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andrea
Tifoso Juventus-
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Thiago Motta, mister X della Juventus
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Qua viene fuori che Steven Zhang è il capobastone dell'ndrangheta a Pechino
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Se proprio dovesse mettersi male farà il latitante sull'Aspromonte
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Questo è un messaggio a Marotta
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Obtorto collo https://x.com/ValePieraccini/status/1840679991148720516?t=-cEkKWcKkfIQy9ct5dHtlg&s=19
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Le due vite di Lentini “Se potessi tornare indietro vorrei una ruota al posto di quel ruotino” DI ANTONELLO SETTE · 28 set 2024 Mi piaceva andare in discoteca, come a tutti i ragazzi. Certi piaceri li ho coltivati sin da subito, ma, al di là delle leggende metropolitane nate, cresciute e sparse ad arte, sono sempre stato, nonostante le apparenze, un professionista esemplare. Sempre il primo ad arrivare e l’ultimo ad andar via. Almeno sino a quando…”. La vita di Gianluigi Lentini, conte eletto di Carmagnola, da non confondersi con quello di manzoniana creazione, ma con il sangue palermitano nelle vene, è sospesa fra il talento e l’estro dei predestinati, quel modo spregiudicato, quasi irriverente, di trattare il pallone, gli avversari e il mondo circostante e il ruotino montato a un autogrill dopo che una delle ruote della sua Porsche si era forata. C’è un prima, un dopo e poi un’altra vita, che inizia dopo due giorni di coma e di disperata attesa dei tantissimi che avevano scoperto in quello stesso attimo di volergli bene… “I primi calci a un pallone li ho tirati prestissimo, ma a capire dove potevo arrivare ci ho messo un po’. Avevo otto anni quando ho superato il mio primo, e unico, provino al campo Agnelli, ma, a essere sincero, all’inizio della mia avventura nelle giovanili non è che giocassi tanto. Ero piccolino e faticavo a crescere. Sognavo, come tutti gli altri, ma che non fosse solo un miraggio l’ho pensato solo dai quindici anni in su. E poi, se tutti continuavano a elogiarmi, doveva esserci un perché. Lì ho capito che il calcio che conta era un traguardo accessibile e nella squadra del cuore, il Torino”. Tutto avviene in fretta. A 15 anni capisce, a 17 arriva il debutto in prima squadra… “Assolutamente inaspettato. Il giorno prima avevo giocato una partita al Filadelfia con la Primavera, da applausi, come spesso mi capitava, quando alla fine della partita un dirigente del settore giovanile mi dice che non dovevo andare a casa, ma partire con la prima squadra. Dentro di me ero arrabbiato. La sera sarei dovuto uscire con gli amici e quella convocazione all’improvviso non solo scombussolava i miei piani, ma mi lasciava perplesso. A dieci minuti dalla fine, con il Brescia che stava vincendo 2 a 0, Gigi Radice mi manda in campo. A mo’ di contentino. Le sorti di quella partita persa non potevo certo cambiarle io!”. Gigi Radice, Eugenio Fascetti, Emiliano Mondonico. Tre allenatori, tre personalità carismatiche, tre modi diversi di affrontare il calcio e la vita… “Radice è stato il mio allenatore per poco, quando ero ancora un ragazzo aggregato alla prima squadra. Fascetti era un sergente di ferro con tanto di elmetto in testa. Ho sempre pensato che fosse una brava persona, ma specie con i più giovani era molto duro. Se non rigavi dritto, erano dolori. Una volta avevo detto qualcosa ai giornalisti, che lui non aveva apprezzato. Detto fatto. Il giorno dopo mi ha spedito in tribuna e, successivamente, prendendo a pretesto le mie comprensibili lamentele, mi ha mandato a giocare per quindici giorni con la Primavera”. Poi arriva Mondonico, il suo allenatore del cuore… “È l’allenatore dei miei anni migliori. Lui mi ha fatto sentire importante e io volavo. Comemai prima e come mai più dopo. È l’unico allenatore, con cui ho mantenuto un rapporto di amicizia, di quella vera”. Che cosa le è rimasto di quel Torino? Gioie, ma anche un dolore… “Eravamo