Vai al contenuto

GabrielKoi

Tifoso Juventus
  • Numero contenuti

    32461
  • Iscritto

  • Ultima visita

  • Days Won

    30

Tutti i contenuti di GabrielKoi

  1. L’inutilità del voto utile: per un voto sincero e libero Dopo la frase sul «turarsi il naso», per la prima volta pronunciata dal leader di un partito parlando del proprio partito, il cosiddetto «voto utile» mostra tutta la sua inconsistenza e si rovescia nel suo contrario. E non solo perché si è dimostrato che il meno peggio al peggio apre la strada. Non solo per ragioni politiche, anche per ragioni elettorali. Tutti i sondaggi sbandierati dai principali partiti per suffragare la tesi del «voto utile», infatti, portano a conseguenze logiche del tutto diverse da quelle che ci si aspettava. Al Nord, con la prevalenza della destra in tutti i collegi dal Monviso alle doline del Carso, l’unico voto utile sarebbe, per chi si augura una politica centrista, il voto a Berlusconi (perché al meno peggio non c’è limite): capite che non è plausibile. Al Sud, la contrapposizione è tra M5s e destra, tagliando fuori – anche alla luce delle recenti vicende giornalistiche – tutto il ceto politico del Pd, da De Luca in giù. È successo solo qualche mese fa in Sicilia: la strategia del «voto utile» ha premiato i 5stelle. Solo nelle regioni rosse il criterio ha un qualche residuo significato, ma ovviamente è anche in questo caso parecchio discutibile, grazie alla legge elettorale indecente che il Pd ha voluto a tutti i costi approvare con tutta la destra per danneggiare M5s e la sinistra, con il risultato che sta facendo del male a se stesso, come avevo preconizzato nel mio intervento in aula, irriso dagli strateghi del governo. Per questo continuiamo a chiedere un voto sincero e libero, perché il sistema è per due terzi proporzionale, e a furia di voto utile si rischia di sprecare i due terzi di un voto che per un terzo sembra essere già assegnato. I sondaggi dicono così: se poi non dovessero essere corretti, avete una ragione in più. Votare per chi preferite, senza turarsi il naso, che ve lo siete già turati abbastanza. Per avere la vostra rappresentanza preferita. E respirare, appunto.
  2. Domani faccio un comizio del mio Partito dei sadici stupratori di bambini, e nessuno si azzardi a contestarmi che siamo in democrazia, perdinci!
  3. Si si, in questi casi limite ci sta. Infatti è l'unico seggio uninominale combattuto tra PD e LeU E' piuttosto limite perchè da una parte hai come candidato del PD un democristiano ex-cdx e dall'altra un ex-csx che è stato per 15 anni presidente della regione.
  4. No. Certo prevedre un singolo voto per proporzionale ed uninominale è veramente da mentecatti
  5. Da cellulare non riuscivo a leggere. "Io sottoscritto _________ nato a ______ il_______ MI IMPEGNO in qualità di capo politico/ segretario/presidente/candidato premier della forza politica denominata _____________ a far votare in Parlamento a tutto il gruppo parlamentare che rappresento, una legge che dimezza le indennità dei parlamentari e introduce la rendicontazione puntuale dei rimborsi spesa." Posso bestemmiare? Ma come stracazzo si fa a essere così ignoranti?
  6. Vabbè se la rendicontazione è come quella che fanno loro, è ‘na pacchia. 2500-3000 di stipendio fisso, poi rendiconti le pensione privata sotto “varie”, 2000 d’affitto al mese anche se abiti a 70km, 5000 euro di parcheggio in tre anni, 5mila di bus/metro, e ti pigli 10-15.000 di rimborsi ogni mese Sono il vero gattopardo.
