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huskylover ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
La spina dei campioni - Il calcioscommesse Conte tiene la Juve in ansia Abbate & Splendore -Corsport 07-06-2012 Ha la pelle bianconera: «Salvate il soldato Conte», urla la Juve. Ora è generale, Antoniocapitano s’è conquistato i gradi. Con un’ascesa vertiginosa, meritata, imprevista. La Juve è appena riemersa dalle ceneri, graziata dal dono di Pirlo, resuscitata dalle stigmate di Conte. Forse neppure lui, solo un’ipotesi d’allenatore la scorsa estate, pensava di poter essere il Messia. Senza proclami o strepiti, ha riportato sulla soglia di Torino la parola Vincerò con un grosso punto interrogativo. Si sa mai che piova. E son piovute vittorie, uno scudetto. Ora però diluvia sulla sua testa. LE ACCUSE – Non è contemplato dalla giustizia, ma Conte non è certo un delinquente. Ed eventuali accuse sono tutte da provare. Il Superpentito Carobbio è il solo ad averlo coinvolto nella combine con il Novara (2-2, 3-4-2011): «Ci fu un accordo per far finire la gara in parità, in effetti ne parlammo anche durante la riunione tecnica e quindi eravamo tutti consapevoli del risultato concordato, soprattutto al fine di comportarsi di conseguenza durante la gara; lo stesso allenatore, Antonio Conte, ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per il pari». Sul secondo match “truccato”, quello tra Siena e AlbinoLeffe (8-1-2011), ancora Carobbio: «Preciso che in settimana si parlò molto in società, alla fine fummo tutti d’accordo, squadra e allenatore, di lasciare il risultato all’AlbinoLeffe». Né Terzi, né Ficagna, Vitiello o i dirigenti del Siena confermano. Ma Carobbio è considerato teste affidabile a Cremona. E se fosse creduto anche dai federali, Conte rischierebbe più dell’anno di squalifica per omessa denuncia. L’UDIENZA – Ora Conte dovrà dimostrare la sua innocenza: Palazzi lo andrà a trovare – è quasi certo – in ritiro a Chatillon il 13 luglio. Nella tana bianconera sono in ansia anche per Buffon, Bonucci, Quagliarella e Pepe: solo quest’ultimo è stato già ascoltato dalla Procura Federale. La squadra che rappresenta un intero Paese, la nazionale, e la società più amata, la Juventus che pure non c´entra niente, come simboli di una ferita profondissima. Il presidente Agnelli si stringe con i suoi Campioni d’Italia e con l’allenatore, ha messo in moto un formidabile apparato legale: questa volta, c´è da risolvere un problema più grande dello scudetto di cartone di Moratti. Non bussate alla Vecchia Signora, non aprite quella porta. La Juve non lo dice apertamente. Anzi, ha fatto di più attraverso il suo presidente, Andrea Agnelli, che ha sempre detto «Conte è e sarà l’allenatore della Juventus», dando per assoluto il presupposto incrollabile dell’innocenza. Ma in realtà attorno alla guida tecnica della squadra ci sono più di un ragionamento e di una riflessione. SQUALIFICA DI TRE-QUATTRO MESI – Qualche mal di pancia, anche discretamente forte in seno alla proprietà, uno stop breve lo genererebbe comunque. Ma sembra che alla fine Antonio Conte potrebbe restare al suo posto. In panchina andrebbe Alessio, lui lavorerebbe dietro le quinte presumibilmente fino a novembre se le sentenze uscissero ad agosto. Attenzione, non che la cosa andrebbe proprio a genio alla proprietà, questo giova ripeterlo. John Elkann avrebbe già consigliato al cugino presidente di rinunciare al suo allenatore di fronte ad una squalifica. Il minimo, però, consentirebbe ad Andrea Agnelli di provare a farlo recedere da propositi netti. Con buona possibilità di riuscirci. SQUALIFICA PIU’ LUNGA - Di fronte ad uno stop più lungo a quel punto la dicotomia dialettica emersa in casa Juve difficilmente lascerebbe spazio alla linea Agnelli e vedrebbe prevalere l’assolutismo di Elkann. E a quel punto? Non è un mistero che in casa Juve serpeggi non da oggi una suggestione-Prandelli che potrebbe rinfolocarsi. Certo, molto difficile dopo i dubbi dell’Europeo fugati con un sì ripetuto davanti al Presidente della Repubblica che ha anche aggiunto: «Fosse andato via mi sarei arrabbiato». Ma se qualcosa clamorosamente cambiasse, certo non sarebbe Napolitano, impegnato in ben altre questioni riferite al Paese, a tornare sull’argomento. Anche l’altra strada porta ad un ritorno, un doppio ritorno, da ex giocatore e tecnico bianconero: parliamo di Capello, coinvolto anche per la successione sulla panchina della Russia. Certo la Juve sarebbe una bellissima sfida. Una delle poche che riaccetterebbe in Italia. -
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Calcioscommesse Oggi le sentenze. Multa cancellata per i blucerchiati? La Corte di giustizia federale pare intenzioata ad accogliere il ricorso del club. RoBerto Pelucchi - Gasport - 6-07- 2012 pag. 16 Ieri pomeriggio i giudici della Corte di giustizia federale erano ancora chiusi in una sala della Federcalcio per esaminare i ricorsi del processo di appello sul calcioscommesse. Potrebbe essere il segnale che la linea colpevolista di Stefano Palazzi non è passata per tutti i casi (sono andati a giudizio 30 tesserati e 10 società, hanno rinunciato all'appello Paoloni, Federico Cossato e Santoruvo, oltre ad Ancona, Avesa, Piacenza e Ravenna). Anche se il processo è durato soltanto un giorno e mezzo, con interventi di 5-10 minuti per le difese, gli avvocati hanno notato molta sensibilità da parte della Corte e, in qualche caso, si è avuta la sensazione che i giudici annuissero di fronte alle contestazioni dei legali. Casi controversi. La sentenza della Disciplinare non verrà stravolta, l’impianto accusatorio della Procura federale reggerà, ma certe posizioni «al limite» - vedi i casi di Manfredini e Fabbri dello scorso anno - potrebbero essere riviste. Quelle di Fontana del Novara e Iacopino del Monza, per esempio. O quella di Ferrari, attaccante del Verona: l’sms di Carobbio che lo scagionerebbe dalla partecipazione alla combine Rimini-AlbinoLeffe, e che è stato presentato durante il processo, potrebbe non essere tenuto in considerazione, ma il fatto che il «pentito» non sia stato ascoltato dalla Procura per ottenere ulteriori riscontri su quella partita potrebbe risultare decisivo. Sono destinate, invece, ad andare deluse le speranze delle parti terze. Nocerina, Gubbio e Vicenza avevano chiesto l’annullamento del patteggiamento del Grosseto, il Cesena quello dell’Atalanta e la retrocessione del Novara all’ultimo posto del campionato 2011-12. Le società. Pare, invece, che abbia fatto presa sulla Corte il ragionamento dell'avvocato Giulia Bongiorno sull'articolo 9, quello sull'associazione, relativo a Bertani. L'associazione a delinquere dell'attaccante è caduta a livello penale, ma Palazzi vorrebbe che venisse confermata a livello sportivo, con conseguente danno per la Sampdoria, «colpevole» di avere acquistato un giocatore accusato di avere combinato alcune partite con il Novara. La società blucerchiata ha buone probabilità di vedersi annullare i 50 mila euro di ammenda. Il dispositivo della sentenza sarà reso noto oggi o, al più tardi, domani. Per le motivazioni si dovrà attendere la fine di agosto. -
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I conti nerazzurri Non soltanto risparmi. Già spesi 40 milioni. Sorpassata la Juve Carlo Laudisa - 05 -07 -2012 Un dato è certo: Massimo Moratti negli ultimi due mesi ha speso 40 milioni di euro per rinforzare la nuova Inter. E presto gli investimenti potrebbero toccare i 65 milioni di euro se andassero in porto anche gli acquisti di Mudingayi, Debuchy e Destro. Anche la più danarosa Juve deve inchinarsi di fronte a questa virtuale vittoria di tappa. I campioni d’Italia, infatti, sinora si sono mossi in lungo e in largo con gli ingaggi di Asamoah, Isla, Lucio e Leali, oltre il riscatto di Giovinco. Tuttavia le loro spese sul mercato non sono andati sinora oltre i 35 milioni di euro. E’ vero che in cassaforte c’è sempre il budget per il top player, vale a dire altri 30 milioni che, però, potrebbero essere finanziati anche da alcune cessioni all’orizzonte. La risposta Ma l’Inter percorre una strada differente. Gli ingaggi di Handanovic e Silvestre, il riscatto di Guarin comportano cifre importanti. In assoluta controtendenza con i conti di un bilancio chiuso a giugno con un rosso di 86,8 milioni e un monte stipendi di 190 milioni. Fardelli ormai non più sostenibili. E la famiglia Moratti ha scelto di voltar pagina con grande coraggio. Cioè investendo ancora. E’ altrettanto chiaro, però, che la campagna di rinnovamento va di pari passo con la dolorosa scelta di privarsi di autentiche bandiere e dei loro costosi contratti. Tanti addii In quest’ottica c’è il recentissimo addio a Lucio che su base biennale permette di risparmiare 14 milioni di euro. Ma sulla stessa via sono anche Maicon, Forlan, Pazzini e Julio Cesar, tutti in lista di partenza. Quella del portiere brasiliano è l’ultima spina. Quella che forse fa più discutere e amareggia il mondo nerazzurro. Eppure la ratio societaria non ammette deroghe. L’obiettivo è di far dimagrire il monte stipendi almeno il 30 per cento e gli ingaggi milionari dei protagonisti del Triplete sono un peso troppo gravoso per concedere ulteriore gratitudine. Politica verde E non è un caso che la guida tecnica del nuovo corso sia quell’Andrea Stramaccioni che proprio nelle giovanili nerazzurre ha dimostrato di poter essere il punto di riferimento di una rosa che punterà decisamente sui giovani. Mancava, però, la generazione di mezzo. E la scelta di Handanovic va proprio in questa direzione, sgravando i ragazzi di responsabilità che sarebbero forse esagerate. E’ altrettanto chiaro, però, che questo progetto non può esaurirsi in una sola stagione. Un po’ quel che è avvenuto proprio alla Juve… -
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Vacanze a Cialtronia: l'ultimo cinepanettone di De Laurentiis Xavier Iacobelli - calciomercato.com - 7-04-2012 04 luglio alle 17:41 Dal vocabolario Sabatini-Colletti. Cafone: Maleducato, volgare, di cattivo gusto. Diminutivo: cafoncello. Tutto il mondo conosce l'amore smisurato per la cultura che contraddistingue l'arte cinematografica di Aurelio De Laurentiis, illuminata dai capolavori catalogati come cinepanettoni. Si tratta di autentici concentrati di stile, eleganza e ironia, rifuggenti scurrilità e immondizie verbali. Per questo non si capisce come mai, ogni volta che li vedono, i Fratelli Lumière si rivoltino nella tomba e si pentano di avere inventato il cinema. Per questo, siamo certi che il medesimo De Laurentiis non abbia bisogno di consultare il dizionario. Il presidente del Napoli conosce bene il significato dell'insulto con il quale oggi in Lega (rinomato convivio di alcuni gentiluomini che si trattano a pesci in faccia, soprattutto quando si spartiscono i diritti tv) ha gratificato la categoria dei "giornalisti di calcio", rei di fare il loro mestiere. Come Andrea Longoni, irriducibile mastino di Telelombardia, cresciuto alla scuola di Fabio Ravezzani. Come Daniele Porro che, ieri sera, con un'intervista deambulante ha inchiodato Marco Branca ai suoi monosillabi spocchiosi quanto indegni della comunicazione di una società fra le più famose al mondo qual è l'Inter. De Laurentiis ha minacciato "di mettere le mani addosso" al collega perchè lui, come tutta la nostra vil razza dannata, vuol sapere quanto costa Cavani, quanto guadagna Cavani. In fondo, i lettori che leggono le cronache del calciomercato chiedono delle previsioni meteo e delle abitudini sessuali delle tartarughe delle Galapagos. E basta parlare di soldi, no? In fondo, chi è stato quest'inverno a dire testualmente: "Sapete quanto ha preso Johnny Depp per l'ultimo episodio di Pirati dei Caraibi? Cento milioni". Il signor Aurelio De Laurentiis, come ci ha puntualmente ricordato un lettore su Facebook. Dev'essere un sosia. E chi è stato a dire che "Messi è un cretino: dovrebbe dire di no alla Coppa America"? Sempre il signor De Laurentiis. Dev'essere un altro sosia. E chi, il 27 luglio 2011, ha insultato i presidenti e i presenti alla compilazione dei calendari, saltando sul motorino di un malcapitato che passava di lì per caso? Cliccate qui e ascoltate: Il guaio è che, dopo avere detto ai colleghi "Siete delle m. Voglio tornare a fare il cinema", De Laurentiis non è stato di parola. Noi, invece, manteniamo sempre gli impegni. Quant'è vero Iddio, promettiamo che continueremo a fare i cafoni. E a stare per tutta la vita dalla parte dei cretini. Come Messi. Xavier Jacobelli -
