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andrea

Tifoso Juventus
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  1. Paolo Aicardi, Presidente piccoli azionisti della Juventus, parla della manovra stipendi “Tutti i giorni si passa da un film horror ad un remake di Zelig. Tutti i gironi escono notizie, cose allucinanti. Sono molto preoccupato da tanti, non tutti i media, perché qualcuno che non giustifica c’è. Sono esterrefatto dalle spiegazioni che danno per giustificare, perché c’è chi intraprende determinate professioni e sposa un certo tipo di condotta personale. Però ci sono molti colleghi che non sanno cosa dicono, specie da un punto di vista tecnico, però facendo un determinato mestiere il focus dovrebbe essere quello di informare e dare giudizi senza informarsi non va bene. Per ciò che riguarda la manovra stipendi, la Juve non ha pagato gli stipendi in ritardo, non ha pagato gli stipendi perché ha fatto un accordo con dei giocatori per non pagarli, alla luce del sole, pubblicato ovunque, ovvero per riprendere in esame la possibilità di pagarli se si fossero verificate determinate situazioni. È una manovra fatta in totale trasparenza.
  2. . L'IMBOSCATA - Il vero problema non è Santoriello, ma consigliabile spostare processo a Milano. Motivazioni fanno acqua da tutte le parti. "Er Collegio der Coni" e gli anti-Juve dichiarati. La linea di Elkann. Superlega minaccia monopolio Uefa 10.02.2023 01.00 di Andrea Bosco di Andrea Bosco Il problema secondo i media è “l'odio“ che Ciro Santoriello, pm con ruolo apicale nell'inchiesta Prisma, ha esternato come tifoso del Napoli, nei confronti della Juventus: reiteratamente. La Juventus, per Santoriello, sembra essere una ossessione. Lui come pm è “anti juventino“ e deve anche giudicare sui “ladrocini in campo“. Questo non è Jenny a' Carogna e neppure Ciccilo o' Musicante, indimenticabile jettatore di professione: è un magistrato di chiara fama. Il vero. Ma il vero problema non è, però, e non può essere, Santoriello. Ovviamente appare inopportuno che Santoriello presenzi all'udienza che vedrà presto in aula la Juventus con una ipotesi accusatoria di “falso in bilancio“ . Ma “estraniarsi“, come sembra voglia fare il pm torinese, ricorda la “foglia di fico“ che Silvio Berlusconi da presidente del Consiglio esibiva, quando si deliberavano leggi che erano (anche) a favore delle sue aziende e lui usciva dal Cdm. Uno degli avvocati della Juventus, Chiappero, ha definito Santoriello persona “colta e professionalmente preparatissima“. Non ci sono ragioni per pensare che Santoriello non lo sia. Così come appare improprio sospettare che un un uomo di legge si possa far condizionare dalla fede calcistica nel formulare un giudizio. Tuttavia, per una mera questione di “opportunità“, considerato che l'impianto accusatorio poggia sulle valutazioni disegnate in primis da Santoriello in collaborazione con suoi due colleghi, lo spostamento del processo da Torino a Milano apparirebbe consigliabile. Per cancellare qualsiasi sospetto di parzialità. maueroA differenza delle valutazioni di molti colleghi a me sembra (dopo averle lette) che le motivazioni che hanno portato la Procura Federale (sulla base degli atti prodotti dalla Procura di Torino) a riaprire il processo sportivo sulle plusvalenze, facciano acqua. Soprattutto per una ragione: collegare l'aspetto doloso a quello colposo si presenta come una forzatura giuridica. Così, come, aver comminato 15 punti di penalizzazione a campionato in corso con i conosciuti danni economici, essendo la Juventus quotata in Borsa. La Procura Federale ha agito (tra l'altro solo contro la Juventus) con una tempistica senza precedenti nella storia del calcio italiano. Il presidente dell' Associazione Nazionale Magistrati, Santalucia, ha definito la vicenda Santoriello una “questione da ridimensionare“. E questo fa parte del malcostume dei magistrati italiani: parlare di tutto anche fuori contesto. Il detto “cane non mangia cane“ vige in magistratura come in altre professioni. Ma, ripeto: non è questo il punto. E non neppure lo sono le dichiarazioni (“scherzose“ e quando mai sono “serie“?) di un altro magistrato Vincenzo Cesaro in stile ultras (partenopeo) contro la Juventus, Ronaldo e Andrea Agnelli a proposito della Superlega. Peccato che Cesaro, faccia parte del Collegio di Garanzia del Coni, organismo che dovrà valutare il ricorso presentato dalla Juventus. Altro giro, altro regalo: questo si chiama Cesare San Mauro, professore alla Sapienza di Roma, anche lui fa parte del Collegio di Garanzia del Coni. Ha postato una confezione di “Ajax“ con la scritta “disinfetta l'ambiente”. E sotto la foto di una formazione della Juventus. Racconterà anche lui che la cosa era “scherzosa“? Certa gente si diverte così. Sono maggiorenni, sono professionisti, ma si comportano come adolescenti. O forse no: il “tifo“ è una bestia pericolosa. Una pantegana che divora il buon senso. Sentito Paolo Bonolis? Bonolispensiero (interista): “Perché l'Inter dovrebbe giocare la Coppa Italia contro la Juve? Se con dolo ha falsato il campionato, con dolo egualmente e simmetricamente ha falsato la Coppa Italia : ergo.... “ . Bonolis dice di non “capire“. Ma noi “capiamo“. Da anni lo “capiamo“. Il professor San Mauro è stato denunciato per violenze psicologiche alla moglie e alla figlia di 10 anni. Lui ha negato l'accaduto che gli è stato attribuito . Ma questi sono fatti suoi. Fatti nostri è viceversa la circostanza che