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huskylover

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  1. UNA “SPIATA” DA UN MILIONE DI EURO - TELECOM ITALIA E INTER CONDANNATE A RISARCIRE IL GAUDENTE BOBO VIERI - TRA IL ’99 E IL 2000 TRONCHETTI PROVERA, MORATTI E FACCHETTI, PREOCCUPATI PER LE FREQUENTAZIONI NOTTURBINE DI BOBONE SI RIVOLSERO A TAVAROLI CHE GLI MISE L’ISPETTORE CIPRIANI ALLE CALCAGNA - ADAMO BOVE DIEDE IL VIA ALLA “RACCOLTA DATI”…ATTACCANTE DELLA NAZIONALE BOBO VIERI - - dagospia.com L'Inter e Telecom Italia sono stati condannati al risarcimento in solido di un milione di euro in favore di Bobo Vieri per lo "spionaggio" che l'ex attaccante della nazionale avrebbe subito quando giocava nel club nerazzurro. Vieri aveva chiesto un risarcimento di 12 milioni a Telecom Italia e di 9,250 milioni all'Inter. Lo spionaggio risale alla vicenda dei dossier illegali della passata gestione di Telecom. Per i legati di Vieri era l'Inter il mandante dell'attività di spionaggio nei confronti dell'ex calciatore. Tra il 1999 e il 2000 l'ex presidente di Telecom Italia, Marco Tronchetti Provera, il presidente dell'Inter Massimo Moratti e Giacinto Facchetti (dirigente della squadra fino alla sua scomparsa nel 2006) avevano deciso di rivolgersi a Giuliano Tavaroli, il capo della securiy interna di Telecom, per informarsi su come gli altri club calcistici "seguissero la vita" dei loro giocatori. In quell'occasione, però, non si sarebbe parlato della necessità di controllare Vieri. L'ex campione nerazzurro aveva denunciato, all'apice della propria carriera, pedinamenti, verifiche sulle sue frequentazioni e controllo dei tabulati telefonici che gli avrebbero procurato una forte depressione. L'incarico di raccogliere i dati arrivò tra il 2002 e il 2003 da Adamo Bove, il direttore della Security morto suicida nel luglio del 2006. In seguito, Tavaroli avrebbe incontrato il presidente dell'Inter che gli avrebbe espresso preoccupazioni sulle frequentazioni di Vieri. E per questo l'imputato nel processo sui dossier legali avrebbe messo l'ispettore Emanuele Cipriani alle calcagna del calciatore, affinché lo seguisse in ogni spostamento. "Cipriani svolse la pratica e venne pagato autonomamente dall'Inter", disse Tavaroli. __________________________- NTERCETTAZIONI Telecom Italia e Inter condannati Dovranno risarcire Bobo Vieri All'ex attaccante un milione di euro, la richiesta ammontava a 21 milioni. Lo spionaggio risale alla vicenda dei dossier illegali della passata gestione della società telefonica repubblica.it - 03-09-2012 MILANO - L'Inter e Telecom Italia sono stati condannati al risarcimento in solido di un milione di euro in favore di Bobo Vieri per lo "spionaggio" che l'ex attaccante della nazionale avrebbe subito quando giocava nel club nerazzurro. Vieri aveva chiesto un risarcimento di 12 milioni a Telecom Italia e di 9,250 milioni all'Inter. Lo spionaggio risale alla vicenda dei dossier illegali della passata gestione di Telecom. Per i legati di Vieri era l'Inter il mandante dell'attività di spionaggio nei confronti dell'ex calciatore. Tra il 1999 e il 2000 l'ex presidente di Telecom Italia, Marco Tronchetti Provera, il presidente dell'Inter Massimo Moratti e Giacinto Facchetti (dirigente della squadra fino alla sua scomparsa nel 2006) avevano deciso di rivolgersi a Giuliano Tavaroli, il capo della security interna di Telecom, per informarsi su come gli altri club calcistici "seguissero la vita" dei loro giocatori. In quell'occasione, però, non si sarebbe parlato della necessità di controllare Vieri. L'ex campione nerazzurro aveva denunciato, all'apice della propria carriera, pedinamenti, verifiche sulle sue frequentazioni e controllo dei tabulati telefonici che gli avrebbero procurato una forte depressione. L'incarico di raccogliere i dati arrivò tra il 2002 e il 2003 da Adamo Bove, il direttore della Security morto suicida nel luglio del 2006. Secondo quanto testimoniato da Tavaroli, all'epoca avrebbe ricevuto una telefonata dalla segreteria di Marco Tronchetti Provera e di aver poi girato la pratica all'investigatore privato Emanuele Cipriani, tuttora a processo. In seguito, Tavaroli avrebbe incontrato il presidente dell'Inter che gli avrebbe espresso preoccupazioni sulle frequentazioni di Vieri. "Cipriani svolse la pratica e venne pagato autonomamente dall'Inter", disse Tavaroli. A dare il via al procedimento davanti al giudice civile Damiano Spera era stato lo stesso Vieri, che aveva denunciato di aver subito danni psicologici, e in particolare insonnia e depressione, per essere stato pedinato per conto dell'Inter tra il 2000 e il 2001 e nel 2004 e spiato tramite l'acquisizione illecita dei propri tabulati telefonici. Il legale di Vieri, l'avvocato Danilo Buongiorno, a maggio aveva chiesto al giudice di far accertare i danni subiti dal suo assistito da uno psichiatra e da un medico legale. Ora nel dispositivo, il giudice afferma che "entrambe le società devono essere ritenute solidalmente responsabili del danno subito" da Vieri. Di qui la dichiarazione di "responsabilità di Telecom Italia spa e di F.C. Internazionale Milan spa nella produzione dei danni subiti dall'attore" e la condanna "in solido, al pagamento, in favore dell'attore, della somma di euro un milione, oltre interessi". Le due società dovrebbero pagare a Vieri anche due terzi delle spese processuali sostenute per un totale di 38.195 euro. 3 SETTEMBRE 2012 L'avvocato di Vieri: ''Sentenza che farà storia'' Il legale di Christian Vieri, Danilo Bongiorno, commenta la sentenza del tribunale di Milano che ha condannato Telecom e Inter al risarcimento di un milione per lo "spionaggio" nei confronti dell'ex nerazzurro. "Giustizia è fatta" di Lucia Tironi http://video.repubblica.it/edizione/milano/l-avvocato-di-vieri-sentenza-che-fara-storia/104214/102594
  2. Ho letto le 40 pagine di sentenza su Conte Claudio Cerasa - blog Cerazade - il Foglio.it - 10-08-2012 Ho letto le quaranta pagine del comunicato ufficiale con cui la federazione italiana giuoco calcio oggi ha ufficializzato (e dico non a caso ufficializzato) il deferimento di una serie di calciatori, dirigenti e persone legate al mondo del calcio (tra cui, il più famoso, è Antonio Conte) e, provando per un attimo a mettere da parte il fatto che a essere al centro della storia è un dannatissimo juventino (#amala), mi sono fatto un’idea su questa benedetta inchiesta pallonara. Innanzitutto, tutti i discorsi in punta di diritto per il mondo dei processi sportivi valgono quello che valgono per la semplice ragione che i processi sportivi, al contrario dei processi penali, sono ancora impostati con un criterio e un regolamento sullo stile del vecchio processo accusatorio, e rispondono dunque al principio che si è colpevoli fino a prova contraria, mentre il diritto penale italiano prevede (in teoria) che il giusto processo debba rispondere al principio del non si è colpevoli fino a prova contraria (cioè, in teoria dovrebbe essere così, ma ci siamo capiti). Ora: dal punto di vista della qualità dell’inchiesta, prendendo in considerazione il singolo caso di Conte, che poi è quello più eclatante, si può dire che se fosse un processo penale sarebbe un processo che più folle non si può: zero testimonianze documentali, zero prove provate di passaggio di soldi, zero intercettazioni telefoniche o ambientali utili a individuare il reato e solo ed esclusivamente prove de relato (cioè, parole riferite da qualcuno, da un pentito o da un confidente o un testimone), che come si sa, in giurisprudenza, non dovrebbero avere forza probatoria ma dovrebbero essere considerate semplici indizi con i quali – cioè, solo con quelli – dovrebbe essere impossibile costruire un processo a se stante (a Rignano, per dire, esempio massimo e più recente di processo costituito sul principio “de relato”, alla fine le cose sono andate come sappiamo). A questo, poi, bisogna anche aggiungere che il processo fatto a Conte (e compagnia) sembra essere più sullo stile cinese (senza contraddittorio e praticamente senza processo) che sullo stile di una civile giustizia occidentale. Fatta salva questa premessa, e ricordando (ah, l’Italia) che le sentenze di condanna sono state anticipate sui giornali (sulla giornalaccio rosa in particolare) tre giorni prima che fossero rese pubbliche (cose che forse non accadano neanche in Cina), alla fine dei conti l’impianto accusatorio è fragile. Tutto, come sapete, si basa sulla testimonianza di un pentito (Carobbio, ex Siena) e di una serie di dichiarazioni (molte contraddittorie) di alcuni calciatori e dirigenti sempre ex Siena. In sostanza, Conte è stato condannato in primo grado per omessa denuncia per non aver informato gli inquirenti su una combine che sarebbe stata decisa prima di due partite nel 2011 (Siena-Varese e Siena-Albinoleffe). Gli inquirenti, poi, descrivono anche la scena di due riunioni tecniche antecedenti alle due partite in cui Conte avrebbe informato i giocatori della combine e in cui in un caso (con l’Albinoleffe) Conte avrebbe (!) persino detto ai suoi giocatori di decidere loro come comportarsi (Conte – dice Carobbio in un interrogatorio – “lasciò a noi la decisione finale, ricordandoci comunque che, in caso di una nostra vittoria e di un risultato non positivo dell’Atalanta, saremo ancora riusciti a vincere il campionato”, e un altro ex giocatore del Siena, Sestu, avrebbe detto, parole ritenute importanti dagli inquirenti, che Conte, nel suo discorso prepartita, fece espresso riferimento alla necessità che quella gara non venisse persa", come se una gara che non deve essere persa equivale a dire che quella gara deve essere pareggiata). La testimonianza di Carobbio, però, che ai fatti resta il perno attorno cui è costruita l’inchiesta, è viziata da una questione non irrilevante. Gli inquirenti sostengono che per quanto riguarda Carobbio vi sia “la totale mancanza di un qualunque motivo di risentimento o convenienza che possa averlo spinto a coinvolgere altri soggetti” come Conte; quando in realtà esiste un fatto, noto, che potrebbe aver determinato una ragione di risentimento di Carobbio nei confronti di Conte. L’episodio è quello della mancata autorizzazione concessa da Conte al suo giocatore di assistere al parto della moglie, ma su questo punto la commissione Disciplinare considera assolutamente incoerente "la circostanza che Carobbio avrebbe accusato Conte per rancore personale, legato all'episodio occorso nel settembre 2010, quando l'allenatore non gli concesse il permesso di recarsi dalla moglie per assisterla durante il parto”, e “al di là della circostanza che una tale motivazione sembra davvero non sufficiente a giustificare una (a quel punto falsa) denuncia addirittura riferita a un illecito sportivo, c'è da dire che le risultanze agli atti comprovano come Carobbio non avesse alcun problema all'interno dello spogliatoio del Siena e non nutrisse alcun risentimento nei confronti di Conte, del quale, anzi, aveva stima”. Questo è quanto sostiene la disciplinare, ma come è evidente non si basa sua ragione oggettiva ma semplicemente su un’impressione soggettiva che, per forza di cosa, rende meno oggettivo e meno forte l’impianto accusatorio. Impianto accusatorio, poi, reso ancora più debole da una frase magica che compare spesso nei processi smontati poi in appello che gli inquirenti della disciplinare si lasciano scappare. Citando il caso del dottor Stellini (all’epoca collaboratore di Conte al Siena, che ha ammesso di essere stato lui stesso a dare incarico a Carobbio per “sistemare” la gara Siena-Albinoleffe, cosa per cui Stellini è stato sospeso per due anni e mezzo, e la cui vicenda è forse l’unico vero elemento significativo dell’inchiesta della disciplinare, anche perché Stellini era fino allo scorso anno il vice di Conte alla Juve), la Disciplinare, non riuscendo a dimostrare concretamente che Conte sapesse le stesse cose che sapeva Stellini, si arrampica sugli specchi e dice che “ipotizzare che i componenti dello staff tecnico o la squadra prendessero decisioni a insaputa di Conte non è oggettivamente credibile” in quanto Conte, come è noto, sarebbe “un accentratore”. Insomma, solita storia: non poteva non sapere, mister Conte. Il principio del “non poteva non sapere”, però, e qui che si tratti di giustizia sportiva o di giustizia penale poco camhia, è uno degli orrori della giustizia italiana: non poteva non sapere significa che avrebbe potuto non sapere ma non è credibile che non sapesse e che dunque suvvia non prendiamoci per il C**O è ovvio che sapeva non raccontiamo favole. I magistrati però, come è noto, si dovrebbero occupare di prove, e non di logica o di filosofia, mentre invece la cifra dell’inchiesta su Conte è proprio quella: logica. Non poteva non sapere della combine; non poteva non sapere della gara truccata; non poteva non sapere delle scommesse; non poteva non poteva non poteva. E invece forse, poteva chissà. Ecco. Questo è quanto. Questo è quello che dicono le carte. Nulla di più nulla di meno. Solo un processo debole, e come molti, moltissimi altri verrà probabilmente smontato in appello. Ma chissà, la giustizia sportiva, purtroppo, in Italia funziona più o meno come la giustizia cinese: certezza della pena sicuro, certezza del giusto processo purtroppo un po’ meno.
  3. Deferimenti: Il filone di Cremona/3 -In dubio pro Carobbio In dubio pro Carobbio Redazione - Ju29rocom Iniziamo con l'analisi delle due partite incriminate. NOVARA-SIENA Capo di incolpazione: L'allenatore CONTE Antonio, il Vice allenatore ALESSIO Angelo, il collaboratore tecnico STELLINI Cristian, il preparatore dei portieri SAVORANI Marco ed il preparatore atletico D'URBANO Giorgio, all'epoca dei fatti tutti tesserati per l'A.C. SIENA S.p.A., per la violazione dell'art. 7, comma 7, del Codice di Giustizia Sportiva per avere contravvenuto al dovere di informare senza indugio la Procura federale, omettendo di denunciare i fatti integranti illecito sportivo con riferimento alla gara Novara-Siena del 1° maggio 2011, per come rispettivamente riferiti, il primo, ed appresi, gli altri, nel corso della riunione tecnica pre-partita svoltasi poche ore prima della gara in questione, come specificato nella parte motiva del presente provvedimento e nella relazione allegata agli atti del procedimento. La motivazione inizia a pagina 40 e si dilunga per delineare innumerevoli riscontri alle accuse nei confronti di soggetti diversi da Conte e dallo staff tecnico. Dove Carobbio tira in ballo altri soggetti, come il giocatore Larrondo, con riferimento specifico all'episodio coinvolgente lo staff tecnico, la Procura Federale dà atto della non conferma del giocatore. E' evidente il grave errore di diritto della Procura Federale, che così riassume il suo pensiero a pag. 57: La credibilità ed attendibilità del Carobbio, ripetutamente riscontrate con riferimento ad altre dichiarazioni e circostanze dallo stesso fornite e riconosciuta pienamente anche dagli organi giudicanti di primo e secondo grado della giustizia sportiva nel recente procedimento nr. 33/pf/11-12, sempre riguardante le vicende del c.d. calcio scommesse emerse a seguito dell'indagine della A.G.O. di Cremona, sorregge e conferisce idonea dignità probatoria anche alle dichiarazioni di accusa dello stesso nei confronti del proprio tecnico Conte, nonostante le dichiarazioni di segno contrario rese oltre che dallo stesso allenatore, che respinge ogni accusa al riguardo, anche dagli altri soggetti auditi e presenti a tale riunione tecnica. E' sempre e solo la valutazione di credibilità di Carobbio, prima delle tre valutazioni da fare nelle chiamate in correità, che viene utilizzata impropriamente come riscontro esterno, ultima delle tre valutazioni da fare, non rendendosi conto che non c'è nulla di più "interno" della credibilità soggettiva di un dichiarante. La motivazione si dilunga poi sull'inesistenza di intenti calunniatori da parte di Carobbio verso Conte, evidentemente in relazione all'episodio, introdotto dalla difesa, di pregressi motivi di attrito tra il tecnico e il giocatore, elementi ovviamente da tenere presente non ai fini di un'ipotesi di calunnia, ma ai fini della valutazione della credibilità del dichiarante Carobbio, prima delle tre valutazioni che la Procura Federale avrebbe dovuto fare. A pag. 58 si può leggere una piccola perla motivazionale. Molti si sono chiesti che fine abbiano fatto i giocatori di una intera squadra, il Siena, presenti alla riunione tecnica in cui, secondo il solo Carobbio, Conte avrebbe fatto le dichiarazioni compromettenti per sé e per il suo staff tecnico. Detti giocatori non sono stati infatti deferiti. La riportiamo fedelmente: A ciò si aggiunga il fatto che l'eventuale conferma della condotta attribuita dal Carobbio al Conte nel corso della riunione tecnica in questione, da parte di qualunque dei soggetti tesserati del Siena che risulta aver preso parte alla stessa riunione, avrebbe inevitabilmente comportato una ammissione di responsabilità personale, quanto meno per omessa denuncia di illecito sportivo, ex art. 7, comma 7, del Codice di Giustizia Sportiva. In relazione ai tanti giocatori del Siena presenti alla riunione tecnica, che, sentiti dalla Procura Federale e dai difensori, hanno smentito la versione di Carobbio, la Procura Federale afferrma che riscontri non si sono avuti da parte dei giocatori presenti perché, se avessero confermato, avrebbero confessato anch'essi lo stesso fatto addebitato a Conte, ossia l'omessa denuncia di un fatto costituente illecito sportivo. Sarebbero cioè diventati anch'essi, come Carobbio, chiamanti in correità (come si è detto sopra, in questa eventualità avremmo avuto un riscontro esterno individualizzante, da valutare per l'accusa contro Conte). E' tanta la determinazione della Procura Federale di sminuire tutto ciò che osta alla sua erronea impostazione sulla credibilità, quasi che le interessasse soltanto Conte e non altri, che non si accorge in quale mastodontica contraddizione cada. Non si capisce infatti perché per Conte valga il criterio esclusivo della credibilità soggettiva di Carobbio, per cui non necessita una sua ammissione per il deferimento, mentre per altri presenti, nella stessa posizione di Conte, la credibilità di Carobbio non basterebbe più per il deferimento e occorrerebbe una loro ammissione. Non ci si arriva neppure lavorando di fantasia, bisognerebbe chiederlo direttamente a Palazzi. Su questa partita in motivazione non c'è altro. Per quanto fin qui detto, per nessuno dei soggetti incolpati si è avuto un minimo riscontro utile alle dichiarazioni di Carobbio. I relativi deferimenti di tutto lo staff tecnico sono privi di motivazione. ALBINOLEFFE-SIENA La costruzione di Carobbio in questo caso è più articolata, seppure anche qui sviluppatasi in dichiarazioni successive tra Procura di Cremona e Procura Federale. 1) Fin dalla partita di andata si sarebbe formato un accordo per lasciare la vittoria nella partita di ritorno a quella delle due squadre che ne avesse avuto bisogno. "Al termine della gara, l'allenatore in seconda del Siena, STELLINI chiese al Carobbio ed al Terzi (altro giocatore del Siena) di prendere accordi con alcuni giocatori dell'Albinoleffe riguardo alla partita del girone di ritorno, in modo da prevedere che sarebbe stata agevolata la vittoria della squadra che, a quel punto del campionato, avesse avuto maggiore bisogni di punti. In quella circostanza il Carobbio si sarebbe rivolto al Garlini ed il Terzi al Bombardini, ottenendo da entrambi i giocatori dell'Albinoleffe la disponibilità in tal senso". 2) "Il discorso fu, quindi, ripreso in prossimità della gara di ritorno programmata per il 29.05.2011, allorquando i calciatori dell'Albinolefffe, Luigi SALA. Dario PASSONI e Mirko POLONI avrebbero raggiunto, la sera prima della gara, l'albergo ove la squadra del Siena in trasferta alloggiava (Il Park Hotel di Stezzano-Bergamo), ove hanno incontrato i giocatori del Siena Filippo CAROBBIO, Fernando COPPOLA e VITIELLO, accordandosi per la vittoria dell'Albinoleffe che aveva bisogno di punti per raggiungere i playout per la salvezza e concordando un risultato che prevedesse il minimo scarto, sia per non penalizzare la quota di goal subiti dal Siena, sia per non destare inutili sospetti". 