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andrea

Tifoso Juventus
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  1. Quella pace tra Adl e gli ultras mi sembrava strana https://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/quot-domani-quot-sgancia-bomba-patto-de-laurentiis-ultras-cui-354728.htm
  2. Ci rendiamo conto che finora l'attacco più deciso a chi ci vuole sotterrare (Figc, UEFA, giornali, ecc...) è stato quello di Lapo alla Cristillin?
  3. https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/lsquo-gnazio-russa-mejo-ragionier-filini-ndash-presidente-354707.htm
  4. Il centrocampo dell'Inter non è inferiore a quello del City (Massimo Mauro, adesso)
  5. Di Lello qualche anno fa parlava di Juventus e ndrangheta https://m.calciomercato.com/news/di-lello-commissione-antimafia-report-e-esposto-piu-agnelli-di-m-50435
  6. Di Lello qualche anno fa, indovinate per chi dice di tifare https://m.calciomercato.com/news/di-lello-commissione-antimafia-report-e-esposto-piu-agnelli-di-m-50435
  7. Leggete cosa ha detto ieri Marco Di Lello, procuratore della Figc Indovinate dove è nato... https://www.ilfoglio.it/lettere/2023/05/26/news/il-perfetto-manifesto-della-grande-farsa-della-giustizia-sportiva-5308840/
  8. Un lettore scrive alla giornalaccio rosa, leggete la risposta I MERITI DELLA JUVE E LA NASCITA DI UNA NUOVA ERA DEL CALCIO ITALIANO di FRANCO ARTURI · 26 mag 2023 Tutti addosso alla Juventus: ma proprio non abbiamo combinato niente di buono noi bianconeri? Fulvio Accesini Credo che il quesito meriti una risposta onesta e affermativa. La Juventus, anche di questi tempi, conserva importanti meriti. Ne individuo tre principali. Il primo è aver costruito il proprio impianto di proprietà, pur se un po’ sottodimensionato rispetto ai grandi club d’Europa: da questo punto di vista la società è avanti anni e anni rispetto alle principali concorrenti italiane. Il secondo è la cura del vivaio e dei giovani, che si è notata anche in questa stagione: da Fagioli a Miretti, da Iling a Soulé, da Kean a tre elementi importanti e di un passato non lontano, come Marchisio, Giovinco e De Ceglie. Solo il Milan negli ultimi 20 anni (ma non di recente) ha saputo produrre altrettanto bene. Il terzo punto di grande contenuto etico è la coerenza e la durezza con le quali il club ha preso più volte la distanza dalla frangia esagitata degli ultrà: gli episodi a proposito sono stati tanti. Ci vuole coraggio, anche personale, per questi comportamenti virtuosi, che non sono poi molto diffusi nel nostro calcio. Naturalmente i pregi elencati non diminuiscono per nulla la gravità dei comportamenti, improntati all’arroganza, che le dirigenze Juve hanno mostrato dal 2006 a oggi, con una serie senza precedenti di condotte censurabili. Ed è soltanto una fuga dalla realtà sostenere che quest’anno senza la penalizzazione la Juve sarebbe seconda sul campo: se quella rosa, che ti conferisce il piazzamento, è stata costruita anche sulla slealtà e su magheggi di bilancio, come stanno dimostrando sentenze in serie, non ha proprio senso essere orgogliosi di quel secondo posto, come Allegri continua a fare. Ma temo che sia proprio questa la tossina letale che tradisce spesso la Juve: quel considerare la vittoria «l’unica cosa che conta». Un vero e proprio antivalore, l’anticamera di errori in serie. Mi auguro proprio che, una volta passata la tempesta in atto, su tutti i fronti ancora aperti, non sentiremo più parlare per sempre di dimissioni in blocco di dirigenti della Juve e di processi a suo carico. Tuttavia, questo avrà un prezzo: la «normalizzazione» del club, dal punto di vista del fatturato. Dubito, anche a causa di una probabile assenza dalle coppe europee, che la Juve possa continuare a permettersi un monte-ingaggi doppio o più di quelli del Milan, della Roma o del Napoli, per non parlare di Lazio e Fiorentina, ottenendone, almeno da un paio di stagioni in qua, risultati scadenti. Da questo punto di vista può essere che l’intero calcio italiano stia entrando in una nuova epoca, nella quale mancherà la (o le) società-faro. Quattro scudettate diverse nelle ultime quattro stagioni sono un segnale già importante: non accadeva da vent’anni. L’abilità sul mercato, soprattutto dei giovani, la qualità e la modernità del gioco, la voglia di stupire sapendo di non essere sconfitti in partenza costituiranno i nuovi asset per sognare. E, anche grazie al Var, se lo potranno permettere molti, se non tutti. Tanti alibi cadranno uno dopo l’altro: là fuori non c’è più Mangiafuoco.
