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GhigoTrieste

Tifoso Juventus
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  1. La Juventus? Tutta fatta di donne e non sono le Wags Parteciperà al campionato di serie A da fine settembre, allenata dalla torinese Rita Guarino. L'obiettivo è la Champions League «La Juventus punta alla Champions League». Banale dirlo se si parlasse dei bianconeri al maschile. La Juventus in questione invece è quella al femminile che fa il suo esordio nel prossimo campionato di Serie A. La società bianconera ha presentato per la prima volta la sua formazione al femminile guidata da Rita Guarino, ex calciatrice che ha allenato anche la Nazionale femminile Under-17. Si chiama Juventus FC Women. Finora,fra i grandi club del massimo campionato maschile, solo la Fiorentina, l’anno scorso campione d’Italia, ha presentato una formazione composta di donne. Il ritiro è in questi giorni in Valle d’Aosta e poi la squadra ha la possibilità di usare le stesse strutture della prima squadra maschile, il che significa avere risorse simili a quelle delle grandi squadre femminili europee. Fra gli acquisti c’è anche Barbara Bonansea, premiata lo scorso anno come miglior giocatrice italiana. https://www.vanityfair.it/sport/calcio/2017/08/16/juve-femminile-foto
  2. CHE FINE HA FATTO IL DDL AS 1996 PER L’EQUILIBRIO DI GENERE NELLO SPORT (LEGGE SUL PROFESSIONISMO) Svanisce nel nulla la promessa di approvare la proposta di legge DDL AS 1996 in data 8 marzo 2016 per la Festa della Donna. Tanti buoni propositi ma di concreto, per adesso, non si è arrivati a nulla! Saranno le solite propagande politiche ? Ripercorrendo i passi della (dovuta) iniziativa dell'On. Fedeli vediamo che la proposta fu presentata in data 1 luglio 2015 e annunciata nella seduta ant. n. 477 del 2 luglio 2015 per poi lanciarla a conoscenza dei media con la conferenza stampa del 30 settembre 2015 presso la Camera dei Deputati. ( http://www.valeriafedeli.it/conferenza-stampa-di-presentazione-ddl-as-1996-per-lequilibrio-di-genere-nello-sport/ ) Allo stato attuale, risulta dal sito del Senato, che il disegno di legge è stato assegnato alla 7ª Commissione permanente che non ha ancora iniziato l'esame. ( http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/Ddliter/45823.htm) Prima ancora, in data 7 novembre 2014 presso la Sala stampa della Camera, ci fu la presentazione della proposta di legge dell'On. Laura Coccia ( http://www.gazzettaregionale.it/notizie/presentata-la-proposta-di-legge-per-il-professionismo-nello-sport-femminile) per estendere i diritti dello sport professionistico anche alle donne ( solita proposta dell'On. Fedeli). "C'è una differenziazione insopportabile in questo Paese, dove lo sport femminile ha sempre portano grandi risultati, dalle medaglie olimpiche nelle discipline singole ai campionati di squadra" - ha dichiarato la giovane deputata democratica ed ex-atleta disabile - "Vi è la necessità assoluta di garanzie, da quella per la maternità a quella sanitaria, senza dimenticare l'aspetto economico. Dobbiamo adeguarci agli standard maschili e guardare con un occhio diverso l'ambiente femminile, troppo spesso relegato ad ambiti estetici più che ai risultati sul campo". In questa conferenza erano solo presenti le rappresentati sindacali del calcio e basket. Vediamo nello specifico quale sono le modifiche proposte avanzate dalla Fedeli che fanno così paura ai suoi colleghi Onorevoli di Governo tanto da rimandare di mese in mese l'approvazione. 1. Alla legge 23 marzo 1981, n. 91, sono apportate le seguenti modificazioni: a) all'articolo 2, primo comma, le parole: «sono sportivi professionisti gli atleti, gli allenatori, i direttori tecnico-sportivi ed i preparatori atletici» sono sostituite dalle seguenti: «sono sportivi professionisti gli atleti e le atlete, gli allenatori e le allenatrici, i direttori e le direttrici tecnico-sportivi ed i preparatori e le preparatrici atletici»; b) all'articolo 2, dopo il primo comma, è aggiunto il seguente: «Qualunque sia la disciplina sportiva regolamentata dal CONI, è vietata qualsiasi discriminazione da parte delle federazioni sportive nazionali per quanto riguarda la qualificazione del professionismo sportivo in ambito femminile e maschile.»; c) all'articolo 10 è aggiunto, in fine, il seguente comma: «Quando elementi di fatto, desunti