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jufedbn

Tifoso Juventus
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  1. Vuoi mettere i problemi seri rispetto a questioni irrilevanti come il diritto ad avere un giusto processo? Anche io vorrei consigliare sempre di gestire l'ansia con una villa di lusso ma, ahimé, mi manderebbero a ca**re!
  2. Io sono inferiore e come tale mi indigno e potesto in ogni modo pretendendo azioni concrete contro sta gentaglia . La presunta superiorità, in questo caso, serve quanto un calcio nei denti.
  3. Si sa che da quelle parti sono tutti amanti della legalità E mi scuso solo con i fratelli juventini napoletani che non meritano tale pregiudizio.
  4. Mai avrei pensato, dopo il 2006 che, da tifosi, saremmo tornati a spulciare carte processuali piuttosto che seguire semplicemente la squadra nelle cose di campo.
  5. Non so se in questo paese convenga più augurarsi di non finire nella magliie della malasanità o della malagiustizia.
  6. Per tutti i professionisti esiste un codice deontologico cui attenersi perché ci "sarebbe " un'etica dietro ogni lavoro. Addirittura delle sanzioni se si violano le norme, ma dimenticavo che questo vale solo per noi comuni mortali e non per le caste.
  7. Sarebbe il minimo in un Paese normale cosa che evidentemente non siamo da tempo. Temo solo che la ramificazione sia così ampia che anche tagliata una testa dell'Idra, ce ne sia un'altra uguale. La "giustizia sportiva " è palesemente a nostro sfavore ormai non si tratta più di ipotesi di complotto da paranoici, è in atto uno vero e proprio ai nostri danni. Ecco perché una proprietà decente uscirebbe fuori dai canali "normali" e andrebbe ai materassi per citare un classico.
  8. Sentiresti la mancanza degli sceicchi e delle lezioni di calcio di Pep
  9. Quella parte non l'ho scritta io era l'opinione di chi ha pubblicato il post. Detto questo, non sarà un match game ma direi che, almeno per me, un set lo porta a casa
  10. Non so se qualcuno l'ha già pubblicata, nel caso mi scuso per la ripetizione. Per Gravina Gabriele da parte di Luciano Moggi: "Egregio signor Presidente, Faccio seguito alla grande enfasi con la quale è stato divulgato, a mezzo stampa, l’interrogatorio di Pessotto, reo di avermi incontrato, dice naturalmente Chinè, ai bordi del campo di Cercola, un sobborgo di Napoli, in occasione della partita di Campionato primavera Napoli-Juventus. Siccome conosco bene le regole che vietano alle persone radiate di stare ai bordi del campo, in occasione di gare organizzate dalla FIGC,! mi sono guardato bene dall’ infrangere dette regole e, in compagnia di Luigi Palumbo e Giacomo Novello, non conoscendo il posto, abbiamo chiesto agli inservienti di accompagnarci in tribuna. Il “viaggio” con la guida è cominciato dalla curva della pista di atletica leggera ed è continuato fino alla porta d’ingresso della tribuna, dove ho incontrato il sig.Pessotto che ho salutato calorosamente essendo stato un mio giocatore, dopo di che sono salito in tribuna con i miei due amici, raggiunto successivamente dal Pessotto stesso con il quale mi sono intrattenuto ulteriormente a parlare dei nostri tempi. Probabilmente per questo il dr.Chinè si è sentito autorizzato ad informare la stampa ancor prima di procedere all’interrogatorio di chi poteva informarlo realmente su quanto avvenuto. Allora Lei, signor Presidente, deve informare il dr.Chinè che la posizione del radiato vieta di stare ai bordi del campo durante una partita Figc, ma non vieta assolutamente di salutare e parlare con una persona che si conosce, che ti capita di incontrare. E dovrebbe anche fargli capire che la radiazione significa divieto di essere inserito nei ruoli federali ed io sono ben felice di non farne parte visto lo stato attuale cui è ridotto il nostro calcio dopo l’allontanamento di quelle persone che avevano contribuito, con i propri giocatori, a far vincere il titolo mondiale del 2006, visto, oltretuttto, che a fare il team Manager della Nazionale c’è Oriali condannato a suo tempo dalla Giustizia sia sportiva che ordinaria per aver falsificato una patente per fare il passaporto falso a Recoba con documenti “reperiti” alla motorizzazione di Latina, città nella quale si trovava a quel tempo proprio Chinè nelle vesti di magistrato". Game-Set-Match: Luciano Moggi distrugge Gravina e Chinè. Questa dovrebbe essere la comunicazione contro questa gente. Grazie Luciano Moggi ⚪⚫👊🏻
  11. Comunque io vedo roba sempre più assurda. Sentenze che escono dalle procure prima che siano definitive, presidenti dei collegi giudicanti che rilasciano "opinioni personali" su qualcosa che li coinvolge professionalmente, mi chiedo ma per questi vale tutto? Non dico la deontologia professionale che evidentemente per loro non esiste, ma uno straccio di norma giuridica a vincolarne i comportamenti?
