Malkav
Tifoso Juventus-
Numero contenuti
56 -
Iscritto
-
Ultima visita
Tipo di contenuto
Profilo
Forum
Calendario
Tutti i contenuti di Malkav
-
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
Malkav ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Infatto qui da mesi e mesi andiamo dicendo che Luchinho () sta sondando il terreno sia a destra sia a sinistra per vedere con chi scendere in campo... mi sa che, come gi? accaduto, il Berluskaiser gli risponde picche (lui d'altronde non ama la concorrenza)... a sinistra chiss?... -
Per Kefeo...E Per Coloro Che Vogliono Discutere...
Malkav ha risposto al topic di cccp in Calciopoli (Farsopoli)
... e cos? via nei secoli dei secoli... -
Errori Arbitrali Contro La Vecchia Signora
Malkav ha risposto al topic di CIRDAN in Archivio di calciopoli (Farsopoli)
Non sbagli! -
Errori Arbitrali Contro La Vecchia Signora
Malkav ha risposto al topic di CIRDAN in Archivio di calciopoli (Farsopoli)
Giusto per la correttezza, se non ricordo male, c'era un altro episodio di trattenuta in area su chiellini, e mi pare anche un paio che sarebbero stati a favore dell'udinese... Su Del Piero, a mio avviso, rigore tutta la vita. -
Per Kefeo...E Per Coloro Che Vogliono Discutere...
Malkav ha risposto al topic di cccp in Calciopoli (Farsopoli)
Giusto qualcuno... ma non tanti... .asd Approfitto per chiederti come va la stesura del secondo volume de "il processo illecito"... sono in fiduciosa attesa -
Errori Arbitrali Contro La Vecchia Signora
Malkav ha risposto al topic di CIRDAN in Archivio di calciopoli (Farsopoli)
Grazie!! Quindi si confera ancora una volta che la stori adelle trattenute in area valeva solo contro di noi col cagliari... da li in poi non se ne sa pi? nulla... vero collina??? .fuck -
Errori Arbitrali Contro La Vecchia Signora
Malkav ha risposto al topic di CIRDAN in Archivio di calciopoli (Farsopoli)
ho letto in giro di possibili rigori a nostro favore non dati. ne sapete di pi?? -
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
Malkav ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Visto che parliamo della Famiglia, vi posto un articolo che ho trovato in rete. L'articolo ? molto vecchi e parla di vicende ancora pi? vecchie e che non centrano con Farsopoli. Lo posto ugualmente perch? forse pu? essere utile per analizzare un altro aspetto della storia della Famiglia e della collegata FIAT. Come vedrete per? ci sono un paio di nomi di nostra conoscenza (un certo presidente ed un certo pubblico ministero...) Premetto, per evitare problemi, che l'articolo l'ho solo trovato e lo posto cos? come sta. Anzi, se volete il link originale ? questo L'autore quindi si prende tutte le responsabilit? su quello che ha scritto ed in particolare sull'uso del termine MAFIAT. Eccovi il testo LA FIAT E LA MAFIAT by BresciA Friday June 07, 2002 at 02:56 PM mail: corsarorn@yahoo.it� Oggi a Torino scendono in piazza gli operai della FIAT e delle aziende ad essa collegate. Aspettando la definitiva fine di una delle famiglie pi� potenti del mondo vi mando questo 'breve' bricolage di appunti e articoli vari su pi� di 100 anni di MAFIAT. Tutto inizia il 22 aprile del 1992 quando Giovanni Agnelli (senior) "il senatore a vita" fu costretto a dimettersi dalla presidenza della FIAT perch� sotto inchiesta per aggiotaggio, Enrico Cuccia fin� sul banco degli accusati per una prassi che fino alla sua morte ritiene lecita: occultare alcune partecipazioni in societ� straniere e fare fondi neri ai danni di forza-lavoro e azionisti. Giuseppe Cabassi, "il sabiunat", cio� in gergo finanziario colui che insabbia - occulta, fu condannato a quasi tre anni di reclusione per falso in bilancio, sar� a causa del cannibalismo del capitale, ma � indubbio che anche in aule di tribunale e falsi in bilancio la finanza italiana detiene uno dei suoi pochi invidiabili primati; infatti la storia giudiziaria della finanza del dopoguerra � passata quasi interamente per un luogo fisico: le stanze di via Filodrammatici dove Enrico Cuccia aveva costruito il potere delle grandi famiglie e insieme il suo. L'ex banchiere di Mediobanca compare in quasi tutti i grandi scandali che hanno segnato le battaglie di potere, dagli anni 60 alla sua scomparsa. Si pu� partire dall'assalto di Cefis alla Montedison di Giorgio Valerio. La deposizione di Giampiero Cavalli, "braccio armato" del presidente di Foro Buonaparte, al giudice istruttore che indagava sulle tumultuose vicende della societ� chimica si commenta da sola: �quando la mano pubblica intervenne nel sindacato azionisti Montedison attraverso l'Eni vi furono delle riunioni a seguito delle quali fu lasciata a Valerio una certa autonomia nella gestione dei "fondi neri". Presenti a tali riunioni vi furono, oltre a Valerio, Cefis e Girotti per l'Eni, Petrilli e Modugno per l'Iri e poi Pirelli, Agnelli, Torchiani e Cuccia. Vi furono accese discussioni perch� Valerio sosteneva che non poteva rivelare la destinazione dei fondi neri senza favorire l'Eni, diretto concorrente della