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Il caso. Stiramento fra il primo e il secondo grado al polpaccio sinistro Chiellini fuori 40 giorni. Bianconeri seccati. Supercoppa a serio rischio. Nel mirino la gestione dell'infortunio in Nazionale. Andrea Elefante & Mirko Graziano - Gasport 04-07-2012 Non serviva l’esito degli esami: bastava vederlo camminare ieri mattina. Anzi, zoppicare. Alle ore 20.30 di ieri sera, la certificazione dell’infortunio di Giorgio Chiellini: stiramento tra il primo e il secondo grado al polpaccio (gemello mediale sinistro); 35-40 giorni di stop, preparazione che scatta con l’handicap e Supercoppa italiana seriamente a rischio. La rassegnata preoccupazione del difensore juventino si era manifestata già quasi dodici ore prima. Ore 9.30, aeroporto di Fiumicino: il gruppo di torinesi della Nazionale si avvia al gate del volo Roma-Torino. Davanti a tutti c’è lui, Chiellini: seguono a ruota Marchisio, Giovinco e Ogbonna. Seguono per poco, in verità: il passo di Chiellini è quello che è, non ci vuole molto a sorpassarlo. Il Chiello non è tipo da far scene, la smorfia è di chi sente male davvero, anche solo a camminare. Di chi fa ancora fatica a metabolizzare non solo la sconfitta con la Spagna, ma anche un infortunio quasi inevitabile. Erano «cotti», come ha ammesso Prandelli, quasi tutti gli azzurri: figuriamoci lui che aveva appena recuperato miracolosamente da un altro infortunio, al flessore. E proprio questo alla Juve è andato giù così così. Juve perplessa - Va infatti detto che il k.o. del Chiello non è stato accolto benissimo a Torino. I segnali di distensione fra Figc e corso Galileo Ferraris sono reali, e in casa Juve resta massima la disponibilità verso la Nazionale, «per noi è un motivo di grande orgoglio dare a Prandelli così tanti giocatori», hanno più volte dichiarato Conte e Marotta. Ma la gestione di Chiellini in Polonia e Ucraina non ha per nulla convinto la dirigenza bianconera: il recupero- lampo dopo lo stop contro l’Eire, la faticaccia con la Germania e la convinzione che il ragazzo fosse in generale parecchio «carico» a livello muscolare prima della finalissima, visto che lo stesso flessore lesionato contro l’Eire non è stato trovato in buone condizioni negli esami di ieri sera. Insomma, Juve seccata, ma l’impressione è che lo stesso Chiellini non avrebbe mai rinunciato alla gara di Kiev. -
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La Lega replica: “Club motore del calcio. ABETE è ingeneroso” Marco Iaria - Gasport -03-07-2012 Beretta: “Le società danno il massimo appoggio alla Nazionale. Consiglio Figc con la A al 12%: le riforme non dipendono da noi”… Presidente Maurizio Beretta, ha visto l’entrata a gamba tesa di Abete sulla Lega? “L’ho trovata ingenerosa e inopportuna, nel giorno delle celebrazioni per un secondo posto europeo che rappresenta un traguardo importante”. Il presidente federale dice che la Lega ha un ruolo insignificante. “Non mi pare. La Lega di A riveste un ruolo centrale nella promozione del calcio italiano, organizzando competizioni che hanno milioni di telespettatori ogni domenica e boom di ascolti come la Tim Cup. E dal punto di vista delle risorse assicura una mutualità del 10% dei proventi televisivi, qualcosa come 100 milioni all’anno devoluti alle altre componenti”. Non è una novità che i club siano poco sensibili alle sorti azzurre. Basta ripescare negli archivi le frasi di De Laurentiis: “La Nazionale non ci ostacoli”. “Nessuna avversione da parte nostra. I club italiani fanno tutto quello che è nelle loro possibilità per supportare la Nazionale, che nel 2011-12 ha avuto a disposizione i giocatori per oltre 70 giorni. Sugli stage, non appena il discorso era stato affrontato in modo collaborativo, avevamo trovato una data, poi saltata per lo stop dovuto alla tragedia di Morosini. La disponibilità dei club di A è la stessa di quella delle altre leghe europee, compatibilmente col calendario internazionale. Per di più, in Spagna hanno chiuso la stagione una settimana dopo di noi, con la finale di Copa del Rey: non mi pare che il team di Del Bosque ne abbia sofferto”. All’interno della stessa Lega di A ci si lamenta del fatto che negli ultimi tempi avete trascurato la politica sportiva, le riforme. Proprio nulla da rimproverarvi? “Su tutti i temi che sono stati all’ordine del giorno la Lega non ha mai fatto mancare il proprio contributo. Se la Lega avesse la bacchetta magica le si potrebbe imputare qualcosa. Ma siccome qualsiasi decisione in consiglio federale passa attraverso maggioranze qualificate, è difficile prendersela con chi come noi pesa solo per il 12%. Qualunque riforma ha bisogno di una condivisione molto, molto larga. Non è un problema della singola componente, ma del sistema”. Cosa pensate delle squadre B proposte da Albertini e Prandelli? “Possono esserci seconde squadre, possono esserci minori vincoli sulle partecipazioni societarie. Ognuna di queste idee ha sostenitori e detrattori all’interno del consiglio federale. Se questo tema rappresenta una priorità, lo si metta sul tavolo e ci si confronti chiaramente”. Dopo il fallimento in Sudafrica ci si aspettava una svolta. La Lega, che dovrebbe essere la guida del calcio italiano, ha fatto solo da spettatrice all’inconcludenza istituzionale? “Nel 2010 si decisero tre cose: la riduzione da due a un extracomunitario, che noi contestammo; la trasformazione del Club Italia affidato ad Albertini, che ha fatto bene il suo lavoro; la nomina di Roberto Baggio a presidente del settore tecnico Figc per un rilancio dei vivai. Pochi mesi fa ci è stata presentata un’ipotesi di progetto dall’entourage di Baggio, vedremo se verrà finanziato…”. -
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dal profilo Facebook di Gigi Buffon Ahi ahi ahi ragazzi, primi giorni di vacanza e prime preoccupazioni... Ma secondo voi riuscirò a guarire per l'inizio di campionato??? Come qualcuno avrà letto quest'oggi sui giornali, dopo una presunta lite con Balo (leggete bene la finezza di chi non ha nessuna certezza e parla sempre per ipotesi adoperando il condizionale, e quindi non può e non vuole esporsi troppo… il classico dico,ma non dico... tipico di chi vuol fare opinione con notizie fasulle per cercare di riempire un po' di spazio, ma senza volersi prendere in pieno la responsabilità di ciò che si è scritto) insomma stando a queste news così attendibili :-) ci sarebbe stata una colluttazione violenta con Mario (che tra l'altro era all'antidoping), nella quale figurerebbero morti, feriti e qualche disperso :-) … ora mi chiederete il perché sono a rischio per l'inizio del campionato… è molto semplice… perché la mano con la quale avrei sferrato uno schiaffo o un pugno (?) al mio compagno di squadra mi duole da morire e non vorrei essermi procurato delle fratture alle ossa :-) comunque al più presto farò degli esami più approfonditi per scongiurare questa eventualità :-) Vabbè, chiuso con lo scherzo, questo è ciò che passa il convento... l'importante è sapere che la colpa è soprattutto nostra. Si si, ho detto nostra e parlo da cittadino di un paese che dovrebbe essere lontano anni-luce da queste miserie, da questi giochini squallidi che imbarazzano una nazione, che avrebbe bisogno di qualche messaggio positivo, costruttivo, quelli nel quale credere, invece che affogare sempre nella solita meschineria da quattro soldi, nella nostra grossolanità e superficialità spicciola, sempre messaggi negativi, sempre pensieri distruttivi che possano gettare fango od ombre sulle persone… Ma, come dicevo prima, i maggiori responsabili siamo noi cittadini che accettiamo tutto questo in modo abulico, intorpiditi e senza un briciolo di amor proprio, chiare (non) reazioni di chi non si aspetta più nulla di buono dal prossimo, di chi non crede più nel futuro,di chi è rassegnato… sicuramente questo non è quello che sognavo da bambino, me lo sono trovato ma non voglio essere accondiscendente, non voglio e non devo accettare questo scempio, lo devo fare per me, lo devo fare per la mia famiglia, lo devo fare per i miei figli, lo devo fare per la mia dignità e queste righe che di tanto in tanto butto giù sono solo per sapere ed avere la certezza di non essere l'unico a pensarla in questo modo; desidero essere rappresentato dall'èlite, in ogni campo, in ogni settore, in ogni luogo, perché me lo merito e perché è il diritto di ogni individuo che sogni un paese migliore... Certamente non quello che siamo noi adesso... Un abbraccio a tutti e un grazie di cuore a chi ieri ci ha tributato in maniera commovente parole d'incitamento e orgoglio in aeroporto e per le vie di Roma… grazieeee!!! E’ proprio anche per voi che capisco che nulla è ancora perduto, che la speranza di recuperare la nostra amata Italia c'è e anche grazie al Presidente Napolitano, uomo di grande sensibilità, spessore umano, intelligenza… gigante fra pigmei… Gigi -
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Grazie, ma ora ripartiamo Aligi Pontani - Tempo scaduto - repubblica.it - 2-07-2012 Adesso ringraziamo, tanto, quanto possiamo: grazie per la musica del pallone, per le emozioni e i brividi, i gesti, gli abbracci e le facce, di tutti i colori e tutte definitivamente italiane. Adesso ringraziamo, tanto, senza riserve, le sconfitte dure fanno parte del gioco. Ma, per favore, facciamolo con uno sguardo lungo. Perché stavolta l'occasione non si perda e l'onda alta di passione non finisca troppo presto contro uno scoglio. E' l'ultimo sogno che resta: quello di aver assistito a un evento che duri oltre il suo epilogo. Un grande mese di calcio che serva non per cancellare quelli orribili che lo hanno preceduto, ma per fare in modo di non viverne più in futuro. La forza di un amore ritrovato, dopo l'oltraggio di mille tradimenti, riempie sempre di emozione, speranza, progetti. Ma è in realtà una forza fragile, costretta a lottare con i sospetti, le paure di rovinose ricadute. E il calcio italiano oggi è così, tutto vestito di una rinfrescata maglia azzurra, che racchiude però un corpo devastato dagli scandali. Un calcio, soprattutto, che quando ha avuto in dono le vittorie, le ha usate per nascondere i suoi delitti, mettere a tacere i critici, ingessare tutto, decidere sempre e comunque di non decidere mai. Ringraziamo, allora, soprattutto Prandelli, sconfitto ma gigantesco. Anche per avere sempre ricordato quanto è dura essere santi in un purgatorio come il nostro, con il 17° posto nel ranking Uefa giovanile a testimoniare la vergogna dell'incuria principale, quella verso i giovani. Ringraziamolo, tanto. Ma continuiamo a sognare, anche dopo la brutale ma limpida finale di Kiev. Sogniamo una scia lunga, una voglia di nuovo trasmessa dalla Nazionale che porti il calcio a non mettere più, mai più la testa sotto la sabbia. E non si parla solo dello scandalo scommesse: si parla degli stadi deserti e orrendi, degli ultrà centurioni, dei procuratori onnipotenti, dei vivai dimenticati, degli occhi ciechi con cui i presidenti italiani guardano al futuro, ubriacati dalla fonte generosa delle tv. Si parla di una Lega di serie A assente e prepotente, di una Federcalcio impotente con gli arroganti, gli stessi che hanno messo sempre i bastoni tra le ruote a Prandelli, e forte con i timidi, i club dalla serie B in giù che rischiano di morire di debiti, imbrogli, scommesse impicci. Ecco, quando finiremo di ringraziare chi ci ha riempito di emozioni e di speranze, ricordiamoci di non dimenticare. E teniamoci forte: a fine agosto ricomincia il campionato. (02 luglio 2012) -
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Scatta il filone-Napoli. «Ma l'Europa non è a rischio» Palazzi fa partire un'altra raffica di audizioni. Il legale del club, Grassani, rassicura i tifosi Maurizio Galdi - Gasport - 2-07-2012 Mentre alle 9.30, all’ex Ostello della gioventù al Foro Italico, si terrà il processo d’appello sul secondo filone del calcioscommesse davanti alla Corte di giustizia federale (si proverà a chiudere il dibattimento in un giorno, al più tardi si finirà domani), la Procura federale — dopo aver ricevuto e valutato attentamente oltre cinquemila pagine di materiale — comincerà le audizioni del «filone Napoli». Si parte con Claudio Furlan (calciatore svincolato, ex Portogruaro), Dario Passoni (Folzano) e Marco Zamboni (Spal). In particolare torna sotto esame Passoni, che ha già patteggiato una squalifica di 1 anno e 2 mesi nel processo sportivo per il filone cremonese, ma che dalle carte di Napoli risulta abbia informato Michele Cossato su AlbinoLeffe-Siena. Nella relazione di chiusura delle indagini il magistrato scrive: «L’analisi dei contatti telefonici tra lo stesso (Passoni, ndr) e Michele Cossato documenta in termini sufficientemente nitidi come a seguito di segnalazione “privilegiata” del Passoni circa il probabile esito dell’incontro di calcio AlbinoLeffe-Siena del 29 maggio 2011, gli stessi condividano la scommessa di somme di denaro sulla vittoria dell’AlbinoLeffe», che poi arrivò. Le altre gare Sempre dalla lettura del documento di fine inchiesta si scopre come siano molte le partite sulle quali la Procura vorrà fare domande. «Per avere un quadro d’insieme delle risultanze investigative basta consultare l’indice dell’informativa, che si divide per schede soggettive e per partite di interesse investigativo», per cui oltre a Sampdoria-Napoli, entrano nel fascicolo federale anche Lecce-Napoli, Napoli-Inter, Portogruaro- Crotone e Palermo-Chievo. Gianello e il Napoli La grande attenzione mediatica, però, sarà centrale il 6 luglio quando sarà sentito l’allora terzo portiere del Napoli, Matteo Gianello (assistito dall’avvocato Eduardo Chiacchio) e gli altri calciatori del Napoli (Grava e Cannavaro) oltre al tecnico Walter Mazzarri (che sarà accompagnato dal legale del Napoli, Mattia Grassani). Sul tavolo le due diverse posizioni. Da un lato Gianello che ha ammesso davanti ai magistrati di aver avuto da Silvio Giusti una proposta per convincere i suoi compagni di squadra a favorire la vittoria della Sampdoria. E su questo Gianello ammette di averne parlato con Grava e Cannavaro che avevano «seccamente» rifiutato. Dall’altro ci sono le dichiarazioni dei due calciatori che negano qualsiasi contatto. La posizione del Napoli La società mostra la sua più totale serenità. Il rischio è la possibilità che l’Uefa possa non iscriverla all’Europa League. «Mi sento di precisare che i tesserati del Napoli hanno confermato di non avere commesso alcuna violazione — spiega Grassani —. La società si ritiene del tutto estranea alla vicenda, e lo dimostrerà». E il rischio Europa League? «Su questo tema occorre fare chiarezza: secondo lo Statuto, l’Uefa ha il potere discrezionale di non ammettere alle Coppe i Club coinvolti in illeciti sportivi, quindi l’esclusione non sarebbe una conseguenza automatica, anche in caso di condanna. Andrebbe valutato il singolo caso. Sotto questo profilo, la posizione della società non è a rischio e, nella stagione 2012-2013, il Napoli disputerà l’Europa League», è certo Grassani. -
