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Tifoso Juventus
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  1. 18:50 - Da sottolineare la grande disponibilità e la grande umiltà di Carlitos Tevez, che anche oggi si è fermato per decine di minuti a firmare centinaia di autografi.E' sempre l'ultimo a rientrare negli spogliatoi. Anche da questo si può comprendere perchè l'Apache sia così tanto amato anche dal popolo argentino. 18:47 - Ora si attende l'ultimo appuntamento ufficiale della giornata: Alessandro Matri salirà sul palco del Summer Village per incontrare i tifosi. L'appuntamento dovrebbe essere alla 19, ma considerando che l'allenamento è terminato da poco potrebbe slittare di poche decine di minuti. 18:43 - A bordo campo, i bianconeri hanno trovato delle lattine - apparentemente di Coca Cola - personalizzate. Ogni lattina riportava il nome di un giocatore con il relativo numero. 18:40 - I bianconeri rientrano negli spogliatoi. Tevez, Storari e De Ceglie si fermano a firmare autografi. 18:35 - Partitelle terminate. L'allenamento volge al termine. I bianconeri chiudono con lo stretching. 18:34 - Sinistro potente di Magnusson che non lascia scampo al portiere. Il giovane difensore della Primavera ha davvero un bel tiro. 18:33 - Tap-in vincente di Matri. Ma sul rovesciamento di fronte va in gol anche Vidal. 18:32 - Isla pesca l'angolino basso con un bel tiro d'interno destro. 18:31 - Conte guarda un po' quì e un po' lì. 18:28 - Tevez sfrutta una sponda di Vidal e mette dentro con un potente destro. Il cileno e l'argentino si trovano a meraviglia in campo. 18:25 - Le due partitelle si giocano sei contro sei. 18:23 - Si riprende. Si giocano sempre due partitelle, in una parte e nell'altra del campo. 18:20 - Conte ferma le due partitelle. Vengono mischiate le carte. Distribuite di nuovo le pettorine. 18:19 - Un gol favoloso di Mirko Vucinic. Un pallonetto meraviglioso, con palla che scavalca il portiere e s'infila all'angolino. 18:16 - De Ceglie si presenta solo davanti al portiere e fa gol. 18:14 - Conte segue una delle due partitelle, appoggiato al pale della porta più piccola. 18:11 - Quagliarella, in spaccata, mette fuori. Non era facile. 18:08 - I giocatori non si risparmiano, da una parte e dall'altra. Si gioca a ritmi elevati, come vuole mister Conte. 18:05 - Matri non inquadra la porta col sinistro. 18:03 - A segno Padoin con preciso destro da fuori area. 18:01 - Dall'altra partitella altri gol: assist di Llorente per Lichtsteiner che non sbaglia da distanza ravvicinata. 18:00 - Sinistro alto di Vidal. 17:57 - Ottimo assist di Tevez per Vidal che insacca con un bel diagonale. 17:54 - Conclusione sbilenca di Buchel. 17:53 - Si inizia a giocare da una parte e dall'altra. 17:50 - Vengono sistemate due porte a metà campo. Quindi restano i due gruppi. Come ieri si giocano due partitelle: una in una metà campo, l'altra nella parte opposta. 17:48 - I tifosi non dimenticano anche lo storico capitano Alessandro Del Piero. C'è un coro anche per lui. 17:46 - Riprende l'esercitazione. Ancora partitella senza porte. Si lavora sul possesso e sull'intesa. 17:43 - Esercitazione terminata. I bianconeri si dissetano. 17:40 - Mauricio Isla è presente anche oggi pomeriggio all'allenamento, in attesa di eventuali sviluppi nella trattativa tra Juventus e Inter. 17:38 - Si gioca di prima, scambi rapidi. Conte ed i suoi collaboratori chiedono velocità e intensità. 17:34 - Intanto Claudio Filippi impegna i portieri con conclusioni dalla media distanza. 17:30 - Come accaduto ieri, il gruppo è stato diviso in due: sono in corso due mini-partitelle senza porte, finalizzate al possesso palla. 17:26 - Torello terminato. 17:23 - Conte ringrazia il pubblico per l'incessante supporto. 17:19 - Consueto torello. 17:16 - I tifosi dispensano cori a tutti: Llorente, Tevez, Vucinic...e naturalmente Antonio Conte. 17:13 - "Facci un saluto, Llorente facci un saluto", gridano i tifosi. E lo spagnolo prontamente alza la mano e saluta. 17:10 - Atmosfera calda anche oggi pomeriggio. Non solo per il forte sole, ma anche per il grande tifo dei sostenitori juventini, arrivati in massa allo stadio Brunod. 17:07 - I bianconeri iniziano il riscaldamento. 17:02 - INIZIA LA SEDUTA POMERIDIANA - La Juventus è scesa sul terreno di gioco dello stadio Brunod per sostenere la seconda seduta della giornata.
