Vai al contenuto

andrea

Tifoso Juventus
  • Numero contenuti

    3116
  • Iscritto

  • Ultima visita

Tutti i contenuti di andrea

  1. Ma ci rendiamo conto che le plusvalenze sono una passeggiata di salute rispetto agli stipendi?
  2. andrea

    Alberto Tomba

    «Intimorivo i miei avversari Essere un sex symbol aiutava, rimpiango gli anni Novanta» L’ex campione: quando ho smesso in molti erano felici di Flavio Vanetti · 14 mar 2023 Alberto Tomba, domani ricorrono i 25 anni dal suo ritiro e la Rai dedicherà un documentario al campione ma anche a un personaggio che nel 2016 è stato la prima «materia vivente» del Rischiatutto: era lei, nel remake di Fabio Fazio della trasmissione di Mike Bongiorno, a fare le domande sulla sua carriera. «Già passati 7 anni e oltre 40 dal Rischiatutto di Mike Bongiorno? Caspita... È vero, non ci sono stati altri in quella situazione: è un bel ricordo, anche nel nome di Mike che amava lo sci». Il cognome «cimiteriale» le ha mai dato problemi? «Qualcuno a scuola sì. Si fanno battutine: nel mio caso, silenzio di tomba, pietra tombale, bara, sepolcro... Avrei potuto vederlo come una forma di bullismo, ma non ci davo peso». Come mai usa spesso i giochi di parole? «Per istinto: a scuola andavo bene in geografia e nelle rime. Però la mia specialità sono anche i numeri. Ho salutato le vittorie con cifre e con calembour. Calgary è nell’Alberta, poi è venuta Albertville; un posto più un altro fanno i due ori in Canada... Quindi partivano le filastrocche: non c’è il due senza il tre, la quarta vien da sé, la quinta è già vinta, la sesta è una festa». Aveva un fascino magnetico: come mai? «Si può spiegare così: estroverso, bolognese, con la faccia diversa dai montanari che hanno le piste sotto casa. E poi: amore e odio, due opposti che hanno segnato la mia carriera». Ricorda la prima volta sugli sci? «No. Avrò avuto 7 anni, o forse 5, ma non rammento nulla. Non immaginavo però di arrivare a certi livelli, tutto è andato oltre i sogni: pensavo di arrivare ai Giochi, ma non di vincerli e men che meno di conquistare tre ori». La Shiffrin ha superato il record di 86 vittorie di Stenmark. Ma Ingemar, nel renderle omaggio, ha precisato che nessuno scalfirà quello che lui ha fatto. «Mikaela arriverà a 100 e oltre, ma Ingo ha ragione: il più grande di tutti i tempi non esiste; esistono tanti grandi in più epoche». Quando le ricordano che il Festival di Sanremo si è fermato per il suo secondo oro di Calgary prova orgoglio o le viene da sorridere? «Sarebbe da fermare il Festival di oggi. Invece hanno fermato quello degli anni belli». È vera la storia che nella casupola dello start battè la spalla a Girardelli e gli disse «se non vai forte arrivo io e ti sorpasso»? «No, è andata così. Si era ai Giochi di Albertville, eravamo io primo e lui secondo. Gli dissi: “Marc, qui c’è una ragazza; ti emozioni e non vai più bene”. E lui: “Vale pure per te”. Uno sketch prima della gara». Quanti ne ha messi in soggezione psicologica? «Tanti. Una volta alla prima porta sento “stop, stop, stop” e mi fermo. Stangassinger era in testa, ma alla fine ho vinto io, sotto la pioggia. A Lech commisi un errore, persi 2 secondi però rimontai e li battei tutti. Mi subivano? Forse sì». Alberto era «Tomba la Bomba». «Mi chiamò così Patrick Lang, figlio dell’inventore della Coppa del Mondo. Magari a suo tempo poteva starci, oggi con le bombe vere che riempiono le cronache di guerra è meglio lasciar perdere. Peraltro c’è sempre il resto