Montedison; alla fine riconobbero che Valerio poteva disporre in piena autonomia di una giusta quota di fondi neri�. Il processo Montedison, ovviamente, nonostante la gravit� delle affermazioni fatte ai magistrati da Valerio e Cavalli, si sono concluse con un nulla di fatto. Cesare Merzagora, in un articolo pubblicato da "Panorama" poco dopo la morte di Valerio, riassunse cos� il clima di quegli anni: �Il processo Montedison, scandalosamente, dopo dieci anni (come del resto era nelle speranze della famiglia Agnelli) non � ancora stato celebrato e io non ho potuto chiedere a Valerio se l'attrezzatura di intercettazioni telefoniche alle mie spalle era opera sua o di Cefis. Un chiarimento che non potr� pi� avere�. "Fondi neri" e "intercettazioni telefoniche", di scandalo in scandalo, sono rimaste come patrimonio ineliminabile, donato dall'alta finanza al paese tutto. Intanto nei primi procedimenti giudiziari si levano le prime voci: Signoroni: �Io seppi che in FIAT esisteva un sistema contabile, denominato "Pivot", che raggruppava per quegli anni "grassi" tutte le operazioni di ricchezza esportata e collocata all'estero, per il tramite di variazioni sulle fatturazioni. Per farci un'idea delle somme che venivano cos� accantonate, dichiaro che si parlava di qualche centinaio di miliardi all'anno�. (Interrogatorio del 7 marzo 1995, alla Procura della Repubblica di Torino di Clemente Signoroni, ex direttore centrale FIAT auto, successivamente responsabile "pianificazione e controllo" FIAT spa) Il �tesoretto' della MAFIAT comprende oltre 110 miliardi di vecchie lire, �provento di economie di cui non � stata ricostruita la dinamica�, affluiti sul solo conto Sacisa, il �tesoretto� di Lugano, dall'85 al �93. E poi �un deflusso di circa 63 miliardi a favore di economie e causali ignote�: denaro uscito da quel conto a disposizione di un'unica societ�, la Cogefar Impresit. Ci sono anche queste somme, relative ai fondi extrabilancio della MAFIAT, nella requisitoria che il pm Gian Giacomo Sandrelli ha cominciato all'udienza del processo con rito abbreviato che vede come imputati Cesare Romiti, presidente del gruppo, e Francesco Paolo Mattioli, direttore centrale. Tutti e due sono accusati di reati che vanno dal falso in bilancio al finanziamento illecito. Quello che viene definito il �buco contabile� della MAFIAT. Un �buco�, peraltro, sul quale non � stato possibile fare compiutamente luce. E qui Sandrelli ha citato il caso di un altro conto Sacisa, aperto presso la Banca del Gottardo, sul quale transit� e poi spar� misteriosamente una somma di circa 9 miliardi. Nessun dubbio per i pm, che la MAFIAT abbia commesso i falsi in bilancio. E nessun dubbio che il bilancio consolidato di un gruppo debba riportare tutti i dati contabili.Un terzo imprevisto si verifica nei primi mesi del 1994. In Procura cominciano ad arrivare lettere anonime dettagliatissime, a volte addirittura dei documenti sottratti da qualche scrivania dirigenziale, che mettono i magistrati sulle tracce dei pagamenti in "nero" a favore dei manager MAFIAT, Romiti compreso. I soldi vengono depositati in Svizzera e prelevati o dagli interessati o da "spalloni" appositamente arruolati. Una prassi consolidata, che fa uscire ogni mese, dalle casse dell'azienda, buste da 2-300 milioni esentasse. Sembra di vederlo l'oscuro Fantozzi che da qualche anfratto buio del palazzone FIAT si prende le sue vendette sui caporioni da trenta milioni al mese. Ma qualcuno, dietro gli anonimi, vede il riflesso di una guerra tra i vertici del gruppo. Comunque, non solo Romiti finisce indagato anche per frode e falso in bilancio. E viene fuori, tra l'altro, la prassi dei "regali" a giornalisti e sindacalisti, di cui parla l'ex amministratore delegato Vittorio Ghidella. L'inchiesta dura due anni. Vengono ascoltati pi� di cento testimoni, quasi tutti uomini MAFIAT, e molti di loro confermano le prassi illegali, e il ruolo attivo di Romiti e Mattioli. Il 7 dicembre del 1995 viene chiesto il rinvio a giudizio per il numero due e il numero tre dell'azienda torinese. � stato accertato che in MAFIAT esisteva una vera e propria contabilit� parallela, con sede centrale in Svizzera e diramazioni negli altri paradisi fiscali. Nella falsificazione dei bilanci nel caso gemina/Fabbri vi sar� una svolta grazie all'intervento della Guardia di finanza che chiede alla Procura di interrogare Cesare Romiti su uno dei passaggi pi� critici dell'inchiesta sui falsi in bilancio di Gemina e Rizzoli-Corriere della Sera: l'acquisto da parte di Rcs nel 1990 del Gruppo editoriale Fabbri, un'operazione destinata a trasformare in voragine il buco nei bilanci della societ� controllata da Gemina. La richiesta di interrogatorio per l'allora presidente della MAFIAT era contenuta nel rapporto finale sulla vicenda Fabbri con cui, pi� di sei anni fa, la Guardia di finanza ha chiuso le indagini denunciando per falso in bilancio aggravato undici top manager del gruppo con in testa l'ex vicepresidente di Gemina Francesco