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Pensioni, Corte conti: «Non ci sono spazi per correzioni alla Fornero. Evitare altro debito» 12 luglio 2018 «L'insieme delle evidenze» oggi disponibili e «soprattutto» le proiezioni di lungo periodo spingono «a ritenere che sono stretti se non del tutto esauriti, gli spazi per ulteriori attenuazioni degli effetti correttivi» della legge Fornero, «a meno di un ripensamento complessivo» del sistema previdenziale. Corte dei Conti di Roma: «20 anni di cattiva gestione dell’Amministrazione comunale» Così la Corte dei Conti nel Rapporto 2018 sul coordinamento della finanza pubblica presentato alla Camera. Dopo aver rimarcato che «specie in campo previdenziale, le politiche pubbliche dell'oggi influiscono sulla spesa di domani», la Corte avvisa che «è cruciale non creare debito pensionistico aggiuntivo». Corte Conti Ue attacca Commissione, troppa flessibilità a Italia La flessibilità concessa dalla Commissione Ue, di cui l'Italia è la maggior beneficiaria, non si è limitata al periodo di crisi e si è rivelata “eccessiva”: è quanto sostiene la Corte dei Conti Ue nel rapporto che analizza la 'discrezionalità' che Bruxelles ha rivendicato nel giudizio dei conti pubblici, e che molto ha aiutato l'Italia a restare in linea con le regole Ue. Secondo la Corte, servirebbero «norme più rigide per i Paesi fortemente indebitati» perché tutte le concessioni non hanno fatto calare il debito. http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-07-12/pensioni-corte-conti-non-ci-sono-spazi-correzioni-fornero-evitare-altro-debito--112248.shtml?uuid=AEcFmoKF
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L'Alieno gentile @AlienoGentile FollowingStai seguendo @AlienoGentile Altro Dice: "mi rendo conto che sono cialtroni impreparati e inconcludenti sulle cose di sostanza. E so bene che non sono certo moralmente migliori (anzi). Ma mi piacciono perché rompono gli schemi". Ecco, peccato che quegli "schemi" siano le fondamenta di casa tua...
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Lega-M5S, solo dieci sedute alla Camera nei primi 30 giorni e nessun atto del governo discusso Il primo provvedimento della maggioranza gialloverde che potrebbe arrivare in Parlamento è il taglio dei vitalizi. E la pausa estiva si avvicina: il probabile stop il 2 agosto di MARIA BERLINGUER (ap) ROMA - Dieci sedute alla Camera, nove al Senato. E' il magro bilancio di un mese di governo gialloverde in Parlamento. I 900 parlamentari italiani ancora saldamente in testa alla classifica dei più pagati d'Europa al netto delle dichiarazioni sulla casta non si può certo dire che si siano guadagnati finora gli emulumenti. Malgrado i roboanti annunci dei due dioscuri di Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, e delle dichiarazioni via facebook del capo della Lega che assicura "abbiamo fatto più noi in un mese che gli altri in anni" non un solo atto dell'esecutivo nè della maggioranza che lo sostiene è stato portato a palazzo Madama o Montecitorio. Il 18 giugno si è chiuso alla Camera l'iter di due decreti in scadenza del governo Gentiloni su Alitalia e sugli ammortizzatori sociali mentre al Senato fino al 28 giugno si è discusso del decreto terremoto lasciato in reredità dall'esecutivo precedente. Le Camere non sono state finora nenache in grado di nominare le commissioni permanenti. Vigilanza e Copasir non sono ancora insediate e per altro non è ancora chiaro se come da prassi fin qui sempre rispettata saranno infine assegnate alle opposizioni. E anche la scelta dei quattro consiglieri Rai che la riforma Renzi sulla tv di stato lascia alle due Camere è slittata dall'11 al 18 luglio. Ma tant'è. Il turbo per ora si è messo in moto solo sulle dichiarazioni e il Parlamento è rimasto in naftalina. Del resto lo stallo non sembra affatto preoccupare l'esecutivo. "Il Parlamento non ha ancora cominciato a lavorare? Io penso che non dobbiamo inondare il Paese di leggi, procediamno in modo ragionato ed efficace", ha detto qualche giorno fa a Repubblica il ministro per i Rapporti con il Parlamento, il cinquestelle Riccardo Fraccaro. A grandi passi inoltre ci si avvicina alla pausa estiva. Sul calendario della Camera il liberi tutti potrebbe scattare il 2 agosto. Una finestra per votare eventuali decreti legge del governo potrebbe restare aperta fino al 9. Ma è difficile che si arrivi oltre la prima settimana di agosto. Con buona pace dell'appello lanciato da Openpolis che ha chiesto di tenere aperto il Parlamento ad agosto. Un appello rilanciato sul web. E chissà che il governo orgogliosamente populista non dia segnali in questo senso. A giorni in aula arriiverà il taglio dei vitalizi, il cavallo di battaglia dei cinquestelle e di Roebrto Fico. Oggi scade il termine per la presentazione degli emendamenti. Il voto potrebbe seguire tra il 9 e l'11 luglio. http://www.repubblica.it/politica/2018/07/04/news/stallo_parlamento_mese-200884405/?ref=twhr×tamp=1530775631000&utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter
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Ma la cosa dell'autocertificazione sui vaccini per frequentare la scuola è vera?