anche da dati di carattere statistico relativi alle qualificazioni degli sportivi professionisti, alla costituzione e alla affiliazione delle società sportive, siano idonei a fondare, in termini precisi e concordanti, la presunzione dell'esistenza di atti, patti o comportamenti discriminatori in ragione del sesso, spetta alle federazioni sportive nazionali riconosciute dal CONI l'onere della prova sull'insussistenza della discriminazione.». Come possiamo notare, le modifiche consistono "solo" nell'aggiunge il genere femminile nelle varie qualifiche, ignorate, chissà perchè, fino adesso. La stessa modifica di legge, risulta sempre dal sito del Senato, sia stata firmata da pochi parlamentari. A parte che secondo me questo aggiornamento andava fatto d'ufficio insieme alle "quote rosa", mi chiedo: cosa c'è da valutare, analizzare e discutere per porre rimedio a cotanta discriminazione? ... quando in altre situazioni, in poche ore notturne, sono stati capaci di ridurre in povertà migliaia di Italiani con la legge salva banche ?Premesso che, secondo il mio punto di vista, non si fa il professionismo con le leggi ma con i soldi e i progetti, a tal riguardo, vi riporto una dichiarazione di Michel Platini: "Il professionismo esiste solo perchè ci sono i soldi – non esiste solo per la volontà di voler essere atlete professioniste. La difficoltà in merito non è mica per l'UEFA, è una questione legata alle federazioni nazionali, alle leghe, ai club. È più un argomento nazionale che internazionale." E soprattutto, perchè nessun sindacato sportivo e politico reclama? per rispondermi a questa bella domanda sono andato a spulciare nei meandri della politica/sportiva e sapete che cosa ho trovato? l'onnipresente sindacalista Katia Serra, opinionista RAI, è anche allenatrice della Nazionale Parlamentari! leggi quà Come può la Serra a reclamare contro le sue onorevoli-calciatrici? Potrebbe mettere a rischio il suo posto in panchina e/o compromettere altre posizioni di prestigio? e allora ... meglio stare zitti e aspettare, tanto la proposta di legge è stata presentata, le conferenze stampa sono state fatte..., le tesserate AIC sono contente e intanto ... fanno le partite... e i diritti delle donne dello sport? Poi parlano di femminismo, pari opportunità e discriminazioni. Ma non è finita quì!Ho avuto modo di entrare in contatto con la gentilissima On. Coccia alla quale ho parlato della petizione sui diritti tv. Mi invitò subito ad un incontro a Roma ma dal momento che gli ho mandato il testo della petizione si è letteralmente volatizzata. Com'è bella la politica, così ricca di diplomazia e di interessi... raramente a sostegno del rispetto dei cittadini...Forse la nostra petizione non è condivisa perchè inopportuna? ... e perchè l'AIC snobba le nostre iniziative? lo scorso anno ci bloccarono le manifestazioni contro la violenza sulle donne organizzate in 12 città italiane: 8 manifestazioni su 12 furono annullate per la mancata partecipazione delle loro tesserate, mentre in 4 città se ne fregarono dell'AIC. A Napoli, Milano, Pescara e Udine scesero in piazza e in tutti i casi si riscontrò un grande successo di consensi e promozione. A Napoli con il sindaco De Magistris in prima fila insieme al presidente Lello Carlino (Titolare Carpisa) e Italo Palmieri del Napoli; l'Assessora allo sport di Milano ci aprì Piazza del Duomo dove il presidente Bulleri della Bocconi piazzò il suo gazebo e le sue ragazze intrattennero i passanti; Pescara con la società femminile di casa e l'associazione contro la violenza sulle donne manifestarono per l'eguaglianza e l'assessorato di Udine segui per le strade della città l'iniziativa dell'omonima società femminile. Motivazione del blocco? non era il momento di manifestare contro la violenza sulle donne, avevano il progetto "Settore calcio femminile" in discussione, poi bocciato come da previsione da Tavecchio.Quest'anno si sono ripetuti con la petizione sui "diritti tv al calcio femminile". Prima di rendere pubblica la mia idea, mi sono permesso di contattare il presidente Tommasi per avere la loro condivisione ma la risposta non è ancora pervenuta. Questa volta sembra che la loro assenza sia dovuta al fatto che la stessa richiesta l'avevano già avanzata loro con risposta negativa al presidente Tavecchio e poi dicono che noi di calciodonne non abbia i titoli per