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andrea

Tifoso Juventus
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Tutti i contenuti di andrea

  1. intervista a Platini https://www.ilgiornale.it/news/sport/famiglia-2186116.html
  2. Il delirio, ovviamente c'entra la Juve https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/nuovi-guai-ldquo-viperetta-rdquo-massimo-ferrero-indagato-361799.htm
  3. Cambiano le regole a fine luglio: i soliti cialtroni
  4. Per una volta sono d'accordo con Alessandro Giudice https://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/rsquo-operazione-monstre-mbappe-rsquo-affare-stato-361576.htm
  5. «Quello stile Juve che da granata ho conosciuto e sempre patito» di Gian Paolo Ormezzano · 23 lug 2023 Difficile trovare qualcosa di nuovo da scrivere per celebrare i cent’anni dell’ascesa alla Juventus degli Agnelli, famiglia piemontese di Villar Perosa ad onta di origini comasche che Gianni Brera lombardissimo volle sempre affibbiare alla dinastia juventina. Si parte dalle simpatie italiane per l’incipiente e presto dilagante club calcistico bianconero del senatore Giovanni, il fondatore della Fiat. C’è tantissima storia del calcio italiano che si modella ed esalta ai vertici sulle storie del calcio juventino, internazionalmente interessato prima all’ungheria di Karoli tecnico e Hirzer giocatore, poi al Sudamerica degli oriundi argentini Monti-orsi-cesarini. Ci sono felicissimi agganci azzurri sino ai titoli mondiali. Per non riscriverci addosso, qui partiamo dalla vicenda mai abbastanza reclamizzata di Bruna, terzino vercellese bianconero di valore, a Torino operaio ovviamente Fiat. Fu lui a suggerire a Edoardo Agnelli, figlio del senatore padrone, di occuparsi più a fondo della Juventus. Edoardo apprezzò l’invito e dal 24 luglio 1923, subentrando a Gino Olivetti, la sua famiglia si incarnò anche burocraticamente nella sua presidenza. Edoardo morì a 43 anni, nel 1935, colpito da una pala dell’idrovolante su cui era ammarato a Genova. La famiglia rimase alla presidenza, dal 1947 con Gianni e dal 1955 al 1962 con suo fratello Umberto. Tragica anche la fine del figlio di Umberto, quel Giovannino stimatissimo dallo zio Gianni, morto di male bastardo nel 1997 ad appena 33 anni. Chi scrive queste righe certifica da giornalista di un’ampia democrazia stracittadina del casato comunque padrone. Lo sa grazie anche all’amicizia forte e vera con lo storicissimo presidente juventino Giampiero Boniperti. Lo sa dalla bella consuetudine di dialoghi anche vis-à-vis con Gianni Agnelli, che come Giampiero voleva bene anche al Torino ma senza dirlo forte. Lo sa perché c’è una storia bianconera bella e forte residua anche alle «moggezze» eccetera, ai calcoli arbitrari degli scudetti, alle follie della Superlega. Lo sa perché da granata ha conosciuto e patito lo stile Juventus quando c’era (lo stile). Stile che resse, se si vuole affinando nel dramma la sua forza morale, a grandi tragedie della famiglia, l’ultima nel 2000 legata al suicidio di Edoardo Agnelli, 46 anni, figlio dell’avvocato. Lo sa perché è ecumenicamente triste per la città e per l’amico Giampiero vedendo le nubi sportive e giudiziarie che ancora ci sono e non si dissolvono. Nemmeno adesso che anche la Superlega, creatura-creazione di Andrea Agnelli, abile ma discusso presidente di famiglia dal 2010 al 2023, è evaporata sotto questi soli infernali.
