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Malkav

Tifoso Juventus
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  • Compleanno 12/12/1982
  1. Articolo molto interessante, tuttavia la parte grassettata non mi torna. Nel 1996 Giovannino Agnelli ? ancora vivo e quindi ancor l'erede designato. Solo dopo la sua morte, avvenuta a met? dicembre del 1997, l'erede cambia e diventa il pupazzo gonfiabile. Ricordo male io o qualcuno qui ha fatto confusione??
  2. Oggi sar? presentata in tribunale una memoria della figlia dell'Avvocato Una cifra ufficiale non esiste. Citata a giudizio anche la madre Marella "E' di due miliardi l'eredit? Agnelli" Margherita reclama il tesoro segreto di PAOLO GRISERI e ETTORE BOFFANO "E' di due miliardi l'eredit? Agnelli" Margherita reclama il tesoro segreto TORINO - Sette posti-barca per yacht di grandi dimensioni, tutti nelle localit? di mare pi? gettonate della Francia del Sud, per complessivi sette milioni di euro. Poi due alloggi sino ad oggi rimasti nell'ombra, uno a New York e l'altro a Parigi: altri tre milioni di euro. Infine l'indicazione di un elenco, per ora ancora limitato, di conti correnti e pacchetti azionari mantenuti riservati, a detta di Margherita Agnelli De Pahlen e del suo legale, anche dopo l'apertura della successione del padre: l'Avvocato, scomparso il 25 gennaio 2003. Soprattutto, un primo e ancora approssimativo conteggio del complessivo patrimonio personale di Gianni Agnelli, stimato al 2004, anno dell'unico accordo ereditario tra la figlia del "signor Fiat" e la madre, Marella Caracciolo. Ancora secondo il legale di Margherita, l'avvocato Girolamo Abbatescianni, e i suoi consulenti finanziari quel "tesoro" sarebbe stato all'epoca di poco inferiore ai 2 miliardi di euro (circa un miliardo e 950milioni). Ma com'? sarebbe stata calcolata questa cifra? Partendo da una valutazione di Forbes del 1990 che attribuiva all'Avvocato un miliardo e 700milioni di dollari di quell'anno. Per rivalutare l'ammontare, si ? poi tenuto conto s? dei movimenti positivi della Borsa, ma anche di due eventi catastrofici: il crollo della "bolla" di internet e l'attacco alle Due Torri dell'11 settembre 2001. Da questa mattina, tutti i ragionamenti e i calcoli saranno presentati dall'avvocato Abbatescianni nella sua memoria depositata presso il tribunale di Torino, dove riprende l'udienza avviata da Margherita Agnelli contro quelli che definisce i "gestori" del patrimonio del padre: Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e il commercialista svizzero Siegfried Maron. Nell'udienza civile a porte chiuse, Margherita Agnelli chiede di ottenere il rendiconto esatto dell'asse ereditario. Citata a giudizio ? anche la madre Marella: secondo la figlia solo perch? coerede e dunque interessata al riesame dell'eredit?, secondo i legali della vedova Agnelli con un'azione riprovevole nei confronti dell'anziana madre. Il procedimento era stato sospeso nel gennaio 2008 proprio perch? Marella Agnelli e Siegfried Maron, invocando la propria cittadinanza elvetica e la definizione in Svizzera dell'accordo sull'eredit?, avevano eccepito la competenza italiana. Il 28 ottobre scorso, invece, la Cassazione aveva dato ragione all'avvocato Abbatescianni e il procedimento ? stato riconvocato per questa mattina. Gabetti e Grande Stevens hanno gi? fatto pervenire al giudice Brunella Rosso le loro memorie difensive: il primo ribadisce con forza e argomenti giuridici la propria estraneit? rispetto alla figura di "gestore" del patrimonio dell'Avvocato, mentre il secondo precisa di aver