Paolo Mattioli, che nel rapporto viene definito �amministratore occulto� di Rcs. Vengono denunciati tra gli altri Giorgio Fattori, ex presidente di Rcs, Lorenzo Folio, Giovanni Cobolli Gigli, Alberto Donati, Gianni Vallardi. I reati di falso in bilancio si sarebbero perfezionati in due distinti momenti. Una prima volta quando, nel bilancio 1990 di Rcs, venne �nascosta fraudolentemente la situazione patrimoniale del gruppo Editoriale Fabbri� che era stato acquisito dalla Ifi (cio� dal gruppo FIAT). Una seconda volta nel giugno 1994 quando nelle semestrali di Gemina e di Rcs i rispettivi amministratori avrebbero �esposto fraudolentemente fatti non rispondenti al vero� sullo stato delle societ�, in particolare nascondendo l'incidenza del buco della Fabbri. Il passaggio pi� interessante, in questi capi d'accusa, � probabilmente quello in cui si imputa a Mattioli e agli altri indagati di avere mentito agli azionisti sul reale motivo dell'acquisizione della Fabbri. Una scelta - come aveva gi� spiegato Alberto Donati, ex direttore generale di Rcs - che in azienda dest� qualche stupore, visto che esistevano gi� avanzate trattative per rilevare invece la De Agostini. Chi prese quella decisione, destinata ad avere conseguenze tanto pesanti? Proprio su questo tema, secondo, alcuni, esponenti della direzione della Guardia di finanza, andrebbe interrogato Romiti. In pi� di una testimonianza rilasciata ai PM e agli agenti delle fiamme gialle, viene dato il dovuto rilievo alle affermazioni che vedono Romiti non solo al corrente dell'operazione Fabbri, ma anche consapevole del vortice dei fondi neri e della fuga di capitali. Nel 1996 sfruttando l'articolo 2621 la procura di Torino riesce nell'impresa d'inchiodare l'intero gruppo dirigente FIAT. E per qualche mese, in stretta collaborazione con i magistrati milanesi, Francesco Greco e Carlo Nocerino, procede per verificare un sospetto clamoroso che emerge con chiarezza dagli atti fin qui raccolti dagli inquirenti: la matrice di una parte dei fondi neri del gruppo, l'intero sistema delle societ� off shore create nei �paradisi fiscali� risulta in buona parte coincidente con quello costruito intorno alla Gemina, l'ex �salotto buono� del capitalismo italiano, la finanziaria che ha annoverato l'impiego come azionista di riferimento da Mediobanca. La resistenza di Gemina alle pressioni della Consob ha prodotto un primo risultato: il rapporto della Kpmg � disponibile nella versione decriptata, cio�, �ad eccezione delle parti terze non bancarie�. Il documento firmato dalla Kpmg esamina transazioni effettuate �da cinque filiali di Gemina amministrate dall'organizzazione FIAT e da personale Gemina di stanza a Lugano�. Si tratta di Gemina overseas limited di Georgetown (Gran Cayman Islands), della Gemint di Curacao (Antille olandesi), della Gemina services di Lugano, della Gecama international holding e della Velcafra di Amsterdam (Olanda). Nella lunga introduzione al documento emerge tra l'altro un dato che risultava anche dall'inchiesta giudiziaria della Procura di Milano: lo stretto legame tra Gemina e FIAT. Quest'ultima era tra i maggiori azionisti della finanziaria a fianco di Mediobanca e tramite la International holding MAFIAT Ihf controllava due banche che avevano operato con Gemina, la Buc di Lugano e la Overseas union bank and trust di Nassau, Bahamas. �La documentazione relativa alle cinque societ� Gemina ci � stata messa a disposizione dall'organizzazione FIAT di Lugano�, che teneva �contabilit� e bilanci annuali, dossier delle operazioni, estratti conti bancari, dossier di corrispondenza, documentazione societaria�. In particolare se ne occupava il personale della International holding MAFIAT, guidata dall'amministratore delegato Giulio Merlani, principale collaboratore di Francesco Paolo Mattioli, ex vicepresidente di Gemina e responsabile della finanza MAFIAT. I revisori, inoltre, chiariscono di non avere avuto �accesso ai libri contabili di nessuna delle diverse societ� che hanno percepito pagamenti dalle societ� luganesi di Gemina�. Le operazioni che sono state attentamente esaminate dalla Kpmg, riguardano affari per quasi 20 miliardi di lire e circa 2,6 milioni di dollari, il tutto legato, come prassi consueta, a un gran numero di societ� off-shore, il pagamento di 3,55 miliardi a una societ� estera del gruppo immobiliare di Pesenti, qualche altra operazione definita �non usuale� come il prelevamento di 204 milioni effettuato dall'ex direttore generale di Gemina, Felice Vitali. Cesare Romiti, che dal marzo 1993 aveva rivestito la carica di presidente della FIAT, negava tenacemente: �Non � assolutamente vero che la FIAT, come societ� per azioni, i vertici FIAT e il sottoscritto, nella sua veste di amministratore delegato della FIAT spa, abbiano mai concorso minimamente a erogazioni di denaro: queste sono avvenute solo per autonome decisioni delle singole societ� operative del gruppo FIAT, senza che il sottoscritto abbia mai influito su tali decisioni e ne sia mai stato