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ClaudioGentile

Tifoso Juventus
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  1. I dati oggettivi sono sempre utili, indipendentemente dall'utilizzo che uno ne vuole fare. La tua e' una chiave di lettura dal punto di vista di Allegri e logicamente ci sta. La tua e' una chiave di lettura dal punto di vista oggettiva e soggettiva, ed io sono totalmente d'accordo con cio' che hai scritto tu. Anche perche' come dici anche tu, abbiamo anche le alternative in panchina, cioe' 3 ali che sarebbe un peccato non sfruttare anche da titolari. E inoltre potremmo sfruttare Dybala da bomber che ti puo' fare 20, 30 gol a campionato.
  2. Perchè saltando non ha minimamente toccato il difensore della riomma infatti non si è nemmeno appoggiato
  3. Allora Dybala Mandzukic e Douglas Costa davanti e Benatia in difesa a valutare se al posto di Bonucci o di Chiellini se no potrebbero giocare Rugani e Benatia.
  4. Szczesny De sciglio Bonucci Chiellini Alex Sandro Bentancur Can Matuidi Douglas Costa Mandzukic Cristiano Ronaldo
  5. 21 dicembre 2018 Juventus-Roma, le chiavi tattiche della sfida La squadra di Allegri non è stata molto brillante contro il Torino e dovrà alzare il suo livello contro i giallorossi, che hanno battuto il Genoa nell'ultima giornata ma non hanno risolto i loro problemi LE PROBABILI FORMAZIONI di Dario Pergolizzi Grazie alla sofferta vittoria contro il Genoa nella scorsa giornata, Di Francesco è riuscito a mantenere la guida dei giallorossi anche per la delicatissima sfida in casa della Juventus, che si preannuncia una partita comunque importante per il tecnico abruzzese, se non per il risultato - la Roma non ha mai fatto punti allo Juventus Stadium - almeno per il modo con cui questo arriverà. L’ambiente romanista è esasperato sia dal ciclo di risultati negativi conseguiti nell’ultimo mese (3 sconfitte e 2 pareggi tra campionato e coppa prima del Genoa), sia dal forte squilibrio tattico che li ha causati, che ha regalato sempre l’impressione di una squadra che cammina su una lastra di ghiaccio sottilissima. I problemi difensivi della Roma La Roma di questa stagione sembra una lontanissima parente di quella capace di ribaltare un quarto di Champions contro il Barcellona e di mettere in difficoltà Chelsea, Atlético Madrid e Liverpool la scorsa stagione. Oltre ai continui infortuni, Di Francesco sembra aver individuato una causa particolare: già durante le interviste pre-Cagliari, ha evidenziato la necessità di proteggere meglio la linea difensiva, e qualche riferimento alla partecipazione collettiva della squadra è arrivato anche nell'ultima conferenza. Nel corso degli anni Di Francesco si è dimostrato bravo a curare i movimenti delle sue linee di difesa a 4, allenando con attenzione tutti i meccanismi di copertura nelle uscite e nelle scalate. Ha provato inoltre di saper orchestrare anche una difesa a 3 di alto livello, proprio in occasione della sfida col Barcellona, e di saperne organizzare l’atteggiamento sulla base delle caratteristiche dei suoi giocatori (ad esempio Manolas utilizzato come centrale aggressivo e Fazio in posizione laterale nonostante il suo stile più associativo e di copertura). Un esempio da questa stagione. Santon, Manolas, Juan Jesus gestiscono alla perfezione un 3 contro 3 quel tanto che basta da far rientrare Kolarov e applicare il fuorigioco. L’assenza di un giocatore esperto e decisivo difensivamente come De Rossi può aver pesato molto nella capacità della Roma di fornire adeguato supporto, soprattutto sulle transizioni difensive, alla linea arretrata. Con il capitano assente da fine ottobre per un infortunio abbastanza grave alla cartilagine, la mediana giallorossa è stata sempre formata da due uomini: Steven NZonzi e Bryan Cristante. Il primo ha dimostrato di avere le caratteristiche e la qualità per garantire equilibrio negli ultimi tempi a Siviglia, dove si è spesso trovato a essere l’unico frangiflutti in formazioni che vedevano anche cinque o sei mezzepunte davanti a lui. Anche quest’anno, pur senza toccare i picchi raggiunti con Emery e Sampaoli, il francese si sta disimpegnando bene e ha buoni numeri. Cristante invece sta crescendo dal punto di vista offensivo, confermando la sua qualità verticale, ma dal punto di vista difensivo non ha delle letture che gli permettono di proteggere la linea difensiva. All’Atalanta da questo punto di vista era facilitato dal sistema di marcature a uomo di Gasperini, dove non doveva tener conto di spazio e compagni. Con una coppia di terzini titolari abbastanza offensivi (Florenzi-Kolarov) e un parco attaccanti altrettanto “leggero” nei ripiegamenti e nel gegenpressing, non è sorprendente che la Roma soffra situazioni di campo aperto, trovandosi spesso con la difesa costretta a scappare verso la porta a palla scoperta. Gli infortuni, oltre a quello di De Rossi, di uomini chiave come Pellegrini, Dzeko e Manolas hanno contribuito a minare