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andrea

Tifoso Juventus
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  1. «Ho immortalato l’avvocato con Kissinger, Gorbaciov e Bush» Salvatore Giglio: mi disse che avrebbe continuato a vivere grazie al mio lavoro Il professionista che per 25 anni è stato il fotografo della famiglia «Se un rapporto dura tanto è perché c’è un legame di sangue» T. Orm. · 23 lug 2023 Gianni amava stare tra la gente, Umberto era più sulle sue, era riservato Boniperti si muoveva di continuo, Chiusano invece era sempre immobile «Novembre 1997, mostra del Centenario della Juventus. Chiamai quattro operai brizzolati per studiare i riflessi della luce sui loro capelli e su quella storica panchina. “Salvatore, come devo mettermi?”. Avvocato, provi ad accavallare una gamba come fa allo stadio. “E io?”. Dottore, lei invece incroci le gambe». Clic. Nasce così una delle fotografie più iconiche della storia bianconera. L’avvocato e il Dottore, ça va sans dire, sono Gianni e Umberto Agnelli: «Il primo amava stare tra la gente, il secondo era più sulle sue, aveva un carattere riservato». Chi scatta e racconta è Salvatore Giglio, il fotografo che ha immortalato quasi metà del secolo di proprietà bianconera degli Agnelli: le sue migliori immagini sono esposte nella sala mostre di Grande Marvin (via Carlo Alberto 48), fino a settembre. C’erano anche Boniperti e Chiusano, su quella famosa panchina. «Si, a Boniperti chiesi di fermarsi un attimo, perché si muoveva di continuo. Chiusano invece era immobile come un calciatore in barriera. Non dimenticherò mai cosa mi disse l’avvocato dopo quello scatto». Cosa? «Mi disse: “Salvatore, il giorno in cui non ci sarò più continuerò a vivere attraverso le sue foto”. Quando si dice immortalare qualcuno... L’ho fotografato anche con Kissinger, Gorbaciov e Bush. Cominciai nel 1976, con la Juve dell’avvocato, Boniperti e Trapattoni. Per 25 anni sono stato il fotografo ufficiale. Poi ho continuato fino al 2020, da libero professionista. Ora basta: niente stadio, nessuna partita nemmeno in tivù. Vivo con la mia memoria fotografica». Un secolo di conduzione familiare, come è stato possibile? «Se un rapporto dura così tanto è perché c’è un legame di sangue, un legame infinito. Gli Agnelli hanno scritto una vicenda fatta di campioni, penso ai Palloni d’oro come Sivori, Platini, Baggio e Del Piero. Ma hanno scritto anche pagine fondamentali della vita torinese e italiana e di quattro generazioni di tifosi bianconeri. La storia non si può cancellare». Il vernissage di Villar Perosa invece sì, proprio nell’anno del centenario. «L’avvocato ci sarebbe rimasto malissimo, anche a proposito di certe dispute in famiglia per la sua eredità. Lui teneva tantissimo alla tradizionale giornata di festa nel loro feudo di famiglia. Amava stare in mezzo ai tifosi, si sedeva anche per terra, sul prato, insieme a loro. Aveva sempre una parola per tutti, pure per noi fotografi». Lei fotografò anche Platini a Tokyo e la strage dell’heysel. «Quella di Platini, sdraiato e sconsolato dopo un gol annullato nella finale di Coppa Intercontinentale, è la foto che mi ha fatto conoscere nel mondo. Quanto all’heysel, molti criticarono quelle immagini che non avrei mai voluto scattare. Ma dovevo fare il mio lavoro: ero a Bruxelles inviato dalla Juve e dal Guerin Sportivo. Soffro ogni volta che le rivedo sul mio pc, dove ho anche le foto scattate a Superga subito dopo la tragedia: le ho dal 1986, quando comprai l’archivio storico di Pasquale Petrone». Come erano Edoardo e Giovannino? «Edoardo non aveva molta voglia di seguire le orme dell’avvocato. Era un simpatizzante granata? Sì, ma lo errano anche Umberto e soprattutto Giraudo. Giovannino era il prediletto dell’avvocato, ho una sua bellissima foto a Villar Perosa mentre si riscalda con Platini». Un’immagine di Andrea, John e Lapo? «Andrea da bambino si metteva dietro alla porta per seguire meglio l’allenamento. Poi andava dal Trapattoni a chiedere di tutto. Era curiosissimo. I suoi cugini sono quelli di una volta. John più posato, sembra distaccato ma ama e conosce tutto della Juve. Lapo scatenato, tifoso da curva senza peli sulla lingua».
