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Mintaka

Tifoso Juventus
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  1. Eh, ben svegliati. La cosa va avanti da anni e ormai è evidente da un pezzo. E poi ci chiediamo perchè lega e 5 stelle si affannino tanto contro le sanzioni alla russia..
  2. Riporto questo thread Imma Cusmai‏ @ICusmai SeguiSegui @ICusmai Altro "Mi ricordo l'Italia di tanti anni fa, quando non c'erano i negri, i barconi, gli #immigrati, i #clandestini, i #musulmani. Mi ricordo quel paradiso quando eravamo solo noi #italiani e mi sbirluccicano gli occhi.. Nuova conversazione Imma Cusmai‏ @ICusmai 37 min37 minuti fa Altro Mi ricordo che nessun #italiano ammazzava nessuno e se lo faceva aveva comunque cura di farlo sparire sciogliendolo nell'#acido o utilizzandolo per l'edilizia. Altro Nessun #italiano stuprava nessuno, e se lo faceva aveva cura di farlo in casa e non come questi #porci in mezzo alla #spiaggia. E se una #donna veniva #stuprata (parolone, disonorata) aveva comunque la fortuna di essere obbligata a sposare il suo #stupratore con il #matrimonio riparatore altrimenti tu, stuprata, dovevi vergognarti,perché se noi #italiani lo sapevamo ti trattavamo come la peggiore #p*****a E poi mi ricordo che non c'erano tutti questi #terroristi. Sì è vero, gli italiani per anni hanno fatto saltare per aria centinaia di #innocenti, #bambini, vecchi, donne, tutti, piazzando bombe nelle piazze, nelle banche, nei #treni ad agosto, o magari in autostrada. Certo in #Italia parliamo da 15 anni di #terrorismo islamico anche se non hanno fatto scoppiare nemmeno un petardo, mentre gli #italiani hanno fatto saltare in aria centinaia di italiani. Ma vuoi mettere essere ridotto a brandelli da una bella #bomba italiana e non #islamica? Di quelle belle #bombe piazzate da italianissimi #fascisti e #mafiosi e #servizisegreti? O mi ricordo i bei giorni dei #sequestri di persona, quando i #bambini venivano allegramente sequetrati per anni da italianissima brava gente che poi per non far preoccupare i parenti aveva cura di rispedire a casa il #figlio un pezzo la volta, partendo solitamente dall'orecchio? E il lavoro,il lavoro! Nessuno ci rubava il #lavoro! Certo allora c'erano i #terroni che rubavano il lavoro, ma mica erano #italiani quelli, erano terroni di M***A. Ora sì, sono italiani pure loro perché i #negri sono più #terroni di loro, e loro si comportano con i negri come gli italiani si comportavano con i terroni. È il loro momento di gloria, finalmente anche loro hanno una razza inferiore da poter insultare e cacciare. Signora mia non vedo l'ora si torni a quei bei tempi. #Primagliitaliani Conviene tantissimo. (Emilio Mola)
  3. Anni di disinformazione organizzata, con gente che PER LAVORO inventa notizie false e le diffonde grazie a reti di account fake, con pubblicità diffuse usando dati rubati a facebook e migliaia e migliaia di meme, articoli falsi, notizie esagerate diffuse ogni santo in giorno in Italia, in Europa e nel mondo, il tutto finanziato anche da potenze straniere per raggiungere i propri scopi. Poi è sufficiente un minuscolo assaggio di questa stessa medicina con il caso di Daisy per far sbroccare chi ne ha goduto per anni
  4. claudio petruccioli‏ @cpetruccioli SeguiSegui @cpetruccioli Altro Chiunque abbia letto storie o cronache dell'Italia di un secolo fa sa bene che le violenze squadriste erano considerate BRAVATE di giovanotti esuberanti e scapestrati Queste indulgenze hanno aperto la strada al fascismo più delle violenze stesse
  5. La nomina di Foa è qualcosa di semplicemente clamoroso. Luca Lovisolo 22 h · [Marcello Foa se ne va, forse] – Sì, per chi vive qui, in Svizzera, Marcello Foa se ne sta andando, salvo imprevisti, per tornare in Italia e passare ai vertici RAI. Raccontare ai miei venticinque lettori come stiamo vivendo questa partenza qui, val bene una seconda interruzione del silenzio che mi ero imposto per l’estate. Ci sono un po’ di cose che sui media italiani, a quanto vedo, non stanno arrivando. Marcello Foa era amministratore delegato del Corriere del Ticino, il più importante quotidiano della Svizzera italiana. Ciò significa essere a capo della maggiore impresa editoriale di questa regione linguistica, a fianco della Radiotelevisione della Svizzera italiana. Il concetto di «Svizzera italiana» non comprende solo il Canton Ticino, ma anche tre valli di lingua italiana del vicino Cantone dei Grigioni e tutti coloro che in Svizzera si riconoscono nella lingua e nella cultura