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andrea

Tifoso Juventus
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Tutti i contenuti di andrea

  1. Falso allarme, ho sentito (male) l'inizio di Tutti convocati di oggi su Radio24: il presidente in questione era Gravina L'audio era tratto da questo:
  2. Ieri alla Zanzara ho sentito una che chiede 35 euro al mese su Onlyfans
  3. Quale di queste due notizie è quella vera? 1- La Juventus è furiosa con il Corriere della Sera per la linea pro-procura del quotidiano milanese 2- Ilary Blasi e' furiosa con il Corriere della Sera per la linea pro-Totti del quotidiano milanese
  4. Ho sentito alla radio uno che chiedeva a Mattarella se la Juve andrà in B, avete l'audio?
  5. La difesa della Juve «Regole rispettate e noi mai sleali» Il club apre al dialogo con la Uefa? Nyon potrebbe escludere i bianconeri dalle Coppe. Entro domani le memorie per la manovra stipendi: si punta a passare dall’articolo 4 al 31 (violazioni gestionali) di Fabiana Della Valle TORINO · 26 apr 2023 In caso di deferimento non è da escludere l’ipotesi patteggiamento. Intanto la Uefa è alla finestra: la Signora aspetta le accuse e valuta la possibilità di un contatto con i vertici del calcio europeo Plusvalenze, manovre stipendi, partnership sospette con altri club e rapporti con gli agenti. E poi l’accordo per il Fair Play con l’Uefa. Le vicende giudiziarie della Juventus assomigliano a un cubo di Rubik: ogni filone è concatenato all’altro e ciò che succede sul fronte sportivo italiano può avere effetti in campo europeo. Dopo la sentenza del Collegio di Garanzia del Coni sul versante plusvalenze, che ha annullato i 15 punti di penalizzazione rimandando la decisione ultima a nuovo processo (in primo e secondo grado), ora si entra nel vivo sull’altro fronte: entro domani la Juventus dovrà depositare le memorie difensive per la seconda inchiesta, quella relativa soprattutto alle due manovre stipendi in epoca Covid. Il procuratore federale avrà 20 giorni per decidere se archiviare (improbabile) o deferire, poi il tribunale federale fisserà l’udienza per il primo grado (a meno che non ci sia richiesta di patteggiamento da parte degli incolpati). Nel frattempo la Juventus dovrà articolare la sua linea difensiva. Nessuna slealtà «La Società ritiene di aver applicato correttamente i rilevanti principi contabili internazionali, nonché di aver operato nel pieno rispetto del principio di lealtà sportiva», ha scritto il club nella nota ufficiale pubblicata il giorno stesso della notifica della chiusura indagini. E da questi due cardini ripartirà il pool di legali bianconeri. Il secondo filone di indagini della Procura Figc è articolato in 3 punti: le due manovre stipendi (stagioni 2019-20 e 2020-21), i rapporti con gli agenti e le partnership con altri club. L’accusa contesta alla Juve di non aver depositato le scritture integrative per la riduzione di diverse mensilità in epoca Covid e altri documenti relativi alla compravendita di alcuni calciatori e infine di aver conferito mandati fittizi ad alcuni agenti. Il capo di imputazione è — come per le plusvalenze — la violazione dell’articolo 4 che prevede l’obbligo di lealtà e correttezza sportiva. «L’accusa ha l’onere della prova — spiega l’avvocato Giorgio Spallone, esperto di diritto sportivo — e dovrà dimostrare le presunte irregolarità commesse dalla Juve. Il club, per dirla in gergo calcistico, potrebbe giocare in difesa, prendendo le contromisure solo dopo che avrà visto le carte dell’accusa e giocandosi le sue in tribunale». Difesa o patteggiamento? La strategia dei legali bianconeri potrebbe fondarsi su due aspetti: da una parte cercare di stabilire quale natura e quale validità abbiano i documenti incriminati rispetto alla normativa federale, dall’altra spostare l’attenzione dall’articolo 4, quello relativo alla lealtà sportiva (che ha un perimetro molto ampio), all’articolo 31 che riguarda le violazioni in materia gestionale e che prevede sanzioni più soft (ammende e uno o più punti di penalizzazioni). L’obiettivo è convincere il tribunale che le scritture integrative non avevano valore vincolante e che se irregolarità c’è stata è limitata ad aspetti economici che nulla hanno a che vedere con i risultati sul campo. Tra le ipotesi non è da escludere quella del patteggiamento che, come spiega l’avvocato Spallone «è una strategia difensiva e non un’ammissione di colpa, è giusto che passi questo concetto. Nel caso della Juve può avere una sua sostenibilità, considerando la situazione nel suo complesso, soprattutto alla luce dei riflessi che il processo può avere non solo a livello italiano ma anche europeo». Uefa, attesa e dialogo Già, perché quello che deciderà la giustizia sportiva può avere effetto non solo sul nostro campionato ma anche