosi ai danni di calciatori biancorossi dopo l'arresto di Andrea Masiello del 2 aprile scorso. Il procuratore Laudati, durante la conferenza stampa nella quale è stata illustrata l'operazione, ha detto: "I giornalisti hanno rischiato molto, a loro va la mia solidarietà. Sono i fari nel clima oscuro e omertoso nel mondo della criminalità organizzata". Gli arresti, ha spiegato Laudati, sono stati eseguiti "perché le intimidazioni proseguivano e c'era il rischio di inquinare le indagini". Il procuratore ha aggiunto che "era stata organizzata anche una spedizione punitiva a Bologna per indurre Gillet a ritrattare". FOTO GLI ULTRAS ARRESTATI, VOLEVANO 'SALVARE' IL BARI FOTO 'IL PARIGINO' CON GILLET, CASSANO E VENTURA SCHEDE CHI SONO GLI ULTRAS ARRESTATI I capi della tifoseria finiti in manette sono Raffaele Lo Iacono, Roberto Sblendorio (portati in carcere) e Alberto Savarese (ai domiciliari): da loro pretese e minacce per costringere alla sconfitta in alcune partite parlano negli interrogatori a cui sono stati sottoposti nei mesi scorsi l'ex difensore barese Marco Rossi, ora al Cesena, e l'ex capitano del Bari Jean Francois Gillet, ora portiere del Bologna. Entrambi hanno sostenuto che le richieste degli ultrà furono respinte. Gli arrestati sono accusati di aver tentato di imporre ai calciatori, prendendone uno a schiaffi, di perdere le successive gare di serie A. I fatti contestati si riferiscono alla stagione agonistica 2010/2011, quando il Bari militava ancora nella massima serie del campionato di calcio ed ormai ultimo in classifica, era ad un passo dalla sicura retrocessione in ''B''. Emergono propositi ritorsivi , di alcuni calciatori e di ultrà di altre squadre di calcio dal provvedimento di arresto notificato dai carabinieri a tre capi della tifoseria barese. Sono tre le gare che i capi ultrà volevano 'far fruttare', con forti vincite col calcioscommesse, puntanto sulle sconfitte pretese dai biancorossi: si tratta di Bari-Samp (23 aprile 2011, 0-1), che segnò la retrocessione matematica dei biancorossi, Cesena-Bari (17 aprile 2011, 1-0), Bari-Chievo (1-2, del 20 marzo 2011). Rossi (ascoltato come indagato) ha detto agli investigatori che "poco prima della partita Cesena-Bari, alcuni capi ultrà avevano intimato ai rappresentanti dei giocatori, tra cui il portiere Gillet e lo stesso Andrea Masiello, di perdere le successive due partite di campionato, ovvero Cesena-Bari e Bari-Sampdoria, in quanto avevano essi stessi scommesso sulla sconfitta del Bari". Laudati ha spiegato che i tre arrestati devono rispondere di violenza privata "perché in più occasioni questi personaggi, che non definisco tifosi perché ho rispetto della parola 'tifosi', si sono resi protagonisti di atti violenti nei confronti di giocatori del Bari al fine di perdere le partite, non di propria iniziativa ma mandati da alcuni scommettitori". I tre ultras durante lo scorso campionato minacciarono alcuni calciatori del club biancorosso di perdere le tre gare con Samp, Cesena e Chievo. "Il primo episodio si è verificato durante l'antidoping di Bari-Chievo - racconta Laudati - quando si sono introdotti nello spogliatoio per fare minacce. Il secondo episodio è stato invece prima di Cesena-Bari e il terzo prima di Bari-Samp, quando sono andati sul campo, hanno preso anche a schiaffi i calciatori e li hanno minacciati creando un clima di paura".
  10. Punti e stelle Luca Sofri - wittgenstein.it -10-05-2012 Al di là del merito e delle tifoserie (non sono juventino, non sono interista, non ho interessi in ballo), ho un’obiezione “tecnica” a quello che scriveva ieri Michele Serra e a quello che scrive oggi Stefano Nazzi, sull’implicazione sovversiva e di violazione delle regole della pretesa della Juventus di attribuirsi 30 scudetti e 3 stelle. Riassumo Serra – col quale già ne parlammo – in pochissime parole: se decidi di comportarti come se una sentenza pronunciata da un organismo che implicitamente rispetti e condividi sia sbagliata, ne mini le fondamenta e fai saltare tutto il patto. L’obiezione è che Serra confonde l’obbedienza a una regola con la sua contestazione, confonde un reato con un’opinione. La Juve non è parte dell’istituzione, non è tenuta a condividere pubblicamente i suoi pronunciamenti, mentre è tenuta invece a obbedirvi: anche perché se non lo facesse compierebbe nuove violazioni di regole che sarebbero sanzionate. La Juve non ha deciso di non partecipare più al campionato (poteva farlo, se avesse voluto mettere in discussione il sistema), o di andare alla sede dell’Inter e portarsi via dei trofei: sta solo manifestando il suo dissenso da quella sentenza, che ha comunque inevitabilmente subito e “rispettato”, punti di penalizzazione compresi. Ufficialmente, gli scudetti sono 28, punto. L’equivoco è importante, perché discende direttamente dalla pretestuosa obiezione che nella società civile pretende che non si possano discutere e criticare le sentenze della magistratura: il “rispetto delle sentenze” è una formula ingannevole e strumentale usata per mettere a tacere i dissensi. Le sentenze le fa rispettare lo Stato, e la forza pubblica, eventualmente: ma io, mentre le subisco, mentre sconto la pena, ho diritto di dire che non è giusto e che per me il colpevole non sono io. Ho diritto di dirmi innocente, che lo sia o no. Ho diritto di fare tutto quello che non violi una regola scritta, nel qual caso ne sarò perseguito. E sostenere che esercitando questo diritto io metta a rischio il patto sociale è un ricatto morale che trascura la libertà di opinione. La Juventus ha 28 scudetti, punto. E ha diritto di dire che ne ha vinti 30. Punto.
  11. Juventini e noStefano Nazzi -ilpost.it - 10-05-2012 Andrea Agnelli non sta facendo molto per rendere la Juventus una squadra simpatica. Diciamo che la strategia è un po’ quella del marchese del Grillo: «Io so’ io e voi non siete un C***O». Così all’ingresso dello Juventus Stadium, a Torino, è stato appeso un grande scudetto con la scritta 30. Per la giustizia sportiva e per tutto il resto del mondo gli scudetti sono 28. Ci sarà una sorpresa sulle magliette, è stato detto. Immagino che la famosa terza stella in qualche modo comparirà. Insomma, i fatti sono questi: alla Juventus, in seguito allo scandalo di calciopoli del 2006, due campionati vinti sono stati revocati: quello del 2004-2005 non è stato assegnato; quello del 2005-2006 è stato assegnato all’Inter perché le prime due della classifica sono state penalizzate. Non è una questione opinabile: ci sono stati verdetti sportivi, i dirigenti juventini di allora sono stati radiati. Già, dice la Juventus oggi, «ma noi quegli scudetti li abbiamo vinti sul campo». Però il campo era quello che aveva “disegnato” Moggi. Intendiamoci, non muore nessuno se la Juventus si mette tre stelle sul petto. Qualche fischio in più sui campi dove andrà a giocare l’anno prossimo, tutto lì. Però anche questo è un bello specchio dell’Italia. Qui tutti dicono la frase di rito: «Le sentenze si rispettano» e poi però fanno assolutamente quello che gli pare. Non credo che in Inghilterra o Germania potrebbe accadere, federazione calcio e lega delle squadre di serie A prenderebbero provvedimenti. Qui per ora tutto tace: se non interverranno è come se non esistessero. E a quel punto però varrà tutto. Il Milan avrebbe potuto far girare classifiche parallele con i tre punti in più dovuti al gol di Muntari non assegnato durante Milan-Juventus. Andando indietro la Roma potrebbe prendersi lo scudetto 1980-1981, quello del gol di Turone e della questione di centimetri. E l’Inter quello del 1997-1998 quando Iuliano buttò giù Ronaldo in area e l’arbitro si voltò dall’altra parte. E poi ci sono le storie di oggi. Seguendo questo principio una squadra che sarà eventualmente retrocessa in serie B per l’attuale scandalo scommesse potrà presentarsi l’anno prossimo sui campi di serie A dicendo «Ma noi la serie A ce la siamo conquistata sul campo». Non tutti nella Juventus sono per la linea dura. Così anche tra i tifosi: quando scoppiò lo scandalo nel 2006 la stessa componente ultras si spaccò in due tronconi, una parte difese la società senza se e senza ma, un’altra, consistente, contestò Moggi, Bettega e Giraudo. Credo che quella curva sia ancora divisa. Vedremo domenica, ultima di campionato, che atteggiamento prenderà la Juventus, che polemiche ci saranno. Forse la dirigenza dirà «Le sentenze si rispettano» e le rispetterà davvero. Credo che però sia improbabile. Ma io non sono juventino, si era capito, no?