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SPY CALCIO Calcioscomesse, si riprende Figc: "Fare presto e bene" Fulvio Bianchi - repubblica.it -12-06-2012 Nessun colpo di spugna, la lunga stagione dei processi del calcioscomesse continua. Domani si riunisce la Cgf (corte giustizia federale): appello per 14 club e 33 tesserati. Durerà solo un paio di giorni, non dovrebbero esserci grosse novità rispetto al verdetto della Disciplinare. Continua intanto il lavoro di Stefano Palazzi e del suo staff: il materiale arrivato da Cremona, Bari e Napoli è imponente. In settimana continuano le audizioni. Possibile a questo punto che si tenga un altro processo, verso il 25 luglio, ma soltanto per i casi che riguardano Bari e Napoli, rinviando così ad un ulteriore processo, ad agosto, quelli di Cremona. Interessati anche alcuni club di A. Si procede a tappe forzate: l'errore è stato fare il primo processo e non aspettare. Hanno fatto molto discutere anche alcuni patteggiamenti: ma la linea di Palazzi ormai è chiara. Fiducia nei pentiti e sconti di pena solo a loro. "Presto e bene", è il motto della Figc. Non è semplice, però, uscirne fuori: i tempi sono molto ristretti, la Lega di serie A ha garantito con il suo presidente Maurizio Beretta che il campionato non slitta e inizia regolarmente il 25 agosto. Palazzi dovrà volare... Lega Pro: vicino il traguardo dei 60 club Cinque club si sono già arresi: Taranto, Piacenza, Triestina, Pergocrema e Giulianova non si sono nemmeno iscritti al campionato. Altri (molti altri) saranno bocciati alle prossime verifiche. La Lega Pro vuole solo club solidi, in grado di pagare gli stipendi e concludere la stagione. Lo scorso anno l'organico era a quota 77, ora è già a 72: non sono previsti ripescaggi, il traguardo sono i tre gironi con 60 club. Non è detto che non venga raggiunto già quest'anno. D'altronde, per molti presidenti è diventato complicato addirittura trovare la fidejussione. Poi ci sono anche problemi di impianti. In serie difficoltà sarebbero anche Foggia, Campobasso, Martina, Andria, eccetera. Il 19 luglio decide il consiglio federale. Continua inoltre la battaglia di Macalli e Ghirelli sul fronte delle scommesse: la Lega Pro è all'avanguardia nei controlli. Un segnale chiaro ai calciatori. Pass olimpici a quota 275, ma ora tocca all'atletica I pass olimpici per ora sono 275 ma domani potrebbero aumentare con le staffette dell'atletica: probabile che si chiuda intorno a 290. Cifra giudicata dal Coni più che sufficiente per puntare al traguardo, quello di restare fra i top 10 del mondo. E trenta medaglie sarebbero una manna, di questi tempi. Martedì 3 luglio Giunta e Consiglio Nazionale del Coni, poi via alla spedizione: a metà mese partiranno per Londra già i primi dirigenti. Tutto è pronto ormai, e c'è un moderato ottimismo. -
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Illecito sportivo e responsabilità disciplinare: ecco come difendersi Si è tenuto ieri il Convegno "Illecito sportivo e responsabilità disciplinare: la responsabilità presunta e oggettiva" organizzato dall'Associazione Alumni Diritto Sport presso l'Università degli Studi di Milano (Facoltà di Giurisprudenza) 30.06.2012 12:30 di Lorenzo Casalino Venerdì 29 Giugno 2012 presso l'Università degli Studi di Milano (Facoltà di Giurisprudenza), si è tenuto il Convegno "Illecito sportivo e responsabilità disciplinare: la responsabilità presunta e oggettiva" organizzato dall'Associazione Alumni Diritto Sport in occasione della giornata conclusiva del corso di perfezionamento in "Diritto Sportivo e Giustizia Sportiva" ideato e coordinato dal Prof. Avv. Lucio Colantuoni e giunto, ormai, alla sua VI edizione. L'Associazione, presieduta dall'Avv. Antonella Carbone, annovera tra i suoi iscritti gli ex allievi del corso di perfezionamento e si prefigge come obiettivo quello di organizzare seminari e convegni in materia di diritto sportivo, nonché quello di approfondire gli istituti e le problematiche giuridiche proprie del mondo dello sport. Al Convegno sono state analizzate le principali problematiche giuridiche legate alla responsabilità disciplinare delle società sportive, cercando di offrire spunti di discussione e soluzioni operative che consentano in futuro un maggiore controllo. Alla due tavole rotonde hanno partecipato illustri professionisti operanti nel settore, molti dei quali sono stati anche direttamente chiamati a prestare la propria assistenza legale nel corso dell'ultimo scandalo del nostro calcio. Dopo i saluti introduttivi da parte del Prof. Avv. Lucio Colantuoni e del Prof. Avv. Francesco Delfini (autorità accademiche dell'Università degli Studi di Milano - Facoltà di Giurisprudenza), l'Avv. Antonella Carbone (Presidente dell'Associazione Alumni Diritto Sport e organizzatore del congresso), ha sottolineato la sempre crescente esigenza di professionalizzazione nel settore del diritto sportivo, ramo del diritto che ha raggiunto ormai un'importanza considerevole da non sottovalutare. Il corso di perfezionamento rappresenta quindi un'occasione unica di formazione per tutti quegli avvocati e professionisti in generale che si affacciano al mondo del diritto sportivo e che in esso si vogliono specializzare. Il moderatore della tavola rotonda, il Dott. Dario Nicolini (Sky Sport), ha introdotto la tematica, descrivendo la notevole portata dello nuovo scandalo calcioscomesse e l'importanza del concetto di responsabilità oggettiva. L'Avv. Leandro Cantamessa (Milano - Milan), ha introdotto i lavori del primo panel, tracciando le linee guida generali della responsabilità oggettiva nei diversi ordinamenti. In ambito penalistico la rilevanza è soltanto residuale e la sua ratio consiste nell'allargare l'area della punibilità. In ambito civilistico è, invece, ben più diffusa e l'ordinamento sta andando, tutt'ora, nella direzione di un suo ampliamento. La ratio, in questo caso, è obbedire ad un'utilità sociale, ovvero la tutela di posizioni giuridiche di svantaggio quali, ad esempio, i consumatori. A livello sportivo, infine, vi sono maggiori criticità, perché il soggetto tutelato, in questo caso, è il sistema stesso (ovvero quello stesso soggetto che infligge la pena in sede di giustizia disciplinare). Ciò premesso, ha sottolineato le criticità relative all'applicazione della responsabilità oggettiva, nonostante il nuovo Codice di giustizia del CONI non la preveda. Nonostante ciò, sono poche le possibilità di una riforma in tempi brevi, tenuto conto che tale forma di responsabilità tutela in primis il sistema stesso. L'Avv. Luigi Chiappero (Torino - Juventus) problematica del volontariato degli organi di giustizia (condivisibile al massimo nel dilettantismo. Clausola compromissoria da tener presente che vincola alla giustizia sportiva. ha sottolineato come la responsabilità oggettiva vada mitigata per trovare una maggiore razionalità del sistema. Ha contestato, inoltre, l'obbligo di denuncia così come previsto ex art.7 del Codice di Giustizia Sportiva, poiché impone qualcosa che va ben oltre quanto richiesto al comune cittadino. Il CONI, dal canto suo, prevede un obbligo per il tesserato di comunicare i procedimenti in corso nei suoi confronti, cosa diversa dall'obbligo di denuncia degli illeciti di cui si è venuti a conoscenza. In un'ottica di riforma, si potrebbe consentire la ritrattazione così come avviene in sede penale con la falsa testimonianza. L'Avv. Stefano Campoccia (Treviso - Udinese) ha posto in rilievo come il quadro attuale preveda grande disparità di trattamento tra soggetto tesserato e la società di appartenenza che, generalmente, è parte lesa anche, e soprattutto, da un punto di vista economico. Di fronte ad un fenomeno così dilagante, ancor maggiore rispetto al passato, le Lega Serie A deve poter proporre delle modifiche al fine di meglio affrontare una tale criticità. In tal senso, la Lega ha introdotto delle modifiche al proprio Statuto, che sanciscono la necessità di adottare modelli di gestione e controllo ex d.lgs. 231/2001. In sede de iure condendo, si sta inoltre riflettendo sulla possibilità di richiedere l'adozione di tali modelli come condizione necessaria per l'iscrizione al campionato di massima serie. Nel frattempo, in quest'ottica è stata prevista la creazione di un Alto Comitato per l'Etica con funzione direttive e di controllo al fine di prevenire efficacemente la commissione di illeciti. L'Avv. Pierfilippo Capello (Milano), chiudendo la prima parte dei lavori della giornata, si è soffermato sulle maggiori criticità all'interno dell'ordinamento sportivo. Nel doping, ad esempio, è sufficiente la presenza della sostanza vietata perché scatti una squalifica (trattasi quindi di responsabilità oggettiva pura). Tale principio è stato introdotto dalla WADA, e sarà applicato anche ai prossimi Giochi Olimpici di Londra. A riguardo, il CIO ha chiesto ad un pool di esperti un parere sulla compatibilità di tali principi stringenti con la Dichiarazione dei diritti umani. Per garantire la legittimità del sistema, è stato necessario introdurre un sistema di uscita (c.d. di way out): ovvero prevedere che soltanto in casi eccezionali sia possibile vincere tale responsabilità oggettiva. Nella seconda parte del Convegno sono state affrontate le tematiche relative all'illecito sportivo e alla responsabilità oggettiva seguendo un taglio maggiormente pratico, grazie anche all'intervento di alcuni professionisti del settore anche direttamente coinvolti nell'attività difensiva nel corso dell'attuale scandalo del calcioscommesse. L'Avv. Eduardo Chiacchio (Napoli), introducendo il secondo panel, ha descritto le problematiche insite nella responsabilità oggettiva a danno delle società, che vive, in certi casi, un vero e proprio dramma non soltanto sportivo ma anche, e soprattutto, economico. Generalmente i soggetti coinvolti sollevano il problema soltanto al momento di un deferimento dimenticando, però, di aver accettato tale norma insieme a tutto il sistema di giustizia sportiva, all'atto del tesseramento con la Federazione. In ogni caso, negli ultimi 30 anni, tale normativa non ha subìto modifiche e pertanto, sono accolti con favore i propositi di riforma attualmente in discussione. Allo stato attuale, il giudice non può far altro che applicare la normativa vigente, aldilà della condivisione sulla formulazione della responsabilità oggettiva. E' da tener, comunque, presente che le pene sono state via via diminuite in maniera significativa dagli organi giudicanti, graduando la responsabilità caso per caso. L'Avv. Enrico Angelini (La Spezia - Spezia) ha descritto, invece, la peculiarità della situazione che si trova a vivere la società che sta attualmente difendendo, per essere stata deferita a titolo di responsabilità oggettiva per fatti commessi da un suo giocatore quando questo era, però, tesserato per un altro club. Tutto ciò sulla base della continuazione del reato associativo finalizzato all'illecito che, sulla base dell'interpretazione offerta dalla Procura federale ed avvallata in primo grado, continuerebbe anche durante il tesseramento con il club successivo. L'Avv. Massimo Diana (Bologna), dal canto suo, ha posto l'accento su alcune criticità insite nell'attuale ordinamento sportivo. Alla luce dei recenti scandali, è emerso un nuovo quadro dove i giocatori non solo hanno commesso illeciti senza l'ausilio ed il