del campionario di soprannomi: Albertone, Albert-One, la Albertite». Diceva che quelli della Federazione Internazionale la osteggiavano: Tomba dava fastidio? «Forse hanno preferito che vincessero Girardelli e Zurbriggen piuttosto che un bolognese cittadino. Io ho portato l’audience ed è cambiato tutto. Mi hanno fatto i complimenti, ma quando ho smesso molti erano contenti». Lei e Bode Miller siete stati, e siete ancora, popolari come pochi. Come mai? «Perché eravamo diversi. Bode più di me: lo vedevi in giro a ballare e a bere birra. Del resto uno che ha attaccato la medaglia d’oro allo sciacquone del gabinetto è come minimo originale». Crede che il successo sia legato all’immagine da «macho italiano»? «Sì: essere un sex symbol aiuta, ma poi devi anche essere vincente». Quante ragazze ha avuto? «Sul piano affettivo poche, ma ne ho conosciute parecchie. Sì, certo, si avvicinavano prima di tutto perché ero famoso: non è facile tenere i conti... Comunque, altri tempi, ma il corteggiamento era più bello una volta». Con Martina Colombari non era possibile fare pace? «Mica abbiamo litigato... Eravamo entrambi giovani: è stata una storia ed è finita. Succede». Una storia importante. «Sì: Cristina prima, poi Martina, Janina che era Miss Finlandia... Tutte che finivano in “ina”. Be’, ne ho nascoste tante: una volta non c’era, come oggi, la privacy a tutelare». Tomba resterà single oppure no? «Resto... simple» (risata). Un «tombino» o una «tombina» un giorno arriveranno? «Guardate, un tombino l’ho appena preso con il cerchione della macchina... Vabbé, ho capito che cosa volete dire: ci penserò su». Qual è l’ultima volta che s’è innamorato? «Dopo i 50 è dura: parliamo di anni fa». Qualche ipercritico sostiene che lei è troppo legato alla mamma. «È ovvio che sia così e comunque non è troppo. Già a 15 anni ero in giro per il mondo, lei era in pensiero: la chiamavo dalle cabine telefoniche o dalle stanze d’albergo. E quando partivo mi dava la pasta, l’olio, il parmigiano: ci teneva, invece mio padre era burbero e “selvaggio”». Il famoso bacio a sua sorella dopo l’ultima vittoria, a Crans Montana: tanti rimasero colpiti dall’intensità di quel gesto. «Ad Alessia ero molto legato. Oggi che ha un figlio ci vediamo un po’ di meno, ma faccio lo zio e rispolvero i bei ricordi». Un’altra leggenda vuole che lei abbia quasi mancato una gara perché s’era intrattenuto a lungo con una ragazza. «È una cavolata. Si era a Chamonix, non volevo fare la gara perché il giorno prima mi ero fatto male giocando a squash. Ero con Martina e le dissi: “Domani non corro”. Poi ci ho ripensato. Comunque ho dormito solo mezz’ora in più». C’è un aspetto del carattere che non è ancora emerso? «La timidezza. Ma quando ho raggiunto il successo due cose le ho dovute dire: non potevo stare zitto come i montanari. Così sparavo la battutina o la cazzata». La vicenda della coppa lanciata dal podio al fotografo Martinuzzi che aveva venduto immagini del Tomba nudo in sauna: lo rifarebbe? «L’ho colpito a un dito. Non lo rifarei in pubblico, magari aspetterei Carnevale, mi metterei in maschera e andrei a casa sua. Mi spiace aver agito così, ma una vigliaccata del genere non me l’aspettavo e mi ha creato problemi. Lui poi si faceva sempre vedere: per quattro volte sono stato buono, alla quinta provocazione mi è cascata la catena». I paparazzi li ha pure menati. «Erano assillanti. E non sono stato l’unico che ha avuto duri screzi: chiedete alla gente dello spettacolo». La vicenda