  7. Eh ma non c'è reato. E gli altri ne hanno presi sicuramente di più. http://www.huffingtonpost.it/2018/02/15/affitto-di-duemila-euro-settemila-per-un-albergo-ad-agosto-150mila-euro-di-consulenze-le-spese-poco-trasparenti-dei-cinque-stelle_a_23361480/ Affitto di duemila euro, settemila per un albergo ad agosto, 150mila euro di consulenze: le spese poco trasparenti dei Cinque Stelle [...] Per dire, una che non sembra badare a spese è Marta Grande: la più giovane deputata eletta dai grillini (entrata in Parlamento a soli 25 anni)e oggi candidata come capolista nel collegio Lazio 2 per la Camera ha speso in media il doppio rispetto ad Alessandro Di Battista per abbonamenti e ricariche telefoniche: quasi 15mila euro. La spesa media di un parlamentare M5S è di 120 euro al mese, la giovane deputata la supera per più del doppio. Ma Grande guida anche la classifica delle spese per l'alloggio tra i parlamentari M5S: circa duemila euro al mese per affitto e utenze a Roma, a spanne 500 euro in più rispetto alla media di tutto il gruppo parlamentare M5S. Ad agosto del 2016 l'anomalia più grossa: ben settemila euro in alloggio, nell'unico mese dell'anno in cui la Camera dei Deputati è chiusa. Settemila euro non di canone d'affitto ma di albergo a Roma. La ragione di questa impennata non è specificata nelle tabelle della rendicontazione, ma va registrata. Contattata da Repubblica ha risposto di non aver intenzione di trattare l'argomento. [...] Tra l'altro Marta Grande è di Civitavecchia Ma ci mancherebbe altro facesse la pendolare, aò. E perchè quelli del PD lo fanno? Bei tempi i primi mesi che giravano le foto dei nuovi parlamentari sui treni regionali, come normali cittadini O di quando dicevano che dormivano sul divano da amici, che dividevano un appartamento in 4 ecc.. [...] C'è poi il senatore Luigi Gaetti che, ha ammesso a Repubblica, alla voce "varie" ha infilato le spese per la sua pensione privata da medico: "Lo staff è al corrente di tutto". [...]
  8. Non c'ho certo voglia di difendere il PD e tanto meno personaggi come Lotti. Ma ripeto: sono indagati. Com'è è indagata Virginia Raggi, come è indagato Nogarin, come è indagata l'Appendino. Guarda caso gli unici del M5S che hanno poteri esecutivi. Mi sembra quasi ovvio che non sia indagato il candidato del m5s che fino al giorno prima faceva il geologo, il geometra, il webmaster. Ma anche quello che faceva il professore o l'assistente di un Cda. Ci sono stati tanti indagati con accuse gravi, che sono stati assolti, come Orsoni nell'indagine sul MOSE. Così come 12 consiglieri regionali per le famose "spese pazze". Gente che era finita alla gogna sui giornali. PS: A proposito di spese pazze e rimborsi, occhio che sto tema inizia ad essere scivoloso per i 5S, basta guardare a Bruxelles
  9. Anche lui fa i comizi parlando del sostegno alla Famiglia Tradizionale®?
  10. Sono risposte standard da campagna elettorale Ha semplicemente detto che loro si presentano come una sinistra di governo, quindi non preclude il dialogo con nessuno (tranne la destra per ovvi motivi) se possono portare avanti le loro idee. Questo è ovviamente impossibile con il M5S, lo sappiamo tutti. Il discorso di sostenere le singole proposte dovrebbe valere per tutti, in teoria. Dovrebbe essere quasi scontato.
  11. Forza Italia e Lega, promesse impossibili fino a 310 miliardi Pensioni a mille euro e Irap cancellata, così il centrodestra porterà la spesa minima a 171 miliardi che potrebbero quasi raddoppiare. Le entrate invece si fermano a soli dieci miliardi. La flat tax di Brunetta costa 64 miliardi http://www.repubblica.it/economia/2018/02/16/news/forza_italia_e_lega_primesse_impossibili_fino_a_310_miliardi-188970351/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P3-S2.4-T1 Il programma del M5s porta un disavanzo di 63 miliardi Sotto la lente, le elezioni e l’economia /2 Rispetto ai calcoli del Movimento il reddito minimo non costa 15 miliardi ma quasi il doppio. Superare la Fornero genera aggravi per 15 miliardi invece degli 11 previsti. Con la riforma Irpef minori entrate per 16 miliardi, non per 4 http://www.repubblica.it/economia/2018/02/13/news/programma_m5s-188717203/ l programma del Partito Democratico: il conto da pagare è di 56 miliardi Sotto la lente, le elezioni e l’economia /1 Maggiori uscite per circa 40 miliardi, la più corposa è lo scorporo dal deficit di spese “mirate”. Ridurre il cuneo contributivo porta minori entrate per 12 miliardi. Le privatizzazioni sono irrealistiche http://www.repubblica.it/economia/2018/02/12/news/il_programma_del_partito_democrato_costi_e_coperture_spiegazione-188663336/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P3-S2.4-T2
  12. Soldi alle famiglie no vax per far studiare i figli a casa. La proposta del candidato di +Europa che fa infuriare Burioni Davide Tutino è uno dei candidati alle elezioni regionali nel Lazio: ma la lista di Bonino e Della Vedova lo scarica: "Non rappresenta le nostre posizioni" http://www.repubblica.it/politica/2018/02/16/news/radicale_no_vax-188981276/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P3-S2.4-T2 Ahia.