supporto del club, ma talvolta addirittura giocando contro il sodalizio per il quale sono tesserati. Di conseguenza, è emersa una difficoltà concreta nel predisporre le difese dei club e dei giocatori che non si possono più porre sullo stesso piano, mirando ad interessi confliggente. L'Avv. Cesare Di Cintio (Bergamo - Novara) ha descritto quali problematiche deve affrontare un legale nella difesa di una società incolpata a titolo di responsabilità oggettiva. Il club, per limitare la propria responsabilità, è andata a dimostrare come fosse stata vittima essa stessa dell'illecito, tenuto conto che il modello societario ex d.lgs. 231 era già stato adottato nel 2006. E' stato, inoltre, creato un codice antifrode al fine di controllare i flussi anomali di scommesse relativi al club ed effettuare una denuncia agli organi di giustizia. Tutto ciò per sottolineare quanto sia importante creare meccanismi di prevenzione e controllo, tenuto conto che il modello ex d.lgs. 231 è già previsto dallo Statuto di Lega e bisogna verificarne l'applicazione ed il rispetto. L'Avv. Davide Gatti (Asti - Difensore Alberto Fontana) ha descritto, invece, la strategia difensiva messa in campo per tutelare gli interessi di un tesserato coinvolto nel calcioscommesse a causa delle dichiarazioni di un c.d. atleta pentito. In particolare, si è soffermato sulla difficile situazione, anche personale, di quei tesserati che si trovino coinvolti in provvedimenti sportivi, a seguito delle dichiarazioni di terzi c.d "pentiti". Ha poi chiuso l'intervento sottolineando le criticità della giustizia sportiva, tra le quali le carenti motivazioni dei provvedimenti e la difficoltà di far ammettere alcuni tipi di mezzi di prova, oltreché ad ottenere una valutazione a riguardo. L'Avv. Gian Pietro Bianchi (Milano) ha chiuso la tavola rotonda trattando alcune questioni salienti interne alla giustizia sportiva tra cui l'istituto della continuazione e alla contestata possibilità del TNAS di supplire alle carenze motivazionali degli organi di giustizia endofederali. Ha, infine, espresso alcune considerazioni relative all'utilità o meno di chiedere un patteggiamento della pena in sede disciplinare. -
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Calcioscommesse Bertani ritorna in libertà: "Non è nell'associazione" Per il Tribunale del riesame può aver combinato le gare pur stando fuori dal gruppo Roberto Pelucchi - Gasport -29-06-2012 Se è un calciatore corrotto, e non lo si può escludere, tre partite probabilmente taroccate, e tutte della sua squadra (all’epoca, il Novara), sono poche per considerarlo parte integrante e continua di un’organizzazione dedita alla frode sportiva. E’ questa la conclusione a cui è giunto il Tribunale del riesame di Brescia, che ieri ha annullato gli arresti domiciliari di Cristian Bertani, attaccante della Sampdoria, rimettendolo in libertà. Dichiarata inammissibile, invece, la richiesta di riesame per Omar Milanetto, perché la misura cautelare nei suoi confronti era già stata revocata dal gip Guido Salvini. Prove insufficienti Il pronunciamento a sorpresa del Riesame è, evidentemente, un punto a favore della difesa, anche se i giudici non escludono che Bertani abbia effettivamente taroccato le partite. Ma «la consumazione di singoli reati-fine non comporta, di per sé e secondo un automatismo probatorio, la prova dell’adesione al sodalizio criminoso, dal momento che a tale ultimo fine occorre un compendio grave in termini di consapevole contributo dell’indagato all’azione del gruppo ed alle sue finalità». «Ad avviso del Collegio — si legge ancora — nel caso di specie il materiale rimesso nei confronti del ricorrente Bertani è ampiamente insufficiente a dimostrazione del suo inserimento nell’associazione a delinquere di cui erano parte, tra gli altri, Gegic, Ilievski, Tisci e Zamperini. L’affermazione prescinde, ovviamente, dall’ascrivibilità a Bertani di singoli reati». Ma il numero di partite eventualmente manipolate dall’attaccante (tre) e l’arco temporale in cui queste manipolazioni sarebbero avvenute (circa un mese), sono considerati elementi in contraddizione «con l’addebito associativo, negando quel più ampio coinvolgimento. in termini anche di durata, nel rapporto». A Cremona, ovviamente, la pensano diversamente. Per gli inquirenti il quadro indiziario su Bertani è molto più grave di quello su Tisci, ma mentre per quest’ultimo lo stesso Riesame ha accettato l’ipotesi del reato associativo, per l’ex attaccante del Novara questo non è avvenuto. Tra Bari e Roma Andrea Masiello ha riproposto il patteggiamento in sede penale con le stesse modalità precedentemente respinte (1 anno 10 mesi), lo stesso ha fatto l’amico Carella. Aggiornato il calendario delle audizioni in Procura federale: Pagano (Nocerina) e Vincenti (osservatore Livorno) saranno ascoltati il 5 luglio, Ariatti (Pescara) viene spostato al 9. -
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Calcioscommesse, la verità di Carobbio: "Ho sbagliato e sto pagando" L'ex giocatore di AlbinoLeffe, Bari e Siena si confessa: "Mi sono rovinato la vita da solo. Se entri in un certo giro è difficile uscire" Giulio Mola - ilgiorno.it -27-06-2012 Milano, 27 giugno 2012 - Filippo Carobbio è un ragazzone di 32 anni che amava il calcio e lo giocava da protagonista nella sana provincia italiana. Un bel giorno il pallone avvelenato gli ha fatto perdere la testa, il centrocampista dai piedi buoni arrivato in serie A dopo tanta gavetta è diventato uno dei simboli del football malato. Ha taroccato partite, è finito in galera, si è pentito. Un tunnel lunghissimo affrontato con angoscia, paura, dubbi. Quando finirà quest’inferno? L’ex di AlbinoLeffe, Bari, Grosseto e Siena risponde al cellulare da Bruxelles. E’ a casa di parenti, la voce emozionata. Ha voglia di sfogarsi, di far conoscere la sua verità, di respingere certe accuse. Ma ha pure il timore di cadere in trappole mediatiche. Lo rassicuriamo, si fida. E apre lo scrigno dei segreti. Le prime sentenze della Procura Federale hanno dimostrato l’attendibilità delle sue rivelazioni, ma questo non gli basta, non lo rasserena. Resta una macchia indelebile, quelle stagioni («Due, non sette o dieci come qualcuno sostiene») a combinare partite che gli sono costate venti mesi di squalifica. Uno sconto dovuto al ravvedimento, ma che non evita la vergogna. «Prima il carcere, poi la gogna, poi le offese, ora la squalifica. Sono sei mesi che non dormo e mi sogno i personaggi dell’inchiesta, magistrati, Conte e altri ancora. Non ho mai avuto tutta questa popolarità, ma la vita me la sono rovinata da solo, sto pagando per gli errori commessi e ancora oggi ho paura quando sui muri vicino a casa e su internet leggo certe cose terribili su di me. La parola più gentile è infame...». Come può un calciatore di serie A inguaiarsi in questo modo? «Sono stato troppo “leggero“ su cose molto gravi. Pensavo di combinare una cavolata, alla fine mi sono reso conto di aver fatto una pazzia e mi sono preso le mie responsabilità. Ma mi sono pentito per davvero, mai e poi mai rifarei certe cose». I verbali sono impietosi con lei... «Ho venduto delle partite e combinato delle altre, ma non ho mai scommesso altrimenti mi sarei arricchito. E non lo sono. Io avevo paura delle scommesse, e quando Gervasoni, saputo dell’accordo con l’AlbinoLeffe mi propose di scommettere con lui, gli risposi di no. In vita mia ho giocato solo una volta al casino, 500 euro. Poi mai più». Ma vendersi una partita trattando con gli zingari è più grave che scommettere. Possibile non se ne sia reso conto? «Sono stato ingenuo, non immaginavo cosa ci fosse dietro. Incontri certa gente, brutta gente, e poi entri in un meccanismo da cui è complicato venirne fuori, una sorta di circolo vizioso. Se tu fai parte di quel sistema la prima e la seconda volta, poi ti vengono a cercare, ti rompono le scatole, e alla fine perdi la testa. Me ne sono accorto troppo tardi ma non sono il male del calcio. Ho vinto 4 campionati, ho contribuito alla salvezza dell’AlbinoLeffe, ho indossato quella maglia 175 volte e certo non ho mai giocato per far retrocedere la mia squadra. Non sono io ad aver rovinato il mondo del pallone». Infatti siete in parecchi a pagare... «Ancora pochi, forse. Vedo tanta omertà e ipocrisia. Nel calcio tutti sanno ma nessuno parla, perché c’è tanto da perdere in un ambiente che non perdona e dove basta poco per sputtanarsi. Se qualcuno avesse vuotato il sacco come ho fatto io, togliendosi un peso dalla coscienza, allora sarebbe stato il finimondo. Anche Gervasoni, l'altro pentito, ha avuto un atteggiamento diverso dal mio: lui ha raccontato ciò che gli riferivano, io ho detto quel che ho visto e combinato. Per fortuna, comunque, un po’ di pulizia è stata fatta, anche se non so fin quando durerà. Prima o poi il marcio ricomparirà». Forse di lei non si sarebbe parlato tanto se non avesse fatto il nome di Conte... «L’ha presa male e mi spiace per lui, ma io ho solo detto la verità: prima di Novara-Siena ci disse di stare tranquilli, in albergo si capiva che la gara sarebbe finita così, da giorni c’era puzza di pareggio e alla fine lo savevano tutti. Da parte mia resta stima nei confronti del mio ex allenatore e non è certo quel che è accaduto che mi fa cambiare idea su di lui. La verità è che nessuno dice che a fine stagione certe cose sono sempre accadute, che è normale che ci si metta d’accordo. Sbaglio o anche Buffon ha detto che è meglio avere due feriti che un morto?» Qualcuno sostiene che fra lei e Conte ci fosse dell’astio... «Non è assolutamente vero. Mi ha portato prima al Bari e poi mi ha voluto al Siena. Nel Bari restai pochi mesi, non giocai neppure una partita perché Conte si dimise il 30 giugno e arrivò Ventura. E in piena estate io fui mandato al Grosseto». Conte a parte, ci sono diverse gare dei toscani sotto inchiesta. Non solo le partite di fine stagione. «E’ vero, ce ne sono 7-8, ma io non conosco tutto quel che accadeva. Ho raccontato gli episodi relativi alle partite col Novara e l’AlbinoLeffe, ma per quel che riguarda le accuse dei calciatori del Modena al presidente Mezzaroma che si sarebbe comprato la gara, non so niente». Cosa le resta dopo tutta questa vicenda? «Tanta amarezza. Io non ho l’immagine e il curriculum di altri calciatori e quindi tutti si dimenticano di me. Per ora aiuto una comunità di tossicodipendenti, almeno faccio del bene a qualcuno. Dopo venti mesi di squalifica, se tutto mi va bene, al massimo potrò tornare a giocare in prima categoria. Ma resterò per sempre l’infame...». -
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Esclusiva/Calcioscommesse - Il "teorema" Gervasoni e il caso del portiere Alberto Fontana Marcel Vulpis - sporteconomy.it - 28-06-2012 Si entra nel vivo dello scandalo calcioscommesse con l'appello del 2 luglio prossimo a Roma, dove sfileranno, nuovamente in aula, una serie di calciatori delle massime serie professionistiche che non sono riusciti a dimostrare la loro completa innocenza. Tra questi spicca il caso di Alberto Fontana, portiere del Novara calcio, finito nel tritacarne delle rivelazioni di Carlo Gervasoni, il "pentito" più ascoltato dalla procura di Cremona (guidata da Roberto De Martino). Reo di essere stato convocato per una partita, per certi versi inutile, come Chievo Verona-Novara del 30 novembre 2010. Non un match di cartello di serie A, ma una gara secca di Coppa Italia (finita per tre reti a zero per i gialloblù), più difficile da vincere che da perdere. E', però, una di quelle gare che Carlo Gervasoni ritiene possa aver generato per alcuni giocatori del Novara "infedeli" una somma vicina ai 150 mila euro. Eppure per il procuratore Roberto De Martino, Gervasoni dice sempre la verità, non si sbaglia mai (come nel caso di Rijat Shala, non a caso poi assolto con formula piena nonostante le indicazioni opposte dello stesso). Sporteconomy, come per il calciatore kosovaro Rijat Shala (risultato assolutamente innocente), ha letto con attenzione le carte dell'inchiesta, la difesa d'appello dell'avvocato Davide Gatti, ma, soprattutto, ha voluto sentire, in esclusiva, il portiere Alberto "Jimmy" Fontana. D: Che partita è stata quel Chievo-Novara del 30 novembre 2010, che l'ha scaraventata in nel nuovo filone di inchiesta? R: Una partita come tante altre, dove non era poi così impossibile prevedere una vittoria del Chievo, visto che giocavamo con le seconde linee ed io per primo in quel periodo venivo solo utilizzato per le gare di Coppa Italia, sulla base di un turnover naturale, che avviene ciclicamente in ogni club che si rispetti, quale che sia la serie. D: Cosa ricorda di anomalo di quella gara al Bentegodi? R: Come fu più volte ricordato dal conduttore de LA7 era un campo ignobile, difficilissimo, lento, per certi versi anche melmoso. Insomma un campo dove non disputare alcuna partita. Eppure giocammo lo stesso. D: Ma più in generale notò qualche anomalia? R: No, assolutamente. Il Chievo Verona vinse perchè era