Vai al contenuto

andrea

Tifoso Juventus
  • Numero contenuti

    3784
  • Iscritto

  • Ultima visita

  • Days Won

    1

Tutti i contenuti di andrea

  1. https://x.com/CalcioDatato/status/1867162489260998927?t=wZgPHe3V8sgnXD3TgLS5VA&s=19
  2. andrea

    Angelo Peruzzi

    «Sono finito in porta per caso ma oggi avrei dei problemi: il gioco dal basso mi fa ridere» «Nessun rimpianto, il calcio ormai è un cinema. Preferisco i miei boschi» Di Marco Cherubini · 14 dic 2024 Diego inarrivabile. Zoff il migliore nel mio ruolo, un grandissimo, sul campo e soprattutto come uomo «Adesso? A casa ci sto poco. Curo i miei interessi immobiliari e soprattutto sto all’aria aperta: il mio terreno, i miei boschi, i funghi, la caccia al cinghiale. La famiglia, gli amici, le cose semplici che mi fanno star bene. Il calcio è diventato un cinema, non fa per me». Angelo Peruzzi, da Blera, provincia di Viterbo, classe 1970, è stato uno dei migliori portieri del mondo per un decennio. Lo chiamavano Cinghialone, «ma non mi piace, preferisco Tyson, me lo mise Liedholm», e oggi gira alla larga dal mondo del pallone. Perché? «Tutto è cambiato. I giocatori? Un’azienda. Firmano un triennale e dopo pochi mesi chiedono l’aumento col procuratore o vogliono essere ceduti. I portieri? Più bravi coi piedi che con le mani. Io oggi mica potrei giocare. Non dico sia sbagliato, ma non fa per me. Meglio i boschi, la natura». Il primo ricordo legato al pallone? «Anni 60. L’ultima strada di Blera, polverosa, poco frequentata: tre contro tre con una piccola palla di gomma per fare gol, con le cassette di legno come porte». Senza portieri? «Senza. Mi divertivo a fare gol. Ma, diciamo la verità, ero una “pippa”». Ma allora come è potuto succedere? «La mia maestra elementare, in quinta, organizzò una partitella. Chi va in porta? Silenzio. Allora facciamo così: chi tocca la traversa fa il portiere. Ero il più alto, la sfiorai, sono rimasto tra i pali. Due anni dopo, l’ex romanista Scaratti viene a Capranica, pochi chilometri da casa, per un provino della leva 69. Io guardo da dietro la porta. Poi alla fine fa all’allenatore dell’epoca: e quello? indicando me. Para benino. Cominciò così». 13 dicembre 1987, San Siro, Milan-roma. Un petardo dalla Sud sfiora Tancredi che ha un malore e deve essere sostituito. Il debutto in serie A. «17 anni, ero riserva. Liedholm dice: fate entrare il ragazzino. Tutta la panchina si volta e io che ero l’ultimo, mi volto: vedo i barellieri. Pruzzo dal campo: deficiente, tocca a te». Poi un anno a Verona. «Lontano da casa, fu dura. Giocai bene, ma ero solo. Mi salvarono le figurine Panini. Mi fecero compagnia». Il ritorno a Roma, un grande futuro davanti e il Lipopil, le pasticche per dimagrire a base di fentermina, vietate: il controllo antidoping, la squalifica per doping di 12 mesi. Un mondo che crolla. «Ero ingenuo, un “bambacione”. Finii dentro quella brutta storia. Solo il grande presidente Viola fu gentile con me. Gli altri? Spietati. Tornai a casa: i giornalisti, la vergogna con la gente di Blera. Mesi d’inferno. Ma divenni uomo. Non mi fidai più di nessuno. E poi squillò il telefono». Chi c’era dall’altra parte? «Montezemolo. Mi voleva la Juve: tornai a vivere. Ma poi quella Juve lì saltò per aria e pensai: è finita anche stavolta. Invece Boniperti mantenne la parola e mi chiamò a Torino. Peruzzi, mi disse, capelli corti, vestiti civili. Lei pensi a giocare a tutto il resto pensiamo noi». E lì vinse tutto «Campionati, la Champions, le coppe internazionali. Anni stupendi, grandi soddisfazioni». E Peruzzi che diventa il portiere più forte del mondo. «Ma non scherziamo, dai. Prima c’era Zenga, molto più bravo di me. E poi io ho sempre visto gli altri parare meglio. Toldo, Pagliuca. In Under 21 Antonioli faceva parate che io nemmeno immaginavo». Vabbè, andiamo avanti: dalla Juve all’Inter. «Seguo Lippi, ma si fanno male Ronaldo il fenomeno e Vieri. Io paro, ma l’anno è deludente». E la chiama la Lazio. «Cragnotti, lo scudetto che avevano appena vinto, trenta