  2. Agnelli e la Juventus Cent’anni dalla A alla Z Il 24 luglio 1923 Edoardo diventa presidente della società Comincia un’avventura di grandi successi, di straordinari campioni, di partite indimenticabili Sono passati cento anni da quando è iniziata la storia infinita tra la famiglia Agnelli. Un traguardo secolare vissuto tra grandi imprese sportive, storie personali, campioni arrivati a Torino, traguardi raggiunti sul campo ma anche vicende dolorose e polemiche che hanno animato la passione bianconera. A — Avvocato Il soprannome di Gianni Agnelli, laureato in Giurisprudenza senza però l’abilitazione alla professione forense. Ha fatto la storia industriale del Novecento. Senatore a vita, presidente della Fiat e della Juve, icona bianconera. B — Boniperti Bandiera da giocatore e poi da presidente. Convinse l’avvocato a farsi dare per ogni gol una mucca, che lui sceglieva spesso gravida. Eleganza e rigore, ai giocatori diceva: «Si tagli i capelli e torni domani». C — Calciopoli Una delle pagine più buie dello sport nazionale. Lo scandalo nell’estate 2006 costò la retrocessione in Serie B e gli scudetti del 2004-05 e 2005-06. Fine della triade Moggi-giraudobettega. D — Del Piero L’ultimo grande idolo. Ha unito la generazione dell’avvocato a quella di Andrea Agnelli. L’uomo dei record di presenze (705) e gol (290) in bianconero, capitano dal 2001 al 2012. Come lui nessuno mai. E — Edoardo Il 24 luglio 1923 il cavaliere Edoardo Agnelli — figlio del senatore Giovanni, il fondatore della Fiat — diventò presidente della Juve subentrando a Gino Olivetti. Morirà a 43 anni, tranciato dall’elica del suo idrovolante. F — Fiat Il marchio della famiglia Agnelli, legato indissolubilmente alla Juve. Nel 2014 diventa FCA, dopo la fusione con Chrysler Group. Nel 2021 Fca si fonde quindi con Psa, dando vita all’attuale Stellantis. G — Giovannino Primogenito di Umberto, nipote di Gianni. La sua «palestra» è la Piaggio. Destinato a essere l’erede designato della famiglia più potente d’italia, muore di tumore nel 1997, a soli 33 anni. H — Halas La famiglia che da 102 anni possiede i Chicago Bears di football americano (la patron, Virginia Halas, oggi ha 100 anni), l’unica grande proprietà sportiva con una storia più lunga di quella tra gli Agnelli e la Juve. I — Imprinting La famiglia Agnelli ha cercato di trasmettere i suoi codici di generazione in generazione. Capacità imprenditoriali, carisma, stile e amore sfrenato per la Juve. Questione dinastica di sangue. L — Lapo e John I fratelli Elkann, così vicini e così lontani. La passione e la ragione. «Siamo molto uniti nella nostra diversità», così Lapo smentisce presunti dissidi fraterni riguardo la gestione della Juve e della Ferrari. M — Mantra Lo slogan di Edoardo Agnelli: «Ricordiamoci che una cosa fatta bene può essere sempre fatta meglio». Il motto di Boniperti: «Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta». N — Nomignoli L’avvocato amava dare soprannomi. «Se Baggio è Raffaello, allora Del Piero è Pinturicchio». Alex poi diventò anche «Godot», Boniek era