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andrea

Tifoso Juventus
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  1. “SE LA PRENDONO CON TUTTI PER NON PUNIRE SOLO LA JUVENTUS” – I TIFOSI DI ROMA E LAZIO SCATENANO IL PUTIFERIO DOPO L’INDAGINE SULLE PLUSVALENZE CHE HA COINVOLTO IL CLUB GIALLOROSSO E QUELLO LAZIALE – “I MANDANTI SONO GLI JUVENTINI. SE VANNO GIÙ LORO VOGLIONO PORTARSI TUTTI DIETRO” – L’AUTOIRONIA GIALLOROSSA: “SE CONTROLLANO I BILANCI E VEDONO CHE ABBIAMO PAGATO 42 MILIONI PER SCHICK, AL MASSIMO CI COMMINANO UN BONUS TENEREZZA” 06.04.2023 14:39 Estratto dell'articolo di Marco Juric per “la Repubblica - Edizione Roma” “Non possono punire solo la Juventus, per questo se la prendono con tutti”. Le perquisizioni della Guardia di Finanza negli uffici di Roma e Lazio (oltre che in quelli della Salernitana) hanno scatenato un putiferio social da parte di entrambe le tifoserie. (...) Anche qui, il coro sui social è unanime, senza distinzioni di tifo: “ Sono loro ( gli juventini, ndr) i mandanti.Se vanno giù loro vogliono portarsi tutti dietro”. La rabbia è cieca, ma la paura di penalizzazioni è viva negli occhi dei tifosi di Roma e Lazio. Per una notizia che nessuno si aspettava, almeno in questi termini e a questo punto della stagione con ancora tutto in ballo. In attesa dello sviluppo delle indagini sui social è partita la guerra degli sfottò tra le due tifoserie, con il chiaro intento di allontanare i brutti pensieri. Andrea, un tifoso della Roma, predica tranquillità su Twitter: “È un semplice controllo, devono fare tutti gli accertamenti possibili.Ma troveranno tutto in ordine”. Anche Valentina, su Facebook non si fa prendere dall’ansia, anzi rilancia: “ Tutta polvere negli occhi. Semmai dalle perquisizioni di Lazio e Salernitana può uscire qualcosa di interessante”. Lucio su Twitter aggiunge un elemento, quello relativo all’uscita dalla Borsa della Roma a fine del 2022: “Ma la Consob glielo ha comunicato che aveva già controllato?”. C’è chi invece non ha interesse a parlare di tecnicismi finanziari o sfottò ai laziali. Gianluca su Facebook si lascia andare al fatalismo più estremo del tifoso giallorosso: “ Se controllano i bilanci e vedono che abbiamo pagato 42 milioni per Schick, al massimo ci comminano un bonus tenerezza”. I tifosi della Lazio invece si dividono in due fazioni. Chi difende la società con il vecchio adagio “ ci vogliono fermare, diamo fastidio”. (...) Chi invece quasi esulta alla notizia, come Antonio su Twitter: “ Se Akpa Akpro ci libera di Tare e Lotito gli costruisco personalmente la statua fuori Formello”. Seguito da Leonardo su Facebook: “ Società da cambiare, questi due personaggi non possono più rappresentarci”. E si è solo all’inizio delle indagini e ancora tutto deve avvenire. Con un campionato in pieno svolgimento e una squadra a dominare. Anche lei messa nel mirino dai tifosi di Roma e Lazio. “ A questo punto attendiamo però anche notizie da Napoli sulle cifre dell’affare Osimhen”.
  2. Ma c'è qualche TV o giornale che ha parlato del pugno di Handanovic?
  3. Damascelli: "La Juventus che patteggia mette Agnelli contro Elkann" 05.04.2023 13:40 di Rosa Doro Nel suo pezzo per Il Giornale, Tony Damascelli ha parlato di uno scontro tra Agnelli e John Elkan: "Ultime da Torino: la nuova dirigenza sta cercando una soluzione morbida e diplomatica per uscire dallo tsunami che ha colpito il club. Il presidente Ferrero e l'amministratore delegato Scanavino hanno disegnato un piano, seguendo le indicazioni dell'azionista di riferimento John Elkann, nel tentativo di rendere meno afflittive le sanzioni che potrebbero colpire sia il club, sia la squadra, tra pesanti pene pecuniarie e clamorosi provvedimenti disciplinari. Il patteggiamento a livello italiano e poi europeo, con la nostra giustizia sportiva e con il tribunale dell'Uefa è, di certo, la via più logica per affrontare il prossimo futuro senza l'angoscia di una retrocessione o una forte penalizzazione, in questo torneo o nel prossimo campionato, oltre a sanzioni ultra milionarie su un quadro contabile già devastato. Ma questa nuova via politica e legale non sarebbe gradita all'ex presidente che la considera, ovviamente, una ammissione di colpe che lui, al contrario, continua a respingere, pur nell'evidenza di dati e di fatti che avevano portato lui medesimo, insieme con tutto il cda bianconero, a rassegnare le dimissioni evitando colpi di scena inauditi nel caso fosse stato reiterato il reato (si parlò di arresti)".