avanzare proposte. Come se la democrazia partecipata non esistesse. E cmq, secondo il sindato del calcio, questa è una lotta che spetta alle società e non alle calciatrici... e su questo punto lascio a voi tutti ogni considerazione! In tutto questo, non dimentichiamoci di quelli/e che si astengono perchè hanno rapporti con la FIGC e/o che sperano di avere una poltroncina... come se la nostra richiesta fosse illegittima e anticostituzionale... Sulla scia delle parole del grande Oscar Wilde: "solo gli sciocchi non cambiano mai idea" ... noi andiamo avanti con le nostre, per adesso abbiamo superato i 12.000 firmatari e con la speranze di unire, in questa giusta battaglia, tutti gli scettici... anche quelli che per partito preso, hanno, al momento, posizione contraria. Firmate a questo link: https://www.change.org/p/diritti-tv-al-calcio-femminile Considerato che nel Dipartimento i presidenti di calcio femminile non hanno possibilità di decisione ma solo di parola (come da regolamento), e in previsione di una possibile costituzione di una "Lega Calcio Femminile" credo che sia arrivato il momento di lanciare la famosa "Associazione dei Presidenti di calcio Femminile". Buon calcio femminile a tutti! Walter Pettinati https://www.calciodonne.it/rubriche/approfondimento/parliamone/19292-che-fine-ha-fatto-il-ddl-as-1996-per-l-equilibrio-di-genere-nello-sport-legge-sul-professionismo
  3. PROFESSIONISMO O DILETTANTISMO, NON BASTA UNA LEGGE! Il CONI riconosce 6 sport professionistici su 60 discipline: calcio, ciclismo, golf, pallacanestro, pugilato e motociclismo. Una legge del nostro Stato blocca le donne al dilettantismo mentre il professionismo è ambizione per poche discipline maschili. Tra le associazioni di categorie che si battono per il riconoscimento sportivo delle donne brilla la maglia nera dell'AIC. La legge n.91 del 23 marzo 1981 disciplina il professionismo solo per gli uomini: atleti, tecnico-sportivi e preparatori atletici. Con il ddl AS 1996 per l’equilibrio di genere nello sport, l'Onorevole Valeria Fedeli sta cercando, invano, di assegnare alle donne il dovuto riconoscimento di atlete professioniste. Ma che fine ha fatto - si chiede il sito calciodonne.it - il ddl AS 1996 ? dopo un anno dalla sua presentazione la cosidetta e famosa legge sul professionismo femminile non è stata ancora analizzata e tantomeno approvata. Una storia all'Italiana che ha suscitato la curiosità della nostra redazione che si propone un approfondimento sulla tematica che tanto interessa lo sport in rosa. Cerchiamo intanto di scoprire perchè alcuni sport sono considerati professionistici e altri dilettantistici! L'articolo 10 della legge 91 riporta che possono stipulare contratti con atleti professionisti solo società sportive costituite nella forma di società per azioni o di società a responsabilità limitata, non è concesso alla ASD dilettantistiche. In deroga all'articolo 2488 del codice civile è in ogni caso obbligatoria, per le società sportive professionistiche, la nomina del collegio sindacale. Questo significa che il CONI approva il professionismo solo alle Federazioni che dispongono di società forti economicamente tanto da garantire oneri fiscali e contributi e perciò, complice la crisi finanziaria che ci attanaglia da tempo, il dilettantismo è diventato un affare migliore del professionismo, per il semplice fatto che costa meno e non solo per questo. Così, mentre legittimamente le atlete donne chiedono parità di diritti rispetto ai colleghi uomini, è l’intero sport professionistico italiano ad essere a rischio estinzione. Lo stesso presidente Giovanni Malagò, intervistato da Tiscali sul tema, ha detto la sua: “È assurdo che campionesse come la Vezzali e la Pellegrini siano discriminate, ma il problema non è solo loro. Ci sono anche atleti uomini, che giocano a pallavolo ai massimi livelli e si allenano tutti i giorni, che non sono professionisti“. Preso atto che il professionismo è disciplinato dalla solidità economica delle società affiliate ad una federazione, non vedo i motivi per cui il ddl AS 1996 per l’equilibrio di genere nello sport presentato dall'On. Fedeli sia rimasto chiuso in un cassetto. Misteri all'Italiana? Naturalmente, come avviene spesso in Italia, la materia Professionismo - Dilettantismo è alquanto complessa per non dire in conflitto che le normative della Comunità