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Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
zlataniere ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
Per non parlare della lega, raga al governo con LA LEGA -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
zlataniere ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
A proposito di chi fa la morale a chi, è vero o no che la gran folla di elettori e parlamentari 5s perdeva la voce ad inneggiare "Onestà, onestà" fino all'anno scorso? -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
zlataniere ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
Oggi, per non dimenticare 23-5-1992, 23-5-2018 Falcone, che peccato… di Sandro Viola da la Repubblica del 9 gennaio 1992 D’un uomo come Giovanni Falcone, il magistrato che alla metà degli anni Ottanta, dal suo posto alla Procura di Palermo, inflisse alcuni duri colpi alla mafia, si vorrebbe dire tutto il bene possibile. O quanto meno, per evitare di trovarsi nella pessima compagnia di certi suoi detrattori, non si vorrebbe dire male. E tuttavia, da qualche tempo sta diventando difficile guardare al giudice Falcone col rispetto che s’era guadagnato. Egli è stato preso, infatti, da una febbre di presenzialismo. Sembra dominato da quell’impulso irrefrenabile a parlare, che oggi rappresenta il più implacabile dei vizi nazionali. Quella smania di pronunciarsi, di sciorinare sentenze sulle pagine dei giornali o negli studi televisivi, che divora tanti personaggi della vita italiana – a cominciare, sfortunatamente per la Repubblica, dal presidente della Repubblica – spingendoli a gareggiare con i comici del sabato sera, con il prof. Sgarbi, con i leaders di partito, con i conduttori di «talkshows», con gli allenatori di calcio, insomma con tutti coloro che ci affliggono quotidianamente, nei giornali e alla televisione, con le loro fumose, insopportabili logorree. Ecco quindi il magistrato Falcone, oggi ad uno dei posti di vertice del ministero di Grazia e Giustizia, divenuto uno dei più loquaci e prolifici componenti del carrozzone pubblicitario italiano. Articoli, interviste, sortite radiofoniche, comparse televisive. E come se non bastasse, libri: è uscito da poco, infatti, un suo libro-intervista dal titolo accattivante, un titolo metà Sciascia e metà «serial» televisivo, «Cose di cosa nostra», che con il suo suono leggero, la sua graziosa allitterazione, a tutto fa pensare meno che ai cadaveri seminati dalla mafia. Concludendo: ecco il giudice Falcone entrato a far parte di quella scalcinata compagnia di giro degli autori di «istant books», degli «opinionisti al minuto», dei «noti esperti», degli «ospiti in studio», che sera dopo sera, a sera inoltrata – quasi un «memento mori» –, s’affacciano dagli schermi televisivi. Né il giudice Falcone può invocare la sua esperienza del crimine, e del crimine mafioso in particolare, come giustificazione di tanti interventi. Certo, ci sono materie in cui la parola va data al «noto esperto»: la gastronomia, poniamo, il giardinaggio, il salvataggio dei monumenti. Nulla osta, infatti, acché queste materie vengano trattate in tutta libertà, col più esplicito dei linguaggi. Ma parlare del crimine quando si ricopre un’altissima carica nell’amministrazione della giustizia, è diverso. Intanto, si pone il problema formale della compatibilità tra la funzione nell’apparato statale e l’attività pubblicistica. E poi c’è un elemento sostanziale. Trattare la materia mafiosa quando si è, allo stesso tempo, un magistrato coinvolto a fondo nella lotta alla mafia, impone un riserbo. Costringe, se non proprio all’evasività a discorsi generici. Infatti, dal dr. Falcone lo spettatore televisivo, il lettore dei suoi articoli, ricaverà quasi sempre molto poco. Perché quello che il direttore degli Affari Penali sa, non può certo essere detto interamente, e quello che pensa – se appena l’argomento è un po’ delicato – va detto con estrema cautela. Il risultato è che le esternazioni del dr. Falcone risultano quanto mai nebulose. Così, qualcuno penserà che egli non sa niente di niente sulla criminalità organizzata, un altro crederà che lancia messaggi trasversali, un altro ancora riterrà che ciurla nel manico, un ultimo sospetterà che non sa esprimersi. E dunque che senso può avere pronunciarsi (come il giudice Falcone fa così di frequente), quando il decoro della funzione giudiziaria, gli obblighi di discrezione connessi alla carica, impediscono giustamente di non essere troppo espliciti? Non si potrebbe rispondere alle segretarie di redazione del Tg2 e del Tg3 che telefonano per organizzare una trasmissione, «Grazie, ma sono occupato»? Beninteso, rimproverare al giudice Falcone di contribuire senza risparmio al «ronzio incessante di commenti estetici, di opinioni al minuto, di giudizi pontificali pre-imballati che