partiti dalla Serie B e siamo arrivati al terzo posto in A. Quel Toro è ancora amato dalla gente granata. Il contraltare è l’enorme delusione della Coppa Uefa persa nel 1992, pareggiando 0-0 ad Amsterdam contro l’ajax, dopo il 2-2 dell’andata. Una finale persa senza perdere. Sarebbe stato il primo grande trionfo di una squadra che in Europa non aveva vinto niente. E niente avrebbe vinto dopo. Un’amarezza enorme, che neppure il tempo ha mitigato”. Subito dopo quella finale persa, il Torino del presidente Gian Mauro Borsano si scopre con l’acqua alla gola, sovrastato, com’è, dai debiti. Bisogna vendere e in fretta. Lei viene ceduto per una cifra per quei tempi spropositata al Milan di Silvio Berlusconi. I tifosi si ribellano. “Ero attaccato anima e corpo al Torino e non volevo andare via, ma tutti, genitori, procuratori e amici stretti, mi ripetevano in coro che non potevo rifiutare un’offerta di quella portata. Era una prospettiva nuova quella che mi si apriva. Il mio errore fu di dichiarare pubblicamente che non volevo andare via dal Torino. In quel momento era una promessa sincera, ma è normale che si siano sentiti traditi e sono finito, giustamente, sul banco dei contestati”. Al Milan conosce subito Silvio Berlusconi… “Berlusconi era una persona molto ambiziosa, che non si accontentava di quello che aveva vinto. Aveva il talento del grande motivatore e sapeva coinvolgerti, come nessun altro. A me disse che avevo fatto bene ad andare al Milan perché avrei vinto a mani basse il Pallone d’oro. La storia aveva purtroppo in serbo un altro copione…”. Già, era in agguato la pagina nera dell’incidente stradale, accadutole quando tornava da un quadrangolare agostano, organizzato per festeggiare i cento anni del Genoa. Aveva forato e al posto di una gomma c’era un ruotino. “Al di là di quello che quell’incidente ha comportato per il prosieguo di una carriera, che non è più tornata ai livelli di prima, mi ritengo una persona fortunata. Non sono più stato il campione che tutti avevano conosciuto e apprezzato, ma sono qui a raccontarle la mia storia. Ho fatto altre cose e tante altre ne farò. Sono una persona viva, che ha apprezzato ancora di più il sapore e il valore della vita, dopo quella notte di buio. Dopo essere stato vicinissimo al punto estremo del non ritorno”. A Roma si direbbe che se l’era un po’ cercata, correndo a 200 chilometri all’ora con un ruotino al posto di una ruota… “Non è andata così. Questa è un’esagerazione da effetti speciali. Non andavo a 200 all’ora. Ho pagato la mia gioventù. Certe cose non le capivo. Non avevo letto le istruzioni, quando mi hanno cambiato la ruota. Non sapevo che la velocità massima consentita con il ruotino era di 70 chilometri orari. Andavo piano, ma evidentemente non quanto avrei dovuto. Basta superare i cento all’ora per far sì che il ruotino si surriscaldi e scoppi. Come è accaduto a me. Cosa mi ricordo di quei momenti? Per sei mesi e forse un anno, un attimo mi veniva in mente una cosa e subito dopo dimenticavo tutto. Soffrivo di amnesie continue perché, evidentemente, il mio cervello era stato toccato in qualche punto sbagliato. Del resto, a dirla tutta e sdrammatizzando, forse non era normale già di suo. Rieducazione motoria, assistenza psicologica, compiti a casa. C’è voluto tempo. E tanto impegno, ma almeno come persona ne sono completamente uscito”. Come calciatore, da lì in poi che carriera fu? “Un poco alla volta ero faticosamente tornato in prossimità dei miei livelli. La mazzata spartiacque fu l’esclusione dalla formazione titolare nella finale di Champions persa per 1 a 0 dal Milan a Vienna contro l’ajax. Subentrai a Boban a sei minuti dalla fine. La mia carriera ad alti livelli finisce lì. Il Lentini che era stato non tornerà più. Ho perso le motivazioni e la voglia di soffrire. Ho perso la cazzimma, come dicono a Napoli e senza quella non si va da nessuna parte. Ero arrivato a un certo punto e non avevo voglia di ricominciare da zero, e neppure da tre, per colpa di uno scherzo del destino”. Di lei si è saputo che aveva ripudiato il calcio per il miele… “Il mondo delle api mi aveva