  12. I 61 tesserati deferiti e le 33 partite interessate Ansa.it -09-05-2012 ROMA - Atalanta, Novara e Siena, quest'anno in serie A, sono tra le 22 società deferite nell'inchiesta calcioscommesse relative alla parte dell'inchiesta giudiziaria della Procura di Cremona. I provvedimenti, firmati da Palazzi ieri, sono stati notificati oggi. I tre club sono stati deferiti per responsabilità oggettiva. Pescara e Sampdoria (per responsabilità oggettiva) sono tra i 22 club deferiti dal Procuratore Federale Stefano Palazzi nell'ambito dell'inchiesta calcioscommesse relativa alla prima parte dell'inchiesta giudiziaria della Procura di Cremona. GERVASONI, DONI E SARTOR TRA DEFERITI - Tra i 61 61 tesserati deferiti dal procuratore Stefano Palazzi nell'inchiesta calcioscommesse ci sono Carlo Gervasoni (ex giocatore Piacenza), Alessandro Zamperini (ex Cisco Roma), Luigi Sartor (ex Ternana), Cristiano Doni (ex Atalanta). ECCO I 61 TESSERATI DEFERITI - Ecco la lista delle 61 persone fisiche deferite nell'ambito dell'inchiesta sul calcioscommesse, tra cui 52 calciatori in attività al momento delle rispettive contestazioni, 2 calciatori non in attività al momento delle rispettive contestazioni, 4 dirigenti o collaboratori di società e 3 iscritti all'Albo dei tecnici, di cui 2 in attività al momento delle rispettive contestazioni. I 52 giocatori in attività più 2 non in attività: Alessandro Zamperini, Filippo Carobbio, Luigi Sartor, Cristian Bertani, Mario Cassano, Alberto Maria Fontana, Rijat Shala, Nicola Ventola, Carlo Gervasoni, Nicola Ferrari, Mirco Poloni, Ruben Garlini, Francesco Ruopolo, Daniele Vantaggiato, Alberto Comazzi, Salvatore Mastronunzio, Maurizio Nassi, Davide Caremi, Kewullay Conteh, Antonio Narciso, Mattia Serafini, Achille Coser, Marco Turati, Roberto Colacone, Inacio José Joelson, Paolo Domenico Acerbis, Thomas Hervé Job, Alessandro Pellicori, Riccardo Fissore, Vincenzo Italiano, Luigi Consonni, Maurizio Sarri, Vincenzo Santoruvo, Nicola Mora, Tomas Locatelli, Federico Cossato, Andrea De Falco, Filippo Cristante, Dario Passoni, Edoardo Catinali, Cesare Gianfranco Rickler, Cristiano Doni, Vittorio Micolucci, Alex Pederzoli, Alessandro Sbaffo, Alfonso De Lucia, Juri Tamburini, Marco Paoloni, Mirko Stefani, Luca Fiuzzi, Andrea Alberti, Vincenzo Iacopino, Gianluca Nicco, Marco Cellini. - I 4 dirigenti: Giuseppe Magalini (ds Mantova), Franco De Falco (dirigente Piacenza) Andrea Iaconi (ds Grosseto) Gianni Rosati (collaboratore Reggina) - I 3 tecnici: Mirko Bellodi (allenatore portieri Mantova) Gianfranco Parlato (iscritto all'albo dei tecnici) Nicola Santoni (iscritto all'albo dei tecnici e tesserato per il Ravenna) LE 33 PARTITE ELENCATE NEL DEFERIMENTO -Sono 33 le partite elencate nelle 48 pagine dei deferimenti alla Commissione disciplinare sulla vicenda Calcioscommesse. Ventinove del Campionato di Serie B di varie stagioni: - Frosinone-Albinoleffe del primo giugno 2008 (tesserati deferiti CAROBBIO e GERVASONI; società deferita per responsabilità oggettiva ALBINOLEFFE). - Rimini-Albinoleffe del 20 dicembre 2008 (GERVASONI, CAROBBIO, FERRARI, POLONI, GARLINI, RUOPOLO, VANTAGGIATO; per resp. oggettiva entrambe le società). - Ancona-Albinoleffe del 17 gennaio 2009 (COMAZZI, MASTRONUNZIO, NASSI; per resp. oggettiva entrambe le società). - Pisa-Albinoleffe del 7 marzo 2009 (GERVASONI, CAROBBIO, RUOPOLO, CAREMI, CONTEH, NARCISO; deferito ALBINOLEFFE per resp. oggettiva). - Salernitana-Albinoleffe del 18 aprile 2009 (GERVASONI, CAROBBIO, RUOPOLO, NARCISO, SERAFINI; deferito ALBINOLEFFE per resp. oggettiva). - Frosinone-Albinoleffe del 9 maggio 2009 (GERVASONI, CAROBBIO, RUOPOLO, COSER; deferito ALBINOLEFFE per resp. oggettiva). - Albinoleffe-Ancona del 30 maggio 2009 (MASTRONUNZIO, COMAZZI, TURATI, COLACONE, CAROBBIO; entrambe le società per resp. oggettiva). - Torino-Grosseto del 16 gennaio 2010 (CAROBBIO, CONTEH, JOELSON, ACERBIS, JOB, TURATI; deferito GROSSETO per resp. oggettiva); - Grosseto-Mantova del 15 marzo 2010 (GERVASONI, CAROBBIO, PELLICORI, FISSORE; deferito GROSSETO per resp. oggettiva). - Empoli-Mantova del 23 marzo 2010 (GERVASONI, PELLICORI, FISSORE). - Padova-Grosseto del 23 marzo 2010 (ITALIANO, CAROBBIO, TURATI; per resp. oggettiva entrambe le società). - Brescia-Mantova del 20 aprile 2010 (GERVASONI, PELLICORI, FISSORE). - Cittadella-Mantova del 24 aprile 2010 (GERVASONI, PELLICORI, FISSORE). - Ancona-Grosseto del 30 aprile 2010 (CAROBBIO, JOELSON, ACERBIS, CONTEH, TURATI, CONSONNI, SARRI, IACONI; Grosseto deferito per resp. oggettiva; ANCONA per responsabilità presunta). - Mantova-Modena dell'8 maggio 2010 (GERVASONI, NARCISO; MODENA per resp. oggettiva). - Frosinone-Grosseto del 15 maggio 2010 (SANTORUVO, CONTEH, MORA, ACERBIS; entrambe le società per resp. oggettiva). - Grosseto-Reggina del 23 maggio 2010 (CAROBBIO, JOELSON, ACERBIS, CONTEH, JOB, TURATI; GROSSETO per resp.oggettiva). - Ancona-Mantova del 30 maggio 2010 (GERVASONI, LOCATELLI, NASSI, BELLODI, MAGALINI, MASTRONUNZIO, COLACONE, DE FALCO, CRISTANTE; deferito ANCONA per resp. oggettiva). - Empoli-Grosseto del 30 maggio 2010 (CAROBBIO, JOELSON, ACERBIS, JOB, TURATI; GROSSETO per resp. oggettiva; EMPOLI per resp. presunta). - Albinoleffe-Piacenza del 20 dicembre 2010 (CASSANO, PASSONI, CATINALI, RICKLER, DE FALCO, ZAMPERINI, COSSATO, GERVASONI; entrambe le società per resp. oggettiva, così come l'AVESA). - Ascoli-Atalanta del 12 marzo 2011 (DONI; ATALANTA per resp. oggettiva). - Atalanta-Piacenza del 19 marzo 2011 (CASSANO, RICKLER, CONTEH, COSSATO; PIACENZA e AVESA per resp. oggettiva). - Padova-Atalanta del 26 marzo 2011 (DONI, SANTONI; per resp. oggettiva ATALANTA e RAVENNA, per cui all'epoca dei fatti era tesserato Santoni). - Novara-Ascoli del 20 aprile 2011 (MICOLUCCI, BERTAN; entrambe le società per resp. oggettiva). - Piacenza-Pescara del 9 aprile 2011 (GERVASONI, NICCO; entrambe le società per resp. oggettiva). - Ascoli-Sassuolo del 9 aprile 2011 (PEDERZOLI; ASCOLI per resp. oggettiva). - Livorno-Piacenza del 14 maggio 2011 (GERVASONI, SBAFFO, DE LUCIA; entrambe le società per resp. oggettiva). - Grosseto-Reggina del 15 maggio 2011 (ROSATI, TAMBURINI, NARCISO; GROSSETO e REGGINA deferite per resp. oggettiva, così come il MODENA, per cui era tesserato per Tamburini). - Piacenza-Albinoleffe del 21 maggio 2011 (GERVASONI; entrambe le società per resp. oggettiva). Due partite in due differenti edizioni di Tim Cup: - Chievo-Novara del 30 novembre 2010 (BERTANI, FONTANA, GERVASONI, SHALA, VENTOLA;NOVARA e PIACENZA per resp.oggettiva). - Cesena-Gubbio del 30 novembre 2011 (ZAMPERINI). Due partite di Coppa Italia della Lega PRO nella stagione sportiva 2010/2011: - Cremonese-Monza del 27 ottobre 2010 (GERVASONI, PAOLONI, STEFANI, FIUZZI, ALBERTI, IACOPINO; entrambe le società per resp. oggettiva). - Pisa-Monza dell'8 dicembre 2010 (GERVASONI, STEFANI, FIUZZI; CREMONESE - per cui erano tesserati Gervasoni e Stefani - e MONZA per resp.oggettiva).