italiane, anche se vivono nei cantoni di lingua tedesca, francese o romancia: studenti e lavoratori fuori sede, emigrati dal Ticino o dall’Italia, persone nate nel resto della Svizzera da famiglie di lingua italiana. Sono tantissimi, com’è normale in un Paese sorto dall’unione di più culture. Questi cittadini sono spesso bi o trilingui, ma seguono anche i media svizzeri di lingua italiana, la cui influenza, pertanto, va ben oltre i confini cantonali. Foa non era direttore del Corriere del Ticino, ma amministratore del gruppo editoriale che lo pubblica. Nonostante le posizioni siano consuetudinariamente ben distinte, soprattutto nei primi anni interveniva regolarmente anche come giornalista sul giornale stesso e talvolta come commentatore sugli schermi di Teleticino, la TV privata facente parte della stessa galassia da lui diretta. Qui in Svizzera, Foa è stato il deus ex machina di una profonda riorganizzazione del panorama mediatico cantonale. Ha anche dei meriti, in un contesto globale in cui i media di piccole dimensioni faticano a stare in piedi. La stranezza è che questa riorganizzazione sembra avvenuta all’insegna di una crescente unificazione di linea politica espressa dalle testate che venivano riunite sotto un solo cappello. Un processo che a me ricorda ciò che accadde in Italia nei primi anni Novanta, quando la macchina politico-mediatica di Silvio Berlusconi ebbe bisogno di un solido apparato di comunicazione e cominciò a mangiarsi un giornale e un canale TV dopo l’altro, addomesticando i direttori o rimuovendo tout court le (poche) schiene dritte che si opponevano. Vittima recente, sullo scenario dei media, qui, è Il Giornale del Popolo, il quotidiano cattolico del Canton Ticino. 92 anni di tradizione interrotti, letteralmente, dalla sera alla mattina. Certo, oggi è difficile mantenere in vita tre quotidiani, in Svizzera italiana e il colpo di grazia lo ha dato il fallimento della principale concessionaria di pubblicità locale. Sulla strada verso la morte di questo quotidiano, però, c’è stata anche la fine della collaborazione proprio con l’editoriale del Corriere del Ticino, dovuta a «divergenze di opinione» sul ruolo del quotidiano cattolico in seno al gruppo del Corriere, guidato da Foa. Il vescovo, responsabile della testata cattolica, non ha accettato le nuove condizioni. Nessuno ha mai saputo veramente cosa abbia chiesto il Corriere al Giornale del Popolo, come condizione per proseguire la collaborazione, e che il vescovo non ha potuto accettare. Il quotidiano cattolico ha chiuso, lasciando aperte molte domande. La direzione redazionale vera e propria del Corriere del TIcino era affidata ad altri, ma durante la gestione Foa sono arrivate firme la cui comparsa non sembra avere una spiegazione giornalistica: provenienti dall’Italia e, soprattutto, rigidamente allineate a posizioni politiche filorusse. Come se la redazione del Corriere non avesse propri collaboratori validi (ci sono, eccome), non vi era evento internazionale che coinvolgesse ideologicamente, politicamente o militarmente la Russia che non comportasse il manifestarsi, tra le colonne del Corriere, di commentatori italiani che sentivano il bisogno di farsi altoparlanti della visione del mondo di Mosca. Le letture dei fatti che sentivo la sera al TG della televisione russa, le rileggevo il mattino dopo sul Corriere del Ticino. Da un articolo sul separatismo catalano di un giornalista italico che citava come vivente un politico spagnolo morto tre anni prima (ne ho fatta un’analisi sul mio blog, per chi ha voglia di cercarsela, nella rubrica Spagna) e scivolava sui fondamentali, pur di sostenere i separatisti, cari a Mosca; sino ad articoli in cui si riportavano colpi di Stato in Ucraina mai avvenuti (ma rispondenti alla distorsione russa di quegli eventi); arsenali e attacchi chimici siriani negati a dispetto di ogni evidenza. No, non si parla di legittime differenze di opinione su fatti controversi: si parla di diffusione di notizie falsificate, di «fatti alternativi» atti a orientare l’opinione pubblica in senso favorevole alla Russia e, ultimamente, a chiunque si dichiari contro i valori europei e occidentali, come l’entourage di Donald Trump e i nuovi astri della politica italiana. Quando forze turche abbatterono un aereo militare Sukhoj russo, nel contesto del conflitto siriano, Foa stesso scrisse un fondo sul Corriere del Ticino, in cui riprese le tesi di Mosca sul fatto: proprio nell’incipit dell’articolo, però, non scrisse «Sukhoj russo,» ma «MIG