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ClaudioGentile

Tifoso Juventus
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  1. Capello: "Calciopoli? Gli scudetti li ho vinti sul campo" Una parola per tutti: Juve, Roma e Milan, le sue tre italiane, compresi alcuni temi relativamente caldi come Calciopoli, Totti e Berlusconi, per esempio. Fabio Capello si confessa a giornalaccio rosa dello Sport tra presente e passato commentando anche le parole di Zoff, che al Corsera ha esortato la Juventus a non rivendicare gli scudetti di Calciopoli. "Sono sorpreso di certe parole - ha detto Capello - ma ognuno ha le proprie idee. Per me sono due scudetti che abbiamo vinto sul campo". TOTTI ALLA RONALDO - "Non mi sarei mai immaginato che Totti avrebbe giocato fino a 40 anni, perché aveva la tendenza a ingrassare - ha precisato Don Fabio -. Lo vedevo con un fine carriera alla Ronaldo, invece è stato bravo a capire come allenarsi e nutrirsi". BERLUSCONI COME PUTIN - "Berlusconi è intelligente e pragmatico, proprio come Putin. Capisce con chi deve allearsi per raggiungere obiettivi economici e di pace. L’embargo alla Russia, ad esempio è una cosa che ha danneggiato molto l’Europa e l’Italia in particolare. Alla fine, poi, tutto quello che arrivava da noi, i russi hanno trovato altre strade per averlo. Sotto questo aspetto Berlusconi e Putin si sono trovati in sintonia" le parole dell'ex ct della Russia. http://www.tuttojuve.com/altre-notizie/capello-calciopoli-gli-scudetti-li-ho-vinti-sul-campo-348285
  2. Capello: "Calciopoli? Gli scudetti li ho vinti sul campo" Una parola per tutti: Juve, Roma e Milan, le sue tre italiane, compresi alcuni temi relativamente caldi come Calciopoli, Totti e Berlusconi, per esempio. Fabio Capello si confessa a giornalaccio rosa dello Sport tra presente e passato commentando anche le parole di Zoff, che al Corsera ha esortato la Juventus a non rivendicare gli scudetti di Calciopoli. "Sono sorpreso di certe parole - ha detto Capello - ma ognuno ha le proprie idee. Per me sono due scudetti che abbiamo vinto sul campo". TOTTI ALLA RONALDO - "Non mi sarei mai immaginato che Totti avrebbe giocato fino a 40 anni, perché aveva la tendenza a ingrassare - ha precisato Don Fabio -. Lo vedevo con un fine carriera alla Ronaldo, invece è stato bravo a capire come allenarsi e nutrirsi". BERLUSCONI COME PUTIN - "Berlusconi è intelligente e pragmatico, proprio come Putin. Capisce con chi deve allearsi per raggiungere obiettivi economici e di pace. L’embargo alla Russia, ad esempio è una cosa che ha danneggiato molto l’Europa e l’Italia in particolare. Alla fine, poi, tutto quello che arrivava da noi, i russi hanno trovato altre strade per averlo. Sotto questo aspetto Berlusconi e Putin si sono trovati in sintonia" le parole dell'ex ct della Russia. http://www.tuttojuve.com/altre-notizie/capello-calciopoli-gli-scudetti-li-ho-vinti-sul-campo-348285
  3. Bisogna pero' vedere che raccomandazioni riceve Rocchi dal designatore/presidente degli arbitri in vista della sfida di domenica a proposito del gioco falloso.
  4. Abbandonare il 3-5-2 per cortesia (troppo rigido e statico e con pochi movimenti senza palla), dobbiamo continuare con il 4-1-3-2 visto contro l'Atalanta, il primo tempo di ieri ne e' stata l'ennesima prova che per rendere dobbiamo cambiare sistema ed in fatti nel secondo tempo lo abbiamo dovuto cambiare per forza per smuovere l'inerzia. Inoltre, che i giocatori facciano movimento attaccando la profondita' invece di aspettare il pallone sui piedi e la nostra fase difensiva deve essere maggiormente aggressiva (senza troppa attesa) in modo da essere sempre in grado di verticalizzare. Buffon Lichsteiner Rugani Chiellini Alex Sandro Marchisio Khedira Pjanic Sturaro (Lemina) Higuain Mandzukic
  5. Speriamo di continuare a giocare come contro l'Atalanta, invece: difesa a 4, " un calcio maggiormente diretto, con una fase difensiva maggiormente orientata al pressing e non all’attesa e una fase offensiva più ricca e varia nei suoi movimenti," inoltre "molti dei [nostri] giocatori...sono naturalmente orientati a ricevere il pallone sui piedi senza attaccare la profondità o, comunque, senza aggredire con decisione gli spazi," e questo non va bene. Sta ad Allegri ed ai nostri svoltare se vogliamo migliorare ed arrivare in fondo alla Champions League.
  6. Se giochiamo come dovremmo giocare, non mi preoccuperei piu' di tanto, anche perche' se vogliamo arrivare fino in fondo prima o poi le devi incontrare le squadre piu' forti. E da cio' che Allegri sta dicendo da fino agosto, marzo dovrebbe essere il nostro mese migliore per quanto riguarda la condizione fisica della squadra. Dove io mi preoccupo di piu', invece, e' il sistema di gioco e l'approccio della squadra nell'affrontare le partite. Mi spiego: se giochiamo come contro l'Atalanta, 4-1-3-2 e con "una fase difensiva giocata in maniera maggiormente aggressiva [e non orientata all'attesa], una Juventus più diretta nel cercare la verticalizzazione e più ricca di movimenti senza il pallone," allora mi sentirei piu' sicuro. Giocando in questo modo ne beneficerebbe non solo tutta la squadra, ma in particolare i due acquisti piu' di livello che abbiamo fatto questa estate, cioe' Higuain e Pjanic, visto che loro sono gia' abituati a giocare in questo modo e con questo sistema di gioco. Tuttavia, se approcciamo le gare con il classico 3-5-2 di Allegri, rigido e statico, con una difesa posizionale, statica, poco movimenti senza palla, manovre perimetrali, e con i giocatori nostri che sono "naturalmente orientati a ricevere il pallone sui piedi senza attaccare la profondità o, comunque, senza aggredire con decisione gli spazi," allora si che sarebbero cavoli amari. Quindi dipende tutto da Allegri e dal nostro approccio alla gara, inteso come squadra, piuttosto che dall'urna. Spero che la societa' faccia un discorsetto chiarificatore sia ad Allegri che alla squadra. E forza Juve
  7. Tutto sommato anche per me, piu' che altro ci siamo ormai resi conto che il vero Pjanic deve giocare per vie interne e non deve stare sull'esterno. Era questo il mio punto, e la soluzione migliore e' come abbiamo giocato contro l'Atalanta con il 4-1-3-2. Tanto per darti un'idea, ho letto questo pezzo oggi, che spiega in modo perfetto le qualita' di Pjanic, il suo sistema non ideale, e quale invece dovrebbe essere il suo sistema ideale e la sua posizione in campo. Valorizzare Pjanic Il bosniaco è arrivato alla Juventus senza che fosse chiaro come utilizzarlo. Al termine del girone di qualificazione della Champions League e dopo un terzo di campionato di serie A è giunto il momento di fare un bilancio sul rendimento di Miralem Pjanic alla Juventus. Sin dalla notizia del suo passaggio ai bianconeri la presenza di Pjanic nella squadra di Allegri è stata oggetto di speculazioni tattiche: la discussione riguardava la possibile posizione in campo, considerando anche che la Juve da anni non aveva in rosa un centrocampista con le sue caratteristiche. Se possibile il dibattito si è fatto più animato dopo l’effettivo inizio della stagione, complici le prestazioni che la maggioranza dei critici ritengono al di sotto delle potenzialità. Le domande possibili sono molteplici: dove deve giocare Pjanic nella Juventus? Come sta giocando? E a monte, ancora un’altra domanda, che sebbene sia più vecchia non ha ancora una risposta univoca: che giocatore è Pjanic? Per assegnare una posizione in campo, o giudicare con cognizione di causa una prestazione, è necessario conoscere a fondo un giocatore e il contesto in cui si deve muovere. La prima qualità che viene in mente pensando a Miralem Pjanic, la dote che maggiormente lo caratterizza, è la sensibilità del suo piede destro, che si esalta in particolare nell’esecuzione dei calci piazzati. Oltre che nei calci da fermo, Pjanic sfrutta il piede destro soprattutto per portare i compagni di squadra al tiro: per capirci, la passata stagione in serie A solo Hamsik ha fatto più passaggi chiave di Pjanic e solamente Paul Pogba è riuscito a eguagliarlo nel numero di assist (12). Fuori dalle categorie comuni La qualità tecnica del numero 5 bianconero è messa al servizio delle sue peculiari propensioni mentali. Il bosniaco è un centrocampista che ama i giocatori intelligenti e che riflettono quando giocano e a modo suo vorrebbe essere quel tipo di giocatore. Ma questo non fa