  9. L'IMBOSCATA - Una sola strada per battere Gravina e Ceferin: la Juve vada al Tar e a Strasburgo per bloccare il campionato e congelare lista club per le coppe. Rovella, Transfermarkt e quello che Chinè non potrà mai spiegare 26.05.2023 di Andrea Bosco Il problema non è se la Juventus sarà penalizzata in questo (o nel prossimo campionato) con una marea di punti superiore ai 10 comminati da Giuseppe Chinè. Il problema (se la Juventus non è colpevole, se ha agito correttamente come ha sempre dichiarato) è se vuole vincere o piuttosto voglia solo dare l'impressione di cercare di “vincere“. Se la Juventus vuole davvero difendersi, e davvero vuole “vincere“ allora deve andare al Tar. Deve bloccare il campionato. Deve fare quanto non fece (mal consigliata da Luca Cordero di Montezemolo) nel 2006: andare al Tar. Se la Juventus non ha percezione che è impossibile vincere senza abbattere Gabriele Gravina e la sua federazione, allora meglio sarebbe accettasse le pene, compresa la serie B. E meglio sarebbe dirlo ai tifosi: la Juventus che voi amate non esiste e non esisterà più. Se Elkann e i suoi consiglieri non hanno percezione di questo, significa che vivono sulla Luna. Meglio sarebbe, allora, uscire dalla Borsa, meglio sarebbe vendere ad altri il club, meglio sarebbe dichiarare il “fallimento” di un progetto che non può essere rammendato. Pezo el tacòn del buso, dicono nella mia Laguna. Non c'è pezza possibile. Elkann che è un brillante uomo d'impresa dovrebbe saperlo: quando sei in difficoltà è indispensabile alzare il livello dello scontro: altro che “patteggiamento“. E se vuoi azzoppare Ceferin (che sta ipotizzando di escluderti per due, forse tre stagioni dall'Europa, non solo dalla Champion's, dall'Europa tutta), sempre che non lo facciano il Tribunale di Madrid e l'Alta Corte Europea di Giustizia, alla devi rivolgerti al Tribunale dei Diritti Umani di Strasburgo, là dove la Juventus non si è mai rivolta, benché nel 2006 una relazione del celebre avvocato J.M. Dupont avesse indicato all'allora presidente Cobolli Gigli, quel “foro“ come l'unico in grado di farla uscire dalla melma di un processo farsesco celebrato in poco più di una settimana e per ammissione di uno dei giudici di quel collegio (Sandulli, chi era costui?) “sull'onda del sentire popolare “ . Non ci sono altre strade. Anzi: questo è il momento. Solo pochi nell'opinione pubblica e tra i media stanno sposando la liceità (si fa per dire) dell' azione di Chinè. Addirittura il “nemico“ Mourinho ha inveito contro la Federazione, parlando pubblicamente di “campionato falsato“. Lotito ha lodato la Juve. Di riforma urgente della giustizia sportiva hanno parlato il ministro dello sport Abodi e quello del Coni, Malagò. Dopo le parole i fatti, please: sarebbe ora. Certo che se il maggiore quotidiano del Paese ti spiega che la giustizia sportiva vigente è il massimo dell'equità, allora, “Houston, abbiamo un problema“. Quindi: se