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kaiser sose

Tifoso Juventus
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  1. Questa mattina si dà quasi per certo il passaggio di Pasquato al Topo, e al di là della figura da accattoni che stanno facendo e che sta ritardando la formalizzazione della trattativa, è molto interessante parlare un attimo anche del secondo "grande obiettivo del mercato "cagata": il difensore Salvatore Masiello............ per chi non ricordasse o non fosse a conoscenza, Direttamente dal curriculum vitae del prossimo apostolo del tremendismo ( ) "Nella stagione 2008-2009 gioca nel Bari, che lo acquista in compartecipazione dall'Udinese.[4] Nel febbraio2009 viene messo fuori rosa dall'allenatore Antonio Conte per motivi disciplinari.[5]".............. ......."Il 21 agosto 2011, alla vigilia della sfida del terzo turno di Coppa tra Bari e Avellino, si rende partecipe di un litigio tirando un piatto verso il compagno di squadra Zdeněk Zlámal, mancando il bersaglio; colpisce invece un suo altro compagno, Alessandro Crescenzi, causandogli una ferita profonda al braccio curata con quaranta punti di sutura.[8] In seguito a questo episodio, il Bari mette nuovamente fuori rosa il giocatore e lo deferisce al Collegio arbitrale.[9]" E' ovvio che puntino molto su un giocatore che sappia far gruppo anche fuori dal campo..... Brutte notizie in uscita, soprattutto per il Messaggero, pare prossima la cessione del "Drogba di S.Rita" che so bene avesse preso nel tuo cuore il posto di Antimo Iunco.
  2. ma bisogna accontentare pure il cognato bovinastro......
  3. sono proprio dei rimbambiti..... potremmo fare una colletta, gli acquistiamo(come sostengono loro) un pò di roba in farmacia, poi vediamo se riescono a vincere pure loro...........ma dubito fortemente
  4. dopo una intera carriera con i "Porchettari", sarebbe un degno approdo finale essere idolo del popolo Bovino....
  5. I timori che sia il "classico" film già visto cominciano ad affiorare....... Toro, la ruota della fortuna comincia a rallentare Il pari con il Cittadella nel segno di un periodo fiacco. I ricambi per ripartire ci sono GIAN PAOLO ORMEZZANO Possiamo e dobbiamo dirlo: la serie grigia di partite del Torino ci porta ad una sorta di eviscerazione di un pensiero a lungo compresso dentro, quello per cui in non poche partite del girone d’andata la fortuna si è accorta della squadra granata. La sfortuna del Toro è storica, assoluta, cosmica, tragica, poetica, senza eguali nel calcio mondiale. La fortuna del Toro è invece una faccenda relativa, contingente, casualissima, piccolina, spesso addirittura irridente, come per un poveraccio vincere finalmente alla lotteria e beccarsi una confezione da sei scatole di pelati. Però in alcune partite, giocate fuoricasa e rimediate all’ultimo, c’è stata, e proficuamente. Non solo pelati: lo si deve ammettere, anche se parlando piano. Il pari di Cittadella non è il frutto di tanta sfortuna, ma semplicemente è l’esito di fortuna poca o nulla. Neppure l’incidente a Coppola è archiviabile alla voce sfortuna, anche se non ci sono colpe. Ci sta, nel calcio. Ripensato, questo pari è arrivato alla fine di una partita giocata come contro altre squadre, partite però conclusesi con il successo granata in extremis o quasi. Poteva andare così anche sabato? Senz'altro, un pallone poteva entrare, questione di una scarpa allacciata così invece che cosà. E allora si scriverebbe adesso che il Toro ha dato un calcio alla sua specialissima crisi? Senz’altro, non per nulla il calcio più è assurdo più è affascinante. I giocatori granata secondo noi hanno capito bene, dal vivo, questa arietta di non fortuna che ha preso a tirare. Non se la sentono più di fare tanti passaggi per ingannare il tempo (e gli avversari) in attesa che la fortuna arrivi. Avete notato che molte volte ormai nel Toro si cerca il lancio lungo quasi "a perdere", come per sbarazzarsi della palla, tanto è inutile tenerla perché la fortuna non arriva e dunque non ti scava tunnel, non ti rivela varchi? Non dice niente che quanto a possesso palla il Cittadella abbia superato sabato il Torino? Se le cose secondo noi stanno così, cosa c’è da fare, sempre secondo noi? Assolutamente niente sul piano psicofisico: la squadra ancora pensa alto e corre forte. Qualcosa sul mercato sì: dipende anche da Coppola, si capisce. Ma Ventura sa meglio di tutti cosa ci vuole, ed anche cosa non ci vuole. Stiamo comunque parlando della squadra prima in classifica con il Sassuolo. Una squadra che ha in panchina un attacco intero, e che può giocare due tempi in maniera diversa, cercando il gol con due tipi di calcio, ragionato o volante, bassa o alto, ballato o fiondato, con giovani o con vecchi. Ha costretto gli avversari ad inseguire per mezzo campionato il suo ticchetetocchete, adesso può obbligarli ad altri inseguimenti. Ha uomini per molti cambi, e il mercato può dargliene altri. Sappiamo che tifando Toro viene comodo, facile fare del pessimismo occasionale e storico, drammatizzare, preoccuparsi sempre. Sappiamo bene che è dura non gettarla subito sul triste, e che è da schiaffi dire che in fondo prima sul campo del Cittadella si perdeva sempre. Ma una volta tanto ci si deve sforzare per fare dell’alpinismo e non della speleologia.