necessariamente di lui un “geometra di centrocampo”, un “metronomo”; la differenza con questi giocatori sta nell’interpretazione del gioco di Pjanic, in cui non è centrale utilizzare la tecnica per aiutare la squadra a dominare il possesso del pallone, e non è primario usare i passaggi per ordinare tempi e posizioni del proprio schieramento. In questo senso non è né un regista classico, né una tipica mezzala di possesso alla Xavi. Ma non è neanche agli antipodi di questo tipo di giocatori: nonostante i suoi numeri eccezionali, Pjanic non è nemmeno un giocatore alla continua ricerca della giocata decisiva e del compagno da mandare in porta a tutti i costi. Pjanic segue le proprie inclinazioni in campo, cercando il ritmo e la distribuzione del gioco a lui più congeniali. Può giocare sicuro, sia sul corto che sul lungo e consolidare il possesso palla della squadra; al contempo, e con estrema efficacia, può attraversare linee avversarie con filtranti di rara precisione e servire assist ai compagni. Ma nessuna delle due caratteristiche è quella dominante e restituisce l’essenza del gioco del centrocampista bianconero. La descrizione di Pjanic per mezzo della affermazione di ciò che non è rappresenta forse un grosso indizio per definire, per sottrazione, il giocatore della Juventus: è un centrocampista dotato di tecnica sopraffine e capace, più che di ordinare il gioco, di farlo fluire, abile a permettere la transizione dalla fase di preparazione a quella di rifinitura/finalizzazione. Passaggio di prima a tagliare linee avversarie e successiva ricerca della profondità. L’essenza del passatore Pjanic. Complici gambe poco esplosive, e una ridotta velocità sul breve, il bosniaco ama far viaggiare il pallone e limita i dribbling a una parte residuale del proprio calcio. Nei club, in carriera ha una media di 2.35 dribbling ogni 90 minuti con una percentuale di successo di poco superiore al 50%. Particolarmente interessante è analizzare l’andamento storico nel campionato italiano, dove il numero di dribbling tentati ogni 90 minuti è progressivamente diminuito ogni anno (fatta eccezione per il primo), passando dai 4.7 del 2012-13 agli 1.6 dell’ultima stagione a Roma agli 0.6 attuali alla Juventus, segno di una sua evoluzione. Di contro, le doti aerobiche sono notevoli e sottovalutate: Pjanic si muove parecchio in giro per il campo. Con 11897m ogni 90 minuti è il giocatore che ha percorso mediamente più campo in Champions League tra i titolari della Juventus – più degli esterni Alex Sandro e Cuadrado e più di ogni altro centrocampista. In fase di possesso palla accumula metri smarcandosi continuamente e creando linee di passaggio per i compagni. Anche in fase di non possesso può coprire un’ampia porzione di campo, tagliando linee di passaggio correndo in avanti o orizzontalmente. Chiaramente, Pjanic esprime il suo meglio quando la propria squadra ha il pallone. Il suo contributo in fase di possesso, in termini quantitativi e qualitativi, è superiore a quello fornito alla fase difensiva e in questo senso è classificabile come centrocampista offensivo. In fase difensiva, facendo uso della sua capacità di lettura del gioco e delle sue doti aerobiche, esprime il suo meglio nell’intercettare le linee di passaggio avversarie. La ridotta forza esplosiva ne limita l’efficacia nel tackle e, in generale, nelle fasi di difesa maggiormente statiche e in quelle in cui non può utilizzare gli spostamenti per il campo come arma difensiva. Limiti e abitudini Pjanic preferisce giocare ed è più efficace nelle zone interne del campo, dove ha ogni angolo aperto per cercare una soluzione di passaggio e minori possibilità di essere pressato. Sull’esterno gioca meno volentieri e in maniera meno efficace: la linea laterale taglia possibili traiettorie di passaggio e la pressione degli avversari lo può costringere a soluzioni individuali poco gradite. In carriera è stato impiegato in più posizioni: vertice basso in un centrocampo a 3, interno di un centrocampo a 4, trequartista e, nella Roma, persino nella posizione di punta esterna nel 4-3-3 di Zeman. La posizione più frequentemente occupata in carriera, però, è quella di mezzala in un centrocampo a 3 e lui stesso dichiara che questa è la posizione in campo che più preferisce. In genere la posizione di vertice basso di centrocampo presuppone, nell’interpretazione più comune, un certo presidio della zona di campo davanti la difesa in entrambe le fasi di gioco, che si accorda male con l’istintiva tendenza di Pjanic a muoversi molto alla ricerca del pallone e a trovare smarcamenti che per posizione in campo e postura del corpo sono piuttosto rischiosi per un centrocampista che occupi la posizione davanti alla difesa. La sua protezione del pallone non è sempre ottimale, specie spalle alla porta, e ciò rappresenta un limite contro la pressione degli avversari e un ostacolo a un rendimento elevato da centrocampista basso. Inoltre, sebbene Pjanic si consideri un ragionatore, non è il tipo di giocatore che pensa prima di ricevere palla. Nello scegliere la giocata da effettuare, i possibili sviluppi successivi del gioco non sono un fattore determinante per Pjanic. Qui Pjanic perde il pallone perché, prima di riceverlo, non ha deciso cosa ne avrebbe fatto. Per questi motivi, anche la funzione di distribuzione del gioco e organizzazione complessiva della manovra, che solitamente si assegna al vertice basso di centrocampo, non è perfettamente nelle sue corde, anche se può interpretare il ruolo in maniera atipica. Meno definiti, in genere, i compiti richiesti a un trequartista: ci sono i trequartisti incursori che attaccano gli spazi creati dalle punte, i trequartisti rifinitori che giocano tra le pieghe delle linee avversarie e da lì si occupano principalmente della rifinitura del gioco e i trequartisti mobili che, partendo dalla loro posizione originale, si muovono liberamente, anche abbassandosi, per cucire il gioco e semplificare la circolazione del pallone creando zone di superiorità numerica e/o posizionale. Miralem Pjanic può occupare il ruolo interpretandolo secondo quest’ultima accezione: non ha la velocità e la forza per giocare da puro incursore, né la rapidità e la protezione del pallone per giostrare costantemente negli angusti spazi tra le linee avversarie. Se invece è libero di muoversi, di abbassarsi al fianco degli altri centrocampisti, di trovare gli spazi di smarcamento senza necessariamente occupare staticamente lo spazio tra le linee, ma uscendone per poi magari rioccuparlo dinamicamente, Pjanic può essere efficace anche nella posizione di trequartista. Inoltre, in Nazionale gioca spesso da interno in coppia con un altro centrocampista: in questo caso, gli istinti di Pjanic si combinano bene con un giocatore di posizione e ordine che lasci al bosniaco la possibilità di smarcarsi in avanti e di accompagnare con continuità l’azione offensiva per giocare nell’ultimo terzo di campo. La maggiore porzione orizzontale di campo da coprire concede a Pjanic più spazio per i propri movimenti in fase di possesso, mentre, in fase difensiva, non costituisce un grosso ostacolo, vista la capacità aerobiche del bianconero. Come detto, la posizione di mezzala in un centrocampo a 3 è quella in cui Pjanic è stato maggiormente schierato nella sua carriera: coperto da un mediano può abbassarsi a ricevere il pallone, supportare in avanti la manovra offensiva e occupare dinamicamente lo spazio tra le linee avversarie. Alla Juve Nelle amichevoli pre-campionato Pjanic viene impiegato più volte come vertice basso del centrocampo e Allegri si dice convinto che il bosniaco possa occupare la posizione, almeno sino al rientro di Claudio Marchisio. Complice però qualche affaticamento, Pjanic rimane in panchina nelle due partite di agosto della serie A; in campo, nel 3-5-2 di Allegri, vanno Lemina in posizione di mediano e Asamoah in quella di mezzala sinistra. Alla ripresa del campionato, dopo la sosta per le Nazionali, Pjanic prende il posto da titolare come mezzala sinistra nel 3-5-2 con cui la Juventus sconfigge per 3-1 il Sassuolo. La partita contro la squadra di Di Francesco rappresenta forse una sorta di crocevia psicologico per la Juventus e per lo stesso Pjanic. I bianconeri giocano una partita particolarmente brillante. Pjanic, al suo esordio ufficiale in maglia Juventus, segna un gol, manda al tiro per tre volte i compagni e