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andrea

Tifoso Juventus
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  1. L’URUGUAY VOLA IL SUO CT ACCUSA «STANNO TOGLIENDO IL CALCIO AI POVERI» L’argentino ha trasformato la Celeste, solida in difesa e pungente in attacco: eliminato il Brasile, ora la Colombia di Alex Frosio · 9 lug 2024 Pazzi di Bielsa, più che Bielsa pazzo. Il soprannome gli è rimasto appiccicato addosso e forse sarebbe pure il momento di trovargliene uno più adatto. Perché Marcelo Bielsa è tutto fuorché “Loco”. «Mi chiamano così solo perché alcune risposte che ho formulato per risolvere delle situazioni non corrispondono a quanto la gente sia abituata a sentire». Altro che folle: lucido, lucidissimo. In panchina e davanti ai microfoni. Il suo Uruguay è in semifinale di Coppa America dopo aver eliminato – e gettato in crisi profonda – il Brasile ai calci di rigore, dopo peraltro averlo già battuto nelle qualificazioni mondiali sudamericane in cui la Celeste è dietro solo all’Argentina. Ora affronterà la Colombia di un altro ct argentino, Nestor Lorenzo, ultimo ostacolo prima della possibile (probabile?) convergenza proprio con la “sua” Albiceleste, con cui nel 2004 perse ai rigori la Coppa America contro la Seleçao, oppure con il Canada di Jesse Marsch, che fu il suo successore al Leeds, l’ultimo club da allenatore - anche lì erano pazzi di lui - prima di approdare sulla panchina dell’altra sponda del Rio de la Plata. La filosofia Arrivato a Montevideo nel maggio 2023, il Maestro di Rosario ha trasformato l’Uruguay. Ha instaurato pressing alto e verticalizzazioni veloci in un calcio che invece era devoto alla “garra charrua” e abituato alla resistenza, al lancio lungo, alla lotta centimetro su centimetro: «Il calcio è essenzialmente avere il pallone più che cercare di recuperarlo – ha spiegato Bielsa – e il nostro obiettivo è avere il pallone. Vogliamo giocare nella metà campo avversaria e non nella nostra, perché se giochi lì hai il dominio della partita: chi lo fa, crea più occasioni e soffre di meno». Con questi concetti, la Celeste è per ora l’unica squadra ad aver battuto l’Argentina da quando si è laureata campione del mondo (e in trasferta, non succedeva da 36 anni). E sta facendo strada in questa Coppa America grazie alla solidità difensiva e alla “contundenza” offensiva: ha fatto fuori gli Stati Uniti padroni di casa e ora il Brasile. Anche recuperando per necessità un po’ di “vecchio” Uruguay, con pierna fuerte, soprattutto dopo il rosso a Naitan Nandez per un intervento su Rodrygo che troverebbe posto nel codice penale. Non ci sarà in semifinale, il centrocampista del Cagliari, come il centrale difensivo Ronald Araujo, infortunato. «Abbiamo vinto alla uruguaya perché sono i giocatori a tracciare il profilo della squadra», ha detto Bielsa. L’accusa sociale Le parole più dense però il ct della Celeste le aveva pronunciata alla vigilia del match con il Brasile: un’autentica accusa “sociale” che sarebbe piaciuta a Maradona. «Essenzialmente il calcio è di proprietà popolare, perché i poveri hanno poche possibilità di accedere alla felicità, visto che non hanno i soldi per comprare la felicità. Quindi il calcio, essendo gratuito, è di origine popolare, una delle poche cose di cui possono godere i poveri. Ma ormai non ce l’hanno più, perché giocatori come Endrick se ne vanno a 17 anni, una volta i sudamericani andavano in Europa ma prima crescevano qui. Ripenso al San Paolo campione del mondo (che batté il Newell’s del Loco in Coppa Libertadores, ndr): allora tutti i giocatori della nazionale giocavano nel campionato locale. Il calcio è in un processo di decrescita. Sempre più persone guardano il calcio che però è sempre meno attrattivo, perché non è privilegiato ciò che ha reso questo gioco il primo al mondo. Alla fine, quel processo viene interrotto: se lasci che molte persone lo vedano, ma non ti assicuri che ciò che mostri sia piacevole, ciò favorisce il business, ma a che prezzo? I giocatori che meritano di essere ammirati sono sempre meno, il gioco sarà sempre meno bello da vedere. Il calcio non sono 5 minuti di azioni, è molto di più: è un’espressione culturale, una forma di identificazione». Direste ancora che è pazzo, quest’uomo?
  2. «Bella rivoluzione! Punto sul gioco di Thiago Douglas come Jugovic» «Thuram è una scommessa alla... Giuntoli Chiesa via? La Juve ha sempre ceduto i big» di Filippo Cornacchia TORINO · 9 lug 2024 Koop la ciliegina del mercato? È forte, però non è una star alla Zidane Abraham come vice Vlahovic? Io prenderei Fullkrug della Germania «Mi intriga la nuova rivoluzione epocale che sta cercando di fare la Juventus». Massimo Mauro, sul tetto del mondo con la Signora nel 1985 assieme a Michel Platini, aspetta la fine del mercato - e le prime partite - per capire se i bianconeri saranno la vera rivale dell’Inter, ma intanto è sorpreso positivamente dalle prime mosse di Giuntoli. A partire dalla scelta di affidare il nuovo corso a Thiago Motta. ► Cosa le piace di più del tecnico della Juventus? «Thiago Motta ha abbinato la qualità del gioco ai risultati nella straordinaria cavalcata Champions vissuta alla guida del Bologna. Apprezzo la sua voglia di segnare un gol in più degli avversari e di subirne come minimo uno in meno. Bella la scelta della Juventus di riprovare una nuova via, un po’ come è successo con Sarri». ► A Sarri non bastò la vittoria dello scudetto per proseguire l’avventura alla Juventus… «Nelle persone il dna non si può cambiare, vedremo se invece nel calcio è possibile. Io condivido il nuovo tentativo rivoluzionario della Juventus, la scelta di Thiago Motta e la voglia di puntare anche sulla qualità del gioco». ► Rivoluzione nelle idee e anche negli uomini. La Juventus ha già acquistato tre giocatori: Douglas Luiz, Di Gregorio e Khephren Thuram. Un buon inizio? «Quando si apre un nuovo ciclo, è giusto cambiare molto. È sempre stato così, nel calcio. Senza nulla togliere a chi c’era prima, credo che la Juventus avesse bisogno di aria nuova per ricreare entusiasmo. Giuntoli ha già dimostrato a Napoli di essere un bravo dirigente, ha conquistato uno scudetto storico. Adesso vuole ripetersi alla Juventus, dove però c’è una differenza: lottare per vincere il campionato deve essere la normalità, a Torino. E invece negli ultimi anni i bianconeri non sono mai riusciti a contendere il titolo alle rivali». ► Bastano Douglas e i primi acquisti per raggiungere l’Inter campione d’Italia? «E’ ancora troppo presto per questi discorsi. L’Inter ha festeggiato l’ultimo scudetto e partirà di diritto in pole position. Vediamo come finisce il mercato e soprattutto se Thiago riuscirà a riprodurre le idee viste