della frode fiscale: l’hanno «spettacolarizzata» perché di mezzo c’era un personaggio popolare? «Se sei sul gradino più alto è maggiore il vento. E sei sempre condannato. Ma nel 2002 mi hanno assolto. Non gestivo io, io pensavo solo a sciare». Perché non ha convocato una conferenza stampa per annunciare il ritiro? «Sarebbe stato un evento triste. Un saluto alla Totti, con magone e lacrime? Assolutamente no. I pianti li ho fatti per i cavoli miei, ecco il mio carattere riservato». Quante volte ha pensato di tornare? «La voglia è stata forte in occasione dei Giochi di Torino: ma ero già quarantenne. Insomma, due stagioni in più, dopo che avevo chiuso a 31 anni, avrei potuto farle». Non è pentito di non essere diventato tecnico? «No. Stenmark o altri campioni hanno forse allenato? Alzatacce, viaggi, sbattimenti: avevo già dato». Come vede i grandi dello sci di oggi? «Marco Odermatt è una belva: mi ricorda Hermann Maier. È il nuovo Terminator: sciata elegante, aggressiva. Uno svizzero così mancava dai tempi di Zurbriggen». Sul fronte italiano dobbiamo dire «le grandi»: Bassino, Brignone, Curtoni, Goggia, in ordine alfabetico. «Dico brave a tutte: le voglio vedere fino ai Giochi 2026. Ciascuna ha caratteristiche diverse dalle altre». Teme che nel tempo ci si dimentichi di Alberto Tomba? «C’è chi mi dice: ti ricorderemo sempre. Per ora è vero e mi commuovo per l’affetto che mi riservano: adesso capisco quanto ho combinato». Tomba amava la ribalta o era la ribalta che andava da Tomba? «Entrambe le cose. I 20 mila tifosi sugli spalti non mi davano pressione, semmai mi caricavano». Ha avuto più amici o nemici? «Dico 70% amici e 30% nemici». Lei vinceva ridendo. Oggi accade di meno. «Viviamo anche in tempi più difficili, il nuovo millennio è un disastro. Rimpiango gli anni 80 e 90». Si sta dedicando allo sci-alpinismo: come mai? «Perché servono due ore per salire e bastano due minuti per scendere. Affascinante». Gioele Dix la imitava: le dava fastidio? «Gioele è stato a casa mia. Lo sfottò lo accettavo, non mi andava invece il “bella gnocca”, perché io dicevo semmai “bella bimba”. Lo sapete che quando incontravo i ragazzini partiva proprio il “bella gnocca”? Diseducativo».
  3. Scanavino oltre che dirigente Juve è anche a.d. Gedi. Visto che hanno deciso di vendere qualche giornale del gruppo i giornalisti se possono ci bastonano. Se poi gli juventini di Repubblica sono come Crosetti....
  4. Conti Juventus La Uefa chiede i documenti alla Procura di Torino 14 mar 2023 (m. ner.) La Uefa (nella foto, Ceferin) ha chiesto gli atti delle indagini suppletive svolte dalla Procura di Torino nell’ambito dell’inchiesta sui conti della Juve: «un’abbondante serie» di documenti che aveva costretto la Procura Figc a domandare altri 20 giorni per ultimare l’istruttoria sulle «manovre stipendi». Si tratta di accertamenti e audizioni di testimoni raccolti dall’aggiunto Marco Gianoglio e dai pm Mario Bendoni e Ciro Santoriello dopo l’avviso di fine indagini e in attesa dell’udienza preliminare, in menu il 27 marzo. A dicembre l’organo di controllo finanziario della Uefa aveva avviato un’indagine sul club per «potenziali violazioni delle norme sulle licenze e sul fair play finanziario». Con Nyon, la Juve aveva concordato un settlement agreement sulla base dei bilanci del 2018, 2019, 2020, 2021 e 2022. I tre centrali sono oggetto dell’inchiesta penale. Per questo l’Uefa potrebbe decidere sanzioni a prescindere dall’esito dei processi sportivi della Figc.