  4. . Ravezzani bacchetta stampa italiana: "Presidente Inter inseguito per debiti da Hong Kong a Milano e nessuno lo dice. Queste sono cose importanti" Presente negli studi di Top Calcio 24, il direttore di Telelombardia, Fabio Ravezzani, dice quello che quasi nessuno scrive (o ha il coraggio di scrivere) sui quotidiani italiani. Tuttojuve.com ha sintetizzato il suo intervento: "Io ho rilevato una mancanza di carisma di Inzaghi, in una società che ha enormemente bisogno di qualcuno che abbia carisma. Io ho detto che è una società allo sbando, ma la proprietà è allo sbando. Questo è un dato di fatto: c'è addirittura un presidente che è inseguito per debiti da Hong Kong fino a Milano, non possiamo pensare che questo sia normale. Poi nessuno lo dice, perchè noi siamo anche vittime di una cultura abbastanza ignorante come stampa sportiva italiana, come se fossero sempre cose poco importanti. Invece sono cose centrali. Avere una proprietà che non ha soldi, con un presidente inseguito per debiti da Hong Kong, non può essere considerato normale. Allora il problema è l'allenatore o una società che si sta sgretolando? Una proprietà che va avanti a prestiti con interessi sempre più alti, senza progettualità, se non quella di vendere un pezzo all'anno per cercare di tappare una falla che diventa sempre più grande. Questo è il vero problema dell'Inter".(sintesi a cura della nostra redazione, riproduzione del virgolettato consentita solo previa citazione della fonte Tuttojuve.com).
  5. andrea

    Basket NCAA 2023

    Febbre a 70... mila COME UNA FINALE DI CHAMPIONS CONNECTICUT RE DEI COLLEGE Tutto esaurito a Houston: gli Huskies col quinto trionfo eguagliano Duke e Indiana È la squadra di Napier, play di Milano, che nel 2014 vinse da mvp di Paolo Bartezzaghi · 5 apr 2023 La follia di marzo Nel torneo che ha eliminato tutte le teste di serie, domina la più forte delle quattro Le sorprese e tutta la follia si sono esaurite a marzo. La Final Four di aprile ha eletto la più forte delle quattro squadre che sono arrivate in fondo alla “march madness”, la follia di marzo in cui il torneo universitario ha stravolto ancora più pronostici del solito. Ha vinto Connecticut, l’unica delle quattro ad avere esperienza di Final Four. E l’unica che ha rispettato, almeno ad aprile, i pronostici di un torneo che ha eliminato tutte le prime tre teste di serie delle quattro parti in cui si divide il tabellone. Al primo turno una delle numero 1, Purdue, è stata mandata a casa dall’improbabile Fairleigh Dickinson in uno dei risultati più sorprendenti della storia. Anche perché ha fatto sì che, pronti via, nessuno dei milioni di bracket, i tabelloni con i pronostici compilati negli Stati Uniti e non solo, potesse essere azzeccato al cento per cento. È il fascino di un torneo a eliminazione diretta, in un mondo dello sport dove le partite “secche” sono sempre meno e quindi sempre più affascinanti. Quinta volta Lo Nrg Stadium di Houston, dove giocano i Texans di football, era ovviamente pieno. Succede sempre per le Final Four a prescindere da dove si giochi e da chi le giochi. Davanti a 72.423 spettatori, Connecticut ha battuto San Diego State 76-59. Nelle semifinali erano usciti due college della Florida, Miami e Florida Atlantic. Gli Huskies, nomignolo di Connecticut, hanno vinto le sei partite del torneo di oltre 10 punti e con una media di 20. E hanno conquistato il quinto titolo della loro storia. Una storia recente per i risultati cestistici maschili: i 5 successi sono arrivati dal 1999 in poi e senza mai perdere una finale. Il numero di titoli proietta il college di Storrs in un’élite della pallacanestro universitaria statunitense, alla pari di Duke e Indiana. Più in alto si entra nell’Olimpo: 11 di Ucla (come la Connecticut femminile di Geno Auriemma), 8 di Kentucky e 6 di North Carolina. Gli ex L’ultima volta che gli Huskies vinsero il torneo è stata nel 2014. Ad Arlington (Texas) battè Michigan State e il premio di miglior giocatore andò a Shabazz Napier, il playmaker ora a Milano. Ieri Napier ha preferito non parlare per lasciare che i meriti e i riflettori fossero tutti per la squadra di oggi. «Abbiamo il sangue blu? Gli orsi la fanno nei boschi? Certo che abbiamo il sangue blu», ha spiegato in modo anche più esplicito su Twitter aggiungendo: «Sì, ho vinto il mio bracket». A Houston c’erano anche altri ex Huskies che hanno fatto la storia non solo del college: Ray Allen, campione Nba con Boston e Miami di cui Connecticut ha ritirato la maglia numero 34; Emeka Okafor, campione nel 2004 e seconda scelta Nba pochi mesi dopo; Kemba Walker, miglior giocatore delle finali vinte nel 2011 e quattro volte All Star, vestito con maglia UConn e cinque anelli alle dita come i cinque titoli del college. Testimonianze, queste, di quanto profondo sia il legame di appartenenza dei giocatori con le proprie università. Chi c’era ma per ragioni di famiglia è Bill Murray. Il 72enne attore, tra gli altri anche in “Space Jam” con Michael Jordan nel 1996, è il padre di Luke, dal 2021 assistente di Dan Hurley, allenatore della squadra campione. Murray padre con il college ha una storia da film. Nel 1970 lasciò la Regis University di Denver, dove studiava medicina, per possesso di marijuana. Gliela trovarono degli agenti che lo perquisirono all’aeroporto quando sentirono il 20enne Bill scherzare con un amico: «Sai, ho due bombe nella valigia». Nel 2007 ricevette la laurea honoris causa dallo stesso college e andò a ritirarla in calzoncini corti da pigiama dalle mani del presidente, reverendo Michael Sheeran.
