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LeRoi

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  1. Non é che non poteva dare di più, poteva solo andare molto peggio -Noi siamo la Juventus, voi non siete un c****.
  2. Purtroppo in dirigenza non abbiamo fenomeni del marketing che avrebbero comprato aguero invece di fare lo stadio nuovo, mannaggina
  3. L'alternativa era buttare diversi milioni di ingaggio per tutta la prossima stagione per forzare un giocatore a farsi la tribuna, beh si sarebbe stato geniale sul serio
  4. Scusa eh c'è anche scritto, hanno ottenuto un prestigioso pareggio col psg, cioè non zo minghia ziofà sti gobbi non capiscono una fava porcoddue oh
  5. Mi sfugge quale sia il "privilegio" di cui si parla nell'articolo. Cioè questi "omaggiavano" i consiglieri comunali di biglietti che non comprava nessuno, uuuuhhhh quale sacrificio economico
  6. La storia insegna che gli imbecilli sono quelli su cui si può lucrare maggiormente
  7. Ma poi scusate l'ignoranza da immigrato clandestino, ma chi sarebbe quello alto nella foto? Un giocatore?
  8. Per mio padre i cucumer sono i cetrioli Il loro sarà un lapsus feudiano, o meglio beuvino permanente
  9. Peccato sembrava molto promettente. Forse siamo stati anche illusi dal momento in cui era qui, in cui krasic sembrava un fenomeno
  10. Poi qualcuno per favore informi sti derelitti che da queste parti si chiamano angurie, ANGURIE. Almeno salvare le apparenze minghia ziofà -Noi siamo la Juventus, voi non siete un c****.
  11. La cocommerata che tutti vorrebbero cocommerare -Noi siamo la Juventus, voi non siete un c****.
  12. Ma in sto paese siamo messi sempre peggio. La prima pietra morale :haha: :haha:
  13. Dalle mie parti si dice russ me 'l sanc Comunque per avere il sangue di quel colore bisogna avere qualche problema di salute -Noi siamo la Juventus, voi non siete un c****.
  14. INFRASTRUTTURE Metro C: sprechi, ritardi e anomalie dell’opera pubblica dai costi record La denuncia dell’Authority anticorruzione: spese lievitate oltre ogni ragionevolezza, progetti carenti e mancanza di trasparenza. Il dossier finisce alla Corte dei Conti di Sergio Rizzo shadow 4 923 139 6 Le premesse perché la faccenda della Metro C di Roma finisse alla procura della Corte dei conti c’erano tutte. Non soltanto per una oggettiva questione di numeri: l’aumento dei costi di realizzazione, cresciuti di ben 692 milioni passando da 3 miliardi 47 milioni 424 mila a 3 miliardi 739 milioni 863 mila euro. Ma soprattutto per il modo in cui è successo. Progettazione carente: l’affidamento dei lavori è avvenuto sulla base della progettazione definitiva solo per le tratte più semplici, mentre per quelle del centro storico c’erano solo i progetti preliminari. Soprattutto, indagini archeologiche assolutamente superficiali, che però non hanno impedito l’avvio di un appalto sempre più caro man mano che venivano a galla le sorprese. Quindi una cifra astronomica di varianti in corso d’opera (quarantacinque). Per non parlare di un contenzioso infernale costellato di decisioni e arbitrati per lo meno discutibili. Questo è il referto finale dell’Autorità anticorruzione, tale da certificare anche il clamoroso e definitivo fallimento della legge obiettivo, che avrebbe dovuto garantire tempi e costi certi con l’istituzione della figura del cosiddetto general contractor. I dubbi sull’appalto E le premesse c’erano già dallo scorso novembre. Bastava leggere la prima delibera dell’authority presieduta da Raffaele Cantone, innescata dagli esposti del consigliere comunale di Roma Riccardo Magi e dell’ingegnere Antonio Tamburrino e da alcuni articoli, che aveva già spiattellato tutte le presunte magagne. Né le controdeduzioni presentate da Roma Metropolitane, la società del Comune che funge da stazione appaltante e dal consorzio Metro C che sta realizzando l’opera, hanno fatto evidentemente cambiare idea ai commissari dell’Anac. Che nella relazione conclusiva, pubblicata venerdì sera, sono andati se possibile ancora più pesanti. E le 44 pagine del loro rapporto hanno preso la via della Corte dei conti, dove il procuratore generale Salvatore Nottola le passerà ai raggi x. Nel dossier firmato da Cantone si arriva perfino a esprimere perplessità sulla stessa continuità dell’appalto aggiudicato nel 2006 a un raggruppamento composto da Astaldi, Vianini lavori gruppo Caltagirone, il consorzio Cooperative costruzioni e l’Ansaldo Finmeccanica. Si capisce chiaramente dal richiamo ai «soggetti coinvolti ad assumere ponderate