il Collegio di Garanzia del Coni sia infarcito di gente che detesta la Juventus. Come li selezionano? Se non sputano veleno sulla Juve, non li prendono nella consorteria? E' il Coni, bellezze. Anzi: “er collegio de garanzia der Coni“ “Er più pulito c'ha la rogna“ spiegava il senatore Evangelisti ai membri della sua corrente andreottiana. E questi? Useranno acqua e sapone, questi? Non mi soffermerei invece su un altro magistrato, sempre fronte Coni, che per alcuni mesi, aveva fatto parte (anni fa) della dirigenza del Napoli . Marcello De Luca Tamajo (questo il suo nome) risulta essere un professionista dall'esemplare curriculum. Ora, potrà sembrare alla tifoseria che si stia chiudendo ai danni della Juventus un vero “complotto“. La contemporaneità dell'azione della Procura Federale sul fronte plusvalenze, su quello ancora da esaminare relativo agli stipendi, saldati con quello dell'inchiesta torinese “Prisma”, con l'assenza di altri “colpevoli“, con la latitanza inspiegabile delle altre procure italiane sull'operato dei club di serie A, di serie B e di Lega Pro non ha contribuito alla serenità dell'ambiente. Così come non ha contribuito ad un clima di “accettazione“ dei verdetti, la continua fuga di notizie dalla Procura di Torino verso giornali e televisioni. Così come non ha contribuito alla chiarezza il modo nel quale la maggior parte dei media ha ritenuto di affrontare la vicenda. Il “clima“ creato ha riportato al 2006 . E a quel “sentire popolare“ evocato da uno dei giudici del Collegio Giudicante di Calciopoli, Piero Sandulli, sostituito dal “sentimento manettaro“ urlato soprattutto da chi , con la Juventus , ha conti “veri o presunti“ da regolare. Nel 2006 era da Milano che si sparava a “palle incatenate“. Oggi, nel segno di un ridicolo “Processo alla Juventus“ messo in piedi a Napoli qualche anno fa da magistrati, professori universitari, scrittori, uomini di spettacolo e giornalisti, si è proseguito inseguendo le accuse neppure “velate“ di Aurelio De Laurentiis sull'essere stato “defraudato“ di almeno uno scudetto: quello perso da Sarri, a Firenze, sul divano. Scudetto “arrubbato“. Ogni giorno così, da oltre un decennio: da quando la Juventus è tornata (e per nove anni di fila ) a vincere. Era “simpatica“ prima , la Juventus . Rammento il compianto direttore della “giornalaccio rosa dello Sport“ Candido Cannavò che ho conosciuto ed era persona perbene, quando scriveva di “rinascimento juventino“ dopo una “purificante stagione“ in serie B. Un rinascimento che a suo parere avrebbe portato la Juventus con i Paro, i Palladino , i Nocerino a realizzare grandissime cose. Non fu così: solo grazie a grandi investimenti e ad altrettanti grandi giocatori la Juventus ha saputo rinascere. Vincendo tanto, probabilmente troppo. Indimenticabili le parole del presidente (nel 2006) del Coni, Petrucci: “Una squadra che vince troppo finisce per far male al movimento“ . Con la sensazione di un “complotto“ in essere, il popolo juventino sta massicciamente lasciando gli abbonamenti a Dazn e Sky. Si parla di mezzo milione (di disdette) da parte degli abbonati. La rabbia è comprensibile, ma dubito che questa possa essere una forma di "pressione“ sul Palazzo. Certamente ridurre gli introiti televisivi porterà disagi alle casse dei network. Ma alcune cose, con onestà, vanno dette: la galassia Juve, sponsorizza il calcio Nazionale. Il video di Santoriello risale al 2019, con lui a quel convegno a Milano (che non verteva sul calcio, e tanto meno sul “tifo“) erano presenti tra gli altri Piero Sandulli e l'avvocato Grassani che tutela gli interessi del Napoli. Possibile che nessun dirigente della Juventus sia venuto nel 2019 a conoscenza di quel video e di quelle parole? Forse, visto che nel 2016, Santoriello aveva emesso una sentenza a favore del club bianconero, per vicende amministrative, è possibile che la dirigenza della Juve abbia pensato quello che nel 2006 i “tutori“ del giovanissimo John Elkan pensarono quando Guido Rossi fu designato in qualità di “Commissario Straordinario“ in Figc dal governo Prodi: “E' un amico“. In effetti il professor Guido Rossi, ex consigliere di amministrazione dell'Inter che si installò nel suo ufficio con sciarpa neroazzurra, era un consulente del Gruppo Fiat. Ma non era “un amico“. Era solo un professionista, come scrisse sul “Corriere della Sera“, Ferruccio De Bortoli ricordandolo dopo la morte, “dalle leggendarie parcelle“. Per capire “l'odio“ del giudice Santoriello, basterebbe paragonarlo a quello che qualsiasi tifoso della Juventus prova nei confronti di Guido Rossi: l'uomo che offrì uno scudetto all'Inter, (benché terza classificata in quel tormentato torneo) sottraendolo alla Juventus . Tutto va contestualizzato . E magari spiegato. La Juventus questa volta (a differenza del 2006) ha deciso di difendersi. Ha affiancato al suo collegio di difesa altri due super-esperti in diritto finanziario. Ma resta difficile capire come mai non abbia messo sotto contratto l'avvocato Dupont, l'uomo del caso Bosman , il legale che non ha mai perso una causa e che consigliò l'allora presidente Cobolli Gigli di ricorrere al Tribunale dei Diritti Umani di Strasburgo. Cosa che misteriosamente la Juventus non fece: né allora, né successivamente. Ma stavolta sembra che, “dominus Elkann“, la “linea” sia altra rispetto al 2006. Stavolta non uscirà dal cilindro un Luca Cordero di Montezemolo (Blatter dixit, pubblicamente ringraziandolo) per convincere la Juventus “a non