a Bologna anche a Torino. Più che su un giocatore in particolare, punto sul gioco di Motta. Detto questo, Douglas Luiz è un gran bel colpo». ► Da ex centrocampista, quale qualità di Douglas Luiz apprezza maggiormente? «Il brasiliano è un centrocampista affidabile, consistente. E sono questi i giocatori che servono per costruire una squadra vincente». ► Chi le ricorda Douglas Luiz? «E’ un mix di quantità, qualità e senso del gol: nella scorsa stagione è andato in doppia cifra con l’Aston Villa tanto nelle reti quanto negli assist. A me ricorda un po’ Jugovic. Speriamo sia di buon auspicio. Vladimir ha un ruolo speciale nel cuore dei tifosi bianconeri grazie al rigore decisivo nella finale di Champions contro l’Ajax». ► Oggi sarà il giorno di Thuram Jr: arriverà dal Nizza per 20 milioni più bonus. Impressioni? «E’ una bella scommessa, di quelle che Giuntoli ha vinto spesso a Napoli. Penso a Kim, Kvaratskhelia, Anguissa… Il presidente De Laurentiis non attribuisce grandi meriti a Giuntoli per quei colpi, ma il d.s. era lui, no?». ► L’altra novità è in porta: Di Gregorio prenderà il posto di Szczesny. La convince il cambio? «Di Gregorio ha dimostrato il suo valore nel Monza, ma diciamo che la porta della Juventus è… più grande. Dovrà essere bravo a capire subito le differenze e a non far rimpiangere Szczesny». ► Koopmeiners può essere la ciliegina del mercato bianconero? «E’ un bel giocatore, abbina corsa, tecnica e gol. Sarebbe utile e prezioso, però non parliamo di una star alla Zidane». ► Motta vorrebbe confermare Soulé. L’argentino è pronto per essere protagonista nella Juve? «Soulé ha mostrato colpi importanti a Frosinone e ha segnato 11 gol, che però non sono stati sufficienti per evitare la retrocessione in Serie B. Va provato, ma non è facile dire adesso se potrà fare la differenza alla Juventus». ► Chiesa sembra sempre più lontano dai bianconeri: il contratto scade nel 2025 e per Thiago Motta è uno dei giocatori sacrificabili. Stupito? «No, perché la storia della Juventus è fatta anche di cessioni illustri: da Zidane in giù… L’importante è vendere bene e ricomprare meglio». ► Con la Roma, attenta alla situazione di Chiesa, si è parlato anche di Abraham: l’inglese potrebbe essere una buona soluzione come vice Vlahovic? «Io prenderei più Fullkrug, il centravanti della Germania e del Borussia Dortmund».
  3. MOTTA sprinta EUFORIA THIAGO VISITE E MERCATO AVANTI TUTTA PER KOOP E TODIBO di Fabiana Della Valle TORINO · 9 lug 2024 Primo giorno per il nuovo allenatore, che è stato accolto dall’entusiasmo dei tifosi Summit con Giuntoli: mediana e difesa le priorità Il primo giorno è sempre un po’ speciale, un frullato di emozioni e nuove sensazioni che ti restano dentro. Thiago Motta si è presentato al J Medical in maglietta e pantaloncini d’allenamento, anche se in realtà le sedute della Juventus inizieranno solo domani alla Continassa, con il primo giorno di ritiro e l’inizio ufficiale della nuova era. Thiago si sente un uomo di campo e così vuole essere percepito, dai suoi giocatori e dai tifosi, che ieri erano un centinaio ad accoglierlo per le visite. Maglie da autografare, selfie e qualche richiesta un po’ più impegnativa, come «Portaci lo scudetto» e «Facci sognare in Champions». Sorrisi e disponibilità totale da parte del nuovo allenatore, che forse non s’aspettava tanto entusiasmo fin da subito. Il popolo bianconero, intristito da tre stagioni grigie (impreziosite solo da una Coppa Italia), spera che Motta possa riportare la Signora ai livelli che le competono, ricominciando anche a divertire. «Sono molto felice e i tifosi mi hanno già trasmesso la voglia di iniziare. Sono in un posto meraviglioso per lavorare, questa squadra è storica, faremo un grandissimo lavoro insieme. Sarà una stagione impegnativa, daremo tutto sul campo per essere orgogliosi»: queste le sue prime parole raccolte dallo Juventus Creator Lab. Koop e Todibo le priorità Ad aspettarlo al JTC c’era Cristiano Giuntoli, che oltre a dargli il benvenuto ne ha approfittato per fare il punto sulle questioni di mercato. Qualcosa è stato fatto (e non di poco conto: presi il portiere Di Gregorio e i due centrocampisti Douglas Luiz e Khephren Thuram) ma la rosa è ancora da completare. Lo sanno bene sia il d.t. sia il tecnico, che ormai da giorni lavorano in sinergia e sono sulla stessa lunghezza d’onda. Per ora non ci sono nomi nuovi sul taccuino dell’uomo mercato della Signora, ma operazioni da portare a termine. Prima però servirà cedere, perché senza soldi in cassa sarà più complicato fare mercato, soprattutto per investimenti pesanti come quello che serve per convincere l’Atalanta a privarsi di Teun Koopmeiners, centrocampista olandese che per i bergamaschi costa 60 milioni. E’ lui la priorità di Thiago Motta insieme a Jean-Clair Todibo, difensore centrale del Nizza che ha scalato rapidamente le gerarchie dopo l’accelerata dell’Arsenal per Riccardo Calafiori (che l’ex tecnico del Bologna avrebbe voluto portare con sé a Torino dopo l’esperienza comune in rossoblù). Todibo, che ha già dato l’ok al suo trasferimento a Torino, aspetta la Juventus e l’estate scorsa ha ottenuto dal club la pro messa che lo avrebbe liberato in caso di offerta da un top club. Col Nizza Giuntoli ha appena chiuso l’affare Thuram Junior e tornerà presto a trattare per il difensore ( valutato 40 milioni), cercando di strappare un prestito con diritto di riscatto. Nel frattempo si proverà a imbastire un discorso concreto con la Dea: la Juventus parte da 40 milioni, l’idea è di non inserire contropartite. Un aiuto potrebbe arrivare dalla cessione di Federico Chiesa, che piace alla Roma ma si è preso tempo per decidere, o di Dean Huijsen, difensore centrale rientrato dai 6 mesi in prestito alla Roma, che ha estimatori in Premier e in Bundesliga. In uscita ci sono anche Filip Kostic, Arek Milik, Weston McKennie e Daniele Rugani (corteggiato dall’Arabia). Esterni Una volta sistemati centrocampo e difesa, toccherà all’attacco, dove si cercano uno/due esterni: uno se resterà Mathias Soulé, due se l’argentino — che ha molto mercato — dovesse partire. Thiago Motta lo vede bene nel suo tridente ma sa che di fronte a un’offerta convincente (35 milioni) sarà difficile trattenerlo. Il primo della lista è Jadon Sancho dello United, già trattato a gennaio (Giuntoli punta al prestito), ma ci sono anche Karim Adeyemi (Borussia) e Mason Greenwood (United). Occhio a Stephan El Sharaawy, che Thiago apprezza più di Tammy Abraham. Il nuovo tecnico in questo primo periodo alloggerà al J Hotel, per stare più vicino alla Continassa, a stretto contatto con Giuntoli. La nuova casa scelta dalla moglie Angela può attendere, ora il mercato viene prima di tutto.