sul futuro europeo della Juventus, visto che la Uefa (che sta portando avanti un’indagine parallela) aspetta la fine del processo italiano per capire se l’accordo per il Fair Play fino al 2025 è da considerarsi ancora valido o no alla luce di eventuali irregolarità finanziarie. Nel secondo caso la Juventus rischia l’esclusione dalle coppe. Senza dimenticare la vicenda Superlega, su cui pende la decisione ultima della Corte Ue (attesa per giugno). Al momento non c’è stato alcun incontro (seppure ventilato) tra i vertici della Uefa e la nuova dirigenza. La Juve difficilmente cambierà linea, continuando a ribadire anche in Europa la correttezza del suo operato e puntando sulla solidità economica del club, che in pochi anni ha fatto aumenti di capitale per 700 milioni. Nel frattempo però potrebbe essere utile aprire un nuovo canale di comunicazione con Nyon.
  6. De Paola a TMW Radio: "Caso Juve, Gravina non può farsi dettare i tempi dalla UEFA" 25.04.2023 La giornalaccio rosa dello Sport titola 'Eurostangata' alla Juventus. Come valuta questa pressione? "Si va tranquillamente a luglio. Entro il 10 maggio ci sono le motivazioni del Collegio di Garanzia. Poi ci sono 30 giorni per fare ricorso al Collegio del CONI, quindi si andrà tranquillamente a luglio. Manca un protagonista, che è Gravina. Dovrebbe dimettersi perché la riforma della giustizia sportiva fu opera sua. Si passò da 4 gradi di giustizia a tre come quella ordinaria, ma è una formula che nello sport funziona pochissimo. Vediamo un continuo ribaltamento di sentenze. Gravina non può farsi dettare i tempi dalla UEFA. Ceferin sta dicendo alla FIGC di muoversi, ma il nostro presidente federale deve soccombere a un presiedente UEFA che ha come compagno quello del PSG? Ci sono troppe contraddizioni". Dal punto di vista giornalistico che ne pensa di quella prima pagina? "Se conosco la giornalaccio rosa, domani vedremo una prima pagina con un'argomentazione sulla Juve e tutti gli aspetti che riguarderanno la sua difesa. La UEFA ha voluto sapere certe cose tramite il giornale sportivo più importante in Italia. Contesto soltanto l'intempestività alla vigilia di una partita".
  7. Ha fatto a pezzi Kashoggi ma lo considero moralmente ed eticamente superiore a Gravina
  8. Il prossimo anno per la Snai siamo i favoriti dopo il Napoli: quota 4
  9. Patteggiamento sugli stipendi È un’opzione ma con dei rischi di Marco Guidi · 25 apr 2023 Dialogo. Una parola usata non a caso da Francesco Calvo, il Chief Football Officer della Juventus, subito dopo la decisione del Collegio di garanzia dello sport presso il Coni sul -15 in classifica. Il ricorso della Juve è stato accolto parzialmente, ma la conferma delle condanne degli uomini che erano i vertici del club (da Agnelli ad Arrivabene, passando per Paratici e Cherubini) non è un buon segnale per il futuro. Tanto che sul secondo filone, legato alle due manovre stipendi e ai presunti illeciti con gli agenti (indagine chiusa dal procuratore Giuseppe Chiné il 12 aprile, ma Juve non ancora deferita), in società stanno riflettendo anche sulla possibilità di chiedere alla Procura un patteggiamento. «È un’opzione», filtra dalla Continassa, anche se ora la Juve sta preparando la memoria difensiva da consegnare entro dopodomani. Come funziona La difesa può chiedere il patteggiamento prima o dopo il deferimento, se non sussiste la recidività (articoli 126 e 127). Cosa cambia? Nel primo caso, da codice di giustizia sportiva, la pena subisce uno sconto della metà e ad autorizzare la richiesta, su indicazione dell’accusa, è il presidente della Figc. Se la Juve, invece, si dovesse muovere solo dopo il deferimento, la pena sarebbe ridotta di un terzo. È chiaro, però, che queste misure sono meramente indicative, perché come dice la parola, nel patteggiamento c’è una sostanziale trattativa per trovare un accordo sulla pena. Uno scenario, per ora, solo ipotetico. Ma la Juve non è recidiva? Il dubbio nasce sul fatto che sia accusata di violazione dell’art. 4 (“slealtà sportiva”) in entrambi i procedimenti. Ma all’interno di suddetto articolo, le ipotesi di reato sono molteplici e, tra l’altro, uno può essere visto come la semplice prosecuzione dell’altro. Immagine Ovviamente del patteggiamento se ne occuperebbero Chiné e gli avvocati della Juve. Anche se entrambe le parti poi dovrebbero affrontare il ritorno d’immagine di un eventuale accordo. Il club bianconero, per esempio, ha sempre proclamato la propria innocenza. Il patteggiamento è una strategia difensiva, ma a livello comunicativo potrebbe essere recepito dai tifosi come un’ammissione di colpa. Così come la Procura potrebbe scontentare parte dell’opinione pubblica convinta che i presunti reati della Juve siano di assoluta gravità e meritino una punizione esemplare. A chi conviene di più?