solo a conoscenza prima che le stesse venissero assunte�. Insomma sulle tangenti ai partiti il vertice della FIAT spa non sapeva nulla. Fra tanti dinieghi una sola concessione: �Quando Bettino Craxi afferma (nella memoria presentata alla Procura di Torino il 25 novembre '93) che la FIAT, intesa come gruppo di aziende, ha finanziato i partiti e in particolare pure il Psi,[�] purtroppo debbo dire che la cosa � vera�. Come a dire che della scottante pratica-tangenti erano al corrente solo quelli che, dalla periferia dell'impero, si occupavano di automobili, trattori e altro. Non solo. Lui, il potente manager, non sapeva �assolutamente nulla�, neanche del conto Sacisa (la cassa occulta della MAFIAT Impresit da cui sarebbero usciti 31 miliardi di fondi neri). �N� io n� nessuno di FIAT spa ha dato disposizione di operare su quel conto�, dichiara Romiti. E aggiunge che non gliene aveva parlato neanche il suo predecessore alla guida della capogruppo automobilistica: Umberto Agnelli. Allora � colpa sua? No, insiste Romiti anche il fratello dell'avvocato Agnelli �a mio parere e convincimento nulla sa al riguardo... �. I magistrati che indagano sui fondi neri MAFIAT (un centinaio di miliardi dall'84 al '92) finiti a diversi leader politici sono invece convinti che l'amministratore delegato della FIAT non poteva ignorare le tangenti e il 6 dicembre 1993 hanno chiesto al gip di rinviarlo a giudizio. La richiesta della Consob a Gemina era stata esplicita: fuori le carte. Gemina, sempre secondo la Consob, doveva fornire spiegazioni chiare agli azionisti sulle responsabilit� di chi aveva prodotto oltre 800 miliardi di perdite e le iniziative che intendeva prendere per recuperare almeno una parte del maltolto. L'ultimo atto del pressing della Consob � stata una lettera datata 11 novembre, quella che farebbe riferimento a �perdite ingenti� e alla necessit�, una volta per tutte, di �accertare le responsabilit�. Non solo. L'invito era di mettere a disposizione degli azionisti una serie di documenti chiave tra i quali spiccavano il rapporto Kpmg Fides sulle attivit� all'estero di Gemina nella versione integrale, quello della Reconta Ernst & Young sulle societ� che facevano capo alla Gemina capital markets e il parere dell'ex ministro delle Finanze Giulio Tremonti a supporto della congruit� del fondo rischi ed oneri di Gemina al 30 giugno 1996. Una prima conseguenza della sortita Consob, avvenuta mentre la Procura di Milano intensificava le indagini sull'ex presidente della Gemina, Giampiero Pesenti, e sui rapporti MAFIAT-Gemina, � stata la pubblicazione di un annuncio a pagamento sul quotidiano Il Sole 24 Ore. L'annuncio ha informato gli azionisti della possibilit� di prendere visione dei documenti presso la sede milanese del gruppo. Il 31 gennaio 1997 blitz della procura nei confronti di Santavaleria, un tempo societ� di punta dell'impero di Gianni Varasi. Una mossa ordinata dai pubblici ministeri per tutelare i piccoli azionisti. E a dispetto del pool di banche guidato dalla Comit che aveva sottoscritto un accordo sul ripianamento dei debiti. Nel bilancio 1995 infatti era comparsa una voragine imprevista di 245 miliardi. Su ordine dei pm Luigi Orsi e Carlo Nocerino i militari del nucleo di polizia tributaria avevano perquisito la sede della finanziaria e quelle di altre due sigle gi� appartenenti al gruppo Varasi: la Paf e la Max Meyer. In pi� le Fiamme Gialle hanno setacciato gli uffici della Arthur Andersen Consulting, sequestrando la documentazione sulla revisione dei bilanci, gi� oggetto di un'ispezione della Consob. A sollecitare l'intervento dei magistrati era stato un gruppo di piccoli investitori, che avevano chiesto spiegazioni sull'origine dei buchi, apparsi all'improvviso al posto di una serie di partecipazioni valutate oltre trecento miliardi. E hanno invocato un'azione che avrebbe impedito l'azzeramento del loro portafoglio. I pm Orsi e Nocerino per prima cosa avevano domandato informazioni alla Consob. Dalla Commissione arriv� una relazione interlocutoria sulla situazione. Ma i due sostituti procuratori - che si occupavano gi� del crack Sasea, della vicenda Gemina e di quella Unipar - avevano ritenuto che esistessero gli elementi per formulare un'ipotesi di reato: � stato aperto un fascicolo per falso in bilancio nei confronti di amministratori ancora da identificare, dunque � scattata l'operazione della polizia tributaria. Le dichiarazioni dei due PM milanesi non avrebbero dovuto lasciare dubbi: <<L'analisi dei documenti sequestrati comincer� nei prossimi giorni, a partire dalle carte di lavoro dei revisori che nelle ultime inchieste si sono rivelate una miniera di notizie per gli investigatori.