  13. Up Borrelli fonda un movimento anti-M5S. Ira del leader Di Maio: voleva un terzo mandato Dietro l’addio dell’europarlamentare le tensioni con Casaleggio e il futuro a Bruxelles. Nel nuovo soggetto anche Colomban ed ex leghisti veneti. In uscita un altro deputato Ue Di sicuro qualcuno mente. Perché non c’è alcuna malattia che ha costretto l’europarlamentare grillino David Borrelli, braccio destro di Davide Casaleggio e membro del triumvirato nell’associazione Rousseau, a passare al gruppo Misto, com’è stato scritto nel comunicato firmato dalla delegazione europea e non smentito dall’interessato per oltre 24 ore. Solo ieri Borrelli, irrintracciabile per chiunque, è rispuntato su Facebook: «Non ho problemi di salute e non ne ho mai accennato», scrive prima di annunciare che fonderà un «nuovo movimento di imprenditori e risparmiatori». Alla lettura del post, però, nel M5S viene meno anche l’ultima goccia di pazienza e dai vertici cominciano a dire quello che non volevano rivelare. Spiega una fonte vicina a Luigi Di Maio: «L’unico a conoscere la verità era Davide Casaleggio, ma noi sapevamo che da tempo chiedeva qualcosa che non gli potevamo dare». Cosa? Quello che Di Maio ha ripetuto agli esterrefatti colleghi che gliel’hanno chiesto: «Ci ha pregato di fargli fare il terzo mandato e quando gli abbiamo detto di no ci ha chiesto di trovargli un posto da dirigente tipo Filippo Pittarello». Tra i responsabili della comunicazione del gruppo europeo del M5S, Pittarello è un altro degli uomini fidati di Casaleggio, di cui era un ex dipendente. Borrelli guardava a lui come modello per costruirsi un futuro politico dopo la fine dei due mandati, regola inderogabile per i 5 Stelle. Voleva continuare a vivere Bruxelles, dove ha preso casa e dove vuole far nascere la figlia che aspetta dalla compagna Maria Angela Riva. Gli screzi con Casaleggio erano cominciati proprio a causa sua. Ieri Marco Canestrari, altro ex dipendente della Casaleggio, ha scritto che Borrelli era in rotta con il M5S per motivi politici e a riprova di questo ha pubblicato un post critico dell’eurodeputato datato 24 ottobre. Gli articoli di giornale che svelavano di come avesse fatto ottenere alla compagna un contratto da stagista nel gruppo M5S di Bruxelles, però, erano esattamente di una settimana prima. Ora, in questo annuncio di guerra tra ex amici fraterni, ai 5 Stelle non sfugge che Borrelli, di fatto il numero tre dell’Associazione Rousseau, ha in mano la scatola nera della Casaleggio e del M5S: dati, informazioni, retroscena, che, come hanno fatto altri fuoriusciti, ora potrebbe rivelare. Resta ancora da capire la tempistica e i sospetti sui soldi. Perché Borrelli, che faceva capricci per restare strapagato a Bruxelles, se ne va proprio nei giorni dell’inchiesta sui finti bonifici e mentre le Iene sono sulle sue tracce per chiedergli conto di cifre che non tornano - oltre centomila euro - nelle restituzioni degli europarlamentari? Borrelli oltretutto non ha dato la delega per controllare le sue donazioni al fondo per le pmi. Oggi il team che ha messo a lavoro Di Maio affronterà il capitolo Bruxelles sui bonifici. Intanto però fanno sapere che il movimento che ha in mente Borrelli dovrebbe essere fondato con l’imprenditore amico di Casaleggio, ex assessore a Roma, Max Colomban, assieme a ex leghisti veneti vicini al mondo delle pmi, con cui Borrelli ha sempre avuto ottimi rapporti. Chi lo conosce a Treviso già lo ha battezzato «Il Movimento Confapri», dall’associazione che riunisce le aziende della zona, fondata da Colomban e Arturo Artom, altro uomo-impresa amico dei Casaleggio. Sulla questione del doppio mandato si stava molto ricamando a Bruxelles nelle ultime ore. Borrelli, già consigliere comunale, tra un anno non avrebbe potuto più presentarsi. Ed ex colleghi non smentiscono le amicizie con la Lega: «E chi lo ricandida sennò? Nel Nord-Est puoi avere speranze solo con noi o con la Lega». A cui Borrelli guardava con simpatia. Un anno fa, dopo il fallito approdo nel gruppo dei liberali orchestrato proprio da Borrelli, la pattuglia europea dei 5 stelle ha perso quattro membri: uno passato con la Lega, un altro nei Verdi, mentre altri due si sono autosospesi. Con l’uscita di Borrelli ora restano in dodici rispetto ai diciassette di inizio legislatura. E c’è chi è pronto a scommettere che presto il numero si ridurrà. Ci sarebbero infatti alcuni eurodeputati particolarmente attivi nei rapporti con gli altri gruppi. Due diverse fonti parlamentari, per esempio, fanno il nome di Dario Tamburrano, che avrebbe recentemente aperto un canale di dialogo con i vertici dei Verdi per discutere di un suo possibile approdo. Philippe Lamberts, numero uno dei Verdi, non conferma. Tamburrano, contattato da La Stampa, smentisce. Ma nel gruppo sale la tensione: «Dopo il 4 marzo - fa notare un’altra fonte M5S - potrebbe saltare il tappo».
  14. Ero rimasto al nuovo regolamento del M5S per cui chi è INDAGATO può candidarsi Evidentemente, secondo Travaglio, i loro indagati sono implicitamente honesti mentre quelli del PD implicitamente colpevoli.
  15. Voleva andare ad Hammameth ma le commissioni per il biglietto aereo erano troppo alte
  16. Conosco i problemi di parcheggio a Roma, ma sostare in una voragine mi sembra troppo.
  17. Tipo riaffidarsi a chi ci stava portando nel baratro e che ora propone riforme che costerebbero 150-200 miliardi
  18. Elezioni 2018: saranno 35 collegi del Sud a decidere la partita del voto Se il centrodestra li vincesse nella sfida con i 5 Stelle potrebbero cambiare gli equilibri anche nel proporzionale. Per i sondaggi finora nel Mezzogiorno il centrosinistra ha buona probabilità di incassare un solo seggio: quello di Potenza alla Camera Chi vince le prossime elezioni? È possibile ottenere una maggioranza assoluta in un sistema che vede tre poli alternativi? Per scoprirlo, bisogna capire cosa sta succedendo nei singoli collegi uninominali, come i candidati sul territorio stanno spostando voti e se la vittoria di una coalizione o di un’altra nelle zone in bilico potrà avere ripercussioni sul dato finale. La situazione è abbastanza cristallizzata. Il centrodestra è in largo vantaggio al nord, il centrosinistra al centro, mentre in buona parte del sud è sfida aperta tra Movimento cinque stelle e centrodestra. Se la coalizione di Berlusconi, Salvini e Meloni, riuscisse a imporsi anche nel Mezzogiorno potrebbe ottenere la maggioranza assoluta dei seggi. Leader e peones Le campagne elettorali sono due: una, mediatica e incentrata sui leader, è quella per il proporzionale, che determinerà i due terzi del Parlamento. L’altra, sul territorio, riguarda 348 collegi uninominali (232 alla Camera, 116 al Senato). Lì corrono alcuni leader (mai uno contro l’altro) qualche big e molti peones: la vittoria è certa per chi prende un voto più egli altri. «Effetto trascinamento» Spostare gli equilibri nei collegi maggioritari non solo garantisce parlamentari eletti, ma ha anche un «effetto trascinamento» — seppur piccolo — sul collegio proporzionale soprastante, che è formato dalla «somma» di diversi collegi maggioritari affiancati. Il nord è deciso Al nord la partita è quasi chiusa. Il centrodestra ha largo margine di vantaggio in buona parte dei collegi e quelli incerti sono solo 29 (su 138), 21 alla Camera e 8 al Senato. Berlusconi è fuori dai giochi solo in due dei collegi incerti del nord (Torino 2 e Torino 4), mentre in Liguria combatterà alla pari praticamente ovunque, tranne che in due dei 4 collegi di Genova, saldamente in mano ai Cinque Stelle. Discorso simile per il Senato. Degli otto collegi incerti al nord per la conquista di Palazzo Madama, solo uno è conteso tra Movimento 