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Il Movimento 5 Stelle è riuscito di nuovo a perdere un sondaggio sulla sua pagina Facebook Oggi alle 15:00 Questo pomeriggio il Movimento 5 Stelle della Sicilia ha caricato sulla sua pagina Facebook un sondaggio in cui chiede ai lettori di scegliere tra il “taglio dei vitalizi”, rappresentato da una fotografia del capogruppo in regione Giancarlo Cancelleri, e la “conservazione dei privilegi”, rappresentata dal politico siciliano di lungo corso Gaetano Micciché. Come era già accaduto la scorsa settimana, l’opzione caldeggiata dai leader del Movimento sta perdendo nettamente il sondaggio. Quello di oggi è il terzo sondaggio promosso da una pagina del Movimento 5 Stelle che si ritorce contro i suoi autori. Nel primo, pubblicato il 29 giugno, ai lettori era chiesto di scegliere tra “La casta” e il presidente della Camera Roberto Fico. Quando i voti per “La casta” hanno superato il 60 per cento, i gestori della pagina hanno rimosso il sondaggio. Quello sulla pagina del Movimento 5 Stelle Sicilia, invece, è ancora accessibile (si può votare qui). https://www.ilpost.it/flashes/sondaggio-m5s-sicilia-micciche/
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La Cassazione ha ordinato il sequestro di tutti i fondi della Lega “ovunque vengano rinvenuti” 5 La Corte di Cassazione ha ordinato il sequestro di tutti i fondi della Lega, e ha stabilito che ogni somma di denaro riferibile al partito guidato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini debba essere sequestrata “ovunque venga rinvenuta”. La decisione è arrivata in risposta al ricorso dei magistrati di Genova che si stanno occupando del processo per la truffa sui rimborsi elettorali del 2012 nel quale sono stati condannati Umberto Bossi, e l’ex tesoriere del partito, Francesco Belsito, oltre ad altri tre dipendenti del partito e due imprenditori. Nello stesso processo la Lega è stata condannata a risarcire allo stato 49 milioni di euro illecitamente ricevuti tra 2008 e 2010. Fino a oggi, però, alla Lega è stato sequestrato solo poco più di un milione e mezzo di euro. Con la sentenza di oggi la Corte di Cassazione ha stabilito che la Guardia di Finanza, su ordine dei giudici, potrà bloccare qualsiasi nuova somma dovesse arrivare sui conti della Lega in futuro, mentre gli avvocati del partito sostenevano che il sequestro potesse applicarsi soltanto ai fondi presenti sui conti nel luglio 2017, quando venne emesso il primo provvedimento di sequestro. Ma com'è possibile che quelli onesti siano al governo con i truffatori? Dev'esserci un errore... https://www.ilpost.it/2018/07/03/cassazione-sequestro-lega/
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Guy VerhofstadtAccount verificato @guyverhofstadt 20 min20 minuti fa Altro We are not living a #migration crisis. We are living a political crisis on the back of migrants. Look at the figures before believing those who spread fear! Traduci il Tweet
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Daniele Rielli @danielerielli FollowingStai seguendo @danielerielli Altro Grillo ci spiega che la più grossa epidemia fitosanitaria del mondo é un complotto del Quotidiano di Puglia e della giornalaccio rosa del mezzogiorno che- immagino a mezzo bilderberg- riescono a far pubblicare a @nature delle falsità. #poveraitalia #xylella Questo complottismo idiota del fondatore del movimento è una delle cose che mi fanno più arrabbiare. Lo aggiungiamo al negazionismo dell'AIDS, al complottismo sui vaccini, sugli OGM e via dicendo (il tweet fa riferimento a questo articolo http://www.beppegrillo.it/la-bufalite-della-xylella/ )
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Così si fabbrica la falsa invasione di migranti Una ricerca sui migranti ha rintracciato le origini di 162 fake news. Ecco come funziona l'Internazionale delle bufale Foto Michele Amoruso / IPA 29 giugno 2018 di ANNA ZAFESOVA L’hanno visto tutti, questo video. Un uomo, in un corridoio d’ospedale, spintona una dottoressa, poi la aggredisce, la scaraventa a terra, e stampa un pugno in faccia all’infermiera che accorre in aiuto della collega. Gira sui social, ormai da qualche mese, attribuito ora a un profugo siriano in Germania, ora a un magrebino in Francia, ora a un siriano, ma in un ospedale turco. Ha infestato i social nelle campagne elettorali in Francia, in Spagna e in Turchia, condiviso su migliaia di feed di chi è contrario all’arrivo degli stranieri. In realtà è un ubriacone russo, che picchia una dottoressa russa, in un ospedale della provincia russa. I migranti vivono accanto a noi, in una realtà spesso problematica. Ma il modo in cui li vediamo e giudichiamo è influenzato dai media, tradizionali e non, fino a distorcere il quadro reale. Un’altra immagine molto popolare sui social è quella di una folla di disperati sulla banchina davanti a una nave, accalcati nella speranza di imbarcarsi. Nei Paesi africani e mediorientali viene diffusa con la didascalia che spiega che si tratta di europei in fuga verso l’Africa durante la Prima o la Seconda guerra mondiale. In Occidente, soprattutto in Francia e in Italia, circola come testimonianza della massa sterminata di profughi in fuga dalla Libia verso l’Europa. Nel primo caso serve ad alimentare il rancore verso i Paesi ricchi che non vogliono accogliere migranti pur avendo goduto dell’ospitalità dei loro Paesi quando erano in