invadono l’etere», sarebbe più pertinente a un altro paese che non l’Italia. Il Italia, si sa come stanno le cose. Il primo a violare giornalmente ogni obbligo di riserbo, di misura, di rispetto per la propria funzione, è il primo cittadino della Repubblica. E di fronte a tanto disprezzo delle regole da parte di chi, per primo, dovrebbe servire da esempio, illustrando le virtù della discrezione e della compostezza, prendersela col dr. Falcone può risultare ozioso. Ma è il passato del giudice Falcone che induce alla critica. Non lo si tirerebbe in ballo se egli fosse uno dei tanti magistrati che si sono messi a far politica, ad ammorbare con la loro prosa indigeribile le pagine dell’ «Unità», ad esibire le loro parlantine in televisione. Ma la capacità con cui egli svolse i suoi incarichi alla procura di Palermo, la stima che suscitò in tanti di noi, costringono a esprimere uno stupore, una riserva, sull’eccesso di verbosità con cui egli va conducendo questa seconda parte della sua carriera. Perché nessuna regola o consuetudine prevede che i magistrati tengano una «rubrica fissa» sul crimine. Perché nessun paese civile ha mai lasciato che si confondessero la magistratura con l’attività pubblicistica. E dunque non si capisce come mai il dr. Falcone, se proprio tiene tanto al suo nuovo ruolo di «esperto in criminalità mafiosa», non ne faccia la sua professione definitiva, abbandonando (questo sì, sarebbe inevitabile) la magistratura. Qualcuno mi dice che le continue sortite del giudice palermitano avrebbero uno scopo, peraltro apprezzabile: quello di illustrare, propagandare, i due organismi varati recentemente per combattere meglio la mafia, la cosiddetta Superprocura e la Dia. Personalmente, considero la Superprocura e la Dia due misure sensate (e che mi auguro risultino efficaci), mentre mi sfuggono le ragioni di chi invece le avversa. Ma quanto al propagandarle, il direttore degli Affari penali avrebbe altro modo che non il presenzialismo di cui s’è detto. Due interviste all’anno – chiare e circostanziate – sarebbero infatti più che sufficienti. Quel che temo, tuttavia, è che a questo punto il giudice Falcone non potrebbe più placarsi con un paio di interviste all’anno. La logica e le trappole dell’informazione di massa, le sirene della notorietà televisiva tendono a trasformare in ansiosi esibizionisti anche uomini che erano, all’origine, del tutto equilibrati. L’apparire, il pronunciarsi ingenerano ad un certo momento come una «dipendenza», il timore lancinante che il non esibirsi sia lo stesso che non esistere. E scorrendo il libro-intervista di Falcone, «Cose di cosa nostra», s’avverte (anche per il concorso di una intervistatrice adorante) proprio questo: l’eruzione di una vanità, d’una spinta a descriversi, a celebrarsi, come se ne colgono nelle interviste del ministro De Michelis o dei guitti televisivi. E, si capisce, la fatuità fa declinare la capacità d’autocritica. Solo così si spiegano le melensaggini di «Cose di cosa nostra». Frasi come: «Questa è la Sicilia, l’isola del potere e della patologia del potere»; oppure: «Al tribunale di Palermo sono stato oggetto di una serie di microsismi…»; oppure ancora: «Ho sempre saputo che per dare battaglia bisogna lavorare a più non posso e non m’erano necessarie particolari illuminazioni per capire che la mafia era un’organizzazione criminale». Dio, che linguaggio. A Falcone non saranno necessarie, ma a me servirebbero, invece, due o «tre particolari illuminazioni»: così da capire, o avvicinarmi a capire, come mai un valoroso magistrato desideri essere un mediocre pubblicista. -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
zlataniere ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
beh d'altra parte: -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
zlataniere ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
In effetti un governo con la Lega solo Berlusca poteva farlo No, wait -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
zlataniere ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
E indinniato -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
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certo poverino che sputtanamento -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
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watch it please -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
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Ma a questo punto tanto vale mandare Grillo o il campione mondiale di scacchi a fare il PdC, no? -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
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che figura -
Juventus Campione d'Italia 2017/18 [ E sono 36 ]
zlataniere ha risposto al topic di Morpheus © in I trionfi bianconeri
MENO TRE -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