  6. «Ho immortalato l’avvocato con Kissinger, Gorbaciov e Bush» Salvatore Giglio: mi disse che avrebbe continuato a vivere grazie al mio lavoro Il professionista che per 25 anni è stato il fotografo della famiglia «Se un rapporto dura tanto è perché c’è un legame di sangue» T. Orm. · 23 lug 2023 Gianni amava stare tra la gente, Umberto era più sulle sue, era riservato Boniperti si muoveva di continuo, Chiusano invece era sempre immobile «Novembre 1997, mostra del Centenario della Juventus. Chiamai quattro operai brizzolati per studiare i riflessi della luce sui loro capelli e su quella storica panchina. “Salvatore, come devo mettermi?”. Avvocato, provi ad accavallare una gamba come fa allo stadio. “E io?”. Dottore, lei invece incroci le gambe». Clic. Nasce così una delle fotografie più iconiche della storia bianconera. L’avvocato e il Dottore, ça va sans dire, sono Gianni e Umberto Agnelli: «Il primo amava stare tra la gente, il secondo era più sulle sue, aveva un carattere riservato». Chi scatta e racconta è Salvatore Giglio, il fotografo che ha immortalato quasi metà del secolo di proprietà bianconera degli Agnelli: le sue migliori immagini sono esposte nella sala mostre di Grande Marvin (via Carlo Alberto 48), fino a settembre. C’erano anche Boniperti e Chiusano, su quella famosa panchina. «Si, a Boniperti chiesi di fermarsi un attimo, perché si muoveva di continuo. Chiusano invece era immobile come un calciatore in barriera. Non dimenticherò mai cosa mi disse l’avvocato dopo quello scatto». Cosa? «Mi disse: “Salvatore, il giorno in cui non ci sarò più continuerò a vivere attraverso le sue foto”. Quando si dice immortalare qualcuno... L’ho fotografato anche con Kissinger, Gorbaciov e Bush. Cominciai nel 1976, con la Juve dell’avvocato, Boniperti e Trapattoni. Per 25 anni sono stato il fotografo ufficiale. Poi ho continuato fino al 2020, da libero professionista. Ora basta: niente stadio, nessuna partita nemmeno in tivù. Vivo con la mia memoria fotografica». Un secolo di conduzione familiare, come è stato possibile? «Se un rapporto dura così tanto è perché c’è un legame di sangue, un legame infinito. Gli Agnelli hanno scritto una vicenda fatta di campioni, penso ai Palloni d’oro come Sivori, Platini, Baggio e Del Piero. Ma hanno scritto anche pagine fondamentali della vita torinese e italiana e di quattro generazioni di tifosi bianconeri. La storia non si può cancellare». Il vernissage di Villar Perosa invece sì, proprio nell’anno del centenario. «L’avvocato ci sarebbe rimasto malissimo, anche a proposito di certe dispute in famiglia per la sua eredità. Lui teneva tantissimo alla tradizionale giornata di festa nel loro feudo di famiglia. Amava stare in mezzo ai tifosi, si sedeva anche per terra, sul prato, insieme a loro. Aveva sempre una parola per tutti, pure per noi fotografi». Lei fotografò anche Platini a Tokyo e la strage dell’heysel. «Quella di Platini, sdraiato e sconsolato dopo un gol annullato nella finale di Coppa Intercontinentale, è la foto che mi ha fatto conoscere nel mondo. Quanto all’heysel, molti criticarono quelle immagini che non avrei mai voluto scattare. Ma dovevo fare il mio lavoro: ero a Bruxelles inviato dalla Juve e dal Guerin Sportivo. Soffro ogni volta che le rivedo sul mio pc, dove ho anche le foto scattate a Superga subito dopo la tragedia: le ho dal 1986, quando comprai l’archivio storico di Pasquale Petrone». Come erano Edoardo e Giovannino? «Edoardo non aveva molta voglia di seguire le orme dell’avvocato. Era un simpatizzante granata? Sì, ma lo errano anche Umberto e soprattutto Giraudo. Giovannino era il prediletto dell’avvocato, ho una sua bellissima foto a Villar Perosa mentre si riscalda con Platini». Un’immagine di Andrea, John e Lapo? «Andrea da bambino si metteva dietro alla porta per seguire meglio l’allenamento. Poi andava dal Trapattoni a chiedere di tutto. Era curiosissimo. I suoi cugini sono quelli di una volta. John più posato, sembra distaccato ma ama e conosce tutto della Juve. Lapo scatenato, tifoso da curva senza peli sulla lingua».
