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andrea

Tifoso Juventus
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Tutti i contenuti di andrea

  1. Vorrei sapere quanti di questi appartengono al movimento neoborbonico. E non sto scherzando.
  2. Per giudicare i bilanci del City impiegheranno tra i due e i quattro anni
  3. Una volta a giurisprudenza c'era l'esame di Diritto Romano, d'ora in poi ci sarà Diritto Napoletano
  4. 1 “Una sineddoche giuridica che crea storture evidenti”. Termina così l’analisi della sentenza della Corte d’Appello Federale, da parte di Fabrizio Bava, docente di economia aziendale dell’Università di Torino. Sentenza che per il Professore, intervenuto dalle colonne de il Corriere Torino, contiene un “errore da matita blu” e che, quindi, sarebbe ribaltabile di fronte al Collegio di Garanzia del Coni. Un vizio di forma, ma anche sostanza, che rafforza la posizione della difesa della Juventus. Nello specifico: “Le motivazioni della sentenza sulle plusvalenze affermano: «Esattamente come rappresentato dalla Procura federale nel proprio deferimento e come anche e soprattutto rappresentato da Consob nella propria delibera 22482/2022 ove è chiarito, senza mezzi termini, che il comportamento della Juve comporta la “violazione del principio dell’attendibilità della situazione patrimoniale-finanziaria, del risultato economico e dei flussi finanziari dell’entità previsto dallo IAS 1” . I bilanci della Juve (cui Consob si riferisce) semplicemente non sono attendibili». Si può notare l’utilizzo delle espressioni rafforzative «come anche e soprattutto», «senza mezzi termini» e «semplicemente». Peccato che la Consob, quando ha affermato quanto sopra riportato, non si riferisse alle sole plusvalenze (tema oggetto della sentenza); ma a ben cinque poste di bilancio, comprese le note «manovre stipendi»”. E ancora: “La frase aggiunta, nelle motivazioni: «I bilanci della Juve (cui Consob si riferisce) semplicemente non sono attendibili» è un ulteriore rafforzativo che sarebbe stato da evitare, considerato che la Consob, «semplicemente» non ha mai detto che i bilanci non fossero attendibili a causa delle plusvalenze (pur ritenendo errata la contabilizzazione di quantomeno 10 operazioni incrociate negli esercizi 2019/20 e 2020/21). Nelle motivazioni della sentenza, pertanto, si attribuisce alla Consob una valutazione come se riguardasse, solamente, il tema delle plusvalenze. In sostanza, le motivazioni della sentenza attribuiscono alla Consob un’affermazione che, in quei termini, non ha mai fatto. Aver usato il solo caso delle plusvalenze per dichiarare che il bilancio è artefatto, è voler cogliere una parte (solo caso delle plusvalenze) per il tutto (intero bilancio): una sineddoche giuridica che crea storture evidentissime
  5. Certo che a prendere l'avvocato della Lazio non eravamo proprio delle aquile
  6. Criscitiello fu il primo a dire che avrebbero tolto al Napoli il 3-0 a tavolino...
  7. Ravezzani: "Nelle indagini sulla Juve esiste un prima e un dopo le dichiarazioni di Santoriello" Direttamente dal suo account "Twitter", Fabio Ravezzani, direttore di "Telelombardia", torna sulle frasi del pm Santoriello in relazione alle indagini sulla Juventus nell'ambito dell'inchiesta Prisma: "Chi non vuol capire che nelle valutazioni sull’inchiesta Juve esiste un prima e un dopo le dichiarazioni di Santoriello è semplicemente in malafede. Per questo va chiarita bene la genesi. E ciò varrebbe per qualsiasi soggetto che si trovasse inquisito in un simile frangente".