  4. https://x.com/antonio_gaito/status/1810307239594356806?t=_MuqkNoucVaMyRh5BkI8HA&s=19
  5. Branchini: “Meno soldi ai giovanissimi, manca la fame” Giovanni Branchini · 6 lug 2024 Credo che il problema del calcio italiano sia un problema di sistema, come ripeto da più di 10 anni. È da allora che stiamo andando in una direzione sbagliata e pericolosa che non è identificabile in un solo aspetto. Non è il problema degli stranieri, non è il problema dei club che non hanno fiducia negli italiani. È una serie di fattori che non affliggono solo l’italia perché è dimostrato che ci sia una crisi di vocazioni e di talenti anche in Sud America. Guardate che fatica ha fatto l’inghilterra miliardaria, teatro del miglior calcio del mondo. Da quando il controllo del calcio è passato a tutti i livelli a dei politici o a degli affaristi si è perso di vista l’aspetto sportivo. Si è permesso che i peggiori costumi diventassero la norma. Oggi non c’è un giovane calciatore che non viene avvicinato da una mega agenzia che compra la fiducia sua e della famiglia. Una prassi vietata da regole che però non sono fatte rispettare, perché non porta consenso e voti a chi vive solo per essere rieletto e tenere il potere. Questo è un elemento devastante, è il primo anello di una catena di fattori che impediscono ai giovani talenti di affrontare gli anni di crescita con la fame necessaria. Oggi un ragazzino di talento a 16 anni, a 18 ha già una prima macchina da 100 mila euro, un contratto di 4/5 anni con un grande club e con gli sponsor, sa di esser stato valutato 15/20 milioni e dettaglio non da poco, ha già un’influencer nel letto. Come fai dirgli: sei ancora una pippa, devi darti da fare? Lui ti guarda ti dice: ma tutti questi che mi riempiono di soldi e mi dedicano dei titoloni sono pazzi? Ci manca il primo vero grande maestro, il calcio per strada e negli oratori è quasi sparito, vanno tutti a giocare nelle accademie e nei settori giovanili con gente che più di loro vuole diventare qualcuno e per riuscirci deve vincere. E per farlo non costruisce giocatori. A 14 anni non è importate che un ragazzino sappia fare la diagonale, ma che sappia stoppare, calciare, dribblare. Su questo non lavora più nessuno. Avremmo dovuto diversificare le carriere. Chi allena fino a 15/16 anni deve farlo con un unico scopo: formare giocatori che possano ambire alla prima squadra. Invece giocano per vincere. Cominciamo almeno a far rispettare le regole che ci sono. Poi sediamoci tutti attorno a un tavolo: agenti, checché ne dicano, media sportivi e società per uscirne con una serie di principi e degli impegni reali. Fino ad oggi nessuno ha dimostrato mai il minimo interesse per affrontare i problemi e cercare di risolverli. Galli: “Dobbiamo seguire meglio la crescita dei ragazzi” Filippo Galli · 6 lug 2024 L’eliminazione della nostra Nazionale da Euro ’24 ha riacceso il dibattito sul sistema calcio, sulla mancanza di giocatori di qualità con particolare riferimento ai giovani talenti. Un ennesimo atto d’accusa ai settori giovanili che non sarebbero in grado di formare giocatori pronti al salto nel massimo campionato professionistico privando così la nostra massima rappresentativa di un’adeguata possibilità di scelta. E allora quali sono le ragioni per cui i giovani calciatori faticano ad esordire e a giocare con continuità nella nostra Serie A? Se il giovane calciatore è ritenuto all’altezza, l’unica ragione plausibile per non schierarlo potrebbe risiedere nella consapevolezza che, un ragazzo, seppur bravo e talentuoso, abbia comunque la necessità di commettere qualche errore in più rispetto ai colleghi più esperti e quindi più tempo per garantire un rendimento adeguato e costante. Il giocatore ha bisogno di un sostegno che arrivi non solo dal Mister ma anche da tutte quelle figure dirigenziali che hanno peso all’interno del club. Manca una comunione d’intenti nell’accompagnare il giovane, lasciando l’allenatore a pagare le conseguenze di un eventuale insuccesso, ragion per cui quest’ultimo preferisce scegliere giocatori già navigati. Se, al contrario, il giovane o i giovani calciatori non fossero ritenuti pronti dopo il percorso formativo dovremmo cominciare a valutare quale sia l’approccio al lavoro nelle nostre Academy e verificare che le metodologie di allenamento non siano ancora legate a teorie dell’apprendimento e a pratiche ormai superate. Dovremmo di conseguenza chiederci come e da chi vengano formate le figure professionali che lavorano in questo settore. La nostra realtà comprende entrambi gli scenari sopra descritti. Occorre aggiungere la necessità di garantire dignità professionale a chi opera nei vivai e non destinare stipendi che superino a mala pena le spese sostenute. In altre parole dovremmo davvero cominciare a considerare il Settore Giovanile, non un costo, ma un investimento. Ciò significa anche premiare, in modo serio, in termini finanziari, quei club che investono sul territorio provando a portare giocatori dal Settore Giovanile alla Prima Squadra senza alimentare il fenomeno del players trading che coinvolge soprattutto giocatori stranieri. Che ognuno smetta di guardare soltanto al proprio orticello! Zoff: “Non trattiamo da adulti i nostri bambini” Dino Zoff · 6 lug 2024 Oggi in Italia chi ha voglia di iniziare a giocare a calcio ne ha tutte le possibilità. Non è un problema di centri sportivi, di infrastrutture congelate. È che ci sono meno bambini, più opportunità di praticare altri sport e genitori che mettono pressione ai loro figli sin dà giovanissimi. Tante componenti importanti. Faccio un esempio: ai miei tempi eravamo 10-12 friulani in Serie A, di cui tre o quattro in Nazionale. Tolto qualche portiere di adesso, negli ultimi trent’anni non ce n’è stato più uno. E mica mancavano i presupposti: una volta l’unico centro sportivo era la strada. Non a caso i giocatori del nostro campionato provengono sempre più dall’africa, dal Sud America, dove il calcio è ancora spontaneo e popolare. Mettiamoci pure la crisi demografica e il quadro è completo. La nostra Serie A ha ritmi tranquilli, non è la condizione fisica ad averci eliminato. Probabilmente non abbiamo avuto la convinzione mentale e i mezzi tecnici sufficienti. Ci siamo comportati in un modo non consueto per la Nazionale. Penso ai grandi Europei della storia azzurra: a volte il destino ci ha aiutato a vincere, altre volte no. In Germania però siamo stati lontani dall’arrivare a scomodarlo. Nel calcio si può anche perdere, bisogna vedere come. Ora sarà essenziale saperci rialzare. Il calcio di strada da noi non ritorna più, inutile girarci attorno. Abbiamo tanti stranieri, tutti parlano dei giovani come se non li facessimo giocare abbastanza: ridicolo. I club hanno ogni interesse a schierare i ragazzi del vivaio in prima squadra, se non lo fanno vuol dire che non sono ancora all’altezza. Il problema