sempre fornito solo consulenze legali. I difensori di Marella Caracciolo, infine, sottolineano ancora una volta la speranza che da parte della figlia si giunga "a un atto di resipiscenza". Le prossime udienze sono gi? fissate per il 9 maggio e il 9 giugno ed ? possibile che in quelle occasioni Margherita Agnelli definisca, con ancora pi? ampiezza, la parte del patrimonio del padre che ritiene non sia stata conteggiata. In quel caso, la battaglia potrebbe spostarsi sulla verifica dell'ammontare di quanto la signora Agnelli De Pahlen ha gi? ottenuto nel 2004. Una cifra ufficiale non esiste: si va dai 109 milioni ricevuti da Morgan Stanley a un "molto, molto di pi?" indicato dal figlio John Elkann, vicepresidente della Fiat, in un'intervista del luglio 2007. (9 aprile 2009) Repubblica.it
  3. IL PERSONAGGIO. Nell'archivio del tecnico nessun dialogo, solo analisi Nel suo ufficio di Palermo da un quindicennio lavora per le principali Procure Dalla mafia al fronte-De Magistris le ombre del "sistema" Genchi di GIUSEPPE D'AVANZO Gioacchino Genchi Berlusconi ? pronto per il blitz (un decreto del governo in forma di legge?) che sottrarr? alle indagini giudiziarie l'ascolto telefonico e ai pubblici ministeri l conduzione delle inchieste (saranno "avvocati della polizia"). Per far ingoiare ai suoi alleati recalcitranti e all'opinione pubblica il provvedimento, intorbida le acque. Modifica i fatti. Capovolge la verit?. Grida di "intercettazioni". Annuncia "uno scandalo che sar? il pi? grande della Repubblica". Qual ? l'"inquietante" novit? che dovrebbe farci saltare sulla sedia? La vergogna sarebbe custodita nell'archivio di Gioacchino Genchi, un vicequestore della polizia di Stato (in aspettativa sindacale da un quindicennio), consulente di un rosario di procure e, per ultimo di Luigi De Magistris nelle inchieste Why not? e Poseidone. E' utile dunque, all'inizio di una settimana dove saranno raccontate rumorose "bufale", fissare qualche punto fermo, illuminare il lavoro di Genchi, avanzare infine qualche domanda. Punti fermi, tre. 1. Berlusconi mente. Nell'archivio di Genchi non c'? alcuna intercettazione telefonica, ma soltanto analisi di tabulati telefonici. Per le due inchieste di De Magistris, e su sua delega, Genchi ha messo insieme 1.042 tabulati, un milione di contatti, 578 mila schede anagrafiche. 2. Berlusconi ritrova troppo tardi la parola e la memoria senza mai perdere la sua malafede. Non ha battuto ciglio quando si sono scoperti gli archivi illegali della Telecom dell'amico Marco Tronchetti Provera (anche l?, si raccoglievano abusivamente tabulati e si intercettavano mail). Non ha emesso un fiato quando il suo nemico Romano Prodi ? stato indagato proprio alla luce dell'analisi dei "dati di traffico della sim gsm 320740... intestata alla Delta spa presso la Wind, volturata il 1 aprile 2004, all'"Associazione l'Ulivo i Democratici" di Bologna, contratto trasferito il 17 febbraio 2005 a Roma in piazza Santi Apostoli 73, sede dell'Ulivo, e due mesi dopo alla Presidenza del Consiglio, via della Mercede 96, Roma". Scritto nero su bianco in una consulenza di Genchi. Dov'era allora l'indignazione di Berlusconi? Non ce n'era traccia. Quell'indagine poteva azzoppare il governo di centrosinistra e tutto faceva brodo. Anche il lavoro di Gioacchino Genchi. 