difficoltà. In Europa è funzionale a fomentare la paura dell’orda di barbari in procinto di imbarcarsi. Nessuno ha riconosciuto lo scatto: sono gli albanesi che cercano di raggiungere l’Italia, nel 1991, un altro grande esodo che sembrava impossibile da affrontare, oggi completamente digerito e dimenticato. I migranti scendono dai barconi ogni giorno sui teleschermi, e non stupisce che nella percezione degli italiani gli stranieri ormai compongano, in base ai vari sondaggi, da un quarto a un terzo della popolazione. In realtà, sono l’8%, contando tutti i non italiani, e appena il 6% se si parla di “extracomunitari”, dai cinesi agli americani e agli svizzeri. La stragrande maggioranza ha un permesso di soggiorno, e un lavoro. Ma dai monitor viene raccontata tutta un’altra storia. L’associazione no-profit turca Teyit, che fa parte dell’International Fact-Checking Network (Ifcn), ha condotto una ricerca sulle fake news riguardanti i migranti che si è svolta in 22 Paesi, rintracciando le origini di 162 notizie fasulle. Che sono sempre le stesse, con gli stessi filmati e le stesse foto. Le donne che si dichiarano vittime di molestie di stranieri, immagini rubate in realtà alle varie campagne contro la violenza (in alcuni casi non sono nemmeno testimonial autentiche, ma modelle). L’”immigrato” che picchia i medici. La donna uccisa dai profughi siriani (in realtà, una turca massacrata dal marito). I profughi che si rifiutano di accettare il cibo distribuito dalla Croce Rossa perché sulle scatole c’è il simbolo della croce. I militanti dell’Isis, entrati in Germania spacciandosi per profughi, che aggrediscono la polizia (il filmato è del 2012, prima della grande ondata migratoria e dell’ascesa dell’Isis, e i musulmani si stanno scontrando in realtà con militanti dell’estrema destra razzista). Sono tutti dei falsi. Un minuzioso lavoro di indagine ha permesso di smascherare questi filmati come falsi, e di rintracciarne i movimenti globali (e quasi mai l’origine). Ma uno dei problemi delle fake news – discusso di recente al quinto Global Summit dell’Ifcn, che ha visto 200 fact checker, esperti e giornalisti riuniti a Roma – è proprio quello di stabilire cosa è una “bufala”. Con un video falso, i cui protagonisti, situazione e luogo non sono quelli dichiarati, il discorso è relativamente facile, e riguarda soprattutto i social. Ma esiste anche un modo di presentare notizie “vere”, come quello di segnalare una notizia di cronaca criminale se ha per protagonista un extracomunitario, sottolineando la sua origine, o associando nelle news la parola “profughi” alla parola “terroristi”, come è accaduto spesso durante la grande crisi migratoria di due anni fa, anche se su diversi milioni di persone in fuga dalla Siria nemmeno una decina sono finite nel mirino della polizia come estremisti islamici. Secondo le indagini dei fact checker, anche i fake poi cambiano orientamento da un Paese all’altro: i contenuti (e i filmati taroccati) restano gli stessi, ma i commenti puntano più sulle differenze religiose (soprattutto negli Usa) invece che sui costi degli aiuti statali (argomento sensibile nei Paesi dal welfare ricco come Germania e Svezia), sulla criminalità portata dagli stranieri (Germania, Repubblia Ceca e Paesi Bassi), mentre in Italia è il fatto stesso della presenza di extracomunitari, la loro “invasione”, a dare fastidio. Un’”invasione” che è di gran lunga inferiore alle percentuali di immigrati in altri Paesi europei, ma in compenso in Italia il divario tra il numero effettivo degli stranieri e quello che l’opinione pubblica ha in mente è il più alto. Anche per numero di fake news riguardanti gli stranieri l’Italia è sopra la media europea, anche se per numero di fatti segnalati la Germania e la Svezia, Paesi con una presenza di immigrati molto più cospicua, sono in cima alla classifica. Paese che vai, fake news che trovi, ma il divario tra la realtà e la sua percezione sta diventando allarmante, non soltanto nel campo dell’immigrazione. Secondo i dati di Bobby Duffy, direttore dell’istituto Ipsos Mori che si sta preparando a dare alle stampe un libro che spiega che “abbiamo torto quasi su tutto”, in tutti i Paesi, occidentali e non, la percezione diffusa vuole un drastico incremento della criminalità, mentre ovunque è scesa vertiginosamente negli ultimi 30 anni. E ovunque il numero degli stranieri stimato dall’opinione pubblica supera di due, tre, anche quattro volte quello reale. Su questo divario si è già giocata la partita del Brexit. Ora l’Unione Europea si sta spaccando su una crisi migratoria che non esiste, ma che ha portato al cambiamento di governo in Italia e fa vacillare Angela Merkel. L’immigrazione è un problema reale, falsarne, intenzionalmente o no, la percezione paradossalmente può solo complicarne la soluzione. https://www.rollingstone.it/politica/cosi-si-fabbrica-la-falsa-invasione-di-migranti/418276/#Part1
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Luciano Capone @lucianocapone FollowingStai seguendo @lucianocapone Altro Storia di Cpl Concordia, azienda terremotata dalle inchieste di Woodcock e che Di Maio chiamava “mafiosa”: assolta (e viva) - La coop ha perso il 34% del fatturato e 400 posti di lavoro. Il nome Cpl Concordia era sinonimo di malaffare, ora di malagiustizia 15:53 - 30 giu 2018
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Ma com'è possibile fare tanto schifo?
