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bastalagne

Tifoso Juventus
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Tutti i contenuti di bastalagne

  1. Per me meglio Hernandez di Falcao. Non chiude le porte a Morata per cui abbiamo speso molt soldi.
  2. Va beh ragazzi, mentre aspettiamo vado OT raccontandovi di una mia notte da leoni nel Principato. Intorno ai 16 anni io e altri 4 miei amici partiamo per passare la serata a Montecarlo con 15 euro in tasca. Il piano era farci invitare a cena dalla ricca nonna di un nostro amico con casa nel Principato e poi farci le pippe davanti a yacht e quant'altro. Riceviamo l'invito dalla nonnina e durante la cena le avances verso la signora sono più che copiose. Una volta presentato il conto (25 euro per un hamburger e Coca) la simpatica vecchietta tira fuori una mazzetta con 300 euri, li dà al nipote e gli dice "divertitevi e offri qualcosa da bere ai tuoi amici". Noi a quel punto sotto i fumi della Coca Cola già ci immaginavamo alla guida di una Lamborghini insieme a Puff Daddy fuori dal casinò. Gasati come un Cacciatore qualsiasi dopo un gol alla Juve ci abbracciamo progettando avventure epiche, qundo il fortunato nipote ci comunica chiaramente che "quei 300 euro sono miei perchè la nonna è mia". A questa frase seguirono vergognose ingiurie antisemitiche di alcuni miei compari, percosse, minacce, manate, finchè non ottenemmo una mezza promessa di "spartire almeno metà del bottino". A smuovere il ricco nipote furono probabilmente le numerose minacce di suicidio di un mio caro amico, che chiameremo A. e che sarà il protagonista indiscusso della storia. Per darvi un'idea del personaggio, potrei scegliere mille aneddoti, ma credo che "l'affaire tonsille" sia il più adaatto. Alla tenera età di 9 anni il mio amico A. venne operato di tonsille. Vorrei poterlo dire con altri termini, ma era il bambino più viziato del mondo e capace di atrocità verso cose e animali che forse solo il bimbo cattivo di Toy Story poteva replicare. Il suo gatto ha sofferto più dei pazienti del dottor Mengele. Torniamo a noi. A. partì per la sala operatoria e in famiglia e tra i compagni di classe la tensione si tagliava a fette. Il ragazzo stava andando al patibolo. Sua mamma, in particolare, era agitata come la madre dei fratelli Ryan nel film di Spielberg. Tuttavia il bambino sopravvisse all'operazione e tornò a casa in stato cagionevole. I tempi di guarigione da quell'intervento però si allungavano sempre di più. A. in versione Cataldo Baglio, rimaneva a letto distrutto, chiedendo continuamente "ultimi desideri" che, puntualmente, o costavano cifre astronomiche oppure contenevano quantità aberranti di zuccheri e grassi idrogenati. Il lieve sospettò che A. stesse sfruttando la sua posizione per ottenere dolci&m***a sfiorò persino le nostre immacolate menti da infanti. Un giorno lo andai a trovare accompagnato da mia madre. I viaggi al cimitero a ognissanti, in confronto, erano preceduti da uno stato di tensione decisamente inferiore. Arrivati in casa ci accolse la madre del ragazzino in versione "zoccoli di San Bartolomeo". Dopo pochi minuti A. fece una richiesta alla madre che manco Aulas in sede di calcio mercato e lei, forse in imbarazzo di fronte a noi, proferì un poco convinto, ma quanto mai inaspettato, "NO". Il degenero. A. fece la faccia di chi perde l'anello in una grotta mentre gioca a indovinelli con Bilbo, poi si alzò con soprendente vigore per chi fino a un attimo prima stava per spirare. Infine si diresse, indossando un piagiama imbarazzante quanto costoso, verso la finestra che dava sul primo piano e lì minacciò di buttarsi sotto se non avesse avuto il suo regalo. La trattativa non andò molto per le lunghe, poiché la madre cedette più rapidamente degli sfinteri di Iva Zanicchi. A. ottenne ciò che voleva e a scuola ci tornò dopo un mese. Chiedo scusa per la digressione, ma era necessaria. Torniamo a noi. Usciti dal ristorante ci aggiriamo nel porto, poi girovaghiamo nelle strade. Ad ogni passo eravamo sempre un po' più pezzenti. Il nostro amico si era rimangiato la parola e ormai era palesemente impossibile sfruttare i suoi soldi. Fu allora che in noi