3. I rumorosi strepiti di Berlusconi non rivelano nulla di quanto gi? non si conoscesse per lo meno da sedici mesi. "De Magistris ha acquisito migliaia di tabulati telefonici di cittadini le cui utenze (cellulari e di rete fissa) erano emerse tra i contatti di diversi suoi indagati - scrive la Stampa, il 4 ottobre 2007 - . Nell'elenco ci sono tra gli altri, il presidente del Consiglio Prodi, l'ex-presidente del Consiglio Berlusconi, il ministro dell'Interno Amato, e della Giustizia Mastella; il viceministro dell'Interno Minniti; il presidente del Senato Marini, l'ex-presidente della Camera Casini, il segretario dell'Udc, Cesa, il vecepresidente del Csm Mancino. I movimenti dei numeri telefonici acquisiti riguardano anche il capo della polizia De Gennaro, il vicecapo vicario De Sena, il direttore del Sisde Gabrielli, il direttore del Servizio di polizia postale e telecomunicazioni Vulpiani, il direttore della Dia, Sasso, il generale di corpo d'armata Piccirillo, il presidente dell'Anm Gennaro, il procuratore aggiunto di Milano Spataro, il pm antiterrorismo di Roma Saviotti, quattro sostituti della procura nazionale antimafia, diversi membri della commissione parlamentare antimafia, deputati, senatori, questori della Camera, presidenti di commissioni di Palazzo Madama". L'elenco (sempre smentito da De Magistris) mostra pi? di tante parole la strumentalit? della sortita allarmata di Berlusconi. Ma come c'? anche il suo nome in quella classifica abusiva e Berlusconi non dice una parola, non protesta, non chiede spiegazioni? E se non si preoccupava allora, perch? oggi parla di "scandalo storico"? Il Cavaliere oggi ha compreso che l'"affare Genchi" pu? essere la leva per scardinare le resistenze che An, Lega, Pd oppongono al suo progetto di cancellare le intercettazioni dagli strumenti di indagine e fare del pubblico ministero il "notaio" delle polizie. Se non si dice, dunque, di Genchi - chi ?, che cosa fa, come lo fa, grazie a chi - non si comprendono le ambiguit? possibili del suo lavoro. Il vice-questore in aspettativa Genchi, 49 anni, va su tutte le furie quando si parla di lui come di "un personaggio misterioso". Anche se cede al narcisismo quando lo si incontra nel sotterraneo di 500 metri quadrati, ipertecnologico, di piazza Principe di Camporeale, a Palermo (? un tormento riuscire a incontrarlo). A Genchi piace mostrarsi seduto al suo scrittoio, tra gli schermi di cinque grandi computer. Non ? parco di parole. Il suo ? un flusso verbale ininterrotto impastato di allusioni, suggerimenti, accenni, avvertimenti che risultano per lo pi? oscuri, indecifrabili. Si compiace del mistero che sollecita. Gli piace apparire un uomo che sa troppo cose indicibili, ma dicibilissime, se gli si sta troppo addosso. Se stimolato, Genchi racconta, ricorda, precisa a gola piena. Spiega di come sia stato lui il primo, nella polizia, "nonostante la forte vocazione umanistica", a darsi da fare con l'informatica, l'elettronica, la topografia applicata e i primi "teodoliti al laser", che solo Dio sa che cosa sono. E' un fatto che Vincenzo Parisi (capo della polizia) nel 1988 gli affida la Direzione della Zona Telecomunicazioni del ministero dell'Interno per la Sicilia occidentale. E' il suo trampolino di lancio, l'inizio di una parabola che lo porter? ad essere, prima con la divisa addosso poi da libero professionista, il ricercatissimo consulente delle procure, capace di "mappare" l'intera rete di relazioni telefoniche di un indagato. Controlla, per dire, quasi due miliardi di tracce telefoniche nell'indagine di via D'Amelio. Ricostruisce 1.651.584 contatti telefonici inseguendo una scheda utilizzata in 31 cellulari diversi per dimostrare i legami pericolosi di Tot? Cuffaro, allora presidente della Regione siciliana. "Oggi - racconta Genchi - non ? che facciamo pi? intercettazioni di un