si rende estremamente importante per la manovra della sua squadra occupando dinamicamente lo “spazio di mezzo” di sinistra, bilanciando la posizione occupata da Paulo Dybala sul centro-destra e distribuendo in tal modo le responsabilità creative della manovra bianconera. Pjanic gioca quasi in posizione speculare a Dybala e si connette all’argentino, fornendo quantità e qualità al gioco interno e tra le linee della Juventus. Al termine del match, però, Allegri non è contento di qualche presunto sbandamento in transizione difensiva dei bianconeri e afferma che la partita sarebbe dovuta finire 9 a 3, fornendo implicitamente un giudizio negativo sull’equilibrio della propria squadra. La partita successiva, in Champions League contro il Siviglia, cambia l’intera corsia sinistra del proprio 3-5-2, sostituendo Alex Sandro e Pjanic con Evra e Asamoah, certificando ulteriormente la priorità della ricerca di un supposto equilibrio a scapito di una maggiore brillantezza tecnica e tattica. Pjanic torna titolare in campionato contro l’Inter come vertice basso di centrocampo, nella posizione ipotizzata da Allegri in estate. La Juventus perde e la prestazione di Pjanic è giudicata insufficiente. Il bosniaco non trova gli smarcamenti giusti contro la furiosa pressione dei nerazzurri, complice la posizione arretrata non gioca nessun key-pass e soffre nel gestire difensivamente lo spazio alle sue spalle. Nella partita più difficile della stagione per i bianconeri prima del disastro contro il Genoa, Pjanic viene definitivamente bocciato come centrocampista basso e quella con l’Inter rimane l’unica partita giocata in questa posizione. Pjanic torna a giocare come mezzala sinistra nel 3-5-2, con interessanti eccezioni. In casa contro l’Olympique Lione Allegri schiera la Juventus con il 4-3-1-2 lasciando a Pjanic il ruolo di trequartista, ruolo occupato anche per frazioni di partita contro il Genoa e a Siviglia e nell’ultima partita di campionato contro l’Atalanta. Contro il Chievo, invece, il solito modulo fluido della Juventus è essenzialmente assimilabile a un 4-4-2 con un centrocampo formato da Cuadrado a destra e Sturaro a sinistra, con Pjanic a far coppia con Hernanes in mezzo al campo. Non proprio un organizzatore di gioco. Pur tenendo a mente che il campione statistico è piuttosto limitato, i numeri offensivi di Pjanic reggono il confronto con la passata stagione. Il bosniaco è passato dai 0.33 gol ogni 90’ e 2.71 key pass con la Roma a 0.39 gol e da 2.93 key-pass con la Juve. Il numero di assist è praticamente invariato: 0.36 assist ogni 90’ con la Roma, 0.37 assist con la Juventus. In forte calo è invece il numero di intercetti, il principale indicatore statistico per la fase difensiva del bosniaco, passati da 1.93 intercetti a 1.17 ogni 90’. Sistema non ideale Il contesto tattico in cui Pjanic si trova a giocare non è stato sino ad ora forse l’ideale per le sue caratteristiche. Nel ruolo di mezzala le richieste tattiche del 3-5-2 di Allegri sono diverse da quelle tipiche del 4-3-3 a cui era abituato. Con due giocatori in fascia – il terzino e la punta esterna – il 4-3-3 della Roma richiedeva al bosniaco poche escursioni sull’esterno, zona di campo dove Pjanic è poco efficace; il 3-5-2, invece, schiera un solo esterno e occupa il centro con due punte, richiedendo alle mezzali un contributo più continuo in fascia. In aggiunta, le qualità di passatore del bosniaco sarebbero favorite da un gioco maggiormente diretto e da una più continua ricerca della verticalizzazione, mentre il possesso palla della Juventus è troppo spesso orientato al mero mantenimento del pallone. Dal punto di vista difensivo, le qualità di difensore in movimento del bosniaco sono invece penalizzate da un eccesso di difesa posizionale [statica] che ne mette in evidenza i limiti e che spiega il drastico calo del numero di intercetti. Anche l’alchimia con i compagni di reparto e di squadra non sembra favorire Pjanic. Troppo spesso la Juventus mostra poco movimento senza palla e molti dei giocatori bianconeri sono naturalmente orientati a ricevere il pallone sui piedi senza attaccare la profondità o, comunque, senza aggredire con decisione gli spazi. Le qualità di inventiva e di passatore del bosniaco non riescono a esprimersi pienamente. Inoltre la prolungata assenza di Marchisio, non adeguatamente rimpiazzato in termini di organizzazione del gioco dai sostituti Lemina ed Hernanes, ha caricato il bosniaco, forse più agli occhi degli osservatori che di Allegri, di eccessive responsabilità nell’organizzazione del gioco. Se i compagni si muovono, Pjanic sa cosa fare. Le migliori partite di Pjanic con la Juventus sono state quelle in cui il contesto tattico e l’interpretazione del match sono state adatte alle sue caratteristiche. Da trequartista mobile contro l’Atalanta, è stato favorito dalla possibilità di trovare gli spazi a lui maggiormente congeniali, da una fase difensiva giocata in maniera maggiormente aggressiva, da una Juventus più diretta nel cercare la verticalizzazione e più ricca di movimenti senza il pallone. In posizione di interno nel 4-4-2 contro il Chievo, con due coppie di giocatori per fascia, due punte davanti e una maggiore possibilità di muoversi rispetto allo statico posizionamento del tipico 3-5-2 bianconero, Pjanic ha fornito una della più convincenti prestazioni della stagione. Infine, nella già citata partita contro il Sassuolo, l’interpretazione elastica del 3-5-2 e l’atteggiamento spregiudicato della squadra, censurato nel post-match da Allegri, hanno permesso a Pjanic di giocare una partita convincente e ricca di qualità. Fine dei fraintendimenti La questione non sembra tanto essere quindi la mera posizione in campo, ma la funzione di Pjanic all’interno dell’economia della squadra e la coerenza tra le caratteristiche del bosniaco e quella della squadra bianconera. Pur riconoscendo prestazioni complessive ancora al di sotto delle sue effettive possibilità, il giudizio su Pjanic è parecchio influenzato da equivoci sulla reale natura del giocatore e da un contesto tattico non sempre ideale per esaltarne le caratteristiche. L’iniziale investitura quale sostituto di Marchisio ha probabilmente lasciato immaginare per il bosniaco, fraintendendone le qualità, un ruolo di organizzatore del gioco bianconero che al momento non pare appartenere al bagaglio tecnico e mentale del giocatore. Di contro, le sue doti di passatore, pur confermate da un numero di key pass e assist del tutto coerente con la sua carriera, sono state depresse da un gioco offensivo troppo statico e carente di movimenti senza palla dei possibili riceventi. La rigidità del 3-5-2 di Allegri ne ha inibito la capacità di trovare gli spazi utili alla ricezione e all’avanzamento del gioco dalla fase di costruzione a quella di rifinitura; la difesa posizionale spesso adottata dalla Juventus ne ha evidenziato i limiti in fase di difesa statica. Va aggiunto che l’adattamento alle richieste di un ambiente come quello juventino, abituato a vincere e a richiedere continuità nella ricerca di questo fondamentale obiettivo, non è sempre facile, e Pjanic sembra ancora sulla strada di un completo ambientamento. Ma le prestazioni di ogni giocatore sono fortemente influenzate dal contesto in cui si trova ad esprimersi: vale anche per i più forti e, chiaramente, vale anche per Miralem Pjanic. Se la Juventus imboccherà la strada di un calcio maggiormente diretto, con una fase difensiva maggiormente orientata al pressing e non all’attesa e una fase offensiva più ricca e varia nei suoi movimenti, la posizione in campo del bosniaco non sarà più un grosso problema, la reale funzione nello sviluppo del gioco della squadra si chiarirà e la qualità delle prestazioni probabilmente si innalzerà. E, dimenticando Pogba e improbabili paragoni, Pjanic diventerà ancora di più un pezzo importante del centrocampo della Juventus. http://www.ultimouomo.com/valorizzare-pjanic/
  8. Lo volevo mettere anch'io, ma non l'ho fatto per due motivi: 1) non so se gioca a sinistra; 2) non so se sa fare il movimento interno-esterno (per dare un punto di riferimento in avanti ad Alex Sandro) che Sturaro sa fare
  9. Scommetti che Allegri mettera' il 3-5-2 lento, prevedibile, e con una manovra della palla periferica? E poi cerchera' di fare qualcosa nel secondo tempo per correggere la formazione messa "sbagliatamente" a posta in campo?