  5. Comunque meglio fare attenzione quando si festeggia RICORDATE LA STORIA DI MICHELE COSCIA, UCCISO CON SETTE COLPI DI PISTOLA IL 9 LUGLIO DEL 2006 A NAPOLI DURANTE I FESTEGGIAMENTI PER LA VITTORIA DELL'ITALIA AI MONDIALI? ORA SI SCOPRE CHE FU ASSASSINATO SOLO PER AVER INVOLONTARIAMENTE COLPITO IL FRATELLINO DEI SUOI KILLER CON LA BANDIERA CHE STAVA SVENTOLANDO - DETERMINANTI PER FARE LUCE SULLA VICENDA SONO STATE LE DICHIARAZIONI DI UN TESTIMONE OCULARE - LA STORIA 14.03.2023 (ANSA) - NAPOLI, 14 MAR - Fu vittima di una vendetta, Michele Coscia, ucciso il 9 luglio del 2006 a Napoli durante i festeggiamenti per la vittoria dell'Italia ai mondiali, solo per avere involontariamente colpito il fratellino dei suoi assassini con la bandiera che stava sventolando. A fare luce sulla vicenda sono stati i carabinieri della Compagnia Vomero, coordinati dalla Procura di Napoli, che oggi hanno notificato due arresti ai fratelli Luigi e Nicola Torino, 45 e 43 anni, il secondo già detenuto, entrambi figli del capo dell'omonimo clan ritenuto dalla DDA legato alla famiglia malavitosa dei Lo Russo. I due fratelli rintracciarono Coscia e lo uccisero malgrado la presenza di molte altre persone, due delle quali rimasero anche accidentalmente ferite. Determinanti per fare luce sulla vicenda sono state le dichiarazioni di un testimone oculare, che era in compagnia della vittima: l'uomo disse che il ragazzino venne colpito mentre era seduto su uno scooter, davanti a un bar di corso Chiaiano. Il ragazzino reagì insultando Coscia il quale colpì il parabrezza del motociclo, rompendolo. L'amico di Coscia offrì anche un risarcimento da 100 euro, ma il ragazzino rifiutò i soldi. Dopo un breve passaggio a casa l'amico di Coscia tornò davanti al bar dove vide il ragazzino indicare a delle persone che erano insieme con lui su tre scooter colui che l'aveva colpito e rotto il parabrezza dello scooter: una di queste, poi identificata, cominciò a sparare diversi colpi di pistola contro Coscia, ferendo alle gambe un altro amico della vittima e una ragazza. Dall'autopsia emerse che la Coscia era stato raggiunto da ben sette proiettili.
  6. UNA BOMBA SCUOTE IL CALCIO ITALIANO! LA LEGA SERIE A VUOLE COMPRARE SKY ITALIA, UTILIZZANDO I PRESTITI DELLE BANCHE - SE NE DISCUTERÀ OGGI IN ASSEMBLEA. IN QUESTO MODO NON SI DOVREBBE COSÌ PARTIRE DA ZERO CON IL CANALE TEMATICO. IL NODO: OCCORRE CAPIRE SE COMCAST VENDE – IL PROSSIMO BANDO ASSEGNERA’ I DIRITTI TV PER 5 ANNI - LA SERIE A, CHE INCASSA PER LE IMMAGINI MENO DI PREMIER, LIGA E BUNDESLIGA, RISCHIA DI SOFFRIRE LA COMPETIZIONE CON DUE POTENZE DEL CALCIO: IL CAMPIONATO INGLESE E LA UEFA... 13.03.2023 LA SERIE A VUOLE SKY Estratto dell'articolo di Francesco Bertolino per “la Stampa” La Serie A prova a prendere in contropiede le emittenti televisive. Oggi è in programma a Milano un'assemblea dei club e all'ordine del giorno ci sono due decisioni cruciali per il futuro del calcio italiano: la prossima asta per i diritti tv e il negoziato con i cinque fondi di investimento e le quattro banche d'affari che si sono offerti di finanziare il pallone. La maggioranza dei 20 presidenti pare ormai orientata verso una soluzione di debito. Per trattare cioè con uno degli istituti di credito che hanno messo sul piatto prestiti fra uno e due miliardi di euro. C'è tuttavia sul tavolo una questione pregiudiziale