invece «bello di notte» e Gentile «Gheddafi». O — Orologio Gianni Agnelli lo portava sul polsino. E poi la cravatta sopra il pullover, i jeans Levi’s, il piumino smanicato, le scarpe Tod’s con i pallini sotto la suola e gli scarponcini ortopedici marroni. P — Platini Gianni Agnelli si impose su Boniperti per portare Le Roi a Torino. Così l’avvocato: «Platini lo abbiamo preso per un tozzo di pane, poi ci abbiamo aggiunto molto caviale ma se lo è meritato». Q — Quinquennio Fu d’oro quello dal 1930 al 1935, quando la Juve di Combi, Rosetta e degli oriundi conquistò cinque scudetti consecutivi. Primato superato dalla Juve di Andrea, nove tricolori di fila dal 2012 al 2020. R — Ronaldo L’ingaggio nell’estate 2018 di CR7, per 117 milioni più 31 annui di stipendio, per molti è l’inizio della fine dell’era Andrea Agnelli. Diceva bene l’avvocato: «La maglia deve contare più dei nomi». S — Sivori «El Cabezon», talento ribelle. Battezza un’era di Palloni d’oro bianconeri. I suoi successori sono Paolo Rossi, Michel Platini, Roberto Baggio, Zinedine Zidane, Pavel Nedved e Fabio Cannavaro. T — Tragedie Tre su tutte. La strage dell’heysel, il 29 maggio 1985 a Bruxelles persero la vita 39 persone. E le morti premature del 36enne Gaetano Scirea nel 1989 e del 23enne Andrea Fortunato nel 1995. U — Umberto Nel 1955 diventa presidente della Juve a 21 anni, rimanendo in carica fino al 1962. Dal 1959 al 1961, il Dottore presiede anche la Figc. Suoi gli ingaggi di Sivori e Charles, sua l’idea della stella sulle maglie. V — Villar Perosa Il feudo degli Agnelli dal 1853, quando la famiglia si regala una villa settecentesca. Nel 1959 la prima sfida tra Juve A e Juve B. Niente vernissage nell’estate del centenario, con buona pace della tradizione. Z — Zoff Portiere e poi allenatore bianconero, capitano azzurro al Mundial 1982. Tacconi nel 1984 si lamentò di non averlo più come preparatore. L’avvocato: «Ho letto che le manca Zoff, sapesse quanto manca a noi».
  3. https://www.linkiesta.it/2023/07/juventus-agnelli-cento-anni-storia-calcio-italia/ https://www.guerinsportivo.it/news/il-cuoio/accadde-oggi/2023/07/24-6542201/agnelli_e_la_juventus_100_volte_una_storia_di_famiglia
  4. Per l'Inter si parla di prestito: Mbappe' gli presta i soldi per il mercato e viene a giocare per un anno a Milano, in attesa di andare al Real la prossima stagione
  5. Aspetta, fammi pensare... https://www.dazn.com/it-IT/news/serie-a/chi-ha-vinto-piu-trofei-tra-napoli-e-juve/1kggcj5xqqxn01cwcsao91b8cv#:~:text=La Juve%2C con i nove,seguito ai fatti di Calciopoli.
  6. https://www.contattolab.it/rapporti-tesserati-tifoserie-la-normativa-della-figc-vietato-parlare-con-i-tifosi/#:~:text=Ai tesserati è fatto divieto di avere rapporti con esponenti,a rapporti con la tifoseria
  7. I tifosi dell'Inter chiederanno a Cuadrado di tuffarsi con entusiasmo nella nuova avventura
  8. Vediamo quale sarà il nostro di centravanti Comunque sembra che gli arabi offrano 40 milioni l'anno a Lukaku
  9. ma non c'è nessuna squadra araba che gli offre dieci milioni all'anno?
