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Tiger Jack

Tifoso Juventus
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  1. In pratica, la mega associazione cupolar-mafiosa è stata messa in piedi dal quel mostro di Moggi per pilotare le ammonizioni preventive in Udinese-Brescia... Eh...beh si, proprio un genio del male
  2. 'Sto sfigato però l'altra volta, quando uscì il nome di De Rossi fu velocissimo a smentire un suo coinvolgimento. 03/06/2011 - 14:41 Calcioscommesse: De Martino, PM di Cremona, scagiona De Rossi Calcioscommesse, PM Cremona: "De Rossi non è implicato nell'inchiesta" “Quella di De Rossi è una sciocchezza. Ho chiesto informazioni ai miei ufficiali di polizia giudiziaria e mi è stato detto che il nome di De Rossi non c’è. È solo una stupidaggine”. Il Procuratore di Cremona, Roberto Di Martino, ha smentito con queste parole, riportate da ‘Sky Sport 24’, la notizia secondo la quale il nome di Daniele De Rossi sarebbe uscito in una della intercettazioni sullo scandalo scommesse esploso negli ultimi giorni. Il pm ha spiegato che il nome del vicecapitano della Roma non compare tra le carte dell’inchiesta che ha portato all’arresto di ben sedici persone per un giro di scommesse clandestine.
  3. Sulla loro pagina faceboock hanno messo questa "foto" in corrispondeza della notizia.
  4. I misteri di Calciopoli: file segreti e indagini parallele L’arbitro Nucini, l’Inter e il fascicolo fantasma della Boccassini Paradosso Juve: ha fatto meno punti coi direttori di gara «amici» In attesa di novità sul fronte di Cremona - forse già nelle prossime ore - la controinchiesta de Il Tempo sul magma Calciopoli fa tappa a Milano. La storia dell’arbitro Danilo Nucini e del fascicolo fantasma del pm milanese Ilda Boccassini ha una data di inizio. Siamo tra novembre e dicembre 2002 quando Giacinto Facchetti, nel corso di un incontro presso la Saras a cui è presente anche Massimo Moratti, riferisce al capo della Security Telecom Giuliano Tavaroli di aver ricevuto confidenze da una giacchetta nera sui rapporti illeciti tra Luciano Moggi e l’arbitro Massimo De Santis. Le soffiate di Nucini all’allora presidente dell’Inter Facchetti, che proverebbero l’esistenza di accordi sottobanco per favorire la Juventus, vengono da quest’ultimo registrate e riversate su un cd a futura memoria. Tavaroli propone due alternative: o Facchetti diventa «fonte confidenziale» di un ufficiale dell’Arma di Milano oppure presenta regolare denuncia all’autorità giudiziaria. Che cosa succeda realmente nessuno lo sa. Perché, ascoltato dall’ufficio indagini della Figc il 3 ottobre 2006, Moratti spiega di essersi opposto a un esposto formale in Procura per la «genericità» delle accuse, e di aver suggerito al suo numero due che «doveva essere Nucini a segnalare» semmai il fatto ai magistrati. Circa quattro anni dopo Marco Tronchetti Provera dichiara (è il 9 marzo 2010): «Moratti aveva immediatamente chiesto aiuto alla Procura perché c’era un arbitro che raccontava di strane storie a Facchetti... La prima cosa che fece Massimo Moratti fu di andare dalla dottoressa Boccassini a raccontare questa vicenda. La Boccassini gli suggerì di far venire questo arbitro a denunciare la cosa». Uno dei due ha, come dire, i ricordi annebbiati. Chi? Alla fine Nucini in Procura ci va davvero, sul finire del 2003. E, nel corso del processo napoletano, pur risultando assai confuso sulle ricostruzioni, tanto da meritarsi la definizione di «inconsistente teste d’accusa» nelle motivazioni della sentenza, ammette: «Qualcuno vicino alla società (Inter, ndr) ha consigliato che io andassi davanti al pm, la dottoressa Boccassini, a dire quanto avvenuto». Il magistrato milanese, spiega ancora l’arbitro, «mi ha fatto delle domande specifiche... che erano le confidenze che nell’anno e mezzo io e Facchetti siamo venuti a conoscenza». L’incontro con la Boccassini, però, non va avanti. È sempre Nucini a spiegarlo ai giudici di Napoli: «Non ce l’ho fatta, ho trovato nella dottoressa Boccassini una delle donne più intelligenti, probabilmente aveva capito tutto. Non ha insistito, sono uscito dalla Procura e la cosa è finita lì». Il testimone ammette di non aver firmato il verbale e, agli avvocati di Moggi e De Santis, nel corso della seconda deposizione, corregge il tiro e dice semplicemente di aver parlato di calcio con il pm milanese e di non essere stato convinto da nessuno ad andare in Procura, anche se poi è costretto a rivelare