sovietico» (era il 2015, l’Unione sovietica si è sciolta nel 1991). Persi la pazienza e scrissi al giornale: mi rispose lui stesso, attribuendo i due errori a una svista (vabbè…) e rassicurandomi che non erano dovuti a nient’altro. Cos’era quel «nient’altro» da cui sentiva il bisogno di confermare di non essere stato condizionato? Lasciai cadere la cosa, non risposi alla mail e mi tenni le mie considerazioni. Lo scorso ottobre leggo sul Corriere del Ticino un articolo che annuncia un «Festival del cinema censurato:» tre giornate, a Lugano, dedicate alla proiezione di documentari sul conflitto tra Russia e Ucraina (ho ancora tutte le documentazioni e i biglietti da visita degli organizzatori). Non posso non andarci. Mi trovo di fronte una serie di filmati che riprendono fedelmente, manco a dirlo, le tesi russe: pesanti omissioni, rappresentazioni parziali, classico corredo di notizie errate coincidenti con la visione di Mosca. Organizzatrice, un’associazione di ucraini (ci sono anche gli ucraini filorussi); ingresso libero, nessuna indicazione su chi ha finanziato l’iniziativa. Presenti alla prima giornata: sette spettatori, di lì in poi calando. L’organizzazione pare un po’ improvvisata, non di rado gli organizzatori litigano rumorosamente fra loro sul da farsi. Peccato, perché la manifestazione qualche spunto utile lo offriva. Un pomeriggio viene invitata a parlare una giovane, venuta da Milano, che aveva passato un anno e mezzo nel Donbass combattendo a fianco dei separatisti filorussi (spettatori di quella giornata: due, uno dei quali l’accompagnatore della medesima combattente, l’altro ero io). Alla fine, gli organizzatori non si preoccupano più nemmeno di fare la traduzione in italiano, tanto parliamo tutti russo. Com’è possibile che una tale iniziativa abbia avuto sul Corriere del Ticino una risonanza del tutto superiore alla sua sostanza e persino, a quanto mi dice una degli organizzatori, un’intervista su Teleticino? Chiedo all’organizzatrice stessa, una cittadina dell’Est che vive tra Germania e Italia. «E’ grazie al signor Foa!» mi risponde, con la stessa naturalezza con la quale avrebbe citato il nome di sua madre. Qualche ora dopo riprendo da parte la signora e le chiedo più dettagli sul punto. Lei fa un balzo e smentisce tutto, assolutamente Foa non c’entra nulla. Rispetto la smentita della signora, accetto che si sia sbagliata, prendo atto che Foa non c'entra. Mi restano alcune domande, però: com’è possibile che una persona straniera arrivi in Ticino e citi con tanta sicurezza un cognome che in Italia fino a quattro giorni fa non era certo conosciuto al largo pubblico; era più noto qui, ma a chi vive qui e segue le vicende dei media? Perché, poche ore dopo, la mia interlocutrice sente il bisogno di smentire così recisamente se stessa? Qualunque altra associazione che arrivi a Lugano dall’estero, qui sconosciuta, per organizzare un «festival cinematografico» con mezzi casalinghi, senza avere patrocini comunali o cantonali, senza indicare finanziatori privati, otterrebbe gli stessi spazi sui media? Le domande restano aperte. Il primo grave colpo alla credibilità del Corriere del Ticino sotto la gestione Foa è arrivato nel giugno dello scorso anno. Il giornale pubblica come grande scoop la notizia secondo cui i Servizi segreti tedeschi avrebbero fatto opera di disinformazione della popolazione sui reali pericoli del terrorismo. Il quotidiano riproduce documenti che si svelano rapidamente falsi (bastava controllare il logo dell’istituzione interessata) e tutta la notizia si scopre essere una clamorosa bufala. Una notizia falsa sparata a tutta pagina sui servizi segreti di un Paese confinante, su una testata nazionale! La notizia proveniva ufficialmente dalla Germania, ma puzzava di vodka lontano un miglio: erano i mesi caldi della campagna elettorale tedesca, bastava accendere la TV russa per sentire continue finte notizie denigratorie del governo della signora Merkel e dell’intero arco costituzionale tedesco. Un contesto in cui la falsa notizia sui servizi segreti si inseriva a meraviglia. Forse è vero che era arrivata dalla Germania: è possibile che provenisse dagli ambienti vicini alla AfD, il partito di estrema destra che in Germania è latore delle posizioni russe, non diversamente dalla Lega italiana o dal Front National francese. Il Corriere del Ticino, un quotidiano con 127 anni di storia, è costretto a un’umiliante smentita. L’articolo falso era firmato con uno pseudonimo, non si sa chi ci fosse dietro. Non è dato sapere