non ora, quando? Peccato che ancora una volta l'indignazione stia montando solo “dopo“ che la Juventus è stata “macellata“. Le plusvalenze sono il sesso degli angeli. E Giuseppe Chinè non potrà mai spiegare per quale motivo un Rovella acquistato per tot milioni, oggi ne valga il triplo. Il dottor Chinè oltre che indottrinarsi su Transfermarkt dovrebbe farsi una vera cultura calcistica. Giuseppe Chinè, calabrese di Bovalino, essendo stato capo di gabinetto del governo Draghi deve essere una persona assai competente nel suo mestiere. E forse per questo Gravina lo ha scelto per l'incarico di procuratore federale, dopo aver congedato Giuseppe Pecararo. Mi piacerebbe che spiegasse per quale motivo Giuseppe Chinè “da aggiunto“ a Latina all'epoca del furto di passaporti e patenti in bianco alla Motorizzazione della cittadina laziale, non abbia amai mostrato, sul tema, un “sussulto“. Secondo il compianto ex procuratore federale Porceddu, tra quei passaporti figuravano anche quelli di alcuni calciatori: compreso quello di Alvaro Recoba. Mi ha telefonato l'avvocato Massimo Durante che lodevolmente sta mettendo a punto una piattaforma (tipo la Rousseau) che si chiamerà “Identità bianconera“ , per discutere (non del giocatore brocco o dell'allenatore da cambiare) ma dei mali e dei problemi che affliggono in calcio nostrano. Ho promesso di dare una mano. Spero saremo in tanti. Voglio essere chiaro: se la Juventus risulterà colpevole io che sono prossimo ai 78 anni e che (per caso) ho cominciato a tifarla da quando ne avevo 7, dopo un orrendo Spal – Juventus visto con mio padre a Ferrara: rete di Karl Hansen, la pretenderò “punita“ in tutte le sedi. E non importa se la mia sensazione sia che i numerosi errori prodotti da Andrea Agnelli (e dalla sua dirigenza), assieme agli scudetti e ai cento trofei, abbiano fatto da detonatore al disastro che è sotto agli occhi di tutti. Errori e invidia. Quando vinci troppo come più di uno ha detto “fai male al sistema“. E questo è un paese democratico ma non liberale. Questo è paese che non perdona: il profitto al pari del successo. Chi troppo vince va fermato. Ma non c'è solo la talebana giustizia sportiva. La Juventus ha fatto il Tafazzi. C'è stata anche l'arroganza. I sogni mostruosamente proibiti di espansione e di vittoria. L'idea che un campione (Ronaldo) per quanto eccelso potesse bastare a vincere in Europa. Gli errori di mercato e gli errori (bilancio in rosso) di gestione. L'incapacità di costruire una stabile “difesa“ mediatica contro i reiterati attacchi del sistema. Se non hai una vera strategia, se ritieni inattaccabile la torre di cristallo nella quale vivi, quotidianamente respiri nell'iperuranio: in una “non“ realtà. E allora congedi i Marotta. E allora ti fai più nemici che amici. E allora non coltivi la politica. Che in un paese come l'Italia conta anche per l'assunzione di una donna delle pulizie. Il club Juventus dopo la morte di Gianni e