  10. TEMPI LUNGHI IN ITALIA? ALLORA DECIDE NYON IL PERICOLO È RESTARE FUORI DALLE COPPE Se la giustizia sportiva non si pronuncia entro fine luglio, sarà il panel del Fair Play a decidere il destino del club. Perché vanno definite le liste dei tornei di Fabio Licari Se non si qualifica… L’Uefa non ha fretta e può aspettare l’Italia · 25 apr 2023 Inchiesta Uefa Nyon conduce una indagine parallela e autonoma rispetto a quella della giustizia italiana Accuse gravi I dirigenti puniti, l’antisportività e il rischio che le cifre del bilancio fossero false L’obiettivo Juve Qualificarsi alle coppe per scontare l’anno prossimo una eventuale squalifica europea Max all’erta Massimiliano Allegri, 55 anni, allenatore della Juve ancora in corsa per la Coppa Italia e l’Europa League. Aspetta i verdetti della giustizia sportiva che tengono in bilico il futuro del club Il tempo stringe. L’Uefa può aspettare l’Italia, ma non troppo. Ci sono le iscrizioni alle coppe. C’è da completare la lista delle squadre attese da preliminari, playoff e sorteggi estivi. C’è insomma una discreta fretta. Se i tempi dell’inchiesta sulle plusvalenze si allungheranno, Nyon non attenderà i nostri giudici ma deciderà autonomamente il destino della Juve con la sua inchiesta parallela. Certo la condanna dei dirigenti e la conferma del comportamento “antisportivo” non aiutano i bianconeri: il rischio è restare fuori dall’Europa almeno un anno. Vincere l’Europa League non cambierebbe niente per i giudici di Nyon, ma sarebbe fondamentale per non scontare un’eventuale squalifica tra due anni, allungando così il purgatorio. Poi arriverà il secondo filone d’inchiesta, quello relativo agli stipendi. E non parliamo della Superlega e della sentenza della Corte Ue attesa per giugno. Insomma, un gran mal di testa. Ma andiamo con ordine. Il primo bivio riguarda la qualificazione (o meno) della Juve alle coppe. Se i bianconeri non ce la fanno — perché arrivano oltre il sesto o il settimo posto, perché non vincono Coppa Italia o Europa League... — viene meno l’urgenza. L’Uefa potrà permettersi di aspettare le conclusioni della giustizia italiana. Sarebbe però un guaio per la Juve: visto che le punizioni si scontano nella prima stagione “utile”, in caso se ne parlerebbe non prima del 2024-25. Se invece la Juve conquista un posto per una delle tre coppe, lo scenario cambia. Se si qualifica… Tempo fino ad agosto per la sentenza italiana Mettiamo che la Juve abbia diritto a un posto nelle prossime coppe europee. Dopo la finale di Champions, il 10 giugno a Istanbul, l’Uefa dovrà definire la lista di tutte le squadre iscritte a Champions, Europa e Conference League. Naturalmente nessuno s’illude che per quel giorno la storia processuale sia chiusa. Accanto al nome Juve avremo un punto interrogativo. L’Uefa può concedere all’Italia un altro paio di mesi o giù di lì, diciamo fino a fine luglio/inizio agosto. Non oltre, perché a fine agosto (il 24 e il 31) un’italiana dovrà debuttare nei playoff di Conference. E quindi? Tempi lunghi Il panel Fair Play deciderà sulla Juve L’Uefa svolge da tempo un’indagine parallela e autonoma rispetto a quella italiana. Ha già ricevuto tutti i documenti dalla Procura di Torino. Sta esaminando le carte processuali. A Nyon sono abbastanza ottimisti sul fatto che la decisione italiana possa arrivare entro fine giugno, un patteggiamento velocizzerebbe i tempi. In ogni caso il Collegio di garanzia del Coni ha confermato le condanne dei dirigenti e l’antisportività (il famoso articolo 4): sono attese una nuova motivazione e una penalizzazione ridotta. Se però la giustizia italiana andasse a rilento, sarà allora la commissione del