le certezze psicologiche complessive, trasformando la Roma in una squadra poco incisiva nelle scelte dell’ultimo terzo di campo e particolarmente prona all’errore in fase di non possesso. Di Francesco ha provato nelle ultime uscite a risolvere il primo problema con un coinvolgimento sempre più crescente di Zaniolo (data anche la latitanza di Pastore), fin qui nota lieta della stagione, ma è evidente l’insostituibilità di Dzeko nella manovra offensiva romanista. Per quanto riguarda la difesa, invece, contro il Genoa è stata rispolverata la difesa a 3 formata da Fazio, Manolas e Juan Jesus, alzando Kolarov e Florenzi sulla linea dei centrocampisti e Zaniolo inizialmente in una posizione ibrida tra la trequarti e il centro dell’attacco (ruolo che ha interpretato con difficoltà), con Under e Kluivert ai lati. A beneficiare maggiormente di questo assetto sono stati proprio i due mediani, agevolati da un uomo in più alle spalle e due esterni di quantità ai fianchi; la Roma è però sembrata ancora discontinua nell’arco della gara, e alla fine si è ritrovata a difendere il 3-2 con una difesa posizionale imperfetta e insicura, rischiando di subire il pareggio a più riprese. Le necessità offensive della Juventus La sfida col Torino ha confermato uno degli aspetti in cui la Juve di quest’anno sembra essere ancora perfettibile: la squadra di Allegri soffre ancora avversari che sappiano aggredire in maniera intensa e organizzata al centro del campo, poiché per velocizzare le uscite dal basso è molto importante la presenza di Cancelo. Il terzino portoghese sarà assente ancora a lungo, e con un ordinato De Sciglio a sostituirlo, la componente di creatività sul corto fino al centrocampo ricade principalmente sulle spalle di Pjanic, che però è spesso parecchio controllato dal diretto marcatore. Importante per Allegri in quest’ottica è il rientro di Bentancur dalla squalifica, giocatore che col passare dei mesi si è guadagnato lo status di titolare non solo a causa delle assenze di Khedira e Can, ma anche grazie alla completezza del suo pacchetto di abilità tecniche che consente alla Juve di avere un ulteriore sbocco per vie centrali. Nella conferenza pre-gara, Allegri ha rimarcato che Pjanic rimane l’unico regista “centrale” propriamente inteso di questa squadra, escludendo che possa riposare nonostante il ritorno di Khedira tra i disponibili. Anche contro il Torino, Pjanic è stato il miglior passatore della Juventus, nonostante le grandi difficoltà nella verticalizzazione corta causate dalla pressione avversaria. La Juventus probabilmente impiegherà Mandzukic nel consolidato tridente “fluido”, per sfruttare nuovamente un’arma che nella sfida della scorsa stagione è stata decisiva, ossia i duelli aerei sulla sinistra. Di Francesco potrebbe però combattere questa situazione alzando Florenzi da tornante o ala e giocando nuovamente con tre centrali. Sarà dunque molto importante per la Juventus trovare più soluzioni di sviluppo del gioco nel corridoio centrale, attraverso un miglior sistema di smarcamenti tra le linee e qualche percussione palla al piede, per sfruttare la superiorità numerica centrale. Potrebbe allora trovare spazio anche Douglas Costa, escluso dagli impegni recenti, ma che nelle ultime apparizioni ha giocato anche da trequartista. Insomma, i più grandi problemi della Roma sembrano essere di natura mentale, e come suggerito da De Rossi, la pressione sui nuovi ha forse coinvolto tutta la squadra. Di contro, la Juventus cerca solo qualche perfezionamento per ottimizzare un’andatura già efficace, basata su un’identità tattica ormai chiara. Una sfida affatto scontata. https://sport.sky.it/calcio/serie-a/2018/12/21/juventus-roma-chiavi-tattiche.html
  6. Hanno cercato di "coprirlo" i colleghi altro che: Moreno, che lavora per la rivista dal 2007, ha rischiato di perdere il lavoro quando si è confrontato con altri colleghi per i suoi sospetti: molti non volevano credergli. "Per tre o quattro settimane Moreno era come all'inferno perché i colleghi e gli anziani non volevano credere alle sue accuse", scrive Der Spiegel nella lettera di scuse ai suoi lettori. Per diverse settimane, ha detto la rivista, Relotius stato anche considerato vittima di un complotto studiato Moreno per danneggiarlo. Niente di più facile, tra i giornalisti, quando un collega emerge dal gruppo per le sue qualità e corre il rischio di essere attaccato o diffamato. Ma non era questo il caso. "Relotius ha respinto abilmente tutti gli attacchi, tutte le prove ben studiate di Moreno... fino a quando non ce l'ha fatta più: non riusciva nemmeno più a dormire, braccato dalla paura di essere scoperto", hanno rivelato gli ex colleghi. Finalmente, retorius si è arreso la settimana scorsa, dopo essere stato affrontato da un redattore capo. Nella sua confessione ha detto: "Tutto questo non è accaduto a causa della vanità o altro. Era per la paura di fallire. La pressione diventava più grande quanto più avevo successo”.