che, mentre faceva da «agente provocatore» per l’Inter, pur essendo ancora in attività in A, aveva chiesto al club un interessamento per trovare un lavoro. Davvero non è stato redatto un verbale di interrogatorio? Perché la Boccassini non lo ha smentito? Che fine ha fatto il cd di Facchetti? E perché, soprattutto, con l’inchiesta napoletana già in corso, il 30 novembre 2004, il dirigente della Polposta di Milano Giovanni Pepe scrive alla Telecom per chiedere di ottemperare in maniera completa al «decreto di acquisizione file di log e relativo caller-id» firmato proprio dalla Boccassini sottolineando che «la pratica non solo riveste carattere di urgenza, ma che la situazione trattata è di particolare interesse e delicatezza»? I file di log servono a verificare se esistono specifici contatti telefonici monitorati da Telecom. Dunque, c’era un’attività investigativa in corso. Anche Milano stava indagando su Calciopoli? Per due volte, l’avvocato di De Santis, Paolo Gallinelli, non viene autorizzato dalla Procura di Milano a visionare il misterioso fascicolo. E chissà se, tra quei numeri di telefono che la Polposta voleva controllare, ci sono quelli che Nucini riferisce a Facchetti, il quale li passa a Tavaroli che, a sua volta, li gira ad Adamo Bove (suicidatosi, a Napoli, nel luglio 2006) per farli sviluppare dalla segretaria Caterina Plateo. Quest’ultima, a verbale, dirà che tra le utenze «attenzionate» c’erano quelle della Juventus, del guardalinee Cenniccola (ma il telefono era in uso a Massimo De Santis), della Gea World, della Figc e di Moggi. Le strade dei bianconeri e dell’apparato security di Telecom torneranno a incrociarsi di nuovo con la scoperta del dossier «Ladroni», l’attività di indagine che il gruppo di Giuliano Tavaroli svolge per conto dell’Inter nei confronti del malcapitato De Santis, del quale vengono acquisite illegalmente informazioni patrimoniali, anagrafiche e personali estese anche alla moglie e alla figlia minorenne. Tutte indagini, ovviamente, dall’esito negativo. Nell’interrogatorio del 6 giugno 2012, Tavaroli spiega di essere stato contattato «dalla società Inter nella persona di Moratti» e di aver poi gestito il tutto con «Facchetti». Il lavoro viene affidato all’investigatore privato Emanuele Cipriani che fatturerà, tramite la sua società inglese WorldWide Consultans Security Ltd, a Pirelli un totale di 50mila euro. Il perché è Fabio Ghioni, capo del «Tiger team» di Telecom, a spiegarlo: «Tutte le aziende alle quali era interessato come azionariato il signor Tronchetti Provera nel senso che, aveva una partecipazione, le consideravamo aziende di gruppo... tra queste, consideravamo anche l’Inter un’azienda di gruppo». Per il dossier «Ladroni», Tavaroli&co. saranno condannati a pagare le spese legali a Massimo De Santis, costituitosi parte civile nel procedimento, mentre arriverà presto in Cassazione la causa civile contro l’Inter per il risarcimento del danno (non riconosciuto, in prima istanza, dal giudice di Milano). Se davvero saltasse fuori che l’Inter si era rivolta all’autorità giudiziaria, la posizione dei nerazzurri risulterebbe assai imbarazzante (seppure nuovamente prescritta) perché avrebbero infranto la cosiddetta «clausola compromissoria» che obbliga i club a rivolgersi solo e soltanto alla giustizia sportiva. Come abbiamo visto ieri, nella prima puntata di questa controinchiesta, il teorema sulla gigantesca macchina criminale messa in piedi da Luciano Moggi, oltre che sugli indizi (assai labili) che evaporano dai telefoni intercettati, pecca da un punto di vista logico su una circostanza specifica. La Cupola avrebbe brigato per favorire la Juventus quasi sempre (eccezion fatta per un paio di casi, di cui parleremo più avanti) con squadre di seconda fascia. Gli arbitri, i designatori e i giornalisti della corte dell’ex dg bianconero si sarebbero cioè mossi per falsare partite tutt’altro che impossibili per il team della Vecchia Signora, considerando il livello tecnico della squadra nel campionato 2004-2005. Basta dare uno sguardo ai capi d’imputazione per accorgersene: la frode sportiva è contestata negli incontri con Udinese, Livorno, Siena, Chievo, Lecce, Lazio, Parma e Cagliari. Insomma, non proprio teste di serie. Gli incontri di cartello «sospetti» che gli investigatori individuano sono soltanto due: contro la Roma e, soprattutto, contro il Milan. Possibile, dunque, che un’associazione criminale di così ampio e consolidato potere, capace