sempre affascinato e sono entrato in società con un amico, che faceva l’apicoltore da una vita. Le cose non sono andate come speravo e la passione per le api è finita, forse perché io le cose, se non le conosco e affronto in prima persona, non riesco a farle bene”. C’è un calciatore a cui è rimasto affezionato? “C’è una chat a cui sono iscritti tutti i calciatori del mio Toro, ma quello che mi è rimasto nel cuore è uno che non tutti conoscono. Si chiama Gianluca Sordo, centrocampista ai tempi di Mondonico. Per me è come un fratello”. Lo vede in giro un nuovo Lentini? “La Serie A e gli altri campionati li guardo poco. Se proprio vuole un nome, dico Leão. Ha tecnica, estro e qualità fisiche, che assomigliano a quelle che erano le mie. È discontinuo, ma lo ero anch’io. I giocatori come noi hanno la discontinuità nel loro dna. Dipendono dalla condizione fisica, dallo stato di forma e da quello degli avversari. Non si gioca mai da soli, anche se impera l’abitudine di non tenerne conto. C’è anche uno che ti marca e che magari azzecca la partita della vita”. Ora che anche le api sono uscite dalla sua vita, come passa le sue giornate? “Faccio scouting in giro per il mondo per il Monza di Adriano Galliani e poi gioco a biliardo, che è la mia grande passione. Il ristorante, di cui sono proprietario, non ha solo tavoli dove si mangia, ma anche uno da biliardo, dove si gioca”. Se potesse salire sul treno che all’incontrario va, rifarebbe tutto quello che ha fatto? “Magari esistesse un treno che ripercorre il tempo e ci fosse la possibilità di fare una scelta diversa, magari una sola. Io cambierei il ruotino o meglio vorrei comportarmi in modo diverso, una volta ritrovatomi con un ruotino al posto di una ruota. Quel ruotino non mi è ha portato via la vita, ma dal punto di vista del calcio, che era la mia passione e il mio lavoro, l’ha spezzata in due”.
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[ E. B. A. T. ] Essere Bianconeri a Torino III
andrea ha risposto al topic di Homer_Simpson in Juventus Forum
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Gleison Bremer: lesione del crociato anteriore per il difensore
andrea ha risposto al topic di Morpheus © in Juventus Forum
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Buffon, la parata più bella: nozze da favola con Ilaria Ieri Gigi e la D’Amico si sono sposati nelle colline lucchesi: tra i 200 invitati tanti vip del calcio e dello spettacolo 29 set 2024 Gli ospiti Per il sì della coppia, ecco il ct Spalletti, Allegri, Malagò, Agnelli, la BBC della Juve e la Bellucci Ilaria e Gigi hanno detto sì. La D’Amico e Buffon hanno coronato undici anni di fidanzamento con le nozze, celebrate ieri pomeriggio a Villa Oliva, a San Pancrazio, sulle colline lucchesi. Più che un semplice matrimonio, un ritrovo del mondo del calcio, dello spettacolo e del giornalismo. E non potrebbe essere diversamente vista la coppia: uno dei portieri più forti della storia, ora dirigente della Nazionale, e la famosa giornalista-conduttrice televisiva, in passato a lungo “donna della domenica” di Sky Sport. L’evento è iniziato ieri e si concluderà in giornata nello stabilimento balneare della famiglia Buffon in Versilia. Tanti personaggi del pallone e moltissima Juventus del recente passato. A partire dalla BBC Barzagli-BonucciChiellini, che con Buffon ha scritto pagine di storia del club bianconero, ma anche il presidente del ciclo dei 9 scudetti Andrea Agnelli, l’ex allenatore juventino Massimiliano Allegri e il suo fidato vice Marco Landucci. Tra i testimoni di Gigi, ecco Alessandro Nista: compagno ai tempi del Parma (quando Buffon esordì giovanissimo in Serie A), poi preparatore e soprattutto grande amico. Tra quelli della D’Amico, in abito di pizzo bianco con le spalle scoperte, anche Monica Bellucci, accompagnata dal fidanzato, il regista americano Tim Burton. Oltre duecento invitati, tra cui Zvonimir Boban e Beppe Bergomi (ex giocatori commentatori per Sky Sport), il commissario tecnico della Nazionale, Luciano Spalletti, il presidente della Figc, Gabriele Gravina e il presidente del Coni, Giovanni Malagò.