se nel fatto vi fosse un personale coinvolgimento di Foa. Com’è, come non è, da quel momento la presenza della sua firma sul Corriere si è largamente diradata, taluni dicono che sia del tutto scomparsa. Poi, nelle settimane scorse, la vicenda «L’Espresso.» Il settimanale italiano parla di un incontro fra Marcello Foa, Matteo Salvini e il pubblicista statunitense di estrema destra Steve Bannon, a Milano, pochi giorni dopo le recenti elezioni. Aggiunge una serie di considerazioni sui rapporti che presume esistere tra Foa, la Russia e le destre sovraniste. Foa smentisce, minaccia querele. Qui in Ticino nasce un caso: fatto più unico che raro, la famiglia proprietaria del Corriere del Ticino e il Consiglio di fondazione (l’organo esecutivo della fondazione che finanzia l’editoriale) escono allo scoperto per difendere l’indipendenza del giornale. Per la vellutata vita pubblica svizzera, è clamoroso. La figura di Foa non viene messa direttamente in discussione. In Svizzera non si fanno processi mediatici, le forme si rispettano sempre. In un Paese come questo, però, una persona a capo di un’impresa editoriale di tale importanza che dia solo il sospetto di avere vicinanze con interessi o progetti politici stranieri, non tranquillizza. Dal mio personale punto di vista, per i fatti a cui ho assistito, non credo che Marcello Foa sarebbe rimasto ancora a lungo alla guida del gruppo Corriere del Ticino. Ciò per essersi infilato in quelle situazioni in cui può essere difficile dimostrare delle colpe, soggettive o oggettive, ma nelle quali, a torto o a ragione, sorgono ragioni di opportunità che rendono impossibile all’uomo pubblico tenere la posizione. Una forma di controllo sociale che in Italia è andata perduta, ma qui agisce ancora. Per come ho visto maturare gli eventi, mi pare che a Foa servisse rapidamente un modo per andar via di qua senza lasciare la spiacevole percezione di essere stato allontanato, meglio ancora dando l’impressione di venir promosso. Ieri, prima ancora che si avesse la certezza (che ancora non c’è) della sua effettiva nomina, a poche ore dalla sua candidatura alla RAI, sul Corriere del Ticino è già comparso il suo saluto ai lettori e il congedo firmato dal Consiglio di fondazione: in sette anni di lavoro lascia anche risultati che gli vanno riconosciuti. Resta da stabilire cosa accadrà, se la Commissione di vigilanza RAI non ratificherà la sua nomina. Può succedere ancora di tutto, ma, almeno a quanto sembra da qui, a oggi la questione Foa sembra ormai definitivamente esportata in Italia, qualunque sarà l’esito. Aiutatevi a casa vostra. Noi… hic manebimus optime.
  6. Uno qualunque.‏ @UNCentomila SeguiSegui @UNCentomila Altro #DiMaio: "Non siamo contro la #Tav in generale, il punto è che la Torino - Lione dovrebbe portare le merci da Torino a Lione. Questo tunnel è stato progettato 30 anni fa, oggi ci sono nuove tecnologie, c'è la stampa in 3D." Non ci resta che piangere. 'sto tizio parla a casaccio, butta "stampa 3D" nel discorso tanto per sembrare intelligente e moderno, ma non capisce niente.
  7. Foa, Fusaro e Messora insieme. Che combo pazzesca di ciarlatani
  8. Spinoza‏ @spinozait FollowingStai seguendo @spinozait Altro La nuova Rai [@ESCiucaren]
  9. maria laura rodotà‏ @marilur1 SeguiSegui @marilur1 Altro L’8 marzo scorso, pochi giorni dopo le elezioni, a Milano è sbarcato Steve Bannon, il guru sovranista già vicino a Donald Trump, che ha fatto visita a Salvini. Tra i pochi ammessi all’incontro c’era anche Foa.
  10. Ecco chi e cosa retweetta il nuovo presidente della RAI
  11. tony‏ @tonyscalari SeguiSegui @tonyscalari Altro "Ho parlato con medici che dicono che iniettare 12 vaccini in un tempo ristretto nel corpo di un bambino provoca uno shock al corpo del bambino molto forte che rischia di danneggiare il suo normale equilibrio". Parole di @MarcelloFoa , neopresidente Rai. 16:12 - 27 lug 2018 Nuova conversazione tony‏ @tonyscalari 2 h2 ore fa Altro Quali medici erano? Fonti? Poco più avanti Foa, poi, ipotizzava la possibilità di allergie e malattie indotte dalla somministrazione di più vaccini. È quindi questa l'informazione sanitaria che verrà promossa in Rai? Basata su insinuazioni e affermazioni prive di riscontri? 1 risp tony‏ @tonyscalari 2 h2 ore fa Altro Qui invece Foa elogia (ricambiato) Enzo Pennetta, che sul blog "Critica Scientifica" da tempo si scaglia contro Darwin e il consenso sul global warming che, dice, «è costruito in modo fraudolento» . Una "rivoluzione culturale" @luigidimaio, davvero.