Umberto Agnelli ha vissuto di ricordi, con l'idea di plasmare il presente e il futuro con sistemi “nuovi“. Andrea Agnelli ebbe le intuizioni Marotta e Conte. Ma poi l'ego smisurato alla fine prevalse e l'uomo dei 9 scudetti consecutivi, non sarà (purtroppo per lui) rammentato per questo non replicabile palmares ma per aver distrutto la società della quale oltre che ex presidente è anche tifoso fin da bambino. “Si vis pacem, para bellum“ recita un proverbio latino: se vuoi la pace preparati alla guerra . La Juventus non l'ha fatto. E' andata contro chi le spara missili con le spade di legno. E tanto per rammentare: pendono ancora due ricorsi (non rammento più in quali fori) relativi a Calciopoli e alla richiesta di togliere dalla bacheca dell'Inter lo “scudetto di cartone“. Tempo perso . Forse è tardi per recuperare. Ma se ancora esistono margini di recupero questi si chiamano Tar (la cosa più temuta dal sistema, non a caso quella parola è vietata tra i commentatori della carta stampata , quelli televisivi e quelli radiofonici) e Corte di Strasburgo. Il Tar può bloccare il campionato. Può impedire la ratifica della classifica. Può impedire la consegna della medesima all'Uefa per l'iscrizione ai vari tornei. Tradotto: se vai al Tar puoi distruggere il Palazzo. Se non ci va troverai sempre un Petrucci ex presidente del Coni, attuale presidente della Federazione Basket che la riforma della giustizia sportiva non la vuole. Lui ama gli inutili “tavoli della pace“. Quelli che fanno fare bella figura a lui e non servono ad una mazza. Pare che i tifosi abbiano in mente una eclatante forma di protesta contro la Federazione. Di qualsiasi cosa si tratti il mio auspicio è che sia fatta in forma pacifica. Questa Federazione neppure vale il disprezzo. Figuriamoci la (eventuale) violenza. Altri commentatori vi racconteranno del futuro di Allegri, di quello di Vlahovic, Rabiot e Di Maria. Qualcuno vi spiegherà che la Juventus vincendo le prossime due gare potrebbe ancora arrivare in Champion's. Qualcuno (Evelina, ma cosa ti è saltato in mente?) vi racconterà che la “vendetta“ di Ceferin (con quella faccia da Kgb, quell'espressione da Stasi che ha lui, satrapo del Potere) sarà implacabile. E qualcuno parlerà anche di Juventus – Milan che una volta era un match di cartello. Oggi solo l'appendice dell'infamia accaduta lunedì scorso: l'annuncio della penalizzazione alla Juve di 10 punti mentre la squadra usciva dallo spogliatoio prima di Empoli-Juve. Vai Chinè, che vai forte. Chinè, l'uomo che è riuscito, a smentire se stesso: 9 punti di penalizzazione nel primo processo. Poi 15 senza fare un plisset per l'afflittività: (pensa che persino il correttore automatico segnala in rosso trattarsi di cazzata) di Torquemada Torsello. Ora 10. Che gente questi federali! Del resto ci fu un presidente (federale, federale) che (avvolto in Aristotele e Platone ) “decise di non decidere“. Questi sono. E non cambieranno.