scattò la follia:" se non possiamo fare gli sceicchi a Monaco, mettiamola a soqquadro facendo follie!". La prima follia che ci venne in mente fu quella di andare in un lido della spiaggia e sdraiarci sulle sdraio. Un'azione che, secondo il nostro amico tirchio, a Monaco era punibile con anni di galera. Novelli Kurt Cobain, ci precipitiamo in spiaggia, malgrado alcune rimostranze di A. Dopo 5 minuti, le nostre menti da adolescenti acneici iniziano a proiettare fantomatiche presenze di guardiani nella spiaggia. Vigliacchi, ci buttiamo sotto le sdraio e rimaniamo in quella posizione per ore. Furono ore terribili. La sabbia, il freddo, l'umidità, il sonno. Mi vergogno a dirlo, ma ero in uno stato così miserabile che le peggiori intenzioni si impadronirono di me. Il mio amico A. non faceva altro che lamentarsi e io, guardandolo, feci questa orrenda elucubrazione: " siamo qui con 10 euro in tasca, in mezzo alla sabbia sotto una sdraio da 3 ore. Devo fare qualcosa!". In quel momento il mio sguardo si posò su A. Come suo solito, indossava vestiti e possedeva gadget per un valore simile al Pil annuale di Ginevra. "Perché non lasciarlo in mutande, rivendere tutto e presentarmi come James Bond al tavolo del poker al casinò?". Fu il mio miserabile stato paragonabile a quello di un naufrago a farmi fare quel pensiero. Più lo guardavo, pià A. assomigliava a un capretto. Persino la sua carne grassoccia e malsana, ricca delle peggiori sostanze tossiche derivate dai peggiori cibi industriali ingurgitati per decenni, iniziò a sembrarmi una lauta colazione. Mentre simili congetture vorticavano nella mia testa, uno di noi trovò il coraggio di uscire dal lettino, infuse in noi il coraggio e io mi trasformai come il Re di Rohan dopo l'intervento di Gandalf. Ci mettemmo in marcia come la Compagnia del Pezzentello, e dopo un'ora buona ci imbattemmo nel Giardino Zen della città. Ovviamente, essendo state le 4 di notte, il parco era chiuso. Ma questo non potava fermarci. Dopo un interminabile conciliabolo decidemmo all'unanimità di valicare le mura del giardino. Qausi all'unanimità. A. infatti perse le staffe. Iniziò a farneticare che lui sarebbe diventato un grandissimo avvocato e che non poteva avere la fedina penale sporca. Non solo. Minacciò di denunciarci, altrimenti sarebbe stato nostro complice. Lo lasciammo alle sue inutili lamentele e guaiti e scavalcammo il muro. Dopo pochi secondi sentimmo che il nostro "futuro avvocato" stava cercando di seguirci e stava amaramente realizzando che, per scalvalcare un oggetto, non bastava schiacciare il tasto x del joystick come aveva fatto per tutta la vita. Dopo molti minuti e fatiche immani, il nostro A. precipitò dalla sommità del muro all'interno del parco. Rimanemmo lì per qualche minuto. Poi, troppo spaventati, ne uscimmo come vi eravamo entrati. Ma la tragedia stava per compiersi. Improvvisamente A. lanciò un grido acuto:" nooooooooooooo". Mosso da un'inspiegabile forza, corse verso il giardino Zen e spiccò il volo saltando il muretto come un qualsiasi Fosbury. Fece ritorno dopo mezz'ora e non volle rispondere alle nostre domande. Solo dopo qualche giorno ebbe il coraggio di rivelarci cosa fece. Forse a causa delle troppe schifezze ingurgitate negli anni, il suo stomaco si ribellò al giogo a cui A. lo costringeva con il suo sconsiderato regime alimentare fin dallo svezzamento e come William Wallace manifestò il suo bisogno di libertà scatenando un attacco fulminante di diarrea. Insomma, A. ci raccontò di aver spruzzato feci in mezzo giardino Zen di MonteCarlo. Più di quanto fatto da Marotta ieri.
  3. CHE c**** DICI? SONO UNA FURIA IO, TU ADESSO DEVI SOLLEVARE L'ETNA CON LA LEG PRESS, CANE
  4. Va beh, se abbiamo iniziato il walzer, allora ballo anche io come da tradizione..... CI DEVI CREDERE SOTTOSPECIE DI MODERATORE
  5. È esattamente come andare ad Istanbul.La cosa buona é che stavolta non ci giocheremo l'ultima giornata.
  6. Andandoci a giocare i quarti all'Allianz Arena con Matri e Quagliarella. Matri e Quagliarella.
  7. Il più facile possibile e possibilmente la quarta e la terza le vorrei nelle prime due partite.
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