  12. Chi è Marcello Foa, il nuovo presidente della Rai tra Salvini, Bannon e Putin I rapporti stretti con la Lega, quelli con il M5S, gli articoli per i media di Mosca, l'incontro con l'ex guru di Trump: la rete sovranista del nuovo potente della tivù di Stato DI REDAZIONE 27 luglio 2018 4 Giusto dieci giorni fa Marcello Foaannunciava querela contro L'Espresso: oggi è stato indicato dal governo gialloverde come nuovo presidente della Rai. Nell' inchiesta di Vittorio Malagutti sulla rete dei sovranisti europei, L'Espresso aveva infatti raccontato i rapporti tra Foa, il mondo leghista, quello pentastellato e le voci di Putin in Italia. L'inchiesta partiva da Sestu, vicino a Cagliari, dove ci sono gli uffici della Moving Fast Media, società da cui dipende il sito di news “Silenzi e Falsità” che dichiara l’ambizioso obiettivo di raccontare “quello che i media non dicono”. La linea politica del sito è chiara. Pieno appoggio al governo Conte e titoli enfatici per attaccare quelli che vengono descritti come i nemici dell’esecutivo, partiti o giornali. A tirare le fila dell’iniziativa è Marcello Dettori, 28 anni, fratello di Pietro, classe 1986, a lungo collaboratore di Gianroberto Casaleggio e poi di suo figlio Davide, oggi uno dei quattro soci della piattaforma Rousseau. Anche Marcello Dettori, il gestore di Silenzi e Falsità, ha lavorato due anni (da ottobre 2013 a dicembre 2015) alla Casaleggio associati. Moving Fast Media è stata costituita pochi mesi fa, a dicembre del 2017, ma nel frattempo il più giovane dei Dettori si era già messo in proprio come consulente. Tra i clienti, tre in tutto, compare anche una società di Lugano: la MediaTi holding. A questa sigla fa capo il più importante gruppo editoriale della Svizzera italiana, proprietario del Corriere del Ticino, un quotidiano, a cui si aggiungono televisione, radio e un sito di news. Che cosa c’entra il consulente a Cinque Stelle con questi media che battono bandiera elvetica? C’è un nome, una persona, che fa da anello di congiunzione tra due mondi in apparenza distanti. È appunto Marcello Foa, amministratore delegato della Società editrice del Corriere del Ticino, che l’anno scorso ha assorbito MediaTi holding. Doppia cittadinanza, italiana e svizzera, giornalista, blogger e saggista, il nuovo presidente della Rai ha 55 anni ed è impegnato in prima linea nella battaglia sovranista. Ha lavorato a lungo per il Giornale, alla redazione esteri e come responsabile del sito. Poi, nel 2011, il salto a Lugano, da manager di punta del gruppo Corriere del Ticino. Marcello Foa, esordio da dimenticare: l'annuncio della presidenza Rai con una H di troppo Foa non ha mai nascosto il suo sostegno a Salvini, mentre sul fronte Cinque Stelle i legami con Dettori junior si sono consolidati nel tempo. Il sito Silenzi e Falsità ospita spesso interventi del giornalista italo-svizzero. Sulla sua pagina Facebook, il manager del Corriere del Ticino non manca mai di segnalare anche i suoi interventi da opinionista per Russia Today, la tv via satellite in lingua inglese controllata dal governo di Mosca. Foa conosce bene Salvini. Il 14 giugno scorso, l’ultimo libro di del giornalista (“Gli stregoni della notizia, atto secondo”) è stato presentato a Milano e il ministro dell’Interno, annunciato come “special guest”, si è materializzato con un videointervento. L’incontro pubblico è stato organizzato, secondo quanto recita la locandina, dall’Associazione Più Voci, la stessa che, come rivelato da L’Espresso , ha ricevuto un contributo non dichiarato di 250 mila euro dal costruttore Luca Parnasi, arrestato tre settimane fa. Molto meno pubblicizzata è stata la presenza di Foa a un altro evento dal significato politico ben più rilevante. L’8 marzo scorso, pochi giorni dopo le elezioni, a Milano è sbarcato Steve Bannon, il guru sovranista già vicino a Donald Trump, che ha fatto visita a Salvini. Tra i pochi ammessi all’incontro c’era anche Foa. http://espresso.repubblica.it/attualita/2018/07/27/news/chi-e-marcello-foa-il-nuovo-presidente-della-rai-1.325293
  13. Quei fondi sono strettamente vincolati. https://www.agi.it/fact-checking/quanto_costa_non_fare_tav_cosa_succede-3929591/news/2018-05-22/
  14. Non so se è mai successo a qualcuno di visitare qualche campo di sterminio e chiedersi come è stato possibile che la gente accettasse orrori simili; ecco la risposta.