  10. Promesso sposo? Ma prima del matrimonio almeno dimagrisce un po' per entrare nell'abito?
  11. A quel prezzo volendo la Fiorentina tra due anni potrà fare una plusvalenza facile facile
  12. Giuntoli non sarà l'uomo dei georgiani, ma da lui mi aspetto un uzbeko, o almeno un armeno
  13. https://www.tuttojuve.com/altre-notizie/de-paola-su-sportitalia-com-le-offese-a-giuntoli-nascono-da-un-tifo-che-nasce-dall-odio-650522
  14. <<Vi spiego il Fair Play» «ADDIO SPESE PAZZE UN TETTO UGUALE PER TUTTI I CLUB » di Fabio Licari · 7 lug 2023 Il dirigente Uefa Andrea Traverso: «Non credo che l’Arabia sia un problema. Non oggi almeno. Preoccupano di più la polarizzazione e la concentrazione di risorse in paesi che dominano il mercato e attraggono i miglior talenti». Andrea Traverso non lo dice, ma è la Premier il “problema”: un fatturato che consente spese sempre più alte, impossibili per altri. L’Uefa studia misure per ridurre questa forbice che può annullare la competitività. Traverso, direttore della Sostenibilità Finanziaria, è l’architetto del nuovo Fair Play che, dopo un anno, ha introdotto novità per bloccare plusvalenze finte e altri espedienti di finanza creativa. ► Il tanto criticato Fair Play… «Non tutti l’hanno capito, ma il nuovo regolamento è molto più rigoroso. Con attenzione particolare a debiti e costi. Non concede più scappatoie, ha controlli più attuali su debiti, deficit, spese, plusvalenze, prestiti, ammortamenti e, presto, forse, introdurrà un limite assoluto alle spese. Lo hanno chiesto leghe, federazioni, giocatori e club per far fronte alle spese pazze». ► Le italiane? «Sono quelle che devono stare più attente, ma quest’anno c’è stata una presa di coscienza. Lo scudetto l’ha vinto il Napoli dalla gestione esemplare. Alcune (Milan, ndr) hanno intrapreso con ottimi risultati un cammino virtuoso. Altre (Juve e Inter, ndr) sono un po’ in ritardo, ma hanno cominciato il risanamento controllando i costi. La Roma ha detto che forse sforerà alcuni parametri del settlement e pagherà una multa invece di vendere. I controlli saranno a ottobre». ► Il discorso Juve è complesso. «L’inchiesta è in corso. In caso di sanzioni, probabile che il settlement sia rivisto o interrotto». ► La nuova regola sulle plusvalenze è per la Juve? «No, è che in Italia le plusvalenze pesano di più, il 20 per cento del fatturato contro l’11 in Premier, il 7 in Spagna, il 6 in Germania. Intendiamoci: non hanno niente di sbagliato se sono vere e non artificiali, solo per gonfiare i bilanci. Scritture contabili che non generano soldi e spostano il problema nel tempo. Richiedono ammortamenti più alti che richiedono plusvalenze e via così... La palla di neve che diventa valanga». ► La pacchia è finita? «Con la nuova norma rigorosa, ispirata a una decisione della Borsa portoghese e alle indicazioni della Consob, non c’è più plusvalenza nel semplice scambio: se fai un “baratto”, iscrivi il nuovo giocatore allo stesso valore di bilancio di quello ceduto. I revisori sono più responsabilizzati: per giustificare un’eventuale plusvalenza, dovrebbero dimostrare un valore diverso. Ma oggi non esistono basi scientifiche per farlo. Se invece c’è uno scambio con saldo in denaro, la plusvalenza è proprio il denaro». ► Basta ammortamenti lunghi tipo Chelsea... «Saranno al massimo quinquennali. Se un club vuole farli in dieci, perché la legge nazionale lo permette, dovrà preparare un altro bilancio per l’Uefa. Ma non si può intervenire sul passato». ► Novità anche sui prestiti... «Se un giocatore è prestato a un valore inferiore rispetto a quello di bilancio (diciamo 7 milioni contro 15 di ammortamento), il club dovrà valutare se fare una svalutazione. Così evitiamo prestiti di comodo tra società dello stesso gruppo. Fatti salvi, però, casi tipo uno reduce da un infor ► Come va il nuovo Fair Play? «Vediamo a ottobre, con la prima verifica del periodo gennaio-dicembre 2023. Avremo dati ufficiali fino a giugno e una stima credibile del secondo semestre. Se c’è violazione, tra gennaio e marzo ’24 arriveranno