andare al Tar“ . Stavolta presumo che in caso estremo, la Juventus ci “andrà“. Bloccando il campionato. Come minacciò (presidente Carraro) di fare ante Calciopoli il defunto Gaucci, ottenendo alla fine, quello che pretendeva: la riammissione in serie A del retrocesso Catania. Se la serie A da allora è a 20 squadre lo si deve a quella vicenda . Prima era a 18 . E prima ancora a 16. Così, per la cronaca. E ad uso di quanti non ricordano o non sanno. Non so se la Juventus sia colpevole o vittima di una serie di circostanze che l'hanno fatta sembrare colpevole. Se risulterà colpevole dei reati a lei ascritti, il mio parere è che debba essere giudicata con severità . Ma se i “ reati “ evaporeranno, come altre volte è accaduto , il minimo che si possa chiedere è che i magistrati che si sono spesi con zelo , rispondano del proprio operato. Non che ( eventualmente ) pretendano che “o' passato“ debba essere “scurdato“ . In ogni caso, stante lo sfacelo che da almeno un ventennio vede il calcio italiano dibattersi tra problemi economici e scandali di ogni tipo, la questione non potrà essere archiviata dal governo, sbattendo la sporcizia sotto al tappeto. Per due volte consecutive l'Italia è stata esclusa dal Mondiale. L'appeal del suo prodotto calcistico è diventato uno dei più bassi in Europa. La Federazione e la Lega sono sinedri dove volano coltelli e si somministrano veleni. Una legge che vieti ai club di spendere più di quanto in una stagione incassino non è mai stata fatta. Le plusvalenze (che, lo rammento, sostituirono le comproprietà) si sono rivelate un flop che ha portato all' attuale sfacelo. Con il sospetto che una Federazione inadeguata , il cui presidente è stato eletto con una maggioranza bulgara di oltre il 90% dei consensi, che non ha mai fatto una sola delle riforme che aveva annunciato, che siede dove siede con i voti maggioritari dei dilettanti che nel bizzarro sistema elettorale della Figc (ma qualcuno lo definirebbe in altro modo) pesano più di quelli dei professionisti, che si avvale anche dei voti degli allenatori, degli arbitri, del sindacato giocatori (prossimamente chissà, anche di quelli dei magazzinieri), che governa come un cacicco, abbia mutuato l'orrendo slogan delle Brigate Rosse: “Colpirne uno per educarne cento“. Colpire la società di maggior prestigio, non potendo colpire l'intero sistema calcistico italiano, pena la desertificazione pallonara nazionale. Ma prima o dopo i conti con la realtà, la Figc dovrà farli: l'ombrello dell'Uefa (e dell'Eca) non la proteggerà all'infinito . I tre club aderenti al progetto Superlega (Barcellona, Real Madrid e Juventus ) non demordono. E dal tribunale di Madrid hanno ricevuto un assist. Ora il progetto, dalle 14 società iniziali, si è allargato a 60/80 club. L'idea è quella di sottrarre il calcio al monopolio dell'Uefa. Che le risorse le suddivide con personalissimi criteri. La battaglia sarà lunga: Ceferin presidente Uefa conta su molti amici. In Gran Bretagna soprattutto, in Francia, nel mondo (gli amici di Ceferin, sono quelli del presidente Fifa , Infantino) e in Spagna dove l'eminenza grigia Tebas presidente della Liga è tra i più fieri oppositori del progetto Superlega. Tuttavia , la sperequazione è talmente ampia, la forbice così smisurata, da non consentire mediazioni: una Superlega già esiste e si chiama Premier. Che grazie agli introiti televisivi, alle agevolazioni fiscali, al fatto di agire in un Paese che con la Brexit sta al di fuori dell'Europa, può contare su risorse smisurate. Un minuscolo club della Premier può avvalersi di potenzialità economiche che Juventus, Inter, Milan Napoli, Roma si sognano . L'esodo dei campioni dalla serie A è sotto agli occhi di tutti. Prossimi ad uscire Skriniar, forse Vlahovic, Rabiot, Di Maria, Leao. Alcuni ipotizzano anche i due gioielli del Napoli Osimeh e Kvaratskhelia che consentirebbero a De Laurentiis plusvalenze mostruose, oltre alle risorse che arriveranno da uno scudetto (meritato) sempre più probabile e da una Champion's che potrebbe riservare al pubblico partenopeo altre gioie . Zaniolo è già andato in Turchia. Perché anche in Turchia hanno presentemente più risorse delle indebitate società italiane. Offerte sono state presentate per Chiesa e Lautaro Martinez. Mala gestione: il Covid ha messo un carico da undici. Una Federazione gattopardesca e una Lega litigiosissima ne hanno messo altri. Ma uno ne ha messo anche un Coni estremamente “manzoniano“ . E una briscola alta l'ha esibita un governo disattento sulle questioni sportive, in generale. Calcistiche in particolare . In Parlamento ci si “interroga“ magari per un gol annullato, mai per i bilanci disastrati delle società . Mai per le fasulle fidejussioni presentate. Mai per i rapporti “opachi“ tra politica e imprese. Reduce da un viaggio in Gran Bretagna ospite di De Zerbi, l'amico Michele Criscitiello ha scritto, cosa dovrebbe fare il calcio italiano . Come dovrebbe operare. Ma Criscitiello lo sa meglio di me : prima devi fare piazza pulita dei gattopardi che da decenni infestano il palazzo del calcio . Quelli che hanno sempre finto di “ cambiare “ per non cambiare di fatto un accidente . Comunque vada a finire la complicata vicenda che vede in sofferenza la Juventus, senza un vero cambiamento, senza vere riforme, senza protagonisti diversi da quelli attuali, niente cambierà . Si indosserà magari un altro abito . Ma come spiegava un celebre film della Milano da bere : “ Sotto il vestito, niente “ .