  15. Se continuano così potrei diventarne un sostenitore
  16. “Ci sono alcune zone storicamente russe, in cui c’è una cultura e delle trazioni russe, e che quindi appartengono legittimamente alla Federazione Russa”. A dirlo è Matteo Salvini in una lunga intervista rilasciata al Washington Post. https://www.tpi.it/2018/07/20/salvini-washington-post-intervista/ David Carretta‏ @davcarretta FollowingStai seguendo @davcarretta Altro Come si fa un'intervista: si verificano le dichiarazioni dell'intervistato. Qui il Washington Post con Matteo Salvini. Stiamo tutti ampiamente sottovalutando la gravità di queste cose.
  17. Matteo Salvini‏Account verificato @matteosalvinimi SeguiSegui @matteosalvinimi Altro Qualche “scienziato” vorrebbe farvi inalare una sostanza, la ossitocina, per accogliere meglio gli immigrati clandestini e fare donazioni. Quando la realtà supera la fantasia... Roba da matti! P.s. Ma pensano che gli italiani siano scemi? @LaVeritaWeb Rilanciare teorie del complotto strampalate potrebbe sembrare qualcosa di ridicolo, tanti potrebbero reagire pensando che Salvini è un idiota e si sta dando la zappa sui piedi, tanti potrebbero scherzarci su. Invece è una mossa ben studiata da parte di Salvini, la diffusione di teorie del complotto (ci aggiungo anche quelle sui vaccini e sulle ONG finanziate da Soros) è una mossa tipica dei regimi totalitari, è già successo qualche decennio fa in Italia e Germania soprattutto. Rilancio l'immagine che ho postato qualche settimana fa. Chi non è preoccupato non sta facendo attenzione. Mi riferisco anche alla situazione in europa e al rapporto tra Putin e Trump.
  18. nonleggerlo‏ @nonleggerlo SeguiSegui @nonleggerlo Altro #Salvini in Russia, un dirigente putiniano: “Il vostro ministro dell’Interno si sta muovendo NEL SOLCO DELLA STORIA” (Libero, #nonrassegna) @menesbatto_ #Putin
  19. Questo è tutt'altro che sorprendente. ma estremamente allarmante. Matteo Salvini’s Unofficial Kremlin Fixer Sat In On Official Government Meetings In Moscow. Nobody Seems To Know Why. The president of an Italian pro-Kremlin cultural association says he was in Moscow as a “member of the minister’s staff.” But he wasn’t on the ministerial list of delegates. Alberto Nardelli BuzzFeed News Europe Editor Last updated on July 18, 2018, at 9:38 a.m. ET Posted on July 18, 2018, at 9:37 a.m. ET Twitter / @matteosalvinimi Gianluca Savoini seen in the foreground on the left hand side of this picture tweeted by Matteo Salvini. The head of an Italian pro-Kremlin organization with links to religious far-right movements in Russia participated in official meetings between senior Italian and Russian government ministers in Moscow this week. A photo tweeted by Italian interior minister Matteo Salvini on Monday shows Gianluca Savoini, who is the president of the “LombardyRussia” cultural association, sitting in on a meeting between Salvini and his Russian counterpart, Vladimir Kolokoltsev. It’s unclear in what capacity Savoini attended the meeting. The issues discussed in Moscow — as US President Donald Trump and Russian President Vladimir Putin met in Helsinki — by the Italian and Russian officials included the sharing of information and best practice among security agencies, Salvini said in a series of tweets. In one of several Facebook posts published by Savoini on Monday about the Moscow trip, he boasted about being name-checked by a journalist from Russia’s press agency TASS, who thanked Savoini for organizing a separate event with Salvini that took place during the trip. In another post Savoini wrote that Salvini also met with members of Russia’s National Security Council while in Moscow to talk about cybersecurity. He told Italian newspaper La Repubblica that he was present at that meeting too. facebook/lombardiarussia Savoini (left) with Italy's ambassador to Russia. In a third post, Savoini is pictured with Italy’s ambassador to Moscow. “It was for me an enormous pleasure to accompany minister Matteo Salvini during the course of his official visit to Moscow,” Savoini tweeted. Asked in what capacity he attended the meetings, Savoini told BuzzFeed News in an email that he was part of Salvini’s delegation as a “member of the minister’s staff.” Savoini said that he’d been a member of Salvini’s Lega party since 1991, and had always been a part of Salvini’s staff even before the now-interior minister entered government. He also explained that he’d helped organise all of Salvini’s trips to Moscow, and took part in past meetings with President Vladimir Putin in 2014, Foreign Minister Sergey Lavrov, and other senior Russian officials. Savoini declined to expand on the precise nature of his role and duties in the minister’s