tempo, quelli che sono aumentati sono i telefoni. Anni fa c'era solo l'Etacs, il cellulare era uno solo. Ora per trovare un numero che interessa se ne cercano tanti, senza considerare il roaming degli Umts, con schede che si possono spostare da telefono in telefono e tanti gestori diversi dove si possono agganciare gli utenti con servizi telefonici diversi - messaggi, immagini, fax, video - ecco perch? le richieste si sono moltiplicate". Le richieste. E' questo lo snodo. Non c'? nulla di illegale nel lavoro di ricerca svolto da Genchi se ? il pubblico ministero a chiederle per una necessit? dell'indagine perch?, prima o poi, dinanzi ai giudici e agli avvocati della difesa, il pm dovr? rendere conto dei suoi passi. Decisivo ? allora il rapporto che Genchi crea con il pubblico ministero responsabile dell'inchiesta. O meglio, che il pm crea con il consulente. Genchi ha un'alta opinione di se stesso e del suo lavoro. Non tace che le sue perizie sono "gi? pezzi di sentenza". Gli piace, nei suoi resoconti alle procure, argomentare l'accusa, suggerire deduzioni, indicare nuove ipotesi investigative, chiedere il coinvolgimento nell'indagine di questo o di quello. Non tutti i pubblici ministero abboccano al suo amo. Nel 1993, Ilda Boccassini, quando indagava sulla strage di Capaci, non grad? che quel tecnico del pool investigativo si attardasse intorno ai contatti telefonici privati di Giovanni Falcone, che nulla avevano a che fare con l'inchiesta. E quando nel febbraio di quell'anno se lo trov? davanti che proponeva di "trattare" le carte di credito del magistrato ucciso, se ne liber? senza stare troppo a pensarci su. "O me o lui", disse. "Il fatto ? - racconta ancora un altro pubblico ministero - che Genchi arriva da te con un elenco di numeri di telefono che sono entrati in contatto con il cellulare o il telefono fisso del suo indagato. Ti chiede una delega per verificarli. E tu che diavolo ne puoi sapere se tra quei centinaia di numeri ce n'? uno che non ha nulla a che fare con il tuo "caso" e molto con le curiosit? di Genchi? Questo ? il motivo per cui preferisco non lavorare con lui, che ? certamente il solo in Italia a sapere fare quelle analisi dei dati". Conviene ripeterlo: tutto si decide nel rapporto tra il pm e Gioacchino Genchi. L'affare che Berlusconi vuole trasformare nel "pi? grande scandalo della storia della Repubblica" si riduce a queste domande: Genchi ha tradito la fiducia di Luigi De Magistris analizzando dati di traffico telefonico per cui non aveva ricevuto la delega del pubblico ministero? O ha tradito la sua fiducia facendogli firmare deleghe per numeri di telefono estranei all'inchiesta? O non ? avvenuto nulla di tutto questo e le deleghe erano legittime e legittimi l'analisi dei dati e gli scrutinati? Lo decider? ora la procura di Roma che, con ogni probabilit?, ha ricevuto le "carte" da Catanzaro perch? l'indagine coinvolge anche Luigi De Magistris, oggi giudice a Napoli (Roma ? competente per i giudici di Napoli). In attesa del can can spettacolare che Berlusconi organizzer? nei prossimi giorni, questa storia ci dice fin da ora una verit? che non dovrebbe piacere a Berlusconi. Ci indica quanto pericoloso sia separare il lavoro del pubblico ministero dall'attivit? della polizia giudiziaria. Una polizia, libera dal controllo della magistratura, potr? avere mano libera per ogni forma di spionaggio illegale. Naturalmente, nel caleidoscopio delle verit? rovesciate di Berlusconi, questo ? una ragione per privare il pm della responsabilit? delle inchieste. (26 gennaio 2009) fonte: Repubblica.it