è semplice: abbiamo pochi bambini e li trattiamo troppo presto da adulti. Bisogna ripartire dalla semplicità, dal far divertire i giovani. Non spingerli a ragionare da professionisti già a 10 anni. Facciamoli giocare, senza caricarli di aspettative. E proteggiamo la loro fantasia. Sapete cosa ci diceva Bearzot? “Siamo italiani: perché mai dobbiamo giocare come i tedeschi, gli olandesi o i brasiliani”. Così abbiamo vinto il Mondiale. Abbiamo caratteristiche peculiari, picchi di straordinario rendimento. Torniamo esprimere questo nostro modo di essere. Questa nostra identità. Capuano: “Ci serve un numero massimo di stranieri” Eziolino Capuano · 6 lug 2024 Il calcio va cambiato nelle regole. La prima cosa, la più semplice: nel settore giovanile limitare in maniera drastica il numero degli stranieri. E anche imporre un massimale alle squadre in Serie A nel far giocare stranieri. In questo modo si dà la possibilità di crescere i nostri. Il vero allenatore si adatta ai giocatori a disposizione, cerca di costruire il giovane. Che deve essere prima uomo, e poi calciatore. E il vero giocatore deve affrontare i sacrifici; senza sacrifici non si conosce il parametro della sofferenza e senza quel parametro non arrivi in alto. Bisogna essere meticolosi,* studiare, ed essere persone serie: io non credo nella fortuna, ma solo nella preparazione dei dettagli. In C non ci sono fenomeni, che sfruttano il calcio per fare marketing. Bisogna enfatizzare le caratteristiche dei giocatori: se hai pasta e fagioli e vuoi fare una lasagna ti viene una schifezza. Non si frigge il pesce con l’acqua, però io posso farlo con l’acqua minerale. L’allenatore non è un mestiere come un altro: deve difendere un popolo. E dopo la partita deve spiegarla al barista e al panettiere. Bisogna tornare, tutti quanti, all’essenza del calcio. Questo non è uno sport come gli altri, è lo sport dei poveri, del sentimento. Io dico sempre ai miei ragazzi che devono giocare per quelli che fanno l’amore in macchina perché i soldi per l’albergo li hanno usati per comprare il biglietto della partita. Proprio per quel panettiere, barista, per quelli che aspettano tutta la settimana di vedere la partita. Purtroppo questo è un mondo di gente che si vende per mille euro, nelle serie minori, e per pubblicità o successo in quelle maggiori. È un mondo di mammiferi in uno squalaio. Ma in questo calcio c’è anche la malattia del disquilibrio: persone che si permettono anche in mondovisione di criticare, dopo che hai vinto tutto ma ne hai sbagliata una. Quando fai del bene devi avere una grandissima forza: quella di subire il male. Tutta Italia ha visto Carmine, un tifoso del Taranto di 84 anni in lacrime perché per rifare lo stadio per i Giochi del Mediterraneo gli impediranno di vedere le partite. Abodi e Gravina hanno promesso che non toglieranno lo stadio al popolo tarantino, io spero mantengano la parola. Il calcio è sentimento, e non si può deludere un popolo. Aldo Serena Gli allenatori delle squadre giovanili devono cambiare idee Aldo Serena · 6 lug 2024 La prima cosa che mi viene in mente per aiutare il calcio italiano è quella di lavorare sui settori giovanili. Parto dall’esperienza personale di mio figlio quindicenne che gioca in una squadra dilettantistica in Veneto. Oggi i genitori non si fidano più a lasciare che ragazzi giochino da soli in strada, nelle piazze. Gli oratori sono quasi spariti o comunque sembrano aver esaurito la loro funzione “sportiva”; così la palla passa alle scuole calcio oppure a piccole società, organizzate quasi come club di professionisti: fanno allenare i ragazzi due o tre volte alla settimana (i costi partono da 400/600 euro); gli allenamenti sono prevalentemente di carattere collettivo e lasciano pochissimo spazio alla fantasia dei ragazzi: possesso palla, possesso palla con vincoli specifici (usare solo il piede sinistro o solo il destro, scambi a un tocco, scambi a due tocchi ed esercizi simili). In questo modo, lo spazio della partitella, il momento più atteso dai ragazzi, si riduce a una decina di minuti con porte piccole e quindi nessun tiro in porta, nessun confronto uno contro uno, quasi nessuno spazio ai dribbling. Vedo che c’è un soffocamento della fantasia, chi dimostra di possedere estro e genialità non viene tenuto in considerazione e questo porta a un soffocamento in tempi brevi delle qualità creative dei singoli. Gli allenatori pensano a costruire una squadra organizzata, dove le qualità dei singoli passano in secondo piano e la tattica ha più importanza della tecnica e del divertimento, che dovrebbe essere una prerogativa delle squadre ragazzi: per loro è un modo di affermarsi, di mettersi in luce di sentirsi importanti. Così in Italia abbiamo una grande scuola di allenatori, come ha dimostrato anche l’europeo con cinque c.t. alla fase finale su 24 o il fatto che due coppe europee su tre siano state vinte da tecnici italiani, ma la sensazione che la preoccupazione dei tecnici dei settori giovanili sia più quella di valorizzare se stessi rispetto ad avviare una giusta maturazione dei ragazzi. Oltre a questo, mi preoccupa anche la nuova norma sulla caduta del vincolo che procurerà un grave danno a molte società dilettantistiche. Oggi vivono sulle rette che fanno pagare ai genitori e su quello che incassano quando un loro giocatore fa strada. Se vengono a mancare questi soldi temo che molte società o aumenteranno le rette o rischieranno di sparire. Bisognerebbe fare in modo di ridurre certi sprechi per finanziare queste società. La vera base è questa e quindi bisogna iniziare da qui, con i ragazzi che cominciano a giocare a 8/9 anni con i pulcini. Dovremmo aiutare le società dilettantistiche e preparare gli allenatori a insegnare calcio e non solo tattica, inseguendo il mito della costruzione (o distruzione?) dal basso oppure le mode del momento. Ci vorrebbe un cambio di mentalità, ma vero, non soltanto a parole, con una giusta mediazione tra la voglia di emergere dei tecnici e la volontà di far crescere i ragazzi, privilegiando l’aspetto del divertimento. Non trattiamo da adulti i bambini o da bambini quelli che sarebbero già pronti per giocare ad alto livello, perché le società tendono a non dare fiducia ai giovani, anche se talentuosi. Rivera e Mancini giocavano in Serie A a 16 anni, io ho esordito a 18 a San Siro. Certo oggi i ragazzi sono bombardati anche dai social tra una partita e l’altra, i tifosi non hanno pazienza, la stampa ancora meno, ma le società possono proteggerli e difenderli nella loro crescita. Diamo ai giovani anche il tempo di sbagliare, senza affogarli tra le critiche. E le società seguano quei ragazzi che diventano subito milionari, ma non hanno accanto una famiglia che li sappia aiutare nel momento in cui cominciano a diventare famosi. Insomma, cominciando a lavorare sui bambini e poi sui giovani potremmo risollevarci.