  8. Bonolis pensando alla semifinale di Coppa Italia Inter-Juventus si pone una domanda in tono provocatorio e chiede come mai i bianconeri siano ancora in corsa nella competizione: "Questo è un argomento che il mondo del giornalismo dovrebbe tirare fuori, secondo me. Vi spiego. Io mi domando: se quello che ci hanno detto è corrisposto in federazione ad una squalifica di 15 punti alla Juve; se, secondo le carte, i bianconeri avrebbero falsato il campionato, allora perché possono giocare la Coppa Italia? Non l'ho capita, questa cosa: se hanno falsato la stagione da una parte, perché non lo hanno fatto anche dall'altra? La squadra è la stessa, la stagione è la stessa e la federazione è sempre la Federcalcio Italiana. Io non capisco… Non lo dice nessuno". Bonolis, che è anche un appassionato di tennis (nonché giocatore), usa una metafora tennistica per spiegare meglio il suo pensiero sulla Juventus: "Io non è che voglio infierire sulla Juve, ma mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse perché in campionato vengono penalizzati di 15 punti – se quelle cose che dicono sono vere, sono accadute, io non lo so – e invece la Coppa Italia la possono giocare come nulla fosse. Parliamo di una competizione che ti può far vincere un trofeo e far partecipare ad una Supercoppa. Cara FIGC, non ti seguo. Praticamente è come se un tennista squalificato per doping agli US Open non potesse giocare il singolo ma potesse fare comunque il doppio. Cioè: non te seguo. Non ha senso. Se sei squalificato nel medesimo torneo della medesima federazione – perché la Coppa Italia non è gestita dalla federazione slovena o croata, è sempre la FIGC – non capisco".
  9. Lo Monaco: "Juve? Plusvalenze le fanno tutti. Altro colpo che diamo al nostro calcio Le parole del dirigente sportivo sul caso legato ai bianconeri: "Per la Figc non è mai esistita questa irregolarità, non è mai stata regolamentata" “Le plusvalenze sono sempre esistite nel calcio, sto seguendo un pò tutta la pubblicità che c’è attorno alla vicenda Juve e dico che questo è l’ennesimo colpo che diamo al nostro calcio. Tutti fanno le plusvalenze, chi le fa fittizie commette una irregolarità, ma per la FIGC non è mai esistita questa irregolarità, non è mai stata regolamentata e non c’è mai stata sentenza certa". Lo ha il dirigente sportivo Pietro Lo Monaco a Radio Crc sul caso delle plusvalenze della Juventus. Juventus Lo Monaco e la sentenza sulle plusvalenze Lo Monaco ha aggiunto: "Nell’ultimo capitolo delle plusvalenze la procura federale ha assolto tutte le società coinvolte. Ecco perchè dico che la procura deve intervenire a difesa del nostro calcio perchè queso caso sta creando un colpo al nostro calcio incredibile. Non si può fare il giustizialista di una cosa a cui avevano accesso tutti, dalla serie A alla serie C. Se andate a riguardare la storia, Milan e Inter hanno iniziato un balletto di cessioni, ma non è mai successo nulla". Il dirigente sportivo ha infine spiegato: "Pensate che abbiamo fatto 750 milioni di plusvalenze. Se abbiamo l’esigenza di un calcio pulito, allora mettiamo le regole, le certezze delle pene a da questo momento in poi, chi commette l’errore, paga. Che Gravina faccia ricorso all’intervento del Governo mi lascia perplesso pechè stabilire le regole fa parte dell’oggetto sociale della federazione italiana. Visto che la procura Federale si è pronunciata, facciamo regole certe perchè poi chi fa una plusvalenza fittizia, va fuori dal campionato". Plusvalenze, la Juve farà ricorso al ConiOvunque ti trovi, tutte le informazioni su: partite, storie, approfondimenti, interviste, commenti, rubriche, classifiche, tabellini, formazioni, anteprime. Sem
