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andrea
Tifoso Juventus-
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[ Serie A enilive ] COMO - JUVENTUS 1-2 (34’ e 89’ (R) Kolo Muani, 45’ Diao)
andrea ha risposto al topic di Homer_Simpson in Juventus Forum
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Thiago Motta, mister X della Juventus
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La Juve sulle palle alte con e senza Bremer https://x.com/Lauce44/status/1887831319645655392?t=NQP7tbQDi4TlzAo4iHlgoA&s=19 -
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Nefandezze mediatiche e antijuventinismo vario
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Mi sa che Fiorentina e Juve non rideranno -
"Con la Juve giustizia sportiva incisiva, rapida e obiettiva": Gravina si elogia
andrea ha risposto al topic di dal1982 in Juventus Forum
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Nefandezze mediatiche e antijuventinismo vario
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«Capitano senza padroni Volevano la mia fascia: così sono stato cacciato dalla Samp scudetto» Il difensore blucerchiato e lo spogliatoio di Vialli e Mancini: «Non ero iscritto a nessun partito interno. L’anno tricolore fu un incubo, ma nella gara clou con l’Inter mi vollero titolare» Sebastiano Vernazza · 2 feb 2025 Quasi quarant’anni fa, nel giugno del 1985, in una doppia finale contro un Milan non ancora berlusconiano, la Sampdoria vinceva il primo trofeo della sua storia e dell’era di Paolo Mantovani presidente, un’ascesa che sarebbe culminata nello scudetto del 1991. Siamo abituati ad associare quella Samp a Gianluca Vialli e Roberto Mancini, ma parliamo di una squadra che aveva in pancia una quantità di campioni. Per esempio, Luca Pellegrini, difensore. Pellegrini era e rimane un doriano non allineato, non iscritto a nessuna corrente. Non stava né con Vialli né con Mancini e neppure con Vierchowod, l’altro senatore del gruppo. L’indipendenza però ha un costo e Pellegrini l’ha pagato, venne sbolognato al Verona proprio nell’estate dello scudetto. La sua storia calcistica comincia negli anni Settanta, al Varese, la squadra della sua città. Lei al Varese aveva Beppe Marotta dirigente. «Marotta ha cominciato dal basso, ha fatto la gavetta vera, all’inizio era l’aiuto magazziniere. L’ho incontrato per la prima volta quando avevo 10 anni: lui ne aveva 16 e selezionava i raccattapalle per le partite in casa. L’ho visto allenare i portieri, aveva un bel sinistro a giro. Poi diventò il delfino dell’avvocato Mario Colantuoni, presidente di quel Varese in Serie B, con Fascetti allenatore, ed ex della Samp. Marotta è il miglior dirigente italiano perché viene da lontano e ha studiato». Estate 1980, la Samp batte la concorrenza del Milan e acquista il 17enne Pellegrini dal Varese. «C’era il problema della scuola da finire, due anni alla maturità. Mio padre, dirigente d’azienda, mi fece firmare una scrittura privata di due pagine: se non avessi terminato gli studi di ragioneria, si sarebbe accreditato il mio ingaggio. Poi, per i 18 anni, l’avvocato Colantuoni mi regalò una Mercedes in segno di gratitudine per il trasferimento, ma la prima volta che mi presentai all’allenamento con questa macchina, Nassi, l’allora d.s. della Samp, chiamò mio papà e gli disse di venirsi a riprendere la Mercedes e di assegnarmi la Panda di mia madre. In quel calcio si era attenti all’educazione dei giovani». La scalata della Samp: la promozione in Serie A nel 1982, la Coppa Italia del 1985. «Doppia finale contro il Milan di Liedholm. Vittoria per 1-0 a San Siro con gol di Souness e 2-1 a Marassi con reti di Vialli, Mancini e Virdis. Sulle palle inattive marcavo Hateley, il centravanti inglese del Milan: ero esplosivo e saltavo più in alto di tutti. L’allenatore era Bersellini: passava per essere italianista, ma ci faceva giocare a zona. La Coppa Italia è stata la prima pietra di un percorso che ci avrebbe portato alla Coppa delle Coppe del 1990 e allo scudetto del 1991. Eravamo felicissimi e consapevoli della situazione. Il nostro capitano di allora, Scanziani, ha come foto di whatsapp un’immagine di quel trionfo». Nel 1985, oltre a vincere la Coppa Italia, lei arriva quasi alla rottura con Mantovani. «Mi avevano presentato un procuratore, Canovi, che di sua iniziativa andò in sede e chiese di essere ricevuto da Mantovani. Voleva un aumento. Il presidente si arrabbiò e gli concesse un incontro con il suo avvocato. Io andai da Mantovani con un calendario e misi una X sul giorno in cui Canovi si era palesato: “Questa data non è mai esistita. Vero, presidente?”