  6. https://x.com/CalcioDatato/status/1808440714566504782?t=tQAv7jonvSr1e43YBxHfxA&s=19
  7. https://x.com/FMonderna/status/1810232244625097148?t=A8ICY1PWnJ_pfpeaX7Sunw&s=19
  8. I fedelissimi del nuovo tecnico Staff innovativo e internazionale Dai due vice ai maghi dei portieri: segreti e curiosità dei suoi sei collaboratori TORINO f.c. · 8 lug 2024 Thiago Motta e i “magnifici 6”. Il nuovo allenatore della Juventus è sbarcato ieri sera sul pianeta bianconero e ad attenderlo nel quartiere generale della Continassa c’erano già i suoi collaboratori. Fedelissimi che hanno lavorato con il tecnico non solo al Bologna, ma già prima, al Genoa o allo Spezia. E con qualcuno il rapporto è nato ai tempi dell’Under 19 del Psg, prima tappa di Thiago in panchina. Staff giovane, innovativo e internazionale. I vice Motta ha due “secondi”. Il primo è Alexandre Hugeux, che l’ha sostituito in panchina a febbraio nel match del Bologna col Sassuolo, quando l’italo-brasiliano era squalificato. Francese, ha conosciuto Thiago ai tempi del Psg. L’altro vice è Simon Colinet, mago della preparazione atletica, che iniziò ad appena 22 anni al Rouen. Ora ne ha 43 e con Motta ha già lavorato al Genoa, allo Spezia, al Bologna e ora alla Juventus. I due si sono conosciuti a Parigi, quando Thiago era ancora calciatore e Colinet il terzo preparatore. Gli altri Flavio Augusto Francisco Garcia, brasiliano e paulista, è il cognato di Motta, avendo sposato la sorella del tecnico, e ha soprattutto il compito di studiare gli avversari da video analyst. Insieme ad Alessandro Colasante, altro match analyst, analizza pure le gare dalla tribuna. Gli ultimi due dei “magnifici sei” sono entrambi preparatori dei portieri: Alfred Dossou Yovo, 40 anni, in Francia è ritenuto il maestro di numeri uno come Maignan e Areola; Iago Lozano, 28 anni, è invece argentino e dopo aver tentato la fortuna tra i pali in Spagna, ha iniziato ad allenare. Prima esperienza nel 2018 al Villarreal, dove era anche volontario della Croce Rossa, poi l’arrivo al Bologna e adesso la Signora.
  9. E per la Signora primo ok di Todibo Si tratta col Nizza Il difensore ha messo in pole i bianconeri e spera di trasferirsi a Torino con Thuram di Filippo Cornacchia TORINO · 8 lug 2024 Un Thuram da seguire (Khephren), uno da marcare (Marcus) e uno da imitare: Lilian. Se la Juventus avanza con fiducia su Jean-Clair Todibo, molti meriti sono del diretto interessato. Il centrale del Nizza, saltato il trasferimento al Manchester United, ha in testa la Signora. Todibo punta a trasferirsi in bianconero come ha già fatto il compagno di squadra Khephren Thuram, in settimana atteso a Torino per visite e firma, con un obiettivo chiaro. L’ex Barcellona vuole sfruttare la Serie A, apprezzata nel mondo come l’università dei difensori, per compiere il salto di qualità confrontandosi con un torneo tattico e con grandi attaccanti: compreso quel Marcus Thuram spalla di Lautaro nell’Inter. Dove finisce la missione, inizia il sogno di Todibo: diventare un degno erede di quel mito di Lilian Thuram, papà di Khephren e Marcus e soprattutto top del ruolo ai tempi del Parma e della Juventus. Per tutti questi motivi, Jean-Clair ha chiesto al suo entourage di aspettare i bianconeri in questa fase dell’estate. La pazienza del 24enne di Cayenne non sarà infinita, ma è già un bel punto di partenza per il d.t. Cristiano Giuntoli. Se negli ultimi giorni il dirigente juventino ha incassato la disponibilità di Todibo, il West Ham ha capito l’aria che tira. E così, dopo aver offerto 35 milioni al Nizza, gli inglesi hanno subito virato su Max Kilman del Wolverhampton, già ufficializzato. Il prezzo Una concorrente in meno per la Juve, ma anche la conferma che il Nizza non intende fare sconti. La società della Costa Azzurra parte da una richiesta di 40 milioni, gli stessi che aveva calato sul tavolo il Manchester United a fine giugno. Affare chiuso e poi fatto saltare dalla Uefa per questioni regolamentari: Nizza e United hanno la stessa proprietà (Ineos) e la prossima stagione saranno entrambe in Europa League. Stessa “famiglia” e medesima competizione: vietato fare affari. Perso un treno, Todibo spera di salire su quello della Juventus. Giuntoli, sfumato Calafiori (diretto all’Arsenal), ha cambiato marcia e confida nei buoni rapporti con i francesi per mettere a segno un altro colpo sulla tratta Torino-Nizza dopo i 20 milioni più bonus investiti per il mediano Khephren Thuram. La Juventus punta sul prestito con dirittoobbligo di riscatto per Todibo, l’alternativa resta il prestito di Kiwior dell’Arsenal.