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[ SERIE A enilive ] GENOA - JUVENTUS 0-3 (48’rig. e 55’ Vlahovic, 89’ Conceicao)
andrea ha risposto al topic di Morpheus © in Live Juve
Zzzzzzzzzzzzz...- 1201 risposte
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Wadano a*******o
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Nefandezze mediatiche e antijuventinismo vario
andrea ha risposto al topic di Homer_Simpson in Juventus Forum
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Thiago Motta, mister X della Juventus
andrea ha risposto al topic di Homer_Simpson in Juventus Forum
Cambia il centrocampo Ma l’unico che fa gol è... il reduce McKennie I bianconeri hanno segnato solo una rete con i centrocampisti: quella del jolly americano al Psv di Filippo Cornacchia TORINO · 26 set 2024 Il “mal di gol” della Juventus non ha colpito soltanto l’attacco, anzi… Se Dusan Vlahovic è fermo alla doppietta di Verona (26 agosto), in Serie A i bianconeri non sono ancora andati a segno con un centrocampista. L’unico timbro di un mediano è stato realizzato in Champions League, nel 3-1 al Psv Eindhoven. Tra la magia alla Del Piero di Kenan Yildiz e la prima esultanza juventina di Nico Gonzalez, ecco la zampata di Weston McKennie. Inserimento in area, da manuale del mediano assaltatore. Non una novità per il jolly americano, che pure aveva chiuso il 202324 in doppia cifra a livello di assist (record personale), ma senza riuscire mai a metterla dentro (primato negativo). L’eccezione che conferma la regola. Già, perché Weston dal 2020 non è mai sceso sotto le tre reti, con l’apice delle sei marcature proprio nella stagione 2020-21 con Andrea Pirlo in panchina e la doppietta Coppa Italia-Supercoppa. Il recuperato A stupire non è tanto il gol di McKennie in sé, quanto piuttosto che l’ex Schalke 04 sia stato l’unico mediano ad andare in gol finora. Soprattutto perché, almeno nei piani iniziali della Signora, Weston non era nemmeno previsto in questa Juventus. L’americano ha vissuto un’estate lontano dai bianconeri: dal quasi trasloco all’Aston Villa nell’operazione Douglas Luiz a oltre un mese vissuto alla Continassa con Kostic, Rugani e tutti i bianconeri considerati fuori dal progetto di Thiago Motta. Alla fine, a ridosso del debutto contro il Como, un po’ per scelta e un po’ per necessità (di giocatori con le sue caratteristiche) McKennie è stato riaggregato a Vlahovic e compagni. E adesso, dopo le prime sei partite, il nazionale Usa è anche l’unico del reparto nella lista dei marcatori juventini. Nuovi a zero Settembre, come a scuola, non è un mese di bilanci e pagelle. Ma sicuramente a luglio quasi nessuno avrebbe puntato una pizza su McKennie unico mediano goleador della Signora dopo un mese abbondante di partite. Soprattutto perché nell’ultimo mercato i bianconeri hanno rinfrescato la rosa e in particolar modo il reparto di mezzo. Dei quasi duecento milioni investiti, più della metà sono stati destinati a tre centrocampisti: Khephren Thuram (Nizza, 20 milioni), Douglas Luiz (Aston Villa, 50 milioni) e Teun Koopmeiners (Atalanta, 51,3 milioni). Un trio da 121,3 milioni complessivi e 26 reti. Dalle 15 di Koop nel 2023-24 alle 10 del brasiliano fino a quella del figlio