Europea ma su questo argomento farò un approfondimento con il prossimo articolo. Allo stato attuale, con in vigore la vecchia legge 91 del 23 marzo, le Federazioni non possono, anche volendo, organizzare campionati professionistici femminili ma con l'approvovazione della modifica alla suddetta legge verrà "solo" raggiunto il punto di partenza per organizzare un'attività professionistica al femminile. Per il momento diverse Federazioni in accordo con le Associazioni di categoria si sono organizzate per sopperire ai diritti non concessi alle donne con l'unica eccezione del calcio femminile che al momento ha conquistato veramente poco o niente in confronto ai suoi colleghi sindacati di altre discipline. Ritornando alla disputa professionismo vs dilettantismo, risalta la situazione della pallavolo maschile stabile tra i dilettanti che fa capire quanto sia difficile raggiungere il professionismo o quanto non sia conveniente, e mi sorge spontaneo il dubbio, conoscendo molte situazioni, che molte donne big dello sport italiano non siano disposte a lasciare il dilettantismo per il professionismo, ma anche questo argomento lo affronteremo prossimamente... e con tante sorprese! http://www.libertatia.it/notizie/sport/212-professionismo-o-dilettantismo-non-basta-una-legge.html
  4. Katie Rood, attaccante neozelandese classe 1992 – la ragazza può giocare anche a centrocampo – che proprio in questi giorni è stata a Vinovo per effettuare allenamenti di prova con la Vecchia Signora ed è partita con il gruppo direzione Aymavilles. Rood, molto forte tecnicamente e destra (buono anche il suo sinistro), sembrerebbe molto vicina al tesseramento e sarebbe quindi in uscita dal Northern Football. http://www.donnenelpallone.com/12552/lindiscrezione-la-neozelandese-katie-rood-prova-alla-juventus/
  5. “Siamo nel paradiso del calcio, qui siamo professioniste” Giuliani e Salvai raccontano la nuova Juve “Entrare a vinovo è come entrare in una bolla, siamo nel paradiso del calcio. Qui si respira un’aria diversa” dichiara Cecilia Salvai, difensore classe 1993, arruolata nella Juventus dopo un anno a Brescia e un passato a Torino. La accompagna Laura Giuliani, portiere ventiquattrenne reduce da 5 stagioni in Germania. La location è il verde prato del campo sportivo di Aymavilles, nei pressi di Aosta, dove le giocatrici della Juventus stanno trascorrendo i giorni di ritiro pre stagionale. Si sentono in una dimensione tutta nuova, mai sperimentata, che profuma di consapevolezza e professionalità, in pieno stile Juventus. “La professionalità e le strutture fanno veramente la differenza, insieme allo staff: la società fa veramente tantissimo. Disponi delle basi per concentrarti e lavorare sulla partita, e fare bene il tuo lavoro” – conferma Giuliani. È proprio lei infatti a testimoniare quanto il nuovo progetto bianconero porti una rivoluzione nel calcio femminile, che aspettava da tempo un investimento così ingente come quello che sta mettendo in pratica la Juventus: “In questa società ho trovato molto più di quello che ho trovato all’estero in questi anni: ho giocato 5 anni in Germania e a livello di strutture, organizzazione e preparazione dello staff ritrovo molto di più di quello che ho lasciato. Qua siamo professioniste, solo non a livello ufficiale, perché a livello di trattamento e di società non ci manca proprio nulla.”Modelli da seguire? Ad ognuno il suo: Cecilia nutre una stima infinita per l’ex compagna di reparto Roberta D’Adda, mentre vorrebbe rubare la grinta e la determinazione di Sara Gama, altra compagna a Brescia che ritrova al suo fianco alla Juventus. Laura Giuliani, forte delle sue esperienze all’estero, subisce invece di più il fascino internazionale: “una calciatrice che stimo a livello caratteriale è Ada Hegerberg: è molto grintosa, fisicamente è fortissima, molto formata. Hope Solo è il mio modello, per il modo di stare in porta, mentre mi piace molto la tranquillità della Lindahl, portiere del Chelsea e della nazionale svedese. Secondo me il portiere perfetto è un mix tra Hope Solo e Lindahl”. Le speranze sono tante e grandi, da parte di ogni giocatrice con il proprio bagaglio di esperienze passate e sogni futuri. Cecilia Salvai viene da Brescia, squadra che può vantare una tifoseria tra le più appassionate di tutta la serie A, in grado di trasmettere calore e supporto creando cori per