  10. E Higuain? Pjanic e' andato male perche' come ha detto Allegri nel primo tempo con il 3-5-2 la manovra era di nuovo lenta e periferica. Pjanic ha bisogno di giocare "dentro al campo" e non sull'esterno, e con preferibilmente due esterni sul lato suo: il terzino e l'attaccante esterno. Leggi questo articolo sotto e vedrai meglio i motivi: Valorizzare Pjanic Il bosniaco è arrivato alla Juventus senza che fosse chiaro come utilizzarlo. Al termine del girone di qualificazione della Champions League e dopo un terzo di campionato di serie A è giunto il momento di fare un bilancio sul rendimento di Miralem Pjanic alla Juventus. Sin dalla notizia del suo passaggio ai bianconeri la presenza di Pjanic nella squadra di Allegri è stata oggetto di speculazioni tattiche: la discussione riguardava la possibile posizione in campo, considerando anche che la Juve da anni non aveva in rosa un centrocampista con le sue caratteristiche. Se possibile il dibattito si è fatto più animato dopo l’effettivo inizio della stagione, complici le prestazioni che la maggioranza dei critici ritengono al di sotto delle potenzialità. Le domande possibili sono molteplici: dove deve giocare Pjanic nella Juventus? Come sta giocando? E a monte, ancora un’altra domanda, che sebbene sia più vecchia non ha ancora una risposta univoca: che giocatore è Pjanic? Per assegnare una posizione in campo, o giudicare con cognizione di causa una prestazione, è necessario conoscere a fondo un giocatore e il contesto in cui si deve muovere. La prima qualità che viene in mente pensando a Miralem Pjanic, la dote che maggiormente lo caratterizza, è la sensibilità del suo piede destro, che si esalta in particolare nell’esecuzione dei calci piazzati. Oltre che nei calci da fermo, Pjanic sfrutta il piede destro soprattutto per portare i compagni di squadra al tiro: per capirci, la passata stagione in serie A solo Hamsik ha fatto più passaggi chiave di Pjanic e solamente Paul Pogba è riuscito a eguagliarlo nel numero di assist (12). Fuori dalle categorie comuni La qualità tecnica del numero 5 bianconero è messa al servizio delle sue peculiari propensioni mentali. Il bosniaco è un centrocampista che ama i giocatori intelligenti e che riflettono quando giocano e a modo suo vorrebbe essere quel tipo di giocatore. Ma questo non fa necessariamente di lui un “geometra di centrocampo”, un “metronomo”; la differenza con questi giocatori sta nell’interpretazione del gioco di Pjanic, in cui non è centrale utilizzare la tecnica per aiutare la squadra a dominare il possesso del pallone, e non è primario usare i passaggi per ordinare tempi e posizioni del proprio schieramento. In questo senso non è né un regista classico, né una tipica mezzala di possesso alla Xavi. Ma non è neanche agli antipodi di questo tipo di giocatori: nonostante i suoi numeri eccezionali, Pjanic non è nemmeno un giocatore alla continua ricerca della giocata decisiva e del compagno da mandare in porta a tutti i costi. Pjanic segue le proprie inclinazioni in campo, cercando il ritmo e la distribuzione del gioco a lui più congeniali. Può giocare sicuro, sia sul corto che sul lungo e consolidare il possesso palla della squadra; al contempo, e con estrema efficacia, può attraversare linee avversarie con filtranti di rara precisione e servire assist ai compagni. Ma nessuna delle due caratteristiche è quella dominante e restituisce l’essenza del gioco del centrocampista bianconero. La descrizione di Pjanic per mezzo della affermazione di ciò che non è rappresenta forse un grosso indizio per definire, per sottrazione, il giocatore della Juventus: è un centrocampista dotato di tecnica sopraffine e capace, più che di ordinare il gioco, di farlo fluire, abile a permettere la transizione dalla fase di preparazione a quella di rifinitura/finalizzazione. Passaggio di prima a tagliare linee avversarie e successiva ricerca della profondità. L’essenza del passatore Pjanic. Complici gambe poco esplosive, e una ridotta velocità sul breve, il bosniaco ama far viaggiare il pallone e limita i dribbling a una parte residuale del proprio calcio. Nei club, in carriera ha una media di 2.35 dribbling ogni 90 minuti con una percentuale di successo di poco superiore al 50%. Particolarmente interessante è analizzare l’andamento storico nel campionato italiano, dove il numero di dribbling tentati ogni 90 minuti è progressivamente diminuito ogni anno (fatta eccezione per il primo), passando dai 4.7 del 2012-13 agli 1.6 dell’ultima stagione a Roma agli 0.6 attuali alla Juventus, segno di una sua evoluzione. Di contro, le doti aerobiche sono notevoli e sottovalutate: Pjanic si muove parecchio in giro per il campo. Con 11897m ogni 90 minuti è il giocatore che ha percorso mediamente più campo in Champions League tra i titolari della Juventus – più degli esterni Alex Sandro e Cuadrado e più di ogni altro centrocampista. In fase di possesso palla accumula metri smarcandosi continuamente e creando linee di passaggio per i compagni. Anche in fase di non possesso può coprire un’ampia porzione di campo, tagliando linee di passaggio correndo in avanti o orizzontalmente. Chiaramente, Pjanic esprime il suo meglio quando la propria squadra ha il pallone. Il suo contributo in fase di possesso, in termini quantitativi e qualitativi, è superiore a quello fornito alla fase difensiva e in questo senso è classificabile come centrocampista offensivo. In fase difensiva, facendo uso della sua capacità di lettura del gioco e delle sue doti aerobiche, esprime il suo meglio nell’intercettare le linee di passaggio avversarie. La ridotta forza esplosiva ne limita l’efficacia nel tackle e, in generale, nelle fasi di difesa maggiormente statiche e in quelle in cui non può utilizzare gli spostamenti per il campo come arma difensiva. Limiti e abitudini Pjanic preferisce giocare ed è più efficace nelle zone interne del campo, dove ha ogni angolo aperto per cercare una soluzione di passaggio e minori possibilità di essere pressato. Sull’esterno gioca meno volentieri e in maniera meno efficace: la linea laterale taglia possibili traiettorie di passaggio e la pressione degli avversari lo può costringere a soluzioni individuali poco gradite. In carriera è stato impiegato in più posizioni: vertice basso in un centrocampo a 3, interno di un centrocampo a 4, trequartista e, nella Roma, persino nella posizione di punta esterna nel 4-3-3 di Zeman. La posizione più frequentemente occupata in carriera, però, è quella di mezzala in un centrocampo a 3 e lui stesso dichiara che questa è la posizione in campo che più preferisce. In genere la posizione di vertice basso di centrocampo presuppone, nell’interpretazione più comune, un certo presidio della zona di campo davanti la difesa in entrambe le fasi di gioco, che si accorda male con l’istintiva tendenza di Pjanic a muoversi molto alla ricerca del pallone e a trovare smarcamenti che per posizione in campo e postura del corpo sono piuttosto rischiosi per un centrocampista che occupi la posizione davanti alla difesa. La sua protezione del pallone non è sempre ottimale, specie spalle alla porta, e ciò rappresenta un limite contro la pressione degli avversari e un ostacolo a un rendimento elevato da centrocampista basso. Inoltre, sebbene Pjanic si consideri un ragionatore, non è il tipo di giocatore che pensa prima di ricevere palla. Nello scegliere la giocata da effettuare, i possibili sviluppi successivi del gioco non sono un fattore determinante per Pjanic. Qui Pjanic perde il pallone perché, prima di riceverlo, non ha deciso cosa ne avrebbe fatto. Per questi motivi, anche la funzione di distribuzione del gioco e organizzazione complessiva della manovra, che solitamente si assegna al vertice basso di centrocampo, non è perfettamente nelle sue corde, anche se può interpretare il ruolo in maniera atipica. Meno definiti, in genere, i compiti richiesti a un trequartista: ci sono i trequartisti incursori che attaccano gli spazi creati dalle punte, i trequartisti rifinitori che giocano tra le pieghe delle linee avversarie e da lì si occupano principalmente della rifinitura del gioco e i trequartisti mobili che, partendo dalla loro posizione originale, si muovono liberamente, anche abbassandosi, per cucire il gioco e semplificare la circolazione del pallone creando zone di superiorità numerica e/o posizionale. Miralem Pjanic può occupare il ruolo interpretandolo secondo quest’ultima accezione: non ha la velocità e la forza per giocare da puro incursore, né la rapidità e la protezione del pallone per giostrare costantemente negli angusti spazi tra le linee avversarie. Se invece è libero di muoversi, di abbassarsi al fianco degli altri centrocampisti, di trovare gli spazi di smarcamento senza necessariamente occupare staticamente lo spazio tra le linee, ma uscendone per poi magari rioccuparlo dinamicamente, Pjanic può essere efficace anche nella posizione di trequartista. Inoltre, in Nazionale gioca spesso da interno in coppia con un altro centrocampista: in questo caso, gli istinti di Pjanic si combinano bene con un giocatore di posizione e ordine che lasci al bosniaco la possibilità di smarcarsi in avanti e di accompagnare con continuità l’azione offensiva per giocare nell’ultimo terzo di campo. La maggiore porzione orizzontale di campo da coprire concede a Pjanic più spazio per i propri movimenti in fase di possesso, mentre, in fase difensiva, non