  7. Agnelli e la Juventus Cent’anni dalla A alla Z Il 24 luglio 1923 Edoardo diventa presidente della società Comincia un’avventura di grandi successi, di straordinari campioni, di partite indimenticabili Sono passati cento anni da quando è iniziata la storia infinita tra la famiglia Agnelli. Un traguardo secolare vissuto tra grandi imprese sportive, storie personali, campioni arrivati a Torino, traguardi raggiunti sul campo ma anche vicende dolorose e polemiche che hanno animato la passione bianconera. A — Avvocato Il soprannome di Gianni Agnelli, laureato in Giurisprudenza senza però l’abilitazione alla professione forense. Ha fatto la storia industriale del Novecento. Senatore a vita, presidente della Fiat e della Juve, icona bianconera. B — Boniperti Bandiera da giocatore e poi da presidente. Convinse l’avvocato a farsi dare per ogni gol una mucca, che lui sceglieva spesso gravida. Eleganza e rigore, ai giocatori diceva: «Si tagli i capelli e torni domani». C — Calciopoli Una delle pagine più buie dello sport nazionale. Lo scandalo nell’estate 2006 costò la retrocessione in Serie B e gli scudetti del 2004-05 e 2005-06. Fine della triade Moggi-giraudobettega. D — Del Piero L’ultimo grande idolo. Ha unito la generazione dell’avvocato a quella di Andrea Agnelli. L’uomo dei record di presenze (705) e gol (290) in bianconero, capitano dal 2001 al 2012. Come lui nessuno mai. E — Edoardo Il 24 luglio 1923 il cavaliere Edoardo Agnelli — figlio del senatore Giovanni, il fondatore della Fiat — diventò presidente della Juve subentrando a Gino Olivetti. Morirà a 43 anni, tranciato dall’elica del suo idrovolante. F — Fiat Il marchio della famiglia Agnelli, legato indissolubilmente alla Juve. Nel 2014 diventa FCA, dopo la fusione con Chrysler Group. Nel 2021 Fca si fonde quindi con Psa, dando vita all’attuale Stellantis. G — Giovannino Primogenito di Umberto, nipote di Gianni. La sua «palestra» è la Piaggio. Destinato a essere l’erede designato della famiglia più potente d’italia, muore di tumore nel 1997, a soli 33 anni. H — Halas La famiglia che da 102 anni possiede i Chicago Bears di football americano (la patron, Virginia Halas, oggi ha 100 anni), l’unica grande proprietà sportiva con una storia più lunga di quella tra gli Agnelli e la Juve. I — Imprinting La famiglia Agnelli ha cercato di trasmettere i suoi codici di generazione in generazione. Capacità imprenditoriali, carisma, stile e amore sfrenato per la Juve. Questione dinastica di sangue. L — Lapo e John I fratelli Elkann, così vicini e così lontani. La passione e la ragione. «Siamo molto uniti nella nostra diversità», così Lapo smentisce presunti dissidi fraterni riguardo la gestione della Juve e della Ferrari. M — Mantra Lo slogan di Edoardo Agnelli: «Ricordiamoci che una cosa fatta bene può essere sempre fatta meglio». Il motto di Boniperti: «Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta». N — Nomignoli L’avvocato amava dare soprannomi. «Se Baggio è Raffaello, allora Del Piero è Pinturicchio». Alex poi diventò anche «Godot», Boniek era invece «bello di notte» e Gentile «Gheddafi». O — Orologio Gianni Agnelli lo portava sul polsino. E poi la cravatta sopra il pullover, i jeans Levi’s, il piumino smanicato, le scarpe Tod’s con i pallini sotto la suola e gli scarponcini ortopedici marroni. P — Platini Gianni Agnelli si impose su Boniperti per portare Le Roi a Torino. Così l’avvocato: «Platini lo abbiamo preso per un tozzo di pane, poi ci abbiamo aggiunto molto caviale ma se lo è meritato». Q — Quinquennio Fu d’oro quello dal 1930 al 1935, quando la Juve di Combi, Rosetta e degli oriundi conquistò cinque scudetti consecutivi. Primato superato dalla Juve di Andrea, nove tricolori di fila dal 2012 al 2020. R — Ronaldo L’ingaggio nell’estate 2018 di CR7, per 117 milioni più 31 annui di stipendio, per molti è l’inizio della fine dell’era Andrea Agnelli. Diceva bene l’avvocato: «La maglia deve contare più dei nomi». S — Sivori «El Cabezon», talento ribelle. Battezza un’era di Palloni d’oro bianconeri. I suoi successori sono Paolo Rossi, Michel Platini, Roberto Baggio, Zinedine Zidane, Pavel Nedved e Fabio Cannavaro. T — Tragedie Tre su tutte. La strage dell’heysel, il 29 maggio 1985 a Bruxelles persero la vita 39 persone. E le morti premature del 36enne Gaetano Scirea nel 1989 e del 23enne Andrea Fortunato nel 1995. U — Umberto Nel 1955 diventa presidente della Juve a 21 anni, rimanendo in carica fino al 1962. Dal 1959 al 1961, il Dottore presiede anche la Figc. Suoi gli ingaggi di Sivori e Charles, sua l’idea della stella sulle maglie. V — Villar Perosa Il feudo degli Agnelli dal 1853, quando la famiglia si regala una villa settecentesca. Nel 1959 la prima sfida tra Juve A e Juve B. Niente vernissage nell’estate del centenario, con buona pace della tradizione. Z — Zoff Portiere e poi allenatore bianconero, capitano azzurro al Mundial 1982. Tacconi nel 1984 si lamentò di non averlo più come preparatore. L’avvocato: «Ho letto che le manca Zoff, sapesse quanto manca a noi».