  4. Gi?, abbastanza strano... avevo imparato a vederli come inscindibili in quel processo...
  5. L'ex manager del lingotto che ieri aveva annunciato l'addio al Gruppo Fiat - secondo AutoMotorUndSport - passa al colosso di Wolfsburg Luca De Meo alla Volkswagen "Sento il bisogno di nuove sfide" di VINCENZO BORGOMEO L'ex manager del lingotto che ieri aveva annunciato l'addio al Gruppo Fiat passa al colosso di Wolfsburg. Lo annuncia la rivista tedesca AutoMotorUndSport, considerata universalmente la pi? attendibile al mondo e poco incline a lasciarsi andare a gossip e indiscrezioni. Lo stesso De Meo ieri d'altra parte aveva dichiarato in pratica di aver gi? in mente qualcosa: "A 41 anni - aveva spiegato - sento il bisogno di percorrere nuove vie professionali. Mi rester? il ricordo di sette anni meravigliosi e indimenticabili che mi hanno permesso di crescere e di confrontarmi con sfide difficili e molto stimolanti". Ma cosa far? De Meo alla Volkswagen? Inizialmente nulla, almeno per contratto: fino a ieri era capo del marketing del gruppo Fiat e responsabile di Alfa Romeo e Abarth, e quindi per le solite clausole contrattuali di non concorrenza non potr? ricoprire nessun incarico operativo. De Meo d'altra parte era l'uomo di punta dei famosi Marchionne Boys, che ha lottato in prima linea per il clamoroso rilancio del Gruppo Fiat e quindi custodisce tutti i segreti (presenti e futuri) del colosso di Torino. Tuttavia dopo un annuncio del genere ? davvero difficile che un top manager di questo livello non faccia nulla davvero e che rimanga muto per il tempo stabilit? dalla clausola di non concorrenza. Ci sar? quindi una fughe di notizie sull'asse Torino-Wolfsburg? Il rischio ? reale e di certo non aiuter? la gestione del Gruppo Fiat. La vicenda di De Meo ci ricorda un po' quella di Antonio Baravalle - altro Marchionne Boys - che a fine 2007 lasci? la poltrona di numero uno Alfa Romeo. Ma Baravalle poi pass? all'Einaudi, che notoriamente non fabbrica automobili... Il caso di De Meo ? quindi clamoroso perch? si tratta di un passaggio di un top manager Fiat fra le file del principale concorrente del Lingotto. Alla Fiat mostrano aplomb: "Dal punto di vista umano - ha commentato Marchionne - sono dispiaciuto per questa sua scelta anche se sono consapevole che un giovane brillante e capace come Luca possa avere il desiderio di compiere nuove esperienze in altre realt? aziendali". Ma, a proposito di dichiarazioni, come non ricordare quella che lo stesso Ad Fiat rilasci? pi? o meno un anno fa? A proposito dei suoi "Boys", disse "Con loro rifaremo grande la Fiat. L'unica cosa che non mi fa dormire la notte ? l'idea che anche uno solo se ne vada". (13 gennaio 2009) Repubblica.it
  6. violenza privata edit: no scusa... mi sa che rispondevi a lego...
  7. Tra l'altro sono gli unici due condannati, Moggi padre e figlio... tutti gli altri assolti.
  8. caso gea, moggi condannato a 1 anno e 6 mesi Repubblica.it
  9. COSAAAAAAAAAAA???? Il milan ok... ma gli intercettatori!!!! Ma ha idea di quello che dice?? Impressione de che!!! Cobollo, basta con la grappa... !!! Sei tu che hai contribuito a togliere un po' di povere dalla sala trofei di quegli impuniti ricordatelo!!
  10. Hai sentito benissimo! Io ero in auto quanto l'ho sentito alla radio e poco ci ? mancato che tirassi un'inchiodata...
  11. Chiss? cos'altro prevedeva quell'accordo... Vero luchino???
  12. A tal proposito vorrei ricordare come D'Avanzo sia l'autore dell'articolo "Dall'inter a telecom: i centomila file degli spioni" apparso su repubblica a maggio 2006.
  13. ? ufficiale??? edit: c'era da aspettarselo. Direi che non c'? da stupirsi, visti i precedenti. ? solo la prima tappa della battaglia.
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