chilometri da Blera: come potevo dire di no. Sono stato benissimo, anche se poi il club fallì e Lotito ci spalmò i contratti. Ma ero sereno. Stavo bene. Anche se i romanisti dicevano che ero diventato laziale e i laziali che ero romanista». Prima dell’addio, il Mondiale 2006: Lippi la sceglie come vice di Buffon, ma di fatto un vero team manager. «Ma no, andai perché volevo giocare. Abbiamo vinto quel Mondiale per due ragioni. La rabbia di molti per la storia di Calciopoli che ci aveva sputtanato a livello internazionale. E quelli che non giocavano o giocavano poco: davamo il massimo in allenamento. Fu quello il segreto del gruppo». Già, Calciopoli. «Non discuto le sentenze. Ma Moggi io me lo ricordo bene: tutti lo cercavano, tutti chiedevano consigli, tutti volevano essere come lui». Nel 2007 l’addio al calcio e una carriera tra viceallenatore e dirigente. «Le ginocchia non reggevano, pensai di fare l’allenatore. Ma non era per me. 24 ore a pensare solo calcio? No, grazie. Un giorno Capello mi disse: Angelo, per fare l’allenatore devi anche andare in tv a farti vedere. Io? Capii che non era una roba per me». Meglio team manager alla Lazio? «Era bello fare da unione tra la squadra e la società». Poi però con Lotito… «Ma no, sfatiamo una leggenda: sono andato via in pace. Lui ha il suo carattere, ma pure io: permaloso, tanto. E capoccione, testardo. È finita. Giusto così». Il più grande calciatore di tutti i tempi? «Nessuno come Diego. Inarrivabile». E il portiere? «Facile: Dino Zoff. Faceva sembrare tutto facile. Poche parole, solo fatti. Un grandissimo. Come portiere e soprattutto come uomo». E oggi? Chi para meglio? «Sono tanti. Sono bravi. Ma sto gioco dal basso mi fa ridere. Dice: serve per fare gol. Se non sbagli però. Se qualcosa va male, hai il nemico in casa. Ma siamo matti?». Chi vince lo scudetto? «Non so. Posso dire che Antonio (Conte, ndr) ha una fede dentro che fa la differenza. Vive per quello. Tutti i giorni, sempre». Un rimpianto? «Capello mi voleva al Real. A Madrid sarei andato volentieri. Ma poi lui è stato lì solo un anno». Il futuro di Peruzzi? «Faccio tante cose, vedo poche partite, mi annoiano a volte, meglio i boschi, i funghi la caccia. Lo so, lo so: vivo a Blera, un paesino in provincia di Viterbo. Ma io qui sto bene, sono felice. E per me il posto più bello del mondo. Com’è che si dice? Contento io, contenti tutti».
  3. https://www.ilpost.it/2024/12/13/nba-spettatori-calo-stati-uniti-2024/?utm_medium=social&utm_source=twitter&utm_campaign=lancio
  4. Coppa UEFA 1995-96 Inter-Lugano 0-1 avevo dimenticato questa perla
  5. https://x.com/Darmumas/status/1866894826408456392?t=yfGOA9aQOthXCYr0OgPfEA&s=19
  6. https://x.com/OptaPaolo/status/1866958227528618237?t=tBRXfkHwDEegbKvOgkWsCQ&s=19
  7. https://x.com/FPanunzi/status/1866944777503010862?t=pQbmALCsfKz1EC_k798Irw&s=19
  8. https://x.com/DataMB_/status/1866976653315895594?t=lnWS-01VxmOfIVontLXzjA&s=19
  9. https://x.com/CalcioDatato/status/1866800239752986773?t=ZRnTdKwhDFywa08gp7l1AA&s=19
  10. le statistiche di dribbling di conceiçao Nonostante le difficoltà, Conceiçao continua a esprimere il suo talento. In questa stagione, ha tentato 63 dribbling, completandone 37, con una media di oltre due dribbling riusciti a partita. Ecco alcuni dati chiave sulle sue performance: Tentativi di dribbling: 63 Dribbling riusciti: 37 Media di dribbling riusciti a partita: oltre 2 Percentuale di dribbling efficaci: 58,73% Questi numeri, pur non apparendo eccezionali, assumono un valore significativo in un campionato noto per la sua solidità difensiva. Inoltre, la percentuale di successo di Conceiçao lo colloca in una posizione privilegiata rispetto a due dribblomani di fama mondiale, Lamine Yamal del Barcellona e Vinicius Junior del Real Madrid, che presentano percentuali di successo inferiori, rispettivamente del 43,18% e del 40,6%.
  11. Dopo la finale di Champions, delle 68 partite giocate, ne hanno perse solo cinque
  12. https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/ultras-dell-39-inter-erano-piu-armati-miliziani-417545.htm