  8. https://www.linkiesta.it/2023/07/juventus-agnelli-cento-anni-storia-calcio-italia/ https://www.guerinsportivo.it/news/il-cuoio/accadde-oggi/2023/07/24-6542201/agnelli_e_la_juventus_100_volte_una_storia_di_famiglia
  9. Per l'Inter si parla di prestito: Mbappe' gli presta i soldi per il mercato e viene a giocare per un anno a Milano, in attesa di andare al Real la prossima stagione
  10. Aspetta, fammi pensare... https://www.dazn.com/it-IT/news/serie-a/chi-ha-vinto-piu-trofei-tra-napoli-e-juve/1kggcj5xqqxn01cwcsao91b8cv#:~:text=La Juve%2C con i nove,seguito ai fatti di Calciopoli.
  11. https://www.contattolab.it/rapporti-tesserati-tifoserie-la-normativa-della-figc-vietato-parlare-con-i-tifosi/#:~:text=Ai tesserati è fatto divieto di avere rapporti con esponenti,a rapporti con la tifoseria
  12. I tifosi dell'Inter chiederanno a Cuadrado di tuffarsi con entusiasmo nella nuova avventura
  13. Vediamo quale sarà il nostro di centravanti Comunque sembra che gli arabi offrano 40 milioni l'anno a Lukaku
  14. ma non c'è nessuna squadra araba che gli offre dieci milioni all'anno?
  15. Promesso sposo? Ma prima del matrimonio almeno dimagrisce un po' per entrare nell'abito?
  16. A quel prezzo volendo la Fiorentina tra due anni potrà fare una plusvalenza facile facile
  17. Giuntoli non sarà l'uomo dei georgiani, ma da lui mi aspetto un uzbeko, o almeno un armeno
  18. https://www.tuttojuve.com/altre-notizie/de-paola-su-sportitalia-com-le-offese-a-giuntoli-nascono-da-un-tifo-che-nasce-dall-odio-650522
  19. <<Vi spiego il Fair Play» «ADDIO SPESE PAZZE UN TETTO UGUALE PER TUTTI I CLUB » di Fabio Licari · 7 lug 2023 Il dirigente Uefa Andrea Traverso: «Non credo che l’Arabia sia un problema. Non oggi almeno. Preoccupano di più la polarizzazione e la concentrazione di risorse in paesi che dominano il mercato e attraggono i miglior talenti». Andrea Traverso non lo dice, ma è la Premier il “problema”: un fatturato che consente spese sempre più alte, impossibili per altri. L’Uefa studia misure per ridurre questa forbice che può annullare la competitività. Traverso, direttore della Sostenibilità Finanziaria, è l’architetto del nuovo Fair Play che, dopo un anno, ha introdotto novità per bloccare plusvalenze finte e altri espedienti di finanza creativa. ► Il tanto criticato Fair Play… «Non tutti l’hanno capito, ma il nuovo regolamento è molto più rigoroso. Con attenzione particolare a debiti e costi. Non concede più scappatoie, ha controlli più attuali su debiti, deficit, spese, plusvalenze, prestiti, ammortamenti e, presto, forse, introdurrà un limite assoluto alle spese. Lo hanno chiesto leghe, federazioni, giocatori e club per far fronte alle spese pazze». ► Le italiane? «Sono quelle che devono stare più attente, ma quest’anno c’è stata una presa di coscienza. Lo scudetto l’ha vinto il Napoli dalla gestione esemplare. Alcune (Milan, ndr) hanno intrapreso con ottimi risultati un cammino virtuoso. Altre (Juve e Inter, ndr) sono un po’ in ritardo, ma hanno cominciato il risanamento controllando i costi. La Roma ha detto che forse sforerà alcuni parametri del settlement e pagherà una multa invece di vendere. I controlli saranno a ottobre». ► Il discorso Juve è complesso. «L’inchiesta è in corso. In caso di sanzioni, probabile che il settlement sia rivisto o interrotto». ► La nuova regola sulle plusvalenze è per la Juve? «No, è che in Italia le plusvalenze pesano di più, il 20 per cento del fatturato contro l’11 in Premier, il 7 in Spagna, il 6 in Germania. Intendiamoci: non hanno niente di sbagliato se sono vere e non artificiali, solo per gonfiare i