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Tre carabinieri hanno cercato di incastrare per terrorismo un uomo ghanese Lo hanno aggredito, gli hanno messo in casa armi e testi in arabo per far credere che appartenesse all'ISIS, ma sono stati scoperti Tre carabinieri di Giugliano, in provincia di Napoli, sono stati arrestati per aver fabbricato le prove contro un uomo ghanese di 37 anni, accusato ingiustamente di essere un terrorista islamico. Secondo le ricostruzioni dell’accusa, i tre carabinieri avevano messo nella casa dell’uomo alcune armi e un finto piano per compiere un attentato: progettavano di arrestarlo e ricevere così un encomio ufficiale, cosa che avrebbe giovato alla loro carriera. I tre sono stati fermati con le accuse di falso ideologico, calunnia, detenzione e porto illegale di armi clandestine. Secondo alcune intercettazioni citate dai giornali, non sarebbe stata la prima volta che i tre provavano a incastrare qualcuno attribuendogli la volontà di fare un attentato. Il caso è iniziato il 25 giugno, quando Munkail Kailu Osman, che lavora nei campi alla periferia di Napoli e ha un regolare permesso di soggiorno, è stato aggredito in casa da tre carabinieri, due marescialli e un appuntato. «Sono arrivati nel primo pomeriggio», ha raccontato al Corriere del Mezzogiorno, «mi hanno mostrato delle pistole e un Corano. Io ero con alcuni amici, ho detto subito: non sono miei. Ma mi hanno portato via ugualmente». Parlando con Repubblica, Osman ha raccontato che in quei momenti un carabiniere gli ha anche augurato di morire in carcere, dicendo: «Mò che è arrivato Salvini e Renzi non ci sta, ti dobbiamo fare un c**o così». Non è chiaro quando i carabinieri abbiano piazzato il materiale sospetto in casa di Osman, ma secondo il Corriere del Mezzogiorno avevano messo da parte moltissimi oggetti che avrebbero dovuto provare la sua appartenenza allo Stato Islamico (o ISIS): «un quaderno manoscritto inneggiante ad Allah e ai suoi martiri in inglese, italiano e arabo; cinque fogli manoscritti, sempre nelle tre lingue, inneggianti al sacrificio dei martiri contro i miscredenti; un quaderno raffigurante la Mecca con scritte in arabo; una custodia di colore verde contenente un libretto di preghiere in arabo; otto copie del Corano. Ci dovevano essere, ovviamente, anche le armi: i carabinieri si sono procurati – come e dove lo si sta accertando – un revolver con sei cartucce e una semiautomatica con dodici cartucce». In casa di Osman avevano messo anche dei volantini di un supermercato locale, in cui avevano sottolineato le entrate. Non è chiaro perché i tre carabinieri avessero preso di mira proprio Osman: il Manifesto scrive che «probabilmente è stato individuato perché non aveva legami forti con il territorio e quindi più vulnerabile, dal punto di vista dei tre carabinieri». Osman ha passato una notte in carcere ma il gip non ha convalidato il suo arresto: i carabinieri del nucleo investigativo provinciale di Napoli stavano indagando da tempo sui tre carabinieri, e le loro conversazioni erano sotto intercettazioni. Non è ancora chiarissimo quando e come abbiano provato a inscenare altri attentati, e forse se ne saprà di più nelle prossime settimane. Repubblica scrive che nel frattempo i tre carabinieri arrestati «hanno chiesto scusa all’Arma e agli immigrati ingiustamente accusati». https://www.ilpost.it/2018/06/29/carabinieri-uomo-ghanese-terrorismo-giugliano/
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tonia mastrobuoni ha ritwittato Daniele Viotti @danieleviotti 14 h14 ore fa Altro Oggi abbiamo votato il primo atto del bilancio europeo in @Europarl_IT. Indovinate: nessuno di @LegaSalvini e @M5S_Europa presente in aula. NESSUNO. Le grandi scelte su Italia e migrazioni sono state prese senza di loro. Arroganti, superficiali e menefreghisti, questo sono. Non mi stupisce
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Sull'articolo originale c'è scritto che hanno controllato per numerose altre variabili, in modo da isolare l'effetto dell'aumento degli immigrati. In ogni caso si tratta di un articolo peer reviewed, dire che le conclusioni sono azzardate mi sembra azzardato, avranno fatto quella scelta per motivi precisi.
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giancarlo loquenzi @gloquenzi SeguiSegui @gloquenzi Altro Dice Di Maio “Il decreto dignità si sta girando tra bollinature e mille altre cose che scopro solo ora”, tra cui l’impatto con la realtà.