  3. Met­tersi in gioco, sem­pre La lezione di Gian­luca Vialli Di Dome­nico Cal­ca­gno · 10 feb 2023 Èdif­fi­cile rac­con­tare Roberto Man­cini senza andare a sbat­tere con­tro Gian­luca Vialli. È quello che è suc­cesso a Marco Gae­tani che, scri­vendo il suo primo libro sul Man­cio, si rese conto di non poter fare a meno di scri­verne un altro sul suo gemello. Gian­luca Vialli, l’uomo nell’arena esce oggi pub­bli­cato da 66thand2nd, ed è un lavoro ini­ziato nell’autunno del 2020 e con­cluso un mese e mezzo prima del 6 gen­naio, quando Vialli se ne è andato, a 58 anni, dopo averne pas­sati quat­tro a lot­tare con­tro un tumore al pan­creas. Vialli non è stato un cal­cia­tore e tan­to­meno un uomo banale. Dal Piz­zi­ghet­tone alla Cre­mo­nese alla Samp­do­ria, dove arrivò a 20 anni, è sem­pre riu­scito a distin­guersi, sul campo con la sua fisi­cità, il suo talento e la sua capa­cità di svol­gere, lui cen­tra­vanti, ma anche ala soprat­tutto nelle sue prime sta­gioni, il lavoro sporco e fati­coso, quello che quasi mai viene notato all’esterno ma è sem­pre molto apprez­zato dai com­pa­gni. Vialli non ha mai rinun­ciato alla gio­cata dif­fi­cile e pazza sul campo, dove cor­reva più di un mediano, dove non si è mai rispar­miato per­ché in fondo lui, ragazzo di una fami­glia della buona bor­ghe­sia di Cre­mona, a pal­lone gio­cava per diver­tirsi e in campo met­teva sem­pre l’entu­sia­smo di chi ama quello che fa. Fuori dal campo, Vialli ha sem­pre dimo­strato per­so­na­lità e una sen­si­bi­lità spe­ciale. Poteva pren­dere in giro i gior­na­li­sti che ogni estate lo ven­de­vano alla Juve o al Milan, poteva rispon­dere più volte no alle offerte di Sil­vio Ber­lu­sconi (e di Agnelli) per­ché «Milano non ha il mare». E se doveva dire una cosa la diceva, senza pre­oc­cu­parsi delle con­se­guenze. Era un ragazzo che ragio­nava con la sua testa, che pia­ceva alle mamme e ai gio­vani. Un cal­cia­tore che ha avuto il corag­gio di met­tersi in gioco con la tele­vi­sione quando ancora era il cen­tra­vanti della Samp­do­ria e della Nazio­nale. Che ha fatto il grande salto alla Juven­tus dopo otto sta­gioni, e uno scu­detto mera­vi­glioso, con la maglia blu­cer­chiata. Che ha alzato la Cham­pions con la fascia di capi­tano della Juve per lasciarla dopo tre anni per il Chel­sea, l’Inghil­terra, Lon­dra, che sarebbe diven­tata la sua città. Una scelta non casuale. A Lon­dra hai il diritto di vivere la tua vita anche se sei un cal­cia­tore famoso, un alle­na­tore. E per Vialli la sua vita, la sua fami­glia, la moglie Cath­ryn White Coo­per, le sue due figlie, Oli­via e Sofia, con­ta­vano più di ogni altra cosa. Vialli ha gio­cato, alle­nato, ha fatto il diri­gente ed è stato uno dei primi e più ori­gi­nali tra i com­men­ta­tori di Sky. Aveva cari­sma, sapeva moti­vare e stu­pire quando ce n’era biso­gno. E ha con­cluso la sua para­bola di cam­pione e di uomo tor­nando con Man­cini in quella Nazio­nale che ha sem­pre amato ma che in fondo gli ha dato meno di quanto forse avrebbe meri­tato per scri­vere un altro splen­dido capi­tolo di una vita breve ma vis­suta fino in fondo: il titolo euro­peo con­qui­stato a Wem­bley dove con la maglia della Samp aveva perso una finale di Coppa dei Cam­pioni insieme, ovvia­mente, al gemello Man­cini. Gae­tani rac­conta tutto que­sto e lo fa con pas­sione e con grande pre­ci­sione. Il suo libro è un lavoro appro­fon­dito, com­pleto. Dove non man­cano aned­doti noti solo a chi quella Sampd’oro di Vialli-Man­ci­ni­Bo­skov-Man­to­vani ha fre­quen­tato e cono­sciuto. Il club che Vialli ha amato più degli altri e del quale ha inu­til­mente ten­tato di diven­tare pre­si­dente. Nei suoi ultimi giorni Vialli è tor­nato alle ori­gini, nella sua Cre­mona e al san­tua­rio della Beata Ver­gine della Spe­ranza. «È il tempo della gra­ti­tu­dine — scrive Gae­tani —. Forse è que­sta la lezione che dob­biamo por­tarci die­tro da que­sto lungo cam­mino di Vialli: l’impor­tanza della gra­ti­tu­dine per le cose pic­cole e grandi, il motore che deve con­sen­tirci, giorno dopo giorno, di scen­dere nell’arena, con la con­sa­pe­vo­lezza di avere osato abba­stanza».