da affrontare: cosa fare di questi soldi? Ed è qui che il tema industriale dei diritti tv si intreccia con quello finanziario. L'idea che si sta facendo strada fra i vertici del massimo campionato è inedita per l'industria del calcio: utilizzare il credito bancario per avanzare un'offerta per comprare Sky Italia e costruire la piattaforma televisiva della Serie A sulla base infrastrutturale, organizzativa e di clienti della pay-tv controllata dal gruppo americano Comcast. La Lega non si troverebbe così a dover partire da zero con il canale tematico, un progetto a lungo immaginato ed esplicitamente contemplato nelle linee-guida approvate in vista del prossimo bando per le immagini. Al contrario, grazie a Sky, la piattaforma della Serie A potrebbe saltare a piè pari la fase di start-up e presentarsi ai mercati con un'offerta già strutturata e competitiva. L'amministratore delegato della Lega Serie A, Luigi De Siervo, dovrebbe sottoporre la suggestione già oggi ai club per capire se vi sia o meno l'intenzione di procedere con il piano che, al netto delle abituali divisioni interne al calcio italiano, si profila comunque irto di incognite. La prima e più evidente è la volontà, tutta da verificare, di Comcast di cedere la filiale italiana di Sky. Il colosso statunitense ha comprato il gruppo britannico da Rupert Murdoch nel 2018 per quasi 40 miliardi di dollari. Quattro anni più tardi, a ottobre del 2022, l'ha svalutato per 8,6 miliardi, citando il deterioramento delle condizioni economiche in Europa. Risalgono a quell'epoca le voci mai smentite di una possibile vendita di Sky Deutschland e di possibili riassetti negli altri mercati. (...) 2 - NEL PROSSIMO BANDO LA VENDITA DELLE IMMAGINI PER CINQUE ANNI Estratto dell'articolo di F.B. per “la Stampa” La partita per i diritti televisivi della Serie A è solo agli inizi e promette colpi di scena. L'attuale contratto scadrà al termine della prossima stagione, ma il nuovo bando dovrebbe arrivare entro l'estate. Il suo contenuto è ancora un mistero e l'eventuale lancio di un canale di Lega spariglierebbe le carte. Al momento v'è un'unica certezza: le immagini saranno assegnate per cinque anni, ossia dalla stagione 2024/25 sino alla stagione 2028/29. DIRITTI TV IN EUROPA A fine dicembre 2022 la Legge Melandri - che regola la materia - è stata infatti modificata da un emendamento caldeggiato da Claudio Lotito, senatore di Forza Italia nonché patron della Lazio. La norma ha spostato da tre a cinque anni il limite di durata dei contratti di licenza con le emittenti. In questo modo, è la tesi della Lega Calcio, i broadcaster avranno modo di programmare meglio gli investimenti e quindi di presentare offerte superiori al campionato italiano. L'obiettivo dei club è quantomeno confermare l'incasso annuo di circa 937 milioni di euro garantito attualmente da Dazn (con il sostegno di Tim) e, in misura minore, da Sky. Non sarà semplice raggiungerlo. Fra inflazione e guerra, il contesto macroeconomico non è dei più propizi per gli investimenti. Come altre forme di intrattenimento tradizionali, poi, il calcio deve affrontare la crescente concorrenza per l'attenzione dei consumatori, distratti da social network, piattaforme streaming e altri passatempi digitali. La Serie A rischia però soprattutto di soffrire la competizione con due potenze del calcio: la Premier League e la Uefa.