  6. comunque sono tutti film già visti .......
  7. Noooooo cosa dici??.... loro hanno uno stile, loro sono i detentori del vecchio cuore cagata.....
  8. "invocava presso il giornalista, ritenuto detentore di poteri fortissimi" anche il "Vate" è servo della Mafiat
  9. Eppure il "Vate" non è del tutto convinto............ Bianchi e Coppola Gli strani casi del Toro Il capitano è il fantasma di se stesso in zona gol e ora divide i tifosi come il portiere GIAN PAOLO ORMEZZANO Correva il minuto 22 quando sabato all’Olimpico l’arbitro ha fischiato (contro il Torino) quello che è stato il primo fallo vero della partita. Fin lì un tran-tran reciproco del genere sottobarcellonese, eppure una squadra si giocava il primato in classifica, una si giocava la salvezza. Qualcosa non quadra. La prima e ultima ammonizione al 37', contro un ascolano neanche cattivo. E non si parli di stanchezza: le vacanze sono ancora vicine, il freddo invitava all’agone riscaldante. Qualcosa non quadra. Bianchi non becca più un pallone, si accartoccia (anche nei colpi di testa) su se stesso quando deve esplodere, è commovente di impegno e questo è il brutto oltre che il bello - nel senso che se almeno fosse un lavativo si potrebbe masogodere di rabbia -, ma nel locale dei servizi igienici sotto la tribuna stampa tifosi che nell’intervallo erano andati lì per fare qualcosa di specifico quasi venivano alle mani discutendo di lui, e i difensori dell’attaccante erano in maggioranza. Segnaliamo una dialogo di sano humour plebeo: «E’ grazie ai suoi gol se siamo qui». «Hai ragione, qui nelle toilettes» (riferiamo in fascia protetta, in realtà altro è stato il termine che non quello francese originato dal vezzo di disporre centrini di tela, in bagno, sui quali collocare oggetti di cosmesi: petites toiles, piccole tele, ergo toilettes). Qualcosa non quadra. Coppola ha parato quando doveva parare (nel finale), il gol preso è farcito di colpe altrui come un’oliva proprio ascolana, eppure uscendo la gente, impaurita dalle sue uscite di piede, invocava presso il giornalista, ritenuto detentore di poteri fortissimi, l’acquisto di un portiere. Personalmente non ce la sentiamo di escludere due ipotesi, che fra l’altro possono convivere: a) Coppola di piede è diventato un ottimo libero, quando c’era un uomo fisso per questo ruolo insieme drammatico e comodo i vari Picchi, Cravero, Scirea, Baresi mica toccavano in una partita più palle di lui; b) Coppola si fida di se stesso, si compiace di certi ritardi nei rinvii, insomma vuole divertirsi e divertire. Qualcosa non quadra. Un attaccante come Antenucci che sa tutto anche del gol non fa la punta fissa, gioca poco Sgrigna che scorribandando con la palla gli inventerebbe grossi spazi, e l'altro giorno allo stadio ci siamo persino scoperti a chiederci dove è finito uno che aveva il nome di un eroe dei romanzi di Liala, era giovane e correva sapientemente, Antimo Iunco. En attendant Gubertì, chiaro, che però forse rientra in campo appena in tempo per rientrare anche dal prestito. Qualcosa non quadra. Perché fra l’altro apprezziamo in pieno Ventura, ci piace quando parla, quando non parla, sa l’italiano e lo usa bene, è l’opposto del mister mago nel senso che è uno onesto e intelligente (meglio assai che demagogo e furbo). Perché il Toro è sempre primo e può persino godersi il Pescara-Verona di stasera, vada come vada: unico dilemma se tifare Zeman antijuventino o Mandorlini ex granata. Qualcosa non quadra se siamo arrivati sin qui col bla-bla-bla quando basta pensare che il Toro è unico, gli accadono cose uniche, e amen.