  10. Anni fa ha detto che non è interessato ad entrare nel calcio Comunque tifa Juve, alla faccia dei bovini che dicevano che era Agnelli che impediva a Ferrero di comprarli
  11. https://www.calcioefinanza.it/2023/05/24/christillin-sulla-juve-ce-stata-unattenzione-particolare/
  12. Praticamente Elkann si fa pisciare in testa da tutti tranne che da Ceferin
  13. Se ci qualifichiamo per una coppa l'Uefa ci squalifica il prossimo anno Se non ci qualifichiamo la squalifica la sconteremmo solo dopo esserci nuovamente quslificati Poi bisogna vedere cosa decide il mafioso sloveno
  14. Ascoltare Mourinho, sulla Juve, per capire la farsa della giustizia sportiva, buona solo per alimentare il becerume del processo mediatico di Claudio Cerasa 24 mag 2023 Ha ragione da vendere José Mourinho, il nostro amato Special One, quando dice che la penalizzazione inflitta alla Juventus dalla giustizia sportiva è qualcosa di simile a una farsa. Lo ha detto lunedì sera al termine della partita pareggiata dalla Roma contro la Salernitana. E lo ha detto in modo che più chiaro non si può: “Sì, la penalizzazione della Juve ha compromesso il campionato. E sapere questa cosa con due partite da giocare, per noi, per tutti, anche per la Juve, a me sembra uno scherzo”. Se si sceglie di ragionare sulla vicenda della Juventus senza farsi influenzare dall’appartenenza calcistica, non dovrebbe essere difficile comprendere che ciò che la giustizia sportiva ha fatto con la squadra allenata da Massimiliano Allegri è qualcosa che si trova a metà tra un atto ridicolo e uno scherzo di cattivo gusto. La giustizia sportiva, che lunedì ha deciso di penalizzare la Juventus di dieci punti nell’ambito di un’inchiesta federale sul caso plusvalenze, ha scelto di condannare la Juventus per aver violato una regola che non esiste nell’ordinamento sportivo (le plusvalenze, appunto). Ha scelto di non considerare ciò che la giustizia sportiva aveva detto un anno fa proprio sulle plusvalenze (“non esiste un metodo di valutazione dei giocatori”). Ha scelto di far rivivere come se nulla fosse un processo che aveva già chiuso lo scorso anno (né oggi né ieri la giustizia sportiva ha individuato una controparte con cui la Juve avrebbe fatto affari loschi, sulle plusvalenze). Ha scelto di far rivivere quel processo in seguito a un’indagine aperta dalla procura di Torino (sulle plusvalenze e sul falso in bilancio) sulla quale non si è però pronunciato ancora alcun giudice terzo (a dimostrazione che la giustizia sportiva risponde più alle pressioni mediatiche che allo stato di diritto). E la giustizia sportiva ha fatto tutto questo non aspettando di conoscere l’esito delle indagini penali, almeno di primo grado, ma facendo di tutto per punire preventivamente la Juventus, il cinghialone del calcio italiano, direttamente a campionato in corso, cambiando le classifiche, cambiando le penalizzazioni, cambiando le prospettive di un campionato e falsando, come giustamente ha detto lunedì Mourinho, un’intera corsa per aggiudicarsi, il prossimo anno, l’ingresso nelle coppe che contano – cosa che per esempio non è capitata in Inghilterra, dove il Manchester City, di Pep Guardiola, ha vinto il campionato nonostante la presenza di un’indagine contro la sua squadra, accusata di oltre cento violazioni delle regole finanziarie dalla giustizia sportiva inglese, che a differenza di quella italiana considera evidentemente non secondaria la necessità di condannare una squadra di calcio in presenza non di sospetti ma di prove schiaccianti. E’ possibile che la Juventus abbia commesso i gravi reati di cui è accusata (si è chiesto giustamente la scorsa settimana il ministro Giancarlo Giorgetti: “Ma se una società ha fatto un falso in bilancio perché togliere i punti e non intervenire direttamente sul suo patrimonio?”). E’ possibile che i dirigenti indagati abbiano commesso degli illeciti (ha davvero torto chi si chiede perché debba essere coinvolta una squadra intera se la responsabilità penale è personale?). Ma è impossibile non notare che avere una giustizia sportiva che sceglie, senza prove provate, di punire una società di calcio per reati di cui sono competenti gli organi della giustizia ordinaria (i tribunali) e le istituzioni che giudicano i comportamenti di una società quotata (la Consob) è il segno di un male evidente. E’ il segno di una giustizia che sceglie di agire senza tenere in considerazione il dovere di condannare avendo a cuore il principio dell’oltre ogni ragionevole dubbio. Ed è il segno di una giustizia sportiva che occupandosi solo di ciò che non le compete dimostra ogni giorno di più di essere non solo ingiusta ma anche perfettamente inutile, se non per soddisfare solo le esigenze becere del processo mediatico.
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