staff, and whether these went beyond facilitating connections between Salvini and Moscow. “I don’t have an office at the ministry, but collaborate directly with Matteo Salvini on the basis of his requests. As we’ve known each other since forever,” he said. Two spokespeople at Italy’s interior minister told BuzzFeed News on Tuesday that Savoini wasn’t on the internal list of the ministry’s delegation for the Moscow trip, but was possibly an “external collaborator” to the minister. However, the ministry did not respond to repeated questions asking to clarify the exact relationship between the interior minister and Savoini, in what capacity Savoini attended the meetings in Moscow, and whether he had the necessary security clearance to participate in the discussions that took place. After Savoini’s presence in Moscow was highlighted on Twitter, a number of opposition Italian MPs submitted written questions to Salvini asking him to explain why the head of a cultural association was on the trip to Moscow. Facebook/salviniofficial Matteo Salvini and Vladimir Putin, pictured in 2014. On its about page, LombardyRussia says that its aim is to reflect President Putin’s worldview based on identity, sovereignty and tradition. It claims to have a partnership with Russian state media outlet Sputnik. LombardyRussia, which was founded in 2014, has consistently pushed pro-Kremlin propaganda, recently claiming that the poisoning of Russian double agent Sergei Skripal was a false flag operation. Its activities have included contacts with officials and missions to Russia and annexed Crimea, some of which also saw Salvini’s participation, as well as public events and lobbying to promote Kremlin-friendly policy and protest sanctions. According to reports in Italian media, LombardyRussia members have ties with far-right groups in Italy, elsewhere in Europe, and in Russia. Central to the association’s mission is the promotion of “traditional family values.” The organisation’s honorary chair is Alexey Komov, the Russian representative of the World Congress of Families, a global “pro family” movement that fights against LGBT and abortion rights. Komov has in the past been sympathetic to conspiracy theories about JFK and 9/11. And he has been orbiting around Salvini’s Lega party for at least five years. He spoke at the party’s congress in 2013, the year Salvini was elected party leader. “We are your brothers in Russia. We support your values,” Komov told the Lega faithful. “This [is] our common Christian European values.” Earlier this month, European diplomatic sources told BuzzFeed News they are concerned about the new Italian government’s relationship with Moscow. The sources noted, in particular, an overlap between the countries two governing parties, Lega and the anti-establishment Five Star Movement, and what a diplomat called Russia’s “information warfare,”; a partnership agreement between Lega and Vladimir Putin’s United Russia, which includes a clause about information sharing on issues relevant to bilateral and international relations; and ongoing “personal relationships” and contacts between party members and Russian officials. During their stay in Moscow, Savoini and Salvini also attended the World Cup final between France and Croatia. Salvini said he was was there to cheer against French president Emmanuel Macron. (France won the World Cup). https://www.buzzfeednews.com/article/albertonardelli/matteo-salvini-gianluca-savoini-moscow In USA iniziano a parlare di alto tradimento riguardo a Trump e ai suoi affari con Putin. In Italia faremmo bene a tenere gli occhi aperti su Salvini.
  20. No, è molto meglio avere le conoscenze giuste.
  21. Di Maio difende Assia Montanino, 26enne di Pomigliano d'Arco assunta al Mise: "Non c'è persona più onesta di lei" Il ministro del Lavoro replica all'articolo de Il Giornale: "È la figlia di un commerciante che ha denunciato i suoi usurai" By Huffington Post AGF/FACEBOOK Luigi Di Maio replica a il Giornale, che nell'edizione odierna riporta la notizia dell'assunzione al Ministero dello Sviluppo Economico di Assia Montanino, 26enne di Pomigliano d'Arco, lo stesso paese del ministro del Lavoro. "Non ho mai conosciuto una persona più onesta e leale di lei", ha scritto Di Maio in un post pubblica su Facebook. Il Giornale parla di "balzo di carriera impressionante per la giovanissima napoletana", il cui curriculum, sarebbe "un mistero". Di Maio non ci sta e attacca: "Lo schifo che leggo oggi sul Giornale - scrive Di Maio nel suo post - va messo nella categoria della stampa spazzatura. La dottoressa Assia Montanino l'ho conosciuta 5 anni fa. È la figlia di un commerciante che ha denunciato i suoi usurai e ho avuto