le multe». ► Che sono ormai predefinite… «Quelle economiche, per le spese, sì: sono legate a una griglia progressiva, dal 10 al 100% dello scostamento. Poco spazio a discrezionalità dei giudici e quindi a polemiche. Se la violazione è grave, si aggiungono quelle sportive, da valutare di caso in caso. E attenzione: ci sono tre parametri da rispettare, potrebbero esserci tre sanzioni per deficit, debiti e spese». ► Ricapitoliamo i parametri? «Il deficit non può superare i 60 milioni. Le spese per stipendi, agenti e mercato non possono andare oltre il 70% del fatturato (un salary cap globale, ndr). Si arriverà a regime per gradi: 90% nel ‘23, 80%nel ‘24 e 70% nel ‘25. I debiti si pagano in 90 giorni. In più, se il capitale diventa negativo, va recuperato del 10% all’anno. I settlement di Milan, Juve, Inter e Roma riguardano solo il deficit: se non fossero in regola con debiti o costi, sarebbero sottoposti a nuova procedura». ► Gli arabi danno una mano… «Sì, dal punto di vista del Fair Play portano liquidità e aiutano i club con soldi veri, a patto di non darli a un solo mercato o a una sola squadra che sarebbe sospetto. Alle loro cifre non c’è neanche un problema di inflazione per l’Europa: se offrissero 10 invece di 7, spingerebbero in alto gli stipendi, ma offrono 30 e nessuno può seguirli» ► Il “problema” è la Premier… «La concentrazione e la polarizzazione possono diventare un problema per la competitività, spingono altri a rischiare di più, e il modello alla lunga non è più sostenibile. Tutti gli stakeholder pensano che qualcosa vada fatto. Un gruppo di lavoro sta studiando un progetto, anche la Ue è coinvolta. L’idea è fissare dal 2025-26 un tetto massimo di spesa assoluto per squadra (tra stipendi, trasferimenti e agenti) che andrebbe ad affiancare la regola del 70%. Tra i 400 e i 500 milioni, tenendo conto del fisco diverso tra i paesi. Sarà un freno alle spese pazze, una redistribuzione dei giocatori».
  15. Gli mette una testa di cavallo nel letto e quello vedi che firma subito
  16. Bel centrocampo di M***A anche quest'anno spero in qualche colpo di fantasia di Giuntoli
  17. OT: ma che scenografia del menga è quella?
  18. Il suo grande successo sarà l'organizzazione degli Europei in Italia
  19. «Devo tutto a Trap Ero una scarpone che correva tanto La Juve? Che favola» Di Fabio Bianchi 1 lug 2023 La coincidenza è sorprendente: Geppetto intercettato “dentro” il suo mondo antico. «Ho appena finito di installare delle finestre». Moreno Torricelli di nuovo falegname, lavoro con cui da ragazzo si guadagnava da vivere nei dilettanti. E finì in cima all’Europa con la Juve. Una favola dei tempi moderni. Chiamato a ricordare, Torricelli riempie il racconto con risate ed entusiasmo. «La mia è una storia eclatante. Tanti giocatori sono cresciuti in grandi club, altri hanno fatto la gavetta. Io in un mese sono passato dalla Caratese, Serie D, al debutto con la Juve a Monaco con il Bayern per l’addio di Augenthaler». Come andò? ▶ «Mi volevano alla Pro Vercelli, che aveva vinto la D, ma già stavo parlando col Pavia in C1 e dissi di no. Un dirigente della Pro mi disse di aspettare e mi portò a giocare contro il Verona, in B. Marcai Fanna e feci una bella impressione: mi convocarono per fare un’amichevole con la Juve. Io pensavo contro la Juve. Invece… Per volere di Trapattoni ne giocai tre. E da lì è nato tutto. Era il giugno del ‘92». Com’era la storia della foto? ▶ Ride di gusto. «Ero ancora in prova e la Juve stava per andare in tournée in Giappone. Sapevo che Salvatore Giglio stava facendo le foto ai giocatori per il passaporto, se ti chiamava saresti partito e dunque eri nella rosa. Lo tormentavo ogni giorno: “Allora Salvatore, sai qualcosa, quando tocca a me? Mica poteva andare a chiederlo al Trap». La foto è arrivata, e anche il contratto. ▶ «In tournée ci andai senza. Lo firmai in bianco, dopo la classica Juve A-Juve B di Villar Perosa, sul cofano di una macchina dietro gli spogliatoi. Passai da un milione e 200 mila lire a 80 milioni. Ma a me interessava solo il