  4. O Agnelli ha degli esperti del c**** o ci vogliono inculare. O tutte e due.
  5. Vorrei sapere quanti di questi appartengono al movimento neoborbonico. E non sto scherzando.
  6. Per giudicare i bilanci del City impiegheranno tra i due e i quattro anni
  7. Una volta a giurisprudenza c'era l'esame di Diritto Romano, d'ora in poi ci sarà Diritto Napoletano
  8. 1 “Una sineddoche giuridica che crea storture evidenti”. Termina così l’analisi della sentenza della Corte d’Appello Federale, da parte di Fabrizio Bava, docente di economia aziendale dell’Università di Torino. Sentenza che per il Professore, intervenuto dalle colonne de il Corriere Torino, contiene un “errore da matita blu” e che, quindi, sarebbe ribaltabile di fronte al Collegio di Garanzia del Coni. Un vizio di forma, ma anche sostanza, che rafforza la posizione della difesa della Juventus. Nello specifico: “Le motivazioni della sentenza sulle plusvalenze affermano: «Esattamente come rappresentato dalla Procura federale nel proprio deferimento e come anche e soprattutto rappresentato da Consob nella propria delibera 22482/2022 ove è chiarito, senza mezzi termini, che il comportamento della Juve comporta la “violazione del principio dell’attendibilità della situazione patrimoniale-finanziaria, del risultato economico e dei flussi finanziari dell’entità previsto dallo IAS 1” . I bilanci della Juve (cui Consob si riferisce) semplicemente non sono attendibili». Si può notare l’utilizzo delle espressioni rafforzative «come anche e soprattutto», «senza mezzi termini» e «semplicemente». Peccato che la Consob, quando ha affermato quanto sopra riportato, non si riferisse alle sole plusvalenze (tema oggetto della sentenza); ma a ben cinque poste di bilancio, comprese le note «manovre stipendi»”. E ancora: “La frase aggiunta, nelle motivazioni: «I bilanci della Juve (cui Consob si riferisce) semplicemente non sono attendibili» è un ulteriore rafforzativo che sarebbe stato da evitare, considerato che la Consob, «semplicemente» non ha mai detto che i bilanci non fossero attendibili a causa delle plusvalenze (pur ritenendo errata la contabilizzazione di quantomeno 10 operazioni incrociate negli esercizi 2019/20 e 2020/21). Nelle motivazioni della sentenza, pertanto, si attribuisce alla Consob una valutazione come se riguardasse, solamente, il tema delle plusvalenze. In sostanza, le motivazioni della sentenza attribuiscono alla Consob un’affermazione che, in quei termini, non ha mai fatto. Aver usato il solo caso delle plusvalenze per dichiarare che il bilancio è artefatto, è voler cogliere una parte (solo caso delle plusvalenze) per il tutto (intero bilancio): una sineddoche giuridica che crea storture evidentissime
  9. Certo che a prendere l'avvocato della Lazio non eravamo proprio delle aquile
  10. Criscitiello fu il primo a dire che avrebbero tolto al Napoli il 3-0 a tavolino...
  11. Ravezzani: "Nelle indagini sulla Juve esiste un prima e un dopo le dichiarazioni di Santoriello" Direttamente dal suo account "Twitter", Fabio Ravezzani, direttore di "Telelombardia", torna sulle frasi del pm Santoriello in relazione alle indagini sulla Juventus nell'ambito dell'inchiesta Prisma: "Chi non vuol capire che nelle valutazioni sull’inchiesta Juve esiste un prima e un dopo le dichiarazioni di Santoriello è semplicemente in malafede. Per questo va chiarita bene la genesi. E ciò varrebbe per qualsiasi soggetto che si trovasse inquisito in un simile frangente".