  6. La Uefa contro i ribelli REAL, JUVE E BARÇA DAVANTI A UN BIVIO BASTA SUPERLEGA O NIENTE CHAMPIONS I tre club fuori dall’Europa se non si dissociano La Signora rischia anche per plusvalenze e stipendi di Fabio Licari INVIATO A LISBONA · 5 apr 2023 Conto alla rovescia verso il caos. Conto alla rovescia verso la sentenza della Corte Ue sulla Superlega. Tutto può succedere, ma il parere dell’Avvocato generale sembra sbarrare qualsiasi strada ai sogni proibiti di Real Madrid, Barcellona e Juventus che rischiano di restare fuori dal calcio. Quel giorno potrebbe essere il caos: per questo l’Uefa spera che qualcosa succeda prima, per “recuperare” almeno la Juve. Altrimenti sarà pugno di ferro. Oggi a Lisbona, intanto, si celebra il Congresso con la rielezione di Aleksander Ceferin presidente fino al 2027 (e un altro possibile mandato fino al 2031). All’orizzonte anni complicati, tra spinte secessioniste, problemi giudiziari dei club, multiproprietà da conflitto d’interessi, clubStato invadenti e Fairplay finanziario da aggiornare continuamente. Superlega L’Uefa chiede alla Juve di rinnegare Agnelli È un momento di crisi per i tre club ribelli. La Juve a meno 15 in campionato e in attesa di processi. Il Barcellona accusato, in sintesi, di corrompere gli arbitri. E il Real Madrid che, per questo, ha interrotto i rapporti con i catalani. Ma la situazione della Juve è diversa: la nuova presidenza aveva illuso l’Uefa di una svolta. Invece, niente. Quando Agnelli ha fatto l’intervista al “Telegraph”, insistendo con la Superlega, è squillato il telefono di Nyon. Una telefonata privata della Juve per dissociarsi da quelle parole. Ma alla replica Uefa – «la vostra presa di distanza è pubblica?» - non è mai seguita risposta. Un silenzio rumorosissimo. Per Nyon un segno di continuità totale con la gestione Agnelli. Con tutte le conseguenze del caso. L’Avvocato Ue Champions vietata per i “superleghisti” La sentenza Ue è attesa a giugno. Un “no” della Corte obbligherà i ribelli. L’Avvocato generale Athanasios Rantos ha riconosciuto la possibilità di farsi una Superlega che però sarebbe incompatibile con la Champions League. Insomma: o fai l’una o l’altra. Juve, Real Madrid e Barcellona sarebbero probabilmente fuori dalla prossima edizione. Una tragedia per i bilanci dei club, un problema per la Champions, privata di tre club storici. Florentino è il promotore e non intende cedere. Il Barça va a ruota per i suoi conti da fallimento. La “nuova” Juve è a un bivio, perché Superlega e processi sono collegati a filo doppio. Qui, Torino Superlega, plusvalenze e stipendi: connesso Il problema per la Juventus è che le porte delle coppe rischiano di essere chiuse anche per stipendi e plusvalenze. L’Uefa indaga in parallelo con Figc e procura di Torino. Ha il potere di non ammettere nelle coppe un club per “antisportività” a prescindere dalle condanne. Inoltre, se le cifre del bilancio fossero false, salterebbe l’accordo sul Fairplay. Meglio non nascondersi una cosa: la sentenza Uefa sarà anche “politica”. Champions League out per una Juve ribelle, più comprensione per una Juve rientrata nel sistema. La Juve lo sa. E Nyon non accetterà pentimenti di comodo successivi alla sentenza. I nuovi ricchi Multiproprietà Fairplay a rischio C’è poi da sistemare il Fairplay finanziario. Il Chelsea s’è dato alle spese di mercato folli (oltre mezzo miliardo) spalmandole in dieci anni, come permette la legge britannica. Il limite in arrivo – cinque anni – metterà in difficoltà i Blues. Ancora più grave lo scenario del possibile acquisto dello United da parte di una società del Qatar. Il presidente Aleksander Ceferin ha sbagliato ventilando l’ipotesi di regole più permissive sulle multiproprietà, ma il problema è legale: in Qatar decide solo l’Emiro, ma formalmente non c’è prova di questo. Una società acquirente del Qatar “stoppata” vincerebbe in tutti i tribunali. Serve una riforma, cominciando con il vietare anche l’uno per cento di un club a chi ha già una partecipazione in un altro, ma non basta. E per l’Italia una questione in più: l’Europeo del 2032 che rischia di sfuggire, con la Turchia in vantaggio grazie ai suoi stadi già costruiti, e noi dietro con impianti obsoleti e tanto disinteresse.
  7. Il Giornale - Caso stipendi, la Juve valuta il patteggiamento: Andrea Agnelli contrario 05.04.2023 10:00 La Juventus potrebbe valutare l'ipotesi del patteggiamento per quanto riguarda il processo per il caso stipendi: sarebbe questa, stando a quanto riportato da "Il Giornale", la direttiva che John Elkann avrebbe dato al presidente bianconero Ferrero e al dg Scanavino, al fine di chiudere velocemente la faccenda e scongiurare definitivamente l'ipotesi di retrocessione in Serie B. Contrario a questa ipotesi sarebbe invece l'ex presidente Andrea Agnelli, che giudicherebbe il patteggiamento un'ammissione di colpa: Agnelli vorrebbe una difesa a spada tratta delle posizioni della Juve, anche a costo di essere poi punito con la retrocessione.