  13. I marziani dello sport E le tv fanno festa Aligi Pontani - Tempo scaduto - repubblica.it - 3-05-2012 Cronache dalla galassia sport, primavera 2012. Il presidente del Coni Gianni Petrucci trionfa, schiaccia la concorrenza, si tuffa in un bagno di folla e di consensi per aggiungere al governo degli atleti quello dei cittadini di San Felice al Circeo. "Ma non lascio il Coni", rassicura subito, casomai qualche temerario ci avesse pensato. Starà al suo posto fino al dopo Londra, e che Dio e a questo punto anche gli dèi ce la mandino buona, per i Giochi e per i discendenti di Circe. Petrucci farà il sindaco nei ritagli di tempo, tra uno scandalo del calcio e l'altro, o accadrà il contrario? Oppure si sdoppierà felice grazie a un incantesimo proprio del luogo, mandando Gianni in riva al mare e tenendo Petrucci al Foro Italico? Mistero. Mentre Petrucci sindaco festeggia il tricolore, i veri proprietari del calcio italiano festeggiano non tanto lo scudetto juventino quanto i fragorosi dati di ascolto della serata del 'titulo': 4 milioni di spettatori su Sky, padrona certificata del pallone in virtù del miliardo di euro sganciato ai finti proprietari, quelli dei club. Per celebrare come si deve il 15% di share, i signori della pay tv riscrivono domenica istessa il programma dell'ultima giornata: non più tutti insieme, che non serve, bensì spezzatino: festa Juve alle 15, partite insignificanti alle 18, ultimi verdetti alle 20.45, dettano fregandosi le mani all'attento Maurizio Beretta, presidente della Lega calcio che quel miliardo incassa e distribuisce, e dunque obbedisce. Beretta prende atto e comunica: si cambia tutto, ragazzi, organizzatevi. Mentre Beretta firma lo stravolgimento di programma (il secondo consecutivo deciso nella settimana stessa delle partite), il deluso presidente del Cagliari Massimo Cellino è impegnato alla calcolatrice, sbattendo ripetutamente i pugni sul tavolo. Guarda il resoconto dell'incasso del match con la Juve giocato a Trieste, comoda località dove ha deportato i cagliaritani (giocatori e tifosi), per le ultime partite di campionato. Cellino, che è astuto, aveva scommesso tutto sull'importanza della sfida, in effetti rivelatasi quella dello scudetto, quadruplicando i prezzi. Purtroppo la gente di questi tempi fa la fame, o comunque è preoccupata di finire per farla. Risultato: la miseria di 14 mila spettatori per la sfida scudetto che, sia pure spennati, non hanno garantito i milioni sperati. E per giunta quei vandali festanti lo stadio l'hanno anche un po' sfasciato: 50 mila euro di danni che lui, Cellino, dovrà rimborsare. Ah, che il Cagliari abbia vinto o perso, chissene frega? Salvo era prima del match, salvo resta ora. Cellino aprirà presto la nuova campagna abbonamenti per le mirabolanti avventure della squadra sarda, stagione 2012-2013. Prezzi popolari, si immagina: tanto poi magari si va a giocare a Brindisi, Frosinone o Catania, che Palermo no, è già occupata: dalla Lazio, che l'ha scelta sede per le sue partite europee dopo aver litigato con Petrucci, il presidente, o il sindaco, o tutt'e due. Magari poi Lotito ci fa pace e gli chiede se il suo nuovo stadio può costruirlo lì, dove approdò Ulisse. Perché in Italia lo sport è così: mitico.
  14. SPY CALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 08-05-2012) Scommesse, l'ora della verità Trenta club a processo Calcioscommesse: il giorno è arrivato. Martedì 8 maggio, con una settimana di ritardo rispetto a quanto era stato annunciato, il superprocuratore Stefano Palazzi, concluse le indagini, deferirà almeno una cinquantina di tesserati e una trentina di club di serie B e Lega Pro. E questa è solo la prima ondata, perché manca ancora il grosso della serie A (e bisognerà aspettare sino a fine maggio-primi di giugno). La Figc, in accordo con il Coni, ha deciso questa soluzione, forse per dare una segnale: due deferimenti e quindi due processi. Credo che sarebbe stato più logico prevedere un unico deferimento (e di conseguenza un unico maxiprocesso): magari aspettare fine maggio a chiudere le indagini, quando altre carte dovrebbero (potrebbero) arrivare dalle procure di Cremona, Napoli e Bari. Così invece si creano solo polemiche, e due "binari" con condanne a rate. Comunque, ormai la decisione è presa. Palazzi ha lavorato due mesi (esattamente dal 29 febbraio al 26 aprile) con il suo pool composto da una decina di persone: sentiti 111 tesserati (e qualcuno ha confessato, tirando in ballo calciatori e club). I club a rischio di deferimento per il primo filone sono, come detto, all'incirca una trentina. Previsto uno stralcio per due società che quest'anno sono in serie A ma che quando si sono svolti i fatti, i presunti illeciti, erano in serie B. Si tratta di Atalanta e Novara (appena tornato in B). L'Atalanta dovrebbe essere giudicata per le gare con Ascoli e Padova, oltre a quella col Piacenza (già punita con Doni). Esclusa la responsabilità diretta, il club bergamasco già quest'anno ha pagato con sei punti di penalizzazione, annullati grazie ad un campionato strepitoso. Ora potrebbe ripartire con una penalizzazione (ma più leggera, 2-3 punti) la prossima stagione, in serie A: il suo ex capitano, Cristiano Doni, in parte pentito, l'avrebbe messa di nuovo nei guai. Diverso il caso del Novara: dovrebbe andare a giudizio per le partite col Chievo, l'Ascoli e il Siena e una eventuale penalizzazione la sconterebbe in B, dovendo essere afflittiva. Altri club che ora sono in A (come Lecce, Siena e Genoa, ad esempio) rientrerebbero solo nel secondo filone. Tra l'altro, Palazzi deve ancora sentire Mezzaroma (lo farà dopo il 13 maggio, a campionato finito) e Conte (l'attuale tecnico della Juve è stato coinvolto da un suo ex giocatore quando era a Siena: sarà interrogato dopo la finale di Coppa Italia del 20 maggio). In serie B si rischia una classifica totalmente riscritta a giugno, dopo playoff e playout: in ballo (per ora) ci dovrebbero essere Ascoli, Bari, Grosseto, Modena, AlbinoLeffe (appena retrocesso), Padova, Verona, Pescara, Livorno, Reggina, Varese e, con posizioni più defilate, forse anche Crotone, Empoli e Sassuolo. In Lega Pro, coinvolte nelle indagini Salerno, Mantova, Piacenza, Frosinone, Rimini, Cremonese e Monza. Tra i dilettanti rischiano invece l'Ancona e l'Alto Adige (femminile). Le ipotesi di reato vanno dall'articolo 1 (lealtà sportiva) all'illecito. I club rispondono per responsabilità presunta, oggettiva, o diretta (nel caso di