  12. Bonolis pensando alla semifinale di Coppa Italia Inter-Juventus si pone una domanda in tono provocatorio e chiede come mai i bianconeri siano ancora in corsa nella competizione: "Questo è un argomento che il mondo del giornalismo dovrebbe tirare fuori, secondo me. Vi spiego. Io mi domando: se quello che ci hanno detto è corrisposto in federazione ad una squalifica di 15 punti alla Juve; se, secondo le carte, i bianconeri avrebbero falsato il campionato, allora perché possono giocare la Coppa Italia? Non l'ho capita, questa cosa: se hanno falsato la stagione da una parte, perché non lo hanno fatto anche dall'altra? La squadra è la stessa, la stagione è la stessa e la federazione è sempre la Federcalcio Italiana. Io non capisco… Non lo dice nessuno". Bonolis, che è anche un appassionato di tennis (nonché giocatore), usa una metafora tennistica per spiegare meglio il suo pensiero sulla Juventus: "Io non è che voglio infierire sulla Juve, ma mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse perché in campionato vengono penalizzati di 15 punti – se quelle cose che dicono sono vere, sono accadute, io non lo so – e invece la Coppa Italia la possono giocare come nulla fosse. Parliamo di una competizione che ti può far vincere un trofeo e far partecipare ad una Supercoppa. Cara FIGC, non ti seguo. Praticamente è come se un tennista squalificato per doping agli US Open non potesse giocare il singolo ma potesse fare comunque il doppio. Cioè: non te seguo. Non ha senso. Se sei squalificato nel medesimo torneo della medesima federazione – perché la Coppa Italia non è gestita dalla federazione slovena o croata, è sempre la FIGC – non capisco".
  13. Lo Monaco: "Juve? Plusvalenze le fanno tutti. Altro colpo che diamo al nostro calcio Le parole del dirigente sportivo sul caso legato ai bianconeri: "Per la Figc non è mai esistita questa irregolarità, non è mai stata regolamentata" “Le plusvalenze sono sempre esistite nel calcio, sto seguendo un pò tutta la pubblicità che c’è attorno alla vicenda Juve e dico che questo è l’ennesimo colpo che diamo al nostro calcio. Tutti fanno le plusvalenze, chi le fa fittizie commette una irregolarità, ma per la FIGC non è mai esistita questa irregolarità, non è mai stata regolamentata e non c’è mai stata sentenza certa". Lo ha il dirigente sportivo Pietro Lo Monaco a Radio Crc sul caso delle plusvalenze della Juventus. Juventus Lo Monaco e la sentenza sulle plusvalenze Lo Monaco ha aggiunto: "Nell’ultimo capitolo delle plusvalenze la procura federale ha assolto tutte le società coinvolte. Ecco perchè dico che la procura deve intervenire a difesa del nostro calcio perchè queso caso sta creando un colpo al nostro calcio incredibile. Non si può fare il giustizialista di una cosa a cui avevano accesso tutti, dalla serie A alla serie C. Se andate a riguardare la storia, Milan e Inter hanno iniziato un balletto di cessioni, ma non è mai successo nulla". Il dirigente sportivo ha infine spiegato: "Pensate che abbiamo fatto 750 milioni di plusvalenze. Se abbiamo l’esigenza di un calcio pulito, allora mettiamo le regole, le certezze delle pene a da questo momento in poi, chi commette l’errore, paga. Che Gravina faccia ricorso all’intervento del Governo mi lascia perplesso pechè stabilire le regole fa parte dell’oggetto sociale della federazione italiana. Visto che la procura Federale si è pronunciata, facciamo regole certe perchè poi chi fa una plusvalenza fittizia, va fuori dal campionato". Plusvalenze, la Juve farà ricorso al ConiOvunque ti trovi, tutte le informazioni su: partite, storie, approfondimenti, interviste, commenti, rubriche, classifiche, tabellini, formazioni, anteprime. Sem
  14. Oltre il caso Juve Il Foglio QuotidianoLuciano Capone La frase “sono tifosissimo del Napoli e odio la Juventus” è molto forte se pronunciata da un pm che ora indaga sulla Juve. Ma calata nel contesto un po’ goliardico di un convegno del 2019, riferita ironicamente “ai ladrocini in campo”, assume un significato diverso. Soprattutto se Ciro Santoriello, questo il nome del magistrato, è il pm che due anni prima aveva archiviato un’inchiesta per falso in bilancio nei confronti della dirigenza bianconera. A conferma del tono scherzoso delle sue parole, un avvocato della Juventus, Luigi Chiappero, ha definito Santoriello “un magistrato colto che non ha mai confuso il calcio con il diritto”. Detto questo, della vicenda risulta interessante il commento del presidente dell’anm Giuseppe Santalucia il quale – pur censurando le frasi di Santoriello – dice che, in sostanza, si tratta solo del pm “e, come tale non è ricusabile. Il pubblico ministero è una parte nel processo, anche se atipica, perché rappresenta lo stato”. Mentre sarebbe stato ben più grave, dice a Repubblica il presidente dell’associazione dei magistrati, se si fosse trattato di un giudice: “In quel caso il codice prevede strumenti molto più invasivi, fino alla ricusazione, per cancellare qualsiasi ombra di parzialità”. A prescindere dal caso specifico, la riflessione di Santalucia è interessante sul piano più generale per l’affermazione di una diversità sostanziale tra pm e giudice. E la cosa è effettivamente vera. Ma cozza, sul piano formale, con la strenua opposizione dell’anm alla separazione delle carriere e con l’affermazione della magistratura come un ordine unico. Un principio che per il pm si riflette da un lato nell’obbligo di esercitare l’azione penale e dall’altro di trovare anche elementi a favore degli indagati. Ora Santalucia lascia intendere che l’imparzialità del pm non è poi così tanto importante. E che, insomma, questi princìpi che l’anm difende come assoluti e fondamentali non devono essere presi troppo sul serio. Ciò che non si capisce bene è se quello dell’anm sia un nuovo realismo o la solita ipocrisia.