costituisce un grosso ostacolo, vista la capacità aerobiche del bianconero. Come detto, la posizione di mezzala in un centrocampo a 3 è quella in cui Pjanic è stato maggiormente schierato nella sua carriera: coperto da un mediano può abbassarsi a ricevere il pallone, supportare in avanti la manovra offensiva e occupare dinamicamente lo spazio tra le linee avversarie. Alla Juve Nelle amichevoli pre-campionato Pjanic viene impiegato più volte come vertice basso del centrocampo e Allegri si dice convinto che il bosniaco possa occupare la posizione, almeno sino al rientro di Claudio Marchisio. Complice però qualche affaticamento, Pjanic rimane in panchina nelle due partite di agosto della serie A; in campo, nel 3-5-2 di Allegri, vanno Lemina in posizione di mediano e Asamoah in quella di mezzala sinistra. Alla ripresa del campionato, dopo la sosta per le Nazionali, Pjanic prende il posto da titolare come mezzala sinistra nel 3-5-2 con cui la Juventus sconfigge per 3-1 il Sassuolo. La partita contro la squadra di Di Francesco rappresenta forse una sorta di crocevia psicologico per la Juventus e per lo stesso Pjanic. I bianconeri giocano una partita particolarmente brillante. Pjanic, al suo esordio ufficiale in maglia Juventus, segna un gol, manda al tiro per tre volte i compagni e si rende estremamente importante per la manovra della sua squadra occupando dinamicamente lo “spazio di mezzo” di sinistra, bilanciando la posizione occupata da Paulo Dybala sul centro-destra e distribuendo in tal modo le responsabilità creative della manovra bianconera. Pjanic gioca quasi in posizione speculare a Dybala e si connette all’argentino, fornendo quantità e qualità al gioco interno e tra le linee della Juventus. Al termine del match, però, Allegri non è contento di qualche presunto sbandamento in transizione difensiva dei bianconeri e afferma che la partita sarebbe dovuta finire 9 a 3, fornendo implicitamente un giudizio negativo sull’equilibrio della propria squadra. La partita successiva, in Champions League contro il Siviglia, cambia l’intera corsia sinistra del proprio 3-5-2, sostituendo Alex Sandro e Pjanic con Evra e Asamoah, certificando ulteriormente la priorità della ricerca di un supposto equilibrio a scapito di una maggiore brillantezza tecnica e tattica. Pjanic torna titolare in campionato contro l’Inter come vertice basso di centrocampo, nella posizione ipotizzata da Allegri in estate. La Juventus perde e la prestazione di Pjanic è giudicata insufficiente. Il bosniaco non trova gli smarcamenti giusti contro la furiosa pressione dei nerazzurri, complice la posizione arretrata non gioca nessun key-pass e soffre nel gestire difensivamente lo spazio alle sue spalle. Nella partita più difficile della stagione per i bianconeri prima del disastro contro il Genoa, Pjanic viene definitivamente bocciato come centrocampista basso e quella con l’Inter rimane l’unica partita giocata in questa posizione. Pjanic torna a giocare come mezzala sinistra nel 3-5-2, con interessanti eccezioni. In casa contro l’Olympique Lione Allegri schiera la Juventus con il 4-3-1-2 lasciando a Pjanic il ruolo di trequartista, ruolo occupato anche per frazioni di partita contro il Genoa e a Siviglia e nell’ultima partita di campionato contro l’Atalanta. Contro il Chievo, invece, il solito modulo fluido della Juventus è essenzialmente assimilabile a un 4-4-2 con un centrocampo formato da Cuadrado a destra e Sturaro a sinistra, con Pjanic a far coppia con Hernanes in mezzo al campo. Non proprio un organizzatore di gioco. Pur tenendo a mente che il campione statistico è piuttosto limitato, i numeri offensivi di Pjanic reggono il confronto con la passata stagione. Il bosniaco è passato dai 0.33 gol ogni 90’ e 2.71 key pass con la Roma a 0.39 gol e da 2.93 key-pass con la Juve. Il numero di assist è praticamente invariato: 0.36 assist ogni 90’ con la Roma, 0.37 assist con la Juventus. In forte calo è invece il numero di intercetti, il principale indicatore statistico per la fase difensiva del bosniaco, passati da 1.93 intercetti a 1.17 ogni 90’. Sistema non ideale Il contesto tattico in cui Pjanic si trova a giocare non è stato sino ad ora forse l’ideale per le sue caratteristiche. Nel ruolo di mezzala le richieste tattiche del 3-5-2 di Allegri sono diverse da quelle tipiche del 4-3-3 a cui era abituato. Con due giocatori in fascia – il terzino e la punta esterna – il 4-3-3 della Roma richiedeva al bosniaco poche escursioni sull’esterno, zona di campo dove Pjanic è poco efficace; il 3-5-2, invece, schiera un solo esterno e occupa il centro con due punte, richiedendo alle mezzali un contributo più continuo in fascia. In aggiunta, le qualità di passatore del bosniaco sarebbero favorite da un gioco maggiormente diretto e da una più continua ricerca della verticalizzazione, mentre il possesso palla della Juventus è troppo spesso orientato al mero mantenimento del pallone. Dal punto di vista difensivo, le qualità di difensore in movimento del bosniaco sono invece penalizzate da un eccesso di difesa posizionale che ne mette in evidenza i limiti e che spiega il drastico calo del numero di intercetti. Anche l’alchimia con i compagni di reparto e di squadra non sembra favorire Pjanic. Troppo spesso la Juventus mostra poco movimento senza palla e molti dei giocatori bianconeri sono naturalmente orientati a ricevere il pallone sui piedi senza attaccare la profondità o, comunque, senza aggredire con decisione gli spazi. Le qualità di inventiva e di passatore del bosniaco non riescono a esprimersi pienamente. Inoltre la prolungata assenza di Marchisio, non adeguatamente rimpiazzato in termini di organizzazione del gioco dai sostituti Lemina ed Hernanes, ha caricato il bosniaco, forse più agli occhi degli osservatori che di Allegri, di eccessive responsabilità nell’organizzazione del gioco. Se i compagni si muovono, Pjanic sa cosa fare. Le migliori partite di Pjanic con la Juventus sono state quelle in cui il contesto tattico e l’interpretazione del match sono state adatte alle sue caratteristiche. Da trequartista mobile contro l’Atalanta, è stato favorito dalla possibilità di trovare gli spazi a lui maggiormente congeniali, da una fase difensiva giocata in maniera maggiormente aggressiva, da una Juventus più diretta nel cercare la verticalizzazione e più ricca di movimenti senza il pallone. In posizione di interno nel 4-4-2 contro il Chievo, con due coppie di giocatori per fascia, due punte davanti e una maggiore possibilità di muoversi rispetto allo statico posizionamento del tipico 3-5-2 bianconero, Pjanic ha fornito una della più convincenti prestazioni della stagione. Infine, nella già citata partita contro il Sassuolo, l’interpretazione elastica del 3-5-2 e l’atteggiamento spregiudicato della squadra, censurato nel post-match da Allegri, hanno permesso a Pjanic di giocare una partita convincente e ricca di qualità. Fine dei fraintendimenti La questione non sembra tanto essere quindi la mera posizione in campo, ma la funzione di Pjanic all’interno dell’economia della squadra e la coerenza tra le caratteristiche del bosniaco e quella della squadra bianconera. Pur riconoscendo prestazioni complessive ancora al di sotto delle sue effettive possibilità, il giudizio su Pjanic è parecchio influenzato da equivoci sulla reale natura del giocatore e da un contesto tattico non sempre ideale per esaltarne le caratteristiche. L’iniziale investitura quale sostituto di Marchisio ha probabilmente lasciato immaginare per il bosniaco, fraintendendone le qualità, un ruolo di organizzatore del gioco bianconero che al momento non pare appartenere al bagaglio tecnico e mentale del giocatore. Di contro, le sue doti di passatore, pur confermate da un numero di key pass e assist del tutto coerente con la sua carriera, sono state depresse da un gioco offensivo troppo statico e carente di movimenti senza palla dei possibili riceventi. La rigidità del 3-5-2 di Allegri ne ha inibito la capacità di trovare gli spazi utili alla ricezione e all’avanzamento del gioco dalla fase di costruzione a quella di rifinitura; la difesa posizionale spesso adottata dalla Juventus ne ha evidenziato i limiti in fase di difesa statica. Va aggiunto che l’adattamento alle richieste di un ambiente come quello juventino, abituato a vincere e a richiedere continuità nella ricerca di questo fondamentale obiettivo, non è sempre facile, e Pjanic sembra ancora sulla strada di un completo ambientamento. Ma le prestazioni di ogni giocatore sono fortemente influenzate dal contesto in cui si trova ad esprimersi: vale anche per i più forti e, chiaramente, vale anche per Miralem Pjanic. Se la Juventus imboccherà la strada di un calcio maggiormente diretto, con una fase difensiva maggiormente orientata al pressing e non all’attesa e una fase offensiva più ricca e varia nei suoi movimenti, la posizione in campo del bosniaco non sarà più un grosso problema, la reale funzione nello sviluppo del gioco della squadra si chiarirà e la qualità delle prestazioni probabilmente si innalzerà. E, dimenticando Pogba e improbabili paragoni, Pjanic diventerà ancora di più un pezzo importante del centrocampo della Juventus. http://www.ultimouomo.com/valorizzare-pjanic/
  11. Ma che mattanza e mattanza, se non cambiamo sistema di gioco, faremo un gollettino e poi sofferenza a gogo', se prima pero', come successo a Genova, non ne becchiamo 3.