  8. La città imbrat­tata di azzurro Ma chi pagherà per il degrado? Viag­gio nei quar­tieri dove scale, muri e monu­menti river­ni­ciati attrag­gono i turi­sti stu­piti Clau­dio Maz­zone · 4 apr 2023 (Corriere del Mezzogiorno) «La città non può essere distrutta per lo scu­detto». La voce di Mario, pro­prie­ta­rio di un bar che si trova a cavallo tra via Chiaia e i Gra­doni che intro­du­cono ai Quar­tieri spa­gnoli, esprime l’insof­fe­renza di quei napo­le­tani che stanno assi­stendo pre­oc­cu­pati alla nuova emer­genza par­te­no­pea, quella dello scu­detto. C’è il rischio, infatti, che il patri­mo­nio monu­men­tale di Napoli possa essere imbrat­tato per i festeg­gia­menti. Mura­les di dub­bio gusto, sca­li­nate sto­ri­che ridi­pinte con enormi scu­detti, dis­sua­sori e paletti river­ni­ciati, monu­menti e chiese imbrat­tate. Un’eufo­ria incon­trol­lata che, come ogni sbor­nia, avrà dai costi. «La vit­to­ria finale degli azzurri — afferma iro­nico Michele, avvo­cato con stu­dio in via Toledo — peserà sulle nostre tasche per rimet­tere in sesto la città dopo i festeg­gia­menti». D’altronde, a sbor­sare i soldi per far tor­nare Napoli ai suoi colori ori­gi­nali, dovrà essere il Comune, le cui casse già pre­sen­tano una situa­zione finan­zia­ria com­pro­messa. L’idea paven­tata dal mini­stro della Cul­tura Gen­naro San­giu­liano di adde­bi­tare le spese di ripri­stino a chi ha imbrat­tato può sem­brare giu­sta, ma nei fatti diventa com­pli­cato rin­trac­ciare i veri respon­sa­bili. Intanto, attorno ai nuovi alta­rini per lo scu­detto, si è creato un vero e pro­prio iti­ne­ra­rio turi­stico affol­lato di visi­ta­tori entu­sia­sti di poter immor­ta­lare la prova evi­dente che i luo­ghi comuni di Napoli non sono dice­rie, ma per­fo­rano la stessa realtà. Tra i vicoli dei Quar­tieri spa­gnoli il cielo è coperto dai festoni tirati da un bal­cone all’altro, ogni sca­li­nata è stata dipinta d’azzurro con al cen­tro uno scu­detto enorme con il numero 3. Una fiu­mana di turi­sti si aggira tra que­ste esplo­sioni di colori sfo­ciando in via Ema­nuele de Deo, la strada che porta al tem­pio laico del murale di Mara­dona. «A Napoli — dice Pepe, entu­sia­sta turi­sta spa­gnolo — avete una pas­sione per il cal­cio che è senza para­goni». Pepe, con altri amici, si avvi­cina al bazar abu­sivo, dove si vende ogni tipo di sou­ve­nir e t-shirt con­traf­fatti e com­pra una maglia del Napoli. A poca distanza, la piazza della sta­zione della metro­po­li­tana di Mon­te­cal­va­rio è stata com­ple­ta­mente dipinta d’azzurro e som­mersa dai festoni, gli stessi che il vento forte di ieri ha strap­pato in varie zone della città, col­pendo i pas­santi come enormi fru­ste, tanto da ren­dere neces­sa­rio l’inter­vento dei vigili del fuoco per rimuo­verli. «È assurdo — sot­to­li­nea Maria, stu­den­tessa fuo­ri­sede resi­dente ai Quar­tieri — que­sta piazza, abban­do­nata da anni e piena di spaz­za­tura, è stata let­te­ral­mente occu­pata e nes­suno ha detto nulla. I festoni li hanno attac­cati anche al mio bal­cone, diret­ta­mente dalla strada, senza chie­dere auto­riz­za­zioni». A Mon­te­santo lo spet­ta­colo è lo stesso. Anche qui le sca­li­nate sto­ri­che sono state tra­sfor­mate in enormi tap­peti di ver­nice con tanto di scu­detti. In uno dei vicoli è stato dise­gnato un murale che copre circa una decina di metri: un Vesu­vio in eru­zione con tre scu­detti e affianco la maschera di Osi­m­hen. Nono­stante la zona sia fuori dai per­corsi turi­stici, c’è chi si è spinto sin qui per scat­tare qual­che foto. Del resto, c’è chi addi­rit­tura con­si­dera la ver­nice una sorta di evi­den­zia­tore del degrado se non un cor­ret­tore cro­ma­tico. «Alla fine — rife­ri­sce Vin­cenzo, gestore di una salu­me­ria — non hanno rovi­nato niente, qua era tutto già in rovina, e sta arri­vando anche qual­che turi­sta, doveva farlo il Comune e invece ci ha pensato qualche tifoso e ha fatto bene" Nelle foto dei turi­sti si vedrà, però, pure il moto­rino rubato e scar­ni­fi­cato, con solo il telaio, ada­giato accanto al Vesu­vio di car­ta­pe­sta. In Largo Par­roc­chiella è stato costruito un altro Vesu­vio di car­tone e tra le ban­diere sven­tola anche uno stri­scione che chiede «Giu­sti­zia e Verità per Ugo Russo», il ragaz­zino di 14 anni ucciso men­tre faceva una rapina. Il degrado e la tra­ge­dia di quella sto­ria afflui­scono verso un altro sbocco: nella subli­ma­zione del dramma, fino a tra­sfi­gu­rarsi in un inno di riscatto legato alla vit­to­ria finale del cam­pio­nato di cal­cio. Nel quar­tiere Sanità, nella piaz­zetta dove la sta­tua di Totò resta abban­do­nata, tra i cas­so­netti della spaz­za­tura tra­boc­canti e un gruppo di ragazzi che si sfida impen­nando con i moto­rini, svet­tano le ban­diere e le scritte sui muri con i nomi dei cal­cia­tori azzurri. I visi­ta­tori anche qui si aggi­rano tra lo stu­pore per le bel­lezze anti­che che pro­rom­penti si affac­ciano dai son­tuosi palazzi set­te­cen­te­schi e quello per la disin­vol­tura con la quale le stesse sto­ri­che dimore ven­gono oltrag­giate dall’incu­ria e ora per­sino dal clima festante che si pre­para ai bac­ca­nali cal­ci­stici.