>>. Li avevano reinvestiti in titoli di Stato, Bot e Cct, un "parcheggio" sicuro, a interesse garantito. Una cinquantina di miliardi, un quinto circa della cifra complessiva sottratta ai bilanci della Scai e della Italstrade, sono stati messi sotto sequestro dai magistrati milanesi Colombo e De Ruggiero che stanno indagando sul nuovo scandalo che ha coinvolto l'industria di Stato. I titoli sono custoditi in cassette di sicurezza presso quattro banche milanesi. Intestataria di queste quattro cassette � la Spafid, la fiduciaria di Mediobanca, ma i titoli sarebbero rimasti di propriet� di Sergio De Amicis, il presidente dell'Associazione societ� autostradali arrestato nel 1995 a Roma insieme al presidente di Mediobanca, Fausto Calabria. Il 2 giugno 1993 Banco di Roma, Credit, Comit e San Paolo all'improvviso congelarono tutti i fidi del gruppo, lasciandolo nello spazio di una mattinata senza pi� ossigeno. Carlo Sama e Arturo Ferruzzi si precipitarono da Antonio Maccanico, allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio Ciampi, chiedendogli di intervenire su Mediobanca, ma il tentativo fall�. Cos� come fall� l'intervento di Prodi e della Goldman Sachs, di cui Romano era consulente: la banca d'affari era stata attivata da Sama per un progetto alternativo, non appena era stato fiutato il clima di incertezza che spirava da via Filodrammatici. Troppo tardi, per� la trappola, se cos� si pu� definire, era gi� scattata. Il 4 giugno, dello stesso anno, la famiglia Ferruzzi capitol� firmando il mandato irrevocabile e senza condizione a Mediobanca per la ristrutturazione del gruppo. Poco meno di un anno dopo la Ferruzzi Finanziaria avrebbe conferito a Shell quegli stessi assetti chimici che erano stati negati nel maggio 1993. La famiglia Ferruzzi, intanto, era stata costretta ad uscire di scena: le forze che fin dall'inizio ne avevano contrastato l'ascesa erano i nuovi proprietari dell'impero costruito in tanti anni di sfruttamento del lavoro salariale. Solo nel mese di aprile '96 torna a riprendere quota l'inchiesta della magistratura di Ravenna sul caso Mediobanca-Ferruzzi. Per la prima volta da quando l'indagine � stata avviata, � stato chiamato in Procura il direttore centrale dell'istituto di via Filodrammatici, Gerardo Braggiotti. L'interrogatorio � durato circa tre ore, condotto dal sostituto procuratore Francesco Mauro Iacoviello, titolare dell'inchiesta sui fondi neri della Ferruzzi. Braggiotti, che era accompagnato dall'avvocato Oreste Dominioni, � accusato con il presidente onorario di Mediobanca, Enrico Cuccia, l'amministratore delegato Vincenzo Maranghi e l'altro direttore centrale, Maurizio Romiti, di concorso in false comunicazioni sociali. Nel corso della stessa inchiesta erano gi� stati sentiti da Iacoviello lo stesso Cuccia, Maranghi e i massimi esponenti delle principali banche. Mediobanca � entrata nell'inchiesta sulla Ferruzzi sulla scorta delle deposizioni e dei memoriali di Roberto Magnani, l'ex direttore della Ferfin. L'amministratore delegato della Montedison, Carlo Sama, e il finanziere Sergio Cusani (che ha incassato una condanna pesante per le tangenti Enimont) hanno poi accusato i vertici dell'istituto di via Filodrammatici di avere taciuto per un lungo periodo il reale stato finanziario del gruppo Ferruzzi. Ufficialmente Mediobanca e le grandi banche sono entrate in scena nel giugno 1993. In realt�, secondo le rivelazioni e i documenti prodotti da Magnani, gli uomini di via Filodrammatici erano informati della situazione reale dei conti fin dalle prime settimane del 1993. In particolare ai dirigenti di Mediobanca � contestato il fatto di essere a conoscenza del buco da 435 miliaridi nei conti Montedison e Ferfin, mascherato nei bilanci 1992. Chiara Valentini scriver� su l'espresso: �Sono convinta di quel che vedo con i miei occhi e sento con le mie orecchie. La mondializzazione esiste e i poteri economici se ne sono impadroniti. I governi nazionali contano sempre meno, sono sempre pi� condizionati e controllati dalle organizzazioni supernazionali come la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale o l'Ocse, nuovi poteri forti della nostra epoca.� �Oggi � impossibile parlare di politica, o anche di quel che sta succedendo nel mondo se non si parte dagli aspetti economici. Credo che se Shakespeare vivesse ai nostri giorni si occuperebbe anche lui di economia perch� � questo il nuovo volto del potere. Tutto quel che avviene di pi� segreto e che determina i nostri destini attiene al campo economico. Dunque non si pu� pretendere che sia solo qualche specialista a cercare di vederci chiaro.