3) "In occasione dell'interrogatorio al quale il Carobbio è stato sottoposto dal p.m. di Cremona in data 17.04.2012, lo stesso, oltre a confermare le circostanze suddette, precisa che la decisione definitiva di lasciar vincere la partita all'Albinoleffe, fu presa in seno alla società Siena, in occasione della riunione tecnica che precedette di qualche ora la gara, allorquando era presente tutta la squadra e l'allenatore Antonio CONTE, il vice allenatore Angelo ALESSIO, il collaboratore tecnico Cristian STELLINI, il preparatore dei portieri SAVORANI. Infine Carobbio, sentito nuovamente dai rappresentanti della Procura federale in data 10 luglio 2012, nell'arricchire di particolari i contenuti della c.d. riunione tecnica prepartita nel corso della quale venne definitivamente assunta la decisione di lasciar vincere l'Albinoleffe, precisa che l'allenatore del Siena, Antonio CONTE, era d'accordo nel concedere la vittoria all'Albinoleffe anche se ha aggiunto al riguardo che lasciò prendere ai calciatori del SIENA la decisione finale, parlando al contempo della possibilità di raggiungere l'ATALANTA in testa alla classifica in caso di vittoria; alla fine tutti decisero di rispettare gli accordi già intrapresi in occasione della gara di andata". 4) "Due settimane prima della data in cui era programmata la gara in questione e, più precisamente, prima che si disputasse Ascoli Siena del 14 maggio 2011, quando, in occasione di una riunione all'interno dello spogliatoio alla presenza dei calciatori e dell'allenatore Conte, quest'ultimo richiamando gli accordi già avviati con i calciatori dell'Aibinoleffe, in occasione della gara del girone di andata, nel mostrarsi favorevole ad agevolare la vittoria dell'Albinoleffe, invitò i propri calciatori a confermare l'adesione o a chiamarsi fuori dall'accordo. Fu così che l'unico a dissociarsi fu il calciatore del Siena Mastronunzio, il quale in virtù dei suoi recenti trascorsi tra le file dell'Ascoli, avrebbe preteso che un analogo trattamento di favore il Siena lo riservasse allora anche alla propria ex squadra, che avrebbe incontrato di lì a poco, anch'essa impegnata, al pari dell'Albinoleffe, nella lotta per non retrocedere. L'allenatore Conte, dopo aver preso atto di tale dissociazione non convocò più, da allora e fino al termine del campionato, il Mastronunzio, sia per le rimanenti gare che per i relativi ritiri, consentendo solo che lo stesso partecipasse agli allenamenti". Ecco di seguito i capi di incolpazione per Stellini, concorso in illecito sportivo, e Conte con il rimanente staff tecnico (omessa denuncia): "CAROBBIO Filippo, COPPOLA Fernando, TERZI Claudio, VITIELLO Roberto e STELLINI Cristian, all'epoca dei fatti calciatori della società SIENA, e lo STELLINI collaboratore tecnico della medesima società, per la violazione dell'art. 7, commi 1, 2 e 5, del Codice di Giustizia Sportiva, per avere, prima della gara ALBINOLEFFE-SIENA del 29 maggio 2011 (il Carobbio ed il Terzi iniziando tale attività già al termine della gara di andata tra Siena ed Albinoleffe dell'8.01.2011 , su invito del collaboratore tecnico STELLINI}, in concorso tra loro e con altri soggetti, alcuni dei quali appartenenti all'ordinamento federale ed altri estranei a tale ordinamento federale o allo stato non identificati, posto in essere atti diretti ad alterare lo svolgimento ed il risultato della gara Albinoleffe-Siena del 29 maggio 2011, in funzione della realizzazione di una vittoria con il minimo scarto di punteggio in favore dell'Albinoleffe; come specificato nella parte motiva del presente provvedimento e nella relazione allegata agli atti del procedimento. Con l'aggravante di cui al comma 6 dell'art. 7 del C.G.S., della effettiva alterazione dello svolgimento e del risultato finale della gara in questione; e, per Carobbio e Vitiello, della pluralità di illeciti commessi, anche per il solo Carobbio, rispetto ad altri fatti costituenti illecito sportivo, oggetto di deferimento nell'ambito del procedimento nr. 33pf11-12". "L'allenatore CONTE Antonio, il Vice allenatore ALESSIO Angelo, il preparatore dei portieri SAVORANI Marco, il preparatore atletico D'URBANO Giorgio ed il capo osservatore tecnico FAGGIANO Daniele, all'epoca dei fatti tutti tesserati per l'A.C. SIENA S.p.A., della violazione dell'art. 7, comma 7, del Codice di Giustizia Sportiva, per avere omesso di informare senza indugio la Procura federale, omettendo di denunciare i fatti integranti illecito sportivo con riferimento alla gara Albinoleffe-Siena del 29 maggio 2011, appresi, il primo, nei giorni precedenti la gara e riferiti nel corso della riunione tecnica pre-partita svoltasi poche ore prima della gara in questione, l'ALESSIO, il SAVORANI, e il D'URBANO, per come appresi quanto meno nel corso della riunione tecnica pre partita, come specificato nella parte motiva del presente provvedimento e nella relazione allegata agli atti del procedimento; e dal FAGGIANO a seguito di un colloquio personale con il calciatore Filippo Carobbio, come specificato nella parte motiva del presente provvedimento e nella relazione allegata agli atti del procedimento". Seguendo la prospettazione di Carobbio, il punto 1) non riguarda ancora Conte, riguarda semmai il suo vice, ma in forma appena abbozzata; il punto 2) riguarda contatti preliminari di alcuni giocatori dell'una e l'altra squadra e su Conte non c'è ancora nulla. Conte compare finalmente al punto 3), quando compare la dichiarazione di Carobbio sulla riunione tecnica prepartita. Vale per questa partita quanto detto per la partita col Novara, perché nessun partecipante a quella riunione ha confermato la cosa, né l'esistenza delle dichiarazioni asseritamente pronunciate da Conte è risultata da diverso riscontro, sia pure di tipo logico. Anche in questo caso nessun giocatore del Siena è stato deferito per il già visto principio della Procura Federale, secondo cui la credibilità di Carobbio è sufficiente per deferire Conte, ma per gli altri partecipanti occorre anche una loro ammissione per il deferimento. Quanto al punto 4), poiché Mastronunzio smentisce tutto, ecco che si cita a riscontro un'intervista, dove si parla della sua insoddisfazione a militare nel Siena per mutate situazioni all'interno della squadra. E allora? Non ripetiamo le considerazioni già svolte per la partita col Novara, rileviamo che anche in questo caso non c'è nessun riscontro esterno alla dichiarazione di Carobbio, solo lui, che abbia carattere individualizzante nei riguardi di Conte. Ci sono le solite considerazioni errate circa la credibilità assoluta di Carobbio, conseguita in virtù di altre chiamate in correità verso soggetti diversi, dotate di riscontri. Carobbio è così diventato una sorta di eroe di Scommessopoli a partire dal coinvolgimento di Conte. Una piccolissima perla motivazionale anche in questa parte della motivazione, fatta dagli inquirenti federali per sottolineare ancor più la bontà delle dichiarazioni di Carobbio. La troviamo a pag. 83: "In primo luogo, occorre rilevare come le dichiarazioni del Carobbio siano autoaccusatorie, prima ancora che di chiamata in correità di altri soggetti". In verità la chiamata in correità, per sua natura, proviene da chi accusa se stesso insieme ad altri e, per questa sua natura, il trattamento normativo e giurisprudenziale particolare prevede quella triplice valutazione di cui abbiamo abbondantemente parlato, ossia non considera il chiamante in correità come un testimone, ma su questo punto la Procura si limita ad affermare che sta applicando i principi sanciti dalla Suprema Corte di Cassazione, nel momento stesso in cui li disapplica, omettendo perfino di citarli correttamente. Quanto detto per la partita col Novara può tranquillamente ripetersi per Conte, Alessio, Savorani, D'Urbano e Faggiano anche per questa partita: non ci sono riscontri e non c'è motivazione per il deferimento per omessa denuncia. Un discorso a parte va fatto per Stellini, deferito per illecito sportivo: il capo di incolpazione gli contesta di aver suggerito a due giocatori del Siena, Carobbio e Terzi, subito dopo la partita di andata, di avviare contatti con quelli dell'Albinoleffe per programmare la combine nella partita di ritorno. Carobbio ne parlò con Garlini e Terzi con Bombardini. Fonti: Carobbio. Garlini conferma che Carobbio gli disse qualcosa del tipo "non giocheremo alla morte al ritorno", cui rispose "vedremo", mentre Terzi e Bombardini smentiscono Carobbio. Riscontri sul fatto addebitato a Stellini: nessuno. C'è quindi un riscontro, abbastanza labile, eventualmente su Carobbio, ma non sul mandato ricevuto da Stellini. Ma Carobbio è assolutamente credibile per i motivi già detti e questo per la Procura Federale basta e avanza. Anzi, indica pure la dichiarazione di Gervasoni come riscontro. La riproduciamo: "GERVASONI inizialmente fa riferimento "( ... ) ad un amico di ZAMPERINI che aveva un'agenzia di scommesse a Roma o che comunque aveva rapporti stretti con un'agenzia del genere" (. . .) e poi dice: "Si tratta della stessa persona sulla quale ci siamo appoggiati io e CASSANO per scommettere nella seguente situazione: si trattava della partita ALBINOLEFFE - SIENA, l'ultima dello scorso campionato. Il Siena era già matematicamente promosso in serie A (si trattava solo di vedere se sarebbe arrivato prima il Siena o l'Atalanta). L 'Albinoleffe, invece aveva bisogno di fare punti. In questa situazione CAROBBIO, che militava nel Siena, mi assicurò che per i primo 80 minuti, secondo quanto riferitogli da POLONI, la partita quasi certamente sarebbe stata senza gol. Dal discorso che mi fece io intuii che la partita alla fine sarebbe stata vinta dall'Albinoleffe, che aveva bisogno di punti, ma si è trattato soltanto di una mia intuizione in quanto il discorso di CAROBBIO faceva riferimento solo a questi primi 80 minuti. Pertanto io e CASSANO abbiamo scommesso sull'UNDER (meno di tre gol) 5.000 € a testa realizzando una vincita netta che si pensava fosse di 18.000 € complessivi mentre in realtà CASSANO ha ricevuto 9.000 € netti. Ci siamo appunto rivolti a ZAMPERINI che conosceva questa persona che aveva a che fare con l'agenzia" Cosa dovrebbe riscontrare: che c'è stata una combine, di cui Carobbio faceva parte? Possibile, ma Stellini cosa c'entra? Carobbio dice questo, Carobbio dice quello ... Riscontri esterni? Nessuno. La Procura Federale anche qui usa il jolly, lo stesso della partita col Novara: "In tal senso appaiono univoche ed insuperabili le dichiarazioni rese principalmente dal Carobbio e, con portata più ristretta, da Gervasoni, le quali oltre ad essere autonomamente caratterizzate da profili di assoluta credibilità ed attendibilità si riscontrano reciprocamente e trovano ulteriori riscontri esterni di carattere obbiettivo e logico. In primo luogo, occorre rilevare come le dichiarazioni del Carobbio siano autoaccusatorie, prima ancora che di chiamata in correità di altri soggetti". La motivazione a questo punto prende il volo. Già le dichiarazioni di Carobbio avevano raggiunto la vetta dell'insuperabilità, ma deve essere sembrato poco: "Ma soprattutto ciò che vale ad attribuire alle stesse il crisma della veridicità è la dovizia di particolari descrittivi ed il riferimento preciso ad una serie, nominativamente individuata, di tesserati di entrambe le squadre, in particolare ad opera del Carobbio, nei confronti dei quali, allo stato, non è emerso alcun valido motivo di risentimento (come meglio si dirà oltre) da parte dello stesso o un qualsiasi interesse a coinvolgere tali persone, arrecandogli quindi un evidente pregiudizio, nelle vicende relative alla verificazione di illeciti sportivi finalizzati alla alterazione del regolare svolgimento e del risultato di gare di calcio, oltre che alla realizzazione di vincite mediante scommesse sui risultati delle gare alterate". Traduzione: Carobbio ne dice tante e non ha motivi di risentimento, quindi possiamo attribuirgli il crisma della veridicità. E allora si passa alla lunga serie delle cose via via dette da Carobbio, quasi che ogni successiva riscontri le precedenti, una miriade di riscontri interni, con la crismatica credibilità di Carobbio che si avviluppa su se stessa. Vi risparmiamo il lungo elenco. Si arriva alla riunione tecnica prepartita, con gli stessi esiti visti per la partita col Novara, e la citazione di Mastronunzio di cui si è già detto. Altro argomento principe viene riproposto: "La negazione, sia da parte del Terzi che del Bombardini, circa il fatto che tale incontro fosse finalizzato a programmare un illecito sportivo, riconducendolo entrambi alla trattazione di argomenti personali, si comprende agevolmente in ragione del principio nemo tenetur se detegere". Terzi sarà deferito lo stesso, mentre Bombardini supererà con la sua smentita l'insuperabile e crismatica credibilità di Carobbio, insieme a tutti i compagni di squadra di quest'ultimo, partecipanti alle riunioni tecniche prepartite. I botti finali: "Davvero significativa appare la dichiarazioni resa, in sede di audizione alla Procura Federale, dal calciatore dell'Albinoleffe PASSONI, il quale ammette di essersi recato presso l'albergo del Siena il giorno prima della gara Albinoleffe-Siena, in compagnia dei propri compagni di squadra Luigi SALA, Ruben GARLINI e Mirko POLONI, uno dei quali tre gli aveva anche esternato le ragioni dell'incontro con i calciatori del Siena, vale a dire la definizione di un accordo per favorire la squadra dell'Aibinoleffe. L'interlocutore del Siena nella circostanza fu Carobbio, ex compagno di squadra di Garlini e Poloni. Alla conversazione in questione parteciparono tutti i calciatori dell'Albinoleffe indicati, egli compreso e quelli del Siena Carobbio, Coppola più un terzo non conosciuto dal Passoni. Tra tutti venne preso l'accordo di favorire I'Albinoleffe nella vittoria della gara con il Siena ed anch'egli accettò di partecipare, perché riteneva molto importante l'obiettivo della salvezza della propria squadra. Analoghe dichiarazioni sono state rese dal calciatore dell'Albinoleffe Mirko POLONI, che conferma tutte le circostanze dell'incontro in questione, compresa la sua presenza, le finalità ed i contenuti illeciti di tale accordo ed identifica in Terzi l'altro calciatore del Siena presente, insieme a Carobbio e Coppola. Afferma di non avere preso parte fattivamente all'accordo in questione e di non avere ritenuto, comunque, di dovere denunciare lo stesso, sia per l'inesperienza di situazioni analoghe, sia perché era l'ultima gara di campionato. Anche il calciatore Luigi SALA dell'Aibinoleffe conferma sostanzialmente tutte tali circostanze, anche se tende, nei toni descrittivi della vicenda, a sminuire la valenza dell'incontro e del relativo accordo finalizzato a favorire I'Albinoleffe. Il calciatore del Siena VlTIELLO conferma anch'egli la circostanza dell'incontro avvenuto la sera precedente la gara in esame, davanti l'albergo che ospitava la squadra del Siena ed indica come presenti all'incontro i calciatori dell'Albinoleffe Passoni, Sala e Poloni, mentre per il Siena vi erano Carobbio, Coppola ed egli stesso. Afferma di essere stato presente al colloquio, nel quale fu comunque Carobbio a parlare di più rispetto degli altri presenti. Anche in tal caso, la negazione, da parte del Vitiello, circa il fatto che tale incontro fosse finalizzato a programmare un illecito sportivo, si comprende agevolmente in ragione del principio nemo tenetur se detegere". Il crisma insuperabile di Carobbio e le asserite conferme intervenute avrebbero dovuto portare al deferimento per illecito sportivo di tutti costoro, ma a giudizio andranno, oltre a Carobbio, soltanto Terzi, Coppola e Vitiello. In compenso viene aggiunto Stellini, che non partecipa a questo incontro. Infine si passa a richiamare elementi di accusa nei confronti di Stellini in relazione a partite del Bari con squadre diverse dal Siena, Palermo e Sampdoria, partite facenti parte del secondo filone di indagine. Ne parleremo in quella sede: se riscontrate, potrebbero in teoria essere usate come riscontro alla chiamata in correità in questa partita con l'Albinoleffe, se dovessero ricorrere le ulteriori condizioni indicate nella sentenza citata dalla Procura Federale e più volte ricordata. Non pare molto probabile, a prima vista, che il materiale probatorio rinvenuto qui, a parte l'inutile crisma di Carobbio, per la sua labilità possa rispettare le condizioni richieste. Inutile approfondire, è questione che possono meglio valutare la difesa di Stellini prima e il collegio giudicante poi. Per tutti gli altri, essendo gli elementi di accusa identici a quelli della partita col Novara, le conclusioni non possono che essere identiche: non si è avuto un minimo riscontro utile alle dichiarazioni di Carobbio. I relativi deferimenti di tutto lo staff tecnico sono privi di motivazione. La derubricazione dell'illecito ad omessa denuncia E' la parte più misteriosa della motivazione, perché si dice che quanto in effetti Carobbio avrebbe detto non configurasse un illecito sportivo, non essendo certo l'apporto causale che Conte (e gli altri dello staff tecnico tranne Stellini) avrebbe dato alla formazione dell'accordo per realizzare l'illecito: non si è sbagliato Carobbio, si sono sbagliati tutti gli altri, compreso Palazzi, che non hanno capito il Carobbio-pensiero Abbiamo già detto che la stroncatura dell'illecito da parte della Procura di Cremona rendeva impraticabile sostenerlo per la partita col Novara, mancandone i presupposti probatori. Evidentemente a Cremona la giurisprudenza la consultano tutta e bene. Poiché i medesimi elementi probatori si ritrovano nella partita con l'Albinoleffe, era inevitabile che anche per questa partita l'illecito dovesse saltare. Per Stellini c'era quell'elemento in più derivante dal filone barese e, conseguentemente, l'illecito non è stato derubricato. Nessun elemento di fatto aggiuntivo era disponibile in relazione all'ipotesi di omessa denuncia, allora come fare a derubricare? La motivazione della derubricazione, infatti, pare incomprensibile: Carobbio ha sempre descritto un illecito e non una omessa denuncia. Ed anche nell'ultima interpretazione che ne dà la Procura Federale si continua a descrivere un illecito per la partita con l'Albinoleffe: Conte - si dice - avrebbe comunicato ai giocatori l'esistenza dell'accordo, lasciando liberi i giocatori di aderire o meno. E cos'é questo, se non un contributo a rendere possibile l'attuazione dell'accordo attraverso l'arruolamento di giocatori, fino ad allora ignari. Se abbiano aderito o no e in quanti, poco importa. Conte avrebbe realizzato in ogni caso un tentativo punibile. E tutte le osservazioni su Mastronunzio come si conciliano con l'esclusione dell'illecito? Per la partita con il Novara non c'è nemmeno il riferimento alla libertà dei giocatori di aderire, c'è la comunicazione dell'accordo ai giocatori e l'incertezza sul contributo causale. Vale quanto detto per l'altra partita. Ma come fare a punirlo, se la Procura di Cremona ha già detto che con quel materiale probatorio non si può? Ignorando, dietro formulette in giuridichese, i fatti. Si può tentar di fare anche bella figura, ripiegando su una violazione minore anche se i fatti sono diversi, invece di archiviare, e invocando il principio del favor rei, senza dover dire che Carobbio si era sbagliato. In questo modo il principio In dubio pro reo si trasforma e diventa "In dubio pro Carobbio". E così si salva la capra di Carobbio con il crisma dell'insuperabile e assoluta veridicità, insieme ai cavoli della Procura Federale. Perché continuarla a chiamare Giustizia Sportiva?