  9. Rummenigge: "Juve in difficoltà come club per via delle indagini, è grave il danno di immagine" 04.04.2023 Intervistato da "Sportmediaset", Karl Heinz Rummenigge, ex attaccante, tra le altre, dell'Inter, ed attuale dirigente UEFA, si sofferma ad analizzare, tra le altre cose, il momento della Juventus a livello societario: "Oggi la Juve è in difficoltà come club, la sua immagine è stata sporcata dalle indagini in corso: il -15 mette rende molto complicato la loro qualificazione in Champions, però è vero che sul campo stanno facendo bene. E' un peccato che sia successo quello che è successo: la Juve in Italia è come il Bayern in Germania, è un danno d'immagine grandissimo. Andrea Agnelli? Lo conosco bene, ma non ho capito che strada ha preso quando ha deciso di fondare la SuperLega".
  10. Scontri tra tifosi e col club Lo scudetto tra le tensioni Sciopero del tifo in curva, De Laurentiis contestato: la città si prepara, però l’ordine pubblico è a rischio di Maurizio Nicita NAPOLI · 4 apr 2023 La spaccatura La tifoseria estrema contesta il caro biglietti e le regole rigide imposte dentro lo stadio Lo scenario In Curva B il gruppo dominante cerca di imporre la sua legge. L’appello del sindaco Napule è mille culure, canta la voce immortale di Pino Daniele. E allora inutile cercare di catalogare una città così immensa, per storia e cultura, o semplificare il paradosso che si sta vivendo intorno al calcio con la pretesa di separare i buoni e i cattivi, bene e male. La linea di demarcazione è sottile, ma ci sono dei fatti da approfondire per spiegare perché dopo 33 anni di attesa, lo scudetto che si avvicina sia conteso in città, come fosse il Palio a Siena con contrade pronte a menarsi per far prevalere il proprio cavallo, meglio ancora se scosso. Meglio fuori casa Con i tifosi che vivono al nord Domenica sera al Maradona si è giocato in un clima surreale. Quando Napoli-Milan era iniziata da pochi minuti, a qualche centinaio di persone la partita interessava poco. Perché la sfida che gli ultrà stanno combattendo è quella contro il presidente Aurelio De Laurentiis e le forze di polizia. E così insulti al presidente e anche zuffe e cazzotti per chi non sottostava al diktat del gruppo dominante (scene viste anche a Francoforte nel settore ospiti sempre fra napoletani) in curva B. Insomma la squadra che sta dominando il campionato per una sera va in difficoltà e una parte di tifosi non pensa minimamente di venire allo stadio per sostenerla. Vediamo di capire da dove arriva questa profonda spaccatura, che consente alla capolista di trovare affetto e supporto su tutti i campi d’Italia - dove la sostengono i tanti tifosi che risiedono al nord - decisamente meno al Maradona. Le ultime trasferte a Reggio Emilia, Empoli e Sassuolo sono state delle feste con un tifo spontaneo, magari poco organizzato ma comunque caloroso, e con i cori che piace a tutti i partenopei cantare insieme. I gruppi ultrà oggi contestano il caro biglietti, soprattutto in Champions, e il regolamento d’uso dello stadio, troppo restrittivo e che toglie loro libertà di tifare. Le dichiarazioni di Aurelio De Laurentiis contro ogni forma di illegalità, all’indomani dei gravi scontri nel centro storico il giorno di Napoli-Eintracht, hanno scatenato il mondo ultrà. Che non accetta regole, visto che tamburi e striscioni sono consentiti previa regolare richiesta per tempo come hanno fatto domenica, per esempio, i tifosi del Milan. Una discrasia notevole fra l’aria che si respira in una città che già pregusta la festa e si è vestita d’azzurro in tutti i suoi quartieri e questo stadio dove se provi a tifare per la tua squadra nel posto sbagliato, rischi di beccarti qualche sberla. Il sindaco Manfredi ha provato con un discorso ecumenico: «Penso che dobbiamo ricomporre un’unità nel tifo e trovare una forma di partecipazione inclusiva e popolare perché questo deve essere un periodo di festa e non di contrapposizione». Ora preoccupa la probabile festa per lo scudetto, perché c’è chi ha intenzione di impossessarsi delle piazze come fosse un rito tribale. “Napoli siamo noi” Tutti i motivi di una frattura De Laurentiis non ha privilegiato il rapporto con la tifoseria, manco con quella associazionistica dei Napoli club. In città non esiste una sede della società e nemmeno un ufficio di rappresentanza. Questo negli anni ha portato incomprensioni e antipatie che neanche la fantastica stagione in corso riesce a far passare in secondo piano. L’estate scorsa, quella della rifondazione e di un mercato risultato il migliore fra le concorrenti, la contestazione degli #A16 (l’autostrada che porta a Bari, invito a De Laurentiis a lasciare Napoli) è stata anche violenta. La cavalcata dei ragazzi di Spalletti sembra esser servita a poco da questo punto di vista. Sullo sfondo in atto uno scontro pseudo culturale il cui nocciolo è tutto dietro lo slogan “Napoli siamo noi” degli ultrà. Loro vogliono prendersi la città convinti di essere gli unici rappresentanti. De Laurentiis ha un suo modello imprenditoriale competitivo e che dà lustro alla città. E gran parte dei napoletani glielo riconosce, e infatti domenica la maggioranza dei tifosi sugli spalti ha fischiato i cori contro il presidente. Però Napoli è anche piena di problemi e c’è pure tanta gente che ama questi colori ma non urla e soprattutto allo stadio non può andare perché non trova i soldi per farlo. Una sorta di maggioranza silenziosa che vorrebbe festeggiare in maniera popolare e serena. Vedremo se potrà accadere.