. Mantovani si mise a ridere e mi perdonò, poi mi spiegò che uno dei piaceri del suo ruolo era la trattativa con noi ragazzi, colloquio da cui uscivamo sempre contenti. Lui era generoso». Non tutto filava liscio. «Ho sempre rispettato tutti, ma non ero iscritto a nessun partito. I problemi esplosero nella stagione dello scudetto, 1990-91. Non stavo bene, avevo problemi alla schiena che nessuno riusciva a risolvere. A gennaio perdemmo contro Torino e Lecce e il presidente e il direttore Borea ci invitarono ad andare a cena da soli, per dirci le cose in faccia. E così una sera ci ritrovammo in un ristorante di Rapallo, ma qualche giorno prima il gruppo dei senatori si era riunito nella solita pizzeria, senza di me, e lì qualcuno aveva detto che io ne avevo sempre una e che si andava male per colpa mia. Me lo riferì un testimone: “Luca, c’è chi ti pugnala alla schiena”. Così, quando ci incontrammo tutti, Vialli spese parole di sostegno per me, ma io gli replicai: “Luca, non tutti la pensano come te”. Lì capii che mi avrebbero fatto fuori». Lei però giocò da titolare Inter-Samp 0-2, la partita che di fatto valse lo scudetto. «Nel frattempo, ero guarito, grazie a Mantovani che mi mise nelle mani del suo medico personale, il dottor Segre: venne fuori che avevo una radicolite. Sì, giocai il match decisivo e mi sono sempre chiesto perché. Un giornalista importante, uno che c’era, di recente mi ha detto: “Luca, ti fecero giocare perché volevano vincere”. Mi piace pensare che sia stato così. Di quel giorno ricordo due chiusure decisive». ▶Nell’estate del 1991, Pellegrini, il capitano dello scudetto e della Coppa Coppe, passò al Verona. «Venni tradito anche da Mantovani. Avevo firmato il rinnovo, ma la società non depositò il contratto in Lega. In questo caso un procuratore come Canovi sarebbe stato decisivo. C’erano stati interessamenti di Inter e Juve, Roma e Lazio. Mi ritrovai al Verona. Lì è cambiata, anzi finita la mia carriera». Il suo rivale è stato Mancini? «Io e Mancio da ragazzi eravamo amici. Mi ricordo una sera a Milano, da Genova con la sua Ferrari, noi e le fidanzate. Ero il capitano della Samp, ma la fascia la voleva lui e con la mia partenza la ottenne. Forse è stato questo. Io da capitano ero diretto, non prendevo ordini. Quando la società ci chiese di andare in ritiro per la seconda finale di Coppa delle Coppe, nel 1990 contro l’Anderlecht, la prima nel 1989 l’avevamo persa contro il Barcellona, ascoltai i compagni e tutti dicevano: “No, il ritiro no, che palle”. Replicai che ci avrebbe fatto bene, che non potevamo sprecare un’altra occasione, risposi sì a Boskov e ai dirigenti e vincemmo. Vialli, prima di morire, ha detto che Dossena e io eravamo le voci fuori dal coro. Ce ne andammo dopo lo scudetto, io in estate al Verona e Dossena a novembre per passare al Perugia, in C. Chissà, se fossimo rimasti, a Wembley la finale di Coppa dei Campioni contro il Barcellona sarebbe finita diversamente». Oggi che cosa fa? «Vivo sempre a Genova, a Quarto. Prendo una pensione ridicola in rapporto a quanto ho versato, e qui ci sarebbe da discutere dell’Aic (l’Associazione calciatori, ndr). Per fortuna, ho altre rendite. Resto un tifoso doriano e mi fa male vedere la Samp nei bassifondi della Serie B. I giocatori dovrebbero farsi un esame di coscienza per rispetto dei 20mila tifosi che ancora vanno a Marassi per loro. Si chiedano se sono degni di vestire una maglia tanto importante».
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https://www.dagospia.com/sport/de-laurentiis-viene-sommerso-offese-dai-tifosi-napoli-delusi-per-cessione-423485
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Nefandezze mediatiche e antijuventinismo vario
andrea ha risposto al topic di Homer_Simpson in Juventus Forum
https://x.com/emanuelelecito/status/1886694351889223825?t=sBV7F1cHjG0wGwTp93wFDA&s=19 -
Se dopo Kolo Muani inizia a fare la differenza anche Joao Felix vuol proprio dire che il campionato italiano è una ciofeca
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https://x.com/erclab_tweet/status/1886477106428735604?t=2R1pVsMNHazWdZUJMgA-lQ&s=19
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Non ho votato perché è lui che non vuole firmare, e questo era chiaro da inizio stagione, sia se avesse segnato quaranta gol, sia se non ne avesse realizzato nessuno
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https://www.dagospia.com/sport/milan-tv-congeda-luca-serafini-storica-penna-volto-giornalismo-rossonero-423365
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Tre punti persi nel recupero: giornata decisiva per lo scudetto
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