  4. a 8:11 I VERBALI ripresi sui giornali: ROMA, 27 luglio 2012 - Per il procuratore federale Stefano Palazzi, a muovere i fili del racconto di Filippo Carobbio, grande accusatore di Antonio Conte, non è stato in alcun caso il rancore personale, ma nell’intreccio degli interrogatori dei due la lite fra mogli è strisciante. Il ritorno a casa negato Carobbio rivela agli investigatori della Figc cosa accadde in occasione della nascita della piccola Adelaide il 21 settembre del 2010: «...avendo appreso da mia moglie che stava andando all’ospedale, chiesi il permesso all’allenatore di poterla raggiungere a Bergamo con l’impegno di rientrare il giorno successivo per recuperare, nel pomeriggio, l’allenamento svolto dai miei compagni la mattina. Il mister - così Carobbio - rifiutò tale proposta, dicendomi che la mattina dopo non poteva fare a meno della mia presenza in allenamento in vista della partita che si sarebbe disputata il venerdì a Piacenza...». Le consorti sul ring Conte davanti al pool di Palazzi nell’interrogatorio di due settimane fa. «...In occasione di Juventus-Siena, successivamente alle notizie relative all’indagine di Cremona, la mia compagna mi ha riferito di un colloquio avuto in tribuna con la moglie di Vergassola, durante il quale la medesima gli diceva testualmente “hai visto, quello ve la sta facendo pagare”. Dopo tale incontro, la mia compagna ritenne di raccontarmi quanto accaduto in occasione della festa di Brienza quando la moglie di Carobbio si era lamentata con lei con tono acceso, additandola con l’indice, in quanto, a causa del diniego del permesso al marito in occasione della nascita della figlia, aveva dovuto sostenere una spesa di 1500 euro...», così l’ex tecnico del Siena. Larrondo conteso Nel ricostruire le sue accuse a Conte in merito alla partita Novara-Siena, Carobbio si sofferma su un particolare consegnato alla procura federale nel suo secondo interrogatorio il 10 luglio. «... al discorso di Conte che ci informava del pareggio concordato, nessuno di noi si stupì più di tanto... ricordo che, durante la gara, mentre mi scaldavo a bordo campo insieme al mio compagno Larrondo, lo stesso, essendo un giovane e straniero, mi chiese, alla luce di quanto riferito da Conte nella riunione tecnica, come si doveva comportare se l’allenatore l’avesse fatto entrare in campo. Lo tranquillizzai dicendogli di fare movimento senza segnare... ». Larrondo, convocato da Palazzi tre giorni dopo, negherà tutto. «... ricordo la partita Novara-Siena. Ricordo che giocai pochi minuti finali: nella riunione tecnica pre gara l’allenatore ci disse che voleva vincere a ogni costo. Non ricordo di aver parlato con Carobbio a bordo campo...». Fonte: La Stampa (articolo a firma di Gugliemo Buccheri) --------------------------------------------------------------------------------------- Conte e Carobbio, quella versione differente su un permesso negato L'audizione di Conte alla Procura Federale: Conte su Novara-Siena CONTE dice: « In occasione della gara NOVARA-SIENA del 1.5.11 non ho appreso in alcun modo che i miei calciatori VITIELLO e COPPOLA si fossero incontrati con DRASCEK o con altri tesserati del Novara (...) con il Novara arrivammo un giorno prima rispetto al solito solo per testare il campo sintetico, ma ci fu comunque una sola riunione tecnica (...) in occasione di Novara-Siena, noi venivamo da una sconfitta con il Portogruaro e ricordo che CALAIÒ mi fece pervenire attraverso ALESSIO la richiesta di un giorno in più di riposo, nonostante ne avessi già concessi due per le festività pasquali; essendo stato dissuaso da ALESSIO, CALAIÒ non mi chiese più nulla; la cosa mi infastidì comunque ed anche per questo serbai con tutta la squadra un atteggiamento di estremo distacco, ritenendo che avessero perso le motivazioni; ricordo quindi che in occasione della riunione tecnica prima di Novara-Siena, mancando solo 4 gare alla fine del campionato, parlai molto dei miei trascorsi da calciatore, sia delle vittorie conseguite, ma anche delle sconfitte, proprio al fine di caricarli emotivamente per fargli comprendere che, dopo un lungo cammino, sarebbe stato assurdo perdere le motivazioni proprio nel momento più delicato (...) escludo di aver mai detto ai calciatori che il pareggio sarebbe potuto essere un buon risultato anche perché, in tal caso, avrei vanificato tutta la mia opera motivazionale (...) non so perché CAROBBIO possa aver riferito una simile circostanza, forse posso ascriverlo al fatto di avergli negato un permesso per raggiungere la moglie che stava per partorire; non concessi il permesso in quanto era fondamentale prepararsi bene, dovendo affrontare una partita molto importante; CAROBBIO non ebbe nulla a replicare in ordine alla mancata concessione del permesso; anzi, in effetti lo stesso CAROBBIO aveva chiesto prima a STELLINI se fosse il caso di chiedermi un permesso e STELLINI gli suggerì di andare a Bergamo e di chiamare direttamente da fuori dicendo che la moglie era stata ricoverata d'urgenza in modo di potersi trattenere; CAROBBIO, però, evidentemente, preferì correttamente venire da me a chiedermi il permesso, anche perché, altrimenti, mi sarei comunque molto alterato; solo recentemente ho appreso del pessimo consiglio fornito al CAROBBIO dallo Stellini con il quale mi sono infuriato; lo stesso peraltro, in medesima circostanza, ebbe a riferirmi di aver raccolto le lagnanze di CAROBBIO in merito alla mia carenza di umanità, appellandomi come "uomo di M***A". In occasione di Juventus-Siena, successivamente alle notizie relative all'indagine di Cremona, la mia compagna mi ha riferito di un colloquio avuto in tribuna con la moglie di VERGASSOLA, durante il quale la medesima le riferiva testualmente "hai visto, quello ve la sta facendo pagare"; successivamente a tale incontro, la mia compagna, a quel punto, ritenne di raccontarmi quanto accaduto in occasione della festa della figlia di BRIENZA; la moglie di CAROBBIO, alla presenza del medesimo, si era lamentata con lei con tono acceso, additandola con l'indice, in quanto, a causa del diniego del permesso al marito, in occasione della nascita della figlia, aveva dovuto sostenere una spesa di 1500,00 euro; In tale circostanza la mia compagna ebbe anche a riferirmi che la moglie di VERGASSOLA, riaccompagnandola a casa dalla festa sopra indicata, le consigliò di non riferirmi nulla, temendo le mie possibili reazioni (...) CAROBBIO non giocò più titolare, quando cominciò a mostrare problemi di interdizione (...) non ricordo se concessi a CAROBBIO un giorno in più di permesso dopo la partita per trattenersi con la moglie e la bambina appena nata, ma non posso escluderlo (...) non accolsi bene la sconfitta con l'Ascoli, ma in effetti la meritammo; ricordo, però, che misi sotto pressione la squadra, in quanto io metabolizzo male ogni sconfitta; anche nella riunione tecnica, ribadiì l'importanza di arrivare primi (...)». Conte su Albinoleffe-Siena Dice CONTE, sia con riferimento alla partita di andata SIENA-ALBINOLEFFE che di quella di cui si parla: «Non mi accorsi di nulla di particolare in occasione di Siena-Albinoleffe, in quanto, essendo molto arrabbiato per il gol subito nei minuti finali, andai via velocemente; STELLlNI, solo recentemente, a seguito delle notizie stampa che lo indicavano come coinvolto in presunti accordi presi dal CAROBBIO per la partita di ritorno, mi ha riferito che, al termine della gara in oggetto, vi era stata una rissa tra i calciatori delle due squadre al quale il medesimo aveva partecipato, e, pertanto, essendo preoccupato che potessero accadere incidenti nella gara di ritorno, sollecitò CAROBBIO, quale ex dell'Albinoleffe, a parlare con i suoi ex compagni per cercare di stemperare gli animi; lo scrupolo di STELLINI derivava dal fatto di essere rimasto coinvolto in prima persona nella rissa e pertanto si sentiva ancor più responsabile (...) STELLINI non mi esplicitò i motivi della rissa, anche perché non entrai nei particolari, essendo rimasto molto contrariato per non essere stato informato tempestivamente di quanto accaduto (...) STELLINI non mi riferì neanche i nomi dei partecipanti alla rissa (...) in occasione di ALBINOLEFFE-SIENA del 29.5.11, non ho mai saputo di un incontro tra i miei calciatori e alcuni calciatori avversari fuori del nostro albergo (...) poiché i calciatori non potevano uscire dall'albergo in occasione dei ritiro, non so come si siano potuti incontrare, lo addebito ad un po' di lassismo da fine campionato; se lo avessi saputo mi sarei infuriato (...) anche nella riunione tecnica precedente la gara ALBINOLEFFE-SIENA cercai di motivare i ragazzi per ottenere una vittoria anche perché saremmo potuti ancora arrivare primi, davanti all'Atalanta con la quale avevo una rivalità personale (...)». Carobbio e la storia del permesso Audizione di Carobbio: «Quel giorno, avendo appreso da mia moglie che stava andando in ospedale, chiesi il permesso all'allenatore di poter raggiungerla a Bergamo con l'impegno di rientrare il giorno successivo per recuperare, nel pomeriggio, l'allenamento svolto dai miei compagni la mattina; il Mister rifiutò tale proposta, dicendomi che la mattina successiva non poteva fare a meno della mia presenza in allenamento, in vista della partita che si sarebbe giocata a Piacenza nell'anticipo del venerdì; mi promise peraltro che mi avrebbe concesso un giorno aggiuntivo di riposo dopo la gara; tale circostanza, seppur disagevole per mia moglie, mi inorgoglì molto sia per l'attestazione di stima e fiducia mostratemi, sia in quanto mi fece capire che riteneva essenziale il mio ruolo e le mie prestazioni; fui quindi molto contento di rimanere insieme alla squadra (...) al discorso di CONTE che ci informava del pareggio concordato, nessuno di noi si stupì più di tanto, in quanto durante la settimana già girava voce nello spogliatoio che quella partita si sarebbe potuta concludere con un risultato concordato di pareggio». Fonte: Il Corriere dello Sport (articolo a firma di Alberto Abbate) ---------------------------------------------------------------------------------------- Bonucci: «So che Masiello era invidioso perché ero andato alla Juve» ROMA, 27 luglio 2012 - Verbale dell'audizione di Bonucci alla Procura Federale: Sui rapporti che aveva con il compagno di squadra Andrea MASIELLO: «Semplici rapporti da compagni di squadra nel senso che ci siamo incontrati nelle occasioni istituzionali, ma non ho mai approfondito con lui un rapporto di amicizia. L'Ufficio mi chiede di riferire su che atteggiamento avesse Masiello nei confronti degli altri compagni di squadra e se ho mai notato comportamenti tali da farmi sospettare su sue attività antisportive. Posso dire che non avevo, come detto prima, un rapporto intenso con MASIELLO ma che lui mi sembrava che all'interno dello spogliatoio volesse assumere un ruolo da leader. Certo è che io non ho mai notato in lui condotte antiregolamentari. Posso immaginare che lui possa aver covato nei miei confronti una sorta di invidia atteso che gli sviluppi della mia carriera calcistica sono stati nell'ultimo periodo migliori dei suoi. Dico ciò perché abbiamo lo stesso procuratore con MASIELLO, nello specifico il sig. Davide TORCHIA e questo mi ha riferito qualche volta a mo di battuta che lui "rosicava" un po' che io fossi finito alla Juve. Inoltre in occasione di una mia andata a Bari, direi verso la fine del 2010, mi recai in un ristorante di Bari e li trovai molti miei ex compagni tra cui il MASIELLO che io salutai con un calore al pari degli altri ricevendo da lui, quello che mi parve un saluto freddo e di circostanza. Il ristorante dove è avvenuto l'incontro è "I due Ghiottoni" ». Sulla conoscenza di eventuali combine della partita UDINESE-BARI del 09.05.2010: « Assolutamente no ». Sulla possibilità che per tale gara il calciatore Andrea MASIELLO, all'interno degli spogliatoi, la settimana prima della gara, abbia proposto di alterare il risultato di quest'ultima: « No. MASIELLO non mi ha mai proposto nulla di tutto ciò anche perché quella settimana mi trovavo in ritiro con la Nazionale ». Sulla possibilità che tale proposta si è comunque concretizzata in altra occasione sempre nei giorni prima della gara: « Nego che una simile proposta sia intervenuta successivamente ». L'Ufficio ha contestato il contenuto delle dichiarazioni rese da Andrea MASIELLO nel corso dell'audizione del 10.07.2012, chiedendo di fornire delucidazione in merito. BONUCCI ha risposto: « Nego nella maniera più assoluta che un simile colloquio sia avvenuto. Tengo a precisare che dopo il ritiro della Nazionale tornai a Bari il mercoledì. Il giovedì mi riposai per poi aggregarmi alla squadra il venerdì partecipando all'allenamento del pomeriggio. Effettivamente presi l'aereo con la squadra il sabato e raggiunto l'aeroporto di destinazione ci trasferimmo tutti in pullman presso l'albergo di Udine. Voglio però precisare che nel pullman, per ragioni di consuetudine io occupavo un posto nella penultima fila, mentre MASIELLO sedeva abitualmente in una fila centrale; vale a dire a sette otto file distanti dalla mia. Preciso anche che accanto al mio posto non c'era nessuno. L'Ufficio mi fa notare che questa rigidità nell'assegnazione dei posti è quella che generalmente si osserva nel tragitto dall'albergo allo stadio. Rispondo che ormai per noi a Bari, così come nelle altre squadre dove ho militato, questa assegnazione dei posti era diventata un'abitudine che vigeva anche nei normali trasferimenti. Anche se in quelli non pre-gara avviene che ci si sposti per fare qualche chiacchiera con un altro compagno. Non ricordo se, nell'occasione di cui si parla, ciò sia avvenuto o meno». Fonte: Il Corriere dello Sport (articolo a firma di Alberto Abbate)
  5. ROMA, 27 luglio 2012 - Il gruppo dei nuovi deferiti è meno numeroso di quello che ha dato vita al primo processo scommesse di questa estate (44 ieri, 83 il 9 maggio scorso), maa pesare sono i nomi. Antonio Conte ha i riflettori puntati addosso, poi, fra gli altri, ci sono Leonardo Bonucci, Simone Pepe, Marco Di Vaio, il tecnico Mutti, Cristian Stellini e i club, Siena, Bologna, Torino, Sampdoria, Lecce, Grosseto, Udinese, Novara, Varese, Albinoleffe, Bari. Mano dura, ha messo in campo il procuratore federale Stefano Palazzi. Rinvii a giudizio (sportivi) che hanno tutti un punto in comune: la credibilità dei grandi pentiti dello scandalo. A inguaiare Conte, è Filippo Carobbio, l’uomo delle rivelazioni su Novara-Siena e Albinoleffe-Siena, ai tempi in cui il tecnico campione d’Italia con la Juve lavorava sulla panchina del club toscano. Conte andrà a giudizio non per illecito sportivo come si poteva pensare nella peggiore delle ipotesi, ma accompagnato dalla doppia accusa di omessa denuncia. L’illecito è il reato più grave nel mondo del calcio, punito con almeno tre anni di squalifica e aperto al patteggiamento della pena soltanto se l’imputato ha la forza e la volontà di allargare il quadro delle colpe. L’omessa denuncia cambia in rapporto a chi la compie: più lieve nelle conseguenze per i giocatori, più indigesta per allenatori, dirigenti, vertici di società. Come è arrivato Palazzi a formulare la richiesta di processo per Conte per non aver denunciato fatti riconducibili all’illecito sportivo stesso? Carobbio, per gli inquirenti, «non è stato mosso da alcun motivo di risentimento personale nei confronti del suo allenatore» ai tempi di Siena. E le verità di Carobbio, per il pool di Palazzi, hanno un valore probatorio a prova di contraddizioni o smentite: Conte, per l’accusa, ha parlato di accordi fra società o giocatori, e lo ha fatto sia prima della sfida al Novara, sia nelle ore precedenti la gara con l’Albinoleffe. Perché, allora, il processo per omessa denuncia? Perché, scrivono gli inquirenti, «la procura ritiene che non si possa affermare con certezza che si tratti di una condotta integrante un atto idoneo e diretto a realizzare l’alterazione del regolare svolgimento o del risultato di una gara...». Così per i fatti di Novara-Siena, per la ricostruzione di Carobbio che parla di un allenatore - Conte appunto - più che loquace durante la riunione tecnica a tre ore dalla partita. «...la condotta tenuta dal tecnico - si legge nel deferimento - non lascia desumere con certezza l’apporto di un contributo causale idoneo e finalizzato all’alterazione della gara, efficiente rispetto all’accordo già raggiunto di cui Conte medesimo ha dato atto nel corso della riunione tecnica...». Tradotto: l’allenatore della Juve è stato riconosciuto dalla procura non come parte attiva di una potenziale combine, masolamente un tesserato che avrebbe dovuto denunciare qualcosa che aveva conosciuto in un contesto del tutto particolare. Dubbi ha avuto da sempre Palazzi sul ruolo di Conte e, nel dubbio, «anche in applicazione della regola di giudizio costituita dal principio “in dubio pro reo” - scrive il procuratore - si deve ritenere integrante la mera violazione dell’obbligo di denunciare senza indugio...». Il secondo processo sulle scommesse si dividerà in due: mercoledì e giovedì prossimo le due udienze dedicate al filone di Cremona, le 48 ore successive spazio al dibattimento sul filone di Bari. Il primo giorno è quello dei patteggiamenti: la pena minima per l’omessa denuncia per fatti integranti l’illecito sportivo è di sei mesi, se c’è la reiterazione - caso Conte può superare l’anno (con l’accordo fra difesa e accusa per una doppia accusa di omessa denuncia la squalifica si può ridurre fino a 6 mesi). A processo ci saranno altri due juventini: Pepe per omessa denuncia, Bonucci per illecito sportivo. Entrambi chiamati in causa da Andrea Masiello, entrambi per la sfida Udinese-Bari del 9 maggio del 2010: 3 a 3 il verdetto, per Masiello, con la complicità, fra gli altri, di Bonucci. Fonte: La Stampa (articolo a firma di Gugliemo Buccheri) ------------------------------------------------------------------------------------------- Conte-De Rensis, riunione di 3 ore ieri a Vinovo. I tifosi contro la Figc: «Ci hanno massacrato» TORINO, 27 luglio 2012 - La società bianconera, però, ha già deciso: Antonio Conte resta alla guida, non esiste e non è mai esistito un piano B. Al massimo, in caso di squalifica, si valuterà chi spedire in panchina, e primo indiziato è Marco Baroni, tecnico della Primavera. O chi comprare per cementare una difesa forse priva di Bonucci e, all’inizio, di Caceres. Alla momentanea via di uscita, in caso di squalifica del tecnico, accenna Beppe Marotta: «Noi abbiamo affidato la gestione tecnica a Conte e sarà così anche per il futuro: insieme a lui troveremo la giusta soluzione». Il tutto in un clima di fair play: «C’è profonda amarezza per il coinvolgimento dei nostri tesserati - argomenta l’ad bianconero - perché crediamo alla loro estraneità», ma c’è pure «rispetto degli inquirenti». Meno calma tra i tifosi che si sfogano sul web, e qualche tesserato, lontano dalle tv: «Ci hanno massacrato». La via d’uscita, legale, pare invece quella del patteggiamento, visto lo sconto sull’eventuale pena: «Come ipotesi di scuola - spiega Antonio De Rensis, legale di Conte un avvocato non deve escludere niente, ma un conto è patteggiare avanti a un processo garantista, un altro è farlo avanti a un processo accusatorio, come è quello sportivo. Considerato tutto ciò, adesso valuteremo quale strada perseguire, tenendo conto di questo primo passo indubbiamente positivo». Cioè la non contestazione dell’illecito sportivo, che pure Conte rischiava: «Ora abbiamo uno scenario completamente ridimensionato che non deve fare esultare o stappare champagne, ma certo bisogna considerare da dove siamo partiti». Di patteggiamento, De Rensis ne ha discusso per circa tre ore a Vinovo con il tecnico, uno poco incline ai compromessi, figurarsi sulla sua credibilità. Stavolta dovrà accettarne uno. Fonte: La Stampa (estratto dall'articolo a firma di Massimiliano Nerozzi ------------------------------------------------------------------------------------------ ------------------------------------------------------------------------------------------- Agnelli a Conte: «Non sarai solo» Il legale di Conte: «Scenario ridimensionato». Si profila l'ipotesi del patteggiamento. Quel "rifugio" allo Stadium TORINO, 27 luglio 2012 - E' la partita più importante che dovrà giocare, non sui campi di calcio ma nelle aule di tribunale, però Antonio Conte sa di poter contare sul sostegno della Juventus, intesa non soltanto come società ma come popolo bianconero. Che crede nella sua estraneità sui fatti di scommessopoli e sta al suo fianco. You'll never walk alone sembra essere il messaggio di Andrea Agnelli dopo il summit mattutino insieme con gli avvocati, alla sventagliata dei deferimenti. La Juventus alza lo scudo, difende staff tecnico (oltre a Conte, pure Cristian Stellini e Angelo Alessio ), giocatori (Leonardo Bonucci e Simone Pepe ) e non pensa a soluzioni alternative. Conte è e resta l'allenatore bianconero, tanto che in società stanno già pensando al posto da assegnargli allo Stadium per permettergli di comunicare con la panchina nelle partite casalinghe. TUTTI UNITI Il presidente esterna emozioni, ma resta ferreo sulla condotta e confida che stamattina, alla lettura dei faldoni della procura, gli avvocati possano confezionare una linea difensiva che attenui le posizioni. «Gli eventi odierni lasciano in tutti noi una profonda amarezza, mitigata dalla consapevolezza che, come indicato dai vertici dello sport italiano, le regole del processo sportivo arriveranno a fare chiarezza nel corso di questa partita che si svolge innanzi a vari gradi di giudizio». I temi legali lasciano poi spazio al cuore e all'orgoglio gobbo. «Ribadisco il pieno sostegno a Conte, Alessio, Stellini, Bonucci e Pepe: la Juventus è una società quotata in Borsa, ma per tutti è una squadra e per tutti noi che dedichiamo lavoro e passione ai colori bianconeri lo è ancor di più. Nelle squadre ci si aiuta, si combatte, si perde e si vince. Ma non si resta mai soli. E non succederà neppure questa volta». Parole ribadite anche da Londra, dove si trova per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi, dall'azionista di riferimento John Elkann. «Sono fiducioso e credo nella giustizia. Andrea ha fatto dichiarazioni molto chiare: noi sosteniamo l'allenatore e i nostri giocatori». PATTEGGIAMENTO Scomparso lo spettro dell'illecito, Conte deve rispondere alla Commissione Disciplinare del rinvio a giudizio di omessa denuncia in merito alle partite Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena nel campionato di B, stagione 2010-11, quando il tecnico bianconero sedeva sulla panchina dei toscani. Rischierebbe, se l'accusa venisse confermata in aula, un anno di squalifica, ma se patteggia - e lo deve fare prima del processo, fissato per il 1° agosto - gli verrebbero scontati i due terzi della pena, il che significa che dovrebbe rinunciare alla panchina soltanto per quattro mesi e la squadra in partita sarebbe affidata al tecnico della Primavera Marco Baroni . «All'inizio della vicenda venivano disegnati scenari molto gravi e invece ora il quadro è completamente ridimensionato e si avvicina a rendere giustizia a una persona di moralità specchiata - ha spiegato Antonio De Rensis , uno dei componenti del pool di avvocati del tecnico -. Patteggiare? Un avvocato previdente non esclude niente a priori: l'ipotesi non viene comunque fatta dalla difesa, ora valuteremo come muoverci». Se ieri pomeriggio lavvocato non è stato esplicito