d’arte francese. Munizioni che Thiago Motta, per motivi diversi, non ha ancora potuto sfruttare in pieno. Se Koopmeiners ha sfiorato la rete contro il Napoli, Douglas Luiz ha giocato appena 137 minuti a causa di un inserimento più lento del previsto e Thuram (134 minuti) è stato frenato da un infortunio muscolare. Inseguono il primo gol anche Nicolò Fagioli (224’ spalmati in 5 presenze) e Manuel Locatelli (6 presenze, 449’), intoccabile equilibratore della nuova Signora. Volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, come fanno alla Continassa, Thiago Motta ha ancora un bel potenziale di gol da sfruttare anche in mezzo al campo per far compiere il salto di qualità alla sua Juve. -
Dusan Vlahovic: altra stagione al di sotto delle aspettative
andrea ha risposto al topic di dal1982 in Juventus Forum
VLAHOVIC ti faccio segnare COSÌ DUSAN È PIÙ ISOLATO NELLA NUOVA JUVE MOTTA GLI AVVICINA YILDIZ E KOOPMEINERS Tiri e tocchi in calo, meno sponde e gol rispetto a un anno fa. Il tecnico studia altre mosse per servirlo di più e meglio di Filippo Cornacchia TORINO · 26 set 2024 Mai così a rilento Il serbo è fermo ai due gol di Verona: a livello di reti è il suo avvio peggiore a Torino Vertice per il rinnovo A ottobre il summit tra la Juve e l’agente del bomber: si lavora a un prolungamento a cifre più basse La Signora ha una missione in testa, tornare a vincere. Meglio se con i gol di Dusan Vlahovic per cambiare marcia in campionato e in Champions League. Sabato c’è il Genoa a Marassi, mercoledì la trasferta di Lipsia. Costruita una casa solida (0 gol subiti in A), adesso Thiago Motta vuole arredarla con le reti del suo centravanti. Vlahovic è fermo alla doppietta di Verona (26 agosto). Troppo poco per qualsiasi attaccante e a maggior ragione per lui. Dove finiscono gli errori di mira del 24enne di Belgrado, iniziano i problemi di rifornimento della Juventus. «Se Vlahovic contro il Napoli ha toccato soltanto sei palloni non è soltanto responsabilità sua, dobbiamo alimentarlo meglio», ha detto l’allenatore bianconero dopo lo 0-0 contro Antonio Conte, il terzo consecutivo in campionato. Consapevolezza rafforzata dai numeri. Il confronto Dusan segna meno della passata stagione (1 gol ogni 244 minuti tra campionato e Champions; 1 gol ogni 145’ nel 2023-24), ma le difficoltà sotto porta del serbo sono la conseguenza di una fase offensiva della Juventus ancora in rodaggio. Un po’ per gli arrivi negli ultimi giorni di mercato di Teun Koopmeiners e di Nico Gonzalez (oltretutto reduci da settimane di semi-inattività nei precedenti club) e un po’ gli equilibri ancora da trovare con il gioiellino Kenan Yildiz. Dusan sulla carta è sorretto da almeno un trio di ali e trequartisti alle sue spalle, ma nei fatti si è spesso trovato più solo in area rispetto al passato e ai tempi in cui faceva coppia con Federico Chiesa nel 3-5-2 allegriano. Questione di ingranaggi da oliare e spazi da spartirsi meglio. Non a caso Vlahovic calcia meno dello scorso anno (4,21 tiri di media a partita nel 2023-24, ora sono 3,5) e soprattutto sono in calo le conclusioni nello specchio: 1,52 di media a gara nel 2023-24; 1,29 in queste prime sei partite tra Serie A(5) e Champions (1). In ribasso pure i tocchi nell’area