più forte e sfruttò al massimo il fattore campo. Non notai nulla di strano nè tra i miei compagni, nè tra i veronesi. Nessuno di noi avrebbe voluto perdere, siamo tutti professionisti, ma ripeto giocavamo con le "seconde linee". E' sufficiente leggere i tabellini di quella partita e qualsiasi giudice si accorgerebbe che al massimo c'erano quattro elementi del Novara che avevano fatto più di 4-5 presenze in campionato. Eravamo indubbiamente più deboli rispetto ai nostri avversari. In sintesi, una squadra di riserve e anche piuttosto giovani. Mi sarei meravigliato se avessimo vinto al termine della gara e infatti finì 3-0 per loro. D: Ha mai avuto contatti con Gervasoni? R: No, assolutamente. In alcuno modo. Credo di non averlo mai incontrato non solo nell'ambiente calcistico, ma soprattutto in campo. Trovo difficile aver potuto ordire una trama del genere, senza averlo mai sentito direttamente o indirettamente. D: Ma allora perchè è finito, nonostante tutto, in questo scandalo? R: All'inizio di questa storia sono rimasto basito, non ci credevo neppure. Poi dopo aver metabolizzato lo shock mi sono fatto una idea personale. D: Puo' spiegare meglio cosa intende? R: Voglio dire che il mio nome emerge solo dopo il terzo interrogatorio di Carlo Gervasoni. Nei primi due non si parla assolutamente della mia persona, poi gradualmente lo stesso inizia a ricordare a pezzi e alla fine, sulla base della tesi del "sentito dire", emerge il mio nome. D: Perfetto, ma perchè il suo nome e non quello di un altro? R: Perchè nel "modus operandi" di Gervasoni e del suo modo di intendere questi business illegali non poteva non esserci la figura del portiere (secondo lui figura centrale nella combine di una partita di calcio). Esce così il nome del sottoscritto, taciuto fino a quel momento. Della figura del portiere, ormai, si puo' dire tutto e il contrario di tutto, perchè dietro ogni errore si puo' costruire la tesi del complotto. D: Gervasoni parla di personaggi equivoci (il cosiddetto "clan degli zingari") negli alberghi dei rititi nel pre-partita. Ha mai visto quel giorno dei movimenti anomali? R: L'albergo di Verona scelto dal Novara calcio era un posto dove non c'era solo la nostra squadra, ma diversi manager d'azienda o business men, ma posso garantirle di non aver visto assolutamente nulla che potesse far pensare a una combine e anche il mio compagno Ventola, coinvolto in questa indagine era tranquillissimo. Non ho riscontrato alcun elemento di nervosismo o di particolare freddezza in lui. E' un giocatore del sud, particolarmente emotivo e me ne sarei accorto se fosse stato nervoso o freddo nei confronti di alcuni di noi. D: E' d'accordo che, ormai, nel calcio si muovono personaggi quantomeno "strani"? R: Non lo posso escludere a priori, ma solo perchè nel calcio girano tanti soldi e forse non c'è un livello culturale eccessivamente elevato. Il calcio è uno sport nazional-popolare. D: Cosa pensa di Carlo Gervasoni, il teste-chiave di questa indagine? R: Un testimone "puro" o "diretto" ha un grande valore in una indagine come questa, ma Gervasoni parla troppo spesso per "sentito dire". E' semplicemente un pentito. Credo che un pentito abbia un valore nel momento in cui puo' essere riscontrato o verificato tutto ciò che sa o racconta agli inquirenti. Non mi sembra che sia il caso di Carlo Gervasoni, a partire dalla mia storia. D: Il "sentito dire" è collegato alla conoscenza di questo pentito con il calciatore del Chiasso, Almir Senan Gegić attualmente latitante. Se si consegnasse agli inquirenti quale sarebbe il suo primo pensiero? R: Sarei strafelice, perchè sarebbe il mio migliore alleato, perchè mi potrebbe scagionare, visto che non sono in alcun modo coinvolto in questa ipotetica combine. D: Come sta passando queste ultime ore pre-sentenza d'appello? R: In modo molto normale. Sto prestando la mia opera all'interno di una scuola calcio per bambini nella provincia di Cuneo. E' una attività che svolgo ogni anno e non è questa storia che mi può o deve distruggere la vita. D: Cosa rimarrà di questa storia? R: Il dolore che provocato nei miei famigliari. Mi creda, non sono affatto contento di quello che sta succedendo ed ero sicuro che sarei stato assolto già in primo grado, ma non ho paura di niente e di nessuno e il prossimo 2 luglio sarò a Roma, perchè credo fermamente in questa nuova commissione e nel lavoro di studio delle singole difese. Non si può essere condannati per un "sentito dire". Io credo nella giustizia e non può finire così. Sono innocente e lo dimostrerò. D: E se anche questa volta non risultasse assolto? R: Proseguirò fino all'ultimo grado di giudizio come qualsiasi persona che si professa innocente. D: E' vero che è molto credente? R: Sì, ma non voglio passare per un "pretino". Ho sempre pregato fino ad oggi, ma per le cose belle della mia vita. Questa invece non lo è sicuramente. Pregherò dopo il 2 luglio, solo per "ringraziare", ma è un mio momento personale che non condividerò con nessuno. D: Ci ha colpito anche il discorso del contratto quinquennale con il Novara, un mese prima di quella partita al Bentegodi? R: Una partita non si trucca mai e per me non esiste la possibilità di tradire i compagni di gioco, a priori. Figuriamoci di fronte a questa opportunità professionale che mi aiuterebbe a creare un nuovo futuro professionale. Solo un cretino distrugge il proprio futuro. D: Si ritiene danneggiato? R: Sì, molto. Non escludo di querelare chi mi ha tirato dentro, senza alcun motivo, in questa storia. E' vergognoso che sia avvenuto e soprattutto deve farci riflettere sui rischi del cosiddetto "de relato". L'impressione che emerge da questa intervista è che Carlo Gervasoni non possa essere considerato come il teste chiave dell'indagine, a meno che tutto ciò che ha raccontato non sia verificabile punto per punto da parte degli inquirenti. Al momento ci sono troppi "sentito dire" e non si può condannare sui ricordi, neppure troppo freschi, di questo soggetto. Perchè il rischio di rovinare la vita di un potenziale innocente, come nel caso di Rijat Shala, non vale l'intera indagine in esame. Su questo speriamo che la commissione d'appello ragioni e confermi le condanne solo per quei casi incontrovertibili. Ma non lo è sicuramente quello di Alberto Fontana. -
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Via alla campagna abbbonamenti - Tra i fedelissimi della scorsa stagione, 13% era donna, l'1,8% arrivava dall'estero Stadium pieno? Così si compra Asamoah Il tutto esaurito del 2011-12 ha portato 22 milioni. Siamo ai livelli delle big europee. L. B. (dovrebbe essere Luca Bianchin) - Gasport - 27-06-2012 Un anno fa la Juve non si fermò neanche davanti a San Giovanni Battista. Il 24 giugno, giorno del patrono di Torino, gli uffici restarono aperti e stamparono abbonamenti per il nuovo Juventus Stadium. Si arrivò a 24.531 tessere, su un totale di circa 41.000 posti quasi sempre esauriti. Quest’anno la Juventus ha santificato la festa — San Giovanni Battista cadeva di domenica — e ha aperto la campagna abbonamenti solo ieri. Più che i primi dati, non disponibili e comunque poco significativi, conta la tendenza. Perché uno tra Isla e Asamoah, lo ha comprato lo Juventus Stadium. Spiegazioni: secondo l’analisi di Deloitte, che nel campo fa legge, nel 2010-11 la Juventus ha incassato 11,6 milioni alla voce «matchday». Biglietti e altri introiti da stadio. Nel 2011-12 la cifra è in pratica triplicata, come ha dichiarato recentemente Marotta, arrivando vicina ai 33 milioni, nonostante lo stadio sia rimasto in funzione solo il giorno della partita. Tutta Italia I dati del 2011-12 però restano impressionanti, come si nota nel grafico a fianco. Uno su tutti: la Juve è da Champions per i numeri sul riempimento dell’impianto. In stagione lo Juventus Stadium ha lasciato vuoto solo l’8% dei seggiolini: il 92% di riempimento è a livello dei grandi impianti europei e nettamente superiore alle cifre delle altre italiane. Milan e Inter comprese: sfavorite da uno stadio molto più grande, le milanesi in questa classifica arrivano dopo Cesena, Siena, Atalanta e Novara. Giovanni Palazzi, presidente di StageUp, società che si occupa di business nello sport, analizza i dati: «Non mi sorprende che la Juventus abbia abbonati all’estero, al centro o al sud. Spesso in passato si è scherzato sul fatto che la Juve avrebbe avuto più spettatori lontano da Torino». La crisi Nell’ultima settimana si è discusso molto sull’aumento, molto netto, nei prezzi degli abbonamenti: 29% per i rinnovi e 42% per le nuove tessere in curva. Palazzi la vede dal punto di vista dell’economista: «Capisco le polemiche ma, se la percentuale di riempimento è il 92%, l’aumento è economicamente giustificato. Per la situazione economica, però, credo che le vendite non arriveranno con tempi record: la crisi convince molti ad attendere». Quindi pochi abbonamenti nei primi giorni, poi una probabile accelerazione. Con una domanda che resta in sospeso. Se l’1,8% dei 22.000 abbonati standard, quelli inseriti nell’analisi, è 122, significa che oltre 120 persone ogni due settimane viaggiano fino a Torino per vedere la Juve. Diciannove volte l’anno, più le coppe: siamo seri, ma come fanno? -
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Finali Giovanissimi, l'Inter fa troppi cambi, perde e fa eliminare la Juve. Marotta: «Che ingiustizia». Roberto Pelucchi - Gasport - 26-06-2012 Dopo avere assaporato per qualche ora la soddisfazione per l'accesso alla semifinale, a un passo dalla partita che vale una stagione, i Giovanissimi nazionali della Juventus, allenati da Claudio Gabetta, si sono ritrovati eliminati per «colpa» dell'Inter. Il giudice sportivo Francesco Magni, esaminando il referto arbitrale di Inter-Reggina, finita 3-0, si è accorto che i nerazzurri di Salvatore Cerrone avevano effettuato otto sostituzioni invece delle sette previste. E così non ha potuto far altro che assegnare la vittoria a tavolino ai calabresi 3-0, sconvolgendo la classifica del campo, che aveva visto qualificate l'Inter come prima 9 punti e la Juve come seconda 4. Grazie al ribaltone, la Reggina è balzata al primo posto e in semifinale affronterà il Napoli oggi alle 18 a Montepulciano, mentre l'Inter dovrà sfidare il Milan nel derby sempre oggi alle 18 a San Quirico d'Orcia. Un errore identico era stato commesso un anno fa. La squadra romana Torre Tre Teste cambiò un giocatore di troppo contro il Pordenone e perse la semifinale a tavolino. Il suo posto venne preso dall'Accademia Internazionale che, ironia della sorte, poi conquistò il titolo dei dilettanti. Amarezza Nel clan juventino facce tristi, soprattutto tra i ragazzi che, dopo aver dominato il proprio girone nella fase regolare 22 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte, 95 gol fatti e appena 10 subìti e aver superato Cagliari e Brescia ai playoff, erano riusciti ad avvicinarsi ulteriormente allo scudetto. L'amarezza della Juve è stata espressa dall'a.d. Beppe Marotta attraverso il sito internet della società: «Siamo molto dispiaciuti per quanto è successo. La nostra squadra ha visto sfumare un traguardo conquistato sul campo, frutto del lavoro di un'intera stagione. La cosa più difficile è stata spiegare la situazione ai ragazzi, che hanno lottato lealmente per l'intero campionato e si sono visti privare di una qualificazione ottenuta meritatamente, per un errore — peraltro grave — commesso da altri. Considerata la loro giovane età e il grande spirito mostrato in questa stagione, avranno occasione di puntare in futuro a obiettivi più importanti e usciranno ancora più forti da questa esperienza. Ho già parlato con Gianni Rivera, presidente del Settore Giovanile Scolastico della Figc, per esprimergli tutto il mio disappunto per un regolamento che andrebbe modificato per evitare in futuro il ripetersi di fatti di questo tipo». Tante scuse Anche il direttore del settore giovanile dell'Inter, Roberto Samaden, è «dispiaciutissimo per la disattenzione del nostro staff dirigenziale. In campionato si portano in panchina sette giocatori e tutti possono entrare in campo, mentre nelle fasi finali in panchina possono andare in nove, ma le sostituzioni restano sette. Ho subito chiamato Giovanni Rossi, capo del settore giovanile della Juve, e mi sono scusato per il danno procurato. Non ci facciamo una bella figura e anche noi perdendo il primo posto adesso saremo costretti a giocare il derby. Nonostante la qualificazione in tasca, contro la Reggina avevamo mandato in campo la migliore formazione perché a livello giovanile non si fanno calcoli». Nelle riunioni tecniche che hanno preceduto le finali, tra l'altro, a dirigenti accompagnatori, allenatori e capitani era stato ricordato che le sostituzioni restavano sette. «Non è un problema di regolamenti — precisa Samaden — ci sono persone che devono occuparsi proprio di questi aspetti e io sono arrabbiato con loro per questo grave errore. Non voglio crocifiggerle, non sarebbe giusto, ma sto