  7. Secondo Varriale l'errore sul mani di Rabiot pareggia il gol all'ultimo minuto contro la Salernitana
  8. Un paio di ore fa, a Telelombardia, l'avvocato Afeltra ha detto che il fatto che la carta non è stata consegnata subito basta a invalidare il processo
  9. La Juventus, l’Italia e le regole Di Beppe Severgnini · 12 mar 2023 Sarei tentato, durante una conferenza stampa, di chiedere a Massimiliano Allegri: «Perché la Juventus, quando gioca in casa, non restringe la propria porta e non allarga quella degli avversari?». L’allenatore bianconero mi prenderebbe per un bischero, e avrebbe ragione. Poi risponderebbe, col suo bell’accento livornese: «Non si può fare! Nel calcio esistono le regole». Ecco, appunto: le regole. Se la Juventus è stata penalizzata di 15 punti, e in classifica ne ha 35, perché Allegri deve dire «Quello che succede fuori non ci deve interessare. Noi abbiamo 50 punti, lo dico e lo ripeto»? Capisco che la penalizzazione sia stata dolorosa, e certe uscite piacciano ai tifosi (non a tutti). Ma mi domando: la Juventus vuol farsi le proprie regole? Già oggi, allo Stadium, campeggia la scritta «38 scudetti», conteggiando anche i due revocati a causa di Calciopoli. Di nuovo: decisione giusta, sbagliata, eccessiva? Ognuno ha le proprie idee. Ma poi ci sono le sentenze, le decisioni. Le regole, appunto. Bisogna rispettarle, anche quando non si condividono. Rifiutarle platealmente è sbagliato e — posso dirlo? — diseducativo. L’idea che la norma debba adattarsi al nostro caso particolare rientra nella (mal)educazione civica italiana: davanti a un stop, noi non sentiamo l’imperativo categorico («Fermati!»), pensiamo «Che tipo di stop sarà?». Chi ha ruoli pubblici deve fare il possibile per smontare questo insidioso meccanismo mentale. Che l’allenatore della squadra di calcio più seguita in Italia si lasci andare a certe affermazioni non aiuta, diciamo. Perché la Juventus cede a questa tentazione? Per incoraggiare i giocatori? Per rincuorare i tifosi? Per chieder loro di stringersi intorno alla società? Obiettivi legittimi, ma si possono raggiungere in altro modo. Scusandosi, quando è il caso. Oppure dicendo: «Riteniamo che questa decisione sia sbagliata / eccessiva. Ma accettiamo le regole del sistema in cui operiamo, e chiediamo ai nostri sostenitori di fare altrettanto». Che bella lezione sarebbe. P.S. Magari vi state domandando: se l’Inter fosse al posto della Juventus, scriverei le stesse cose? Risposta: sì, senza incertezze.
  10. Secondo l'articolo che ho postato nel topic sul Napoli la camorra farà affari d'oro con lo scudetto
  11. Secondo un tal Giudice, ( ma da quello che scrive dovrebbe cambiare il cognome in Pm o Mozzaorecchi), dovremmo accettare serenamente la sentenza senza screditare il calcio italiano (Corriere Sport)
  12. La prossima sarà a pois: da decidere se nera a pois bianchi o viceversa
  13. STRISCIONI, TROMBETTE E MITRAGLIETTE - LA GUERRA TRA LE FAMIGLIE CRIMINALI PER IL MERCHANDISING DEL TERZO SCUDETTO DEL NAPOLI – LE FAMIGLIE DELLA CAMORRA SI SONO ATTIVATE PER FARE SOLDI CON SCIARPE, MAGLIE, BANDIERE E ALTRI ACCESSORI PER CELEBRARE IL PROBABILE SCUDETTO DEGLI AZZURRI – I BASSI E SOTTOSCALA DEI QUARTIERI SONO STATI TRASFORMATI IN LABORATORI ATTIVI DI NOTTE GESTITI DAI CLAN - I PIÙ ATTIVI NEL SETTORE SONO … 11.03.2023 Estratto dell’articolo di Leandro Del Gaudio per “il Messaggero” […] Cambia l'industria della falsificazione a Napoli, cambiano i luoghi e i macchinari, negli stessi giorni in cui si consuma la marcia finora trionfale della squadra di Spalletti. E a dettare il ritmo della trasformazione dell'industria del falso (o pezzotto) da queste parti ci sono i clan di camorra […]. Meno borse, dunque, più maglie con il volto di Osimhen, Kvara e altri big azzurri. Meno accessori di (finto) lusso, più bandiere con il fatidico numero 3, […]. Una trasformazione silenziosa, quella che si