bilanci. Scritture contabili che non generano soldi e spostano il problema nel tempo. Richiedono ammortamenti più alti che richiedono plusvalenze e via così... La palla di neve che diventa valanga». ► La pacchia è finita? «Con la nuova norma rigorosa, ispirata a una decisione della Borsa portoghese e alle indicazioni della Consob, non c’è più plusvalenza nel semplice scambio: se fai un “baratto”, iscrivi il nuovo giocatore allo stesso valore di bilancio di quello ceduto. I revisori sono più responsabilizzati: per giustificare un’eventuale plusvalenza, dovrebbero dimostrare un valore diverso. Ma oggi non esistono basi scientifiche per farlo. Se invece c’è uno scambio con saldo in denaro, la plusvalenza è proprio il denaro». ► Basta ammortamenti lunghi tipo Chelsea... «Saranno al massimo quinquennali. Se un club vuole farli in dieci, perché la legge nazionale lo permette, dovrà preparare un altro bilancio per l’Uefa. Ma non si può intervenire sul passato». ► Novità anche sui prestiti... «Se un giocatore è prestato a un valore inferiore rispetto a quello di bilancio (diciamo 7 milioni contro 15 di ammortamento), il club dovrà valutare se fare una svalutazione. Così evitiamo prestiti di comodo tra società dello stesso gruppo. Fatti salvi, però, casi tipo uno reduce da un infor ► Come va il nuovo Fair Play? «Vediamo a ottobre, con la prima verifica del periodo gennaio-dicembre 2023. Avremo dati ufficiali fino a giugno e una stima credibile del secondo semestre. Se c’è violazione, tra gennaio e marzo ’24 arriveranno le multe». ► Che sono ormai predefinite… «Quelle economiche, per le spese, sì: sono legate a una griglia progressiva, dal 10 al 100% dello scostamento. Poco spazio a discrezionalità dei giudici e quindi a polemiche. Se la violazione è grave, si aggiungono quelle sportive, da valutare di caso in caso. E attenzione: ci sono tre parametri da rispettare, potrebbero esserci tre sanzioni per deficit, debiti e spese». ► Ricapitoliamo i parametri? «Il deficit non può superare i 60 milioni. Le spese per stipendi, agenti e mercato non possono andare oltre il 70% del fatturato (un salary cap globale, ndr). Si arriverà a regime per gradi: 90% nel ‘23, 80%nel ‘24 e 70% nel ‘25. I debiti si pagano in 90 giorni. In più, se il capitale diventa negativo, va recuperato del 10% all’anno. I settlement di Milan, Juve, Inter e Roma riguardano solo il deficit: se non fossero in regola con debiti o costi, sarebbero sottoposti a nuova procedura». ► Gli arabi danno una mano… «Sì, dal punto di vista del Fair Play portano liquidità e aiutano i club con soldi veri, a patto di non darli a un solo mercato o a una sola squadra che sarebbe sospetto. Alle loro cifre non c’è neanche un problema di inflazione per l’Europa: se offrissero 10 invece di 7, spingerebbero in alto gli stipendi, ma offrono 30 e nessuno può seguirli» ► Il “problema” è la Premier… «La concentrazione e la polarizzazione possono diventare un problema per la competitività, spingono altri a rischiare di più, e il modello alla lunga non è più sostenibile. Tutti gli stakeholder pensano che qualcosa vada fatto. Un gruppo di lavoro sta studiando un progetto, anche la Ue è coinvolta. L’idea è fissare dal 2025-26 un tetto massimo di spesa assoluto per squadra (tra stipendi, trasferimenti e agenti) che andrebbe ad affiancare la regola del 70%. Tra i 400 e i 500 milioni, tenendo conto del fisco diverso tra i paesi. Sarà un freno alle spese pazze, una redistribuzione dei giocatori».
  20. Gli mette una testa di cavallo nel letto e quello vedi che firma subito
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