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I grafici si riferiscono alla variazione percentuale di PIL e disoccupazione, non al valore assoluto. I valori rimangono sempre positivi a 5 anni. La scelta degli intervalli di confidenza dipende da tanti fattori, ma per quanto riguarda gli immigrati il valore 0 ne rimane ben fuori fino ad almeno 4 anni. Per quanto riguarda i richiedenti asilo gli intervalli sono più ampi, e nell'articolo originale spiega anche il perchè, ma anche qui il valore 0 viene compreso solo durante il primo anno. A me pare che dire che l'ipotesi nulla è compatibile con i dati è una forzatura. Esiste un altro studio che mostra come l'immigrazione diminuisca la criminalità, stavolta con dati riferiti agli USA, e come spiegazione si fa riferimento proprio al miglioramento dell'economia dovuto all'immigrazione https://www.scientificamerican.com/article/immigrants-do-not-increase-crime-research-shows/?utm_source=twitter&utm_medium=social&utm_campaign=sa-editorial-social&utm_content=&utm_term=policy_&sf192156251=1
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La maxi-bufala delle navi Ong «smascherate» dal Gps Negli ultimi giorni è tornata a imperversare in Rete una della «prove inconfutabili» della connivenza tra Ong e traffico di esseri umani: la tracciatura via Gps della rotte della imbarcazioni, dove si evidenziano spostamenti bilaterali fra le coste italiane e quelle libiche. L’origine del tutto è un video risalente a un anno fa e capace, a suo dire, di «svelare la verità sui “migranti” (tra virgolette, ndr)» con un metodo abbastanza artigianale: il monitoraggio delle imbarcazioni provviste di Automatic identification system, un sistema di monitoraggio automatico installato a bordo. L’autore della clip, uno studente universitario, ha usufruito di MarineTraffic, sito che offre un servizio di tracking delle imbarcazioni, per seguire passo a passo le rotte di navi «sospette» di Ong e arrivare a una conclusione: le organizzazioni attive nel Mediterraneo fanno da «taxi del mare» verso l’Italia perché entrano nelle acque territoriali della Libia e, per giunta, non depositano i migranti nel porto più vicino, identificato con lo scalo tunisino di Zarzis. Il video in questione è già stato messo alla prova da diversi fact-checking (tra i più dettagliati quello del blogger David Puente), dove emergono alcune forzature, una scarsa conoscenza del diritto e una imparzialità almeno dubbia (il video si conclude con l’invito ad acquistare un libro del giornalista Mario Giordano che si intitola «Profugopoli. Quelli che si riempiono le tasche con il business dei migranti»). Il concetto di fondo, però, è riuscito a circolare bene sui social: «basta guardare sul Gps» per avere la prova che le Ong soccorrono migranti per soldi, come testimonierebbero la rotta (Italia-Libia-Italia) e il fatto di evitare lo scalo più comodo (Tunisia). Il problema è che non è vera né la prima né la seconda tesi. Ma le Ong non “vanno a prenderli in Libia”? La prima argomentazione è che le Ong andrebbero a «prelevare» i migranti direttamente sulle coste della Libia, perché video e immagini tratte da Gps mostrano alcune imbarcazioni fare avanti e indietro dall'Italia alla costa nordafricana. Di fatto, però, quegli spostamenti sono legali (non esistono norme che vietino l’ingresso in acque libiche), connaturati al ruolo di una Ong (che si muove sempre in acque extraterritoriali, intervendo laddove è necessario) e, in particolare, non si traducono necessariamente in quello che viene considerato il loro «business», cioè il salvataggio di persone. Il perché è semplice: tutte le operazioni di soccorso sono coordinate da una serie di attori istituzionali, a partire dalla nostra Guardia costiera. «Le Ong lavorano sotto il coordinamento della guardia costiera italiana operando nelle zone dove avvengono i naufragi - spiega Marco Bertotto, responsabile advocacy di Medici senza frontiere - In alcuni casi i naufragi avvengono più in prossimità delle coste libiche, e anche in quei casi si seguono ovviamente le indicazioni da terra». In un’audizione al Senato risalente al marzo 2017, gli stessi ufficiali della Guardia costiera hanno smentito la teoria del cosiddetto pull-factor: cioè che le imbarcazioni delle Ong sarebbero un «fattore di richiamo» per le partenze verso l’Italia. L’ammiraglio Vicenzo Melone ha spiegato che le Ong «devono essere considerate, a tutti gli effetti, risorse utili ai fini dell’attività di soccorso», mentre l’ammiraglio Donato Marzano «ha rilevato che le Ong non costituiscono intralcio alle attività della Marina militare nell’area». Del resto, l’attività di salvataggio è un obbligo per tutte le imbarcazioni che si trovino in zona utile. Dati della Guardia costiera mostrano che oltre il 15% delle persone salvate nei primi quattro mesi del 2017 sono state “recuperate” da navi mercantili. E