  12. Tacchinardi pure la pensa cosi' Tacchinardi: "Pjanic non bene" Alessio Tacchinardi parla a Mediaset: "Pjanic non bene, deve alzare la qualità, non è super dinamico ma deve fare di più, nel primo tempo Juve opaca, 4-3-1-2 che mi piace e mi convince, attacca con più giocatori nel primo tempo esperimento fallito nella seconda la squadra e' cresciuta e ha fatto bene". http://www.tuttojuve.com/altre-notizie/tacchinardi-pjanic-non-bene-347999
  13. Abbandonare il 3-5-2 per cortesia, il 4-1-3-2 visto contro l'Atalanta e' la via Buffon Lichsteiner (con la speranza la smetta di mettersi le mani al volto dopo i contrasti) Rugani Chiellini Alex Sandro Marchisio Khedira Pjanic Sturaro Mandzukic Higuain Tacchinardi pure la pensa cosi' Tacchinardi: "Pjanic non bene" Alessio Tacchinardi parla a Mediaset: "Pjanic non bene, deve alzare la qualità, non è super dinamico ma deve fare di più, nel primo tempo Juve opaca, 4-3-1-2 che mi piace e mi convince, attacca con più giocatori nel primo tempo esperimento fallito nella seconda la squadra e' cresciuta e ha fatto bene". http://www.tuttojuve.com/altre-notizie/tacchinardi-pjanic-non-bene-347999
  14. Lento ed avulso dal gioco, senza contare gli appoggi sbagliati. Per me bisogna venderlo al piu' presto, cosi' si libera spazio e soldi per un altro centrocampista.
  15. Allegri continua a dire che dobbiamo fare piu' movimento senza palla e dobbiamo fare piu' rotazioni e scambi di posizioni (smarcamenti). Praticamente dopo 15 partite di campionato e 6 di Champions League, continua a dire e a ripetere sempre le stesse cose, quando cavolo le faremo e ce le fara' fare? E poi ha detto che il sistema di gioco che ci ha fatto vincere quasi tutte e 12 le partite, cioe' il 3-5-2, continua ad essere buono. Per me, opinione personale, se non svoltiamo e riprendiamo dalla partita contro l'Atalanta, anzi dai 75' contro l'Atalanta (4-1-3-2), continueremo ad essere lenti e prevedibili. L'ha detto lo stesso Allegri che con la formazione del primo tempo eravamo lenti e giocavamo sul perimetro, ed infatti nel secondo tempo ha dovuto cambiare sistema di gioco perche' serviva un uomo dentro il campo. Ma cosi' facendo continuiamo a regalare un tempo di gioco ad ogni avversario. Allegri inoltre ha ribadito che fara' eventualmente un cambio di gioco a partita in corsa. E quindi continueremo a regalare i primi tempi agli avversari. Ma perche' non ci concentriamo a giocare ed a perfezionare il gioco con la difesa a 4, visto che il 3-5-2 nel caso (e sottolineo caso) dovesse servire lo sappiamo fare a memoria?
  16. IN DIRETTA DA VINOVO Giovanni Guardalà: "Ecco cosa cambierà dal 3-5-2 al 4-3-3 anti Dinamo" Intervenuto dallo Juventus Stadium per Sky Sport 24, il giornalista dell'emittente satellitare Giovanni Guardalà ha parlato dei bianconeri. Prove tattiche per il match di domani di Champions League contro la Dinamo Zagabria: "Allegri deciderà in rifinitura il modulo: nel 3-5-2 giocheranno dietro Rugani, Benatia ed Evra con Cuadrado e Asamoah sugli esterni. In caso di difesa a 4 Sturaro giocherebbe in luogo di Asamoah, con a centrocampo confermati Lemina, Marchisio e Pjanic e Cuadrado avanzato davanti a fianco dei titolarissimi Higuain e Mandzukic". http://www.tuttojuve.com/in-diretta-da-vinovo/giovanni-guardala-ecco-cosa-cambiera-dal-3-5-2-al-4-3-3-anti-dinamo-347850
  17. "Se, infine, consideriamo congiuntamente le accuse per associazione a delinquere e frode sportiva otteniamo un totale di 113 accuse (19+94) che si sono concluse con: 73 assoluzioni (64,60%) 3 condanne (2,65%) 37 prescrizioni (32,74%)" "Per commettere il reato di frode sportiva – secondo chi ha giudicato – è sufficiente il solo interesse, manifestato da un dirigente di una società a un rappresentante dell’AIA o della CAN, di avere tutele arbitrali, indipendentemente dal fatto che il messaggio fraudolento sia giunto o meno all’arbitro. Nella grandissima parte delle imputazioni manca, quindi, il segmento finale, il famoso segmento tecnico che – assente – aveva indotto i giudici sportivi a prosciogliere gli incolpati nell’analogo procedimento sportivo del 2006 per le accuse di illecito sportivo. Secondo Sandulli, infatti, in mancanza della prova dell’accordo tra il designatore e l’arbitro (al fine di ottenere un arbitraggio non imparziale) non si poteva configurare l’illecito sportivo. Insomma, Moggi poteva parlare con Bergamo e Pairetto quanto voleva e di ciò che voleva ma in assenza di un contatto diretto con l’arbitro è impossibile commettere un illecito. Ma, a quanto pare, la frode sportiva è diversa e lo dimostrano le condanne prescritte di Foti e Lotito, responsabili dei reati per il semplice fatto di aver intrattenuto dei contatti con Bergamo o con il vicepresidente federale Mazzini (ma gli arbitri delle partite incriminate sono stati puntualmente assolti)." "Infine, se analizziamo quale è stato l’operato concreto del sodalizio capeggiato da Moggi, nell’ottica dell’agevolamento del cammino della Juventus in Serie A nella stagione 2004/05, si conclude semplicemente che: De Santis ha ammonito dolosamente i giocatori Petruzzi e Nastase per impedirgli di giocare la domenica successiva la partita contro la Juventus; Racalbuto ha agevolato sul campo la Juventus nella trasferta di Cagliari (ottenendo un pareggio); Racalbuto ha agevolato sul campo la Juventus nella trasferta di Roma (ottenendo una vittoria). Il resto (intercettazioni, cene, griglie) sono chiacchiere tra dirigenti di società calcistiche e dirigenti arbitrali o federali che in alcuni casi hanno integrato gli estremi del reato di frode sportiva ma non hanno portato ad alcuna concreta alterazione delle partite sul campo." 4 dicembre 2016 di felixarpino Indagine statistica su Calciopoli Con questo articolo si vogliono analizzare statisticamente diversi aspetti del procedimento penale denominato Calciopoli per dare un giudizio sull’indagine stessa. Quante accuse formulate dai pm hanno retto all’udienza preliminare, al dibattimento e ai vari appelli e ricorsi, diventando così accertate in via definitiva? Come si vedrà, solo una piccola parte rispetto al totale. In questo articolo, quindi, si vuole principalmente giudicare il lavoro degli inquirenti e dei magistrati, piuttosto che i comportamenti degli imputati. In seguito è riportato l’elenco schietto delle imputazioni, dei soggetti accusati e dell’esito finale. Capo A: associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva Imputati: Moggi, Giraudo, Mazzini, Bergamo, Pairetto, Lanese, De Santis, Fazi, Mazzei, Ghirelli, Baglioni, Scardina, Fabiani, Racalbuto, Cassarà, Dattilo, Bertini, Gabriele, Pieri, Ambrosino Ghirelli prosciolto all’udienza preliminare Assolti: Lanese, Fazi, Mazzei, Baglioni, Scardina, Cassarà, Dattilo, Bertini, Gabriele, Pieri, Ambrosino Condannati: De Santis Prescritti: Moggi, Giraudo, Mazzini, Pairetto, Fabiani, Racalbuto Bergamo non giudicato per violazione del diritto di difesa Capo B: frode sportiva (Udinese – Brescia) Imputati: Moggi, Giraudo, Dattilo Assolti: Moggi, Giraudo, Dattilo Capo C: frode sportiva (Siena – Juventus) Imputati: Fabiani, Moggi, Bertini Assolti: Fabiani, Moggi, Bertini Capo D: frode sportiva (Juventus – Chievo) Imputati: Moggi, Fabiani, Pieri Assolti: Moggi, Fabiani, Pieri Capo E: frode sportiva (Lecce – Juventus) Imputati: Moggi, Giraudo, Bergamo, Pairetto, De Santis, Ceniccola Assolti: Moggi, Giraudo, Pairetto, De Santis, Ceniccola Bergamo non giudicato per violazione del diritto di difesa Capo F: frode sportiva (Juventus – Lazio) Imputati: Moggi, Giraudo, Bergamo, Pairetto, Dondarini, Baglioni Assolti: Giraudo, Dondarini, Baglioni Prescritti: Moggi, Pairetto Bergamo