  10. Oltre il caso Juve Il Foglio QuotidianoLuciano Capone La frase “sono tifosissimo del Napoli e odio la Juventus” è molto forte se pronunciata da un pm che ora indaga sulla Juve. Ma calata nel contesto un po’ goliardico di un convegno del 2019, riferita ironicamente “ai ladrocini in campo”, assume un significato diverso. Soprattutto se Ciro Santoriello, questo il nome del magistrato, è il pm che due anni prima aveva archiviato un’inchiesta per falso in bilancio nei confronti della dirigenza bianconera. A conferma del tono scherzoso delle sue parole, un avvocato della Juventus, Luigi Chiappero, ha definito Santoriello “un magistrato colto che non ha mai confuso il calcio con il diritto”. Detto questo, della vicenda risulta interessante il commento del presidente dell’anm Giuseppe Santalucia il quale – pur censurando le frasi di Santoriello – dice che, in sostanza, si tratta solo del pm “e, come tale non è ricusabile. Il pubblico ministero è una parte nel processo, anche se atipica, perché rappresenta lo stato”. Mentre sarebbe stato ben più grave, dice a Repubblica il presidente dell’associazione dei magistrati, se si fosse trattato di un giudice: “In quel caso il codice prevede strumenti molto più invasivi, fino alla ricusazione, per cancellare qualsiasi ombra di parzialità”. A prescindere dal caso specifico, la riflessione di Santalucia è interessante sul piano più generale per l’affermazione di una diversità sostanziale tra pm e giudice. E la cosa è effettivamente vera. Ma cozza, sul piano formale, con la strenua opposizione dell’anm alla separazione delle carriere e con l’affermazione della magistratura come un ordine unico. Un principio che per il pm si riflette da un lato nell’obbligo di esercitare l’azione penale e dall’altro di trovare anche elementi a favore degli indagati. Ora Santalucia lascia intendere che l’imparzialità del pm non è poi così tanto importante. E che, insomma, questi princìpi che l’anm difende come assoluti e fondamentali non devono essere presi troppo sul serio. Ciò che non si capisce bene è se quello dell’anm sia un nuovo realismo o la solita ipocrisia.
  11. La fonte è indicata all'inizio, il giornale li leggo gratuitamente
  12. Tifosi sul web: “500 mila disdette a Dazn”. Ma sono soltanto 6mila Il Fatto QuotidianoLOR.VEN. • LO JUVENTINO da tastiera, agnelliano convinto, vive in una realtà parallela. Non solo se la prende con i giudici invece che con la dirigenza che ha trascinato la sua squadra nello scandalo, ma si è inventato persino una fantomatica protesta che dovrebbe far saltare il sistema: “Smettiamo di vedere le partite, stracciamo gli abbonamenti. Boicottiamo la Serie A!” La “disdettadazn” (e mettiamoci dentro pure Sky), è diventata subito virale. Tweet in tendenza, appelli e petizioni: uno tsunami arrivato fino ai quotidiani nazionali. Uniti contro la Lega Calcio, contro la Figc di Gravina, contro pure la Uefa di Ceferin che si starebbe vendicando per la Superlega (come se le avesse fatte lui le plusvalenze fittizie). Siamo tanti, tantissimi, già 100 mila, no anche di più: mezzo milione, ormai raccontano i ben informati, che si danno di gomito e si fomentano a vicenda. Il sistema trema, senza i soldi dei tifosi bianconeri affonda. Nessuno può permettersi di toccare la Juve. O forse no. Fuori dalla bolla social, la realtà è un po’ diversa. Il Fatto ha scoperto quante sono davvero le disdette registrate nelle ultime settimane: appena 6 mila, un centesimo delle iperboliche cifre vociferate, per un impatto del tutto irrilevante. Considerando il piano standard da 30 euro al mese, per i tre mesi di campionato che restano, parliamo di circa mezzo milione su un contratto da 840 milioni a stagione. La sommossa di popolo, insomma, è un’illusione virtuale, ma se anche fosse esistita avrebbe avuto l’effetto opposto. I contratti dei diritti tv sono blindati, a parte una minima percentuale di revenues legate ad ascolti e abbonati, la Serie A incassa comunque la cifra concordata. Un’eventuale emorragia di clienti, insomma, colpirebbe nell’immediato solo Dazn. La questione, semmai, potrebbe porsi a lungo termine: al momento del prossimo bando per il triennio 2024-2027, una Serie A con un bacino d’utenza inferiore potrebbe avere meno valore sul mercato, che si è già ristretto di suo. Ma anche questo sarebbe un boomerang, visto che i ricavi dei diritti tv vengono redistribuiti ai club per importanza, quindi innanzitutto alla Juve, che oggi come domani farà comunque parte del sistema calcio italiano e quindi sarebbe la più colpita dal boicottaggio. I tifosi bianconeri l’hanno studiata proprio bene. Ma stiano tranquilli: i giudici decideranno senza intromissioni politiche o mediatiche. Per fortuna di tutti, anche della Juventus.