zlataniere ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
Il problema ancor più grave è che nelle 2 occasioni precedenti di truffe governative premeditate: 1) Abbiamo perso la Seconda Guerra Mondiale; 2) Siamo quasi falliti (non che ora come ora l'Italia sia solvente ma ci piace farlo credere al mondo) e ci hanno salvato in corner. Non oso pensare a quello che ci aspetta se tutto dovesse procedere come sembra stia procedendo. L'afflizione maggiore sta nell'inevitabilità del tutto. Il PD è SPARITO. Lega e 5S inspiegabilmente aumentano consensi. Non c'è salvezza. -
Allegri: quasi certa la permanenza
zlataniere ha risposto al topic di Raf15 in Archivio Calciomercato
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Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
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Scusate, c'è ancora chi crede che Di Maio parli autonomamente o che sia in grado di formulare un pensiero indipendente per conto di sé stesso o del M5S? Pensate davvero che la CA o Grillo abbiano messo lì uno con un cervello? Di Maio è un patsy, non so come renderlo in italiano cercatevelo Che poi sarebbe il motivo per cui, di fatto, gli è stato proibito di partecipare a contraddittori in TV. -
Allegri: quasi certa la permanenza
zlataniere ha risposto al topic di Raf15 in Archivio Calciomercato
AMEN Ad oggi non c'è scelta migliore di Max. Ora qualche innesto di caratura Europea, e avanti tutta verso....- 410 risposte
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Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
zlataniere ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
NON C'E' NIENTE NEL PROGRAMMA. E' fuffa. F U F F A. Qualche esempio a caso: 22. SCUOLA La scuola italiana ha vissuto in questi anni momenti di grave difficoltà. Dopo le politiche dei tagli lineari e del risparmio, l’istruzione deve tornare al centro del nostro sistema Paese. La buona qualità dell’insegnamento, fin dai primi anni, rappresenta una condizione indispensabile per la corretta formazione dei nostri ragazzi. La nostra scuola dovrà essere in grado di fornire gli strumenti adeguati per affrontare il futuro con fiducia. Per far ciò occorre ripartire innanzitutto dai nostri docenti. In questi anni le riforme che hanno coinvolto il mondo della scuola si sono mostrate insufficienti e spesso inadeguate, come la c.d. “Buona Scuola”, ed è per questo che intendiamo superarle con urgenza per consentire un necessario cambio di rotta, intervenendo sul fenomeno delle cd. “classi pollaio”, dell’edilizia scolastica, delle graduatorie e titoli per l’insegnamento. Particolare attenzione dovrà essere posta alla questione dei diplomati magistrali e, in generale, al problema del precariato nella scuola dell’infanzia e nella primaria. Una delle componenti essenziali per il corretto funzionamento del sistema di istruzione è rappresentata dal personale scolastico. L’eccessiva precarizzazione e la continua frustrazione delle aspettative dei nostri insegnanti rappresentano punti fondamentali da affrontare per un reale rilancio della nostra scuola. Sarà necessario assicurare, pertanto, anche attraverso una fase transitoria, una revisione del sistema di reclutamento dei docenti, per garantire da un lato il superamento delle criticità che in questi anni hanno condotto ad un cronico precariato e dall’altro un efficace sistema di formazione. Saranno introdotti nuovi strumenti che tengano conto del legame dei docenti con il loro territorio, affrontando all’origine il problema dei trasferimenti (ormai a livelli record), che non consentono un’adeguata continuità didattica. Un altro dei fallimenti della c.d. “Buona Scuola” è stato determinato dalla possibilità della “chiamata diretta” dei docenti da parte del dirigente scolastico. Intendiamo superare questo strumento tanto inutile quanto dannoso. Una scuola che funzioni realmente ha bisogno di strumenti efficaci che assicurino e garantiscano l’inclusione per tutti gli alunni, con maggiore attenzione a coloro che presentano disabilità più o meno gravi, ai quali va garantito lo stesso insegnante per l’intero ciclo. Una scuola inclusiva è, inoltre, una scuola in grado di limitare la dispersione scolastica che in alcune regioni raggiunge percentuali non più accettabili. A tutti gli studenti deve essere consentito l’accesso agli studi, nel rispetto del principio di uguaglianza di tutti i cittadini. La cultura rappresenta un mondo in continua evoluzione. È necessario che anche i nostri studenti rimangano sempre al passo con le evoluzioni culturali e scientifiche, per una formazione che rappresenti uno strumento essenziale ad affrontare con fiducia il domani. Per consentire tutto ciò garantiremo ai nostri docenti una formazione continua. Intendiamo garantire la presenza all’interno delle nostre scuole di docenti preparati ai processi