  7. Se e' cosi' anche per gli altri, DEVONO chiudere allora. Ne va della vita e della reputazione delle persone che si trovano in mezzo. Questo passaggio e' importante e significativo di come un giornalista ad un certo punto della sua carriera puo' reagire ed anche i suoi colleghi che gli stanno intorno: Relotius ha comunicato all'editrice di essersi pentito delle sue azioni, vergognandosene in modo profondo: "Sono malato e ho bisogno di aiuto". Moreno, che lavora per la rivista dal 2007, ha rischiato di perdere il lavoro quando si è confrontato con altri colleghi per i suoi sospetti: molti non volevano credergli. "Per tre o quattro settimane Moreno era come all'inferno perché i colleghi e gli anziani non volevano credere alle sue accuse", scrive Der Spiegel nella lettera di scuse ai suoi lettori. Per diverse settimane, ha detto la rivista, Relotius stato anche considerato vittima di un complotto studiato Moreno per danneggiarlo. Niente di più facile, tra i giornalisti, quando un collega emerge dal gruppo per le sue qualità e corre il rischio di essere attaccato o diffamato. Ma non era questo il caso. "Relotius ha respinto abilmente tutti gli attacchi, tutte le prove ben studiate di Moreno... fino a quando non ce l'ha fatta più: non riusciva nemmeno più a dormire, braccato dalla paura di essere scoperto", hanno rivelato gli ex colleghi. Finalmente, retorius si è arreso la settimana scorsa, dopo essere stato affrontato da un redattore capo. Nella sua confessione ha detto: "Tutto questo non è accaduto a causa della vanità o altro. Era per la paura di fallire. La pressione diventava più grande quanto più avevo successo”. Ci vorrebbe uno psichiatra, di quelli buoni, per capire questo giovane cronista, considerato tra i migliori a livello europeo. “La rivista, che è una delle più importanti organizzazioni giornalistiche tedesche, sta ora cercando - commenta il Guardian - di salvare la sua reputazione nel timore che la debolezza dovuta alle difficoltà economiche del settore, la affossi del tutto”. "Tutti i suoi colleghi sono distrutti", scrive lo Spiegel. In particolare nella sezione Società, dove lavorava, "sono ancora sbalorditi e tristi: sono cone una famiglia in lutto”. Relotius aveva raccontato la storia commovente di un islamico yemenita ingiustamente detenuto a Guantanamo, di bambini rapiti dall’Isis e di una donna che aveva assistito all'esecuzione di una condanna a morte. Falsa anche un'intervista telefonica con i genitori del giocatore di football americano Colin Kaepernick, che “protestavano contro la brutalità della polizia mentre lui si inginocchiava durante il canto l'inno nazionale". Un gesto-simbolo contro la politica di Trump da parte di alcuni sportivi Usa che aveva suggestionato la fertile fantasia del cronista d’assalto. http://www.italiastarmagazine.it/media/il-giornalista-di-grido-che-si-inventava-gli-scoop-6885
  8. Notizia importante che fa luce su una rivista, Der Spiegel, che ha attaccato ultimamente Cristiano Ronaldo. La considerazione nasce spontanea: Se il loro giornalista piu' premiato e' un re della fake news, figuriamoci gli altri reporters cosa potrebbero essersi inventati. E i giornalisti italiani che gli sono andati dietro per esempio. Germania Spiegel licenzia giornalista pluripremiato: "Ha inventato notizie e fonti" Il settimanale tedesco Der Spiegel ha annunciato di avere licenziato il giornalista Claas Relotius, uno dei suoi inviati più noti, vincitore di diversi premi in patria e a livello internazionale. Il settimanale ha spiegato in un comunicato che Relotius "ha falsificato i suoi articoli su larga scala e ha persino inventato dei personaggi, ingannando sia i lettori che i suoi colleghi". Il giornalista, messo alle strette, ha ammesso di avere inventato di sana pianta notizie e fonti utilizzate per almeno 14 dei 60 articoli da lui scritti per il settimanale. A smascherare Relotius è stato uno dei suoi colleghi, Juan Moreno, che ha lavorato con lui il mese scorso ad un articolo su un gruppo di vigilantes americani che pattugliano il confine tra Stati Uniti e Messico. Nel corso di un secondo viaggio negli Stati Uniti, Moreno ha rintracciato alcune delle persone citate nell'articolo, scoprendo