  10. È ARRIVATO THIAGO GIUNTOLI IN MISSIONE: VUOLE COMPLETARE LA RICOSTRUZIONE JUVE di Fabiana Della Valle TORINO · 8 lug 2024 L’allenatore da ieri sera alla Continassa, imminente il vertice col dt: priorità a Koopmeiners e a Sancho Il grande giorno è arrivato: Thiago Motta è a Torino, mercoledì inizierà ufficialmente la sua nuova avventura in bianconero ma intanto ieri ha messo piede per la prima volta da allenatore della Juventus nella sua nuova casa. Camicia e jeans, è sbarcato a Malpensa prima di cena, accolto dal team manager Matteo Fabris, e poi in macchina verso la Continassa. Motta avrà due giorni pieni prima di partire con gli allenamenti (il 10 è la data fissata per il raduno), che gli saranno utili per visionare le strutture, prendere contatto con un ambiente che non conosce e anche per fare il punto sul mercato con Cristiano Giuntoli. La squadra che Thiago avrà a disposizione mercoledì è lontana da quella che ha in mente: un po’ perché saranno assenti i giocatori che sono stati impegnati con le varie nazionali tra Europei e Coppa America (ma li riavrà presto: tutti i bianconeri sono usciti dalle due competizioni), un po’ perché siamo appena all’inizio del mercato e molto c’è ancora da fare. Giuntoli finora si è mosso bene giocando d’anticipo e regalando al nuovo allenatore un portiere (Di Gregorio) e due centrocampisti (Douglas Luiz e Khephren Thuram). Un buon avvio, ma servirà anche altro per completare il restyling e colmare il più possibile il gap con l’Inter tricolore, con l’ambizione di tornare a competere per lo scudetto. Motta ne è consapevole, idem il d.t. e i due lavoreranno insieme per individuare i tasselli che mancano per ultimare la rosa. Gli obiettivi La priorità resta il centrocampo, il reparto che ha bisogno di maggiori interventi. In cima alla lista c’è sempre Teun Koopmeiners, tuttocampista olandese dell’Atalanta, ma per portarlo a Torino ci vorranno almeno 40 milioni. Iniziare una trattativa con la Dea (che lo valuta 60) sarà la prossima mossa di Giuntoli, ma prima deve cedere per poter fare cassa. Rimanendo alla mediana, resta ancora da sciogliere il nodo Rabiot, che si è preso tempo fino a dopo l’Europeo per decidere, ma appare sempre più lontano dalla Juventus. Dopo il centrocampo si passerà all’attacco: servono esterni per il 4-2-3-1 di Motta, che vuole gente fresca e propensa al sacrificio. Chiesa ha il contratto in scadenza e non è una priorità per l’allenatore, che invece vedrebbe bene uno tra Jadon Sancho (Manchester United), Karim Adeyemi (Borussia Dortmund) e Mason Greenwood (United): contatti già avviati ma operazioni troppo costose al momento. Servirà anche un vice Vlahovic: Thiago è freddo su Alvaro Morata, piace il romanista Tammy Abraham. Mancano poi, nella testa di Motta, un difensore centrale e un terzino. Sfumato Calafiori — sempre più vicino alla Premier — che il nuovo tecnico avrebbe voluto portare con sé da Bologna, si seguono altri profili, a partire da Todibo del Nizza. Gli intoccabili In attesa di nuovi rinforzi, Motta ripartirà da un gruppo di fedelissimi: da capitan Danilo all’altro brasiliano Gleison Bremer, che si ripresenteranno a Torino dopo le vacanze post Coppa America. Alla Continassa il tecnico ritroverà (anche se non subito: pure lui è in vacanza dopo l’Europeo) Andrea Cambiaso, con cui ha condiviso il primo anno al Bologna, altro giocatore su cui punterà forte. L’allenatore apprezza la sua duttilità e da terzino lo vede bene a destra e a sinistra. Infine Dusan Vlahovic, reduce da un Euro 2024 da dimenticare, che Thiago è convinto di poter valorizzare al meglio col suo gioco. In uscita Serviranno le cessioni per fare posto ai nuovi e soprattutto per finanziare gli acquisti. Oltre a Dean Huijsen (piace in Premier e in Germania) nella lista dei partenti ci sono Arek Milik, Filip Kostic, Daniele Rugani, Mattia De Sciglio e Weston McKennie. Mathias Soulé piace a Thiago, ma difficilmente riuscirà a trattenerlo. Da definire la situazione di Wojciech Szczesny, tra Arabia e Monza.
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  12. Capello: «Ma Soulé mai in giallorosso È troppo rischioso» «Io la vedo proprio come Motta, mi terrei il fantasista argentino: ma in ogni caso non lo cederei in Italia, ci sono passato con Davids...» di Filippo Cornacchia · 7 lug 2024 È più dura andare dalla Roma alla Juve: questione di pressioni Io ci sono passato due volte e i tifosi protestarono. Ma adesso è diverso Il mercato riscalda la tratta Roma-Torino. Un percorso che Fabio Capello conosce benissimo. Don Fabio si è trasferito dai giallorossi alla Juventus due volte, prima da giocatore e poi da allenatore. «Tempi e trasferimenti diversi», ricorda il tecnico di Pieris. ► Se ripensa all’estate 1970 e al suo passaggio dalla Roma alla Juventus? «In realtà mi sarei dovuto trasferire a Torino già l’anno precedente. Un tempo non c’erano gli agenti, decidevano tutto le società. A me fu semplicemente comunicato che sarei dovuto andare alla Juventus assieme Landini e Spinosi in cambio di Del Sol, Viganò, Zigoni e Roberto Vieri. I tifosi giallorossi protestarono. Ma quando nel 2004 lasciai la panchina della Roma per quella della Juventus il caos fu maggiore». ► A distanza di 20 anni da quell’estate 2004? «Ero alla Roma dal 1999, avevamo vinto lo scudetto nel 2001 e nell’ultima stagione tornavo a casa arrabbiato perché non riuscivo ad ottenere quello che volevo dalla squadra. Quando succede così, significa che è arrivata l’ora di cambiare per un allenatore. E poi si è presentata la Juventus, una bella occasione». ► È più facile trasferirsi dalla Roma alla Juventus o viceversa? «Passare dalla Roma alla Juventus è più complicato a livello di aspettative». ► Perché? «A Torino vincere è vissuto come un fatto normale. A Roma è cresciuta negli anni la pressione, soprattutto quella delle radio: si passa dall’esaltazione alla depressione molto velocemente in base ai risultati». ► Nonostante la storica rivalità tra i due club, non sono pochi i giocatori che hanno vestito entrambe le maglie: da Peruzzi a Boniek, da Emerson a Pjanic, da Boniek a Szczesny e Dybala... E a volte sono stati anche trasferimenti diretti: i migliori colpi? «Magari mi dimentico qualcuno, ma direi Boniek e Emerson. Zibì si trasferì dalla Juve alla Roma nel 1985. Il Puma mi seguì a Torino nell’estate 2004: grande centrocampista, era il mio punto di riferimento in campo. Emerson aveva una straordinaria personalità, era difficile da superare». ► Adesso Juventus e Roma hanno messo sul tavolo varie idee per provare ad esaudire i desideri di Thiago Motta e De Rossi: Abraham ed El Shaarawy da una parte, Chiesa, Soulé e Arthur dall’altra. Sarebbe stupito di vedere dei nuovi scambi tra le due società? «Mi sarei stupito di vedere Del Piero alla Roma o Totti alla Juve... Qualsiasi altro scambio non mi sorprenderebbe, anche perché i tempi sono cambiati e si accetta più facilmente tutto all’esterno». ► La Juventus valuta Abraham al posto di Milik come vice Vlahovic: lei che ne pensa? «Sono convinto che Abraham abbia le potenzialità per dare qualcosa in più. Può essere una buona idea, ma dipende da come Thiago Motta vorrà gestire Vlahovic e in generale l’attacco. I rinforzi vanno concordati con l’allenatore». ► Come vedrebbe Chiesa nella Roma di De Rossi? «Federico lo vedrei bene in qualsiasi squadra, è un giocatore che ha cambio di ritmo, uno contro uno e salta l’uomo». ► El Shaarawy è al centro delle valutazioni di Thiago Motta, a caccia di esterni per il suo 4-23-1/4-3-3. «El Shaarawy, come abbiamo visto anche all’Europeo, è un esterno che corre e copre, uno che garantisce equilibrio». ► E poi c’è Soulé: Thiago Motta vorrebbe puntare su di lui, ma di fronte a un’offerta importante il sacrificio sarebbe inevitabile per il bilancio e per finanziare la campagna di rafforzamento. «Io prediligo i giocatori di qualità e inventiva. E prima di rinunciare a uno come Soulé ci penserei bene. Ma in ogni caso, eviterei di darlo alla Roma o comunque a una squadra italiana. Lo dico perché ci sono passato con Edgar Davids quando allenavo il Milan...». ► Racconti pure. «Davids non ingranava al Milan, ma che fosse un grande centrocampista era chiaro e lo sapevamo tutti. Proprio per questo volevamo cederlo all’estero e non in Italia. Ma alla fine Davids è andato alla Juventus, ha fatto la differenza e così il rimpianto è stato doppio».