  12. Ecco quella frase li mi manda in bestia! Detta da chiunque dica di essere juventino non è accettabile, ma che significa? Abbiamo fatto ciò che fanno tutti, vedi 2006, e se è prassi comune, significa che sta bene a tutti, nessuno lede l'altro quindi non c'è danno. Mi direte ma non è lecito? E allora si puniscano tutti. Noi siamo quotati ecc, i controlli ecc, balle! Qui c'è un solo capro espiatorio e a me sta roba non va per niente bene e non me la devo far andare bene per forza. Non stiamo battagliando in punta di diritto, si tratta di persecuzione mirata bella e buona e non te ne stai buono buono ad accettare e aspettare. Da unnpinto di vista comunicativo facciamo pena: è un mondo di briganti questo, d'altra parte è rappresentazione di ciò che è diventata la società, e non ti puoi permettere di andare ad uno scontro a fuoco con un coltello(cit.) Questo è l'unico argomento su cui io litigo di brutto, o rispondo con tono battagliero. Se anche noi chiamiamo il capo è finita! Si tratta di difendere la dignità e per quella ci si batte con coraggio a costo di mandare tutto all'aria, se la proprietà non lo capisce, per me è morta!
  13. Li si comincia con la lettura e comprensione del testo, capisci bene che razza di difficoltà può trovare uno che a stento mette insieme soggetto verbo e predicato
  14. Tutto condivisibile. L'importante è che passi il messaggio che non ci facciamo andare bene tutto e che anche se non siamo gentaglia come altri tifosi che, nella stessa circostanza, sono certa avrebbero messo a ferro e fuoco il Paese, abbiamo strumenti per far male e intendiamo andare avanti.
  15. Il libro nero della Figc La regola che la Juve avrebbe violato non c’è (e non c’è nemmeno la sanzione comminata) Cataldo Intrieri I giudici sportivi hanno ritenuto che il materiale della procura di Torino abbia dimostrato nefandezze tali da rendere superflua pure la configurazione di un reato apposito Il “libro nero di Fabio Paratici” è la novità che balzando fuori dalle carte di Torino ha determinato la pesante sanzione a carico della Juventus sul piano sportivo. Si tratta di una serie di appunti accanto al nome di giocatori che, a dire della Corte federale della Federcalcio – che ha accolto la richiesta di revocazione promossa dal procuratore federale Giuseppe Chinè – dimostrerebbero inconfutabilmente un’illecita pratica di alterazione del valore dei giocatori. Leggo la sentenza della Corte di Appello, nientemeno a Sezioni Unite, col medesimo presidente che qualche mese va aveva assolto il club per gli stessi fatti: non pratico il diritto sportivo se non per i risvolti domenicali, mi basta quello ordinario e con i miei occhi profani leggo le motivazioni. La questione è semplice: il Codice di giustizia sportiva può essere un libro nero o bianco di norme che possono valere per un ambito ristretto di appassionati, più o meno come le regole di un circolo di distinti gentiluomini. Se invece si ha la pretesa di definire il mondo dello sport “anche” come un ordinamento giuridico allora devono valere i principi che all’inizio del secolo scorso l’illustre giurista Santi Romano delineò nelle sue opere: possono esistere distinte realtà giuridiche, ognuna con le sue istituzioni e le sue norme, ma nessuna, per essere riconosciuta, può violare i principi fondamentali dello Stato e le norme di ordine pubblico (chiedo venia per l’eccesso di semplificazione). La sentenza che ha condannato la Juventus in un colpo solo ne viola alcuni a partire da quello di legalità: in un precedente articolo questo giornale aveva evidenziato che la medesima Corte ed il medesimo presidente avevano scritto che le prassi dei responsabili juventini erano scorrette e contrarie alle regole contabili, ma purtroppo non sanzionabili in quanto manca una norma esplicita in sede sportiva. Sul punto hanno di recente convenuto sia il ministro dello sport Andrea Abodi che il presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini, promettendo di varare la normativa. Legittimo chiedersi come mai allora la Corte abbia condannato senza un reato: non è facile capirlo. I giudici hanno ritenuto che “il libro nero di Paratici”, al pari di quello del comunismo per la politica, abbia spalancato la vista su un universo di nefandezze e violazione di principi sportivi. Comprensibile lo sdegno ma un ordinamento di diritto prevede che qualsiasi cittadino anche il peggiore, come poniamo sia un Fabio Paratici, sappia a cosa va incontro prima di porre in essere una determinata condotta che lo Stato decida di reprimere. L’unica eccezione sul punto fu fatta dagli Alleati a Norimberga contro i