Fair Play Uefa a decidere. Quali rischi Se il bilancio è falsato conseguenze gravi Punti fermi, dicevamo, la condanna dei dirigenti e l’antisportività acclarata. Ma dal punto di vista Uefa ci sarebbe altro. La Juve ha infatti patteggiato sul Fair Play perché era fuori dai parametri. Se l’inchiesta dovesse dimostrare che le cifre comunicate sono false, il patteggiamento non sarebbe stato concesso. O forse non a quelle condizioni. Praticamente impossibile sfuggire a una punizione. Questo è un caso grave. Il Milan era fuori dai parametri. Psg e City hanno gonfiato i valori degli sponsor, ma le entrate erano reali. Qui si tratterebbe di bilanci falsi comunicati a revisori dei conti, azionisti, Figc, Uefa. Lo spettro di una squalifica incombe. Cominciando, naturalmente, dalla prima coppa alla quale la Juve si qualifica. Ecco perché un successo in Euroleague, o un piazzamento utile in campionato, sarebbe fondamentale. Per evitare che una possibile assenza dall’Europa si prolunghi con effetti drammatici anche sui conti. Gli altri temi Il filone stipendi La Ue sulla Superlega Nessuno oggi può dire con esattezza cosa succederà. Un processo prevede due gradi di giudizio e poi il Tas, la Cassazione dello sport che ha spesso sorpreso con le sue decisioni. Ma non è finita. Ci sarebbe poi il secondo filone d’inchiesta, quello sugli stipendi. E, soprattutto, la questione Superlega. Se la Corte Ue confermasse il parere dell’Avvocato generale Rantos, ci sarebbe libertà di organizzare una Superlega però incompatibile con la Champions. O l’una o l’altra. E quindi Juve, Real e Barcellona dovrebbero scegliere a quale rinunciare. Oggi sembra fantascienza immaginare una Champions senza tre delle sue storiche protagoniste. Perderebbero tutti: i club ribelli, l’Uefa e il calcio.
  11. Quante intercettazioni ignorate in Calciopoli LUCIANO MOGGI · 25 apr 2023 Strano ma vero, il magistrato Pino Narducci che parla di Calciopoli dopo 17 anni: evidentemente la trasmissione Report ha colpito nel segno provocando la sua stizzita reazione, sfociata in soli tecnicismi che non chiariscono niente. E più ancora è rimasta indigesta al giornalista Maurizio Mannoni di Rai 3, che dai microfoni dell’Ente pubblico ha tuonato di non parlare più di Calciopoli, trascurando il particolare che la Rai, cui noi tutti paghiamo il canone, non permette esternazioni da tifoso di parte. Anche perché Sigfrido Ranucci, nel suo programma Report, con prove visive, dialettiche e documentali inconfutabili, ha smentito il pm sull’acquisizione delle schede svizzere, facendo in proposito ascoltare la confessione del maresciallo che andò a prelevarle senza rogatoria, addirittura passando la frontiera, con la macchina del proprietario del negozio svizzero. Lo stesso maresciallo che, chiedendo l’anonimato, qualche tempo prima aveva rilasciato un’intervista al giornalista Alfredo Pedullà del Corriere dello Sport, sempre su Calciopoli, per dire che non c’erano gli estremi per fare quel processo. Report ha contestato poi a Narducci di aver ignorato completamente le intercettazioni delle altre squadre e ha raccontato una verità documentata e diversa da quella subdola e bugiarda sbandierata fino ad oggi. Il pm aveva impostato il processo dicendo «Piaccia o non piaccia non ci sono telefonate dell’Inter e di altre società», e invece ne sono state trovate in quantità industriale. E la differenza si è notata tra la sentenza del processo di Napoli e la sentenza 2166 del 2018 della Corte d’Appello di Milano che, pur trattando gli stessi argomenti di Napoli, ha condannato Gianfelice Facchetti (il querelante figlio del presidente interista), sul di lui padre (Giacinto