sul patteggiamento perché in attesa di conoscere con esattezza le carte con cui la procura ha rinviato a giudizio l'allenatore, in serata nellambiente juventino si è fatta strada la notizia che Conte ricorrerà al patteggiamento per circoscrivere la condanna. COMBATTIVO La scure della procura non ha provocato delusione ma piuttosto contrarietà in Conte. Che non è certo uno che si arrende e anche ieri, tra ritiro e allenamento, ha manifestato più combattività che scoramento. Insomma, nessuna lacrima è circolata nello spogliatoio bianconero, piuttosto qualche faccia scura - soprattutto quella di Bonucci, non a caso l'unico rinviato a giudizio per illecito - si è aggirata a Vinovo. E i compagni hanno accolto la notizia dei deferimenti con una solidarietà rispettosa e silenziosa. «Conte non è certamente uno che deve essere consolato - conferma in serata da Milano Beppe Marotta -. Lui riesce a trarre forza anche dagli eventi negativi. E non esistono piani B: la gestione tecnica sarà affidata a Conte, straordinario condottiero del nostro scudetto. Sarà lui il responsabile, troveremo insieme la soluzione giusta». REGOLE DA RIVEDERE L'ad della Juventus amplia però il discorso e chiede un intervento sulle regole affinché la giustizia sportiva si equipari a quella ordinaria. «Dopo questo processo va riformato il tutto perché non è possibile che il presunto colpevole può scagionarsi senza prove, non è giusto che un dirigente come è l'allenatore venga colpevolizzato senza accuse precise con fatti non concreti. Le società sono aziende, non si può restare ancorati con regole di questo tipo». Fonte: Tuttosport (articolo a firma di Marina Salvetti) ------------------------------------------------------------------------------ E in panchina va Baroni promosso dalla Primavera Potrebbe debuttare già in Supercoppa TORINO, 27 luglio 2012 - La controfigura di Antonio Conte per questo strano inizio di stagione avrà fisico da difensore, pizzetto brizzolato e accento toscano. Marco Baroni , dall'estate 2011 tecnico della Primavera juventina, è pronto ad accomodarsi sulla panchina principale. Siederà fisicamente nel posto dell'ex capitano la domenica e comparirà ufficialmente nelle distinte. Ma moralmente e durante la settimana a Vinovo non cambierà nulla: la guida è - e resterà - lo Special One del Salento. VERSO PECHINO Dei deferimenti - e delle conseguenze dirette (quindi delle probabili squalifiche) - Baroni ha saputo da Dortmund, dove è impegnato con i suoi ragazzi in un torneo internazionale. La prossima tappa - la prima da alter Conte - arriverà presto. Il calendario processuale potrebbe regalargli addirittura la supercoppa italiana di Pechino. E' una piccola possibilità, ovviamente in casa Juve vorrebbero evitare. Sarebbe un battesimo di fuoco. Nel caso l'incrocio sarebbe curioso: contro il Napoli, la squadra con cui da giocatore ha vinto lo scudetto. Già, c'era anche lui nella difesa dello squadrone di Diego Armando Maradona del 1989-90. DIVERSI E UGUALI Fiorentino dalla battuta facile, avrà il difficile compito di sostituire Conte nei novanta minuti di partita. La panchina la vivono in modo diverso. Antonio è sempre in piedi, spesso tarantolato. Marco si alza e si siede, ma nei modi è molto più mite. Simile invece è ldea di calcio. Sono allenatori esigenti, danno tanto e pretendono altrettanto. Fare da tramite per Baroni sarà semplice, quasi naturale. I principi di gioco della sua Primavera sono gli stessi della squadra campione d'Italia: possesso palla, aggressività, azione che deve sempre partire dal portiere e svilupparsi con il pallone rasoterra. Dovrà abituarsi al ruolo, non alla lingua calcistica da trasmettere. IN SERIE A COL SIENA Sulla panchina-palco dello Stadium Baroni si è seduto la scorsa stagione. Serata sfortunata per la sua Juventus, sconfitta nella finale d'andata di coppa Italia dalla Primavera della Roma. Serata maledetta soprattutto per la casa juventina, che in quella occasione ha scoperto per la prima volta l'amarezza della sconfitta. Da allenatore ha già assaporato pure la serie A. Esperienza veloce, tre partite in tutto. Era la stagione 2009-10. ll Siena - anche li allenava la Primavera - gli affida la panchina a tempo dopo l'esonero di Marco Giampaolo . Conquista un punto e passa il testimone ad Alberto Malesani . La stagione seguente lascia la Toscana per un'avventura tra i professionisti: destinazione Cremonese (Prima Divisione). AVVENTURA JUVE Corteggiato dal dg del vivaio juventino Giovanni Rossi , che a lui aveva pensato già lanno precedente, Baroni arriva a Torino la scorsa estate. Al buon palmares giovanile (la Primavera del Siena laveva portata in finale) aggiunge una Viareggio Cup, torneo nel quale brilla il talento promettente Leonardo Spinazzola . Adesso Baroni dovrà entrare in fretta nel ruolo di controfigura. L'attore principale è esigente, ma proprio la sua vicinanza (durante la settimana) è la migliore delle garanzie possibili. Fonte: Tuttosport (articolo a firma di Filippo Cornacchia) ------------------------------------------------------------------------------ Palazzi: "Illecito per Conte? Non c'è certezza dell'atto" "Elementi per omessa denuncia". Smontata la tesi difensiva: non c'era acredine da parte di Carobbio ROMA, 27 luglio 2012 - Prelibato o amaro, il piatto è servito. Dovranno digerirlo gli altri 67 colpevoli sulla base delle accuse di Carobbio. Il pentito supercredibile non ha distrutto Conte «perché c'è un dubbio pro reo». Lo spiega Palazzi nei deferimenti: «Rimane da valutare, in termini di apporto causale e di qualificazione giuridica, la condotta del tecnico Antonio Conte. Per come descritta dal Carobbio, non c'è certezza che si tratti di una condotta integrante un atto idoneo e diretto a realizzare l'alterazione del regolare svolgimento o del risultato di una gara, ex art. 7, commi 1, 2 e 5, CGS (illecito sportivo, ndr), non c'è certezza dell'apporto, da parte del tecnico, di un contributo efficiente rispetto all'accordo già raggiunto di cui il Conte medesimo ha dato atto nel corso della riunione tecnica. Pertanto, in mancanza di ulteriori elementi fattuali sicuramente dimostrativi, si deve ritenere integrante la mera violazione dell'obbligo di denunciare senza indugio alla Procura Federale fatti integranti illecito sportivo». Ecco perché Antoniocapitano s'è beccato solo una doppia omessa denuncia e non qualcosa di più grave. La Procura Federale ha invece smontato la tesi difensiva dell'acredine di Carobbio verso il tecnico per il mancato permesso per la gravidanza della moglie: «Le motivazioni di Conte appaiono inconferenti e prive di pregio, la versione fornita dal calciatore, orgoglioso del diniego, appare più verosimile ed esclude motivi di astio». Fonte: Il Corriere dello Sport (articolo a firma di Alberto Abbate)
  6. Palazzo di Vetro - Ruggiero Palombo - Gasport -27-07-2012 Cade l’accusa di illecito sportivo per l’allenatore. Bonucci nei guai A giudizio pure Pepe, più Alessio e Stellini dello staff bianconero. Il difensore è un caso spinoso Francesco Ceniti - Gasport -27-07-2012 Due omesse denunce per l’allenatore Antonio Conte, un’altra per l’esterno Simone Pepe, un deferimento per illecito a carico del difensore Leonardo Bonucci. E se non bastasse ci sono da aggiungere gli addebiti per Angelo Alessio (vice di Conte) e quelli pesantissimi per Cristian Stellini (collaboratore dello staff tecnico). Insomma, ieri il buongiorno della Juventus non è stato dei più felici: prima delle 9 le richieste del procuratore Stefano Palazzi erano già sul tavolo della società bianconera e agli occhi di una persona all’oscuro di tutta la vicenda un quadro simile poteva far pensare solo a due sentimenti: rabbia e delusione. Eppure non è così. Perché il temporale atteso dal club di Corso Galileo nelle previsioni poteva essere ancora peggiore. Vicino alla bufera. Sollievo Conte A far cambiare barometro e umori (nonostante «l’amarezza» espressa dal presidente Andrea Agnelli) è stata la posizione di Antonio Conte: non c’è la tanto temuta accusa d’illecito. Il tecnico non rischia più lo stop lungo che poteva mettere in crisi la Juve. Palazzi ha scelto di fare un passo indietro, credendo al pentito Carobbio (il grande accusatore del suo ex allenatore ai tempi del Siena), ma fermandosi alla contestazione minima (l’omessa denuncia) in presenza di dubbi. Dubbi che il procuratore non ha avuto su Bonucci, Pepe e Stellini. I primi «incastrati» dalle dichiarazioni di Andrea Masiello (altro pentito), il terzo finito stritolato dalle sue omissioni, con lo stesso Conte che chiarisce agli 007 federali «di aver saputo da Stellini, a indagine in corso, dei contatti avuti con Carobbio dopo Siena-AlbinoLeffe » e finisce dentro la rete. Tutte posizioni che Palazzi ritiene «blindate» da altri riscontri, comprese le ammissioni dei giocatori lombardi nominati da Carobbio (Garlini, Sala, Passoni e Poloni) e a cui è stato contestato l’illecito, come ai senesi Coppola, Terzi e Vitiello (oltre naturalmente a Stellini). L’illecito temuto per Conte poteva materializzarsi per Novara-Siena. Il racconto di Carobbio faceva riferimento all’accordo per un pareggio «annunciato» dall’allenatore durante la riunione tecnica. Palazzi nell’ordinanza ribadisce che la versione è credibile, ma poi si pone un dubbio pro reo e non carica la mano sul deferimento. Come mai? Difficile capirlo dalle motivazioni e appare come una incongruenza. Ma se il procuratore ha deciso di non procedere pur in presenza di un racconto che giudica verosimile, avrà fatto delle valutazioni più ampie. Forse avrà inciso la mancanza di un «movente», in altre parole a che scopo Conte doveva farsi promotore di un illecito non avendo contatti con gli Zingari o interesse nelle scommesse? O forse i ripetuti contatti di Carobbio con Ilievski su una scheda intestata a un egiziano nella settimana della gara (anche a poche ore dalla gara) ha insinuato quel dubbio che ha spinto Palazzi a ritenere l’illecito opera di alcuni giocatori (Carobbio, Larrondo e Vitiello del Siena più Bertani, Drascek e Gheller del Novara), risparmiando l’attuale tecnico della Juve. Per lo stesso motivo non sono arrivati i deferimenti per omessa denuncia agli altri giocatori del Siena. E comunque leggendo l’ordinanza si intuisce come fino all’ultimo il procuratore su Novara-Siena abbia sfogliato la margherita per Conte: illecito o omessa? Decisivo è stato quel «dubbio» che forse ha fatto ritenere all’accusa di non riuscire a tenere le proprie posizioni nel dibattimento, preferendo quindi adagiarsi su una base ritenuta più solida. La spina BonucciMala Juve dovrà fronteggiare anche i casi Bonucci e Pepe. Non sarà facile. L’ordinanza segue la versione di Andrea Masiello che accusa il difensore, Salvatore Masiello e Belmonte (ma Palazzi aggiunge anche Parisi) e mette in evidenza i riscontri acquisiti: la proposta di alterare Udinese-Bari dopo le «pressioni » del ristoratore barese De Tullio proprietario di un’agenzia di scommesse, il coinvolgimento e l’adesione dei compagni e nel caso di Bonucci l’ok sarebbe arrivato nell’autobus che portava la squadra all’aeroporto. E ancora: la telefonata di Salvatore Masiello a Pepe per cercare una sponda nell’Udinese, la metafora della Ferrari e il «no» ricevuto. Il giocatore della Juve e della Nazionale ha negato ogni addebito. Stessa cosa hanno fatto Pepe e gli altri calciatori. Ma Palazzi fa notare come De Tullio e Iacovelli (il tuttofare arrestato a Cremona) danno conferma ai magistrati di Bari sulle scommesse per quella gara; Pepe conferma una predilezione per la Ferrari e i rapporti di amicizia con Salvatore Masiello e aggiunge di «chiamate frequenti » tra loro (ma non per Udinese-Bari); Bonucci ammette la sua presenza sul bus, ma non di aver parlato con Masiello. Mala dovizia di particolari del racconto di Andrea Masiello, i riscontri ottenuti e l’assenza di acredine sono per Palazzi motivi più che sufficienti per contestare a Bonucci l’illecito e a Pepe l’omessa. Senza dubbi, come nel caso di Conte, e quindi con la convinzione di «reggere» l’accusa anche nel processo. - Il patteggiamento ordine del giorno delle «diplomazie» Maurizio Galdi - Gasport -27-07-2012 Il patteggiamento sarà al centro del lavoro degli avvocati difensori e della Procura federale l'1 e il 3 agosto, all'apertura dei due diversi procedimenti scaturiti dai deferimenti che ieri hanno raggiunto 45 tesserati e 13 società per 73 posizioni esaminate dalla Procura. Si comincerà l'1 agosto con il deferimento relativo alla documentazione di Cremona (riguarda Siena, Grosseto, AlbinoLeffe, Ancona, Novara, Torino, Varese e 26 tesserati), si proseguirà il giorno dopo. Il 3 agosto partirà il procedimento sulle carte di Bari (riguarda Bari, Bologna, Lecce, Portogruaro, Sampdoria, Siena e Udinese e 22 tesserati). Le sentenze dovrebbero arrivare tra il 9 e il 10. Cinque giorni dopo potranno cominciare gli appelli alla Corte di giustizia sportiva a sezioni unite: è probabile che si parta il 16. Patteggiamento Si tratta di applicare l'articolo 23 del Codice di giustizia sportiva. In caso di collaborazione si applica integrato all'articolo 24. Ma analizziamo il patteggiamento semplice. Si tratta in pratica di un accordo tra accusa e difesa che la Disciplinare «ratifica» sempre che ritenga corretta «la qualificazione dei fatti come formulata dalle parti e congrua la sanzione indicata». Il patteggiamento, nonostante sia stato sollevato il problema da parte dei terzi interessati nell'ultimo procedimento sportivo, «chiude il procedimento nei confronti del richiedente». Come si calcola la sanzione Il patteggiamento, per giurisprudenza consolidata, porta a uno sconto di un terzo della sanzione. Facciamo un esempio: se la Procura federale chiede per un tesserato tre anni di squalifica, i difensori patteggiando possono ottenere che la squalifica si riduca a due anni. Anche le società, in caso di patteggiamento dei propri tesserati, possono chiedere di patteggiare eventuali penalizzazioni. A cosa si applica Il patteggiamento è un accordo tra le parti e viene concordato in base alla richiesta della Procura federale. In genere l'avvocato del tesserato che propone il patteggiamento chiede alla Procura quale sarà la richiesta per il proprio assistito e in base a questa viene definita la nuova sanzione. Nella trattativa, comunque, non è mai capitato che la Procura scenda sotto il minimo stabilito dal Codice, esclusi i casi di collaborazione. La Juve decide cosa fare. Patteggiamento possibile Francesco Ceniti - Gasport - 27-97-2012 Oggi gli avvocati riuniti: Conte potrebbe uscirne con 3-4 mesi, inutile correre rischi. Bonucci e Pepe: destini uniti. L’amarezza di Agnelli ROMA, 27 luglio 2012 - E’ il giorno delle decisioni. La linea difensiva della Juve si saprà nel pomeriggio, quando si ritroveranno i tre avvocati che stanno seguendo Antonio Conte, Leonardo Bonucci, Simone Pepe, Angelo Alessio e Cristian Stellini. Saranno prese in esame le varie posizioni e studiata nel dettagli l’ordinanza del procuratore Palazzi. Poi i legali Antonio De Rensis, Luigi Chiappero e Michele Briamonte valuteranno il da farsi, non prima di essersi consultati con il presidente Agnelli e i tesserati coinvolti. Sul tavolo ci sono tutte le ipotesi, compreso il patteggiamento. E non sarebbe una sorpresa se fosse proprio questa alla fine la strada prescelta. Specie per Antonio Conte. Cerchiamo di capire meglio. Rischi inutili Il tecnico deve fronteggiare due omesse denunce. Tradotto: il procuratore potrebbe chiedere 12 mesi per ogni episodio (è il massimo sempre utilizzato da Palazzi finora, il minimo è 6 mesi) più altri 3 per l’aggravante (l’allenatore è una figura dirigenziale e inoltre ci potrebbe essere una continuazione del reato). Totale rischio condanna: 27 mesi. Tantissimi. Certo, Conte si sente vittima di un’ingiustizia e di accuse infamanti. L’illecito scampato potrebbe convincerlo ad affrontare il processo per dimostrare la sua pulizia morale. Anche perché gli avvocati hanno individuato alcune incongruenze sulla omessa denuncia di Novara-Siena (a nessun giocatore presente nella riunione tecnica dove Conte avrebbe annunciato il pari è stata contestata la stessa accusa) e potrebbero vincere in giudizio. Sul tavolo resterebbe solo AlbinoLeffe-Siena. E qui una riflessione attenta delle carte dovrebbe consigliare prudenza. Le ammissioni incassate da Palazzi, a iniziare dai giocatori dei lombardi che hanno confermato l’accordo per la loro vittoria, e il comportamento di Stellini lasciano pochi margini a un ribaltone. Il rischio concreto della scelta di andare a dibattimento è di uscirne nel migliore dei casi con 12 mesi di stop. Troppi. Ecco che il patteggiamento fa capolino. Anche perché va ricordato come il processo sportivo sia accusatorio e quindi il compromesso scelto per evitare brutte sorprese. Messa così, anche Conte potrebbe fare buon viso a cattivo gioco e ritrovarsi senza panchina della Juve per «solo» 3 o 4 mesi. Insomma, il male minore. Bonucci e Pepe Più difficile la scelta per Bonucci e Pepe. Le due posizioni sono strettamente correlate. Il secondo avrebbe diversi motivi per patteggiare: se la caverebbe con tre mesi e visto il suo attuale infortunio sarebbe quasi uno stop indolore. Ma se lo facesse obbligherebbe Bonucci alla stessa scelta perché non avrebbe senso andare a processo quando il compagno va dalla strada opposta. Senza contare che altri giocatori legati alla presunta combine potrebbero negoziare la loro posizione. Palazzi sembra sicuro su Udinese-Bari: in effetti posizioni simili hanno portato a condanne nei precedenti processi. Per l’illecito si parte dai tre anni di squalifica, patteggiando si può scendere a due e forse con una collaborazione piena anche a meno. Bonucci ha 25 anni: dovrà fare le valutazioni con la Juve. E’ disposto il club a rispettare il contratto anche con 3 anni di fermo? Oppure preferisce non rischiare, ritrovando Pepe dopo 3 mesi e il difensore tra 2 stagioni. Vedremo. Di sicuro sembra scontato il patteggiamento di Stellini (rischio preclusione), mentre Alessio seguirà la via di Conte. Agnelli e gli altri Intanto ieri si sono fatte sentire le voci della società. Il presidente Agnelli ha ricordato: «Gli eventi lasciano in tutti noi una profonda amarezza, mitigata dalla consapevolezza che, come indicato dai vertici dello sport italiano, le regole del processo sportivo arriveranno a fare chiarezza nel corso di questa partita che si svolge innanzi a vari gradi di giudizio. A nome della società ribadisco il pieno sostegno a Conte, Alessio, Stellini, Bonucci e Pepe. La Juventus è una squadra e nelle squadre ci si aiuta, si combatte, si perde e si vince. Ma non si resta mai soli. E non succederà neppure questa volta». Gli ha fatto eco il cugino John Elkann: «Abbiamo sempre avuto una posizione molto forte. Sosteniamo i nostri giocatori e il tecnico. Preoccupato? Sono fiducioso e credo nella giustizia». Il direttore generale Beppe Marotta ha sottolineato: «Troveremo una soluzione per Conte: è certo che resterà con noi indipendentemente dall’esito del processo sportivo». L’avvocato De Rensis ieri sull’idea patteggiamento ha ribadito la posizione espressa in una recente intervista con la giornalaccio rosa: «Come ipotesi di scuola, un avvocato non deve escludere niente, ma un conto è patteggiare avanti a un processo garantista, un altro è patteggiare avanti a un processo accusatorio». Oggi ne sapremo di più. ************* Gasport 27-07-2012 Conte: «Carobbio mi considerava uomo di m.....» Francesco Ceniti - Gasport -27-07-2012 Il tecnico: «Me lo ha riferito Stellini». Il centrocampista: «Niente vendette, mi aveva fatto sentire utile» ROMA, 27 luglio 2012 - Nell’ordinanza di deferimento sono contenuti stralci delle audizioni effettuate in Procura federale. Pubblichiamo quelli più significativi riguardanti Carobbio e Conte. Filippo Carobbio, il 10 luglio: «Preciso che l’allenatore ci aveva informato che la gara sarebbe finita in pareggio e ricordo bene che all’ultimo, prima della gara, decise di escludere Sestu che, in quel periodo, era sempre titolare; ricordo bene la circostanza in quanto non era mai accaduto che, dopo la riunione tecnica e immediatamente prima della gara, l’allenatore cambiasse la formazione, soprattutto escludendo i titolari; ricordo molto bene quella riunione tecnica, in quanto l’allenatore, dopo averci detto che era stato raggiunto un accordo per il pareggio, ci parlò poco della gara e degli aspetti tecnici, ma ci fece un discorso molto emozionante sulla sua carriera, in relazione all’obiettivo che la nostra squadra stava per raggiungere (...) Ribadisco che, non solo non ho mai avuto motivi di astio nei confronti del mister Conte, ma anzi ho sempre nutrito grande stima nei suoi confronti (...) Prendo atto delle dichiarazioni della moglie di Calaiò relative alla mancata concessione del permesso in occasione della nascita di mia figlia Adelaide avvenuta il 21.9.10; quel giorno, avendo appreso da mia moglie che stava andando in ospedale, chiesi il permesso all’allenatore di poterla raggiungere a Bergamo con l’impegno di rientrare il giorno successivo, per recuperare, nel pomeriggio, l’allenamento svolto dai miei compagni la mattina; il mister rifiutò tale proposta, dicendomi che la mattina successiva non poteva fare a meno della mia presenza in allenamento, in vista della partita che si sarebbe giocata a Piacenza nell’anticipo del venerdì; mi promise peraltro che mi avrebbe concesso un giorno aggiuntivo di riposo dopo la gara; tale circostanza, seppur disagevole per mia moglie, mi inorgoglì molto sia per l’attestazione di stima e fiducia mostratemi, sia in quanto mi fece capire che riteneva essenziale il mio ruolo e le mie prestazioni». Antonio Conte, il 13 luglio: «Escludo di aver mai detto ai calciatori che il pareggio sarebbe potuto essere un buon risultato anche perché, in tal caso, avrei vanificato tutta la mia opera motivazionale (...) Non concessi il permesso (a Carobbio) in quanto era fondamentale prepararsi bene, dovendo affrontare una partita importante; Carobbio non ebbe nulla a replicare (...) Anzi, in effetti lo stesso Carobbio aveva chiesto prima a Stellini se fosse il caso di chiedermi un permesso e Stellini gli suggerì di andare a Bergamo e di chiamare direttamente da fuori dicendo che la moglie era stata ricoverata d’urgenza in modo di potersi trattenere; Carobbio, però, evidentemente preferì correttamente venire da me a chiedermi il permesso, anche perché, altrimenti, mi sarei comunque molto alterato; solo recentemente ho appreso del pessimo consiglio fornito al Carobbio dalla Stellini, con il quale mi sono infuriato; lo stesso, peraltro, in medesima circostanza, ebbe a riferirmi di aver raccolto le lagnanze di Carobbio in merito alla mia carenza di umanità, appellandomi come "uomo di M***A". In occasione di Juve-Siena, successivamente alle notizie relative all’indagine di Cremona, la mia compagna mi ha riferito di un colloquio avuto in tribuna con la moglie di Vergassola, durante il quale la medesima le riferiva testualmente "hai visto quello che ve la sta facendo pagare"; a quel punto la mia compagna ritenne di raccontarmi quanto accaduto in occasione della festa della figlia di Brienza; ove la moglie di Carobbio, alla presenza del medesimo, si era lamentata con lei con tono acceso, additandola con l’indice, in quanto, a causa del diniego del permesso al marito, in occasione della nascita della figlia aveva dovuto sostenere una spesa di 1.500 euro».