avversaria (4,61 la media attuale a gara; 6,28 quella nel 2023-24), le sponde (2,07 contro 1,29) e la percentuale dei passaggi riusciti: 72,59% contro 61,54%. Il fattore K I numeri non spiegano tutto, ma a volte aiutano. La fotografia di Vlahovic è abbastanza nitida. E il primo a saperlo è Thiago Motta, che sta cercando sul campo le contromisure per risolvere due problemi in un colpo solo: i gol di Vlahovic e di conseguenza anche una maggior prolificità della sua Juventus. «Dobbiamo migliorare negli ultimi metri», ripete spesso l’allenatore italo-brasiliano, che nel secondo tempo contro il Napoli ha provato a sparigliare le carte puntando su Timothy Weah punta centrale al posto del serbo. L’esperimento non ha avuto gli effetti sperati. Così alla Continassa si lavora a un’altra idea: avvicinare maggiormente - e a turno - Kenan Yildiz e Teun Koopmeiners a Vlahovic. Già, il turco o l’olandese a rimorchio di Dusan per aumentare la presenza a ridosso dell’area e facilitare il compito del centravanti, che spesso si trova a battagliare da solo con due difensori centrali. Più presenza negli ultimi metri, ma anche più precisione nei rifornimenti. Alla Juventus non sono mancati i cross in queste prime uscite, ma in diverse circostanze si sono rivelati di facile lettura per gli avversari. Se il fattore K (Kenan più Koopmeiners) sarà fondamentale per accendere e innescare DV9, altrettanto preziosi si riveleranno la tecnica e le imbucate di Douglas Luiz (a Marassi contro il Genoa potrà tornare dal primo minuto) e soprattutto il rientro di Francisco Conceicao, che è specialista negli uno contro uno. Il vertice A tutto il resto dovrà pensare Vlahovic stesso. Dusan non era mai partito così male a livello realizzativo con la Juventus. Non segnare in cinque partite su sei peserebbe a qualsiasi punta. Figurarsi a un perfezionista come DV9. Alla Continassa, tanto i compagni quanto Motta e i dirigenti, stanno cercando di alleggerire la pressione sul numero nove, consapevoli che sia una questione soprattutto psicologica. Basta un gol per tornare a vedere tutto in modo più ottimistico. Servirà uno sforzo maggiore, invece, per prolungare il contratto con la Juventus. L’accordo attuale scade nel 2026 e il prossimo mese è in programma un primo incontro tra il direttore tecnico Cristiano Giuntoli e l’entourage del serbo. L’idea della Juventus resta la stessa: proporre a Vlahovic un rinnovo di uno-due anni a cifre più basse e sostenibili (attualmente guadagna 10,5 milioni a salire fino a 12), in linea con la nuova politica del club, con la spalmatura di parte dei bonus. -
Nefandezze mediatiche e antijuventinismo vario
andrea ha risposto al topic di Homer_Simpson in Juventus Forum
Intercettano illegalmente, poi partono i processi (contro di noi) https://x.com/mirkonicolino/status/1838838454177702372?t=NiaNl1iHQFrcP_7uhiV7SA&s=19 -
Questa non è vela (Cino Ricci) https://www.huffingtonpost.it/life/2024/09/08/news/cino_ricci_luna_rossa_quella_di_oggi_non_e_vela_ce_troppa_tecnologia-16846720/?dicbo=v2-fsE2QqK
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[ E. B. A. T. ] Essere Bianconeri a Torino III
andrea ha risposto al topic di Homer_Simpson in Juventus Forum
l'Empoli ha eliminato la capolista