coinvolgimento di dirigenti). I tesserati per omessa denuncia (dovrebbero essere tantissimi), per aver scommesso o, reato più grave, taroccato o tentato di taroccare le partite. Molti rischiano la radiazione. Sconti di pena per chi collabora (lo fanno solo dopo aver ascoltato la propria voce nelle intercettazioni). Disciplinare a fine maggio, corte di giustizia sportiva (secondo grado) a giugno durante gli Europei. Secondo filone, quello dei big, con deferimenti a giugno e processi a luglio. Come detto, meglio sarebbe stato un deferimento unico, e con sentenze entro fine luglio quando la Figc dovrà comunicare all'Uefa i nomi delle iscritte alle Coppe europee. Palazzi aspetta ancora nuove carte da Cremona , Napoli e Bari: e già la prossima settimana potrebbe iniziare il giro d'Italia. Le tre Procure della Repubblica lavorano, da tempo ormai, a pieno ritmo sul calcioscommesse: la prima, come noto, è stata Cremona, dove a breve potrebbero esserci altre novità importanti e potrebbero arrivare i rinvii a giudizio. Ma anche Napoli è a buon punto, più complessa e delicata invece l'indagine di Bari. Solo quando avrà nuovi elementi, Palazzi inizierà il secondo filone di interrogatori. Non può fare diversamente: deve affidarsi alla magistratura ordinaria. Non può sovrapporsi, tantomeno indagare per conto suo. C'è il rischio che qualche club la faccia franca, almeno per ora? Sì, c'è: ad esempio se Bari e Napoli non daranno il via libera a Palazzi entro giugno, qualche società anche importante potrebbe evitare il deferimento e iscriversi alle Coppe. E solo la prossima stagione, a campionato già iniziato la responsabilità di questi club potrebbe venire a galla. Ma non c'è altra soluzione: bisogna rispettare i tempi della giustizia ordinaria. Il fenomeno scommesse è molto diffuso, uno scandalo a macchia d'olio. E ogni anno, chissà per quanto, ci potrebbero essere processi sportivi. Ma per fortuna che le intercettazioni (e pensare che qualcuno voleva abolirle...) hanno consentito alle Procure di fare uscire il marcio, o forse solo una parte, che c'è nel mondo del calcio. Ma a fine stagione, Giancarlo Abete dovrà mettere mano alla giustizia sportiva. L'ideale sarebbe tornare a dividere i compiti fra Ufficio Indagini e Procura, come era una volta. Ma è difficile tornare indietro, anche se è stato dimostrato che così com'è la Superprocura non funziona. E poi, visto che si spendono dei soldi a volte inutilmente, non sarebbe il caso di dare rimborsi più consistenti ai collaboratori di Palazzi? Con 40 euro a missione dove vanno? Nel calcioscommesse ci sono "professionisti", legati a bande internazionali, e che fanno girare milioni di euro : che possono fare gli 007 della Figc? E poi, come detto, ci vogliono norme più dure con chi non denuncia: va spezzata la spirale di omertà, è l'unica soluzione per tentare di fare pulizia. Chi viene a sapere tentativi di illeciti e tace, deve cambiare mestiere. Inoltre i club dovranno potersi rivalere, dal punto di vista economico, nei confronti dei calciatori "infedeli". Il mondo del calcio qualcosa può fare, e sta già facendo (con fatica). Ma per fortuna ci sono le Procure della Repubblica di Cremona, Bari e Napoli. E magari, chissà, ne salteranno fuori altre. "Nel mondo di Roma", una cartolina sullo sport dell'Ottocento Un libro divertente, ricco di curiosità e retroscena: "Nel mondo di Roma" (editore Italia Marathon Club, 15 euro). Lo hanno scritto Enrico Castrucci, Francesca Monzone e Carlo Santi. E' una cartolina sullo sport a Roma, nell'Ottocento. La nascita di nuove discipline. La scoperta di campioni leggendari. Gli sferisteri, i Velodromi, la Piazza d'Armi. La caccia alla volte (sì, a Roma). E la rinuncia alle Olimpiadi del 1908: il re Vittorio Emanuele III era d'accordo ma Giovanni Giolitti, "capo del governo, ha preferito rimanere lontano dalla questione". E così i Giochi furono assegnati a Londra... (06 maggio 2012)
  15. La sentenza Le indagini illegali della security di Tavaroli «nell' interesse effettivo delle società» Dossier Telecom, la Cassazione dà torto ai pm Luigi Ferrarella - Corsera - 5-05-2012 - pag.25 MILANO - Sui «dossier illegali» Telecom-Pirelli, stabilisce ora la Cassazione, nel 2010 aveva torto la Procura e ragione la giudice Mariolina Panasiti: i dossier prodotti nel 2001/2005 dalla Security di Giuliano Tavaroli, con gli 007 privati Cipriani e Bernardini, per la Suprema Corte erano «tutti volti a tutelare interessi effettivi, quand' anche potenziali, delle due società. Vale anche per le operazioni relative alla persona del presidente Tronchetti, perché proteggevano interessi aziendali attraverso la tutela della sua sicurezza fisica e della sua immagine pubblica»: capitolo in cui la Cassazione iscrive «ad esempio le operazioni dettate dalla personale acrimonia del presidente; il giornalista Mucchetti, vicedirettore del Corriere; la sindaco Casiraghi, sospettata di scarsa fedeltà agli interessi del management; le attività lobbistiche della consulente Fancello». La «meticolosa motivazione» rende la sentenza Panasiti «persuasiva soprattutto nelle parti in cui precisa come la sostanziale illiceità» dei dossier «corrispondesse a precise scelte aziendali, cui è difficile considerare estranei i vertici». La Cassazione lo scrive ieri nel motivare in 76 pagine perché il 20 settembre 2011 respinse il ricorso di Procura e società contro il proscioglimento di Cipriani dall' appropriazione indebita di 20 milioni di compensi di Telecom e Pirelli, deciso nel 2010 da Panasiti oltre a 16 patteggiamenti, 12 rinvii a giudizio e l' assoluzione del commercialista Gualtieri. La Cassazione censura gli «accenti di non pertinente polemica» dei pm contro le «valutazioni di inaffidabilità» fatte dalla giudice, in base a «dati di sicuro peso e difficilmente contestabili», «sui modesti coefficienti di credibilità» delle «elusive dichiarazioni» rese «dal presidente Tronchetti allorché assume in buona sostanza di aver ignorato le attività della Security». E neanche è vero, come sostenuto dai pm, che l' eventuale «estensione dell' iniziativa penale nei confronti di un presidente, supposto complice silente, non varrebbe certo a determinare l' impunità dei coimputati di appropriazione indebita»: per la Cassazione questa tesi del pm «è infondata perché l' ipotesi del coinvolgimento penale del presidente Tronchetti, dando origine a un suo conflitto di interessi, implicherebbe l' attribuzione del diverso reato di infedeltà patrimoniale».