che non avevano mai incontrato Relotius. https://it.euronews.com/2018/12/20/spiegel-licenzia-giornalista-pluripremiato-ha-inventato-notizie-e-fonti Lo Spiegel fa mea culpa: un reporter di punta ha inventato storie per anni Una frode giornalistica «su larga scala». Il settimanale tedesco Der Spiegel descrive così l’operato di una delle sue firme di punta, il 33enne Claas Relotius. In unlungo articolo di scuse, la testata spiega che Relotius ha ammesso di aver falsificato citazioni, interviste e personaggi in 14 dei 60 articoli pubblicati dal 2011 ad oggi. Il giornalista ha ceduto dopo essere stato messo alle strette dal suo stesso editore, allertato dalle segnalazioni di Juan Moreno, il collega che stava collaborando con Relotius per un reportage sul confine fra Messico e Stati Uniti. Moreno, insospettito sull’affidabilità del collega, ha scoperto che due dei presunti intervistati nel servizio non avevano mai visto o parlato con Relotious. Le indagini interne avviate dal Der Spiegel hanno fatto il resto, scoperchiando una lunga serie di manipolazioni nei suoi articoli. Relotious era diventato da un anno e mezzo redattore interno alla testa, dopo alcuni anni da freelance che lo avevano visto firmare pezzi per una lunga serie di testate tedesche come Cicero, Neue Zürcher Zeitung am Sonntag, Financial Times Deutschland, Die Tageszeitung, Die Welt, Süddeutsche Zeitung Magazin, Weltwoche, Zeit Online e la Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung. Nel 2014 era stato premiato come «Giornalista dell’anno» dalla Cnn e, solo lo scorso dicembre, aveva incassato un riconoscimento come cronista tedesco dell’anno per la storia su un giovane siriano. Il mea culpa bilingue del Der Spiegel La tecnica di Relotious, a quanto scrive il Der Spiegel, consisteva nell’inventare interviste, situazioni o testimoni all’interno dei suoi servizi, ispirandosi al lavoro svolto da altri reporter. Fra i reportage manomessi ci sono anche quelli che gli sono valsi riconoscimenti e una certa notorietà giornalistica: il racconto di una cittadina statunitense che viaggia per assistere a un’esecuzione capitale negli States, la storia di due bambini iracheni rieducati dall’Isis e «Numero 440», un reportage su presunti prigionieri di Guantamano. Il Der Spiegel, di casa ad Amburgo, ha alle sue spalle una lunga tradizione di inchieste e reportage. La testata si è affrettata a denunciare e a prendere le distanze dall’accaduto, aprendo la sua homepage con un articolo in lingua sulle manipolazioni del reporter («Lo Spiegel rivela una frode in casa propria») e un ulteriore articolo, in inglese, dove riassume la vicenda con una serie di domande e risposte. L’editore precisa che le indagini sono appena entrate nel vivo, dopo aver messo in piedi un task force di reporter interni per individuare tutte le imprecisioni e le falsificazioni pubblicate dal Relotious. La testata sospetta che il totale di articoli manipolati sia anche più alto dei 14 ammessi dal giornalista. https://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2018-12-19/lo-spiegel-fa-mea-culpa-un-reporter-punta-ha-inventato-storie-anni-172557.shtml?uuid=AEllpR2G Le fake news sono redditizie: il caso di Claas Relotius, il giornalista di «Der Spiegel» che si inventava le storie Il pluripremiato giornalista Claas Relotius, 33 anni, ha gettato nel caos la rivista tedesca «Der Spiegel» . A scoprire la truffa, un collega che stava lavorando con lui al confine fra Messico e Stati Uniti Inventava le storie e i suoi protagonisti. Il pluripremiato giornalista Claas Relotius, 33 anni, ha gettato nel caos la rivista tedesca Der Spiegel, per cui da un anno e mezzo lavorava come redattore (e, prima, per sette anni, come collaboratore freelance). https://www.vanityfair.it/news/cronache/2018/12/20/fake-news-der-spiegel-uno-dei-maggiori-reporter-si-inventava-le-storie Der Spiegel admits star reporter falsified stories 'on a grand scale' Germany’s weekly news magazine Der Spiegel revealed on Wednesday that one of its star reporters had for years falsified stories "on a grand scale." Less then three weeks ago, Claas Relotius, a 33-year-old staff writer at Der Spiegel, won the German Reporter Award 2018 in the category "best reportage" for a story about a young Syrian boy. After the fraud came to light, following an in-depth internal investigation, the journalist admitted to cheating and resigned last week. According to Der Spiegel, Relotius' habits came to light when he collaborated on a story at the US-Mexican border with another journalist — Juan Moreno — who both recognized and called out his deception. https://www.msn.com/en-us/news/world/der-spiegel-admits-star-reporter-falsified-stories-on-a-grand-scale/ar-BBRboYf?li=BBnb7Kz