  7. Calciomercato, quante truffe Procuratori che ingaggiano giocatori 'a strascico' e poi spariscono. Altri che tengono i loro assistiti in ostaggio per fare la cresta. Per non parlare delle false fatture. Un giovane agente del pallone racconta cosa c'è dietro il mondo dorato dei vari Raiola Federico Formica - espresso.repubblica.it - 24-07-2012 L'uomo dell'estate si chiama Carmine Raiola, al secolo Mino: nato a Nocera Inferiore 45 anni fa, è il procuratore di Zlatan Ibrahomic (trasferimento-monstre da Milano a Parigi) e di Mario Balotelli. Grazie agli enormi guadagni che fa percepire ai suoi celebri clienti, Raiola è uno degli uomini più ricchi che orbitano intorno al mondo del calcio. Simone Bortolan Gianese invece ha 27 anni, fa la spola tra la sua Milano, la Scandinavia e i Balcani. Si sta facendo le ossa nei in campionati minori, come si dice nel gergo calcistico, e guadagna poche decine di migliaia di euro all'anno. Tra Bortolan e Raiola c'è un abisso, eppure anche lui appartiene alla categoria più detestata dai tifosi italiani, la più temuta da presidenti e direttori sportivi: quella dei procuratori. Fino alla deflagrazione del calcioscommesse, i cattivi della storia erano proprio loro, gli agenti. Uomini in giacca e cravatta e sempre con il cellulare in mano. Dipinti come professionisti senza scrupoli, pronti a tutto per spuntare l'ingaggio più alto possibile per il proprio assistito. Perché ogni agente percepisce una cifra che spesso arriva fino al 10 per cento dello stipendio lordo del calciatore seguito. Gli agenti italiani iscritti all'albo della Fifa sono oltre 900, ma quelli che contano davvero sono solo una decina. Una piccola casta che si spartisce una torta da 58 milioni di euro. L'uomo del momento è appunto Raiola, ma sono molto potenti anche Beppe Bozzo (quello di Antonio Cassano), Andrea D'Amico (agente tra gli altri di Gattuso e Caracciolo), Federico Pastorello (che ha De Sanctis e Giuseppe Rossi), Claudio Pasqualin (procuratore di Giovinco). Secondo i dati del Centro nazionale di studi sullo sport di Neuchatel, i nostri agenti sono secondi per fatturato solo agli inglesi che nella stagione 2010-2011 hanno messo insieme complessivamente 86 milioni di euro. Quello delle procure è però un mondo in cui emergere è impresa quasi disperata, se è vero che solo 83 agenti (su 5800) seguono la metà dei calciatori che giocano in Europa. «In Italia, se vuoi fare questo lavoro devi cominciare a collaborare con procuratori più conosciuti, ma io non avevo alcuna voglia di fare il galoppino di certi personaggi. Così sono andato a lavorare in Danimarca, poi in Svezia. Dopo sono venute anche Romania e Ungheria e da pochi mesi anche la Croazia», dice Simone, che ora segue alcune giovani promesse di questi paesi. Li scopre sui campi di provincia, li segue cercando di farli salire di categoria, fino all'equivalente della nostra serie A: «Un mestiere bellissimo», dice. Ma anche pieno di trucchi e di scorrettezze, aggiunge. Una delle più comuni è la procura 'a strascico'. L'agente sceglie dieci, quindici giovani calciatori e convince le famiglie - staccando assegni da 10 o 15 mila euro - ad affidargli la procura. Per uno che ha successo e diventa un buon calciatore, ce ne sono altri nove che non sfondano. E che vengono abbandonati strada facendo, semplicemente perché non convengono più. Una pratica che ha successo soprattutto nei paesi meno ricchi, dove molte famiglie non possono dire di no a una busta piena di contanti. «Se il calciatore non si rivela un talento, può succedere che il procuratore non risponda più al telefono, o che pianti in asso il giocatore in aeroporto una volta ricevuti i soldi dalla società. A un mio assistito è successo qualche anno fa: arrivato a destinazione non ha trovato il suo agente ad aspettarlo. Lui è ungherese e non conosceva una parola di italiano. Quando lo portai in prova in un club italiano, si stupiva che rimanessi lì con lui tutti i giorni». Il paradosso è che spesso si tratta di accordi puramente verbali. Perché prima dei 18 anni la procura può durare al massimo120 giorni: se entro questo periodo l'agente non ha trovato una squadra al suo assistito, il rapporto si interrompe», spiega Simone. Poi ci sono i calciatori 'ostaggio' del loro agente: «Alcuni procuratori chiedono alla società una cifra extra per chiudere l'accordo. Soldi che finiscono dritti nelle loro tasche. Succede a tutti i livelli. Se la società rifiuta di pagare questa cifra, l'affare non si chiude. E il calciatore perde un'occasione per la sua carriera». Quello delle 'commissioni' è un fenomeno molto comune soprattutto nel mercato dei parametri zero, cioè i giocatori che si trasferiscono a contratto scaduto. Chi compra non sborsa un euro per il cartellino, ed è su questo che fa leva l'agente.
  8. Calcioscommesse Nuova accelerazione: domani i deferimenti Processo al via il 2 agosto, sentenze dopo circa 7 giorni. E intanto Joelson inguaia il Grosseto Maurizio Galdi - Gasport - 25-07-2012 Contrordine, la Procura federale ha davvero fatto gli straordinari e alla fine riuscirà a rispettare gli impegni: stasera ci saranno i deferimenti, verranno consegnati alla Disciplinare e ai corrieri che entro domattina avranno consegnato a tutti gli avvocati. Sempre giovedì la Disciplinare fisserà l’inizio dell’udienza, cinque giorni «liberi» (esclusa la domenica quindi) per il deposito delle memorie. Il 2 agosto alla 9 tutti all’ex ostello della gioventù per l’inizio del procedimento sportivo. È probabile che si vada avanti fino a sabato e che già a metà della settimana seguente possano esserci le decisioni. Subito dopo Ferragosto la Corte di giustizia sportiva a sezioni unite per gli appelli. Nessun problema per calendari e gironi perché nella giustizia sportiva il giudizio di primo grado è esecutivo. Supercoppa Con il ritorno alla vecchia calendarizzazione, Conte in caso di deferimento e di un successivo dibattimento saprà prima della Supercoppa se potrà sedersi sulla panchina della Juventus in caso di assoluzione oppure se la Disciplinare lo fermerà per un eventuale squalifica. Di sicuro, qualunque sarà la decisione, arriverà prima dell’11 agosto. I deferimenti Ieri è durata due ore e quaranta l’audizione di Inacio Joelson alla Procura federale. Sono stati gli stesi legali del calciatore a chiedere l’incontro alla Procura federale per gettare le basi al patteggiamento. Joelson che il 15 marzo aveva negato ogni addebito, ieri ha confermato quanto già detto al Gip di Cremona Guido Salvini nell’interrogatorio di garanzia dopo il suo arresto. Ha confermato la tentata combine in Ancona-Grosseto. «Mi disse (l’ex ds del Grosseto Andrea Iaconi, ndr) — aveva detto a Cremona — che per realizzare questo progetto voleva l’assenso del presidente Camilli». E nel prosieguo spiegava che la mattina dopo «l’assenso era arrivato». Insieme alle dichiarazioni dello stesso Iaconi e dell’altro ex Turati, la posizione del presidente del Grosseto Camilli e della società è abbastanza compromessa e potrebbe anche scattare il deferimento per responsabilità diretta che porterebbe alla retrocessione del Grosseto. I deferimenti dovrebbero riguardare i provvedimenti legati ai documenti arrivati da Cremona (ma non su Lazio e Genoa), Bari e anche Napoli. ********************************************************************** Conte sul campo, comunque vada Da Roma i primi sentori di "cattive sorprese" Alvaro Moretti - Tuttosport -25-07-2012 ROMA, 25 luglio 2012 - You'll never walk alone: la Juventus si prepara alla battaglia legale in difesa del suo allenatore e maieuta, Antonio Conte . Per nessuna ragione lascerà solo il guerriero di Lecce. Ieri sera i primi sentori in Corso Galileo Ferraris per un deferimento che potrebbe portare anche cattive sorprese processuali: se Palazzi opterà per una sorta di combinato disposti di omessa denuncia per Novara-Siena e illecito per AlbinoLeffe-Siena, col duello coi pentiti bergamaschi, oltre che con Carobbio , sarà più complicato anche scegliere l'exit strategy del patteggiamento senza squalifica significativa. In ogni caso, però, la Juve sa - perché glielo dicono i regolamenti italiani e europei, ma soprattutto la tutela del posto di lavoro - che nei mesi dell'eventuale stop disciplinare il tecnico leccese potrà continuare a svolgere il proprio lavoro in campo. Non su quello da gioco nei giorni di gara, quello no: l'inibizione temporanea secondo l'articolo 19 del codice di giustizia della Figc impedisce l'accesso agli spogliatoi, al tunnel e al recinto gara. Analogamente fa l'articolo 70 del codice disciplinare della Uefa, che specifica come in tribuna sì, si può. Il tutto per quanto riguarda le «manifestazioni o gare calcistiche anche amichevoli, nellambito della Figc, con eventuale richiesta di estensione anche in ambito Fifa e Uefa». Tra l'altro questo non impedirebbe - non lo vietano i regolamenti - la partecipazioni a conferenze stampa. In queste ore Palazzi sta per spedire il plico coi deferimenti dell'ennesimo maxiprocesso: ballano le date del 2 agosto e del 6. Nel secondo caso - tra l'altro - Antonio Conte vedrebbe impedito il suo completo diritto di difesa: domenica 5 agosto, infatti, direttamente da Salerno, dopo l'amichevole del 4 contro il Malaga, la sua Juve volerà a Pechino per la Supercoppa dell'11. Una Supercoppa nella quale si verseranno inevitabilmente i veleni di questo processo incentrato sulle accuse di Carobbio, ma nel quale - se si comincia il 6 agosto - proprio Conte non potrà far sentire la propria voce (vabbè che la Disciplinare sostiene che le prove si formano prima del dibattimento a cui assistono...) In ogni caso in un caso come quello di Conte si gioca tutto sulle versioni contrastanti e allora... Dicevamo che la Juve, seguendo lo struggente e bellissimo inno dei Reds di Liverpool, non lascerà solo Conte. E non solo per quanto riguarda la sua difesa processuale affidata, oltre che al proprio legale personale, agli avvocati Michele Briamonte e Luigi Chiappero . La società crede profondamente nella versione di Conte e contesta quella di Carobbio. Darà battaglia per quel condottiero che l'ha riportata alla vittoria con le sue partite vissute come battaglie. In caso di squalifica, Conte dovrà giocare la partita più dura: trasmettere la sua anima dagli spalti dello Stadium, dopo le dure lezioni di Vinovo o le vigilie sulla pelouse dell'Old Trafford o del Camp Nou. Le regole lo consentono, l'amore di tutti - dirigenti e tifosi - lo rende imprescindibile. Con tutte le conseguenze del caso, se del caso. ********************************************************************************* Conte, l'ora della verità. C'è ansia per le sorti del tecnico L'allenatore chiede l'assoluzione. Con una squalifica breve soluzione interna. O resta solo Prandelli Abbate-Barillà - Corsport - 27-07-2012 ROMA, 25 luglio 2012 - E' l'ora della verità, farà male? Sarà quella di Conte o quella di Palazzi? Coincideranno o vincerà l'allievo infedele Carobbio? E' tutto appeso a un filo, sottilissimo e delicato. Può spezzarsi o diventare più saldo che mai. Perché, comunque andrà a finire, questo fango segnerà per sempre Antoniocapitano. Sporcato, ma apparentemente mai provato, il tecnico urla da mesi la sua innocenza. Chissà - tifosi e Juve a parte - se sarà davvero stato ascoltato. Domani l'ardua sentenza: una giornata sarà una vita. Interminabile. FIDUCIA IN CONTE - Le notti insonni del procuratore Stefano Palazzi, ormai prossimo a svelare i deferimenti, allungano un filo d'ansia pure in corso Galileo Ferraris. La società ha ribadito in più circostanze piena fiducia in Antonio Conte, negando con fermezza l'esistenza di un progetto per assegnare la panchina in caso di squalifica: «Conosco i valori e la personalità del nostro tecnico - l'ultima dichiarazione del presidente Andrea Agnelli - : da quando si alza a quando va a dormire pensa solo alla vittoria, e poi continua a sognarla. Sono sereno. Non esiste alcun piano B» . E' inevitabile, però, che nell'imminenza delle richieste, il pensiero, anche per un solo momento, corra al peggio. VICE - Anche in queste ore i vertici bianconeri ribadiscono comunque di non aver considerato successioni - non sprovveduti, ma convinti dell'innocenza di Conte e della sua capacità di dimostrarla -, così, davanti a una brutta sorpresa, non avrebbero che la soluzione interna: la più semplice e anche la più simbolica, significherebbe aspettare Conte senza disarcionarlo. Due le opzioni: l'interregno di Angelo Alessio, il suo vice, oppure la promozione momentanea di Marco Baroni, tecnico della Primavera. I giovani, tra l'altro, non si troverebbero improvvisamente senza guida: da poche settimane infatti è stato nominato come "secondo" Fabrizio Del Rosso, già allenatore degli Allievi. Conte, nel frattempo, continuerebbe a coordinare il lavoro settimanale. Un piano percorribile solo se Palazzi dovesse chiedere per Conte un'omessa denuncia: patteggiandola, potrebbe ottenere uno sconto sino a 3-4 mesi. In fondo, sarebbe un atto per il bene della Juve. Che in questa triste vicenda ci si è ritrovata per caso. FEDELTA' - Ma se la squalifica fosse particolarmente lunga? Se il codice etico oscurasse l'escamotage? Nessuno vuole pronunciarla quella parola, eppure si trova nel dizionario di giustizia sportiva: illecito, è l'accusa con cui Carobbio vorrebbe affossare Conte, suo ex allenatore ai tempi del Siena. Storia di riunioni tecniche pro tarocco, smentite da tanti, gridate dal giocatore pentito, colui che regge - insieme a Gervasoni - l'intera inchiesta sul calcioscommesse. I legali di Conte vogliono attaccarne la credibilità: sarebbero persino pronti a ricusare Artico, presidente della Disciplinare (ha emesso le ultime sentenze sulla base dell'attendibilità di Carobbio), in caso di deferimento. Se ci riuscissero in parte, riuscirebbero a limitarne i danni. Perché un eventuale illecito significherebbe diversi anni di squalifica per l'allenatore. A Torino l'idea è bandita. E chissà come decideranno di muoversi se dovessero finire spalle al muro. Di certo, gli allenatori da Juve sono pochi: per questo, con Fabio Capello ormai Ct della Russia, nonostante la fedeltà giurata alla Figc, non si può fare a meno di pensare a Cesare Prandelli. ******************************************************************************** Calcioscommesse, arrivano i deferimenti. Ecco i club che rischiano di più Calcio &business di Marco Bellinazzo - sole24ore.com - 25 LUGLIO 2012 - 8:25 "Stiamo lavorando, stiamo lavorando", ha assicurato oggi il procuratore federale, Stefano Palazzi. Manca all'appello l'audizione di domani del ds del Cittadella Stefano Marchetti, ma gran parte del lavoro sul materiale giunto dalle Procure della Repubblica di Bari, Cremona e Napoli è già stato completato. I deferimenti sono vicini anche per rispettare le scadenze legate all'avvio regolare dei campionati da rispettare. L'ex ostello della gioventù del Foro Italico è già stato prenotato a partire da giovedì 2 agosto e, dopo l'antipasto del procedimento svoltosi a fine maggio, saranno diversi i club e tesserati illustri a finire alla sbarra. Tra le società quelle a rischiare di più sono il Lecce, il Grosseto e il Siena. Sui primi due club aleggia pericolosamente un deferimento per responsabilità diretta e, quindi, lo spettro della retrocessione in Lega Pro. Al doppio salto all'indietro di categoria dei salentini (l'anno scorso militavano in Serie A) peserebbe la presunta combine del derby con il Bari "comprato", secondo quanto dichiarato dall'ex capitano del Bari Andrea Masiello, dall'ex presidente del Lecce Pierandrea Semeraro. Tremano, però, anche i tifosi del Grosseto. Oggi L'ex attaccante Inacio Joelson ha forse dato il colpo definitivo alla società maremmana confermando il coinvolgimento del presidente Piero Camilli nella presunta combine di Ancona-Grosseto del 30 aprile 2010. È stato lo stesso giocatore brasiliano a chiedere agli inquirenti federali di essere ascoltato nuovamente (il 15 marzo negò ogni addebito) per poter usufruire poi dell'istituto del patteggiamento. Nelle due ore e quaranta minuti di confronto, Joelson ha di fatto confermato le dichiarazioni rese al gip di Cremona Guido Salvini che, lo scorso 4 giugno, gli sono già valse la revoca degli arresti domiciliari. Contro Camilli, però, ci sono anche le testimonianze dell'ex ds Andrea Iaconi e di altri tesserati tra cui Marco Turati, la cui posizione e quelle degli altri calciatori stralciate dal procedimento di maggio perchè sottoposti a custodia cautelare dalla Procura di Cremona (Paolo Acerbis, Alessandro Pellicori, Joelson e Cristian Bertani), saranno giudicate nel procedimento della prossima settimana. A rischiare però è anche l'altra squadra toscana del Siena: il pentito Carlo Gervasoni, de relato, accusa il presidente Massimo Mezzaroma della presunta combine di Modena-Siena; l'altro pentito ed ex senese Filippo Carobbio, invece, sempre de relato, per Siena-Varese. La Procura federale, finora, ha ritenuto i due credibili e su di loro ha basato l'impianto accusatorio dello scorso processo. Rischieranno la loro credibilità deferendo il patron senese per responsabilità diretta? Carobbio coinvolge anche l'allora tecnico del Siena Antonio Conte. L'allenatore della Juventus, è citato dal suo ex tesserato a riguardo delle presunte combine di Novara-Siena ("durante la riunione tecnica l'allenatore ci disse che c'era un accordo per il pari") e AlbinoLeffe-Siena ("fummo tutti d'accordo, giocatori e staff tecnico, a lasciare la gara agli avversari"). Conte rischia quanto meno un'omessa denuncia, ma c'è anche lo spauracchio dell'illecito sportivo che potrebbe fermare la giovane carriera dell'allenatore, privando i campioni d'Italia della loro guida tecnica. Ore di attesa anche in casa Bari (diversi i tesserati coinvolti), Bologna (gran parte della rosa rischia la squalifica per omessa denuncia per la tentata combine della partita con i pugliesi), Udinese (se sarà deferito l'ex Simone Pepe per l'omessa denuncia nella tentata combine di Udinese-Bari) e Napoli (l'ex Matteo Gianello ha ammesso di aver cercato di combinare la partita con la Sampdoria provando a coinvolgere capitan Paolo Cannavaro e Gianluca Grava). Sono, invece, probabilmente rimandati a settembre i casi di Lazio e Genoa, strettamente legati all'inchiesta sul derby con la Samp in corso nel capoluogo ligure.