pensando se non sia il caso di cambiare qualcuno». ********************************** News JU29ro.com Il pasticciaccio dell'Inter sgambetta i Giovanissimi Nazionali bianconeri - "«Dopo aver esaminato il referto della partita Inter-Reggina, si è rilevata l'effettuazione di 8 sostituzioni invece delle 7 consentite da parte dell'Inter. Per decisione del Giudice Sportivo, avv. Francesco Magni, si stabilisce che la gara viene vinta a tavolino dalla Reggina per 0-3. L'effetto concreto di questa decisione è il cambiamento della classifica nel modo che segue: Reggina, Inter 6; Juventus 4; Roma 1. Ulteriore effetto anche sulle due semifinali che diventano Reggina-Napoli e Milan-Inter. Come da programma, le partite si disputeranno il 26 giugno, alle 18.00, rispettivamente a Montepulciano e San Quirico D'Orcia».Con questo comunicato, pubblicato sul sito della FIGC, la squadra Giovanissimi Nazionali della Juventus ha visto cancellato il raggiungimento delle semifinali e ha pertanto chiuso anzitempo la sua avventura alle finali Scudetto di Chianciano Terme. Una vera beffa per Claudio Gabetta e i suoi ragazzi che avevano conquistato sul campo il traguardo e si apprestavano a giocarsi le loro chance di conquista del tricolore di categoria. La Juventus ha commentato l’episodio attraverso questa dichiarazione rilasciata dall’Amministratore Delegato e Direttore Generale Sport Giuseppe Marotta. «Siamo molto dispiaciuti per quanto è successo. La nostra squadra ha visto sfumare un traguardo conquistato sul campo, frutto del lavoro di un’intera stagione. La cosa più difficile è stata spiegare la situazione ai ragazzi, che hanno lottato lealmente per l’intero campionato e si sono visti privare di una qualificazione ottenuta meritatamente, per un errore – peraltro grave - commesso da altri. Considerata la loro giovane età e il grande spirito mostrato in questa stagione, avranno occasione di puntare in futuro a obiettivi più importanti e usciranno ancora più forti da questa esperienza. Questa mattina ho già parlato con Gianni Rivera, Presidente del Settore Giovanile Scolastico della FIGC, per esprimergli tutto il mio disappunto per un regolamento che andrebbe modificato per evitare in futuro il ripetersi di fatti di questo tipo»." Questo il comunicato pubblicato sul sito ufficiale della Juve, con un Marotta decisamente amareggiato, ma anche arrabbiato perché, se dal punto di vista della lettera del regolamento, la decisione federale regge alle contestazioni, la Juve trova a dover subire più di un danno per responsabilità non sue. Al danno dell'eliminazione in sé e per sé, sono i tempi nei quali si è consumata l'intera vicenda a creare un danno: psicologico ai ragazzi (e speriamo li renda davvero più tosti per il futuro), ma anche organizzativi al club (che aveva già confermato la prenotazione alberghiera e del campo d'allenamento). Insomma il non saper contare dev'essere un must in casa Inter: non sanno contare gli scudetti, né il numero delle sostituzioni. Per la verità l'Inter sul suo sito ha fornito una sua spiegazione dell'errore: "Il provvedimento nei confronti dei nerazzurri è stato causato da errore sul numero delle sostituzioni da parte di un dirigente accompagnatore: per la categoria Giovanissimi durante la stagione tutti i ragazzi in panchina possono entrare in campo (essendo sette a disposizione), mentre durante le finali ne possono essere sostituiti sempre sette, ma avendone in panchina nove". Resta il fatto che a questo punto sembra si siano persi uno dei loro giovanissimi, Andrea Bondioli, che, proprio sul sito ufficiale, figura nella formazione iniziale (in panchina), ma scompare dal tabellino finale (non figura tra le sostituzioni: che risultano sette, quelle lecite), né in panchina dove è citato solo il secondo portiere Bourmilla. Dov'è finito Bondioli? Al posto di chi è entrato e quando? Se la Figc ha deciso così, è perché il direttore di gara l'ha segnato nel suo referto come giocatore in campo; ma l'Inter non lo sapeva, credeva fosse rimasto in panchina se dobbiamo credere a google dove, utilizzando la funzione 'ricerca', si ritrova lo 'stralcio' della prima versione del report nerazzurro (con Bondioli rimasto seduto in panchina accanto a Bourmilla). E adesso non sa più neppure che fine abbia fatto. Sparito! Chi l'ha visto? Purtroppo per i Giovanissimi Nazionali bianconeri l'ha visto il signor Gozzi di Siena, l'arbitro della gara. Viste le pubbliche rimostranze di Marotta, il direttore del settore giovanile Roberto Samaden, si è detto "dispiaciutissimo per la disattenzione del nostro staff dirigenziale. Ho subito chiamato Giovanni Rossi, capo del settore giovanile della Juve, e mi sono scusato per il danno procurato. Non ci facciamo una bella figura e anche noi perdendo il primo posto adesso saremo costretti a giocare il derby". Bisogna dire che l'Inter non è nuova a 'pastrugni' con il settore giovanile. Basti ricordare il caso di Massimo Pellegrini, che 21 anni fa venne iscritto al Mundialito sotto falso nome perché fuori età, lo disputò per intero, laureandovisi capocapocannoniere e contribuendo così in modo determinante alla vittoria del trofeo da parte dei nerazzurri; trofeo che però l'Inter dovette restituire, una volta smascherato l'inganno. -
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Quella vignetta su Balotelli Andrea Monti - Gasport - 25-06-2012 Ieri, alcuni lettori hanno protestato per una vignetta di Marini apparsa nella pagine delle opinioni. Balotelli vi era raffigurato come King Kong, abbarbicato al Big ben anziché all'Empire Stare Building, nell'atto di respingere le terribili pallonate degli inglesi. Occorre dire con onestà che non è tra le migliori prodotte dal nostro bravo vignettista. E che, di questi tempi e con questi stadi, una misura in più di prudenza e di buon gusto sono necessarie perché tutto, ma proprio tutto, può essere frainteso. Il giornale è di chi legge: se qualcuno l'ha trovata offensiva ce ne scusiamo, senza nasconderci dietro la santa libertà di satira. Ma da qui ad accusare la giornalaccio rosa (e il povero Marini) di cripto-razzismo ce ne passa. Questo giornale ha sempre combattuto il razzismo negli stadi in ogni sua forma e ha denunciato i "buuu" a Balotelli come una forma inaccettabile di inciviltà. Pensare ch qualche mente malata abbia voluto insinuare nelle nostre pagine l'equazione King Kong uguale scimmione nero, più che offensivo è francamente strumentale e assurdo. -
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SPY CALCIO Sky offre 1,5 milioni a Capello Rai fra polemiche e superascolti Fulvio Bianchi - repubblica.it - 24-06-2012 Lo scontro adesso è a tutto campo. Rai contro Sky. Sky contro Rai. Le battute di Fabio Caressa non sono piaciute ai giornalisti-opinionisti-telecronisti della tv pubblica, impegnati agli Europei di calcio. Quindici ore di trasmissioni al giorno, grandi ascolti e non solo quando c'è l'Italia (la sfida con l'Inghilterra è da oltre 20 milioni di telespettatori: domani i dati auditel). Il direttore di Rai Sport, Eugenio De Paoli, ha spirito da rugbista, sport che ama molto, e non entra nelle polemiche. Nessuna replica quindi al telecronista Caressa ma "la soddisfazione-spiega De Paoli-di aver mandato in Polonia-Ucraina un'ottima squadra, anche di opinionisti, di aver lanciato dei giovani e di aver fatto sempre grandi ascolti". Non solo: "La vera scommessa vinta è quella di Rai Sport", spiega il direttore. Il canale tematico dello sport cresce e gli Europei lo aiutano. Molti giornalisti di Rai Sport, che prima lo snobbavano, ora si stanno ricredendo. Certo, la Rai attraversa un momento delicatissimo, di grossi tagli: De Paoli aveva subito agganciato Fabio Capello, non appena il tecnico si era dimesso da ct dell'Inghilterra. Capello è considerato l'opinionista n.1, in assoluto: ed in Rai già c'era stato, portato dall'allora direttore Massimo De Luca. Ma stavolta non c'è stato nulla da fare, per ora Capello ha detto di no (a tutti). Ma per il futuro è stato già "agganciato" da Sky: una superofferta, un milione e mezzo di euro per tre anni, superopinionista del campionato e della Champions (che la Rai non ha più). De Paoli aveva in pratica raggiunto un accordo con Rino Gattuso, ma poi l'ex milanista è andato a giocare in Svizzera. Non è facile trovare tecnici in auge (Ancelotti, Allegri, Conte, ecc.), ma in Rai sono soddisfatti di Dossena, Mondonico, Cosmi. E gli attori che "invitiamo per gli Europei", spiegano in Rai, "non ci costano nulla se non un rimborso spese". Ora il fronte dello scontro si sposta sull'Olimpiade di Londra. Mercoledì 27 giugno, a Viale Mazzini, la Rai presenterà i palinsesti olimpici. Con una puntualizzazione, proprio sui dati: "Noi a Pechino 2008 abbiamo trasmesso per quasi 900 ore, forse a Sky non lo ricordano...". Una frecciata alla pay tv che promette 1600 ore a Londra, mentre la Rai, non più leader, si dovrà "fermare" a 200 ore. "Ma con una Rete Olimpica, Rai 2, che trasmetterà 12 ore al giorno, più che sufficienti per coprire, bene, tutti gli sport. E, attenzione, sono 12 ore al giorno gratis...". In Rai sono convinti che Sky ha fatto un "flop" coi Giochi olimpici invernali di Vancouver, e anche "stavolta-sussurrano a Viale Mazzini-non riuscirà a fermare il calo di abbonamenti". Ma Sky (vedi Capello) può ancora investire, Rai e Mediaset (tagliata fuori da Europei e Olimpiadi) giocano invece sulla difensiva. Il vero scontro sarà sui prossimi diritti. Lì contano i milioni di euro che uno mette in campo, non le chiacchiere o le polemiche fra Caressa e Mazzocchi... -
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Nuovi prezzi - Aumenti tra il 29 e il 42% Primi scricchiolii Juve-tifosi Il caro abbonamenti fa rabbia G.B. Olivero - Gasport -22-06-2012 Nonostante lo scudetto e i primi acquisti, quella dei tifosi della Juve è un'estate un po' meno allegra del previsto. Prima la polemica sulla nuova maglia (la decisione di affidare l'orgoglio gobbo al messaggio «30 sul campo» da esporre sotto lo stemma del club non ha conquistato il popolo bianconero, che si è diviso in vari partiti: chi voleva le tre stelle, chi è contrario alla cancellazione delle altre due, chi ritiene ridicola la scelta di mettere in vendita magliette diverse da quelle indossate dai giocatori, chi è d'accordo con la società) e adesso la questione-abbonamenti. Con un duro comunicato gli ultrà hanno preso posizione contro l'aumento dei prezzi: «Cara dirigenza, questa non ce l'aspettavamo davvero». Sotto accusa soprattutto il 29% per i rinnovi e il 42% per le nuove tessere in curva «in un periodo di estrema difficoltà per la situazione economica generale... La stangata fa pensare che si voglia eliminare il ceto popolare, l'operaio, la massa, in poche parole il cuore storico del tifo bianconero. Noi non siamo clienti, noi siamo la Juve». La società spiega la crescita dei prezzi con l'aumento dell'Iva ma gli ultrà (che si rivolgono direttamente ad Andrea Agnelli: «da lei non ce l'aspettavamo, siamo ancor più delusi e feriti») replicano che Milan e Inter non hanno fatto ricadere l'imposta sui tifosi. La campagna della Juve ha uno slogan accattivante: «Abbiamo ancora fame». Un assist per i tifosi arrabbiati: «Ce ne siamo accorti». Al punto da rivolgersi ad alcuni avvocati per valutare se è tutto regolare o se ci sono gli estremi per una causa. -