  9. Diranno che e' stato Andrea Agnelli a chiedere la chiusura di Tiki Taka perche' Pardo simpatizza per i napolisti e non perche' c'e' una crisi economica e di ascolti per mediaset
  10. Hai preso troppo graficamente quello che ho scritto. Il senso NON era quello. Un tridente composto da Ronaldo Dybala e Costa e' piu' fluido e piu' imprevedibile, in quanto quei 3 calciatori (Douglas Costa in particolare) sono piu' veloci con la palla tra i piedi, fraseggiano meglio nello stretto, e possono scambiarsi di ruolo. Mandzukic ha altre caratteristiche. E poi e' pure aggiusto alternare i 3 davanti in base alla condizione fisica e alla partita.
  11. [Panorama] L'inter aveva venduto Icardi alla Juve. La moglie e procuratrice del centravanti svela un retroscena di mercato. La guerra per il rinnovo e il ruolo di Marotta.
  12. Capisco il commento con il tono "ironico," (che ho gradito) e sara' mia premura tenerne conto in futuro. Quello che mi auguro e' che si alternino gli uomini e le soluzioni davanti. Come d'altronde hai scritto pure tu nel commento successivo.
  13. Come ti elimino l’Atletico di Juventibus L’urna di Nyon ha detto Atletico Madrid: di sicuro non l’avversario che volevamo, probabilmente nemmeno quello che meritavamo, ma il sorteggio è stato implacabile e ora i bianconeri dovranno avere la meglio sulla squadra di Simeone per proseguire il cammino in Champions League. Come? Rispondono gli autori di Juventibus. Luca Momblano Ti elimino l’Atletico con la tecnica – prova del nove per la parola chiave di Allegri – perché a tattica e fisico oltre a essere match sostanzialmente pari, sarebbe anche (doppio) match affidato al filo degli episodi. Con la tecnica lo elimino in 135 minuti. Ma la tecnica nel calcio europeo, per i livelli di oggi, è tecnica in velocità. Velocità dell’uomo ma ancora più della palla. Quindi il trucco è far vedere la la parte nascosta di noi, fatta annusare a Old Trafford, fatta valere nel recente passato soprattutto quando l’underdog eravamo noi. Sandro Scarpa L’Atletico Madrid non si batte. Al massimo si uccide. E devi stare lì molto tempo a controllare che non si muova. Non sarà calcio, sarà guerra. L’Atletico di Simeone è la squadra più forte di sempre negli scontri diretti in proporzione alla forza della rosa. 3 EL, 3 Supercoppe Europee, ha eliminato 2 volte Messi, 1 volta Guardiola. Solo Cristiano li ha uccisi, non battuti. Perché non si battono, devi ucciderli, prima che lo facciano loro. Giacomo Scutiero La Juve è una delle due-tre migliori squadre di Champions e nelle tre non c’è l’Atletico. La Juve può schierare il miglior giocatore del mondo alla pari con un altro, e quest’ultimo non gioca nell’Atletico. Quanto detto non è bastevole per superare agevolmente un Ottavo di Finale, ma basta ed avanza per ricercare e trovare la via migliore per…Come nelle ultime stagioni. Anzi (vedi prime frasi), meglio. Alex Campanelli Come già scritto nella presentazione post sorteggio, l’Atletico 2018/19 è probabilmente la versione meno efficace della squadra di Simeone degli ultimi anni, anche se da qui a febbraio/marzo è molto probabile che cambino le carte in tavola. Pur essendo i nuovi arrivati più tecnici dei predecessori (Rodri e Lemar su tutti, con Gelson Martins ancora parzialmente rigettato dal sistema del Cholo), i colchoneros stanno faticando a trovare la quadratura e sembrano più attaccabili che in passato; ecco perché, invece che giocare a chi si fa meno male, potrebbe essere interessante aggredirli già al Wanda con quel pressing posizionale che tanto ha fatto penare lo United. Servono però tutti gli interpreti giusti, al posto giusto e in una condizione fisica e mentale