ogni singola giocatrice nell’arco di una partita: “Hanno subito inventato un coro ad hoc anche per me – dice Cecilia -, ogni giocatrice aveva il suo coro, e questo mi ha fatto molto piacere: nonostante fossi nuova me ne hanno subito trovato uno, hanno un sacco di fantasia! Posso solo dire grazie per il loro supporto, mi ha fatto davvero molto piacere”. Hanno tutti le idee molto chiare, lì a : il lavoro non manca, i progetti nemmeno. Di lì a poco fa il suo ingresso in campo Rita Guarino, che prepara il campo per gli esercizi, ed entrambe le ragazze non hanno dubbi: “Il dettaglio fa la differenza –dichiarano-: lavorare nel particolare, come sta facendo anche Rita, può farti arrivare lontano”. Lucia Pirola https://www.calciodonne.it/serie-a-news/22212-siamo-nel-paradiso-del-calcio-qui-siamo-professioniste-giuliani-e-salvai-raccontano-la-nuova-juve
  6. PROPOSTA DI LEGGE d'iniziativa dei deputati BRIGNONE, CIVATI, ANDREA MAESTRI, MATARRELLI, PASTORINO Modifiche alla legge 23 marzo 1981, n. 91, in materia di promozione della parità tra i sessi nello sport professionistico Presentata l'8 settembre 2016 Onorevoli Colleghi! — La parità di genere tra uomini e donne rappresenta un diritto fondamentale che deve innanzitutto essere messo in atto dalle istituzioni, includendo l'obbligo di eliminare ogni forma di discriminazione anche per quanto attiene allo sport. In particolare, con la presente proposta di legge s'intende sopprimere le barriere tra sport maschile e sport femminile, favorendo un'equiparazione di trattamento nelle discipline sportive classificate professionistiche. Il ruolo sociale dello sport nelle politiche europee e nell'ordinamento sportivo italiano deve garantire il diritto alla parità di genere, partendo dagli sport oggi considerati professionistici solo se praticati da uomini. In Italia sono riconosciuti solo sei sport professionistici su sessanta discipline (calcio, golf, pallacanestro, pugilato, motociclismo e ciclismo). La legge 23 marzo 1981, n. 91, recante «Norme in materia di rapporti tra società e sportivi professionisti», rappresenta in materia di sport professionistico la tutela e la valorizzazione dei lavoratori in ambito sportivo, ma segna le evidenti differenze di genere se si considera che, tutt'oggi, in Italia nessuna disciplina sportiva femminile è qualificata come professionistica. Inoltre, la mancata qualificazione delle discipline sportive femminili come «professionismo» determina pesanti ricadute in termini di assenza di tutele sanitarie, assicurative, previdenziali, e di trattamenti salariali adeguati all'effettiva attività svolta. Secondo l'articolo 2 della citata legge n. 91 del 1981 «sono sportivi professionisti gli atleti, gli allenatori, i direttori tecnico-sportivi e i preparatori atletici, che esercitano un'attività sportiva a titolo oneroso con carattere di continuità nell'ambito delle discipline regolamentate dal CONI e che conseguono la qualificazione dalle Federazioni sportive nazionali, secondo le norme emanate dalle Federazioni stesse, con l'osservanza delle direttive stabilite dal CONI per la distinzione dell'attività dilettantistica da quella professionistica». Da ciò si evince la volontà di favorire e riconoscere esclusivamente gli sport praticati dal genere maschile, atteso che gli stessi sport riconosciuti professionistici per il sesso maschile sono praticati dal sesso femminile per il quale non si è avuta una specifica qualificazione da parte delle Federazioni sportive. Il metodo di riconoscimento del lavoratore sportivo professionista è stato innovato con il decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242, che ha ridimensionato il potere delle Federazioni, devolvendo al Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) il compito di fissare, in armonia con l'ordinamento internazionale sportivo, i criteri della distinzione tra sportivo professionista e sportivo dilettante, assegnando a tale ente un potere al fine sia di creare un'omogeneità dei criteri distintivi sia di ridurre il contenzioso circa la qualificazione di talune tipologie di contratti di lavoro. Esempio palese di distinzione tra atleti professionisti maschi e atlete dilettanti femmine che praticano la stessa disciplina sportiva è rappresentato dal gioco del calcio. Tuttavia, bisogna considerare che esistono discipline sportive qualificate come