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E adesso Palazzi potrebbe aprire un fascicolo su Juve-Parma del '97. Malgrado la prescrizione Nessun rischio per società e tesserati, però ci sono i precedenti di Calciopoli-bis e Doni. Vale la pena perdere tempo per vicende non processabili? Rimosso il video dell'intervista a Bravo Giovanni Capuano - panorama.it -20-06-2012 Le confessioni choc di Daniel Bravo su una presunta combine in Juventus-Parma del maggio 1997 rischiano di mettere la Figc davanti a un bivio di difficile soluzione. Non esiste alcuna possibilità che le accuse - peraltro tutte da dimostrare - portino ad alcun strascico in sede di giustizia penale. Copre tutto la prescrizione essendo trascorsi quindici anni dai fatti raccontati dall'ex parmense in un'intervista al canale francese di Yahoo. Quindi niente penalizzazioni e niente squalifiche. Nulla di nulla. Eppure i ritagli di giornale che raccontano le parole del francese e ricostruiscono quanto avvenuto allo stadioDelle Alpi quel 18 maggio 1997 rischiano comunque di finire sul tavolo del procuratore federale Palazzi chiamato a decidere sull'opportunità o meno di un intervento. E' la seconda volta nel giro di pochi mesi che accade. Già a gennaio la questione si era posta dopo l'intervista-confessione rilasciata da Cristiano Doni a 'La giornalaccio rosa dello Sport' nella quale l'ex capitano bergamasco finito nella bufera offriva rivelazioni su Atalanta-Pistoiese di Coppa Italia dell'agosto 2000. Storia vecchia di dodici anni sulla quale la giustizia sportiva aveva tentato di fare luce con squalifiche in primo grado (un anno per Gallo, Zauri, Siviglia, Aglietti e l'attuale tecnico del Milan Allegri, sei mesi per Banchelli) e proscioglimenti davanti alla corte d'Appello. "Il risultato fu concordato? Sì, è così. Non posso continuare a dire diversamente. E se qualcuno vorrà altre spiegazioni sono pronto a darle" rispondeva Doni al giornalista. Era il 28 gennaio scorso. Seguirono smentite seccate da parte di Allegri e degli altri protagonisti tirati nuovamente in ballo e una domanda fuori verbale nell'interrogatorio reso da Doni il 29 febbraio. "Lei sarebbe disposto a parlare anche di Atalanta-Pistoiese del 2000?" la richiesta degli investigatori della Figc: "Perché? Non è prescritta?" la risposta di Doni. Poi non se ne è saputo più nulla. Allegri e gli altri non sono stati chiamati come ipotizzato in quesi giorni e la Procura federale è stata travolta dalle carte provenienti da Cremona. Del resto sarebbe stato tempo perso essendo caduto tutto in prescrizione esattamente come lo sarebbe convocare Bravo per parlare di Juventus-Parma del 1997 e farsi chiarire alcuni punti oscuri di una partita che, come ricostruito da 'La giornalaccio rosa dello Sport' visse in realtà solo un tempo prima di scivolare via nella noia e con qualche fischio alla presenza - a bordo campo - di Moggi e Sogliano. Gara finita 1-1 (autorete Zidane e rigore Amoruso tutto nel primo tempo) e che lasciò la Juventus a +6 sul Parma di Ancelotti a due giornate dal termine in una classifica che alla fine vide trionfare i bianconeri con due lunghezze di vantaggio sulla squadra di Ancelotti. Circostanze che appaiono sospette solo oggi alla luce delle rivelazioni dell'ex centrocampista del Parma ("All'intervallo ci siamo accordati per un pareggio... Dissi ai miei compagni 'Siete mattia, possiamo vincere'. Mi risposero: 'Sta buono, in Italia si fa così'") e che potrebbero al massimo finire in un libro di storia non avendo la giustizia sportiva alcuna possibilità di perseguire gli eventuli responsabili. Il bivio, però, si propone davanti a Palazzi perché dall'estate scorsa esiste il precedente della relazione del pm sportivo sulle telefonate di Facchetti e gli atti emersi nel processo di Napoli nel cosiddetto filone di Calciopoli-bis. Allora Palazzi scelse di sentire Moratti e gli altri e alla fine scrisse le 72 pagine che rappresentano il caposaldo delle rivendicazioni juventino sullo scudetto 2006. Ipotizzò per l'Inter il deferimento (impossibile per avvenuta prescrizione) per illecito sportivo chiarendo anche come nell'estate 2006 l'analoga richiesta era caduta per tutti i club coinvolti. Si augurò che l'Inter rinunciasse alla prescrizione e vergò un documento di rara durezza su Facchetti. Qualcuno già all'epoca obiettò che si trattava di tempo sprecato e di un'indagine che non avrebbe dovuto nemmeno iniziare perché evidentemente destinata a chiudersi con la prescrizione. L'avvocato Catalanotti, legale del Brescia, arrivò addirittura ad impugnare il documento davanti all'Alta Corte del Coni chiedendone l'annullamento perché "abnorme". Chi aveva ragione? Palazzi a ricostruire comunque una vicenda evidentemente non più processabile o chi lo riteneva un lavoro inutile? Il problema si ripropone oggi con Bravo e le sue rivelazioni. Se vale il principio dell'etica che "non cade in prescrizione" come vuole Abete l'approfondimento è d'obbligo. Ma il tempo stringe e i processi sul calcioscommesse da istruire (forse anche un quarto in autunno) non permettono distrazioni. Ultima annotazione: il video dell'intervista a Bravo è stato rimosso poche ore dopo la pubblicazione. -
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Ora pensiamo ai nostri biscotti Aligi Pontani - Tempo scaduto - repubblica.it - 19-06-2012 C'è questa ingombrante partita doppia, adesso, per il calcio italiano sopravvissuto ai biscotti immaginari in un paese lontano e alle prese con i biscotti concretissimi in casa sua. Una pura coincidenza, certo: il verdetto dei campi polacchi, così pulito e limpido sia pure nella sua drammaticità tutta sportiva, arrivato poche ore dopo i verdetti del processo bis sulle scommesse, così pieno di dubbi, interpretazioni e soprattutto precarietà. Una coincidenza dovuta alla settimana abbondante che si sono presi i giudici della Figc per scrivere una sentenza coerente con principi però non scritti e sulla cui coerenza - paradossalmente - ci sarebbe ancora tantissimo da dire: come conciliare, per dirne una, la tolleranza zero invocata da Abete e in un primo tempo anche dall'oggi pentito Petrucci con gli sconti generosi ai collaboratori? Come presentarsi, per dirne un'altra, all'appuntamento con le iscrizioni delle squadre alle Coppe con squadre, giocatori e allenatori ripuliti da peccati che secondo Platini - che della tolleranza zero, lui sì, continua a riempirsi la bocca - ne sancirebbero l'espulsione dalla famiglia europea? E soprattutto, per dire la più importante, come fare in tempo senza forzare procedure, diritti, legalità che mettano al riparo il calcio da anni di ricorsi in ogni tipo di tribunale? C'è un filo, ora nascosto dall'entusiasmo sofferto che la Nazionale ha saputo riconquistarsi, che lega le partite di calcio a quelle del tribunale federale. C'è come una speranza non confessata ma piuttosto vistosa che l'onda alta dei risultati sportivi sommerga quella maleodorante dei risultati penali, e che sopra la cresta spumeggiante dei risultati il nostro calcio si rifaccia ancora una volta una verginità, dimostri di essere vero e puro alla faccia dei falsi e degi sporchi. E' una speranza umana, certo, e in fondo ai tifosi, i venti milioni di tifosi incollati ieri alla tv, questo importa: soffrire, sudare, spremersi, divorarsi le unghie e scoppiare poi di gioia alla fine, come dopo quell'ultimo memorabile minuto di Italia-Irlanda, tutti ad aspettare il fischio finale di un'altra partita, un purissimo minuto di concentrato di sport. E chissene frega delle scommesse, ora godiamocela. L'abbiamo già visto questo film, pure pochi anni fa, quando sul carro dei vincitori di Berlino saltò anche chi prometteva un nuovo inizio per tutto e per tutti, un inizio da campioni del mondo. Molte di quelle facce sorridenti ci hanno accompagnato in questi anni, alcune sono le stesse da cui abbiamo sentito parlare di anticorpi e medicine, pulizia e giustizia, una volta costretti dall'evidenza del nuovo scandalo a togliere la testa dalla sabbia. Imparare le lezioni non è mai stato un punto di forza del nostro sport, d'altra parte siamo in Italia, è un discorso lungo che riguarda un po' tutti. Ora non c'è tempo, ci sono i quarti che incombono, sarà magnifico soffrire e sperare ancora. Sperare di vincere, accidenti, certo. Ma stavolta tutte le partite. -
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Calciopoli cinese, condanne esemplari per gli ex vertici della federazione Mazzette, arbitri venduti (e puntualmente comprati), dirigenti federali corrotti, convocazioni in nazionale pagate fior di yen: è quanto accadeva nel sistema calcistico della Cina, nei giorni scorsi decapitato dalle decisioni dei giudici. Nei guai anche l'ex capitano della nazionale di China Files per il Fatto | Simone Pieranni - 19giugno 2012 Dieci, sette, cinque, sei. Sono anni di carcere che la Cina ha comminato nei giorni scorsi a dirigenti ed ex calciatori. In mezzo tante mazzette e soldi derivanti da partite truccate nell’ambito di un’indagine partita due anni fa che si è conclusa all’inizio di questo mese. I protagonisti non se la sono certo cavata con un paio di notti in gattabuia e qualche spavento o resoconti surreali di carte telefoniche finite nelle mani sbagliate. Le condanne infatti sono fioccate, come si dice delle occasioni da goal in una partita: dieci anni e mezzo per gli ex capi del calcio cinese e per l’ex capitano della nazionale del Celeste Impero, nell’ambito di una ventina di condanne che ha fatto fuori l’ex intellighenzia del fallimentare corso calcistico cinese. Un anno fa un calciatore straniero che ha giocato una stagione in una compagine del campionato nazionale cinese, raccontava le ragioni per le quali era finito in panchina: “Non pago il mister”, aveva raccontato. Una situazione paradossale confermata qualche mese prima dallo scandalo che aveva coinvolto la nazionale cinese. Ferma ad un ranking mondiale vergognoso (oggi è in posizione 73, Haiti, per dire è in settantunesima posizione), si era scoperto che i calciatori compravano le convocazioni, pagando dirigenti e allenatori. All’epoca erano venuto fuori anche le cifre: fino a 200 mila yuan, oltre 20 mila euro, per essere convocati in nazionale. Con 10 mila euro circa, invece, si poteva partecipare ai raduni per mettersi in evidenza, ottenere qualche contatto buono per sponsor e future comparsate. All’epoca la CCTV decise a suo modo di sottolineare l’imbarazzo, non trasmettendo in diretta l’atteso derby con il Giappone (conclusosi poi 1-1). Nel 2010 lo scandalo era scoppiato in tutto il suo spessore nazionale, facendo addirittura intervenire la politica. Il boss al centro della ragnatela della Calciopoli cinese era Nan Yong, ex capo dellaChinese Football Association, arrestato insieme ad altri due alti funzionari della federazione, il 15 gennaio del 2010. Nan Yong, 49 anni venne licenziato in tronco, subito. Era accusato di essersi intascato i soldi provenienti dalla britannica Iphox, uno dei vecchi sponsor del campionato di calcio cinese. Nella Calciopoli italiana legata alla banda Moggi, ci si ricorda, forse chissà, di Beppe Pisanu: quando era ministro aveva chiamato Moggi per chiedere qualche favore per aiutare la sua squadra, la Torres. Nan Yong – come scrisse all’epoca l’Oriental Morning Post – si era preso circa 500 mila yuan, 50 mila euro, solo per assicurare una promozione ad un club del nord, salito magicamente di categoria. Dai suoi interrogatori, inoltre, emerse lo scandalo delle convocazioni in nazionale a pagamento. Prima ancora dei vertici e di alcuni giocatori, di mazzette e del giro di scommesse, lo scandalo aveva coinvolto anche gli arbitri del Celeste Impero. Una Banda dei Quattro in chiave calcistica: Wang Xin, Wang Po, Ding Zhe e Yang Xu ovvero coloro che orchestrarono i match truccati, attraverso arbitri comprati e scommesse su siti esteri. Succedeva così, come ben sappiamo: le squadre si accordavano per il risultato finale, scommettevano su siti stranieri e se l’accordo tra giocatori e dirigenti veniva considerato a rischio, bastava fare shopping tra la lista di arbitri. “Un arbitro costa circa 7 mila dollari”, aveva urlato Song Weiping, uno dei proprietari di un team di calcio cinese. Secondo il presidente, nove arbitri su dieci del campionato erano corrotti. “E se non li paghi tu, li pagano gli altri”. Ieri si è concluso uno dei capitoli più amari del calcio cinese, che prova faticosamente, anche a colpi di miliardi, a ricostruirsi un’immagine internazionale degna di nota. Nei processi Nan Yong, ex capo del calcio cinese è stato condannato a dieci anni e mezzo per aver ricevuto mazzette pari a quasi 1 milione e mezzo di yuan (circa 235 mila dollari). Il suo predecessore, Xie Yalong, e Wei Shaohui, l’ex capitano della squadra nazionale, hanno ricevuto la stessa pena, con l’accusa aver accettato tangenti. In tutto, 24 persone sono state trovate colpevoli. Wei Di, capo attuale del calcio cinese che ha contribuito a sviluppare le indagini, ha dichiarato che il paese potrebbe aver bisogno di lavorare con l’Interpol in futuro per mantenere pulito il calcio cinese. -