decisioni circa il prosieguo dell’opera, atteso che per la tratta T2 (quella che dovrebbe attraversare il centro storico di Roma, ndr) allo stato di fatto sono ancora concretamente da valutare tempi e costi di esecuzione nonché la stessa possibilità di realizzazione». Le istruttorie superficiali La consegna della tratta in questione, secondo il programma originario, era prevista per il 21 giugno 2015: due settimane fa. Sapevano benissimo tutti quanti, sostiene l’authority, ciò a cui andavano incontro. Sapevano che era impossibile non dover fare i conti con i problemi archeologici, e che quindi i ritrovamenti non potevano essere considerati come eventi di forza maggiore, bensì «circostanze insite nelle attività rimesse al contraente generale», il consorzio Metro C. Ciò nonostante, insiste il rapporto, le indagini preventive sono state superficiali. «Appare del tutto evidente», c’è scritto, «come ciò abbia determinato una notevole aleatorietà delle soluzioni progettuali da adottare nella fase di esecuzione e, ad appalto già in corso di esecuzione, rilevanti modifiche rispetto alle previsioni contrattuali, in particolare l’effetto della nuova tipologia esecutiva delle stazioni» che ha fatto lievitare nel tratto T3 un aumento dei costi superiore al 60 per cento. Basta dire che la scelta iniziale, quella della grande galleria larga 10 metri, è stata subito messa in discussione. I costi record di un’opera inutile Ancora: «Pur prendendo atto di indubbie difficoltà operative, la pressoché totale assenza di indagini preventive all’appalto, per una parte così ampia del tracciato, non appare coerente con i principi di trasparenza e di efficienza che debbono connotare l’operato della stazione appaltante, per assicurare la certezza dell’oggetto contrattuale, dei costi e dei tempi dei realizzazione». Il fatto è, continua il rapporto, che «alla luce dell’ampiezza dell’intervento e delle suddette carenze di indagini preventive, si sarebbe dovuta valutare con maggiore attenzione la decisione di procedere ad un appalto unico; dall’evoluzione dell’appalto sembra potersi dedurre che sarebbe stato opportuno verificare anche la fattibilità, in termini di attendibilità dei costi e dei tempi, della realizzazione dell’opera mediante lotti distinti, per i quali procedere ad accurate indagini prima di sviluppare la progettazione definitiva». Tanto più che la questione archeologica è decisiva per le tratte del centro storico, dov’è in discussione anche la realizzabilità delle uscite superstiti, dopo che è già stata cancellata quella di piazza Argentina mentre pure quella della Chiesa nuova è ormai data per defunta: ed è chiaro che una metropolitana senza stazioni non serve a nulla. Per giunta, andando avanti di questo passo, sarebbe l’opera pubblica inutile più costosa mai realizzata nel dopoguerra. Gli oneri pagati due volte Ma nel dossier pubblicato venerdì l’Anac tira in ballo anche i 65 milioni riconosciuti da Roma Metropolitane, al general contractor Metro C come «oneri inerenti» la stessa funzione di general contractor. Denari che secondo l’authority erano già compresi contrattualmente, ma che sono diventati ugualmente oggetto di un singolare arbitrato. Al termine del quale quegli oneri sono stati riconosciuti non soltanto per il passato, ma anche per il futuro. Tanto per non venir meno alla regola che la parte pubblica negli arbitrati è sempre destinata a soccombere. Il rapporto non risparmia neppure le modifiche introdotte, stavolta in sede contrattuale, che sono andate tutte a vantaggio del consorzio, al quale è stato concesso di ridurre dal 20 al 2 per cento gli oneri di prefinanziamento dell’opera a suo carico, oltre a «una riprogrammazione delle attività con anticipazione di opere apparentemente meno complesse di contro a una, di fatto, mancata accelerazione delle attività di competenza di Metro C». E non manca di sottolineare la circostanza che le valutazioni dei soggetti deputati a esaminare fondatezza, ammissibilità e quantificazione economica delle riserve che hanno contribuito a far esplodere i costi non sempre siano state così attente e rigorose… 4 luglio 2015 | 07:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA No ma oltra a mijardo stediu facciamo pure le olimpiadi che tanto sordi ce ne stanno a voja, i mafiosi li hanno cacciati
  15. La prima maglia è come una bellissima donna che si mette le zeppazze ridicole con i tacchi, che vanno di moda adesso, e cammina con le gambe ad angolo traballando
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