ottimale. Jacopo Azzolini Difficile prevedere oggi una partita che si giocherà a febbraio, soprattutto perché l’Atlético 2018-2019 è ancora una formazione abbastanza in divenire su cui nutro dubbi riguardo il livello massimo di efficienza che riusciranno ad ottenere, Oltre alla pesante grana Diego Costa (potrebbero intervenire a gennaio), hanno parecchi singoli che stanno rendendo ben al di sotto delle aspettative, come Griezmann, Koke e Saul. Vedendo le ultime partite, noto che nonostante la solita eccellente protezione del centro (che costringe l’avversario ad andare sulle corsiie esterne), difendono i cross con molta più difficoltà rispetto a prima. Il Real Valladolid ha creato parecchio così nell’ultima gara. Può darsi che col rientro di Gimenez la situazione migliori, però con le squadre che attaccano bene l’area la difesa in spazi stretti mi pare meno imperforabile. Poi certo, a febbraio cambia tutto. Dario Pergolizzi Di tutti gli indicatori difensivi preoccupanti della squadra del Cholo, ce n’è uno a cui prestare particolare attenzione: l’abilità dei colchoneros nell’inibire la costruzione dei propri avversari, aggredendo con tanti uomini già dalla metà campo avversaria. Si tratta di una condizione spesso sofferta dagli uomini di Allegri. In ultimo, proprio nel derby con il Torino, avversario profondamente diverso ma che per abnegazione ed intensità agonistica può aver già fornito un’anteprima delle difficoltà di Champions. E allora, auspicando un rapido ritorno di Joao Cancelo, occorrerà abituare la squadra al più presto a questo tipo di contesto, migliorando le connessioni nella fase di costruzione attraverso l’utilizzo degli smarcamenti e una esecuzione tecnica prossima alla perfezione, magari ricominciando a puntare forte su Douglas Costa. Insomma, far sì che la testa di tutti sia già in grado di assorbire lo stress tattico portato da un avversario così ostico. Giuseppe Gariffo Atletico-Juventus non sarà una partita di calcio normale. Inutile pensare al “giocar bene tehnihamente”, a gestire bene il pallone, a farlo girare velocemente etc etc… Contro di loro si vince così: si gioca male (cioè come ti permettono loro), si ribatte colpo su colpo e alla fine, senza capire come ne perchè, la mette Cristiano Ronaldo (o Mandzukic imbeccato da Cristiano Ronaldo). Dunque cerchino di far arrivare al massimo, di fisico e di integrazione tattica, il portoghese per il 20 Febbraio! Davide Rovati “Il calcio è semplice: in campo tu devi fare l’opposto di quello che fa l’avversario.” (M. Allegri). L’Atletico si batte quindi senza accettare che loro portino la sfida sul terreno che gli è più congeniale, anzi forzandoli a giocare fuori dalla loro comfort zone. Ad esempio – e in questo il calendario ci è favorevole – costringendoli a guadagnarsi la qualificazione fuori casa. Questa Juve è una squadra da grandi trasferte e mi aspetto che al Wanda Metropolitano giochi con autorevolezza, segni e non perda. Fabio Giambò Sarà banale, ma si vince con l’Atletico facendo la Juventus: non si cerchi spettacolo, non si cerchino colpi ad effetto, o meglio, non si cerchino colpi ad effetto collettivi. Giochiamo male senza problemi, l’estetica se la tengano altri senza problemi, qui si provi ad isolare chi ha nell’1 vs 1 la migliore arma, che sia Dybala, che sia Douglas Costa, perché alla fine poi questi devono giocare. E poi c’è sempre quell’animale lì che deve portarci dove non ci è arrivato nessuno negli ultimi 20 anni, quello che è nato per partite del genere, per competizioni del genere, per eccellere in questi contesti. Mi pare si chiami Cristiano Ronaldo. O magari al 90′ del ritorno ci pensa capitan Chiellini con un’incornata a regalarci la qualificazione… Valeria Arena Neanche il tempo di dire «sempre bella la presentazione delle 16 qualificate, sembra il trailer di Game of Thrones», che Game of Thrones lo abbiamo preso noi. Quindi: conservare gelosamente Chiellini in una teca per due mesi, salvaguardare Mandzukic, far allenare Ronaldo con la bandiera dell’Atletico davanti come i tori e dare ad Emre Can la licenza di uccidere. Poi, sfruttare al meglio le legnate che prenderemo scegliendo accuratamente il ciuffo di erba migliore e