� (Intervista a Viviane Forrester) Ci� che in specie si avverte � che, per la prima volta nella storia finanziaria, certo per la prima volta in questo secolo, si manifesta in Europa, con la formazione di un mercato sovranazionale la scissione fra elementi finora storicamente e saldamente connessi, come gli Stati e le imposte: le strutture politiche ed amministrative restano infatti invariabilmente domestiche, i flussi di ricchezza si diffondono invece progressivamente fuori dalle gabbie istituzionali di origine. Si rompe o si riduce perci� fortemente il rapporto di forza, di fatto e di diritto, che consentiva a ciascuno Stato di applicare la regola: �uno Stato, un'imposta�. Questo processo pu� limitarsi ad erodere le basi nazionali e convenzionali del "no taxation without representation", separando il sistema della rappresentanza politica dalla pienezza della titolarit� del potere di imposizione (che viene drasticamente ridotto o trasferito fuori da ciascuno Stato). Ma pu� anche "evolversi" nel tempo (� in specie fortemente sperabile che infine si evolva), fino alla creazione dei presupposti costituzionali di una nuova organizzazione politica sovranazionale. Certo � che per la prima volta in termini di massa, nel senso di scelte possibili per milioni di famiglie e di imprese, si rovescia il rapporto convenzionale fra gli Stati e la ricchezza: come gi� notato, non sono pi� gli Stati che scelgono come tassare la ricchezza prodotta nel loro interno, ma � la ricchezza che sceglie gli Stati in cui essere tassata. Il futuro che si annuncia presenta questa disarticolazione: da un lato una societ� senza Stato: la "societas mercatorum", o "business community", retta dalla nuova "lex mercatoria", che consolida le sue dimensioni planetarie, accentrando in s� le funzioni di normazione e, con le camere arbitrali internazionali, le funzioni di gustizia; dall'altro la moltitudine delle societ� nazionali, e anzi una loro moltitudine crescente, organizzate a Stato, portatrici di quegli interni interessi che non trovano rappresentanza nella "societas mercatoria", ma progressivamente esautorate delle funzioni normative e di giurisdizione, oltre che di controllo dei flussi di ricchezza. Si � avverata un'altra profezia, la profezia di Goethe sulla forza illimitata del denaro. I "biglietti alati" volano pi� in alto di quel che la fantasia umana possa immaginare: �la fantasia, nel suo pi� alto volo, si affatica solamente e non quanto basti�. La caduta del valore dei beni materiali, la dematerializzazione della ricchezza e, di riflesso, la sua trasformazione in "finanza" hanno infatti spezzato la catena politica fondamentale: Stato, territorio, ricchezza. Tutto ci� si � verificato per questa ragione: come si � gi� notato, la moneta ed i suoi derivati non circolano perch� hanno valore, "ma hanno valore perch� circolano" e per questo non possono essere forzosamente legati al territorio politico dello Stato in cui si sono formati. In specie, non possono esservi fissati con regimi di monopolio che, proprio con il fissarli, ne distruggerebbero il valore. Di riflesso, lo spostamento della ricchezza "fuori" dagli Stati impoverisce le funzioni statali classiche. Nella repubblica internazionale del denaro la moneta �, infatti, supernazionale (per ora, � il dollaro), la giustizia � quella privata degli arbitrati, le tasse tendono infine a degradare nell'evanescenza. Il fenomeno �, per noi che stiamo in una penisola ed abbiamo una storia relativamente domestica, meno evidente che altrove, ma non � per questo meno imminente e meno importante. Ci� che qui, in specie, si vuole sostenere � che lo sgretolamento degli stati nazionali porta con s� l'esigenza di un cambiamento radicale della nostra sfera politica: la pu� impoverire, ma la pu� anche enormemente arricchire. Ora una societ� domestica - ad esempio, una societ� italiana - pu� liberamente clonare una societ� estera - ad esempio, una societ� lussemburghese - trasferendole tutti i suoi "assets" finanziari. In questo modo, societ� e contabilit� restano di qua, mentre la liquidit� va di l�. � vero che si deve allegare al bilancio della societ� italiana il bilancio della societ� controllata estera, ma si capisce che qualcosa di "material" � cambiato: in questo modo, infatti, attivit� e passivit�, profitti e perdite, si distruggono e si creano in ambienti economici e giuridici che non sono pi� seriamente controllati da parte dell'amministrazione finanziaria dello Stato di origine. Come dice il nome stesso, la liquidit� pu� essere facilmente travasata e poi assorbita chi sa dove. Il tutto ormai avviene alla luce del sole - e lo mostrer� in queste pagine - che ci� che chiamiamo "Complotto" faute de mieux, prendendo a prestito l'espressione usata per screditare il fenomeno che scandagliamo, � - prima che un "Progetto" - una "Cultura", una visione del mondo. Che si � formata negli ultimi tre secoli, s'� nutrita di filosofie oligarchiche e messianismi iniziatici. Una mentalit� condivisa in precisi centri del potere internazionali, che conduce al segreto meno per deliberato proposito, che per disprezzo aristocratico della "massa": lorsignori, chiunque siano, non hanno bisogno di esporre i loro progetti al consenso del pubblico, e meno ancora al voto democratico; quei centri di potere si riuniscono anche in vere societ� segrete, in consessi da cui � esclusa la stampa; ma il segreto del disegno, del "Nuovo Ordine Mondiale" che viene filato in quelle officine, � soprattutto protetto dalla sua stessa complicazione; dalle sue ramificazioni; dalla sua paurosa estensione nello spazio e nel tempo. Per la sua pluriforme vastit�, la storia non pu� essere raccontata per intero da un uomo solo. Come scriveva Pier Paolo Pisolini sul "Corriere della Sera": <<Non so in che cosa consista questo nuovo potere e chi lo rappresenti. So semplicemente che c'�. Non lo riconosco nel Vaticano, n� nei potenti democristiani, n� nelle Forze Armate. Non lo riconosco pi� neanche nella grande industria, perch� essa non � pi� costituita da un certo numero limitato di grandi industriali: a me, almeno, essa appare piuttosto come un "tutto" (industrializzazione totale) e, per di pi�, come "tutto non italiano" (trasnazionale).