non giudicato per violazione del diritto di difesa Capo G: frode sportiva (Fiorentina – Bologna) Imputati: Moggi, De Santis, Bergamo, Pairetto Condannati: De Santis Prescritti: Moggi, Pairetto Bergamo non giudicato per violazione del diritto di difesa Capo H: frode sportiva (Reggina – Brescia) Imputati: Bergamo, Foti Prescritti: Foti Bergamo non giudicato per violazione del diritto di difesa Capo I: frode sportiva (Bologna – Juventus) Imputati: Moggi, Bergamo, Pairetto, De Santis, Pieri De Santis assorbito nel capo G Assolti: Pairetto, Pieri Prescritti: Moggi Bergamo non giudicato per violazione del diritto di difesa Capo L: frode sportiva (Reggina – Cagliari) Imputati: Bergamo, Foti, De Santis Assolti: Foti, De Santis Bergamo non giudicato per violazione del diritto di difesa Capo M: frode sportiva (Juventus – Milan) Imputati: Fabiani, Moggi, Bertini Assolti: Fabiani, Moggi, Bertini Capo N: frode sportiva (Roma – Parma) Imputati: Moggi, Racalbuto Assolti: Moggi, Racalbuto Capo O: frode sportiva (Cagliari – Juventus) Imputati: Moggi, Racalbuto Prescritti: Moggi, Racalbuto Capo P: frode sportiva (Messina – Parma) Imputati: Fabiani, Moggi, Bertini Assolti: Fabiani, Moggi, Bertini Capo Q: frode sportiva (Juventus – Udinese) Imputati: Moggi, Bergamo, Pairetto, Giraudo, Rodomonti, Gemignani, Foschetti Assolti: Rodomonti, Gemignani, Foschetti Prescritti: Moggi, Pairetto, Giraudo Bergamo non giudicato per violazione del diritto di difesa Capo R: frode sportiva (Siena – Messina) Imputati: Fabiani, Moggi, Bertini Assolti: Fabiani, Moggi, Bertini Capo S: frode sportiva (Sampdoria – Reggina) Imputati: Bergamo, Foti Prescritti: Foti Bergamo non giudicato per violazione del diritto di difesa Capo T: frode sportiva (Palermo – Lecce) Imputati: Moggi, De Santis Assolti: Moggi, De Santis Capo U: frode sportiva (Chievo – Lazio) Imputati: Carraro, Bergamo, Pairetto, Mazzini, Lotito, Rocchi Carraro prosciolto all’udienza preliminare Assolti: Pairetto, Rocchi Prescritti: Mazzini, Lotito Bergamo non giudicato per violazione del diritto di difesa Capo V: frode sportiva (Lazio – Parma) Imputati: Carraro, Bergamo, Pairetto, Mazzini, Lotito, Messina Carraro prosciolto all’udienza preliminare Assolti: Pairetto, Messina Prescritti: Mazzini, Lotito Bergamo non giudicato per violazione del diritto di difesa Capo Z: frode sportiva (Roma – Juventus) Imputati: Moggi, Giraudo, Racalbuto Assolti: Giraudo Prescritti: Moggi, Racalbuto Capo A1: frode sportiva (Reggina – Messina) Imputati: Fabiani, Ambrosino Assolti: Fabiani, Ambrosino Capo A2: frode sportiva (Inter – Fiorentina) Imputati: Bertini Assolti: Bertini Capo A3: frode sportiva (Siena – Milan) Imputati: Bergamo, Pairetto, Mazzei, Mazzini, Giraudo, Baglioni Mazzei prosciolto all’udienza preliminare Assolti: Pairetto, Mazzini, Giraudo, Baglioni Bergamo non giudicato per violazione del diritto di difesa Capo A4: frode sportiva (Milan – Chievo) Imputati: Bergamo, Meani, Mazzei, Puglisi Mazzei prosciolto all’udienza preliminare Prescritti: Meani, Puglisi Bergamo non giudicato per violazione del diritto di difesa Capo A5: frode sportiva (Chievo – Fiorentina) Imputati: D. Della Valle, A. Della Valle, Mencucci, Bergamo, Mazzini, Moggi, Dondarini Assolti: Dondarini Prescritti: Della Valle, A. Della Valle, Mencucci, Mazzini, Moggi Bergamo non giudicato per violazione del diritto di difesa Capo A6: frode sportiva (Livorno – Siena) Imputati: De Santis Assolti: De Santis Capo A7: frode sportiva (Arezzo – Salernitana) Imputati: Mazzei, Titomanlio Prescritti: Mazzei, Titomanlio Capo A8: frode sportiva (Palermo – Reggina) Imputati: Bergamo, Foti, Pieri Assolti: Foti, Pieri Bergamo non giudicato per violazione del diritto di difesa Capo A9: frode sportiva (Lazio – Fiorentina) Imputati: D. Della Valle Assolti: Della Valle Capo A10: frode sportiva (Lecce – Parma) Imputati: D. Della Valle, A. Della Valle, Mencucci, Bergamo, Mazzini, Moggi, De Santis, Griselli Assolti: Moggi, Griselli Condannati: De Santis Prescritti: Della Valle, A. Della Valle, Mencucci, Mazzini Bergamo non giudicato per violazione del diritto di difesa Questo il lunghissimo elenco delle imputazioni del procedimento penale Calciopoli: 31 capi di accusa riguardanti un totale di 37 imputati. Di questi 37 imputati, 20 sono accusati di associazione per delinquere (15 dei quali accusati anche di frode sportiva… con le eccezioni di Lanese, Fazi, Ghirelli, Scardina e Gabriele) mentre i restanti 17 sono accusati solamente di episodi di frode. Le accuse mosse dai pm per il reato di frode in competizione sportiva sono, in totale, 109. Complessivamente, quindi, tra associazione a delinquere e frode sportiva, si parla di 129 accuse. La sentenza che ha condannato in primo grado Bergamo – sia per il reato associativo che per 10 episodi di frode sportiva (3 dei quali concernenti la Juventus, 3 la Reggina, 1 la Lazio, 1 il Milan e 2 la Fiorentina) – è stata annullata dalla Corte d’appello per una violazione del diritto di difesa. La corte ha quindi sancito la nullità della sentenza di primo grado che aveva in gran parte condannato l’ex designatore. Bergamo aveva addirittura subito più condanne del principe del processo Moggi, pur ottenendo una pena inferiore. Data la nullità della sentenza nei confronti dell’ex designatore Bergamo, d’ora in avanti, si trascurerà la sua posizione dato che non possiamo sapere come sarebbe stato il nuovo giudizio nei suoi confronti. Eliminando dal conteggio le 16 imputazioni (reato associativo e 15 ipotesi di frode sportiva) che riguardavano Bergamo, le accuse totali considerate scendono, quindi, a 113. Per quanto riguarda il reato associativo sono stati assolti/prosciolti 12 imputati su 19 (il 63,16%). Hanno, quindi, fatto parte del sodalizio 7 persone: Moggi (come ideatore e promotore), Mazzini e Pairetto (come organizzatori), Giraudo, Fabiani, De Santis e Racalbuto (come partecipi). Le accuse totali di frode sportiva mosse dai pm – escluse, come detto, quelle riguardanti Bergamo per le quali non c’è una sentenza – sono 94. Notiamo che per ben 16 capi di accusa su 30 (capi B, C, D, E, L, M, N, P, R, T, A1, A2, A3, A6, A8, A9) tutti gli imputati sono stati assolti perché il fatto non sussiste. Metà delle accuse di frode sportiva sono quindi cadute totalmente. Tuttavia anche tra i restanti 14 capi di imputazione per frode sportiva ci sono diverse assoluzioni di alcuni imputati per non aver commesso il fatto. Riassumendo, delle 94 imputazioni iniziali sono sopravvissute ai tre gradi di giudizio (parliamo quindi di condanna o prescrizione) 33 accuse, cioè il 35,10% (64,90% di assoluzioni). Se, infine, consideriamo congiuntamente le accuse per associazione a delinquere e frode sportiva otteniamo un totale di 113 accuse (19+94) che si sono concluse con: 73 assoluzioni (64,60%) 3 condanne (2,65%) 37 prescrizioni (32,74%) Il 64,60% delle accuse sono cadute totalmente tra primo grado, appello e giudizio di legittimità. Il restante 35,40% ha invece resistito al dibattimento e si è trasformato in condanna definitiva nei confronti di De Santis (avendo lui rinunciato alla prescrizione) e in sentenze di proscioglimento per intervenuta prescrizione per tutti gli altri imputati. Passando ad analizzare il protagonista della vicenda, Luciano Moggi, considerato promotore dell’associazione a delinquere, si nota che sono rimaste in piedi 7 delle 17 frodi sportive inizialmente contestategli. Una di queste riguarda la partita Chievo – Fiorentina nell’ambito del salvataggio della squadra dei Della Valle. Delle restanti 6 che, direttamente o indirettamente, riguardano comunque la Juve, 3 partite hanno visto il coinvolgimento fraudolento