  15. La fonte è indicata all'inizio, il giornale li leggo gratuitamente
  16. Tifosi sul web: “500 mila disdette a Dazn”. Ma sono soltanto 6mila Il Fatto QuotidianoLOR.VEN. • LO JUVENTINO da tastiera, agnelliano convinto, vive in una realtà parallela. Non solo se la prende con i giudici invece che con la dirigenza che ha trascinato la sua squadra nello scandalo, ma si è inventato persino una fantomatica protesta che dovrebbe far saltare il sistema: “Smettiamo di vedere le partite, stracciamo gli abbonamenti. Boicottiamo la Serie A!” La “disdettadazn” (e mettiamoci dentro pure Sky), è diventata subito virale. Tweet in tendenza, appelli e petizioni: uno tsunami arrivato fino ai quotidiani nazionali. Uniti contro la Lega Calcio, contro la Figc di Gravina, contro pure la Uefa di Ceferin che si starebbe vendicando per la Superlega (come se le avesse fatte lui le plusvalenze fittizie). Siamo tanti, tantissimi, già 100 mila, no anche di più: mezzo milione, ormai raccontano i ben informati, che si danno di gomito e si fomentano a vicenda. Il sistema trema, senza i soldi dei tifosi bianconeri affonda. Nessuno può permettersi di toccare la Juve. O forse no. Fuori dalla bolla social, la realtà è un po’ diversa. Il Fatto ha scoperto quante sono davvero le disdette registrate nelle ultime settimane: appena 6 mila, un centesimo delle iperboliche cifre vociferate, per un impatto del tutto irrilevante. Considerando il piano standard da 30 euro al mese, per i tre mesi di campionato che restano, parliamo di circa mezzo milione su un contratto da 840 milioni a stagione. La sommossa di popolo, insomma, è un’illusione virtuale, ma se anche fosse esistita avrebbe avuto l’effetto opposto. I contratti dei diritti tv sono blindati, a parte una minima percentuale di revenues legate ad ascolti e abbonati, la Serie A incassa comunque la cifra concordata. Un’eventuale emorragia di clienti, insomma, colpirebbe nell’immediato solo Dazn. La questione, semmai, potrebbe porsi a lungo termine: al momento del prossimo bando per il triennio 2024-2027, una Serie A con un bacino d’utenza inferiore potrebbe avere meno valore sul mercato, che si è già ristretto di suo. Ma anche questo sarebbe un boomerang, visto che i ricavi dei diritti tv vengono redistribuiti ai club per importanza, quindi innanzitutto alla Juve, che oggi come domani farà comunque parte del sistema calcio italiano e quindi sarebbe la più colpita dal boicottaggio. I tifosi bianconeri l’hanno studiata proprio bene. Ma stiano tranquilli: i giudici decideranno senza intromissioni politiche o mediatiche. Per fortuna di tutti, anche della Juventus.
  17. Gianfranco Teotino Pensare di cancellare le specificità dei procedimenti sportivi e di offrire agli imputati le stesse identiche garanzie di un processo penale o civile è illusorio e probabilmenteanfranco anche sbagliato: non ci sono né gli strumenti né i tempi per farlo senza bloccare lo svolgimento e la regolarità delle competizioni. Resta il fatto che la vicenda Manchester City, così come la vicenda Juventus, segnala tutte le debolezze dell’ordinamento giudiziario sportivo attuale. Indizi e prove di colpevolezza derivano non dall’attività delle Procure sportive, ma dalle indagini della giustizia ordinaria o, addirittura, nel caso City, da inchieste giornalistiche o attività di hackeraggio. E, peggio ancora, nessun codice sportivo stabilisce con precisione quali pene corrispondano ai reati commessi. Se leggete gli specchietti pubblicati dalla stampa internazionale su “cosa rischia il Manchester City”, potete vedere che si va dall’ammonizione all’esclusione da tutti i campionati del Regno (Unito). Come a dire, da una sgridata alla pena calcistica capitale. Così come non si capisce in che modo siano stati determinati i 15 punti di penalità della Juventus: perché non i 9 richiesti dall’accusa o non magari 2 o 30? Le motivazioni della sentenza non lo spiegano. Vale tutto. Così è una giustizia che non vale niente.