>> �� fuorviante parlare dei servizi segreti deviati�. L'affermazione � del sociologo Giuseppe De Lutiis, principale studioso italiano di 007. Nella prefazione al libro "I Mandanti" (Editori Riuniti) di Gianni Cipriani, giornalista de "L'Unit�", il professore De Lutiis spiega: �I servizi segreti italiani possono essere deviati rispetto alla Costituzione, al Codice penale e allo stesso stato di diritto, ma non rispetto ad ordini che essi certamente hanno ricevuto da catene di comando forse internazionali, ma secondo il sociologo �man mano che in Italia la democrazia formale ha cercato faticosamente di farsi sostanziale, i luoghi decisionali del potere reale sono sempre pi� occulti. La P2 - sostiene ancora De Lutiis - [�] � insieme lo strumento e il prodotto di questo processo. Non ha alcun senso, dunque, parlare di deviazione "dalla" massoneria, semmai deviazione "della" massoneria�. �Gruppi finanziari internazionali gestiscono con coperture insospettabili il traffico di armi e di droga. La loro potenza � straordinaria, influisce sulle scelte e sulla vita politica di vari Paesi. Negli Stati Uniti esistono istituti bancari che hanno il solo scopo di gestire questi traffici illeciti. Dietro si nascondono personaggi assolutamente insospettabili�. Accuse molto pesanti, quelle lanciate dal sostituto procuratore della Repubblica di Palermo Alberto Di Pisa. �Credo che esista un'organizzazione, composta da pochi uomini che sono in grado di ricattare molte persone. Sono pi� potenti dei servizi di sicurezza�. �Credo che da dieci, quindici anni, funzioni in Italia un'organizzazione che assomiglia ad una vera e propria agenzia, composta da un numero limitato di persone in grado di gestire le grandi linee del crimine. Un'agenzia, dunque, ricca di elementi di informazione, con i quali si pu� influire su ambiti diversi, ad ogni livello�. Dice ancora Sica: �La destra? La destra � stata adoperata, erano facilmente utilizzabili�. E i servizi segreti? �Possono esser stati adoperati anch'essi�. L'organizzazione allora � pi� forte dei servizi? �S�. Il prefetto spiega che la forza deriva dal grado di conoscenza. Dalla possibilit� di influire sugli altri. Chi non conosce, pu� solo essere influenzato�. Sica fa qualche esempio. Ricorda, fra l'altro, che � stata una stessa organizzazione a fornire uguali documenti a Pippo Cal�, grande "cassiere" della mafia, condannato all'ergastolo a Firenze per la strage sul treno 904, a un terrorista rosso e a un terrorista dell'Olp. Ben altri sfondi emergono dal libro di Tamburini ("Un siciliano a Milano", Longanesi) e sono appunto quelli di cui si � occupata la vigilanza della Banca d'Italia quando Paolo Baffi ne fu governatore. Anche Baffi era stato vicino al Partito d'Azione, ma ci� non implicava in un uomo talmente rigoroso alcun vincolo di complicit� settaria. E mentre Guido Carli aveva sempre chiuso entrambi gli occhi sulla gestione di Mediobanca, ottenendone in cambio un ufficio presso la Comifer appena termin� il suo incarico di governo, Baffi volle che anche su Mediobanca la vigilanza svolgesse i suoi compiti. Dalle ispezioni condotte fra il 1976 e il 1978 sotto la guida di Vincenzo De Sario risultarono delle anomalie che Tamburini cos� riassume: �1) L'assoluta irrilevanza del consiglio d'amministrazione, del comitato esecutivo e del collegio sindacale; 2) la concentrazione elevata dei rischi aziendali; 3) l'inadeguatezza dell'organizzazione contabile; 4) la mancanza di chiarezza e di precisione dei bilanci; 5) le irregolarit� derivanti dalle attivit� di una parte delle controllate�. Le osservazioni di una gestione verticistica di Mediobanca e le sue eccessive esposizioni presso pochi grandi clienti si saldarono con l'aggravante di una contabilit� fra le cui pieghe accertarono �l'esistenza di voci fittizie, retribuzioni in nero al personale, compensi pagati a consulenti e fornitori senza che risultassero nei conti ufficiali�. Anche la magistratura e la Guardia di Finanza, che svolse con molto impegno i suoi compiti con l'allora capitano Luigi Magistro ed il tenente Dario Romagnoli, si occuparono pi� volte di fondi neri, aggiramenti fiscali e valutari, misteriose vendite d'oro e un curioso giro di assegni intestati ad un personaggio inesistente, Cesare Bianchi, in cui furono coinvolti e poi assolti lo stesso Cuccia, sua moglie, la moglie dell'attuale amministratore delegato Vincenzo Maranghi, Silvio Sarteri e altri dirigenti dell'istituto. L'unico a cui fu addossata qualche colpa fu il capo