è registrata in queste ultime settimane, che passa attraverso i vicoli popolari, come hanno spiegato in questi giorni uomini della Finanza, specializzati nel contrasto alla contraffazione. Nel giro di pochi giorni, bassi e sottoscala, garage e appartamenti di poche stanze hanno cambiato volto. […]Spuntano cucitrici, presse a caldo, coloranti. Lavoro notturno, spesso familiare, sotto il controllo di cosche che dai primi anni del secondo dopoguerra hanno imparato a copiare piccoli e grandi brand, locali e internazionali. […] gli inquirenti hanno le idee chiare, sempre alla luce di quanto accertato in questi mesi: i clan impongono una sorta di racket delle forniture. LE FORNITURE Impongono merce, a volte strumenti[…], stabiliscono anche le merci da usare, controlla l'indotto. Più sfumato, almeno per il momento, l'imposizione del pizzo al venditore ambulante che si piazza sul marciapiede a vendere al minuto.Possibile che venga imposta una tangente per i posti più ambiti, […] Chi c'è dietro la grande bolla dei gadget falsi? Risposta a senso unico: i più attivi in questo settore, sono quelli del clan Mazzarella, che hanno goduto di una sorta di monopolio, grazie a una serie di trasformazioni del proprio orizzonte commerciale: dal contrabbando di sigaerette, ai cd falsi, per passare agli accessori in pelle e ai finti trapani Bosch. E per aggredire oggi il mercato di sciarpe e magliette azzurre. BANDIERA SCUDETTO NAPOLI Oggi però non sono soli. Sono insidiati da famiglie legate alla Alleanza di Secondigliano (Licciardi, Contini, Bosti, Mallardo), che vantano una antica tradizione di magliari. Non si esclude che in questo periodo gli equilibri siano particolarmente tesi, proprio per ridefinire il controllo del business dei falsi in salsa azzurra. Clan Mazzarella contro quelli dell'Alleanza di Secondigliano, in una corsa per il momento solo di carattere commerciale. […]
  14. Sì, ma chi ci ha condannato non ha detto che non si possono fare plusvalenze "fittizie", ma che solo noi avevamo messo su un "sistema" e che ci sono le intercettazioni, gli appunti di Paratici, ecc.
  15. Il cervo dice che la Juve non porterebbe mai al Collegio questa carta, perché ottenuta violando la clausola compromissoria
  16. curiosità: Luigi Maruotti, il presidente del CdS, è nato a Napoli
  17. Sentite questa! L'IMBOSCATA - Otto persone in un palazzo romano e un retroscena "bomba". Gravina e la carta segreta imboscata da Chinè: ... 10.03.2023 di Andrea Bosco Andrea Bosco ha lavorato al “Guerin Sportivo“, alla “giornalaccio rosa dello Sport“, al “Corriere d'Informazione”, ai Periodici Rizzoli, al “Giornale“, alla Rai e al Corriere della Sera. di Andrea Bosco Metti una sera a cena. Otto persone in un palazzo del centro di Roma. Due uomini di cultura. Un porporato. Tre belle signore. Un giornalista e un uomo molto potente. Più o meno del livello del Bisignani che con l'ex prefetto di Roma, Pecoraro (poi diventato con la benedizione del Pretorio capitolino procuratore federale in Figc) discuteva dell'ordine del giorno del Copasir. Inevitabilmente al dessert si finisce col parlare di calcio. Il porporato che tifa Roma, sfotte uno degli intellettuali che tifa Juventus: “In due gare di campionato avete fatto un solo punto“. Il discorso si allarga. La cavalcata del Napoli, la crisi, non solo sportiva della Juventus, Inzaghi che non resterà all'Inter, Pioli che sta facendo miracoli. Poi l'uomo potente spiega che Chinè ha un rapporto privilegiato con Lotito. Il porporato azzarda: “In effetti per quella vicenda dei tamponi della Lazio, Chinè...“. Ma in fondo che Lotito abbia rapporti con troppa gente a Roma, è cosa risaputa. Al pari che Lotito ambisca a diventare il manovratore del calcio italiano. Ma dopo qualche minuto l'uomo potente lancia una “bomba“. “Avevano deciso prima che la Juventus vincesse l'ottavo titolo“. Stupore , subito archiviato dalla curiosità: “Chi, ha deciso cosa?