il «porto sicuro» di Zarzis? L’altra tesi è che le imbarcazioni delle Ong «puntino» sull’Italia perché le darebbero precedenza su porti più vicini. Ad esempio quello di Zarzis, uno scalo di piccole dimensioni nel sud della Tunisia. In realtà, ai sensi della Convenzione internazionale sulla ricerca ed il salvataggio marittimo, siglata ad Amburgo nel 1979, le operazioni di salvataggio devono condurre al cosiddetto place of safety («luogo sicuro»). Ed è qui che si genera l’equivoco: «Il punto è che il porto deve essere “sicuro” anche dal punto di vista dei diritti umani, ai sensi della Convenzione di Ginevra - prosegue Bertotto - E questo non è garantito dalla Tunisia, che peraltro non ha dimostrato di essere disponibile». Quanto spendiamo davvero Infine c’è la questione che scalda di più il dibattito: i soldi. Grosse Ong come Medici senza frontiere, oggi presenti nel Mediterraneo solo con il suo staff sulle imbarcazioni di Sos Méditerranée, sono finanziate esclusivamente da privati (lo si può scoprire direttamente dai loro bilanci). Quanto all’investimento dell’Italia, intesa come Stato, Salvini ha sottolineato che il nostro Paese ha speso l’anno scorso 4,3 miliardi di euro per finanziare il sistema di assistenza, accoglienza, formazione e soccorso in mare. Il dato era previsto nel Documento programmatico di bilancio del 2017 (4,26 miliardi di euro nello «scenario di crescita», lo 0,2% del Pil). Nel 2018 il totale dovrebbe salire a circa 5 miliardi di euro, anche se la spesa verrà «scomputata» dal conto su debito e deficit pubblico ai sensi dei parametri europei. A proposito di Ue: da Bruxelles sono arrivati 87 milioni di euro nel 2017. http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-06-27/la-maxi-bufala-navi-ong-smascherate-gps--141801.shtml?uuid=AENgaMDF
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Comandante Guardia Costiera, risponderemo sempre a Sos Amm.Pettorino all'ANSA: obbligo morale,mai lasciato solo nessuno "Abbiamo risposto sempre, sempre rispondiamo e sempre risponderemo a ciascuna chiamata di soccorso". Il comandante generale della Guardia Costiera, l'ammiraglio Giovanni Pettorino, in un'intervista all'ANSA, cancella ogni dubbio su quale è e sarà il comportamento dei suoi uomini. "Lo facciamo - aggiunge - perché è un obbligo giuridico ma anche un obbligo che sentiamo moralmente: tutti gli uomini di mare, da sempre e anche in assenza di convenzioni, hanno portato soccorso e aiuto a chi si trova in difficoltà in mare. Noi non abbiamo mai lasciato solo nessuno in mare"."Noi operiamo sulla base della Convenzione di Amburgo per la ricerca ed il soccorso in mare, che è del 1979 ed è nata per episodi che accadono una volta ogni tanto, non all'ordine del giorno. Quello che sta accadendo adesso è invece un esodo epocale, biblico, con un intero popolo che si sposta o tenta di spostarsi via mare in un tratto breve ma pericoloso, con mezzi inadeguati e dunque occorre rivedere la Convenzione", ha aggiunto il comandante generale della Guardia Costiera.L'ammiraglio ribadisce che su questo punto la normativa è chiarissima. "Noi continuiamo ad operare secondo quelle che sono le convenzioni internazionali del mare - spiega - vale a dire la convenzione di Amburgo, in particolare, e la convenzione di Montego Bay. Convenzioni che l'Italia ha ratificato con legge e la cui applicazione, quindi, è obbligatoria. Per noi e per tutti i paesi che le hanno firmate". Ma cosa prevedono queste convenzioni? "Il centro di soccorso che per primo riceve una chiamata - risponde l'ammiraglio Pettorino - deve intervenire. E questo fino a quando non subentra il centro di soccorso più vicino o il centro di soccorso competente". In sostanza, chi riceve la chiamata, "deve operarsi subito affinché quella persona o quella nave in pericolo possano ricevere un soccorso utile". E questo, ribadisce il comandante della Guardia Costiera, "noi lo abbiamo fatto sempre e continuiamo a farlo anche oggi". Rispetto al passato c'è però una differenza. "Fino a qualche mese fa a nord dell'Africa non interveniva mai nessuno. Noi eravamo il primo centro di soccorso ad essere chiamato e quindi iniziavamo subito l'intervento, avviando l'attività di search and rescue (Sar) e informando tutti i paesi vicini. Ma nessuno rispondeva - spiega ancora Pettorino - Negli ultimi tempi questo scenario è cambiato perché la Guardia Costiera libica ha iniziato ad effettuare dei soccorsi". http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2018/06/26/comandante-guardia-costiera-risponderemo-sempre-a-sos-_4430014f-db9d-4a16-b2d6-703ba43b89b3.html
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Spinoza @spinozait 18 sec18 secondi fa Altro +++ CHIAMATE ILLIMITATE PER CHI PASSA AL M5S ENTRO IL 1 LUGLIO +++ [@gmbugs]
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Giusto per fare un esempio: Quasi 25mila condivisioni.