  13. Gianfranco Teotino Pensare di cancellare le specificità dei procedimenti sportivi e di offrire agli imputati le stesse identiche garanzie di un processo penale o civile è illusorio e probabilmenteanfranco anche sbagliato: non ci sono né gli strumenti né i tempi per farlo senza bloccare lo svolgimento e la regolarità delle competizioni. Resta il fatto che la vicenda Manchester City, così come la vicenda Juventus, segnala tutte le debolezze dell’ordinamento giudiziario sportivo attuale. Indizi e prove di colpevolezza derivano non dall’attività delle Procure sportive, ma dalle indagini della giustizia ordinaria o, addirittura, nel caso City, da inchieste giornalistiche o attività di hackeraggio. E, peggio ancora, nessun codice sportivo stabilisce con precisione quali pene corrispondano ai reati commessi. Se leggete gli specchietti pubblicati dalla stampa internazionale su “cosa rischia il Manchester City”, potete vedere che si va dall’ammonizione all’esclusione da tutti i campionati del Regno (Unito). Come a dire, da una sgridata alla pena calcistica capitale. Così come non si capisce in che modo siano stati determinati i 15 punti di penalità della Juventus: perché non i 9 richiesti dall’accusa o non magari 2 o 30? Le motivazioni della sentenza non lo spiegano. Vale tutto. Così è una giustizia che non vale niente.
  14. La Juventus senza giusto processo è un problema anche per chi odia la Juventus Il Foglio Quotidiano. Claudio Cerasa Non abbiamo alcuna intenzione di sottrarre agli amici di Repubblica lo scettro del garantismo, sul caso Juventus, e non saremo mai all’altezza della loro eroica battaglia in difesa della vecchia e nuova dirigenza juventina, battaglia combattuta in modo così profondo da aver fatto dimenticare alla corazzata di Rep. le vecchie e romantiche battaglie giustizialiste volte a denunciare l’oscenità dei conflitti di interesse. Non saremo mai all’altezza di Repubblica, lo sappiamo, ma nonostante questo non si può non condividere la profonda indignazione mostrata ieri dal giornale edito dalla famiglia Agnelli, la stessa famiglia che controlla la Juventus, quando ha appreso, con sconcerto, una circostanza che ai tempi dei magistrati indemoniati contro Silvio Berlusconi veniva considerata accessoria e che invece ora viene considerata decisiva per illuminare i pregiudizi ideologici che possono smuovere alcune inchieste giudiziarie. La storia probabilmente la conoscete già. Alcuni quotidiani, ieri, hanno riportato le parole risalenti al 2019 di un magistrato di nome Ciro Santoriello. Santoriello, nel corso di un evento pubblico, ha detto: “Sono tifosissimo del Napoli e odio la Juventus. Come tifoso è importante il Napoli, come pubblico ministero ovviamente sono anti juventino, contro i ladrocini in campo, e mi è toccato scrivere archiviazioni”. Non ci sarebbe nulla di male a essere anti juventini, chi scrive confessa anzi di sentirsi particolarmente vicino all’affermazione di Santoriello, se non fosse che il suddetto pm è uno dei tre magistrati della procura di Torino che stanno indagando nel processo sulle plusvalenze a carico della società bianconera. In quell’occasione, nel 2019, le frasi di Santoriello arrivarono qualche anno dopo la scelta dello stesso magistrato di chiedere l’archiviazione di una denuncia a carico della Juventus per falso in bilancio. Ma nonostante il precedente incoraggiante, la Juventus, e i giornali editati dalla stessa società che controlla la Juventus, ora hanno tutto il diritto di chiedersi se di fronte alla squadra torinese vi siano o no le premesse per un giusto processo. Il 27 marzo ci sarà la prima udienza preliminare per l’inchiesta Prisma, che dovrà stabilire se il club bianconero insieme con dodici indagati andrà o no a processo per “false comunicazioni sociali”, “ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza”, “manipolazione del mercato” e “dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti”. Il tema del giusto processo nei confronti della Juve è un tema che, in un sistema mediatico e forse giudiziario in cui la fede calcistica si trova su un piedistallo più elevato rispetto alla fede per lo stato di diritto, è stato spesso spinto verso i margini del dibattito pubblico. Ma le