  2. A Fuerte Apache, l’inferno che rese più forte Carlitos Viaggio nel quartiere di Buenos Aires dove lo juventino è cresciuto tra miseria, droga e violenza. Il calcio l’ha salvato, lui ora aiuta i più deboli BUENOS AIRES (Argentina), 14 luglio 2013 - Un panorama dominato da casermoni fatiscenti, cumuli di spazzatura, carcasse di auto date a fuoco, vicoli bui e angusti, grovigli di cavi dell’alta tensione che penzolano dalle finestre delle abitazioni improvvisate e, nell’aria, un insistente odore di bruciato che si mescola all’olezzo delle fogne a cielo aperto. Benvenuti a Fuerte Apache, estrema periferia ovest di Buenos Aires, dove s’intrecciano miseria, degrado e delinquenza. Dove la vita vale i pochi spiccioli necessari a comprare una dose di «paco», la droga che da un decennio a questa parte distrugge la vita di migliaia di ragazzi. Dove la polizia si addentra solo in assetto da guerra. In questo «barrio» infernale, delimitato dalla tangenziale General Paz, che separa la città dalla periferia, è nato e cresciuto Carlos Alberto Tevez, l’attaccante che, dopo aver trionfato con le maglie di Boca Juniors, Corinthians, Manchester United e Manchester City, è sbarcato alla Juventus. Il regno della violenza «Da piccolo ho dovuto scegliere se fare il delinquente o il calciatore », ha confessato Tevez tempo fa, dopo aver visto i suoi amici d’infanzia cadere come mosche: chi ai margini di un marciapiede, consumato dalla droga, chi in carcere dopo l’ennesima rapina andata male, chi addirittura all’obitorio, per storie di regolamenti di conti o di scontri a fuoco con la polizia. L’esempio della tragica parabola che affligge i «pibes» di Fuerte Apache è Dario Coronel, l’inseparabile amico di un tempo di Carlitos, con cui formava una micidiale coppia d’attacco nel Santa Clara, la squadra del «barrio». Per Roger «Didì» Ruiz, che oggi come ieri allena i ragazzi di Fuerte Apache, «Coronel era addirittura più forte di Tevez, tanto che a 11 anni passò un provino al Velez Sarsfield mentre Carlitos fu scartato». Ma Dario è stato inghiottito dal tunnel della droga, lasciandosi travolgere dalla delinquenza, tanto da suicidarsi nel 2001. «Dove c’è miseria inevitabilmente c’è violenza. La differenza tra oggi e dieci anni fa è che prima si rubava e si uccideva per fame, oggi lo si fa per droga», racconta Jorge Ortiz, uno dei circa 50 mila abitanti di Fuerte Apache. Le cicatrici dell’Apache Il talento di Carlitos è emerso tra le pieghe di una realtà cruenta, segnata da drammi familiari che, nelle cosiddette «villas miserias» della capitale argentina, sono all’ordine del giorno. La vistosa cicatrice che si porta addosso, frutto di un incidente domestico con una pentola d’acqua bollente quando aveva appena 10 mesi, è niente a confronto dei segni lasciati da un’infanzia da incubo, marchiata dall’abbandono dei genitori. Fu allora che Carlitos smise di chiamarsi Martinez (questo il suo vero cognome) per divenire Tevez, dal nome degli zii che lo hanno cresciuto e che oggi considera la sua vera famiglia. Se Carlitos è riuscito a mantenersi lontano dai guai, trovando nel calcio la via di fuga alla delinquenza e all’emarginazione, non altrettanto hanno saputo fare i fratelli Diego e Juan Alberto: cause perse per Carlitos, che dopo un’innumerevole serie di aiuti, anche economici, ha gettato la spugna nel 2008, dopo l’ennesimo arresto di Juan Alberto per un tentativo di rapina a un portavalori. Tecnica, istinto e carattere Il primo a intuire le potenzialità di Carlitos quando aveva appena 5 anni fu Norberto Propato, che nel documentario «El camino del sueño» racconta di essere rimasto «letteralmente rapito da quel ragazzino riccioluto capace di palleggiare a piedi scalzi con una pietruzza». Fu Propato, che di tanto in tanto