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C'entrano anche tanti bias, come quello di conferma. Se una notizia conferma il proprio punto di vista o i proprio pregiudizi, è difficilissimo che la si legga con occhio critico. Molto più comodo prenderla per buona e pensare "avevo proprio ragione". Anzi, se si leggesse l'intera notizia sarebbe già qualcosa: spesso ci si limita al titolo Io mi sono reso conto di questo problema durante calciopoli, in particolare con il famoso titolo "ecco come truccavamo i sorteggi", che nel testo dell'articolo veniva del tutto smentito: eppure qualunque antijuventino me lo sbatteva sotto il naso dicendo "hai visto??" Hai voglia a far capire alla gente come stavano davvero le cose.
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E' un bel problema perchè sfrutta proprio valori occidentali come libertà di stampa, pensiero, parola.. Bisogna educare le persone a difendersi dalle fake news. In Francia e alcuni paesi nordici ci stanno riuscendo, ho letto qualcosa in merito
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Migranti e rifugiati fanno bene all'economia L'analisi di trent'anni di dati relativi all'Europa occidentale, compresa l'Italia, suggerisce che sia i migranti economici sia coloro che chiedono asilo per motivi umanitari portano vantaggi misurabili all'economia delle nazioni che li ospitano entro pochi anni dall'arrivo. I dati mostrano che la disoccupazione cala, e l'economia diventa più forte e più sostenibiledi Amy Maxmen/Nature Rifugiati e migranti alla ricerca di paradisi sicuri e opportunità avvantaggiano le economie delle nazioni che li ospitano entro cinque anni dall'arrivo, suggerisce un'analisi di trent'anni di dati riguardanti 15 paesi dell'Europa occidentale. Lo studio rileva che subito dopo un picco nella migrazione, la forza complessiva e la sostenibilità dell'economia del paese migliorano e i tassi di disoccupazione calano. Le sue conclusioni contraddicono l'idea che i rifugiati impongano un eccessivo onere finanziario su un paese, assorbendo risorse pubbliche. Lo studio è stato pubblicato su "Science Advances" il 20 giugno. "Alcuni dicono che vorrebbero accogliere i rifugiati, ma non possono permetterselo", dice Hippolyte d'Albis, dell'Ecole d'économie de Paris e del CNRS francese, che ha guidato il lavoro. "Ma abbiamo dimostrato che storicamente non è stato un costo, e che se non si accolgono gli immigrati, l'economia potrebbe peggiorare". Rifugiate al lavoro in una bottega artigianale di Riace ( Alessandro Serranò / AGF) D'Albis e il suo gruppo hanno utilizzato un modello matematico che usa indicatori economici annuali per fare previsioni sul futuro a seguito di forti shock, come i disastri naturali. In questo caso, gli eventi erano gli afflussi di immigrati. I ricercatori hanno esaminato separatamente gli effetti dei migranti – che sono legalmente autorizzati a stabilirsi in un paese – e i richiedenti asilo che risiedono temporaneamente in una nazione mentre vengono analizzate le loro domande di status di rifugiato. Molti dei richiedenti asilo inclusi nello studio erano quelli fuggiti dalla guerra nell'ex Jugoslavia negli anni novanta e quelli che sono arrivati di recente dalla Siria. L'analisi ha esaminato le condizioni dal 1985 al 2015 in Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Islanda, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Spagna, Svezia, Portogallo e Regno Unito. Per valutare il benessere economico delle nazioni, i ricercatori hanno misurato i redditi medi nel corso degli anni, dividendo il prodotto interno lordo (PIL) di un paese per il numero di abitanti. Hanno anche calcolato una variabile chiamata saldo di bilancio, che sottrae la quantità di denaro speso da un paese in programmi statali, come il welfare, dall'ammontare di denaro raccolto attraverso le tasse. Immigrato impegnato nella raccolta delle olive in Umbria (Serena Campanini / AGF) Il modello suggerisce che entro due anni da un afflusso di migranti, i tassi di disoccupazione calano significativamente e la salute economica aumenta. È probabile che questi effetti dipendano dal fatto che i migranti aumentano la domanda del mercato, forniscono servizi, aggiungono posti di lavoro e pagano le tasse. Lo studio ha dimostrato che queste attività economiche superano di gran lunga i costi governativi dei nuovi arrivati, il che può essere in parte spiegato dal fatto che gli immigrati tendono a essere adulti giovani e di mezza età che sono meno dipendenti dai benefici statali degli anziani, spiega d'Albis. Anche i richiedenti asilo sono di vantaggio per le economie, ma i loro effetti impiegano più tempo a manifestarsi – da tre a sette anni – e il vantaggio è meno ovvio. A differenza dei migranti, le persone che cercano rifugio spesso subiscono restrizioni sul lavoro e devono trasferirsi in un altro paese se le loro richieste di residenza permanente vengono negate. [Si veda l'infografica di "Nature" sull'economia delle migrazioni] Effetto complessivo Michael Clemens, economista del Center for Global Development, un think tank di Washington, afferma che l'analisi si differenzia da alcuni lavori precedenti perché si concentra su impatti di grandi dimensioni, invece che su elementi specifici di un'economia, come l'effetto degli immigrati sui salari locali. "Un'analogia è chePeet's, una catena statunitense di bar, potrebbe