  9. Il Real batte il Barcellona sui debiti ma entrambe sono in regola con il fairplay finanziario Marco Bellinazzo - ilsole24ore.com - 24-07-2012 Se la Catalogna è sull'orlo del baratro finanziario per il Barcellona non siamo certamente in vista di un default economico-sportivo. Evidentemente l'avvitarsi della crisi spagnola tra banche e autonomie locali a corto di liquidità non potrà non avere un impatto sulle regine del calcio europeo. Non vedremo più gli acquisti milionari dei Galacticos cui ci aveva abituati Florentino Perez. Quelli ormai possono permetterseli solo gli sceicchi e qualche oligarca sovietico. Ma Real Madrid e Barcellona sono state capaci negli ultimi anni di creare un giro d'affari e un cash flow da record per il calcio del Vecchio continente che le rende entrambe solide e in linea con il fair play finanziario, tanto per intenderci. Fatturati e debiti Blancos e Blaugrana, nel 2011, si sono confermate al primo e al secondo posto della graduatoria europea per fatturato, rispettivamente, con 479 e 450 milioni di euro. Generano entrate record che arrivano per 180 milioni dai diritti tv a testa (venduti individualmente), per 123 milioni e 110 dalla biglietteria e per 172 e 156 milioni dagli sponsor e dal settore commerciale. Fatturati che possono reggere dunque il peso dell'indebitamento dei due club, cui pure in passato è mancato il generoso supporto delle banche iberiche. Il Real, sempre nel 2011, aveva 241 milioni di debiti a lungo termine (di cui 118 con banche) e 343 milioni di debiti di breve termine (di cui solo 48 con banche). Il Barcellona avava 168 milioni di debiti a lungo termine di cui 107 con banche e 410 a breve termine di cui 50 verso istituti di credito. Nell'ottica del fair play finanziario sarà ammesso un livello di indebitamento netto (finanziario) non superiore al fatturato. In ogni caso, il Real ha chiuso il bilancio 2011 con un attivo di 32 milioni ( 24 milioni nel 2012). Il Barca con un rosso di 9 milioni (mentre nel 2010 il deficit era stato di 80 milioni). Gli ingaggi. Se è vero poi che Real e Barca pagano stipendi abbondanti alle loro star, Messi e Cristiano Ronaldo su tutti, parliamo di 216 e 241 milioni (sempre nel 2011), è altrettanto vero che il rapporto salari-fatturato si attesta, rispettivamente, sul 45 e sul 53% (ben al di sotto della quota del 70% tollerata dal fair play). Tanto per fare un raffronto con le big di casa nostra, le tre nobili del calcio italiano, viaggiano sullo stesso livello di mega retribuzioni, ma con fatturati nettamente inferiori alle spagnole: la Juventus ha raggiunto nel 2011 una percentuale del 74%, con ricavi, incluse le plusvalenze, di 170 milioni e salari di 126; il Milan si colloca al 72%, potendo contare su 266 milioni di ricavi spende in premi e ingaggi 193 milioni; mentre l'Inter ha un rapporto salari e premi (180 milioni) / fatturato (262) del 69%. Numeri che da soli spiegano la corsa ai tagli delle rose e del monte ingaggi dell'attuale calciomercato. Le prospettive della Liga. Detto questo, se la sopravvivenza ad alto livello in Europa di Real e Barca non sarà messa in discussione nel breve-medio termine, il fatto che queste due società assorbano gran parte degli incassi della Liga (circa 900 milioni su 1,7 miliardi di fatturato totale) ha impoverito la Liga dove sette club operano in amministrazione contrallata. Non proprio un bel viatico con la stretta creditizia alle porte e l'economia nazionale in piena recessione.
  10. Calcioscommesse, inizia la settimana dei deferimenti Ma la salita più dura è smentire Carobbio. La stagione di Conte al crocevia: la sfida al pentito si gioca oggi nel maxivertice in Procura federale. Deferimento per omessa denuncia l'ipotesi più probabile per il tecnico bianconero Simone Di Stefano - Tuttosport - 23-07-2012 ROMA, 23 luglio 2012 - Conto alla rovescia per Antonio Conte. Ormai ci siamo, questa è la settimana dei deferimenti, e dopo aver respinto le accuse di Filippo Carobbio, il tecnico bianconero attende di conoscere gli esiti, come uno scolaro che aspetta i quadri di fine anno. Palazzi ha passato il week end a pensarci su, la situazione è delicata, questa volta anche lui rischia: Carobbio e la sua credibilità. Metterla in pericolo significherebbe giocarsi una carta importante per il futuro dell'inchiesta. Peraltro, alcune ritrattazioni fornite nell'ultimo interrogatorio del pentito, hanno indotto i federali a valutare con maggiore attenzione l'ipotesi d'accusa per Conte. Per lui più probabile un deferimento per omessa denuncia, ma se Palazzi dovesse prendere per oro colato le parole di Carobbio, il nome del tecnico andrebbe associato a due gare: AlbinoLeffe-Siena e Novara-Siena. In entrambe Carobbio dice che «Conte era al corrente della combine». Con un'omessa denuncia spalmata, difficilmente Conte potrebbe prendere meno di sei mesi di squalifica. Il suo desiderio è quello di uscirne immacolato, ma a qul punto potrebbe cambiare la strategia processuale spingendo sulla limitazione del danno. E una chiave di tutto sarà pesare anche la credibilità di Nando Coppola, caduto in qualche contraddizione, ma forse più preciso e tetragono a luglio. Più complessa la posizione del suo vice, Cristian Stellini, indicato come il mandante della combine con l'AlbinoLeffe. Possibile che Conte ignorasse quanto facesse il suo braccio destro? Bisognerebbe essere nella testa di Palazzi per capire cosa pensa il pm. Una cosa è certa, con Conte deferito per omessa denuncia, lo stesso reato sportivo scatterebbe per tutti i componenti di quelle riunioni tecniche. Anche se i riscontri sui protagonisti hanno prodotto un mare di «non so nulla», in quel caso il Siena si ritroverebbe con la necessità di rimpiazzare una quindicina di giocatori circa. Una mazzata per il club di Massimo Mezzaroma, che dal canto suo trema per il rischio di responsabilità diretta. E se sembrano svaniti i riscontri (non i dubbi dei federali) sul tentativo di corrompere Coppola in Siena-Varese, resta in piedi quanto rivela Carobbio sulla gara con l'AlbinoLeffe: «È evidente che, poiché tutte le componenti tecniche partecipavano a tali discorsi, la società ne fosse al corrente». Parole, allontanate decisamente dal patron, che però deve guardarsi anche alle spalle per quanto dice l'altro pentito, Carlo Gervasoni, in merito al presunto tentativo di corrompere Perna e Tamburini in Modena-Siena. Un de relato solo apparentemente triplo («Gegic mi ha detto di aver appreso da un suo amico del Kazakistan...») che al di là della boutade sul kazako, potrebbe contenere per la procura lo stesso valore di tutti gli altri «Gegic mi ha detto» di Gervasoni, che hanno già portato a condanna diversi tesserati. ********************************************************* Scommessopoli, processo dal 2 agosto. Bonucci: si stralcia? Simone Di Stefano - Tuttosport -23-07-2012 Roma, 23 luglio 2012 -Circa cento interrogatori in 43 giorni, audizioni compresse per poter abbreviare i tempi e consentire quella «corsia preferenziale» alle responsabilità dirette che riguarderà il prossimo processo in vista dell'inizio dei campionati. Unica certezza: tutte le posizioni che Palazzi ritiene definite, le manderà da subito a giudizio. Da oggi a venerdì ogni giorno è buono per i deferimenti: oggi ci sarà una riunione del pool federale, domani sera dovrebbero partire le notifiche con pubblicazione mercoledì con possibile primo grado il 2 e 3 agosto. In ballo nomi importanti e club: Lecce (Semeraro ) e Grosseto (Camilli) rischiano la retrocessione, anche il Siena e Mezzaroma, che comunque sperano ancora nel pacchetto di oggettive. Stando così sarebbe un mini processo con una trentina di deferiti ai quali andrebbero aggiunte alcune posizioni ( Bertani, Acerbis, Turati, Joelson) stralciate al processo scorso. In questi 43 giorni però, Palazzi ha condotto un'indagine tripla, aggiungendo al materiale di Cremona anche quello di Bari e Napoli. Il filone partenopeo è stato tutto estinto e dalla procura non arriverà più materiale, possibile dunque che Gianello e il Napoli possano da subito essere giudicati. Il filone cremonese è invece incompleto, compreso il caso Genoa-Samp (dove - stando a quanto trapela - non sembra al momento sussistere ipotesi di responsabilità diretta dei due club liguri), e le presunte combine di Lazio-Genoa e Lecce-Lazio: in questi casi probabile che slitti tutto a settembre. Facile invece che il caso-Semeraro si trascini dietro (oltre al granata Vives) gran parte del filone barese, compreso Masiello e Leonardo Bonucci per la combine Udinese-Bari (che ne sarà di Pepe?). Per lo juventino potrebbe però esserci lo stralcio. Danza in un limbo anche il Bologna, che con il consiglio di Portanova a «stare attenti» ai suoi compagni, rischia un'omessa denuncia generale di quasi tutto lo spogliatoio che prese parte alla vigilia di Bologna-Bari.
  11. Deferimenti in arrivo: ansia Conte Tutti gli scenari possibili per il tecnico della Juve: dal proscioglimento al processo per illecito. Francesco Ceniti - Gasport - 23-07-2012 Ci siamo. Tra domani e mercoledì la Procura federale tirerà le somme dopo mesi di audizioni, rendendo noti i deferimenti relativi agli atti di Cremona e Bari. L’elenco è molto lungo, ma di sicuro il nome più importante è quello di Antonio Conte che aspetta di sapere se la sua difesa ha fatto presa sugli 007 di Palazzi. Non è un particolare da poco, considerando che l’11 agosto è in programma la Supercoppa a Pechino (si sfidano Juve e Napoli): quella data potrebbe diventare uno spartiacque per il futuro del tecnico bianconero. Cerchiamo di capire quali sono tutti gli scenari possibili. Proscioglimento È naturalmente l’ipotesi più favorevole a Conte: la Procura federale decide di non dare seguito alle accuse di Carobbio su Novara-Siena («durante la riunione tecnica l’allenatore ci disse che c’era un accordo per il pari») e AlbinoLeffe-Siena («fummo tutti d’accordo, giocatori e staff tecnico, a lasciare la gara agli avversari»). Sarebbe un successo totale degli avvocati: avrebbero convinto in toto Palazzi della innocenza del loro assistito e quindi della non credibilità, almeno in questo caso, del pentito Carobbio. Deferimento e omessa denuncia Uno scenario da possibile «pareggio». La Procura decide di non procedere su Novara-Siena, facendo proprie le osservazioni prodotte dalla difesa (la versione cambiata da Carobbio al terzo interrogatorio, le incongruenze nel racconto, il risentimento personale per la lite tra mogli, le 23 testimonianze contrarie al pentito sulla riunione tecnica), ma deferisce Conte per omessa denuncia. Lo potrebbe fare su AlbinoLeffe-Siena, per via delle ammissioni fatte dai giocatori dei lombardi che hanno confermato la versione di Carobbio, l’accordo sul risultato e il ruolo di Stellini (il tecnico bianconero ha spiegato nell’audizione come il contatto preso dal suo vice con Carobbio fosse avvenuto a sua insaputa e serviva comunque per evitare vendette dopo la rissa dell’andata) che aveva negato tutto nell’interrogatorio dello scorso marzo. Gli 007 federali, insomma, non considererebbero credibile che Conte non sapesse. Ma l’omessa denuncia potrebbe anche essere doppia: l’accusa in questo caso farebbe lo stesso ragionamento anche per Siena-Varese, dove Carobbio sostiene che qualcuno della società avrebbe chiesto a Coppola di perdere la gara (fatto parzialmente confermato dal portiere), aggiungendo che analoga cosa era avvenuta con Stellini. Se si verificasse questa ipotesi gli avvocati di Conte potrebbero patteggiare una squalifica (3/4 mesi), evitando il rischio di un processo che potrebbe costare a Conte fino a un anno di squalifica per episodio. Illecito più omessa denuncia È lo scenario da incubo per Conte. La Procura lo deferisce per illecito (minimo 3 anni di squalifica) su Novara-Siena più l’omessa denuncia (singola o doppia). Questa ipotesi potrebbe verificarsi anche se la Procura ritenesse «pertinenti» le osservazioni della difesa. Come mai? Il ragionamento giuridico è semplice: non spetta a noi (l’accusa) valutare se siano sufficienti a insinuare il dubbio e portare all’assoluzione. Questo è il compito dei giudici chiamati a valutare le prove ed emettere la sentenza nei due gradi. In sostanza la «battaglia» si sposterebbe nel dibattimento. È chiaro che lo scontro potrebbe diventare totale anche sul piano mediatico (la Juve finora ha tenuto un profilo basso, ma potrebbe esserci un cambio di strategia anche per la pressione dei tifosi). Eppure tecnicamente potrebbe accadere qualcosa di particolare: una richiesta di patteggiamento per la sola omessa denuncia. Il motivo? I legali dell’allenatore metterebbero sulla bilancia la possibilità di una «beffa». Questa: vittoria e assoluzione sull’accusa di illecito, ma sconfitta e condanna sull’imputazione più leggera. Patteggiando sarebbero 3/4 mesi, a processo se ne rischiano fino a 12. Insomma, la richiesta «particolare» potrebbe arrivare alla Procura (chiamata a valutarla). Di sicuro nell’attesa tutte le soluzioni restano possibili.
  12. Calcioscommesse, deferimenti in arrivo. Si decide su Conte. Lecce rischia grosso Forse lunedì le scelte di Palazzi su Udinese, Bologna, Siena e Grosseto. Semeraro jr sentito sulla gara col Bari. Gasport. it - Galdi -20-07-2012 La novità di giornata è che la prossima settimana ci saranno i deferimenti del secondo calcioscommesse (il terzo a fine agosto) di quest’anno e che già la segreteria della Disciplinare sta valutando le date. Se, come ormai sembra assodato, Palazzi terminerà il suo lavoro già lunedì, è probabile che il procedimento sportivo di primo grado cominci il 31 luglio, se slittasse il qualche giorno si andrà al 2 agosto. Definita la sede: l’ex ostello della gioventù. Tempi ridottissimi per le difese per approntare le memorie, ma questo era già scontato da tempo. I deferimenti Il primo filone dovrebbe riguardare soprattutto le carte arrivate a Palazzi da Bari e Cremona: per questo i deferimenti potrebbero riguardare Bari, Lecce, Bologna, Udinese, Grosseto, Siena (compreso l’ex tecnico Conte). Dovrebbero essere esaminate entro agosto, per un eventuale procedimento calendarizzato a settembre, le posizioni del Napoli, della Lazio e del Genoa. Dovrà essere la Disciplinare a decidere se affrontare la posizione di Bertani, stralciata perché agli arresti al momento del procedimento del 31 maggio, debba essere affrontata subito o alla prossima convocazione. Intanto però sia il Novara (dove militava Bertani al momento dei fatti), che la Samp (coinvolta perché suo tesserato) sono state già punite per responsabilità oggettiva. La prima tranche Ieri sono stati sentiti l’ex presidente del Lecce Pierandrea Semeraro, il consigliere del Siena Pierpaolo Sganga e il d.s. del Crotone Giuseppe Ursino a cui hanno chiesto anche di una possibile combine per la gara con il Grosseto. Tutti al termine si sono detti «tranquilli». In realtà la posizione del Lecce è molto delicata e la società rischia la responsabilità «diretta» (anche se Semeraro ha ribattuto alle accuse della Procura federale frutto delle ammissioni di Masiello). A rischio «diretta» anche il Grosseto per il coinvolgimento del presidente Camilli tirato in ballo dai calciatori Turati e Joelson e dall’ex d.s. Iaconi. Il Siena rischia di più la responsabilità oggettiva, ma per omessa denuncia potrebbero essere molti tra suoi tesserati o ex a rischiare squalifiche, molti rischiano però anche l’illecito sportivo. Sicura la responsabilità oggettiva per il Bari dove sono molti i calciatori ex che rischiano l’illecito. Infine tutta da valutare la posizione di Bologna e Udinese e dei suoi tesserati. Credibilità Per la Procura federale le dichiarazioni di Carobbio e Gervasoni sono credibili e sincere. Del resto anche la decisione della Disciplinare, ampiamente confermate dalla Corte di giustizia federale a sezioni unite, è su quella linea. Gli avvocati delle persone deferite hanno più volte e sotto angolazioni diverse cercato di minarne la credibilità, ma è difficile che anche in questa seconda tranche dell’inchiesta sul calcioscommesse si vada in senso diverso. Per quanto riguarda i rischi, bisognerà attendere i deferimenti per capire chi e se potrà patteggiare (come tesserati). I club che saranno accusati di responsabilità diretta rischiano la retrocessione, gli altri punti di penalizzazione o ammende a seconda delle accuse mosse ai propri tesserati. QUI INVECE UNA NUOVA (PARE) VERSIONE DI CARROBBIO (CORSPORT) http://www.orgogliob...aq&catid=1:news
  13. Moggi si confessa a Bolgheri: "Ora vi spiego perché rifiutai di andare all'Inter" Lucianone in un'intervista: "Moratti mi fece fare anche una figuraccia" La Nazione.it - Fiorenzo Bucci - 19-07-2012 Bolgheri (Livorno), 19 luglio 2012 - La risposta è secca, un monosillabo: «No». Francesco Borgonovo, il conduttore, sorride; il pubblico, per la stragrande maggioranza di fede juventina, applaude. Luciano Moggi ha appena ribadito, nell’ambito di «Bolgheri RacConta», in piazza Nonna Lucia, che lui «la pace con Moratti non la farà mai». Calciopoli — o Farsopoli, come dicono i bianconeri — ha lasciato un segno indelebile, tanto che per gran parte dell’incontro in piazza con l’ex direttore sportivo, si parla di quegli avvenimenti. Lucianone è al centro delle attenzioni, ha una marea di ricordi, di aneddoti e storie da ricordare e raccontare. La gente pende dalla sue labbra. Accetta volentieri il vino del vignaiolo milanista proprio perché non è interista. Una barriera, un muro. Ma non fu sempre così. A riflettori spenti proviamo a sussurrargli un nome: Francesco Moriero. Moggi abbozza un sorriso e, invitato a ricordare, dopo un po’ non si fa pregare. Eravamo a fine anni ’90, la Juve per una volta non aveva vinto e Moggi cominciava a prestare orecchie anche ad altre sirene. Tra di esse – pensate un po’ – anche il «nemico» di oggi, Massimo Moratti. L’Inter aveva in animo di vendere proprio Moriero, un’ala che dava segni di cedimento e non aveva gran mercato. «Luciano, provaci tu». E Luciano ci provò riuscendo come spesso gli è capitato a smerciare anche «prodotti» di modesto pregio. E riuscì a definire la partenza dell’attaccante per l’Inghilterra: gongolante si presentò a Moratti per l’ultima firma. Che non ci fu. «Sai, Moriero è venuto da me piangendo, non ho potuto dirgli di no e gli ho rinnovato il contratto». Una figura meschina con gli inglesi, un successo mandato a ramengo. Il re del mercato non ci passò sopra e se ne andò per continuare a vincere a Torino. Domanda: Moggi, se Moratti non avesse avuto il cuore tenero, sarebbe passato all’Inter?». La risposta è di quelle che lasciano pensare a scenari inediti nel calcio dei primi anni duemila e nelle storie pallonare passate dal tavolo del giudice Palazzi: «Molto probabilmente, sì». Ma come, lei interista? La risposta è un sorriso ammiccante...