5 Stelle e centrosinistra ( Torino), mentre in tutti gli altri la sfida sarà «classica» tra la coalizione di Berlusconi e quella di Renzi (sono 5 in totale: in Lombardia solo uno, nella zona di Milano che racchiude il centro e tutta la parte est). La variante adriatica Al centro, invece, molti collegi sono già considerati sicuri per il centrosinistra e anche in quelli incerti, Pd e alleati sono sempre in vantaggio. La roccaforte rossa tiene, anche se la spina nel fianco di Liberi e uguali rende molti collegi da «probabile» (percentuale superiore a oltre il 10% sul secondo arrivato) a «tendente» (tra il 5 e il 10%). Diverso però il discorso sul litorale adriatico, dove il Movimento 5 Stelle ha sempre ottenuto buoni risultati. Da Rimini a Bari ci sono 18 collegi e sono quasi tutti incerti. Le coalizioni si «spartiscono» equamente le regioni. Il centrosinistra è in vantaggio nei collegi incerti dell’alto Marche (Pesaro, Fano, Ancona); il Movimento 5 Stelle guida da Ascoli a Vasto. Da Cerignola a Bari invece, il centrodestra è davanti alla lista di Di Maio. Dove si decidono le elezioni E per tutto il sud sarà così. La vera sfida è tra centrodestra e Movimento 5 Stelle nei collegi del sud. Lì il centrodestra può trovare quella trentina di seggi (tra maggioritario e proporzionale) che ancora gli mancano per ottenere la maggioranza assoluta in entrambe le Camere. La gran parte dei collegi del sud e delle isole è infatti un testa a testa tra Berlusconi e Di Maio. Nell’area metropolitana di Napoli nulla è deciso: di nove collegi alla Camera, solo due sono — di fatto — già assegnati. Negli altri se la giocano, compreso il collegio di Acerra dove c’è una delle pochissime sfide tra big: quella tra lo stesso Luigi Di Maio, candidato premier M5S, e Vittorio Sgarbi per il centrodestra. In tutto il sud c’è un unico collegio alla Camera che probabilmente andrà al centrosinistra, quello di Potenza. Ce ne sono altri due «incerti», quello di Potenza al Senato (che racchiude anche il collegio di Matera alla Camera) e quello di Corigliano Calabro. Per il resto, è sfida a due — aperta e incerta — in ben 35 collegi tra Camera e Senato. Intere regioni sono in bilico: Sicilia, Campania, Calabria. Qualora il centrodestra facesse filotto, cioè riuscisse a vincere i seggi in bilico anche in quelli in cui è per ora dietro, riuscirebbe nell’impresa di ottenere quei seggi in più che a oggi gli mancano per raggiungere i 315 seggi a Montecitorio e i 158 a Palazzo Madama. Le grandi città in bilico Zoomando un po’ nella mappa, è interessante vedere come nelle grandi città il risultato è molto più incerto che nel resto del Paese. A Milano sono in bilico 4 collegi su 9 (la competizione qui è centrodestra-centrosinistra), Torino è tutta in bilico in un’affascinante competizione a tre (tranne che per il seggio di Collegno, quello verso la Val Susa che vede il M5S saldamente al comando). A Roma 9 collegi su sedici sono in bilico; a Bari e Napoli è apertissima la sfida tra M5S e centrodestra (con leggero vantaggio per la coalizione di Berlusconi). Le sfide tra candidati Detto della sfida ad Acerra tra Di Maio e Sgarbi, non ci sono grandi match tra big, o candidature pesanti capaci di invertire i risultati. Nemmeno la tesissima sfida nel collegio senatoriale di Bologna tra Casini, che oggi si candida col centrosinistra e l’ex governatore della Regione Vasco Errani in lista per Liberi e Uguali. Vedremo se queste due settimane di campagna elettorale potranno invertire la tendenza. http://www.corriere.it/elezioni-2018/notizie/elezioni-2018-saranno-35-collegi-sud-decidere-partita-voto-189b9ec2-11cc-11e8-9c04-ff19f6223df1.shtml Darwin awards per il PD che è riuscito a fare in un colpo solo una legge elettorale orrenda e che favorisce il centrodestra, dandogli pure una speranza di avere la maggioranza
×
×
  • Crea Nuovo...