frasi di Santoriello sono l’occasione giusta per porsi qualche domanda sul processo contro la Juventus e sul modo in cui funzioni in Italia la giustizia sportiva. Sul secondo punto qualche considerazione si può già fare oggi e la risposta, e lo diciamo da interisti, è molto dolorosa: un anti juventino può anche godere fisicamente per la mazzolata che ha preso la Juve, e vederla lottare per la salvezza è un’esperienza che qualsiasi tifoso non juventino si augura di vedere una volta nella vita, ma avere una giustizia sportiva trasformata in una costola del processo mediatico è uno spettacolo che purtroppo appare pietoso per una serie di ragioni che vale la pena passare in rassegna. In primo luogo è difficile dire che la giustizia sportiva, che dovrebbe occuparsi di quello che succede in campo, non abbia scelto di occuparsi di cose che non le competono, ovverosia giudicare se qualche reato sia stato commesso o no. In secondo luogo, sulla specifica accusa per cui la Juve è stata condannata dalla giustizia sportiva vi sono alcune lacune che emergono a occhio nudo incrociando le 36 pagine di motivazioni della sentenza della giustizia sportiva e le 73 pagine di memoria difensiva presentate dalla Juventus. Lacune non indifferenti se si pensa che la penalizzazione della Juventus è avvenuta in seguito alle accuse sulle plusvalenze della squadra torinese senza che la giustizia sportiva abbia però individuato una controparte con cui la Juve avrebbe fatto affari loschi (quando si individua un sovrapprezzo non giustificato dovrebbe esserci sia un venditore che vende a un prezzo più alto del dovuto sia un compratore che acquista a un prezzo più alto del dovuto) e senza che nessuno abbia spiegato come sia possibile che la Juventus sia stata condannata dalla giustizia sportiva per un reato che la stessa giustizia sportiva, nelle motivazioni di una sentenza dello scorso aprile con cui aveva prosciolto undici società deferite dalla procura federale, ha ammesso essere più che aleatorio, quando ha ricordato che il valore di un calciatore “è dato e nasce in un libero mercato, peraltro caratterizzato dalla necessità della contemporanea concorde volontà delle due società e del calciatore interessato”. E’ possibile, anzi più che possibile, che la Juventus abbia commesso degli illeciti, e più che il caso delle plusvalenze per la Juve rischiano di essere un macigno le prove che esistono relative al reato di false comunicazioni sociali per indebito occultamento degli stipendi effettivamente dovuti ai suoi calciatori. Ma, per quanto sia diffusa la pratica dell’essere tutti detective da bar sport, a giudicare se un reato sia stato commesso o no dovrebbe essere la magistratura ordinaria, non quella sportiva. E per quanto sia doloroso ammetterlo, non si può non riconoscere che i quindici punti di penalità inflitti alla Juventus siano stati assegnati sulla base di un teorema pericoloso: essere colpevoli fino a prova contraria. E dire che la giustizia sportiva si basi su un criterio di presunzione di colpevolezza non significa considerare la Juve innocente ma significa considerare la giustizia sportiva colpevole di aver scelto di condannare una squadra di calcio violando quello che è un cardine dello stato di diritto: condannare, per l’appunto, oltre ogni ragionevole dubbio, sostituendosi agli organi preposti anche per giudicare la necessità o meno di adottare una sanzione penale. Potrebbe darsi che la Juventus meriti persino una sanzione maggiore rispetto a quella che le è stata attribuita. Ma avere una giustizia sportiva che si muove da grancassa del processo mediatico, che sceglie di sostituirsi al potere giudiziario, che sceglie di trasformare i sospetti in prove, e avere una magistratura inquirente che mostra di avere manifesti pregiudizi ideologici nei confronti di chi sta indagando è il modo peggiore per poter dire che nei confronti della Juve giustizia è stata e verrà fatta.
  15. Ai magistrati in Italia non succede nulla, a meno che imbraccino un mitra e si mettano a sparare in mezzo alla strada
  16. Elkann è in causa con la madre, pensa ad altro. A proposito, avete sentito cosa è successo all'investigatore della madre?
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