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SCOMMESSE: CONTE, È ALLARME ROSSO Carobbio credibile: il tecnico rischia PAOLO ZILIANI - sportmediat.it -19-06-2012 Come butta, per l’allenatore della Juventus Antonio Conte, alla vigilia del processo-2 del calcioscommesse che lunedì 18 giugno ha chiuso il suo primo atto con le sentenze della Disciplinare? Sono successe cose che possono tranquillizzarlo? Oppure cose che devono allarmarlo? Per quanto incredibile possa sembrare, visto che Conte è l’allenatore della Juventus, la squadra campione d’Italia, e non un pinco pallo qualsiasi, non c’è nessuno - in televisione, sui giornali - che provi a dire qualcosa sulla sua (delicatissima) posizione. Conte è indagato per fatti successi un anno fa, quando allenava il Siena, e per la Procura di Cremona (che gli ha perquisito la casa) grava su di lui l’accusa, non leggera, di “associazione per delinquere”. E insomma, va be’ che il meccanismo della negazione, in campo psicologico, è un classico, e quello della rimozione pure: ma fare finta di non vedere quel che sta succedendo, fingendo che non sia successo nulla, nel processo-scommesse chiusosi lunedì con le sentenze di primo grado, ci sembra sbagliato. Come giustamente sottolinea oggi, martedì 19, “La giornalaccio rosa dello Sport”, nel processo-1 del calcioscommesse chiusosi lunedì è successa una cosa importantissima: i due super-pentiti Gervasoni e Carobbio, implicati in decine di casi di partite combinate, sono stati ritenuti credibili dai giudici. E di conseguenza è stato ritenuto credibile l’impianto accusatorio di Palazzi, basato essenzialmente sulle confessioni dei due giocatori in questione. In virtù di questo convincimento, i giudici hanno comminato sanzioni durissime a carico della stragrande maggioranza dei tesserati e dei club coinvolti nel procedimento, più lievi a chi ha preferito scegliere la strada del patteggiamento. Direte, che c’entra Conte? Risposta: Conte c’entra moltissimo perché ad accusarlo è proprio uno dei due super-pentiti ritenuti credibili dai giudici, e cioè Carobbio, suo giocatore ai tempi del Siena. Seguiteci. Per la combine della partita di Coppa Italia Chievo-Novara 2-2, nella quale vennero coinvolti giocatori del Novara anche di primo piano come il portiere Fontana e gli attaccanti Ventola e Bertani, le accuse del super-pentito Gervasoni sono state ritenute veritiere. E i giocatori di cui sopra sono stati duramente sanzionati: Fontana e Ventola sono stati squalificati, entrambi, per 3 anni e mezzo (in pratica la loro carriera è finita), mentre la posizione di Bertani, uno dei calciatori finiti in galera, è stata stralciata: sul suo conto il giudizio arriverà al termine del processo-2, quello che vedrà alla sbarra proprio Conte e il suo staff. Procedimento in cui si parlerà appunto di Novara-Siena del 30 aprile 2011, gara per cui – come racconta Carobbio – venne raggiunto tra i due club l’accordo per il pareggio. Ma perché Conte deve preoccuparsi dopo le prime sentenze del processo-scommesse atto 1? Secondo noi per almeno quattro buoni motivi. Punto 1, il suo accusatore, Carobbio, viene ritenuto dai giudici della Disciplinare credibile: se così non fosse, nel processo-1 ci sarebbero state assoluzioni a pioggia mentre invece sono arrivate solo condanne, alcune pesantissime. Difficile pensare che per le accuse sul conto di Conte, all’improvviso, Carobbio venga ritenuto inattendibile: sarebbe un colpo alla credibilità dell’intero lavoro svolto fin qui dalla Procura e alle sentenze emesse lunedì. Punto 2, l’accusa che Carobbio muove al suo ex allenatore è un’accusa pesante: secondo Carobbio, Conte avrebbe detto ai giocatori, in sede di riunione tecnica (cui partecipavano allenatore, vice-allenatore, preparatore dei portieri e collaboratore tecnico), nei giorni precedenti Novara-Siena, di stare tranquilli perché col Novara c’era già l’accordo per il pareggio. Conte deve dunque difendersi dalla gravissima accusa di illecito, tra l’altro portato a termine e “consumato” (la partita finì 2-2, pari e scommessa over), e non semplicemente di omessa denuncia, reato che porterebbe a sanzioni più lievi. E per un illecito, specie se consumato, la sanzione è pesantissima e i 3 anni e mezzo inflitti a Ventola e Fontana del Novara – tanto per rimanere in tema – sono lì a dimostrarlo. Punto 3, lo staff tecnico del Siena è sotto accusa anche per la combine di Albinoleffe-Siena 1-0 (fine campionato, Siena già promosso, Albinoleffe che deve salvarsi). Secondo Carobbio, alla fine di Siena-Albinoleffe partita d’andata (8 gennaio 2011) il vice di Conte, Stellini, avrebbe invitato Carobbio e Terzi del Siena ad accordarsi con i giocatori dell’Albinoleffe sulla partita di ritorno: nel senso che la vittoria sarebbe stata lasciata alla squadra in quel momento bisognosa di punti in classifica (in questo caso, capitò all’Albinoleffe). Carobbio parlò con Garlini, Terzi con Bombardini. E alla vigilia della partita, giocata il 29 maggio 2011, ci fu un incontro al Park Hotel dove alloggiava il Siena, a Stezzano (Bg), cui parteciparono i giocatori dell’Albinoleffe Sala, Passoni e il collaboratore tecnico Poloni: incontro nel quale venne raggiunta l’intesa perché il Siena perdesse la partita 1-0. Ebbene, a parte la precisa e dettagliata ricostruzione della combine fatta da Carobbio, va detto che Stellini, vice di Conte, interrogato dai magistrati, alla domanda: “Carobbio aveva o ha dei motivi per avercela con voi componenti dello staff tecnico?”, ha risposto di no. Possibile si sia inventato tutto, quindi? Così, per niente? Ed è credibile che mentre alcuni di questi tesserati hanno già patteggiato le loro pene (Passoni 1 anno e 2 mesi, Poloni 1 anno, Carobbio 1 anno e 8 mesi) si vada poi all’assoluzione “per non aver commesso il fatto” per l’intero staff tecnico del Siena? Beh, sarebbe quantomeno stupefacente. Punto 4, Conte fin da subito ha scelto la strada dell’attacco ai giudici, che gli hanno perquisito la casa, lo accusano di associazione a delinquere e non tengono conto del suo passato di “specchiata onestà” (parole di Conte). Tattica quantomeno discutibile. Dev’essersene accorto il suo avvocato, De Renzis, che il 5 giugno – pochi giorni dopo la perquisizione - si è precipitato a Cremona e dopo aver incontrato i magistrati ha dichiarato: “C’è grande rispetto per il lavoro della Procura e una grande sintonia”. Non si era capito. A questo punto, in attesa che inizi il processo-2, quello che farà più scalpore per la presenza sul banco degli accusati di Conte, Bonucci, Mauri, Milanetto e via dicendo, gli scenari – per quanto riguarda l’allenatore della Juve - sono tre. Scenario 1. Carobbio si è inventato tutto e Conte vuole giustamente dimostrare la sua totale innocenza: quindi non patteggia e affronta il processo nella convinzione di uscirne immacolato. Scenario 2. Carobbio ha detto la verità e Conte, per timore d’incorrere in sanzioni pesantissime, abbassa la cresta e patteggia una pena che potrebbe attestarsi attorno ai 15-18 mesi di squalifica. Scenario 3. Carobbio ha detto la verità ma Conte non patteggia e affronta il giudizio della Disciplinare: il rischio, nel caso venga ritenuto colpevole, è che incorra in una squalifica per illecito assai pesante, di certo non inferiore ai 3 anni. Morale della favola: qualcuno pensa sia forse il caso di parlarne? Non foss’altro per preparare i tifosi della Juventus al possibile stop che la giustizia sportiva potrebbe imporre all’allenatore dell’ultimo scudetto? Noi pensiamo di sì. Perché a Conte, naturalmente, auguriamo di uscire dalla vicenda a ciuffo alto. Ma di certo, viste le premesse, non ci meraviglieremmo se la stagione prossima, sulla panchina della Juventus, sedesse qualcun altro. Magari Capello. http://www.sportmedi...rme-rosso.shtml -
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huskylover ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Stangata su giocatori e club "Carobbio, pentito attendibile" Matteo Pinci - La Repubblica - 19-06-2012 Più che per i nomi coinvolti, la prima sentenza sportiva del processo al calcioscommesse, interessa per ciò che rappresenta. Un verdetto timone a tutti gli effetti, quello emesso dalla Commissione Disciplinare (Cnd) in merito al lavoro della procura di Cremona. E che orienterà, inevitabilmente, le altre sentenze dell’estate, quando a giudizio finirà una fetta dell’attuale serie A. L’ipotesi accusatoria del procuratore Federale Palazzi, in sede di giudizio, ha tenuto saldamente. Soprattutto nella credibilità, riconosciuta dalla commissione presieduta da Artico, dei due grandi accusatori Gervasoni e Carobbio. Definiti, nella stesura delle determinazioni, «credibili e coerenti». È senza dubbio questo l’elemento di maggior rilievo che emerge dalla lettura delle 80 pagine redatte dalla Cnd e controfirmate dal presidente federale Abete. Soprattutto perché fa tremare, oltre ai 21 club sanzionati e ai 52 tra giocatori e dirigenti colpiti, società e tesserati del secondo filone dell’indagine di Cremona, contro cui – ad esempio – lo stesso Carobbio ha puntato l’indice. A partire dall’allenatore della Juventus Antonio Conte e dal presidente del Siena Massimo Mezzaroma. Ovviamente da verificare se il presupposto reggerà anche nel secondo grado, di fronte alla Corte di Giustizia Federale. Ma in attesa che i tesserati indagati nel secondo filone di Cremona, e in quelli di Bari e Napoli, vengano ascoltati dalla Procura Federale, la Disciplinare ha fornito la prima linea guida. Quasi un avviso ai naviganti: in fondo, i limiti della giustizia sportiva impongono di punire di fronte a indizi univoci e concordanti. Anche per questo, il messaggio evidente è che gli organi giudicanti siano disposti ad alleggerire le sanzioni per chi scelga di mostrarsi collaborativo. Lo dimostrano le richieste di patteggiamento accolte dalla procura e riconosciute dalla Disciplinare, che premiano chi ha scelto di patteggiare, come il Grosseto (6 punti per 8 partite alterate), e di collaborare, come gli stessi Carobbio e Gervasoni, 20 mesi a testa, ma anche Cristiano Doni, 2 anni anche se in aggiunta ai 3 e mezzo già ricevuti, e con l’unica eccezione di Paoloni. Pugno duro, invece, nei confronti dei tesserati andati a giudizio, e per molti dei quali sono state rispettate alla lettera le richieste di Palazzi: si passa dai 5 anni con preclusione alla permanenza in qualsiasi rango o categoria Figc inflitta a Sartor e Zamperini, Mario Cassano e Santoni, fino ai 3 anni e 6 mesi di Ventola. Decisamente più morbida la mano con i club. Verso chi come il Novara ha scelto una forma collaborativa attiva, sottoscrivendo un accordo con Federbet per il controllo dei flussi anomali: da 6 a 4 punti di penalizzazione. Ma soprattutto verso Albinoleffe e Piacenza: da -27 a -15 il primo, da -19 a -11 il secondo, per uno sconto complessivo di 20 punti. È la fine, o quasi, della responsabilità oggettiva che decade almeno quando la squadra è penalizzata dal comportamento illecito dei propri tesserati. Non facile spiegarlo al Pescara, unico club di serie A penalizzato in questo processo (oltre all’Atalanata), per 2 punti. Perplessità anche per Sampdoria, Siena e Spezia, multate – 50 mila euro per le prime due, 30 mila l’altra – per i tesseramenti di Bertani e Carobbio, responsabili sì, ma con altre maglie. Impossibile, però, provare che fossero usciti dall’associazione. Anche di questo si discuterà nel secondo grado: due giorni per presentare i ricorsi, altri due per chiedere gli atti e depositare le motivazioni. Il via al processo all’inizio della prossima settimana, ma non durerà più di due giorni. Con un centinaio di persone ancora da ascoltare e almeno un altro processo sportivo da imbastire, i tempi sono strettissimi. -
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huskylover ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Manca il tempo per il processo ai big della serie A Arianna Ravelli - Corsera -19-06-2012 Non ancora archiviata la prima tappa stagionale di processi al calcio (quelle di ieri erano le sentenze di primo grado, ma la prossima settimana si terrà il secondo davanti alla Corte di giustizia federale) è già il caso di pensare a quello che verrà. Tanto per cambiare, il processo in arrivo sarà maxi e i tempi saranno ultra-mini. Sempre che siano sufficienti. Come si sa, dalle procure di Bari e Cremona è stato fornito alla giustizia sportiva il materiale (e altro potrebbe arrivare) per il salto di qualità, che porta dritto al cuore della serie A e dei suoi protagonisti, da Stefano Mauri (Lazio), a Omar Milanetto (all’epoca dei fatti al Genoa), da Stefano Guberti (all’epoca Sampdoria) ad Antonio Conte — accusato dal «collaboratore» Filippo Carobbio —, e che dovrà prima o poi essere sentito dalla Procura federale per chiarire la propria posizione. L’allenatore della Juve sarà in buona compagnia. Sono centodieci i tesserati da ascoltare (che si sommano ai circa quaranta già passati per gli uffici della Federcalcio): verosimilmente le audizioni cominceranno il 2 luglio. Gli uomini di Stefano Palazzi dovranno fare gli straordinari per riuscire a sentire tutti in quindici giorni. Poi Palazzi dovrà decidere i deferimenti, e infine si celebreranno i processi. Le sentenze di ieri — per avere un riferimento — sono arrivate un mese abbondante dopo i deferimenti (9 maggio). Adesso, di fronte a un processo più corposo, si chiede di fare prima. È comunque impossibile che si arrivi a sentenza entro il 2 agosto, quando l’Inter dovrà scendere in campo per i preliminari di Europa League: ma se si dovesse scoprire, in seguito a un’eventuale penalizzazione della Lazio, che l’Inter i preliminari non li doveva giocare? Soluzione non c’è. Di più. L’Italia potrebbe anche perdere una squadra nelle Coppe. Perché è vero che l’Europa League potrebbe iniziare con la Lazio iscritta come partecipante e la squadra essere poi eventualmente sanzionata in corsa, ma se fosse eliminata per la questione etica, a quel punto la Roma (prima esclusa) non potrebbe essere ripescata. Un bel pasticcio. Non è finita. Ci sarà comunque da correre anche per rispettare l’altra scadenza, quella del 10 agosto, data attorno alla quale vanno stilati i calendari perché il 26, a meno di clamorosi slittamenti al momento non in preventivo, inizia il campionato. In sostanza, neanche un mese per processare la serie A e cercare di chiarire uno degli scandali più gravi che ha colpito il calcio di casa nostra. E c’è chi pensa di rinviare tutto a settembre…