dilettantistiche dalle quali in realtà gli atleti, con la modalità della continuità e dei costi, traggono il loro sostentamento, senza che per questo possano essere formalmente considerati professionisti e quindi rientrare nella tutela accordata dalla citata legge n. 91 del 1981. Poiché nessuna Federazione consente alle donne di accedere all'attività professionistica, oggi le donne atlete italiane che praticano sport e che dello sport fanno un lavoro sono costrette a esercitarlo da dilettanti nonostante lo stesso sport praticato dagli uomini sia considerato professionistico. Tale differenza rappresenta pertanto una palese discriminazione delle atlete. La legge sul professionismo sportivo, infatti, divide la pratica sportiva in due categorie: attività sportiva professionistica svolta nell'ambito di società di capitali e attività sportiva dilettantistica praticata da atleti e da associazioni sportive dilettantistiche, cooperative e di capitali senza finalità di lucro. Da ciò consegue che le atlete donne ricavano compensi molto inferiori rispetto ai colleghi atleti uomini. Inoltre, cosa non marginale, non hanno diritto a godere delle garanzie previdenziali, contributive e sanitarie previste dagli inquadramenti contrattuali. La necessità di presentare una proposta di legge concernente iniziative per promuovere la parità di genere nel settore dello sport professionistico è dettata anche dalla mancanza di una piena adozione da parte del nostro Paese della Carta europea dei diritti delle donne nello sport. La Carta rappresenta il primo tentativo per il riconoscimento e la rivendicazione delle pari opportunità di uomini e donne nello sport in ambito europeo e nello stesso tempo evidenzia una grave disparità tra uomini e donne impiegati nel settore dello sport, e quindi rileva la necessità di rimuovere le smisurate barriere culturali che impediscono il reale coinvolgimento delle donne nelle attività sportive in generale e in particolare nello sport professionistico. La Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW), adottata a New York il 18 dicembre 1979 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite e ratificata dall'Italia ai sensi della legge 14 marzo 1985, n. 132, prevede, in particolare agli articoli 10 e 13, che il diritto allo sport sia per tutti, senza distinzioni di genere. Al fine di garantire la parità di diritti nello sport professionistico, occorre modificare la normativa vigente per eliminare la distinzione tra pratiche maschili e femminili nelle procedure di riconoscimento delle discipline di alto livello, chiedendo alle Federazioni nazionali di assicurare alle donne e agli uomini parità di trattamento, in quanto il dilettantismo «obbligato» alle atlete impedisce loro di usufruire della legge n. 91 del 1981 che regola i rapporti con le società, la previdenza sociale, l'assistenza sanitaria e il trattamento pensionistico. PROPOSTA DI LEGGE Art. 1. 1. Alla legge 23 marzo 1981, n. 91, sono apportate le seguenti modificazioni: a) l'articolo 2 è sostituito dal seguente: «Art. 2. – (Professionismo sportivo). – 1. Ai fini dell'applicazione della presente legge, sono sportivi professionisti, senza distinzione di sesso, gli atleti, gli allenatori, i direttori tecnico-sportivi e i preparatori atletici, che esercitano l'attività sportiva a titolo oneroso con carattere di continuità nell'ambito delle discipline regolamentate dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e che conseguono la qualificazione dalle Federazioni sportive nazionali, secondo le norme emanate dalle Federazioni stesse, con l'osservanza delle direttive stabilite dal CONI per la distinzione dell'attività dilettantistica da quella professionistica. 2. Per ogni disciplina sportiva regolamentata dal CONI è proibita qualsiasi forma di discriminazione di genere per quanto concerne la qualifica di atleta professionista da parte delle Federazioni sportive affiliate al CONI»; b) all'articolo 4, primo comma, dopo le parole: «conformemente all'accordo stipulato,» sono inserite le seguenti: «nel rispetto delle pari opportunità tra donne e uomini,»; c) all'articolo 10, primo comma, le parole: «con atleti professionisti» sono sostituite dalle seguenti: «con atleti e atlete professionisti». https://parlamento17.openpolis.it/atto/documento/id/282816
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