modo di conoscerla quando sono stato a far visita al padre per portargli la mia solidarietà. Era una giovane universitaria a cui decisi di dare una opportunità di tirocinio presso la mia segreteria di vice presidente della Camera. Negli anni si è distinta per la sua capacità di gestire situazioni complesse di segreteria. E posso assicurarvi che non ho mai conosciuto una persona più onesta e leale di lei. Vergognatevi". Il Corriere della Sera traccia il profilo di Montanino: https://www.huffingtonpost.it/2018/07/18/di-maio-difende-assia-montanino-26enne-di-pomigliano-darco-assunta-al-mise-non-ce-persona-piu-onesta-di-lei_a_23484391/?ncid=tweetlnkithpmg00000001 L'onestà e la competenza vengono giudicate in maniera arbitraria dal ministro. Quanta trasparenza
  22. A proposito del gombloddone sul decreto dignità: Ottomila posti di lavoro a rischio? Di Maio sapeva tutto una settimana prima Il ministro: «La legge non consente di rimuovere Boeri prima della scadenza del mandato». Ma le carte scagionano il presidente Inps Pubblicato il 17/07/2018 Ultima modifica il 17/07/2018 alle ore 15:44 ALESSANDRO BARBERA ROMA Luigi di Maio comprende solo ora - e lo ammette lui stesso - quanto sia complicata l’arte del governare. Procedure, autorizzazioni, nulla osta, pareri e affini. Dopo aver denunciato l’esistenza di una «manina» che all’ultimo momento avrebbe introdotto una stima «non scientifica» (cit. Giovanni Tria) sull’impatto occupazionale del decreto dignità (ottomila occupati in meno all’anno), il superministro del Lavoro ha scaricato ogni responsabilità sul presidente dell’Inps Tito Boeri, capo della struttura che ha realizzato quella stima. Scontro con Boeri, Fico: “Complotto? Se lo dice Luigi ci credo” Ma rimuovere Boeri prima della scadenza del mandato (a gennaio 2019) non è possibile, perché la presidenza dell’Istituto di previdenza non è soggetta alle regole dello spoil system: «La legge non ci consente di rimuoverlo», ammette il ministro. C’è di più: farebbe un errore, perché non c’è stata nessuna «manina» che ha tramato contro di lui. Tutto è avvenuto alla luce del sole, ogni procedura è stata rispettata e i collaboratori di Di Maio hanno avuto la stima una settimana prima della pubblicazione del testo del decreto in giornalaccio rosa Ufficiale. Una settimana prima, non 24 ore, come apparso in alcune ricostruzioni: La Stampa ha i documenti che lo provano. - La missiva inviata dall’Inps al ministero del Lavoro il 6 luglio - La relazione che stima gli effetti sul Decreto dignità Tutto inizia il due luglio, quando l’ufficio legislativo del ministero del Lavoro scrive all’Inps per chiedere di predisporre «con la massima urgenza» la platea dei lavoratori coinvolti «al fine di quantificare il minor gettito contributivo». Detto fatto: quattro giorni dopo, il sei luglio, la segreteria tecnica di Boeri spedisce all’ufficio legislativo del ministero quanto richiesto. Mail certificata e testo non lasciano dubbi: la scheda che stima impietosamente il calo degli occupati è sul tavolo del ministero sei giorni prima della bollinatura da parte della Ragioneria generale dello Stato, il 12 luglio. Decreto Dignità, Di Maio: “Su Boeri faremo valutazioni a fine mandato e non solo sull’Inps” La relazione tecnica verrà ritoccata il giorno prima della pubblicazione in giornalaccio rosa su richiesta della stessa Ragioneria - accade l’11 di luglio - ma per ragioni che non hanno nulla a che vedere con quella stima: il funzionario della Rgs, che per mestiere è chiamato a verificare le coperture finanziarie di ogni provvedimento, chiede di quantificare gli effetti del decreto sul sussidio di disoccupazione. Dunque nessun giallo, nessun complotto, e d’altra parte sarebbe stato incredibile da parte dell’Inps - che dipende funzionalmente dal ministero del Lavoro - un atteggiamento diverso. Al professore milanese non resta che il peccato originario: quello di essere stato nominato a quell’incarico dall’ex premier ora all’opposizione, Matteo Renzi. Ma è poco più di un peccato originario: basta chiedere a chi in quei mesi ha avuto l’occasione di assistere alle conversazioni fra Boeri e il leader Pd. http://www.lastampa.it/2018/07/17/economia/ottomila-posti-di-lavoro-a-rischio-di-maio-sapeva-tutto-una-settimana-prima-XMN9Pz0WYDRVX5rjKlBn0I/pagina.html
  23. Stefania Carini ha ritwittato Marco Bresolin‏ @marcobreso 6 min6 minuti fa Altro Oggi a Bruxelles si è parlato di Libia al Consiglio Esteri @FedericaMog ha detto che l'Italia: - non ha sollevato questione dei porti libici sicuri - non ha chiesto revisione mandato di operazione Sophia - non ha parlato della conferenza sulla Libia (che Conte vuole in Italia)
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