  16. Dieci anni fa lo scudetto del sorpasso all'Inter, intervista esclusiva Big Luciano: "Bravissimo Zeman con il Pescara, quei tre sono da serie A" CALCIO: PARLA MOGGI, "NON MI FERMERO'..." LA JUVE, LO SCANDALO E LA FARSA Roberto Santilli - Abruzzoweb.it - 5-05-2012 A distanza di sei anni da quel momento tragicomico dell'Italia non solo pallonara denominato Calciopoli, il nome di Luciano Moggi sui media di solito viene fatto quando c'è da dargli addosso a prescindere da ciò che succede con o senza di lui, o malgrado lui. Dopo anni di bello e cattivo tempo da uomo di calcio, Moggi è stato servito come lupo (più che agnello) da sacrificare per la causa della finta pulizia della sporcizia del calcio nostrano del 2006. Un classico caso di convergenza parallele sempre in voga nei sistemi di potere, con buona pace degli italioti che dormono tranquilli visto che il colpevole per eccellenza è ormai cotto sulla graticola. Poco male se nel dimenticatoio cade tutto ciò che l'utilizzo a orologeria del perfetto colpevole ha coperto in Calciopoli, dalla faida familiare Elkann-Agnelli senza i vecchi Gianni e Umberto, allo spionaggio industrile targato Telecom, vedi Inter, Pirelli e Marco Tronchetti Provera. All'indomani del verdetto sportivo su Calciopoli che mandò la Juventus in serie B e salvò le altree squadre, mentre tutta l'Italia anti-juventina esultava, lo scomparso Enzo Biagi fu uno dei pochi giornalisti a non credere in un processo sommario da qualsiasi angolazione o curva da stadio lo si osservi. Arrivando a definirtlo una "riedizione della Santa Inquisizione in chiave moderna", vuoi vedere, - si chiese Biagi lucidissimo - che per coprire uno scandalo di dimensioni ciclopiche, hanno individuato in Moggi il cattivo da dare in pasto al popolino?": Moggi di mestiere non faceva l'eroe che a piedi nudi salva le popolazioni dalla fame e dalla guerra, ma il Direttore generale della Juventus Football Club. "Sempre troppo vicino agli arbitri", per dirla alla Beccantini, (quasi) sempre troppo più bravo degli altri, intrallazzatore, "stalliere del re che conosce tutti i ladri di cavalli", ma usato come Belzebù di turno al si là delle sue colpe da chi ha messo a credere agli italiani che nel calcio tricolore l'unico a non rispettare i dettami del Mahatma Gandhi fosse proprio Lucianone, il mostro sbattuto in prima pagina èerché la pancia del popolo e il potere così vollero. Sei anni dopo il polverone, dieci anni dopo lo scudetto juventino del sorpasso all'Inter all'ultima giornata, il celebre 5 maggio 2002, Abruzzoweb ha intervistato Big Luciano. Che a questo giornale parla di Juve, di processo penale, di sentenze, of course, ma anche del Pescara dei miracoli del suo acerrimo nemico Zeman e dei talenti biancazzurri. Moggi, Lei è stato radiato dalla Federazione Italiana gioco calcio e condannato in primo grado al processo penale di Napoli con cinque anni e quattro mesi di reclusione per associazione a delinquere. I suoi legali continuano a lavorare. Abbiamo già fatto appello, per la radiazione andremo alla Corte di Giustizia europea. Non mi fermerò, questo è certo. Continuerò a difendermi. Tutti dicevano che con la cacciata della Triade che gestiva la Juventus, ossia eliminando Lei, Antonio Giraudo e Roberto Bettega, il calcio italiano sarebbe finalmente cambiato. Sei anni dopo Calciopoli, le cose non sembramo molto diverse. Mi limito a guardare quello che succede. Vedo un campionato scombinato, ultrà che fanno togliere la maglia ai giocatori per punirli, Sculli e Totti sotto la curva per farsi processare, un allenatore che picchia un suo giocatore, lo scandalo calcioscommesse a livelli mai visti. Mi limito a riflettere, a guardare la realtà così com'è. Fino al 2006 non c'è mai stato questo caos. E il calcio italiano era vincente. Sì, ma come la mettiamo con i campionati falsati per le ingerenze dei dirigenti come Lei nel mondo arbitrale? Fino al 2006 il campionato era vero. Per cambaire veramente le cose, il presidente della Figc Giancarlo Abete e il presidente della Lega Calcio Maurizio Beretta dovrebbero dare le dimissioni. Hanno dimostrato di non essere capaci di gestire il calcio italiano. Il giornalista Roberto Beccantini su questo giornale ha definito Calciopoli 'una gurrra tra bande' e ha affermato che le sentenze sportive del 2006 reggono ancora nonostante siano venute fuori altre intercettazioni, come quelle sull'Inter. Beccantini dovrebbe dirci quale è la banda che comandava e che ancora comanda nel calcio italiano, su questo non ci sono dubbi. E la giustizia sportiva andava e va a modo suo. Una giustizia domestica, non c'è altro modo per definirla, che colpisce a orologeria determinate persone e ne lascia fuori altre. Franco Carraro, ex presidente Figc, chiamava l'ex designatore Paolo Bergamo per ordinargli di aiutare la Lazio contro la Juventus alla vigilia delle elezioni in Lega. Questo era il potere mio e della Juventus? Scherziamo? Carraro alla fine se l'è cavata come voleva, uscendo da qualsiasi procedimento. Se questa non è giustizia domestica... Intanto, Antonio Conte può vincere lo scudetto che manca ai bianconeri da quando Lei è stato cacciato insieme a Roberto Bettega e Antonio Giraudo. La Juventus di Conte non ha mai smesso di correre, ha espresso un ritmo eccezionale frenando un pochettino nel pareggio di mercoledì contro il Lecce, ma è normale. Sta combattendo contro una squadra più talentuosa, il Milan, che però ha avuto contro parecchi infortuni, ma ciò non toglie le grandi cose fatte dal mister e dai ragazzi. Il Pescara del suo acerrimo nemico Zdenek Zeman, il quale al processo penale di Napoli L'ha accusata di avergli rovinato la carriera, rischia di andare in serie A. Zeman sta facendo cose straordinarie a Pescara e se dovesse centrare la serie A gli farò i complimenti. Io riconosco sempre la bravura degli altri quando c'è. Lui no. Chi Le piace di più dei talenti biancazzurri? Senza dubbio Verratti, Immobile e Insigne. Possono giocare in serie A secondo Lei? Se continuano a fare bene. sicuramente avranno un avvenire anche nella massima serie. Oggi è il 5 maggio. Dieci anni fa la Sua Juventus vinceva uno scudetto incredibile sorpassando l'Inter all'ultima giornata. Anche quella è una vittoria considerata rubata da interisti e anti-juventini. La verità è che la mia Juventus era la squadra più forte. Le hanno provate tutte per farla fuori, attaccandola sui media ogni giorno e portandola in tribunale. Niente, noi continuavamo a vincere. Nel 2006 una squadra già fortissima stava diventando imbattibile. Io, Giraudo e Fabio Capello, con Andrea Agnelli futuro presidente, avevamo messo in piedi una schiacciasassi unica nel panorama calcistico mondiale. Calciopoli, anzi, Farsopoli, l'ha distrutta in un'estate. Con la complicità di troppe persone che oggi si godono i frutti di quella farsa.