avere un effetto negativo su Starbucks, ma la concorrenza potrebbe far bene all'economia in generale", dice. ZUMAPRESS.com / AGF Clemens elogia la scelta del gruppo di D'Albis di usare un modello matematico che riduce sostanzialmente la possibilità che i cambiamenti economici derivino da fattori diversi dalla migrazione. "Il metodo limita notevolmente i fattori di confusione eliminando quelli con effetti a lungo termine", dice. Inoltre, il numero di nazioni valutate in trent'anni rende meno probabili quei fattori. In un momento di grandi tensioni e di cambiamenti per le politiche dell'immigrazione negli Stati Uniti e in Europa, studi come questo possono aiutare i politici a valutare le conseguenze delle loro azioni. "Se tagli l'immigrazione per motivi culturali o di sicurezza, pagherai un prezzo economico", dice Clemens. (L'originale di questo articolo è stato pubblicato su "Nature" il 20 giugno 2018. Traduzione ed editing a cura di Le Scienze. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.) http://www.lescienze.it/news/2018/06/25/news/migranti_rifugiati_vantaggio_economia-4024732/
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Io spero che la gente inizia a rendersi conto in massa della pericolosità delle fake news. Sono sostanzialmente la causa dell'enorme crisi del sistema di valori occidentali. Sono la causa della lenta e costante crisi delle democrazie nel mondo. Stiamo tutti rischiando grosso. E il mandante di tutto ciò è Putin. Guy VerhofstadtAccount verificato @guyverhofstadt 13 giu Altro Europe has a fifth column in its ranks: Putin's cheerleaders who want to destroy Europe & liberal democracy from within: Le Pen, Wilders, Farage, Orbàn, Kaczynski, Salvini use Kremlin money & intel. Like Farage's friend Arron Banks, who colluded w/ Russians to deliver #Brexit
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“Sinergia dell’Istat con la politica”: la sottosegretaria Castelli lo scrive in un comunicato ufficiale. Poi la precisazione L'esponente M5s, ora al Tesoro, ha diffuso la nota lunedì sera dopo un incontro con il presidente dell'istituto Giorgio Alleva. Evocata la necessità di contribuire al "raggiungimento degli obiettivi del contratto di governo". Preoccupazione di economisti e commentatori per l'indipendenza del sistema statistico. Martedì il tweet: "Sinergia significa rapporto trasparente e di collaborazione" Solo l’auspicio di un “rapporto trasparente e di collaborazione, volto a interpretare nel modo migliore i contributi che l’istituto fornisce con dati e approfondimenti“. Così, martedì mattina, la sottosegretaria dell’Economia e delle Finanze Laura Castelli ha spiegato, via Twitter, il significato della nota diffusa lunedì sera al ministero dopo un incontro con il presidente dell’Istat Giorgio Alleva. Nota che aveva causato reazioni preoccupate tra economisti e commentatori. Il testo del comunicato recitava infatti che l’esponente M5s aveva fatto il punto con Alleva “sulla sinergia necessaria da mettere in atto con la politica per il raggiungimento degli obiettivi del contratto di Governo”. Ma l’Istat per statuto deve operare in piena autonomia e il Codice delle statistiche europee approvato nel 2005 dalla Commissione prevede che tutti gli istituti nazionali debbano rispettare 15 princìpi il primo dei quali è la “indipendenza professionale”, oltre a “imparzialità e obiettività”. “Sono rimasto molto preoccupato”, aveva commentato Riccardo Puglisi, professore associato di economia all’università di Pavia e collaboratore de lavoce.info, mentre l’editorialista di BloombergFerdinando Giugliano aveva chiesto che Eurostat monitorasse la situazione da vicino perché “le statistiche devono restare neutrali e obiettive” e “non ci dovrebbero essere sinergie con politici o accordi di coalizione”. Non è la prima volta che sulla indipendenza dell’istituto dalla politica sorgono interrogativi. Nel 2010 il ministro Giulio Tremonti decise la soppressione dell’Isae, l’Istituto di studi ed analisi economica, che produceva previsioni, analisi del ciclo economico e valutazioni delle politiche pubbliche, stabilendo che le sue funzioni fossero assegnate all’Istat. Con il risultato che da allora l’istituto si occupa anche di previsioni economiche e microsimulazioni. Una di queste simulazioni, diffusa a giugno 2017 e relativa alle disuguaglianze di reddito e in particolare agli effetti di alcune politiche del governo Renzi, aveva certificato che “le principali politiche redistributive del periodo 2014-2016 hanno aumentato l’equità e ridotto il rischio di povertà”. Ma tra le misure citate c’era anche l‘aumento della quattordicesima per i pensionati, che sarebbe partito solo nel luglio di quell’anno. Interpellato dal fattoquotidiano.it Roberto Monducci, direttore del dipartimento per la produzione statistica dell’istituto, spiegò che il report era basato su un “modello zeppo di ipotesi tecniche” e forniva appunto solo simulazioni, non bilanci sull’attività di governo. Poche ore dopo comunque l’istituto fece una mezza marcia indietro, ammettendo che quell’intervento non aveva e non avrebbe avuto nemmeno in seguito un impatto positivo sulla disuguaglianza dei redditi. https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/06/26/sinergia-dellistat-con-la-politica-la-sottosegretaria-castelli-lo-scrive-in-un-comunicato-ufficiale-poi-la-precisazione/4451262/