educativi e formativi specifici, assicurando loro la possibilità di implementare adeguate competenze nella gestione degli alunni con disabilità e difficoltà di apprendimento. La c.d. “Buona Scuola” ha ampliato in maniera considerevole le ore obbligatorie di alternanza scuola-lavoro. Tuttavia, quello che avrebbe dovuto rappresentare un efficace strumento di formazione dello studente si è presto trasformato in un sistema inefficace, con studenti impegnati in attività che nulla hanno a che fare con l’apprendimento. Uno strumento così delicato che non preveda alcun controllo né sulla qualità delle attività svolte né sull’attitudine che queste hanno con il ciclo di studi dello studente, non può che considerarsi dannoso. Dopo avere letto questa tesina di prima media fatta mettendo insieme tre-quattro articoli di giornale, quali misure TANGIBILI verranno attuate? Alitalia Con riferimento ad Alitalia siamo convinti che questa non vada semplicemente salvata in un’ottica di mera sopravvivenza economica bensì rilanciata, nell’ambito di un piano strategico nazionale dei trasporti che non può prescindere dalla presenza di un vettore nazionale competitivo. MEANING WHAT, EXACTLY? ma la parte migliore IN ASSOLUTO è questa: 25. SUD Con riferimento alle Regioni del Sud, si è deciso, contrariamente al passato, di non individuare specifiche misure con il marchio “Mezzogiorno”, nella consapevolezza che tutte le scelte politiche previste dal presente contratto (con particolare riferimento a sostegno al reddito, pensioni, investimenti, ambiente e tutela dei livelli occupazionali) sono orientate dalla convinzione verso uno sviluppo economico omogeneo per il Paese, pur tenendo conto delle differenti esigenze territoriali con l'obiettivo di colmare il gap tra Nord e Sud. Questo sopra è LETTERALMENTE l'unico paragrafo dedicato al Sud. Non c'è niente altro. Ditemi voi. -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
zlataniere ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
Studiarsi? Ma perché secondo te gli adepti se lo leggono criticamente? -
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Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
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Dilettanti allo sbaraglio: gli errori del patto giallo-verde 17 MAGGIO 2018 Dai dati sbagliati sul turismo e sui Rom alle amnesie su leggi e misure già in vigore. Si arriva alle proposte irrealizzabili come la "migrazione biblica" dei militari verso il Sud DI SERGIO RIZZO Era fatale che prima o poi gli scivolasse un piede dalla frizione, impegnati com'erano i Nostri nel demolire i trattati, smontare gli obblighi comunitari, polverizzare le regole europee. La prova? Pagina 32 dell'ormai famosoContratto per il Governo del Cambiamento: "Il sistema del "bail in" bancario ha provocato la destabilizzazione del credito in Italia con conseguenze negative per le famiglie che si sono viste espropriare i propri risparmi che supponevano essere investiti in attività sicure".Peccato che il "bail in", meccanismo in base alla quale i correntisti sono chiamati a contribuire all'eventuale crac della banca ma restando i loro denari tutelati fino a 100 mila euro, in Italia non sia mai stata applicato. Nessuno ha perso un centesimo dal conto corrente: sono andati in fumo gli investimenti in obbligazioni subordinate, che sarebbero evaporati in qualunque caso.Quanto al fatto che il "bail in" abbia destabilizzato il credito in Italia, è una fandonia bis. Le banche sono saltate per colpa di chi le ha amministrate male e di chi ha vigilato peggio. Per inciso, in Europa il M5s votò contro il "bail in", mentre la Lega pilatescamente si astenne. E i dubbi sulla competenza di chi ha redatto quella parte del Contratto sono destinati a crescere ancora qualche riga più in basso dove si prevede per il Monte dei Paschi di Siena da parte dello Stato azionista un'assai misteriosa "rifocalizzazione della mission e degli obiettivi in un'ottica di servizio". Tanto è bastato per gettare il panico in borsa, con le azioni del Monte in picchiata grazie pure all'aiutino del responsabile economico della Lega che a mercati aperti ha dato fiato alle trombe annunciando l'esilio dell'amministratore delegato.Alla faccia della scivolata, ecco uno smottamento clamoroso. Colpa della troppa fretta, segnata da una certa dose di superficialità e dilettantismo, il documento che dovrebbe far nascere il governo di una delle più importanti economie dell'Occidente è letteralmente disseminato ovunque di passaggi sdrucciolevoli.Allo scopo di tutelare l'acqua pubblica "applicando la volontà popolare espressa nel referendum del 2011" si profila ad esempio "la costituzione di società di servizi a livello locale per la gestione pubblica dell'acqua". Altre società pubbliche? Ma se l'acqua in Italia è già gestita ovunque da società