  17. Palazzo di vetro PETRUCCI IN CORSA A SAN FELICE CIRCEO IL CONI AVRA' UN PRESIDENTE SINDACO? Ruggiero Palombo - Gasport - 5-05-2012 Lo sport italiano è vivamente pregato di non far casino nelle prossime 48 ore. Il motivo di questo appello è presto detto: domani e dopodomani ci sono le elezioni dei sindaci di oltre 700 Comuni italiani. Voi direte, e che c'azzezza? C'azzecca eccome. A San Felice Circeo, provincia di latina, ridente comune situato sull'omonimo promontorio, un centinaio di chilometri a sud di Roma, il candidato sindaco è nientemeno che Gianni Petrucci. Sì, proprio lui, per un altro po' di tempo, fino a maggio 2013, numero uno dello sport italiano. La notizia non è nuova, e la giornalaccio rosa dello sport ne diede conto in anteprima il 25 ottobre 2011: una proposta di "nicchia" targata Pierferdinando Casini (Udc) che di Petrucci è amico di vecchia data, una carica non incompatibile con la presidenza del Coni, un modo di scendere in politica in punta di piedi, dettato più che altro dall'amore di Petrucci per il Cieceo, dove ha da diversi anni una bella casa vista mare e isola di Ponza. Unica inesattezza di quelle anticipazione, Petrucci veniva dato come candidato di una lista di centrodestra. In realtà le cose non stanno proprio così: la Lista Gianni Petrucci Sindaco (un bel logo mare, promontorio e tricolore, che non guasta mai) è, a quanto si legge sulle cronache locali, una lista civica appoggiata da Udc, Pd e associazioni varie, ma non solo. Nel segno di una trasversalità che è propria dell'uomo abituato a navigare nelle acque tempestose della politica, a sostenere Petrucci c'è anche il Governatore della Regione Lazio Renata Polverini (Pdl), che lo ha accompagnato ieri sera sul palco di Borgo Montenero, dove il presidente del Coni ha concluso la sua campagna elettorale. Due gli avversari: Giuseppe Schiboni, candidato de La Destra e del Pdl (ma evidentemente non della Polverini) e Emiliano Ciotti, candidato di Forza Nuova e Fiamma Tricolore. L’eventuale ballottaggio è previsto per il 20 e 21 maggio, ma lo sport italiano non dovrebbe correre il rischio di una nuova due giorni di “vacanza presidenziale”: le ultime proiezioni assicurano infatti a Petrucci una maggioranza tra il 58% e il 64%. PS La questione non può alimentare ricorsi di sorta (sono scaduti i termini) e l’avvocato Gianfranco Valente è senz’altro ottima persona, al di sopra di ogni sospetto. Ma è sposato con la cugina di primo grado del presidente del Torino Urbano Cairo. E per questo, codici di giustizia sportiva e di procedura civile alla mano, non può fare il giudice sportivo della serie B. Ruolo che ha invece rivestito per tutto il campionato. Inclusi, beato lui, lunedì e mercoledì scorsi, subito dopo che il ricorso del Padova per Padova-Torni aveva svelato l’arcano. La Figc ha segnalato alla Commissione di Garanzia presieduta da Pasquale De Lise il caso, che si chiuderà con la non riconferma di Valente allo scadere del mandato. Se tuttavia l’81enne avvocato volesse autosospendersi per le ultime 4 giornate dell’attuale stagione, nessuno si offenderebbe.
  18. Rapporti club-agenti Ghirardi, stop di tre mesi 100.000 euro di ammenda a Preziosi Gasport -5-05-2012 pag. 17 La Disciplinare, presieduta dall'avvocato Sergio Artico, ha disposto una serie di ammende nei confronti di Parma (60.000 euro), Genoa ed Empoli (30.000), Palermo (20.000) e Inter (10.000) per alcune violazioni del codice di giustizia sportiva e del regolamento Agenti di calciatori. La Commissione ha anche inflitto ammende e inibizioni nei confronti di tesserati e Agenti di calciatori. Tra i dirigenti sanzionati, il presidente del Genoa Enrico preziosi (ammenda di 100.000 euro), quello del Parma Tommaso Ghirardi (inibizione di 3 mesi e 5 giorni, ammenda di 5.000 euro) e quello del Livorno Aldo Spinelli (inibizione di 45 giorni). Tra gli agenti dei calciatori Federico pastorello ha avuto sei mesi di sospensione della licenza e 30.000 euro di ammenda, Oscar Damiani due mesi e 40 mila euro. Anche un ex calciaore è stato multato: a Christian Pamucci un'ammenda di 30.000 euro. ******************************************** comunicato Figc http://www.figc.it/Assets/contentresources_2/ContenutoGenerico/44.$plit/C_2_ContenutoGenerico_31947_StrilloComunicatoUfficiale_lstAllegati_Allegato_0_upfAllegato.pdf
  19. Inter i tifosi: "Perdiamo il derby", alla faccia della sportività Alessandro Pignatelli - Sportemotori.blogosfere.it - wonder Juve - 4-05-2012 I tifosi dell'Inter hanno già deciso il segno in schedina per il derby di domenica sera a San Siro: vittoria del Milan. E tutti felici e contenti. Quello che il popolo juventino temeva, si sta puntualmente avverando: la stracittadina milanese decisiva per lo scudetto. Qualcuno dirà: ma come, i nerazzurri preferiscono vedere i cugini rossoneri fare il bis? Ebbene sì. Alla faccia della sportività, aggiungo io. Se Massimo Moratti ha fatto orecchie da mercante: "Favore a Juventus o Milan? E' lo stesso", per tutti gli altri il quesito non si pone. Troppo odiata la Juve, troppe baruffe su Farsopoli. Troppe chiacchiere su quell'ipotesi terza stella. Così, il tifoso medio nerazzurro preferisce venire sbeffeggiato ancora una volta da Ambrosini e compagni. Ce ne facciamo una ragione a Torino, sperando che proprio la stracittadina finisca per non incidere sul finale di campionato. Perché sappiamo come il volere dei tifosi venga ascoltato il 99 per cento delle volte qui in Italia. Che sia imposto con la forza (vedi Genoa e Roma), o con la scanzonata ironia (vedi Lazio e lo scansiamoci esibito proprio contro l'Inter nel duello scudetto con i giallorossi). "La più grande soddisfazione - si legge in un gruppo di tifosi interisti con ampio consenso - sarebbe vedere la Juve perdere lo scudetto. E' l'unico modo per salvare questa stagione". Volendo, l'Inter qualche speranza di Champions League ce l'avrebbe ancora, ma i tifosi paiono non crederci più dopo l'1-3 di Parma. "Per salvare la stagione regaliamo il derby al Milan, preferisco non andare in Europa che vedere la Juve festeggiare. Piuttosto che battere il Milan preferisco non consegnare lo scudetto ai gobbi". Per carità, c'è anche ci si dissocia dalla massa. "Preferisco la Juve perché quel 5 maggio i tifosi milanisti festeggiarono con i bianconeri in piazza", oppure, "vinciamo il derby, delle altre due non mi interessa qualsiasi cosa accada". Simpatico il commento del comico Enrico Bertolino, sollecitato sul suo Twitter: "Meglio perdere il derby o vedere la Juve trionfare già domenica? E' come chiedere se preferisco un tifone o a un tornado".