  11. Juve, tempi più lunghi I nuovi deferimenti per gli stipendi dopo l’udienza sul -15 di Valerio Piccioni ROMA · 4 apr 2023 Il Collegio di garanzia diventa il bivio cruciale anche per l’altro filone E il processo può chiudersi dopo la fine del campionato Itempi si allungano. I “pre deferimenti” della Juve e dei suoi ex dirigenti non arriveranno nel giro di poche ore, ma potrebbe essere necessario qualche giorno in più. L’orientamento della procura federale non è in discussione con la decisione di andare avanti sul fronte del club e dei suoi ex dirigenti, la segnalazione dei procuratori coinvolti alla Commissione federale agenti e il non luogo a procedere per i calciatori. Ma è chiaro che l’atto di chiusura dell’istruttoria del caso stipendi, di fatto un «abbiamo indagato su di te/voi ed è emerso questo, questo e quest’altro e ci sono diverse ipotesi di reati sportivi, avete la possibilità ora di essere sentiti o di inviarci memorie» deve essere scrupolosamente compilato perché sarà di fatto il testo che governerà l’eventuale e probabile processo. Possibile che arrivi tutto prima di Pasqua, ma c’è anche l’ipotesi che avvenga immediatamente dopo. A questo punto è facile immaginare che i deferimenti scattino dopo il 19 aprile, il giorno più lungo del processo plusvalenze, l’udienza del Collegio di garanzia presso il Coni che deve decidere sul meno 15 in classifica e le maxi inibizioni per gli ex dirigenti juventini, da Andrea Agnelli a Pavel Nedved. Nuovi tempi Dopo aver ricevuto quello che formalmente è la consegna dell’atto di chiusura indagini, i potenziali incolpati potranno disporre di 15 giorni per le loro difese. E quindi è chiaro che siamo fuori tempo massimo perché la procura guidata da Giuseppe Chiné studi i documenti e deferisca (o, ipotesi improbabile, archivi) prima del 19 aprile. Quindi, il campo centrale della storia, il bivio cruciale, resta quello del Collegio di garanzia. Non è solo una questione di conferma del meno 15, sua cancellazione, o ritorno al mittente della sentenza chiedendo alla Corte d’appello federale di rimotivarla e valutando la rimodulazione della sanzione, le tre strade che possono prendere i giudici del grado di “legittimità”. C’è dell’altro. Patteggiamento? E questo «altro» si chiama patteggiamento. Questa storia della manovra stipendi, delle side letter, degli accordi con i calciatori che secondo l’accusa (e i pm dell’indagine «Prisma» di Torino) non furono depositati nei canali preposti in Lega e in Federcalcio, può concludersi senza un processo ma con una sanzione «rideterminata» proposta dalla stessa procura federale? Lo scenario esiste, la decisione del Collegio di garanzia potrebbe in qualche modo spingerla. Ma non è così facile. Una cancellazione del meno 15 potrebbe ammorbidire la Juve, portandola magari a voler chiudere tutta la partita con un danno decisamente inferiore a quello attualmente fotografato dalla classifica. Per la procura federale sarebbe esattamente il contrario, la cancellazione renderebbe improbabile l’adesione alla richiesta di patteggiamento, la sua conferma produrrebbe invece uno scenario opposto, nel senso di una maggiore disponibilità al dialogo. Ma questo approdo è tutto da verificare, anche perché bisognerebbe vedere in termini sanzionatori quale sarebbe il punto di caduta: una multa importante? Una penalizzazione ridotta? Anche su questo il confronto fra accusa e difesa sarebbe complicato. Rischio ingorgo Lo spostamento dei tempi per l’itinerario predeferimento-memorie difensivo-deferimento (o archiviazione)-processo sportivo potrebbe mettere a rischio la conclusione dell’iter giudiziario sportivo entro la fine del campionato (l’ultima giornata è in calendario per il 4 giugno) o comunque della stagione (30 giugno). Ma anche qui, sarà la giornata del 19 aprile lo spartiacque. Un ritorno del fascicolo plusvalenze alla Corte d’Appello federale creerebbe una sorta di ingorgo dei giudizi sportivi, che sarebbero tutti concentrati nel mese di maggio. Proprio nel pieno della volata Champions...
  12. Comunque è evidente che Gravina ha venduto l'anima per avere gli europei del 2032
  13. Attaccano duramente Tebas e parte dei media spagnoli, parlando di linciaggio mediatico. Invitano Tebas a presentarsi in pubblico per replicare
  14. Ancora Ceferin: "Soddisfazione per la vicenda di Agnelli? Non c'è bisogno. La storia della Juve doveva finire come è finita, perché era tutto sbagliato. Superlega? Due club su tre sono indagati, vedremo il terzo" 03.04.2023 13:40 Il presidente UEFA, Aleksander Ceferin ai microfoni del quotidiano Ekipa ha tuonato contro la Juventus. Di seguito, le parole riprese da Calcio e Finanza. “Soddisfazione per l’addio di Agnelli? Non la definirei soddisfazione, non c’era bisogno che provassi qualcosa del genere. Certo, su molte cose ne so di più rispetto ai normali fan degli eventi calcistici. La storia con Juventus doveva finire come è finita, perché era tutto sbagliato”. “Non ho un rapporto affettivo con Agnelli o nessun altro alla Juventus, ma vorrei sottolineare che rispetto ancora la Juventus come club e che ho molto rispetto per tutti e tre i club in generale. Sono grandi club che racchiudono e rappresentano molto di più dei movimenti dei loro dirigenti. Se un club ha un CdA che prende decisioni sbagliate, non significa mai che io sia contro quel club in quanto tale, tanto meno i suoi tifosi o giocatori. Tuttavia, è interessante notare che dei tre club che si dichiarano i salvatori del calcio, per quanto si apprende dai media, uno è in procedimento penale per il proprio bilancio, e l’altro per aver trasferito denaro a uno dei i leader nell’organizzazione dell’arbitrato. Vedremo se anche il terzo ha qualcosa”. Sulla Superlega: "Apparentemente stanno ancora cercando di fare qualcosa, ma secondo me solo per migliorare un po’ la loro posizione negoziale e provare a negoziare qualcosa con noi. Non hanno compreso appieno che non abbiamo nulla da negoziare. Naturalmente, anche l’ego gioca un certo ruolo in alcune di queste persone, e per questo fanno ancora qualcosa in quest’area, perché nel corso degli anni si sono abituati a tutti che annuiscono ai loro propositi. Ma questa storia è finita, non ci sono dubbi".