gerarchi nazisti cui fu contestato il reato di “crimini contro l’umanità” non contemplato da alcun codice sul presupposto che l’enormità e l’orrore dei loro atti fosse talmente evidente da violare la legge morale che ogni uomo si porta dentro. Orbene, e con il dovuto senso di misura, non così dissimile da tale principio ( denominato “regola di Radbruch”, dal nome del giurista tedesco che lo teorizzò) è stato il ragionamento seguito dai giudici sportivi. Essi hanno ritenuto che il materiale riversato loro dalla procura di Torino abbia dimostrato l’abissale nefandezza e consapevolezza dell’illiceità delle loro azioni da rendere superflua pure la configurazione di un reato apposito. Forse è eccessivo. Non solo ma nelle condotte che hanno determinato la sanzione finale la Corte fa confluire anche una trattativa, quella tra Arthur e Pijanic col Barcellona, mai contestata dalla procura ma che sicuramente verrà buona per l’Uefa per sanzionare i due club, guarda caso tra i patrocinatori della detestata Superlega. Anche qui il diritto cigola. L’impressione è che nell’ansia di adeguare il processo sportivo alle risultanze dell’inchiesta, e di procedere celermente, si siano sacrificati equità e diritto. La sanzione di quindici punti è stata comminata alla Juve per la contestazione dell’art. 4 comma 1 del codice sportivo che stabilisce tuttavia una regola di ordine generale, l’osservanza dei «principi di lealtà, correttezza e probità». Non è invece contestato il comma 2, che espressamente prevede la sanzione della penalizzazione, mentre invece l’accusa comprendeva anche l’art. 31 comma 1. Questa è una norma specifica che sanziona «l’alterazione, la falsificazione anche parziale dei documenti richiesti dagli organi di giustizia sportiva», tuttavia prevede come pena solo un’ammenda perché considera tale condotta un illecito amministrativo. Questa avrebbe dovuto essere la pena. Presumibilmente la procura sportiva dopo aver ricevuto gli atti giudiziari da Torino si è accorta di una contestazione insufficiente: avrebbe voluto contestare il comma 2 dell’art 31 che sanziona con la penalizzazione i falsi per eludere le norme sull’iscrizione alle competizioni sportive e non potendo aprire un nuovo procedimento per gli stessi fatti è ricorsa alla revocazione, diciamo, forzando i termini della questione. Che la procedura sia tutt’altro che perfetta lo dimostra il ribadito proscioglimento degli altri club pur «concorrenti necessari» della Juventus perché alla Corte deve essere sembrato eccessivo condannare senza neanche le intercettazioni. Eppure sia consentito: se le violazioni e i falsi erano così smaccati come è possibile che non se ne accorgessero i contraenti? Ribadisco: sono queste osservazioni che qualcuno può legittimamente ritenere non adeguate all’ordinamento sportivo ma può una realtà complessa come la football industry fare a meno del diritto? E si può sacrificare tutto alla velocità e alla regola dello spettacolo che deve andare avanti comunque? Può il principio di autonomia di un ordinamento sfiorare l’arbitrio? Se non si vuole attendere gli esiti della giustizia ordinaria non sarebbe più logico rinforzare gli organismi giudiziari sportivi? Consentire vere e autonome indagini alla procura, ma soprattutto allargando i dibattimenti a una vera attività processuale, col contraddittorio effettivo sulle prove? Insomma creare un vero “processo sportivo” simile a quello ordinario e soprattutto pubblico? Servirebbe anche ad avere fiducia nelle istituzioni sportive, e ce ne sarebbe bisogno. 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  16. Quasi quasi per la prossima fattura cartace ci faccio un pensierino....
  17. Rispondigli che stai applicando lo stesso metro della giustizia sportiva con la Juve: prendo di mira voi per educare tutto il sistema. Se pensate sia ingiusto, arrangiatevi!
  18. Che poi è la reale motivazione. In aggiunta direi che" per 9 anni non abbiamo pensato ad altro visto che ci stava per venire un colpo con tutti quegli scudetti vinti!"
  19. Sarebbe quantomeno doveroso nei confronti della storia della nostra squadra. E poi è quello che abbiamo sempre chiesto come tifosi, al di là dei possibili risultati ottenuti, una linea seria di difesa.
  20. Si ma prima fucilati, poi impiccati e infine arsi sul rogo così giusto per essere sicuri che sia una "giusta" punizione.
  21. Se non combatte nessuno per noi, facciamo da soli! @Morpheus © il nostro generale
  22. Naturalmente anche in questo caso le altre squadre non interessano, noi i reati li compiamo sempre da soli.
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