  20. La sacrosanta lezione di quattro cazzotti: un calcio alle ipocrisie Tutti a criticare Delio Rossi. Che ha sbagliato, ma forse così Ljajic avrà imparato l'educazione: il tecnico della Fiorentina che ha picchiato il suo calciatore di Vittorio Feltri - ilGiornale.it - 4-05-2012 Adesso però non esageriamo con reboanti concioni e stucchevoli discorsi sulla violenza, che va sempre e comunque condannata, per cui Delio Rossi, allenatore della Fiorentina, reo di aver menato un suo giocatore, Adem Ljajic, passerebbe alla storia sportiva non come un eccellente tecnico, fin troppo paziente, ma come un uomo manesco. Siamo d’accordo. Il buon esempio deve venire dall’alto, nel caso specifico dalla panchina dove siede la massima autorità di una équipe deputata a tirare calci e non pugni. Rossi ha sbagliato e non vale la pena di tenerla tanto lunga. Però, per favore, non trasformiamolo in un mostro, lui che è persona civile, tutt’altro che aggressiva, un maestro di football. Vogliamo dirlo che è stato trascinato per i capelli a improvvisarsi pugile, per giunta di una certa efficacia? Massì, diciamolo chiaro e tondo come il pallone: è inammissibile che un ragazzino,all’incirca ventenne, solo perché calza scarpe bullonate e indossa la maglia importante della Fiorentina, si senta autorizzato a insolentire il trainer che, per motivi insindacabili, lo sostituisce in campo con un collega considerato più adatto alla «pugna» in quel momento della partita. Ljajic, nonostante la verde età, si è già costruito una solida fama di rompicoglioni. Ci sarà pure un motivo. Presuntuoso, indisciplinato, spocchiosetto: questo si dice di lui, ma non si trascura di precisare che ha talento da vendere. Immaginiamo che Rossi, durante il campionato in corso, sia stato costrettoa sopportare i capricci e le negligenze del campioncino. Un allenatore, d’altronde, ha il dovere di pensare, oltre ai risultati, alle risorse umane che gli sono state affidate; quindi, supponiamo che per il bene del club egli abbia spesso chiuso un occhio sulle intemperanze dell’atleta. Ma tutto ha un limite. Anche gli allenatori nel loro piccolo s’incazzano. E Delio mercoledì sera ha perso le staffe. Dinanzi agli sberleffi dell’attaccante, offeso perché invitato ad accomodarsi negli spogliatoi per cedere il posto a un compagno più meritevole, gli ha dato una lezione pesantuccia: quattro sganassoni che vanno intesi come punizione cumulativa per le birichinate dell’intera stagione, non soltanto per l’ultima in ordine di tempo. Siamo sicuri che il metodo pedagogico adottato da Rossi nei confronti dell’allievo impertinente avrà effetti miracolosi: Adam Ljajic, sorpreso dalle telecamere con gli occhi lucidi dopo il kappaò, difficilmente in futuro userà espressioni cafonesche verso qualunque allenatore, riconoscendo in lui come da contratto-il comandante supremo. Legerarchiesono gerarchie e vanno rispettate. Vero, un dirigente non ha facoltà di prendere a cazzotti i propri dipendenti, anch’essi degni di riguardo, ma è altrettanto vero che la buona creanza è meglio insegnarla con le maniere forti, in soggetti dalla testa dura, piuttosto che non insegnarla affatto. Dispiace che l’allenatore sia stato esonerato a causa del descritto incidente, provocato, secondo i vertici della società, dallo stress. Sul piano logico, non si comprende perché Rossi sia stato messo alla porta, mentre il calciatore sia stato soltanto messo fuori rosa. Sul piano economico invece si capisce benissimo: l’allenatore è uno stipendiato e, quindi, un costo; il giocatore, ancorché ben pagato, è un patrimonio del club. Più che il principio, poté il denaro. Come sempre.
  21. Dagli ultras a Rossi, le follie del calcio italiano: in venti giorni svanito l'effetto Morosini Gigi Garanzini - sole 24ore.it - 3-05-2012 Vedete un po' voi a che servono in questo povero Paese le pause di riflessione. Era sabato 14 aprile, nemmeno 20 giorni fa, quando il calcio scelse di fermarsi perché davanti alla morte di Morosini non aveva senso continuare. Ci farà bene, fu l'opinione generale espressa – e conclamata - dagli attori protagonisti e non (calciatori, allenatori, dirigenti, tifosi), queste sono le occasioni in cui da una tragedia può nascere un calcio migliore, una catarsi. Detto fatto. Sette giorni più tardi si ricomincia. I primi a riprendersi la scena sono gli ultras, genoani nella fattispecie. Lo spogliarello a distanza cui sottopongono i loro giocatori sotto gli occhi di dirigenti, forze di polizia e, soprattutto, telespettatori di ogni ordine, grado e latitudine, non ha precedenti nella storia del nostro calcio. Passa un'altra settimana. E scoppia a Udine da parte di giocatori e dirigenti della Lazio un parapiglia che di precedenti ne ha, per la verità. Ma che a due settimane di distanza da quella domenica di silenzio, di rispetto e di buoni propositi il suo effetto comunque lo fa. Arriviamo così a ieri sera. Essendosi ormai coperti di gloria ultras, giocatori e dirigenti tocca alla categoria degli allenatori rispondere all'appello. Si immola Delio Rossi, con un inedito assoluto, l'aggressione tanto violenta quanto patetica di un tecnico verso un giocatore per quanto indisciplinato e villano. Un esperto in psicologia dello sport ci direbbe, con tutta probabilità, che questi sono i frutti avvelenati di una partita ogni tre giorni, di stress non compensati da un corretto periodo di smaltimento. Ed è certamente vero che rimetter mano a un calendario follemente ipercompresso sarebbe buono e giusto. Ma anche un'occhiatina alla legge Basaglia potrebbe non guastare.
  22. Da Marassi a Delio Rossi il mese terribile del calcio Aligi Pontani - Tempo scaduto - repubblica.it - 3-05-2012 Tutti a bocca aperta, a guardare il mite Delio rischiare forse l'infarto e di certo la carriera, trasfigurato dallo stress, il dottor Jekyll che diventa miser Hyde perché sta perdendo 2-0 con la penultima in classifica e il ragazzino che ha sostituito non gli porta rispetto. Tutti a chiedersi: come diavolo è possibile che un signore così, certo un po' rozzo, certo non glamour e fighetto come un Leonardo, per dire, ma sempre attento a non dire cose fuori posto davanti alla tv, poi diventi una bestia con gli occhi iniettati di sangue? Tutti a dire che il calcio sta andando oltre, dalle nostre parti: oltre il livello di guardia delle emozioni, sostituite dagli istinti, quasi sempre i peggiori. A fare l'elenco c'è da disperarsi, anche se lo stanno facendo in tanti: le liti sacrileghe sul recupero della giornata saltata per Morosini, col ragazzo ancora in obitorio; lo sfascio di Marassi, con le forche caudine imposte ai giocatori da trenta idioti e approvate da polizia e dirigenti; il centurione Totti convocato dalla curva tutta, e sottoposto al rito pubblico della sottomissione alla volontà del popolo; la faccia biancastra del fiero Luis Enrique, portatore del nuovo e del progetto, che balbetta frasi incomprensibili eppure assai chiare: non vedo l'ora di scappare da voi, tutti voi; le vene fuori dal collo di mezza Lazio dopo l'ininfluente, seppur ingiusto, gol subito a Udine; i cori "devi morire" riprisitinati dagli ultrà appena seppellito un morto vero, che secondo i presidenti del nostro calcio "aveva contribuito a unire tutti"; il coro "zingaro" riservato a Ljajic, quello menato dal mite Delio, che dopo aver menato torna in panchina, masticando gomma e serrando i pugni ai gol dei suoi. Forza ragazzi, che ce la facciamo. E' il resoconto di meno di un mese di calcio italiano, pensiamoci un attimo. Meno di un mese per compilare una lista che pare uscita dalla mente perversa di un architetto di complotti. Progetto: come demolire definitivamente lo sport più amato (e dunque anche più odiato) dagli italiani. Demolirne l'immagine, o ciò che ne restava, dopo che ai risultati sportivi aveva già pensato qualcun altro, con l'ultimo posto ai mondiali, le squadre di club prese a schiaffi in Europa, un campionato appassionante, bellissimo, da batticuore ma anche con la lotta per il terzo che si combatte su punteggi così bassi da non poter nascondere la picchiata verso il basso di tutto il movimento Certo, il campionato finirà, staremo tutti lì inchiodati a vedere se lo vince la Juve o il Milan, il drammatico spettacolo del mite Delio che si strappa il cavallo dei calzoni per picchiare il ragazzino impertinente sfumerà con le scene della squadra campione esultante tra i fuochi di artificio, la Lega consegnerà il trofeo, c'è chi si metterà stelle o stellette sulle maglie. Poi tutti in vacanza, a dimenticare. Tutti tranne i giudici, sportivi e no. Quelli offriranno l'ultimo spettacolo, che si annuncia indimenticabile: la riscrittura delle classifiche. Forse stavolta lo guarderà anche qualcuno che conta più dei presidenti di Coni, Figc e Lega, qualcuno che pensa che il bene calcio è un bene di tutti, e come tale va protetto, curato, salvato, ricostruito. Coraggio, ora che se ne sono accorti tutti, bisogna solo cominciare. Magari tra 5, 10, 15 anni Delio Rossi il mite si accorgerà che anche lui, che è una brava persona, è servito a qualcosa: a far capire che il calcio che avvelena e snatura tutti e tutto deve finire. Per sempre.