  15. Nuova inchiesta (senza reati e indagati): acquisite mail su accordi non depositati Massimiliano Nerozzi · 3 apr 2023 Sconfinerebbero nell’ultimo bilancio gli effetti contabili degli accordi tra la Juve e altri club, almeno secondo un’annotazione della guardia di finanza del febbraio scorso. Con riguardo «agli impegni (non depositati) assunti nei confronti dell’atalanta e del Sassuolo — scrivono i militari del nucleo di polizia economico finanziaria di Torino — si ritiene che la società avrebbe omesso di rilevare nei relativi bilanci le seguenti passività: 8 milioni di euro per effetto del debito con l’atalanta nel bilancio al 30 giugno 2021 (e poi in quello a 30 giugno 2022); altri 8 milioni per effetto del debito con il Sassuolo derivante dalla prelazione sul diritto di Traoré, nel bilancio al 30 giugno 2020 (e poi in quello chiuso al 30 giugno 2021)». L’ipotesi si basa su documenti acquisiti in tempi recenti poiché, chiusa l’inchiesta su plusvalenze e stipendi (numero 12955 del 2021, ora all’udienza preliminare), l’aggiunto Marco Gianoglio e il pm Mario Bendoni hanno continuato a indagare: tant’è che dalle carte è saltata fuori l’esistenza di un altro procedimento penale (numero 7719 del 2022), seppure a modello 45, cioè un fascicolo senza ipotesi di reato e senza indagati. È nell’ambito di quest’ultima indagine che, il 22 dicembre scorso, i finanzieri acquisiscono negli uffici della Deloitte (revisore del club) «un secondo memorandum, del 3 settembre 2020, e le firme di Fabio Paratici e di Luca Percassi, ad dell’atalanta». Un documento che, secondo gli investigatori, aggiornerebbe il primo memorandum, del 25 giugno 2020. Era «allegato a una mail del 14 dicembre 2022, trasmessa alla società di revisione da Stefano Cerrato (manager del club e imputato a suo volta dallo stesso ricevuta, in riscontro a una richiesta di chiarimenti, dall’atalanta». Nella corrispondenza si parla «dell’esistenza di un credito di euro 3 milioni (al 31 marzo 2022) per “fatture da emettere” nei confronti di Juventus». Nella stessa mail, il club bianconero definiva il memorandum «giuridicamente inefficace», l’opposto di ciò che pensano gli inquirenti. Anche perché — annotano le Fiamme gialle — «l’esistenza di debiti verso l’atalanta non rilevati nei bilanci (per circa 6/7 milioni) è stata confermata anche dal ds Cherubini», davanti ai pm. Alla fine di 70 pagine, arrivano così le conclusioni: «Gli approfondimenti farebbero emergere l’esistenza di accordi/scritture private/memorandum relativi a diritti di opzione non depositati stipulati tra la Juve e Cagliari, Udinese, Bologna, Atalanta, Sassuolo, Sampdoria, Olympique des Alpes (Sion)». Accordi che, «ai sensi delle norme federali e, soprattutto, del principio contabile internazionale Ifrs 15, potrebbero portare quantomeno a rettificare alcune delle plusvalenze registrate nel bilancio al 30 giugno 2019». Nello specifico, si tratta di «32.788.000 euro su un totale di 127.053.000».
  16. Curve in silenzio al Maradona Solo cori contro De Laurentiis 3 apr 2023 (ma.ni.) Strana l’atmosfera del Maradona: all’interno durante la partita le curve gremite sono rimaste in silenzio senza tifare. O meglio hanno intonato cori di insulti dalle curve contro il presidente Aurelio De Laurentiis, con buona parte del pubblico a fischiare in dissenso. Tafferugli in curva B con scontri fra gruppi diversi di ultrà. Alla fine accensione in serie di fumogeni in segno di sfida. Nel pomeriggio, a piazzale Tecchio, raduno di tifosi per manifestare contro il caro biglietti del Napoli e le restrizioni imposte dalle autorità che vietano l’ingresso di striscioni, fumogeni e altro all’interno dell’impianto. Il coro più gettonato contro il presidente azzurro è stato «Napoli siamo noi». Una situazione pirandelliana per una squadra che sta realizzando una stagione fantastica, riempie lo stadio, ma non ha la spinta della propria gente. Non che il Napoli abbia perso per questo ma la peggior prestazione forse non è una coincidenza. La città è in festa, e poi entri a Fuorigrotta e senti solo i tifosi avversari che incitano la propria squadra.