controllate dagli enti locali, dunque pubbliche...Per la serie "Amnesie" il capitolo della sicurezza, in cima all'agenda leghista, prevede poi "il rinnovo dei contratti in essere e il riordino delle carriere" delle forze dell'ordine cui però, guarda caso, ha già provveduto qualche mese fa il governo di Paolo Gentiloni. Magari l'autore non aveva letto i giornali, chissà.Nonostante fosse una delle misure stabilite dal tanto deprecato referendum costituzionale renziano, l'abolizione del Cnel compare anche nel Contratto. Così anche il conflitto d'interessi, ma in una formula tanto vaga da risultare incomprensibile. Soprattutto innocuo per chi doveva essere il destinatario principale: Silvio Berlusconi. In compenso si fa la faccia feroce con i sindaci delle grandi città, ai quali la disciplina andrebbe estesa. Poveretti, proprio quelli per i quali le misure in vigore con il testo unico degli enti locali (articolo 63) sono già le più dure e rigorose, con incompatibilità pressoché assolute. Né manca, nel capitolo, una stilettata alla Giunta per le elezioni, "organo anacronistico" in quanto "composto essenzialmente da politici". Proprio così c'è scritto: "Essenzialmente". Ma se è una commissione parlamentare, da chi altro dovrebbe essere composta? Boh. Un bel dilemma lessicale, come quello per cui si deve tutelare "l'industria italiana del comparto difesa" finanziando "la ricerca e l'implementazione del know how nazionale in ambito non prettamente bellico". O si può "instaurare una pace fiscale con i contribuenti" che possono sanare bonariamente i loro debiti, (praticamente il condono fiscale), escludendo al tempo stesso "ogni finalità condonistica".Dalle parole alla sostanza. Quanto alle politiche per la famiglia, il Contratto propone (testuale) "sgravi contributivi per le imprese che mantengono al lavoro le madri dopo la nascita dei figli". Eppure ricordavamo che per anni si era combattuta la piaga delle dimissioni in bianco fatte firmare alle donne come deterrente per le puerpere, battaglia sfociata nell'introduzione dell'obbligo di confermare all'Inps le stesse dimissioni: pena la loro invalidità. Ma forse ricordavamo solo noi. Così ora anziché punire chi non rispetta le regole e i diritti licenziando una donna incinta, si dovrebbe premiare chi fa la grazia di non licenziarla. Complimenti.Molti posti di lavoro sono poi previsti grazie allo sviluppo del turismo, che "vale attualmente il 12% del pil e il 14% degli occupati". Discreta dose di ottimismo. Perché i dati reali sono un po' diversi. Il turismo in senso stretto pesa appena per il 4,2% del prodotto interno lordo e se consideriamo l'indotto allargato si arriva (dati Enit) massimo al 10% circa e all'11,6% dell'occupazione con una fortissima componente stagionale a tempo determinato. Decisamente, però, i numeri qui non sono un punto di forza. Prendiamo la questione dei campi rom, "un grave problema sociale da arginare". Secondo il Contratto i nomadi in quei campi sono in tutta Italia circa 40 mila. Il rapporto annuale sulle condizioni dei rom e sinti in emergenza abitativa presentato in Senato dell'Associazione 21 luglio, parla invece di una cifra compresa fra 120 mila e 180 mila.I numeri sono proprio una maledizione. Anche chi ha partorito l'idea di consentire i ricongiungimenti familiari dei militari non deve aver fatto bene i calcoli. Avrebbe scoperto altrimenti che, siccome i tre quarti dell'esercito è composto da meridionali, si verificherebbe una migrazione biblica di soldati verso il Sud. Lasciando sguarnito il resto d'Italia. Nemmeno questo, tuttavia, ha rammentato al napoletano Antonio Di Maio (più che al milanese Matteo Salvini, ovvio), che in quelle 40 pagine mancava una cosa importante. Il Sud! Si sono dimenticati il Sud! Proprio dove avevano fatto il pieno di voti. Perché Di Maio se ne accorgesse c'è voluta l'indignazione della napoletana di Forza Italia Mara Carfagna. E ora dovranno scrivere un nuovo capitolo. Ma la frittata ormai è fatta. C'è solo da sperare che non venga condita con altri scivoloni. Rep.it -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
zlataniere ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
Un bel contratto è già un passo avanti cit. -
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zlataniere ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
Tanto nel contratto possono anche scrivere di voler ricostruire l'Impero e conquistare Etiopia e Grecia, ma poi c'è sempre la famosa dura realtà -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
zlataniere ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
Se vabbe, se l'Europa e i mercati si preoccupano è un buon segno per l'Italia -
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che faccia suina -
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vito crimi il venditore di pane con la milza