dell’arbitro: una di queste è la partita Fiorentina – Bologna (che vede l’arbitro De Santis condannato); le altre due con coinvolgimento arbitrale sono le partite Cagliari – Juventus e Roma – Juventus, entrambe dirette da Racalbuto. Le rimanenti 3 riguardano, invece, match della Juve con arbitri assolti: gli atti fraudolenti contestati a Moggi (e in un’occasione a Giraudo) consistono in condotte antigiuridiche antecedenti la gara. Nelle motivazioni si parla, infatti, di indebita ingerenza nella composizione delle griglie arbitrali con i designatori in riferimento alle partite Juventus – Lazio e Juventus – Udinese e di tentativo di influenzare l’arbitro Pieri in relazione alla gara Bologna – Juventus. Tuttavia per Juventus – Lazio la Cassazione ha annullato per manifesta illogicità la motivazione della Corte d’appello, che aveva ritenuto sussistente il reato, affermando però che il riesame del fatto è precluso dall’intervenuta prescrizione (per questo motivo l’annullamento è stato disposto senza rinvio per intervenuta prescrizione). Resta però il fatto che la motivazione era manifestamente illogica e sarebbe quindi, probabilmente, caduta ogni responsabilità degli imputati in caso di appello-bis: si tratta, quindi, di una prescrizione di natura diversa da tutte le altre. In generale, le uniche partite della stagione 2004/05 che hanno visto il coinvolgimento diretto dell’arbitro o dei guardalinee nella frode sono (in ordine cronologico): Fiorentina – Bologna (arbitro De Santis) Cagliari – Juventus (arbitro Racalbuto) Roma – Juventus (arbitro Racalbuto) Milan – Chievo (guardalinee Puglisi) Arezzo – Salernitana (guardalinee Titomanlio) Lecce – Parma (arbitro De Santis) Per tutte le altre gare risultate – secondo le sentenze – viziate da frode sportiva l’arbitro delle varie partite sotto indagine è stato assolto e, come già detto, gli atti fraudolenti penalmente rilevanti puniti dai giudici consistono in condotte fraudolente antecedenti la gara e prevedono nella maggior parte dei casi contatti indebiti con i designatori. Contatti di per sé soli non idonei a falsare l’andamento di una partita sul campo ma comunque diretti a spingere i designatori, e talora anche gli arbitri, a muoversi in determinate direzioni piuttosto che in altre. Per commettere il reato di frode sportiva – secondo chi ha giudicato – è sufficiente il solo interesse, manifestato da un dirigente di una società a un rappresentante dell’AIA o della CAN, di avere tutele arbitrali, indipendentemente dal fatto che il messaggio fraudolento sia giunto o meno all’arbitro. Nella grandissima parte delle imputazioni manca, quindi, il segmento finale, il famoso segmento tecnico che – assente – aveva indotto i giudici sportivi a prosciogliere gli incolpati nell’analogo procedimento sportivo del 2006 per le accuse di illecito sportivo. Secondo Sandulli, infatti, in mancanza della prova dell’accordo tra il designatore e l’arbitro (al fine di ottenere un arbitraggio non imparziale) non si poteva configurare l’illecito sportivo. Insomma, Moggi poteva parlare con Bergamo e Pairetto quanto voleva e di ciò che voleva ma in assenza di un contatto diretto con l’arbitro è impossibile commettere un illecito. Ma, a quanto pare, la frode sportiva è diversa e lo dimostrano le condanne prescritte di Foti e Lotito, responsabili dei reati per il semplice fatto di aver intrattenuto dei contatti con Bergamo o con il vicepresidente federale Mazzini (ma gli arbitri delle partite incriminate sono stati puntualmente assolti). In seguito una tabella riassuntiva che evidenzia la fortissima percentuale di assoluzione per arbitri e guardalinee se paragonata a quella di dirigenti sportivi e designatori. IMPUTAZIONI ASSOLUZIONI Luciano MOGGI dg Juventus 17 10 Antonio GIRAUDO ad Juventus 6 5 Mariano FABIANI ds Messina 6 6 Pasquale FOTI presidente Reggina 4 2 Claudio LOTITO presidente Lazio 2 0 Diego DELLA VALLE proprietario Fiorentina 3 1 Andrea DELLA VALLE presidente Fiorentina 2 0 Sandro MENCUCCI ad Fiorentina 2 0 Leonardo MEANI dirigente Milan 1 0 Franco CARRARO presidente FIGC 2 2 Innocenzo MAZZINI vicepresidente FIGC 5 1 Pierluigi PAIRETTO designatore arbitrale 8 5 Gennaro MAZZEI designatore arbitrale 3 2 Massimo DE SANTIS arbitro 7 5 Salvatore RACALBUTO arbitro 3 1 Antonio DATTILO arbitro 1 1 Paolo BERTINI arbitro 5 5 Tiziano PIERI arbitro 3 3 Paolo DONDARINI arbitro 2 2 Pasquale RODOMONTI arbitro 1 1 Gianluca ROCCHI arbitro 1 1 Domenico MESSINA arbitro 1 1 Duccio BAGLIONI guardalinee 2 2 Marcello AMBROSINO guardalinee 1 1 Enrico CENICCOLA guardalinee 1 1 Silvio GEMIGNANI guardalinee 1 1 Giuseppe FOSCHETTI guardalinee 1 1 Claudio PUGLISI guardalinee 1 0 Stefano TITOMANLIO guardalinee 1 0 Alessandro GRISELLI guardalinee 1 1 Su 24 accuse di frode sportiva gli arbitri si sono visti assolvere 20 volte registrando solo 4 non-assoluzioni (prescrizioni o condanne). I guardalinee sono stati assolti 7 volte su 9. Su 33 accuse nei confronti degli appartenenti al settore arbitrale ci sono stati, quindi, soltanto 6 casi di condanna/prescrizione. Leggermente peggio i responsabili del settore arbitrale (Pairetto e Mazzei): per loro 7 assoluzioni su 11 (a cui, volendo, si potrebbero aggiungere le 10 condanne su 15 ottenute da Bergamo in primo grado). I dirigenti federali – Carraro e Mazzini – hanno avuto, invece, 3 assoluzioni su 7. Infine la categoria più vasta – quella dei dirigenti sportivi – ha registrato solo 24 assoluzioni su 43 accuse (44% di condanne prescritte), decisamente la peggiore (si evidenziano però le buone posizioni di Fabiani, assolto per tutte e 6 le frodi contestategli, e Giraudo, assolto per 5 frodi su 6). Infine, se analizziamo quale è stato l’operato concreto del sodalizio capeggiato da Moggi, nell’ottica dell’agevolamento del cammino della Juventus in Serie A nella stagione 2004/05, si conclude semplicemente che: De Santis ha ammonito dolosamente i giocatori Petruzzi e Nastase per impedirgli di giocare la domenica successiva la partita contro la Juventus; Racalbuto ha agevolato sul campo la Juventus nella trasferta di Cagliari (ottenendo un pareggio); Racalbuto ha agevolato sul campo la Juventus nella trasferta di Roma (ottenendo una vittoria). Il resto (intercettazioni, cene, griglie) sono chiacchiere tra dirigenti di società calcistiche e dirigenti arbitrali o federali che in alcuni casi hanno integrato gli estremi del reato di frode sportiva ma non hanno portato ad alcuna concreta alterazione delle partite sul campo. https://ilcalcioeugualepertutti.wordpress.com/2016/12/04/indagine-statistica-su-calciopoli/
  18. Caressa e' un intelligentone di prim'ordine. PS Non sapevo che tuo padre si vedesse le partite con te e fosse della Juve. Cosi' mi e' sembra di capire da cio' che hai scritto qua sopra ieri sera...
  19. "La partita di ieri è stata ben preparata da Allegri, questo va detto. bloccando alto le possibili ripartenze dell'Atalanta, facendo girare palla ed aggredendo a tutto campo. Bisognerebbe avere sempre questa concentrazione e questa applicazione, e non mollare. (A partire dalla partita di Champions.) "
  20. "I centrocampisti della Juventus hanno spesso scambiato posizione. Chi si abbassava, spesso Pjanic, era libero da marcature a uomo." "È stata preparata adeguandosi alle caratteristiche dell'Atalanta leggendone le difficoltà. Pjanic a tutto campo, no rombo no trequaartista" Domandina: ma l'atalanta non si è resa conto in ritardo che avevano fisso un uomo scoperto nel sistema di pressing? "Non è facile essendo il sistema di Gasperini basato sulle marcature a uomo. Gli scambi di posizione servono anche a questo."
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