  17. Il sogno Del Piero tutti lo (ri)vogliono ma lui deve capire quale ruolo avrà Ferrero lo ha chiamato, i tifosi sono con lui Di Massimiliano Nerozzi · 3 apr 2023 Se l’Allianz Stadium — e di più la curva sud — fosse l’assemblea degli azionisti della Juve, Alex Del Piero sarebbe già presidente, amministratore delegato, direttore generale, di nuovo giocatore anche (viste le punizioni dal limite dell’altra sera). Candidato dai sogni, acclamato dal popolo, com’è successo sabato sera, quando a un certo punto la sfida con il Verona è passata in secondo piano: al coro partito dall’ex territorio ultrà — «Alessandro Del Piero, Alessandro Del Piero…» — si è presto associata tutta l’arena, con l’ex numero 10 che s’è alzato dalla poltrona in tribuna per salutare e ringraziare. Il richiamo è diventato standing ovation, come alla sua ultima gara (anno 2012) o al suo primo ritorno (dieci anni più tardi), alla fine della polare indifferenza con Andrea Agnelli. «Un capitano, c’è solo un capitano…». Va da sé, la realtà è più complicata, nei fatti (delle inchieste) e nei progetti (della futura dirigenza). Vero è che, già ai primi di dicembre, il presidente in pectore Gianluca Ferrero chiamò Del Piero, uno dei suoi idoli, da tifoso: pensava, e pensa ancora, possa essere la persona giusta per aiutare il club nella tempesta. L’idea: vicepresidente, un po’ com’era stato Nedved, tra uffici e spogliatoio. Ancora si sentono, ogni tanto. Piano a farsi illusioni, però, se stavolta Alex era a Torino per il raduno delle Academy Juve di tutto il mondo, con lui che fa capo a quella di Los Angeles. Dove ha residenza e affari. Diecimila chilometri che l’ex capitano sarebbe disposto ad attraversare solo per un piano d’azione, non solo per una buona azione. Morale: per ragionare da dirigente, mica solo per sventolare da bandiera. Anche questo pensiero, al momento, sarebbe una fuga in avanti (dalla realtà): più che ai discorso, siamo alle intuizioni. A maggior ragione in questi mesi di processi, penali e sportivi. Un Re senza corona, per ora. Adorato, come quando, s’è presentato alla partita su una Fiat 500 bianca, con un «10» stilizzato sulle portiere, nero ovviamente: lui al volante, il figlio Tobias a fianco. Dal parcheggio dell’area vip all’entrata è stato un tappeto di selfie e autografi: «Torna in società, abbiamo bisogno di te». Fino al saluto dello Stadium, al minuto 22. Riassume Giancarlo Marocchi, ex compagno bianconero degli anni Novanta e, spesso, coinquilino negli studi di Sky: «C’è la voglia di avere Del Piero nella famiglia juventina — spiega — e non solo nella storia. Spero che Elkann faccia questo passo perché è la direzione giusta». Il motivo è lo stesso nella testa di tanti tifosi: «Chi meglio di Del Piero ti può aiutare ad evitare di fare degli errori?». Per mestiere, sulla questione, resta più defilato Massimiliano Allegri: «Del Piero è stato un calciatore straordinario, ha rappresentato la Juventus per anni e mi ha fatto piacere vederlo allo stadio. Ma io fatico a fare la formazione, altre valutazioni spettano alla società». Dove entrerebbero molto volentieri, e non ne fanno mistero, altri due grandi ex: Giorgio Chiellini, ora negli States, e David Trezeguet. L’ex numero 10 resta unico, ma non di semplice collocazione: tra piani (della nuova società) e ambizioni (sue).
  18. I tifosi del Napoli che si menano tra di loro
  19. Mistero Chiesa: altri esami? E ora Fede inizia a innervosirsi Venerdì discussione molto accesa con lo staff: «Ho troppo dolore» Pronta un’artroscopia a fibra ottica di Marco Guidi 2 apr 2023 Ma cosa ha Federico Chiesa? La domanda se la fanno i tifosi della Juventus e... non solo. Lo stesso attaccante bianconero vorrebbe una risposta certa e rapida, che al momento nessuno sa dargli. Eppure il ginocchio destro continua a dar fastidio. Anche venerdì in allenamento, tanto da arrivare a discutere in maniera piuttosto accesa con i preparatori del club che gli chiedevano di forzare un po’. «Mi fa male, non posso», ha obiettato Fede alle richieste insistite dello staff. E, infatti, Massimiliano Allegri lo ha poi escluso dai convocati per la gara di ieri con il Verona. Ora, però, resta la necessità di vederci chiaro, trovare un responso all’interrogativo che tormenta tutti e Chiesa in primis. In profondità Per due volte, nelle ultime settimane, Chiesa si è sottoposto agli esami strumentali al JMedical, poi durante la sosta per le nazionali è volato in Austria dal professor Fink, lo stesso luminare che l’operò al ginocchio sinistro nel gennaio del 2022. Ma tutte le visite, sia a Torino che a Innsbruck, non hanno evidenziato problematiche particolari. Allegri di recente ha parlato genericamente di tendinite, ma il dolore di cui soffre Federico pare troppo importante per essere giustificato da una semplice infiammazione. Così lo staff medico della Juve ora sta pianificando di indagare più a fondo con un’artroscopia a fibra ottica. Un esame ancora più approfondito, anche per dissipare il sospetto di alcuni, per cui Chiesa soffrirebbe di una sorta di blocco psicologico che gli impedirebbe di tornare a spingere. Quasi fosse un malato immaginario o giù di lì. Ma Fede non è mai stato un giocatore che va al risparmio, anzi. E nella sfida di andata con il Friburgo in Europa League, per esempio, è rimasto in campo (la Juve aveva esaurito gli slot dei cambi...) nonostante non riuscisse praticamente più a correre per il dolore. Niente Inter? Alla vigilia della sfida contro il Verona, Allegri si era detto fiducioso di avere a disposizione Chiesa per l’andata della semifinale di Coppa Italia con l’Inter di dopodomani. Si vedrà nei prossimi giorni, ma a meno di miglioramenti repentini pare difficile immaginarlo abile e arruolato. Almeno finché non si capirà di cosa soffre esattamente.
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