Facchetti) ha affermato che «faceva lobbing con gli arbitri» e ha assolto il sottoscritto. Va detto, ad onor del vero, che quel giudice aveva però ascoltato tutte le intercettazioni che a Napoli non vollero né sentire né vedere, in netto contrasto con la tesi sostenuta da Narducci, e aveva finito per sentenziare anche che «non era da addossare la colpa al cosiddetto sistema Moggi perché si trattava di una corruttela generale del calcio di quel tempo». Probabilmente per questo motivo Narducci, non avendo di Moggi intercettazioni di carattere penale, aveva costruito il teorema sul «reato a consumazione anticipata» con illazioni personali, non suffragate da prove, che aveva partorito la sentenza in cui si leggeva anche che «il dibattimento non ha pro dotto prove di alterazione del campionato 2004/05». Come d’altra parte la sentenza del processo sportivo letta dal prof. Serio: «Campionato 2004/05 regolare, nessuna partita alterata». Alla fine arbitri assolti, associazione composta da sole due persone (Moggi e Giraudo), con Narducci che ha ricusato per ben due volte il presidente del tribunale, dottoressa Casoria, perdendo due anni di tempo e causando così la prescrizione di tutto. Per mancanza di spazio possiamo elencare soltanto alcune delle tantissime “disattenzioni” di Narducci. Eccole - Il dirigente addetto agli arbitri del Milan, Meani, che dice all’arbitro Rodomonti, dopo un Milan-Chievo vinta dai rossoneri 1-0 su calcio di rigore, che gli aveva fatto dare il voto 7 dal giornalista Cecere, e che il suo presidente gli avrebbe fatto fare i capelli gratis in Svizzera. - 29 aprile 2005, in occasione di Fiorentina-Milan, Meani telefonava all’arbitro della partita, De Santis , dicendo di non ammonire Nesta che, diffidato, avrebbe saltato successivamente Milan-Juventus. Minacciandolo che se lo avesse ammonito sarebbero andati in mille a prenderlo. - Meani telefonava all’arbitro Paparesta per dirgli che Galliani aveva dato la sua pratica in buone mani, al sottosegretario Gianni Letta. - Il presidente dell’Inter (Facchetti) andò nello spogliatoio dell’arbitro Bertini a dirgli di far vincere la sua squadra (Inter) nella semifinale di Coppa Italia Cagliari-Inter. - Moratti, DD13473 del 25/12/04, chiedeva al designatore Bergamo di vedersi, loro due da soli, nella sua casa di Forte dei Marmi. - Galliani che a seguito della morte di Papa Wojtyla rinviava la giornata di campionato di 20 giorni e diceva telefonicamente a Meani e Costacurta: «ho spostato le partite di 20 giorni, così potremo recuperare Kakà infortunato per la partita di Siena». - Meani chiedeva a Galliani se poteva spingere per inserire alcuni suoi amici di spessore nel settore arbitrale delle serie minori per avere il controllo anche in quelle serie... oltre naturalmente alla serie A. Galliani rispondeva: «Spinga, spinga». Mi fermo qui dottor Narducci, penso sia sufficiente per farle capire che avrebbe fatto meglio a non scrivere a Report anche perché le sue “disattenzioni” sono state veramente troppe.
  12. "Non amiamo molto i piemontesi" ( il neoborbonico Corrado Ferlaino)
  13. Intervista a Sandro Gozi sulla SuperLega http://www.ju29ro.com/interviste/6069-intervista-all-europarlamentare-s-gozi
  14. Se fosse stato espulso avrebbe preso quattro in pagella
  15. Premio Tonino Guerra all'Ottimista del giorno https://www.facebook.com/100064844943723/posts/pfbid028XyiHAAUH5kmiRtfoDJLB5uB2u1JK7SaKcRfaSrSED8QFQVo4FQ3YB3s3fapfQFbl/?app=fbl
  16. Mannoni contro Beha un po' di anni fa
  17. In Germania il campionato è così incerto e combattuto che il Bayern ha vinto dieci degli ultimi nove campionati
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