andava a Fuerte Apache in cerca di giovani di talento, a prendere Carlitos sotto la sua ala protettiva, regalandogli un paio di scarpe per sostenere un provino all’All Boys. «Mi avevano detto di andare a osservare un ragazzino che sembrava Maradona, ma si erano sbagliati: Carlitos sembrava molto meglio. Era unico per come trattava il pallone e per la grinta che mostrava», ricorda Ramon Maddoni, scopritore di un’infinità di talenti. «Carlitos è stato l’unico calciatore argentino in grado di trionfare con la maglia di Maradona, non solo per le straordinarie doti tecniche ma anche per la forza di volontà e il carattere d’acciaio. In campo mostra un’aggressività fuori dal comune», parola di Roberto Tesone, che ha rappresentato Tevez da quando arrivò al Boca fino a quando andò al Corinthians. Mezzo animale, mezzo guapo «Tevez è diverso da ogni altro calciatore argentino, unico nel suo genere per lo stile della corsa quasi animale e per la scintilla che sembra accendersi ogni volta che scatta. Sembra che divori il campo», ha detto Sonia Baudassi, autrice di un bestseller intitolato «Buscando a Tevez» («Cercando Tevez»). Il suo stile di gioco «famelico», evidentemente, viene dalle origini a Fuerte Apache, «dove sopravvivi solo se sei scaltro e sei in grado di arrangiarti», sostiene Ariel «el Gordo» Zamora, che con Carlitos ha giocato da bambino, nel Santa Clara, anche se i due non si frequentano più da tempo. Nei vicoli di Fuerte Apache Carlitos è diventato «guapo» (bello), termine che nel gergo calcistico sudamericano indica furbizia e malizia, la stessa che spingeva Tevez e i suoi compagni del Santa Clara a camuffarsi da studenti con tanto di grembiuli per andare agli allenamenti, in modo da poter prendere l’autobus senza pagare il biglietto. «Allenarci e giocare a pallone è stata la nostra salvezza», ha confessato Yair «el Rulo» Rodriguez, che degli amici d’infanzia è uno dei pochi con cui Carlitos sia rimasto in contatto. Ed è stato l’unico capace di arrivare a giocare in prima divisione, tra Uruguay e Romania. «El jugador del pueblo» Sulla parete di uno dei tanti «monoblocks » di Fuerte Apache (è così che gli abitanti del posto chiamano i casermoni fatiscenti), campeggia un murales enorme con il volto di Carlitos, simbolo di un «barrio» che lui non ha mai rinnegato e di cui, al contrario, va fiero. Oggi Tevez possiede una lussuosa villa nell’esclusivo quartiere Los Cardales, una sessantina di chilometri fuori da Buenos Aires, ma ogni volta che mette piede in Argentina cerca di fare una scappata a Fuerte Apache, dove sono rimaste le sue radici, dove conserva ancora amici, come quelli con cui fondò il gruppo musicale Piola Vago, un po’ per divertimento e un po’ per aiutarli a tenersi lontano da droga e delinquenza. A Fuerte Apache, tra invidia e risentimento, c’è anche chi non parla di Carlitos, che però resta un punto di riferimento per centinaia di bambini che sognano un futuro da campioni, e che oggi possono giocare sul campo sintetico costruito con l’aiuto dell’Apache, passato a visitare il «barrio» proprio due settimane fa, prima di partire per l’Italia e iniziare la nuova avventura in maglia bianconera. Se il mito dell’Apache resta vivo in questi vicoli malfamati non è solo per i gol e i trionfi, ma perché lui, Carlitos, incarna come nessun altro lo spirito del «jugador del pueblo», il giocatore della gente. Ci vorrà poco perché Tevez diventi l’idolo del popolo juventino. Fonte: GdS (articolo a firma di Adriano Seu)
  3. Riesce a smarcarsi e a smarcare i compagni in maniera spettacolare
  4. Un difensore di 19 anni preso in Sudamerica,che,dice Suma,potrà crescere sotto le ali di Mexes,Zapata e Bonera,insomma difensori di altissimo spessore
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