  23. Scommesse, Laudati a France Football "Un affare che vale più della droga" Il procuratore di Bari al settimanale: "Si è esagerato, siamo davvero andati troppo lontano" repubblicaBari.it - 2-05-2012 Copertina interamente nera, con titolo in giallo 'I corrotti' per il settimanale France Football in edicola oggi, in gran parte dedicato al nuovo scandalo scommesse in Italia. L'editoriale di Gerard Ejnes si intitola 'L'ignobile certezza'. "Nel cuore dell'inchiesta così istruttiva e appassionante che pubblichiamo - si legge nel commento - il procuratore capo di Bari ha accordato al nostro inviato speciale un'intervista esclusiva nel corso della quale pronuncia questa frase terribile: 'Ci sono più soldi da guadagnare con le scommesse che con la droga". Nell'intervista, Antonio Laudati spiega come è partita l'inchiesta e quali sono le ramificazioni con la malavita: "C'è una riflessione da fare - dice il magistrato - il mondo del calcio non era pronto ad affrontare questo nuovo grande affare delle scommesse... il fatto di poter scommettere, durante la partita, su chi tirerà il primo corner, la prima punizione... con queste scommesse si esagera. Siamo davvero andati troppo lontano".
  24. La storia della stella: dalla Juventus alle provocazioni di Uruguay e Dynamo Berlino Cesare Rinaldi - calcioblog.it - 28-04-2012 Stella sì, stella no: sembra essere questo il dilemma che tormenta gli sportivi italiani in questo giorno. Sull’argomento si è espresso il capitano dell’Inter Javier Zanetti, gli ha fatto eco il suo presidente Massimo Moratti definendola “una provocazione” e addirittura si è scomodato anche il numero uno della Figc Giancarlo Abete che ha preferito prendere tempo, aspettando magari che si sappia qualcosa di più dal campionato. Ma la stella, ornamento dei club di mezzo mondo e delle nazionali più nobili ha diviso tifosi e club un po’ in giro per il mondo e non è la prima volta che si scatenano diatribe su questo piccolo riconoscimento da cucire sulle magliette. Come ormai già sappiamo la paternità di questo riconoscimento è proprio della Juventus che nel 1958, allorché conquistò il suo decimo titolo, decise di impreziosire la sua araldica proprio con l’aggiunta di una stellina d’oro a cinque punte, prima nessuno ci aveva mai nemmeno pensato. Ai bianconeri hanno fatto seguito Inter e Milan, rispettivamente nel 1966 e nel 1979, la risposta torinese è arrivata nel 1982 con il ventesimo scudetto. Ora l’argomento è ritornato d’attualità per le dinamiche che ben conosciamo e di sicuro potrebbe far discutere anche un’eventuale stella d’argento dal momento che la Juventus proverà contro il Napoli a vincere la sua decima Coppa Italia, sarebbe la prima squadra italiana a centrare questo obbiettivo. Varcando i confini della penisola scopriamo però che anche altri paesi, seguendo il nostro esempio, hanno introdotto le loro stelle e spesso non sono mancate le polemiche. Nel 1970 il Brasile decise di apporre tre stelle d’oro sul suo stemma dopo la conquista del terzo mondiale, ma già in precedenza qualche volta aveva adornato la sua maglia con una doppia stella. Nel 1982 ha seguito l’esempio l’Italia e nel 1990 la Germania; soltanto nel 1998 però la Fifa ha regolamentato la cosa decidendo che potevano fregiarsi di una stella tutte le nazionali che avessero vinto almeno un mondiale. Questa regola però non è stata seguita dall’Uruguay che di stelle ha deciso di appuntarne ben quattro, contando come titoli anche le due Olimpiadi vinte nel 1924 e nel 1928. All’epoca il torneo di calcio olimpico, inclusa l’edizione del 1920, era gestito direttamente dalla Fifa e non dal Cio, ma l’organismo mondiale lo ha sempre considerato di livello dilettantistico e il Belgio non ha seguito l’esempio dei sudamericani. C’è da dire che infischiandone della regola Fifa anche Danimarca e Grecia, anche se non in maniera definitiva, hanno cucito sulla loro maglia una stella per celebrare le loro vittorie nei campionati Europei. Nel caso delle nazionali il regolamento Fifa parla chiaro: le squadre che hanno vinto almeno un mondiale possono celebrare il successo apponendo sulla loro maglia un simbolo che lo ricordi, senza specificare nient’altro, l’uso della stella è diventato uno standard ma nessuno vieterebbe di aggiungere una corona o magari un semplice pallino rosso. Le polemiche più accese però sono quelle che hanno riguardato il campionato tedesco. Nel 2004 la Deutsche Fußball Liga ha stabilito che i club che avessero vinto 3, 5, 10 o 20 titoli potevano introdurre nel loro stemma una, due, tre o quattro stelle. Così vediamo che il Bayern Monaco ne ha 4, il Borussia Dortmund, il Werder Brema, l’Amburgo e altre ne hanno due e così via. Il contenzioso nacque nel momento in cui la Dynamo Berlino fece richiesta per avere le sue tre stelle per ricordare i dieci titoli vinti nel massimo campionato della Germania Est: la federazione diede risposta negativa e gli orgogliosi berlinesi proseguirono nel loro intento. Il gesto però scatenò un acceso dibattito tanto da chiamare in causa la Deutscher Fußball-Bund, la federazione che si occupa della nazionale e di tutti gli altri campionati, che stabilì che chi aveva vinto un torneo diverso dalla Bundesliga poteva fregiarsi di una sola stella con inscritto il numero di successi. Soltanto dopo due anni la Dynamo si è adeguata e ora sul petto ha cucito una stella con dentro il numero 10. A completare il quadro c’è anche il caso del Greuther Fürth che con i suoi tre titoli avrebbe diritto a una stella ma, decidendo di non adeguarsi alla norma, continua a esibire tre stelle d’argento. Ma l’usanza della stella ha varcato i confini dei campionati nazionali, nel 1999-2000 il Manchester United ne aggiunse due al suo stemma per celebrare la seconda Champions League della sua storia; lo stesso fece il Liverpool prima con quattro e poi con cinque stelle. Nel frattempo la Uefa aveva introdotto il badge di riconoscimento per tutte le squadre che avevano vinto 5 o più Coppe dei Campioni, stesso riconoscimento spetta a chi riesce ad alzare al cielo la coppa dalle grandi orecchie per tre anni di fila. Anche in questo caso però c’è una squadra dissidente: è il Marsiglia che dal 1993 ha aggiunto una stella alla sua maglia in ricordo del suo trionfo, ricordiamo che, dopo aver vinto contro il Milan, il club transalpino fu pure sanzionato per irregolarità tanto che furono i rossoneri a partecipare alla successiva Coppa Intercontinentale. In giro per l’Europa la “moda” della stella si è diffusa un po’ ovunque: in Turchia se ne ha diritto a una ogni cinque titoli, in Svezia, Romania, Austria e Olanda funziona come in Italia, in Francia il St. Etienne ne ha una per celebrare i suoi dieci scudetti, unica squadra che ha raggiunto la doppia cifra. Fatta eccezione per le nazionali e per il calcio tedesco, in nessun campionato la cosa è regolamentata e appare chiaro che dove si è provato a farlo sono nate le polemiche per i motivi più disparati. Tornando in Italia c’è ad esempio il caso del Casale, i piemontesi sono chiamati nerostellati da sempre, ma nel loro logo oltre alla stella che deriva direttamente dall’araldica ce n’è anche un’altra d’oro per celebrare l’unico titolo vinto nel 1914, alla quale si aggiunge il tricolore tondo che ricorda la vittoria della Coppa Italia Dilettanti del 1999. Come si vede quindi le polemiche che in questi giorni si stanno scatenando intorno a questo piccolo simbolo che, nascendo a Torino, ha finito per fare il giro del mondo sono davvero inutili. Se la Juventus riuscirà a vincere lo scudetto sarà libera di celebrarlo nel modo che ritiene più opportuno, per gli almanacchi saranno 28, per il popolo bianconero eventualmente trenta, ma la questione è ben diversa: ogni società è libera di disegnare la sua maglia come meglio crede, da ricordare il caso del Milan che da anni si fregia di un badge che lo celebra come “Club più titolato al Mondo“, malgrado le vive proteste del Boca Juniors che sostiene di aver vinto lo stesso numero, diciotto, di trofei internazionali. Oggi la Serie A torna in campo, forse sarebbe meglio occuparsi di calcio giocato e dei problemi che pure non mancano in Italia intorno a questo sport.
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