  13. La Signora fa spese a Nizza Dopo Thuram, spunta Todibo Giuntoli si muove per rinforzare la difesa dopo lo stop a Calafiori Riattivati i contatti per il francese, Kiwior rimane l’ alternativa di Filippo Cornacchia Alessandro Grandesso · 7 lug 2024 L’intreccio Mossa bianconera per il compagno di Khephren, atteso a Torino per le visite e la firma Un affare tira l’altro. La Signora ha puntato la Costa Azzurra per lo shopping estivo. Dopo Khephren Thuram, c’è Jean-Clair Todibo nel mirino. La Juventus, ai dettagli per il figlio d’arte (in settimana visite e firma), negli ultimi giorni ha riattivato i contatti per il compagno. Il ritorno di fiamma per il 24enne difensore non è casuale, ma è una sorta di ripartenza dopo l’uscita di scena di Riccardo Calafiori, che punta l’Arsenal. Alla Continassa, dopo attente valutazioni, si sono rituffati sull’ex centrale del Barcellona. E adesso Todibo è più che un’idea per i bianconeri. Nuovi colloqui La Juventus è passata dai sondaggi ad approfondimenti più decisi. I rapporti con il Nizza sono buoni, ma il club rossonero non intende fare sconti per Todibo. Si parte da una richiesta di 40 milioni, gli stessi che aveva messo sul tavolo il Manchester United nelle scorse settimane. Affare chiuso e poi bloccato dalla Uefa per ragioni regolamentari. Nizza e United hanno la stessa proprietà (Ineos) e la prossima stagione saranno entrambe protagoniste in Europa League. Tradotto: vietate le operazioni in famiglia. Todibo ha dovuto fare retromarcia, ma non ha cambiato programmi: vuole provare una nuova esperienza. Sfumato il Manchester United, si è fatto sotto il West Ham. Ma adesso il francese ha messo la Juventus in cima ai propri pensieri. Non a caso gli Hammers hanno acquistato Max Kilman. Una concorrente in meno per Giuntoli che, ora come ora, vorrebbe arrivare a Todibo attraverso un prestito con diritto/obbligo di riscatto. Il tempo e il gradimento del francese giocano a favore della Juventus. Se il Nizza non dovesse aprire a una soluzione creativa, i bianconeri saranno obbligati ad aspettare qualche cessione prima di poter affondare. A partire da quella di Dean Huijsen, valutato 25 milioni e sempre nei radar di Stoccarda, Borussia Dortmund e Bayern. Priorità Juve Nel mercato tutto può cambiare in fretta e Todibo lo ha provato sulla propria pelle a fine giugno, quando si pensava già un giocatore dei Red Devils. Non è scontato che il francese aspetti la Juve all’infinito (il piano B resta Kiwior dell’Arsenal), ma in questo momento l’ex Barcellona vuole dare la precedenza ai bianconeri anche perché è affascinato dalla Serie A. Una buona notizia per la Signora, che prima punta a vendere e a completare la ristrutturazione del centrocampo aggiungendo Koopmeiners (Atalanta) a Thuram Jr e Douglas Luiz.
  14. ABRAHAM- CHIESA LE IDEE CALDE MA SOULÉ ED ELSHA POSSONO DECOLLARE Tra i due club tante possibilità di mercato L’inglese piace a Motta, l’azzurro a De Rossi E ci sono altri incastri... di Fabiana Della Valle e Andrea Pugliese · 7 lug 2024 Grandi manovre sull’asse Juventus-Roma. Se poi diventeranno affari concreti si vedrà, per il momento siamo nella fase «lavori in corso» e chissà che il discorso non possa allargarsi anche ad altri giocatori. Il mercato non è solo calcoli, è pure fantasia. Cristiano Giuntoli ha già dimostrato di averne imbastendo lo scambio a tre con l’Aston Villa per portare a Torino Douglas Luiz, qualcos’altro potrebbe inventarsi con il club giallorosso per sistemare uomini in uscita e accaparrarsi rinforzi all’altezza. Attualmente sul piatto ci sono due attaccanti, Federico Chiesa e Tammy Abraham: il primo ha un contratto in scadenza nel 2025, piace alla Roma e la Juventus è costretta a venderlo senza rinnovo (al ribasso); il secondo è un profilo gradito a Thiago Motta come vice Vlahovic ed è considerato in uscita dai giallorossi. Siamo nella fase delle chiacchiere e una trattativa vera e propria non esiste ancora, ma da un sondaggio può nascere sempre qualcosa di più. Così oltre ai due già citati potrebbero entrare in gioco Mathias Soulé, Arthur Melo e Stephan El Shaarawy per potenziali cambi di maglia tra le due società di cui la storia recente è abbastanza ricca. L’ultimo è stato Paulo Dybala, arrivato da svincolato nell’estate 2022. Tammy Il primo contatto c’è stato per Abraham, attaccante inglese 26enne reduce da un brutto infortunio, che nell’ultima stagione ha giocato solo 321 minuti (segnando un gol). Giuntoli è a caccia di un centravanti di scorta perché dopo Moise Kean (ceduto alla Fiorentina) punta a dare via anche Arek Milik per regalare a Thiago Motta un calciatore più funzionale al suo gioco. La Roma lo valuta sui 30 milioni e non farebbe problemi a cederlo, ma la Juventus, almeno al momento, lo vorrebbe in prestito. Lo stipendio è alto (6 milioni bonus compresi) ma attenuato dai benefici del Decreto Crescita. Gli esterni Ma se Abraham piace alla Juventus, Chiesa e Soulé piacciono alla Roma. Soprattutto il primo, che è un pallino di Daniele De Rossi e che la Juventus ha messo in preventivo di vendere. La Roma ha cercato di capire l’eventuale costo dell’operazione (25 milioni per il cartellino, più 6 di ingaggio al giocatore), ma c’è un ostacolo grande, almeno allo stato attuale: Chiesa intende aspettare e vedere se dovessero arrivare offerte più allettanti, soprattutto dall’estero, di squadre che gli possano permettere di competere a livelli più alti di quelli che gli possono garantire in questo momento i giallorossi (che stanno per impostare un programma triennale). E allora a Trigoria resteranno alla finestra e se Chiesa non dovesse trovare alternative, magari andranno alla carica. A meno che non si decida di virare altrove, esattamente sull’altra fascia, la sinistra, dove invece giostra l’argentino Soulé, che viene dalla bella stagione vissuta a Frosinone. La Roma si era interessata subito dopo la fine della stagione, solo che la Juventus lo valuta tanto (35-40 milioni) e Thiago Motta lo vuole tenere. O, almeno, valutarlo di persona in ritiro per poi capire. In regia Tra gli esuberi di casa bianconera c’è anche Arthur, regista brasiliano, l’ultima stagione in prestito alla Fiorentina (48 presenze e 2 reti). Prima di trasferirsi in viola aveva rinnovato (fino al 2026) riducendosi l’ingaggio. Ora guadagna circa 5,5 netti a stagione e la Juventus sarebbe ben felice di liberarsene, magari anche pagando una parte di stipendio (il brasiliano gode tra l’altro degli effetti del Decreto Crescita). Ai giallorossi è stato offerto nei giorni scorsi, ma ad oggi l’interesse sembra in ribasso e a Trigoria sembrano aver scelto altre strade. Su Arthur, intanto, ci sono anche un paio di club di Premier League, più esattamente l’Everton e il Newcastle. Il Faraone Oltre a un centravanti, la Juve è a caccia pure di un esterno. Finora la sua ricerca si è concentrata sull’estero (già avviati in contatti per Sancho, Greenwood e Adeyemi, tutte operazioni però non economicissime) ma non è detto che uno come Stephan El Shaarawy, nazionale e con la giusta esperienza in Serie A, non possa entrare nella lista. Di sicuro ha caratteristiche gradite al nuovo tecnico bianconero, che per il suo 4-2-3-1 cerca ali veloci e di qualità ma che sappiano anche sacrificarsi. El Shaarawy a Roma sta bene, la considera oramai la sua seconda casa. E ha un rapporto speciale con De Rossi. Il suo contratto scade nel 2025, ma Stephan è pronto anche a diminuirsi l’ingaggio pur di restare ancora. E allora sarà dura portarlo via. Ma nel calcio non si sa mai...