  13. https://x.com/gazzettanothanx/status/1866106149382053977?t=Wwc8H9eXYyARjMu-lh2POQ&s=19
  14. https://x.com/DIABOLIK_7/status/1865892766934290621?t=yJ4jk6tjf1ZgPIBS4ZZqhA&s=19 https://x.com/DIABOLIK_7/status/1866045726003777579?t=D0vlh069bwx2KmBoOk5L5w&s=19
  15. https://x.com/SandroSca/status/1865393004074168722?t=D3uGYWY-Ib_lxmcnixUVwA&s=19
  16. Spero che non sia cascato dalla sedia P.s. Ho visto il presepe: al posto dell'asino ha messo Thiago Motta
  17. https://x.com/alecro99/status/1865006138841845836?t=XGDsDepEcR_GjAwkGMB5YQ&s=19
  18. Gli ex vertici della Juve a processo Duecento richieste di parte civile La Consob, i consumatori, gli azionisti e le associazioni reclamano il risarcimento Di Fulvio Fiano · 6 dic 2024 ROMA Oltre duecento richieste di costituzione di parte civile, tra cui quella della Consob, di fondi di investimento, associazioni di consumatori e molti singoli azionisti della società bianconera, alla prima udienza del processo che vede imputato l’ex management della Juventus per presunti reati societari: manipolazione del mercato, false comunicazioni sociali, dichiarazione fraudolenta, ostacolo agli organi di vigilanza. Il gup Anna Maria Gavoni si è riservato la decisione. I pm Lorenzo Del Giudice e Giorgio Orano, titolari del fascicolo nato a Torino e trasferito a Roma perché qui hanno sede i server della piattaforma che avrebbe diffuso le false comunicazioni alla Borsa, conta nove imputati, tra i quali l’ex presidente Andrea Agnelli, l’allora vice Pavel Nedved, l’ex responsabile dell’area sportiva Fabio Paratici, l’ex a.d. Maurizio Arrivabene e altri 4 dirigenti dell’epoca, oltre allo stesso club, chiamato in causa come responsabile amministrativo. Due i bilanci sotto inchiesta, quelli del ‘19-’20 e del ‘20-’21, compresivi della cosiddetta «manovra stipendi», che aveva portato la procura torinese ad ascoltare come testimoni anche i giocatori della squadra bianconera. Si tratta dell’accordo sul mancato pagamento di quattro stipendi ai giocatori nel 2020, motivato con i minori introiti legati all’emergenza Covid e firmato con una scrittura privata da Agnelli e dall’allora capitano, Giorgio Chiellini. La rinuncia sarebbe però stata, secondo l’accusa, solo fittizia e il pagamento delle mensilità sarebbe stato in realtà differito sugli stipendi successivi (sotto forma di bonus) per alterare il bilancio con 90 milioni di euro in meno di uscite dichiarate. Nell’inchiesta Prisma rientrano poi diversi scambi di calciatori che avrebbero generato plusvalenze fittizie, usate — ancora una volta — per «sistemare» i bilanci: Caldara-bonucci con il Milan (21 milioni di euro), Pjanic-arthur con il Barcellona (43 milioni), Cancelo-da Silva con il Manchester City (5 milioni) e poi operazioni minori con il Pescara, il Pisa, la Sampdoria, il Genoa, il Parma, il Sion, il Lugano, l’olympique Marsiglia, la Pro Vercelli. La vicenda plusvalenze è già costata alla Juventus, sul piano giustizia sportiva, dieci punti di penalizzazione nella stagione ‘22-’23, l’esclusione dalle coppe europee per quella successiva e l’inibizione di Agnelli. Sul piano penale, una eventuale condanna degli imputati aprirebbe le porte ai risarcimenti, da quantificare poi in altra sede. L’eventuale cifra comprenderebbe la perdita di valore delle azioni (il cosidetto «danno emergente»); il mancato guadagno che gli azionisti avrebbero potuto ottenere investendo altrove («lucro cessante»); il possibile riconoscimento del danno morale, che può arrivare in via teorica fino al 30% del danno patrimoniale subito. Nessun commento da parte dei legali della Juventus, che nei precedenti passaggi giudiziari hanno sempre ribadito la correttezza delle operazioni contestate.
  19. https://x.com/AthsAust/status/1864879745344901478?t=BxDCYaTVkeeiomChNwK6Ug&s=19
  20. https://www.ultimouomo.com/seriea-italia-davvero-si-pressa-di-meno-statistiche-pressing-confronto-principali-campionati-europei-cosa-dicono-i-dati
×
×
  • Crea Nuovo...