“. Risposta: “gli interessi della Federazione si sono saldati a quelli dell'Uefa e a quelli della politica. Una società che vince nove titoli di fila è una aberrazione che il sistema non può che combattere. Un sistema funziona se ogni anno vince una squadra diversa. Se l'interesse viene distribuito su varie platee. L'Italia è un Paese con numerose realtà geografiche e sociali. La Superlega, idea di calcio elitario, ha fatto traboccare il vaso“. Fanno notare all'uomo potente che le sue affermazioni sono gravi. “Che le cose finissero in questo modo era fisiologico - prosegue l'uomo – visto che per troppo tempo si sono rifiutati di vedere“. Poi spiega: “Nuoci al sistema se per vincere adoperi il sistema medesimo. La situazione è sfuggita di mano . Contestano alla Juve, soprattutto di essere stata più spudorata di altri nel servirsi del sistema. E ora il Palazzo deve far vedere che esiste. La Federazione non avrebbe voluto si andasse così oltre. Ma Chinè e Torsello sono stati mal consigliati. Nove scudetti sono stati uno schiaffo che ha ridicolizzato il Palazzo. Calcio maschile , ma anche quello femminile: Juventus, solo Juventus. In Federazione c'è chi pensa che una redistribuzione economica e sportiva potrà far rinascere il calcio nostrano“. Legenda: il sottoscritto non è il giornalista presente alla cena menzionata. Ma uno dei presenti (o delle presenti?) è un suo amico (o una amica?) . Dice che Gravina stia pensando di ricorrere al Consiglio di Stato contro il Tar che ha imposto a Chinè di consegnare la carta Covisoc, entro “sette giorni“ . La notizia è stata fatta trapelare dal “Corriere dello Sport“, un quotidiano che conosce benissimo i meccanismi della Federazione. Dunque Gravina che non si “costituì“ al Coni nella vicenda Asl del Napoli , sembra voglia “costituirsi“ (come non fece per Sandulli) a sostegno di Chinè. Comunque possa andare l'eventuale ricorso al Consiglio di Stato. La Juventus secondo Gravina avrebbe dovuto andare eventualmente al Tar, “dopo“ che il Coni si fosse espresso. La cosa è idiota: se la “carta Covisoc“ contiene cose in grado di smontare il castello di Chinè è evidente che la Juventus pretenda di esibirla al Coni. Se quella carta è ininfluente non si comprende per quale motivo Chinè se la sia imboscata per sette mesi e si sia rifiutato di darne copia alla difesa della Juventus. Ma il perché si può ipotizzare. In ogni caso se il Coni invaliderà la penalizzazione lo farà perché invaliderà il processo che ha visto Chinè, protagonista: per vizio di forma. Le prove dell'accusa devono essere visionate preventivamente anche dalla difesa. Dura lex, sed lex. A meno che dopo Chinè, anche il Coni non voglia farsi una “legge propria". Non c'entra a questo punto se la Juventus sia o meno colpevole. E' ininfluente. Un procedimento giudiziario, oltre che di sostanza è fatto di “forma“. Persino nella bizantina, ingiusta e proterva, giustizia sportiv . Quella che Gravina si è sempre rifiutato di riformare. Quindi l'invito, oggi più di ieri, è sempre il medesimo: “Gravina, vattene“ .
  18. Veramente oggi è ancora convinto che andremo in B
  19. Sentitelo... Ziliani attacca: "La Juve ha barato anche al TAR, violando la clausola compromissoria" 09.03.2023 12:40 di Niccolò Anfosso Il giornalista Paolo Ziliani torna all'attacco: "Tenetevi forte: il pronunciamento del TAR sulla “carta COVISOC” che ha fatto esultare l’Italia juventina è stato ottenuto dalla #Juventus violando le regole. Sembra una barzelletta ma è la verità: dopo dirigenti e tesserati ora si mettono a barare anche gli avvocati. Invece di rivolgersi al TAR violando la clausola compromissoria, infatti, la Juventus aveva l’obbligo di attendere la conclusione del “terzo grado” di giustizia sportiva rappresentato dal Collegio di Garanzia che sostituisce oggi l’Alta Corte di Giustizia e il TNAS", ha scritto su Twitter.
×
×
  • Crea Nuovo...