sogno di giocare nella Juve». ▶ I campioni l’hanno accolta con la puzza sotto il naso? «All’inizio c’è stata questa paura. Dovevo entrare in questo nuovo mondo pieno, si diceva, di calciatori viziati e un po’ stronzi. Per tacere del passaggio da partite con massimo 200 tifosi a stadi da 60 mila. Qualche lacrima è scappata. Ma sono stato fortunato. Anche ora incontro persone che giocano nei dilettanti e che mi dicono di essersi ispirati a me: se ce l’ha fatta lui, posso farlo anch’io». Ma si deve trovare un Trapattoni, no? ▶ «Eh sì, San Giovanni. Un secondo padre. Poteva far giocare De Marchi, più pronto ed esperto e invece ha scelto me come titolare. Mi parlava in dialetto, mi chiamava legname. Ad allenamento finito, mi teneva a migliorare il sinistro perché avevo una zappa al posto del piede. Lo faceva anche con Conte». Ha vinto tutto con lui e con Lippi. ▶ «La Champions, che cavalcata fantastica. La finale con l’Ajax è stata la mia partita più bella. Sono stato tra i migliori in campo. E pensare che agli inizi con Lippi ho rischiato di chiudere. Mi ha beccato a fumare negli spogliatoi. Un’abitudine, ma non sapevo che erano cambiate le regole. Mi fa una sfuriata davanti a tutti: non la prendo bene, litighiamo. Per fortuna dopo ci fu la pace, stavo finendo alla Roma». ▶L’avversario-incubo? «A quei tempi in A giocavano i migliori, non era mai facile. Nelle provinciali trovavi Hubner, Protti, pure Inzaghi all’Atalanta. Il più forte? Senz’altro Ronaldo. Impressionante. Con qualche stecca marcavi anche lui, eh, ma si vedeva la sua superiorità. Invece credo di essere stato l’incubo di Asprilla: fortissimo, ma con lui facevo prestazioni super». Dopo la Juve, Fiorentina e chiusura all’Espanyol. Scelte curiose no? ▶ «Per uno juventino, la Viola sì. Ci ho pensato un po’, avevo ancora due anni di contratto ma sapevo che la Juve puntava su altri e a Firenze c’era il Trap: glielo dovevo. Sono stato benissimo. Poi la Fiorentina è fallita e ho scelto un’esperienza diversa, molto positiva». Che giocatore era e a chi assomiglia? ▶ «Ero uno scarpone, tra virgolette, che correva tantissimo. Un giocatore normale che aveva la qualità di non mollare mai. Posso dire che mi piace tanto Di Lorenzo, che ha fatto una carriera a tratti simile alla mia ed è arrivato a traguardi importanti. E poi Dimarco, che all’Inter sta facendo grandissime cose». Archiviata la favola, cosa ha fatto? ▶ «Ho seguito il corso allenatori e ho guidato la Settignanese. Poi i giovani della Fiorentina e Lega Pro con Pistoiese e Figline Valdarno. Non andavo male, mi chiamò il Crotone, in B, ma poi ho avuto la disgrazia di mia moglie (morta di leucemia, ndr) e non me la son sentita di tormentare i miei tre figli con gli spostamenti. Ho scelto la famiglia. Poi diventa difficile rientrare, finisci nel dimenticatoio. Sono stato fortunato da giocatore e meno in altro. Ma è la vita e bisogna adeguarsi e reagire». E ora è di nuovo falegname? ▶ «Anche. Dieci anni fa mi son trasferito a Lillianes, vicino Gressoney, con la mia fidanzata Lucia. Tramite la Juve sono entrato in un gruppo della Ranstad, agenzia di formazione, che si chiama “Allenarsi per il futuro”. Si trattava di andare a parlare coi ragazzi nelle scuole e coi manager nelle aziende portando la metafora dello sport. Facevamo formazione, team building. Mi gratificava mandare messaggi positivi ai ragazzi, che sono il futuro. E la mia storia aiuta. Purtroppo, il Covid ha bloccato tutto. Ora stiamo ripartendo. Nel frattempo, aiuto un falegname del paese che mi ha chiesto una mano. Mi piace. E non ho dimenticato come si fa».
  20. L'imboscata di Andrea Bosco https://www.tuttojuve.com/il-punto/l-imboscata-nessuna-fiducia-in-proprieta-dirigenza-allegri-e-molti-giocatori-caro-elkann-la-storia-di-agnelli-non-si-cancella-e-se-il-tar-desse-ragion-649492
  21. andrea

    Timothy Weah

    Almeno con l'acquisto di Weah, che non conosco, abbiamo dimostrato un po' di fantasia, evitando uno dei soliti cavalli di ritorno spompati
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