  14. Il caso Gianello scalda Napoli: Rischi per club e giocatori Preoccupato Grassani, legale della società. E intanto tempi lunghi per i deferimenti Maurizio Galdi & Gaetano Imparato - Gasport - 18-07-2012 Passa in secondo piano la giornata di ieri in Procura federale (nel mirino il Grosseto) davanti alla vicenda Napoli- Gianello che si articola su più fronti. Da una parte le ammissioni dell’ex portiere del Napoli lunedì in Procura federale, dall’altra la tensione sulla linea difensiva che si consuma sull’asse Roma-Napoli-Bologna. La preoccupazione «La deposizione di Gianello ieri ci permette di revisionare la situazione. A questo punto la posizione di Grava e Cannavaro si complica, e al momento non si possono escludere conseguenze anche per la società. Le parole di Gianello dinanzi alla Procura Federale hanno un peso maggiore dal punto di vista del diritto sportivo». Lo ha detto l’avvocato difensore del Napoli Mattia Grassani a Radio Kiss Kiss e ha aggiunto: «La strategia del Napoli va tarata sulle decisioni della Procura Federale. Non posso escludere conseguenze di natura sportiva sia a carico dei tesserati che del club. Chiaramente sarebbe preferibile che questa vicenda sia definita prima dell’inizio del campionato, per avere così delle certezze prima dell’inizio della stagione». Le tensioni Dalla Procura della Repubblica di Napoli, trapela invece che i magistrati del pool «reati da stadio» aspetterebbero Gianello per un nuovo interrogatorio dopo che il suo legale «penale», Siniscalchi, con una memoria lo aveva sollecitato. E proprio alla luce dell’audizione di Gianello, lunedì da Palazzi, potrebbero esserci sviluppi anche in sede penale. Siniscalchi, sorpreso dalla deposizione di Gianello mediterebbe di abbandonare l’incarico, mettendo in luce il contrasto tra strategie difensive del Napoli (Grassani in sede sportiva, da sempre Siniscalchi in sede penale) e del calciatore (Chiacchio in sede sportiva e Siniscalchi in sede penale). Insomma tanta confusione che solo i deferimenti di Palazzi potranno chiarire. La giornata di ieri La Procura federale ieri ha lavorato soprattutto sulle dichiarazioni di Turati, Joelson, ma soprattutto di Iaconi, tutti ex del Grosseto. Molte le partite esaminate e in particolare Salernitana-Grosseto e Ancona-Grosseto. Mariano Stendardo e Nicola Mora hanno smentito ogni coinvolgimento, il secondo addirittura non era tra i convocati. Sentito pure il team manager Cafaro. Domani oltre a Pierandrea Semeraro (ex presidente Lecce), convocati Sganga (consigliere del Siena) e Ursino (d.s. Crotone). L’audizione di Marchetti slitta al 25 e slitteranno di conseguenza i deferimenti.
  15. La ricorrenza - Oggi il 70° anniversario della nascita di Giacinto - Il figlio Gianfelice svela la scoperta di alcuni manoscritti con intuizioni innovative Facchetti jr: "Le idee di mio papà per un calcio nuovo" Matteo Dalla Vite - Gasport - 18-07-2012 Oggi è l'anniversario della nascita di Giacinto Faccetti. Il 18 Luglio di settant'anni fa nasceva uno degli uomini simbolo dell'Inter e, ancora a sei anni dalla sua scomparsa la società nerazzurra e i suoi tifosi lo ricordano con tanto affetto. Per l'occasione la giornalaccio rosa dello Sport, ha intervistato Gianfelice Facchetti: Se oggi Giacinto fosse qui cosa direbbe di questo calcio? «Le dicevo che ho trovato alcuni suoi manoscritti: in alcuni scriveva che la pioggia di soldi che da anni arriva nel calcio dalle televisioni sarebbe dovuta essere reinvestita subito in strutture, nei settori giovanili, nelle zone più deboli d’Italia. Scriveva: non restiamo incantati dalla pioggia di denaro, prendiamola e veicoliamola in qualcosa di lungimirante». Sugli strascichi di Calciopoli come si sarebbe espresso? «Tralascio il fastidio e il dispiacere che ho avuto io, per quello e per storie collaterali. Le racconto solo questo: un mese fa mi ha chiamato Walter Sabatini, diesse della Roma, perché aveva letto il mio libro. Mi ha detto: "Non ti affannare più a difendere tuo padre perché lui si difende da solo". Vero, la sua memoria gode di ottima salute». Qualcosa di prosaico: gli interisti divisi sulla maglia rossa. «Assurdo. È un’estate che parliamo di maglie: o con 3 stelle, o se una scritta è lecita o se rossa è consona alla tradizione... Si parla sempre meno di calcio. Per questo, e a maggior ragione, bisognerebbe ringraziare Prandelli: ci ha regalato serate di buon calcio e situazioni più alte». E il livello delle frasi di Lucio? «La maggior parte delle persone parla per convenienza, tiene conto di chi li paga...». Dell’Inter che idea si è fatto? «Che finora il miglior acquisto è Cordoba team manager. E che vorrei Destro». Ricordare Giacinto è...? «Parlarne come sento quotidianamente o lasciare un segno tangibile. Ci ha pensato — come prima Monte San Vito e Cesano Maderno — anche un paese della Sicilia, Rosolini: presto intitoleranno una via a papà».
  16. Lucio si è liberato di un peso Luciano Moggi - Libero - 18-07-2012 MILANO, 18 luglio 2012 - La presentazione dell’ex interista Lucio alla Juve ha rispolverato polemiche per altro mai sopite. «Ha ragione il presidente Andrea Agnelli: gli scudetti sono 30», ha dichiarato il brasiliano e se lo dice lui, che conosce bene l’ambiente interista, bisogna credergli (noi comunque eravamo convinti da tanto). Non l’avesse mai detto, povero Lucio, si è subito scatenata la banda interista. Sentite Beppe Severgnini su Twitter: «I calciatori moderni sono come i vecchi jukebox: metti la moneta e cantano la canzone che vuoi». E se dice questo, lui che conosce bene i modi comportamentali nerazzurri, c’è da credergli. Mi dicono infatti che ogni giocatore della rosa interista era stato fornito di un jukebox, con in più un direttore d’orchestra, per insegnare il famoso inno «Noi vinciamo senza rubare» al termine del campionato 2006/07. Peccato che poi il Procuratore federale Palazzi abbia scoperto che... E non poteva mancare ovviamente Moratti, che così ha risposto a Lucio (lui sì con una frescaccia): «Le dichiarazioni del nuovo difensore della Juve sono frescacce». Naturalmente, non c’è da meravigliarsi. Ogni qualvolta va in difficoltà o le cose gli vanno poco a genio, il patron interista si rifugia sempre in battute di comodo, così non risponde sul merito; e per quanto concerne chi potrebbe ritenersi offeso, in questo caso il calciatore, basta la giornalaccio rosa a catalogare lo sfogo: Moratti lo ha detto «con simpatia». Che tradotto significa: nessuno tocchi l’intoccabile. In un’altra situazione, assai più grave, Moratti si spinse a definire «accuse stupide» quelle di Palazzi, perché aveva compreso Facchetti nel novero dei dirigenti dell’Inter che si erano resi responsabili di illecito sportivo (punibile con la B). Il patron interista disse anche che si trattava di accuse inaccettabili e, ecco la perla, che «è solo un attacco del pm, senza processo ognuno può dire quello che vuole». Peccato che il processo non si sia potuto fare perché l’Inter non ha voluto rinunciare alla prescrizione nel frattempo intervenuta. Sempre fortunato come Gastone il presidente della «banda degli onesti». C’è sempre qualcosa o qualcuno che lo salva, fosse anche Facchetti. È scritto nella memoria difensiva sulla vicenda delle spiate a go-go e delle richieste di risarcimento danni: l’Inter non ha fatto niente, e se anche l’avesse fatto Facchetti (a ordinare le spiate), non ne aveva le deleghe. Tecnica perfetta di come si mandano a mare, nonostante l’icona e tutto il resto, anche gli intoccabili. Talvolta, però, a Moratti è andata male. Per esempio quando, sempre per il processo delle spiate, Tavaroli (l’ex capo della Security Telecom) ha detto: «I dossier? Li ha ordinati Moratti». Salvo casi del genere, il presidente dell’Inter è sempre pronto a nascondersi dietro altri. A Lucio voleva dire e non ha detto, ma c’è sempre la giornalaccio rosa a far sapere il suo retro-pensiero: «Qualcuno (La Juve? Il manager?) potrebbe aver suggerito al giocatore la dichiarazione antiInter». Torno sulla dichiarazione di Lucio («Sugli scudetti della Juve la penso come Agnelli: sono 30», e dico che bisogna intendersi. Se Lucio si è espresso così, può averlo fatto semplicemente perché all’Inter non poteva esprimere la sua libera opinione. Qualcuno annoti: al tempo dello scudetto di cartone del 2006 il difensore era al Bayern, ma conosceva bene la squadra torinese per essere stato eliminato ben quattro volte dalla Champions. Perché non dobbiamo pensare che fin da allora si sia fatto una precisa convinzione su quanto accaduto in Italia? Credo che da nessun’altra parte si siano verificati casi in cui un ex componente del cda di un club viene occasionalmente nominato commissario della Federcalcio e come primo provvedimento regala lo scudetto al suo ex club. Chiaro che fin quando è stato nei salotti e sui campi interisti Lucio non ha avuto occasione di far conoscere le sue (difformi) opinioni in merito. A Moratti dà fastidio, ma, oddio, se si trattasse davvero di frescacce, non dovrebbe essere così... Sappiamo tutti invece che il patron si è sentito ferito e che il suo motto per dipendenti e calciatori è quello apodittico: «O con me o contro di me». Con tanti saluti al libero pensiero. Eppure, un campanello d’al larme avrebbe dovuto giungergli da qualcuno degli ex interisti che hanno cambiato parere su verità propinate dall’Inter e naufragate poi davanti alla verità dei fatti. Anche Mancini, per fare un nome, ha cambiato molte delle sue idee, mentre altri come Vieri hanno dovuto accettare l’amara verità di un club che lo faceva spiare. Oppure Ibrahimovic che addirittura, da nerazzurro, disse: «Con la Juve ho vinto due scudetti». Per me Lucio si è semplicemente liberato di un peso...
  17. Calcioscommesse, l’ansia di Conte durerà 10 giorni: a fine luglio i deferimenti di Palazzi Guido Vaciago - Tuttosport - 17-07-2012 E’ sereno. O per lo meno Antonio Conte dice di esserlo e forse lo è sul serio, soprattutto se per serenità si intende la ferma convinzione di non avere fatto nulla di male. Ma il tecnico è anche consapevole di non essere del tutto padrone del suo destino, sul quale l’incubo di una squalifica continua, in ogni caso, a incombere. LA SVOLTA L’ansia durerà una decina di giorni. Perché anche se il processo e le sentenze sono previste per agosto inoltrato, Conte e i suoi legali capiranno che aria tira quando il procuratore federale emetterà i deferimenti (quelli che possono essere paragonati ai rinvii a giudizio nella giustizia ordinaria). Probabile che questo avvenga tra il 25 e il 27 di luglio e sarà la prima vera svolta nella vicenda. Perché, a seconda di quello che scriverà Palazzi, si potrà capire quanto crede alla versione di Conte. IL PROBLEMA Esiste anche un’ipotesi, molto ottimista, nella quale il nome di Conte potrebbe anche non comparire nella lista dei deferiti. Tuttavia, anche le indiscrezioni, raccolte dopo l’audizione della scorsa settimana, spingono a pensare che difficilmente il tecnico bianconero scamperà il deferimento. Il problema, infatti, è capire che tipo di deferimento. IL RISCHIO Perché Conte rischia di vedersi addebitare due omesse denunce (per Novara-Siena e Albinoleffe-Siena), così come una sola (in questo caso sarebbe più la seconda partita della prima l'oggetto dell'accusa). E anche all’interno della violazione di omessa denuncia possono esserci diverse sfumature, che potrebbero già essere colte dal tono e dai modi con cui Palazzi motiverà l’eventuale deferimento. SCHIARITA Insomma, tra una decina di giorni la situazione sarà maggiormente intellegibile e, per quanto solo la celebrazione del processo sportivo potrà dare risposte certe, si potranno formulare ipotesi più credibili e circostanziate sul futuro di Antonio Conte. Fino ad allora un filo d’ansia farà da sottofondo alle giornate bianconere, perché nella malaugurata ipotesi che la giustizia sportiva ribaltasse le convinzioni di Conte e lo dovesse condannare a una lunga squalifica, la Juventus molto probabilmente cercherebbe un altro allenatore e sarebbe scaraventata nello scenario peggiore e nel momento peggiore. CREDIBILE Conte, durante l’audizione, è stato molto convincente. Preciso e dettagliato nelle ricostruzioni, effettuate sempre senza esitazioni o tentennamenti. E la sua stessa serenità non è parsa agli inquirenti un atteggiamento forzato, ma al contrario naturale e sincero. Tuttavia, il suo grande accusatore, Filippo Carobbio è in una posizione fondamentale per l’inchiesta. Nel vero senso della parola, perché è su di lui, anzi sulle sue parole che si basa una buona parte dell’inchiesta. E nonostante Conte abbia presentato ben quindici dichiarazioni giurate che smentiscono quanto raccontato da Carobbio alla procura federale, oltre ad aver presentato un possibile movente per il quale il suo ex giocatore avrebbe avuto interesse a coinvolgerlo (uno screzio dovuto a un mancato permesso che aveva fatto litigare anche le loro mogli), è difficile immaginare la Procura che smonta o intacca la credibilità di uno dei teste chiave, le cui parole – per altro – sono servite già nel primo troncone del processo. LA BATTAGLIA Ecco perché la posizione di Conte presenta un punto debole. Purtroppo nella giustizia sportiva (che non a caso attende un’urgentissima riforma che la faccia uscire dal medioevo) si cammina con molte meno certezze e garanzie di quante se ne abbiano nella giustizia ordinaria. Così, nonostante il pm Di Martino , titolare dell’inchiesta di Cremona, consideri irrilevante la posizione di Conte (che va verso il proscioglimento da qualsiasi accusa già in fase istruttoria), a livello sportivo dovrà combattere – con le spuntatissime armi che vengono concesse a chi si difende – una battaglia non facile contro le dichiarazioni di Carobbio, diventato l'oggetto di antipatia profonda dei tifosi bianconeri (pure ieri a Chatillon cori contro di lui). LA VENDETTA Ma l’ex senese rischia più di un coro allo stadio. Perché se le sue accuse non trovassero riscontri in ambito di giustizia sportiva, Conte potrebbe rivalersi su di lui in sede civile. E certo non faticherebbe a dimostrare quali e quanti danni di immagine ha subito per l'eventuale falsa testimonianza di Carobbio.