  18. La Juventus senza giusto processo è un problema anche per chi odia la Juventus Il Foglio Quotidiano. Claudio Cerasa Non abbiamo alcuna intenzione di sottrarre agli amici di Repubblica lo scettro del garantismo, sul caso Juventus, e non saremo mai all’altezza della loro eroica battaglia in difesa della vecchia e nuova dirigenza juventina, battaglia combattuta in modo così profondo da aver fatto dimenticare alla corazzata di Rep. le vecchie e romantiche battaglie giustizialiste volte a denunciare l’oscenità dei conflitti di interesse. Non saremo mai all’altezza di Repubblica, lo sappiamo, ma nonostante questo non si può non condividere la profonda indignazione mostrata ieri dal giornale edito dalla famiglia Agnelli, la stessa famiglia che controlla la Juventus, quando ha appreso, con sconcerto, una circostanza che ai tempi dei magistrati indemoniati contro Silvio Berlusconi veniva considerata accessoria e che invece ora viene considerata decisiva per illuminare i pregiudizi ideologici che possono smuovere alcune inchieste giudiziarie. La storia probabilmente la conoscete già. Alcuni quotidiani, ieri, hanno riportato le parole risalenti al 2019 di un magistrato di nome Ciro Santoriello. Santoriello, nel corso di un evento pubblico, ha detto: “Sono tifosissimo del Napoli e odio la Juventus. Come tifoso è importante il Napoli, come pubblico ministero ovviamente sono anti juventino, contro i ladrocini in campo, e mi è toccato scrivere archiviazioni”. Non ci sarebbe nulla di male a essere anti juventini, chi scrive confessa anzi di sentirsi particolarmente vicino all’affermazione di Santoriello, se non fosse che il suddetto pm è uno dei tre magistrati della procura di Torino che stanno indagando nel processo sulle plusvalenze a carico della società bianconera. In quell’occasione, nel 2019, le frasi di Santoriello arrivarono qualche anno dopo la scelta dello stesso magistrato di chiedere l’archiviazione di una denuncia a carico della Juventus per falso in bilancio. Ma nonostante il precedente incoraggiante, la Juventus, e i giornali editati dalla stessa società che controlla la Juventus, ora hanno tutto il diritto di chiedersi se di fronte alla squadra torinese vi siano o no le premesse per un giusto processo. Il 27 marzo ci sarà la prima udienza preliminare per l’inchiesta Prisma, che dovrà stabilire se il club bianconero insieme con dodici indagati andrà o no a processo per “false comunicazioni sociali”, “ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza”, “manipolazione del mercato” e “dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti”. Il tema del giusto processo nei confronti della Juve è un tema che, in un sistema mediatico e forse giudiziario in cui la fede calcistica si trova su un piedistallo più elevato rispetto alla fede per lo stato di diritto, è stato spesso spinto verso i margini del dibattito pubblico. Ma le frasi di Santoriello sono l’occasione giusta per porsi qualche domanda sul processo contro la Juventus e sul modo in cui funzioni in Italia la giustizia sportiva. Sul secondo punto qualche considerazione si può già fare oggi e la risposta, e lo diciamo da interisti, è molto dolorosa: un anti juventino può anche godere fisicamente per la mazzolata che ha preso la Juve, e vederla lottare per la salvezza è un’esperienza che qualsiasi tifoso non juventino si augura di vedere una volta nella vita, ma avere una giustizia sportiva trasformata in una costola del processo mediatico è uno spettacolo che purtroppo appare pietoso per una serie di ragioni che vale la pena passare in rassegna. In primo luogo è difficile dire che la giustizia sportiva, che dovrebbe occuparsi di quello che succede in campo, non abbia scelto di occuparsi di cose che non le competono, ovverosia giudicare se qualche reato sia stato commesso o no. In secondo luogo, sulla specifica accusa per cui la Juve è stata condannata dalla giustizia sportiva vi sono alcune lacune che emergono a occhio nudo incrociando le 36 pagine di motivazioni della sentenza della giustizia sportiva e le 73 pagine di memoria difensiva presentate dalla Juventus. Lacune non indifferenti se si pensa che la penalizzazione della Juventus è avvenuta in seguito alle accuse sulle plusvalenze della squadra torinese senza che la giustizia sportiva abbia però individuato una controparte con cui la Juve avrebbe fatto affari loschi (quando si individua un sovrapprezzo non giustificato dovrebbe esserci sia un venditore che vende a un prezzo più alto del dovuto sia un compratore che acquista a un prezzo più alto del dovuto) e senza che nessuno abbia spiegato come sia possibile che la Juventus sia stata condannata dalla giustizia sportiva per un reato che la stessa giustizia sportiva, nelle motivazioni di una sentenza dello scorso aprile con cui aveva prosciolto undici società deferite dalla procura federale, ha ammesso essere più che aleatorio, quando ha ricordato che il valore di un calciatore “è dato e nasce in un libero mercato, peraltro caratterizzato dalla necessità della contemporanea concorde volontà delle due società e del calciatore interessato”. E’ possibile, anzi più che possibile, che la Juventus abbia commesso degli illeciti, e più che il caso delle plusvalenze per la Juve rischiano di essere un macigno le prove che esistono relative al reato di false comunicazioni sociali per indebito occultamento degli stipendi effettivamente dovuti ai suoi calciatori. Ma, per quanto sia diffusa la pratica dell’essere tutti detective da bar sport, a giudicare se un reato sia stato commesso o no dovrebbe essere la magistratura ordinaria, non quella sportiva. E per quanto sia doloroso ammetterlo, non si può non riconoscere che i quindici punti di penalità inflitti alla Juventus siano stati assegnati sulla base di un teorema pericoloso: essere colpevoli fino a prova contraria. E dire che la giustizia sportiva si basi su un criterio di presunzione di colpevolezza non significa considerare la Juve innocente ma significa considerare la giustizia sportiva colpevole di aver scelto di condannare una squadra di calcio violando quello che è un cardine dello stato di diritto: condannare, per l’appunto, oltre ogni ragionevole dubbio, sostituendosi agli organi preposti anche per giudicare la necessità o meno di adottare una sanzione penale. Potrebbe darsi che la Juventus meriti persino una sanzione maggiore rispetto a quella che le è stata attribuita. Ma avere una giustizia sportiva che si muove da grancassa del processo mediatico, che sceglie di sostituirsi al potere giudiziario, che sceglie di trasformare i sospetti in prove, e avere una magistratura inquirente che mostra di avere manifesti pregiudizi ideologici nei confronti di chi sta indagando è il modo peggiore per poter dire che nei confronti della Juve giustizia è stata e verrà fatta.
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