ricordando a quei tre che tiravano delle punizioni da far cadere la mandibola. Mike Fusco L’Atletico Madrid si batte pensandoci solo il 18 Febbraio e il 10 Marzo, ovvero 2 giorni prima di ogni sfida. Il logorio mentale che già sta dilaniando i tifosi in vista della sfida coi Colchoneros non deve MINIMAMENTE SFIORARE la squadra, che non ha bisogno né di stimoli né di consigli, e che deve solo ESSERE. Essere la Juve. Stefano Utzeri Come ti elimino l’Atletico? Beh la mia soluzione è abbastanza complessa, difficile da spiegare in 3 righe. Me ne basta mezza: Date palla al 7. Michael Crisci L’Atletico si batte imbottendo di fisicità il centrocampo e armando gli esterni. E soprattutto col cinismo. I madrileni concederanno poche occasioni da gol, e soprattutto Ronaldo e Mandzukic, dovranno provare a raggiungere il 100% di conversion rate. Non schiererei Dybala, relegandolo nell’imbuto del loro centrocampo, e così di fatto, regalando loro un uomo. Willy Signori L’Atletico si affronta con la minestra: Simeone è il re dei minestrari, Allegri dovrà fare una minestra migliore della sua. Primo comandamento: segnare almeno un gol a Madrid, lasciare a loro il manico di potersi gestire i gol fuori casa sarebbe letale. Per me sarà allargare il più possibile l’Atletico giocando sulle fasce provando a farli scoprire centralmente. E poi palla al più forte e confidiamo in lui, come lo schema di Pelé in fuga per la vittoria. Ma soprattutto zona, ragnatela, fasce laterali che devono correre, passaggi corti e pressing… più un pizzico della farina del sacco di Allegri che adesso non vi sto a dire perché è un segreto. Giancarlo Liviano L’Atletico si batte migliorando gli automatismi nel gioco offensivo. Con una squadra che difende bene non bisogna sprecare le tantissime ripartenze a causa di scelte sbagliate e assenza di schemi. Inoltre bisogna calarsi al meglio nel clima gara sudamericano, fatto di provocazioni, perdite di tempo, falli furbi, scorrettezze. Si vince al fotofinish, conteranno tantissimo i dettagli e la concentrazione. Alexander Supertramp Con l’Atletico si vince con sfrontatezza. Non metterla sul piano esasperatamente tattico strategico. Nella gara del più furbo Simeone ti porta sul suo terreno e ti batte con l’esperienza. Far valere da subito la maggiore qualità. Piede sull’acceleratore. Leonardo Dorini Ne so troppo poco. Quel poco che so è che c’è un allenatore che ha dentro di sé molto del nostro campionato, forse troppo. So che c’è una coppia di centrali tostissimi; che c’è Griezmann campione del mondo, che fa i balletti dopo ogni gol che fa; c’è Diego Costa: un bestione mica male. So che anche loro non riescono a vincerla, un po’ come noi. E so che già qualche anno fa ci fu un ottavo ingiocabile, contro Guardiola, ed è andata come è andata. Ma poi ci fu un altro quarto, ingiocabile, contro il Barca. E poi, certo, Madrid è un ricordo troppo fresco per tutti; ma per tornare al Wanda, bisogna passare al Wanda. Nevio Capella L’Atletico si batte ed elimina innanzitutto giocando a calcio senza fare la “Juve che amministra e controlla” ma anche confidando in un Ronaldo che poteva trovare stimoli maggiori solo contro il Real e sapendo che loro con la finale in casa sono gli unici ad avere, se possibile, una scimmia sulla spalla più pesante e minacciosa della nostra. Sergio Sersim Come battere l’Atletico? Con il coraggio, soprattutto. Negli anni abbiamo ottenuto grandi risultati con prestazioni furbe e ciniche, ora però abbiamo Cristiano e da furbi dobbiamo evolvere in coraggiosi. Spero in una doppia sfida con tanti tiri in porta. Il one shot one kill visto contro il Tottenham lo scorso anno potrebbe non funzionare. Sabino Palermo L’Atletico si batte in velocità: denti stretti, soffrire e attaccare al momento giusto. In una guerra logorante bisogna mandare avanti la testuggine: Mandzukic e Chiellini contro Godin e Diego Costa. Avanzare sulla linea laterale e “scatenare l’Inferno” dalle retrovie. Simeone si batte con le frecce al nostro arco, senza timore o paura di soffrire, sennò ti ingabbierà in un sol boccone. Uno contro uno moriremo in battaglia, uniti (anche e soprattutto dalla panchina) abbiamo un esercito imbattibile. Vittorio Aversano