  18. LE AUDIZIONI A ROMA Bonucci allontana le accuse di Masiello Erodiani riparla e chiama in causa Lotito Simone Di Stefano - Tuttosport - 17-07-2012 ROMA, 17 luglio 2012 - Due ore tonde, all'uscita bocche cucite: «Non ho niente da dire», l'unica frase rubata a Leonardo Bonucci prima di filare via. Due ore in cui i procuratori federali lo hanno incalzato sulle accuse del suo ex compagno del Bari, Andrea Masiello. Su Bonucci la procura nutre il forte sospetto di una partecipazione alla combine Udinese-Bari del 2010. Intavolata a Bari e sigillata in ritiro a Udine nonostante il no di Pepe: «Bonucci - rivelò Masiello - mi ha detto: Se si può fare siamo interessati». Sei parole, che potrebbero costare a Bonucci l'accusa più grave di illecito sportivo e quindi tre anni di squalifica. Ieri si è difeso con le stesse armi usate a Bari, negando: «Le affermazioni di Andrea Masiello sono assolutamente false, la settimana prima della partita ero stato lontano dalla squadra in quanto convocato in Nazionale». Ma secondo il pentito lui c'era, con Parisi, Belmonte e Salvatore Masiello. Nessuno conferma le parole di Masiello, per questo i legali di Bonucci (Chiappero e Bianchi) sembrano mirare a screditare l'attendibilità dell'accusatore. Rispetto ai pentiti Carobbio e Gervasoni, Masiello si presta a una più facile opera di smontaggio. Troppe le versioni fornite, la procura di Bari non crede del tutto nemmeno all'ultima (quella auto-accusatoria sul derby), nessuno peraltro punta il dito su Bonucci, né Iacovelli, né De Tullio, entrambi coinvolti a vario titolo nella scommessa. Per screditare Masiello i legali potrebbero approfondire con un'attività investigativa autonoma. Neanche un'ora è durata invece l'audizione di Ranocchia: «Non c'era niente da chiarire», ha detto sottovoce, poi nel taxi anche lui, dopo aver spiegato il perché avesse regalato tanti soldi a Iacovelli: «Pensavo fossero per le cure di una malattia». Tesi convincente. Simile a quella di Bonucci è invece la linea di Giuseppe Vives, indicato come il referente in campo per la combine del derby, il cui segnale di accordo sarebbe stato una pacca sulla spalla di Masiello. Anche Vives ha negato tutto. Dietro al malaffare ci sarebbe l'ex presidente salentino Pierandrea Semeraro, che giovedì sarà a deporre da Palazzi con l'inchiesta di Bari che lo accusa appena chiusa. Con l'ultimo materiale pugliese, Palazzi ha tutte le carte in mano, anche perché venerdì aveva ricevuto anche gli atti dalla procura di Genova sugli scontri di Genoa-Siena, ma anche su Genoa-Samp 2-1 dello scorso anno. Il primo a riferire dei fatti è stato ieri Mimmo Criscito, unora e mezzo tutto incentrato sul derby, oltre che su Lazio-Genoa e sui sospetti incontri con gli ultras rossoblu. «Criscito ha chiarito la sua posizione», ha spiegato il suo avvocato, Rosso. In forse fino all'ultimo, alla fine anche l'ex portiere del Napoli, Matteo Gianello, si è presentato, confermando quanto già detto in magistratura: Sampdoria-Napoli del 2009 fu oggetto di combine, Cannavaro e Grava avrebbero saputo ma non accettarono. Per loro si prospetterebbe un'omessa denuncia, per il Napoli (come per Gianello), la possibilità di patteggiare. Si è fatto attendere anche Massimo Erodiani, che sembra sapere tanto anche dei retroscena, tutti da verificare però, essendo un agente di scommesse e parlando sempre per de relato. Ieri a sorpresa ha chiamato in causa il presidente della Lazio, Claudio Lotito. Per Siena-Lazio 2-1 del 2006/07 (che con un gol di Paolo Negro allo scadere regalò la salvezza ai toscani), Erodiani avrebbe riferito che Lotito venne a conoscenza delle combine solo successivamente e quindi allontanò i giocatori che ne presero parte. L'agente è anche tornato su Lazio-AlbinoLeffe 3-0 di Coppa Italia 2010, gara su cui si espresse già Carlo Gervasoni: «Gegic - disse il pentito - mi riferì era stata combinata dai giocatori dellAlbinoleffe con over e sconfitta». ****************************************** Interrogato Bonucci: nega tutto, ma rischia il deferimento Guglielmo Buccheri - La Stampa - 17-07-2012 ROMA, 17 luglio 2012 - Prima Criscito, poi Bonucci: questo l’ordine degli interrogatori di ieri nella procura della Figc. I fatti contestati ai due difensori nell’inchiesta sportiva sulle scommesse sono diversi, nessun punto in comune se non le polemiche di fine maggio quando Criscito scese dal voloper gli Europei, mentre Bonucci quell’avventura l’ha vissuta da protagonista. Bonucci ieri ha negato le ricostruzioni sul suo conto proposte agli inquirenti della procura della Repubblica di Bari e al pool di Palazzi dal pentito Andrea Masiello che lo ha chiamato in causa per la partita del 9 maggio 2010 Udinese-Bari (3-3). Secondo Masiello, la difesa barese si fece fare le 3reti anche conla complicità di Bonucci: il pentito è considerato credibile dalla procura della Figc perché reo confesso per Bari-Lecce, gara truccata. Gli investigatori federali hanno ascoltato anche Massimo Erodiani, proprietario di un’agenzia di scommesse. Avrebbe raccontato nuovi particolari su due partite della Lazio, coinvolgendo i vertici del club biancoceleste: Siena-Lazio del campionato 2006-07 e Lazio-AlbinoLeffe di Coppa Italia. La prima è prescritta, la seconda no: per quest’ultima gara, Erodiani avrebbe saputo da Ivan Tisci (già condannato dalla giustizia sportiva perché in contatto col cosiddetto gruppo degli zingari) che la società sapeva che la gara doveva finire con più di 2 reti. La procura indaga. ************************************* Criscito parla per 90 minuti, Bonucci 2 ore «No comment» Maurizio Galdi - Gaetano Imparato - Gsport -17-07-2012 Bonucci, Domenico Criscito, Andrea Ranocchia sono i tre nomi che hanno catalizzato l'attenzione dei media ieri in via Po, davanti alla sede della Procura federale. A Ranocchia e Bonucci sono state poste domande su Udinese-Bari. Il primo ha risposto in poco più di 50 minuti e uscendo si è limitato a dire «tutto ok». Due ore è durata l'audizione di Bonucci che si è limitato a un «nulla da dire». Poco ciarliero anche il legale, Chiappero, che ha aggiunto «tutto a posto». Un'ora e mezza è durata l'audizione di Criscito che ha dovuto parlare della presunta combine di Lazio-Genoa, ma sicuramente qualche domanda avrà riguardato anche il derby con la Samp. Bari-Lecce Sarà sentito giovedì e non domani il presidente (all'epoca dei fatti) del Lecce Pierandrea Semeraro, mente ieri è toccato all'ex leccese (ora al Torino) Giuseppe Vives parlare del derby Bari-Lecce. Al calciatore è stato chiesto della famosa «mano sulla spalla» che l'ex capitano del Bari, Andrea Masiello, ha riferito fosse il segnale della combine: Vives ha smentito perché ha detto di non conoscere Masiello. La difesa del Lecce si prepara a dare battaglia sul coinvolgimento di Pierandrea Semeraro nella presunta combine. Portogruaro-Crotone Sembrava solo una curiosità nella chiusura indagini della Procura di Napoli, ma ieri un pool di 007 della Procura federale ha lavorato a tempo pieno su Portogruaro-Crotone. David Dei, Vinicio Espinal, Davis Curiale e Aniello Cutolo sono stati sentiti sulla presunta combine. Al termine bocche cucite, ma le facce tese di avvocati e tesserati non lasciavano molte speranze sull'esito delle audizioni. Per tutti una domanda: «Quali erano i rapporti con Silvio Giusti?». Un nome che ieri è stato pronunciato più volte soprattutto nell'audizione di Gianello. Infine è stato sentito anche Antonino Imborgia, probabilmente per quando seguiva il Grosseto da direttore sportivo. Rinviata a data da destinarsi l'audizione di Federico Cossato inizialmente prevista per oggi. ***************************************** Accuse a Lotito. Dubbi su Bonucci. Gianello conferma Edmondo Pinna - Il Corriere dello Sport - 17-07-2012 ROMA, 17 luglio 2012 - Ci sarebbero due partite della Lazio sospette nella lista delle gare passate in rassegna, ancora una volta, da Massimo Erodiani, il titolare di due agenzie di scommesse di Pescara che ieri è stato nuovamente ascoltato dai federali di Stefano Palazzi. Si tratterebbe di Siena-Lazio 2-1 del 27 maggio 2007 (quindi prescritta) e di Lazio-Albinoleffe di Coppa Italia, questa datata 25 novembre 2010. Erodiani avrebbe sentito dire da una terza persona non solo che le due gare erano combinate ma che, dell'eventuale taroccamento, ne fosse a conoscenza anche lo stesso presidente Lotito, sia pure con modalità e tempi differenti. Un lampo nella giornata che ha visto anche le audizioni di Bonucci (negato ogni addebito, ma la sua posizione sarebbe piena di dubbi), Criscito, Ranocchia e Gianello (che ha confermato le informazioni già presenti nel verbale reso alla procura di Napoli). LA CONFERMA - Le due partite erano già inserite nella lista delle sfide sospette, o comunque chiacchierate, ed erano già entrate nelle varie orbite di questa vicenda. Ieri, però, gli investigatori federali se le sono sentite ripetere ancora una volta, e potrebbero decidere di vederci chiaro. A parlare è stato Erodiani, condannato lo scorso anno a cinque anni e radiazione nel primo processo al calcio scommesse. Il motivo va cercato nelle rivelazioni fatte da Gervasoni, Micolucci e Carobbio, che hanno di fatto allargato il ventaglio delle partite potenzialmente combinate. La Procura della Federcalcio ha voluto verificarle con Erodiani la veridicità di alcune informazioni. E nelle maglie dell'interrogatorio, partito da una chiacchierata generale sui mali del calcio, sono rimaste impigliate anche Siena-Lazio 2-1 e Lazio-Albinoleffe 3-0. In sintesi, dice Erodiani, ricordando cose riferite da terzi: 1) col Siena la combine la organizzarono i giocatori, Lotito lo venne a sapere a fine partita, si fece giustizia da solo cacciando tre giocatori. Sarebbe omessa denuncia, tutto finirebbe nel dimenticatoio visto che eventuali reati sarebbero prescritti; 2) fu Ivan Tisci a raccontargli di Lazio-Albinoleffe, coppa Italia 2010, con una combine per unover primo tempo (finì 2-0) e over risultato finale (finì 3-0), combine della quale sarebbe stato a conoscenza anche lo stesso Lotito. E alla domanda del perché proprio l'Albinoleffe, Erodiani racconta che, se si voleva taroccare una partita, a Bergamo si trovava terreno fertile. I DUBBI DI BARI - Ci sono Andrea Masiello e Leonardo Bonucci, soprattutto. L'uno accusa e si auto accusa, arrivando a dire di aver segnato un autogol di proposito nel derby contro il Lecce. E dice, riferendosi al difensore azzurro, che era d'accordo per la combine di Udinese-Bari, proposta da di Tullio, tanto che «io, Bonucci, Belmonte e Parisi giocammo per raggiungere il risultato, agevolando la segnatura di tre reti» . L'altro, Bonucci, nega tutto davanti ai federali, fa riferimento ad altre deposizioni che confermano la sua tesi. La domanda è: che credibilità ha Masiello? Per la Procura di Bari, che ha incardinato sulle sue dichiarazioni la chiusura indagini, molta. La stressa strada prenderà anche Palazzi, pure nel caso di Vives (posizione delicata, però proprio dalla Procura barese potrebbe arrivare un assist, visto che non sarebbe indagato per Bari-Lecce). Ecco, allora, che Bonucci rischia il deferimento. LE CONFERME DI NAPOLI - Provato, teso, in qualche caso barcollante. Si è presentato in Procura Matteo Gianello, poco più di un'ora davanti agli 007 federali, accompagnato dai suoi legali Chiacchio, Cozzone e Monica Fiorillo. L'ex portiere azzurro ha confermato, chiarendo un paio di dubbi, quando già dichiarato al Procuratore di Napoli Giovanni Melillo, in merito alla partita contro la Sampdoria e alla combine. La strada tracciata è quella di un patteggiamento (dovrà valutare Palazzi) vista la collaborazione, che per Napoli potrebbe significare un solo punto di penalizzazione. Non si fosse presentato, con una radiazione già scritta, le conseguenze sarebbe potute essere peggiori....
  19. ESCLUSIVA TJ - Paolo Ciabattini: "Vi spiego il Fair Play Finanziario. La Juve se vuole il Top Player deve vendere tanto e bene" Gaetano Mocciaro - Tuttojuve.com - 12-07-2012 Paolo Ciabattini: "Vi spiego il Fair Play Finanziario. La Juve se vuole il Top Player deve vendere tanto e bene". Ciabattini paolo autore del libro “Vincere con il fair Play Finanziario” e Direttore Operativo di Pioneer Italia Spa, ci introduce al Fair Play finanziario a 360°, valutando la situazione non solo della Juventus ma facendo uno screening generale sulla situazione europea. In esclusiva per TuttoJuve. Qual è attualmente la situazione delle squadre più titolate rispetto al Fair play Finanziario? "Che il Fair Play Finanziario sia molto presente oggi, lo dimostra l’attuale campagna acquisti di molti top club. Un po' in tutta Europa le squadre stanno cercando di allinearsi a quelli che sono i parametri da rispettare previsti dalla normativa UEFA. Si spende sicuramente di meno. Basti pensare che l'acquisto più importante in Europa in più di un mese è stato Hazard, 40 milioni, poi Lavezzi vicino ai 30, Giovinco, Kagawa e Jordi Alba. Niente a che vedere con gli anni passati. Le inglesi sono quasi ferme così come le spagnole. Le italiane spendono poco o niente, a parte la Juve che ha pagato molto anche Isla e Asamoah. In Germania il Bayern, che può permetterselo, ha preso soltanto Mandzukic per 14 milioni. Le russe stanno muovendosi meno che nel recente passato". Fra le italiane c'è la posizione dell'Inter che è da valutare "Ho fatto una proiezione del bilancio che si è chiuso al 30 giugno 2012 e di quello che si chiuderà il 30 giugno 2013, dell'Inter, è posso affermare che anche rescindendo con Forlan, Lucio, Julio Cesar e Stankovic che valgono un risparmio di circa 35 milioni di euro sul costo degli stipendi, più la cessione a 8 milioni di euro di Maicon, che impatta altri 15 milioni di euro compreso lo stipendio risparmiato, oltre il saving deruvante dal costo dell'ingaggio di Cordoba (netto 3 milioni), l'Inter non sarebbe ancora in linea con i parametri previsti dalla normativa. Mancano ancora qualche decina di milioni di euro (30/40). La cessione di Sneijder potrebbe risolvere il problema. Sei milioni netti di stipendio significano 12,5 milioni circa al costo. Ai quali andrebbero aggiunti circa 15 milioni di plusvalenza se venduto a 20-22 milioni, più ancora l’ammortamento del cartellino risparmiato di circa 2/3 milioni. Totale impatto 35 milioni circa. In questo modo l’Inter completerebbe una clamorosa rincorsa iniziata nel 2007 quando accumulava 216 milioni di euro di perdita e rientrerebbe nei parametri. Più facile a dirlo che a farlo". Ci spiega più nel dettaglio ? "Il primo periodo di monitoraggio del FPF si riferisce ai bilanci 2012 e 2013 in cui la perdita aggregata non deve superare i 45 milioni. C'è una clausola che permette però di dedurre il costo degli stipendi dei contratti firmati prima del 1 giugno 2010 soltanto in riferimento al bilancio 2012. Riguardo il bilancio 2012 dell’Inter, possiamo semplificare dicendo che gli impatti positivi derivanti dalle cessioni di Eto’o e Tiago Motta, si compensano con le plusvalenze del 2011 di Balotelli e Burdisso e i 12 milioni di minor ricavi tra diritti e botteghino derivanti da un turno di Champions in meno nel 2012. Il risultato potrebbe quindi essere in linea con la perdita prima delle imposte del 2011, vale a dire 80/85 milioni che verrebbe comunque completamente ammortizzata dalla clausola sugli stipendi. Si tratta quindi di limitare a 45 milioni la perdita dell’esercizio 2013. Un ulteriore sforzo di quasi 100 milioni di euro se si considerano le plusvalenze del 2012 e i mancati introiti dalla Champions del 2013". E gli altri top club cosa stanno facendo? "Il Manchester City che nel 2011 ha fatto registrare una perdita clamorosa di 225 milioni di euro, incrementerà di molto il fatturato nel 2012 e nel 2013, ma questo non gli permetterà di rientrare all’interno dei parametri. La perdita aggregata del biennio sarà di molto superiore ai 45 milioni di euro consentiti. Riguardo Paris Saint-Germain e Malaga, dipenderà dalla campagna acquisti di quest'anno, ma anche dal loro percorso in Champions. Le squadre inglesi beneficeranno del nuovo contratto sui diritti televisivi (3,5 miliardi di euro all'anno) che porterà ad un aumento degli introiti in relazione ai diritti televisivi domestici per ogni club della Premier tra 30 e 50 milioni di euro. Questo impatto positivo insieme alla vittoria della Champions dovrebbe salvare il Chelsea. Real e Barça per adesso non sembrano avere grossi problemi nonostante la situazione delle banche spagnole. Fatturato in crescita e costi contenuti all'interno dei ricavi generati". E le altre squadre italiane? "Il Milan che chiude il bilancio 2012 al 31 Dicembre e che quindi ha un po' più di tempo a disposizione per adeguarsi, con i contratti scaduti e non rinnovati (Zambrotta, Gattuso, Seedorf, Inzaghi, Aqulilani, Nesta, van Bommel) sarebbe già all'interno dei parametri. Per compare però deve vendere. I 60 milioni per Ibra e Thiago Silva sarebbero importanti per rifondare la squadra e preparasi al secondo periodo di monitoraggio che prevede per il triennio 2012-2013-2014 una massima perdita aggregata ancora di 45 milioni. Ciò significa che chi fa 45 di perdita nel primo periodo (2012-2013) nel 2014 deve necessariamente raggiungere il pareggio di bilancio. Il Napoli con la cessione di Lavezzi ha recuperato la perdita dei proventi Champions nel 2013 e chiuderà come sempre in utile, abbondantemente all'interno dei parametri UEFA". Veniamo alla Juve. Qual è a posizione dei bianconeri? "Ha speso molto e chiuderà il bilancio del 2012 con una perdita che potrebbe essere intorno ai 65 milioni, 30 in meno rispetto ai 95 del 2011. Nel 2013 si gioverà dei ricavi aggiuntivi provenienti dalla Champions, dallo stadio (aumenti prezzi), e dal nuovo sponsor Jeep, Per comprare il top player rimanendo all'interno dei parametri UEFA dovrà però vendere i tanti esuberi (Melo, Krasic, Ziegler, Martinez, Iaquinta, Pazienza, Motta, Padoin, un attaccante) senza generare minusvalenze. Questa è la parte più difficile. Vendere in un mercato con poche risorse giocatori che non sono stati pagati poco e che rispetto al valore dimostrato hanno ingaggi elevati senza generare minusvalenze. L’operazione Elia in senso stretto ad esempio, ha rappresentato un impatto negativo di 2,2 milioni sul conto economico. Se consideriamo anche il costo dello stipendio ed il fatto che il giocatore non verrà sostituito è comunque un risparmio". Che sanzioni verranno applicate a chi non rispetterà i parametri previsti dalla normativa? "Le sanzioni rispetto al primo periodo di monitoraggio impatteranno sulla stagione 2014-2015 e andranno dalla riduzione dei premi UEFA, al blocco del mercato calciatori (non poter utilizzare i giocatori comprati prima di una certa data), all'esclusione dalle competizioni europee per uno o due anni in caso di qualificazione in una delle prossime 5 stagioni, ad esempio". Quale sarà la relazione tra le sanzioni e lo scostamento rispetto alla massima deviazione prevista? "La relazione tra le sanzioni e lo scostamento rispetto alla massima deviazione prevista, deve essere ancora deciso dalla UEFA. Significa che se fai una perdita aggregata di 80 invece di 45, quindi con uno scostamento negativo di 35 milioni ancora non si sa quanto questa potrà essere considerata grave. Dipenderà da cosa faranno tutti i club". La campagna acquisti appena iniziata rappresenta per molti club l’ultima occasione per allinearsi ai requisiti previsti dalla normativa del Fair Play Finanziario. Perché si parla così poco di questo tema? "Fino a pochi mesi fa se ne parlava molto di più, mentre adesso proprio quando molti club hanno modificato le loro strategie di mercato rispetto al recente passato per poter velocemente rientrare all’interno dei parametri del famigerato Fair Play Finanziario, non lo si nomina quasi più. Ci si limita a dire: “In questo momento di crisi non è più possibile comprare”, “Non ci sono più soldi”, “I risultati di bilancio dei gruppi proprietari dei club non permettono più di operare come prima”, “Il calcio italiano non può più permettersi certi giocatori” etc. Gli stessi dirigenti del calcio, che adesso si stanno impegnando per rispettarlo e che fino a ieri ne avevano parlato con una certa frequenza, si guardano bene dal nominarlo. È quasi come se ricordare che esiste volesse significare doversi impegnare ancora di più per rispettarlo. È quasi come se significasse non potersene più liberare qualora non si riuscisse a rispettarlo. Si, perché ogni tanto si sente parlare anche della Superlega, alla creazione della quale, secondo qualcuno, si potrebbero appellare i club esclusi dalle competizioni europee. In effetti il Fair Play Finanziario è una normativa piuttosto flessibile, ma la sua apparente poca rigidità si spiega con la necessità almeno iniziale di aiutare il più possibile i club a intraprendere la giusta direzione senza penalizzarli troppo. Se fosse stata meno flessibile, avrebbe forse raccolto più consensi e avuto più credibilità, ma l’importante è quello che la UEFA farà nei prossimi anni. Se le nuove strategie dei club improntate al contenimento dei costi all’interno degli introiti generati dal club stesso dipendano dalla situazione economica generale e quindi dei gruppi industriali a cui appartengono i club o dalla normativa del Fair Play Finanziario, questo cambia poco. Possiamo dire però che il Fair Play Finanziario è stato richiesto dai mecenati stessi, stufi e preoccupati di dover ripianare le perdite dei loro club all’infinito. Se non ci fosse stato il FPF, i presidenti avrebbero continuato a spendere come nel passato. Lo dimostra la storia del calcio. Ad esempio se consideriamo gli anni 2008, 2009, e 2011, la Saras ha ottenuto all’incirca lo stesso utile di bilancio in tutti e tre gli esercizi mentre l’Inter nel 2011, l’anno alle soglie dell’introduzione della normativa del FPF, ha fatto registrare una perdita di 86 milioni di euro, che è circa la metà di quelle evidenziate invece nel 2008 e 2009. L’importante è comunque che il calcio esca rapidamente da questa situazione di profondo squilibrio economico finanziario e a giudicare da queste prime settimane di mercato, improntate all’insegna della parsimonia e dell’attenzione ai costi, sembrerebbe di si alla faccia degli sceicchi spendaccioni".
  20. I conti del Manchester United La squadra di calcio inglese sarà quotata a Wall Street e Reuters spiega come la famiglia Glazer ha gestito la società negli ultimi anni (non benissimo, pare) Il post - 08-07-2012 La famiglia Glazer, proprietaria della squadra di calcio inglese del Manchester United, ha inviato alla Securites Exchange Commission (SEC, l’ente regolatore della borsa americana) i documenti sulla sua situazione finanziaria. Questi sono necessari per presentare un IPO (Initial pubblic offer, “offerta pubblica iniziale”) con cui la società intende quotarsi alla borsa di New York nel prossimo futuro. Basandosi su quei documenti, l’agenzia di stampa Reuters spiega come la famiglia Glazers ha gestito la società finora. Malcom Glazer, 84 anni, newyorkese di origine ebraica, è il patriarca della famiglia composta dallo stesso Malcom, la moglie Linda e i sei figli. Tramite la holding First Allied Corporation controlla, oltre al Manchester United, anche i Tampa Bay Bucaneers (una squadra di football americano che gioca nella prima serie, la NFL). La holding ha anche numerose partecipazione nell’industria alimentare, nella finanza, nel petrolio e nel gas naturale. I Glazer hanno acquistato il Manchester United nel 2005, per 1,47 miliardi di euro. L’operazione, che portò la società a uscire dalla borsa di Londra, suscitò molte polemiche tra i tifosi che si costituirono in un fondo rivale per cercare di contendere il controllo della società ai Glazer. I tifosi criticavano il debito con cui i Glazer hanno caricato la società durante l’acquisto (debito fatto per potersi permettere l’acquisto della società e che ammontava a circa 850 milioni di dollari) e l’aumento del prezzo del biglietto allo stadio Old Trafford, di proprietà della società. La gestione societaria dei Glazer che viene fuori dai documenti inviati alla SEC potrebbe causare nuovo malumori tra i tifosi del Manchester United, parecchi dei quali continuano ancora oggi a parlar male della proprietà e a chiedere ai Glazer di vendere: una delle forme di protesta più diffuse a Manchester, oltre ai cori allo stadio, è l’adesivo con lo slogan “Love United Hate Glazer” (LUHG). Nel 2008 i sei figli di Malcom Glazer (Avram, Joel, Abrham, Edward, Darcie e Kevin) hanno preso in prestito dalla società un totale di 15,5 milioni di dollari a un tasso di interesse del 5,5% per cinque anni con la motivazione di “scopi personali”. Nella stesso momento, scrive Reuters, il tasso medio per un prestito individuale di due anni praticato da una banca commerciale statunitense era dell’11,5%. Tra l’ottobre 2010 e il gennaio 2011, uno dei figli di Malcom, Kevin, acquistò insieme alla holding di famiglia un totale di 10,6 milioni di dollari in obbligazioni del Manchester United. In altre parole prestarono alla società poco meno di quanto avevano preso in prestito due anni prima. Il tasso di interesse che ricevettero dal Manchester United per le obbligazioni fu dell’8,375%, cioè il 3% in più del tasso di interesse a cui avevano preso in prestito il denaro dalla società. Nell’aprile 2012 la società ha staccato alla famiglia dividendi per 10 milioni di sterline, che i Glazer hanno utilizzato per restituire il denaro preso in prestito. Oggi il Manchester United ha 423 milioni di sterline di debiti. Una cifra raggiunta dopo che a fine 2010 i Glazer hanno versato nelle casse della società più di 200 milioni di sterline per ripagare alcuni prestiti. Il Manchester United, fino al 2005, era una società praticamente priva di debiti. I 423 milioni che restano da ripagare sono frutto dell’acquisizione compiuta dai Glazer nel 2005. L’obiettivo della famiglia è ripagare la cifra quotando la società a Wall Street. Non si sa ancora la data dell’Ipo e nemmeno quante azioni verranno messe in vendita e a quale prezzo: i Glazer però hanno dichiarato che non intendono rinunciare al controllo della società.
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