  15. https://x.com/OptaJoe/status/1809663154240057824?t=r1wyvvSjnOfHnp4s6vXt5w&s=19
  16. https://x.com/Noitedecopa/status/1809831188523016462?t=kJoVdKi_z-JjE-5NnGF5dA&s=19
  17. https://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/dopo-dagospia-anche-quot-corsport-quot-mena-401012.htm
  18. https://www.ultimouomo.com/perche-la-juventus-ha-acquistato-kephren-thuram-chi-e-come-gioca/
  19. https://www.ultimouomo.com/spagna-germania-2-1-euro-2024/
  20. https://x.com/mattiamattia/status/1809521725769392147?t=wWSS8JTf8CL2ssd44xIxeQ&s=19
  21. https://x.com/Avv_Bianco_Nero/status/1809297802406592547?t=HeH2RAbiiJTng4d-fLN5Hw&s=19
  22. Perché non era rigore https://www.fanpage.it/sport/calcio/perche-secondo-la-uefa-il-tocco-di-mano-di-cucurella-in-spagna-germania-non-e-mai-rigore/
  23. https://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/azzurri-ci-avete-rotto-ca-hellip-lcio-europei-non-erano-certo-400930.htm
  24. Missione Di Gregorio IL PORTIERE IN VOLO TRA I MITI DELLA JUVE DA ZOFF A BUFFON L’ex Monza raccoglie l’eredità di Szczesny e rinnova la tradizione bianconera dei numeri uno italiani di Filippo Cornacchia TORINO · 6 lug 2024 La Juventus torna a sventolare il “made in Italy” in porta. Michele Di Gregorio è molto più che un semplice acquisto: è una sorta di ritorno al futuro per la Signora. L’ex portiere del Monza è sbarcato quasi in punta di piedi nel pianeta bianconero. Eletto miglior numero uno dell’ultima Serie A, adesso “l’Uomo DiGre” punta a rafforzare la tradizione italiana dei portieri della Juventus. Da Dino Zoff a Stefano Tacconi, da Angelo Peruzzi a Gigi Buffon, soltanto per citare gli eroi più recenti. Protagonisti e leggende tanto in bianconero quanto in azzurro. Di Gregorio erediterà il posto di Szczesny, ma proverà a raccogliere quel testimone che nel corso della storia si sono passati dei veri e propri miti. Se Zoff e Buffon sono diventati campioni del mondo con l’Italia, Tacconi ha vinto tutto con la Juventus e Peruzzi ha alzato l’ultima Champions League bianconera, quella della finale di Roma vinta ai rigori contro l’Ajax (1996). E proprio quest’ultimo, il Tyson juventino, è il portiere che alla Continassa ricorda maggiormente il nuovo rinforzo arrivato dal Monza. Questione soprattutto di esplosività tra i pali. Sogno azzurro La pressione sarà tanta, ma Di Gregorio arriva alla Juventus dopo due grandi stagioni in Serie A con il Monza e una bella gavetta. La prima missione del 26enne lombardo, voluto fortemente da Thiago Motta anche per la sua abilità nel gioco con i piedi, sarà quella di non far rimpiangere Szczesny, per quale si continua a cercare una soluzione lontano da Torino: dall’Arabia Saudita al Monza, possibile destinazione last minute. Di Gregorio sogna anche l’azzurro. Imporsi in bianconero sarebbe il modo più veloce – e sicuro – per entrare nel giro della Nazionale e avvicinarsi a Gigio Donnarumma, uno dei pochi a fare la differenza a Euro 2024. Il primo giorno Pensieri futuri. Adesso Di Gregorio, dopo il lungo corteggiamento bianconero e fresco di visite e firma (investimento da 18 milioni più bonus tra prestito e riscatto), ha in testa soltanto la nuova avventura. «Sto molto bene – ha detto ieri ai canali della Juventus dopo l’ufficializzazione – perché da quando sono arrivato qui alla Continassa ho cominciato a respirare qualcosa di speciale. Prima di venire qui, in tanti mi hanno detto che qui si viene per vincere». Una emozione in più per uno che, dopo le giovanili nell’Inter, è ripartito dalla Serie C. «E’ stato un percorso duro, forse neanche pensando dove sarei potuto arrivare. La Juventus è una emozione forte anche per questo, ma deve essere soltanto un punto di partenza». Di Gregorio, in attesa di esibirsi in partita (il primo test il 26 luglio a Norimberga), si è presentato così a nuovi tifosi, che hanno già iniziato a coccolarlo durante Juventus-Monza di fine campionato. «I miei punti di forza credo siano la reattività, l’esplosività e credo anche l’equilibrio mentale. Voglio migliorarmi e non vedo l’ora di cominciare». Nuovi maestri Di Gregorio è il tassello più importante di quella che in realtà è una vera e propria rivoluzione per la Juventus. Il neojuventino, secondo colpo dell’era Thiago Motta dopo Douglas Luiz, prenderà il posto di Szczesny tra i pali e avrà come vice Mattia Perin (si lavora al rinnovo) e come terzo Carlo Pinsoglio. Ma come preparatore dei portieri, DiGre non troverà Claudio Filippi, dopo più di dieci anni e tanti trionfi spostato al settore giovanile. Toccherà a Dossou Yovo e a Lozano, assistenti di fiducia di Thiago Motta, aiutare Di Gregorio a compiere un ulteriore salto di qualità per avvicinarsi ai miti bianconeri.
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