di incidere sui comportamenti e sulla lealtà di arbitri, designatori e cronisti, non tentasse di giocare sporco con le dirette concorrenti sia all’andata che al ritorno? E che si accontentasse, al contrario, di rischiare grosso con i nanetti del campionato? Peraltro, anche la definizione di frode sportiva è parsa assai sfuggente nel corso del processo di primo grado. E poco importa che, in Appello, i reati collegati siano andati prescritti. Ne va della ricostruzione complessiva dei fatti. Bocciata dagli stessi giudici l’ipotesi accusatoria che i sorteggi fossero pilotati con uno o più strategemmi (il colpo di tosse, il colore delle palline, i foglietti piegati), resta il sospetto che la Juventus - grazie ai buoni uffici di Luciano Moggi - potesse avvantaggiarsi delle «ammonizioni mirate» per azzoppare le squadre in vista degli incontri con la Juve. Ipotesi affascinante, una cosa da delitto perfetto. In realtà, spesso i carabinieri nemmeno incrociavano i dati, cosicché nel corso del dibattimento è emerso che molti degli ammoniti nelle partite incriminate erano regolarmente in campo la domenica successiva contro la Juve. E, cosa ancor più emblematica, si trattava quasi sempre di atleti da pacchetto di mischia e non titolari fissi. Per riassumere: gli arbitri affiliati alla banda di Luciano Moggi, esibendo rossi e gialli, sarebbero andati a colpire non già i fuoriclasse delle squadre avversarie (gente tipo Nesta, Rui Costa, Seedorf solo per citare i rossoneri) ma onesti operai del pallone. Per i pm, tutte queste manovre spericolate servivano alla fine a impedire a un Mensah (Chievo) o a un Jankulovski (Udinese) di calcare il rettangolo verde. Altra contraddizione: pallottoliere alla mano, i bianconeri hanno fatto più punti nelle partite dirette da arbitri non indagati che in quelle che sarebbero state manipolate dagli «amici». E, a proposito di amici, nessuno ha indagato, nonostante un’intercettazione chiarissima in merito scovata dai periti della difesa e non trascritta dai carabinieri, sull’origine dell’inchiesta «Off-side». Quella in cui l’ex ds giallorosso Franco Baldini («grande suggeritore» del maggiore Attilio Auricchio e nemico giurato di Moggi) dice a Innocenzo Mazzini: «Forse, se tu ti comporti bene, quando farò il ribaltone e tanto lo farò perché io vivo per quello, fare il ribaltone e butterò tutti di sotto dalla poltrona (...) io ti salverò, forse». Baldini e Auricchio si sono incontrati più volte, durante la fase di avvio delle indagini. E, in un’occasione, è lo stesso maggiore a verbalizzare personalmente (cosa rarissima per un ufficiale) le dichiarazioni di Baldini. A nessuno, però, tra pm e carabinieri, è saltata la mosca al naso per chiedersi (e chiedergli) com’è che lo avrebbe fatto questo ribaltone? E, sempre a proposito di telefoni bollenti, pure è passata sotto silenzio la frase che Manfredi Martino, segretario della Commissione arbitri nazionale, rivolge al manager del Milan Leonardo Meani: «Di questo parliamo da vicino, perché c’è gente che ci ascolta». Ma davvero? Simone Di Meo Incredibile!....ha praticamente riassunto tutto ciò che andiamo dicendo da 7 anni! Ma perchè i giudici non le fanno queste considerazioni? Non sono certo congetture o teoremi. E' tutto basato su fatti oggettivi
  5. Ecco calciatori ed ex coinvolti(ANSA) Sono dieci, tra calciatori in attività ed ex calciatori, i giocatori coinvolti nel nuovo filone d'indagine della procura di Cremona sul calcioscommesse. Oltre a Ringhio Gattuso e Cristian Brocchi, sono finiti sul registro degli indagati Claudio Bellucci, ex giocatore di Modena, Napoli, Bologna e Sampdoria, attualmente allenatore giovanile; Davide Bombardini, ex di Roma, Bologna, Atalanta e Albinoleffe; Leonardo Colucci, ex di Modena e Bologna attualmente allenatore giovanile; Lorenzo D'Anna, ex del Chievo oggi allenatore giovanile; Nicola Mingazzini, ex di Bologna e Albinoleffe, attualmente al Pisa; Claudio Terzi, giocatore del Siena; Samuele Olivi, ex di Salernitana, Piacenza e Pescara oggi al Grosseto; Fabrizio Grillo, giocatore del Siena.
  6. Ah., allora si deve rivolgere al provolone...
  7. Ma alla fine della fiera...De Martino che ha detto?
  8. 'Sta me*da di repubblica tira fuori sempre la stessa notizia di 2 anni fa...
  9. Il Bazzani arrestato (Francesco) non centra niente con il Bazzani calciatore (Fabio). Ora se ci mettiamo pure noi a fare confusione...annamo bene
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