Per battere l’Atletico Madrid ci vuole…c**o. No, scherzo. Cioè anche c**o, ovviamente, come in tutto, specie perché forse siamo creditori verso l’urna degli ottavi di Nyon. Ma, come ha detto il mister, “chi ha ambizione non ha timore” e, quindi, pronti lancia in resta ad affrontare i colchoneros di Simeone senior; anche perché, con lo squadrone di quest’anno, forse di c**o ce ne può servire anche un po’ meno del solito. Colchoneros che – teoricamente – non dovrebbero essere più quelli di una volta perché, pur nominalmente quasi sempre gli stessi, sono ora un po’ più attempati e con diverse defezioni individuali, che ne hanno reso il cammino nel girone un po’ meno agile del previsto, nonostante gli avversari sulla carta nettamente più abbordabili rispetto ad altri (4V, 1N, 1P). La stessa difesa dell’Atletico Madrid ha, infatti, subito 6 reti in 6 gare, segnandone appena 3 di più; anche perché talvolta priva di Godin, ma due partite saltate sono poche per giustificare un passivo così regolare. Questo dovrebbe andare a nozze con l’attacco atomico della Juventus, cui corre l’obbligo, però, di capitalizzare con maggiore cinismo le molte occasioni che crea e alla luce dell’incredibile potenziale. Dybala sarà cruciale nel cucire il gioco tra i reparti, servire al meglio i due punteros e andare lui stesso alla conclusione: non è sufficiente che subisca molti falli, per affermare che ha giocato discretamente, né è sufficiente che giochi soltanto discretamente. E poi Pjanic che, per una volta almeno, dovrà dimostrarsi leader del proprio reparto, soprattutto in considerazione delle difficoltà che incontra subendo pressione (e l’Atletico Madrid pressa) e, quindi, nel liberarsi efficacemente del pallone: qualche schema specifico in più al riguardo non guasterebbe, come anche sui calci d’angolo. Sono questi i giocatori che, per caratteristiche e consegne tattiche, ritengo fondamentali per imprimere reale valore alla squadra, perché agiscono nella parte centrale del campo, rubano il tempo al diretto marcatore e, in definitiva, creano intorno a CR7 quella squadra di cui ha bisogno per innescare le proprie doti esplosive. Insomma, servirà una grande Juve per prevalere su questo esperto avversario: e ciò non si dovrà esprimere solo con la tecnica e la tenacia, ma con la lucidità assoluta nella gestione di determinati momenti della gara, nel cercare il passaggio giusto (in apparente assenza di particolari schemi offensivi e soprattutto di contropiede, visto quanti ne sbagliamo); e poi occorrerà – finalmente, speriamo – un’ottima mira sui calci di punizione diretti, perché lì non segniamo dai tempi di Platini e con questi specialisti sembra inverosimile. Come è noto, l’Atletico Madrid gioca simile a noi, anche con maggiore fluidità in certi frangenti e, in altri, rimanendo chiuso e compatto, per poi ripartire velocemente con Griezmann e Diego Costa, come già molte squadre italiane che ci affrontano: un ruolo importante, per scardinare la prevedibile, folta presenza di avversari nella propria metà campo, avrà quindi Douglas Costa (“una riserva”, cit.), con la sua velocità e capacità nell’uno contro uno. Diversamente, si rischierebbe uno sterile possesso palla orizzontale, con la speranza dell’episodica occasione per l’imbucata: non credo si debba affrontare un ottavo di Champions League basandosi principalmente su questo. Tutto questo, dando per scontato che gli altri nostri eroi, inclusa la sfarzosa panchina (che meraviglia, un inedito per la Juve) contribuiscano con immediata reattività perché, quando questo accade (e devo dire che quest’anno non ci si può proprio lamentare), siamo davvero i più forti. https://www.juventibus.com/come-elimino-atletico/
  14. Szczesny De Sciglio Bonucci Benatia Alex Sandro (e che tenesse le mani ed i piedi a posto nella nostra area!) Bentancur Pjanic Matuidi Douglas Costa Dybala Cristiano Ronaldo PS: Non mettiamo Mandzukic in modo da dare un bel punto di riferimento centrale alla roma cosi' da facilitarli con la difesa ballerina che si ritrovano!
  15. Lo so. Douglas Costa e' un upgrade di Cuadrado come ala / centrocampista di attacco, percio' ho messo lui.
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