contabile Battista Selva. Mediobanca, eccependo anche la modesta entit� delle scorrettezze per cui era imputata, � sempre uscita indenne dalle disavventure giudiziarie. Ma non giovano al suo prestigio la figura da ladro di polli a cui Cuccia si � esposto incassando gli assegni intestati al fantasma di Cesare Bianchi. Pino Nicotri � autore noto, per i suoi libri e per i servizi che pubblica purtroppo su "L'Espresso". E' uno dei pochi giornalisti � scrittori che propone un profilo della maggiore industria italiana, vista nel suo ruolo di produttrice di corruzione. Il libro � costruito sulla base di una impressionante documentazione, consistente specialmente nei verbali dei processi. Non mancano tuttavia anche abili ricostruzioni di situazioni e di ambienti, cui l'autore � pervenuto attraverso testimonianze (che per lo pi� restano coperte) capaci di illuminare alcuni importanti dettagli. Le vicende delle tangenti politiche - dall'inizio degli anni �90 a oggi - sono quelle cui Nicotri ha dedicato maggiore attenzione. Ma vi sono anche pagine che illuminano sulle vicende interne al gruppo MAFIAT, sulle rivalit�, anche familiari, fra i soci, le ambizioni dei cortigiani, il servilismo dei collaboratori di vertice, i ricatti incrociati che tengono tutti uniti, a parte qualche eccezione - costata molto cara sul terreno giudiziario - come quella legata al defenestramento di Vittorio Ghidella. Tutte storie - quelle giudiziarie e quelle di corte - in qualche modo gi� descritte attraverso informazioni di stampa, che tuttavia da Nicotri vengono approfondite e documentate. Un capitolo che desta particolare allarme - e che va molto al di l� della realt� aziendale - � quello relativo alla cosiddetta organizzazione "per la sicurezza interna" alla FIAT auto. Questa determin� un'iniziativa giudiziaria, avviata dal pretore Raffaele Guariniello (1971), al quale venne autoritariamente sottratta dal procuratore generale, Silvio Pieri, che intervenne a difesa dell'immagine MAFIAT a Torino. Si trattava di un'inchiesta sulle schedature di massa fatte alla MAFIAT sin dal 1947, mediante la collaborazione fra i vertici dell'azienda, i servizi segreti, i ROS e i DIGOS. Quella organizzazione non venne mai soppressa (nonostante il terrorismo fosse finito a met� degli anni ottanta), e fra il 1990 e il 1993 risultava ancora operante, grazie a finanziamenti miliardari in nero (sottratti al controllo e alla disponibilit� degli azionisti), gestiti da Cesare Romiti - allora non ancora pregiudicato, proprio per falso in bilancio -, Paolo Cantarella e Clemente Signoroni. Si trattava di una struttura spionistica, partita con una ventina di persone, arrivata poi a contarne circa ottanta. Ma al suo finanziamento non provvedeva soltanto la MAFIAT, visto che vi contribuivano persino strutture dello stato. Da documenti agli atti della Commissione Stragi, che Nicotri riporta, si scopre poi che questa struttura era collegata a una sezione "Gladio" interna all'azienda (MAFIAT). Si scopre cos� che "struttura informativa" e "Gladio" attingevano largamente fra gli iscritti al sindacato "giallo" SIDA. Naturalmente i verbali dell'inchiesta giudiziaria, relativa a queste vicende, sono stati "secretati". Le motivazioni di tali movimenti di �mezzi' e capitali nelle mani di una sola famiglia, quella degli Agnelli, potrebbe anche essere solo la punta di un iceberg, di una struttura che � ancora del tutto da scoprire, una struttura che v� ben al di l� delle semplici inchieste giudiziarie, infatti qui di seguito viene riportato un chiaro esame sui coinvolgimenti internazionali della pi� potente famiglia �sabauda'. Continuer� a roccogliere materiale su pi� di 100 anni di strapotere della MAFIAT, chiunque volesse aiutarmi � pregato di inviarmi il proprio materiale, o le proprie opinioni al mio indirizzo di e-mail. (anche per eventuali segnalazioni di omissioni o refusi, in particolare riguardanti le date) Saluti a tutti. (NESSUNO MI FERMERA' MAI !) Sentite condoglianze per la famiglia di Bruno Goldoni scomparso oggi a Mantova. Fine Articolo -
In qualit? di nuovo barman mi unisco ai complimenti per Biagio! Ti aspetto al bar per stappare assieme lo spumante... (in verit? una l'ho gi? stappata io )
-
Per Kefeo...E Per Coloro Che Vogliono Discutere...
Malkav ha risposto al topic di cccp in Calciopoli (Farsopoli)
Molte grazie! Ed un ringraziamento personale anche a te e ad arthur per il lavoro a beneficio di tutti noi! -
Per Kefeo...E Per Coloro Che Vogliono Discutere...
Malkav ha risposto al topic di cccp in Calciopoli (Farsopoli)
Intanto un ringraziamento particolare a cccp per il suo immane lavoro, ed a tutti quelli che contribuiscono al topic. SIETE GRANDI! E poi una domanda. Come va con la stesura della seconda parte de "il processo illecito"? Sono stato via alcune settimane e non vorrei essermi perso qualcosa. Grazie! -
Per Kefeo...E Per Coloro Che Vogliono Discutere...
Malkav ha risposto al topic di cccp in Calciopoli (Farsopoli)
Amara quanto incontrovertibile verit?