  10. Hai poco da scherzare, stanno ormai scandendo i giorni che li dividono dal prossimo derby....... La nostra fine si avvicina, non possiamo replicare a cotanto tremendismo..... :upup:
  11. Ragazzi pochi kazzi, se salgono per noi è la fine...... :upup:
  12. Genoa Arrivò in Italia sul finire del 2008, per giocare con il D.C. United di Accra un torneo amichevole a Vicenza, dove venne visionato dagli osservatori del Genoa che lo portarono in Liguria.[1] Cresciuto nelle giovanili del Grifone, passa in prima squadra nella stagione 2009-2010. Fa il suo esordio in Serie A il 3 aprile 2010, entrando in campo in sostituzione di David Suazo al 12' della gara casalinga contro il Livorno, segnando un gol nella sua prima esperienza nel massimo campionato, divenendo così il terzo marcatore debuttante più giovane in Italia.[2] Il 9 settembre 2010 con la squadra Primavera del Genoa ha vinto la Supercoppa italiana Primavera segnando due gol nella partita terminata 5-0 contro il Milan.[3] Sassuolo [modifica] Il 1º luglio 2011 viene ceduto in prestito al Sassuolo[4]. Segna i primi gol ufficiali in Coppa Italia il 14 agosto contro la Juve Stabia (2-1) e il 21 agosto contro l'Hellas Verona (3-3). In campionato segna subito al debutto il 27 agosto nella vittoria per 3-1 contro la Nocerina. Si ripete tre giorni più tardi nella vittoria per 1-0 contro il Vicenza. Il 1º novembre segna una doppietta contro il Modena nel derby vinto 5-2 dai neroverdi.
  13. "Sta mano po esse fero e po esse piuma: oggi è stata piuma". (Cit. "Er principe")
  14. Io proverei ......... magari se a qualcuno è arrivata la foto con dedica, a te tocca un abbonamento alla Cagatona (del quale tu, da gran signore quale sei, omaggerai il cognatazzo cagata) ......astuti come sono....
  15. Ora è ufficiale cominciano a serpeggiare malumori e timori, se ne fa portavoce ovviamente il Vate Toro, il giocattolo non è rotto ma serve rinforzare l'attacco Il pareggio in casa contro l'Albinoleffe rilancia l'idea di un modulo più aggressivo GIAN PAOLO ORMEZZANO Se proprio si deve parlare, che almeno non si dica niente» (Samuel Beckett). Le parole dello scrittore irlandese, sdoganato nel calcio dall’accostamento fatto da Gianni Agnelli con Del Piero usando una sua commedia («Aspettando Godot»), secondo noi si adattano bene al Torino dopo l’Albinoleffe: sempre che lo 0 a 0 non nasca dalla voglia tenera di non fare sgarbo alcuno a Mondonico, sanamente presente all’Olimpico, evviva, e idealmente al seguito di tutte e due le squadre sue. Cerchiamo di spiegare il (nostro) perché; visto che della non vittoria granata si deve pur parlare. Prima osservazione; se una delle occasioni capitate a Bianchi fosse stata convertita in gol, come quasi di regola accade(va), si parlerebbe adesso di un Toro cinico, pratico, sicuro di sé, insomma soddisfacente: bastavano una scarpata più lunga, una testata più corta. D’accordo, questo è menare il torrone: ma lo è meno che argomentare da casualità negative la logica di una crisi assoluta. L’arbitro, lasciato indietro da un gioco veloce e a tratti acre, ha ammonito persin troppo, ha espulso persin poco, ma non ha fatto danni gravi, e ad un certo punto ci è persino sembrato fischiare all’inglese. Lì allo stadio è servito come sfogatoio immediato per l’insoddisfazione granata. Poi però pochi sono stati i riferimenti colpevolizzanti alla sua direzione di gara. Il magistero granata di Ventura si è sparso bene in tanta serie B, dunque anche ad Albino ed a Leffe: passaggi precisi, pallone trattato come un oggetto prezioso da non cedere mai, uso del portiere come un giocatore completo (un gioco: pensare come sarebbe il Toro con in porta il Gillet plasmato da Ventura nel Bari e inutilmente conteso al Bologna). Non è vangelo, non è neppure scoperta dell’America, ma è esercizio di intelligenza in un mondo dove spesso si pensa ai giocatori come selvaggi da perline. Se si cerca un rinforzo che non si chiami Messi, si scopre che è difficile trovare, con i soldini che ci sono, rincalzi o ricambi o addirittura sostituti di tipi che sono pur sempre campioni d’inverno. Molto poi dipende dai recuperi di Guberti (non accelerare) e Sociu (provare ad accelerare?). Personalmente abbiamo un nome a sorpresa: costo zero, attaccante vero anzi soltanto attaccante, trattasi di Antenucci. E proponiamo persino l’alternativa: Sgrigna. Non è colpa nostra se neppure lui costa un centesimo. Sabato in casa contro l’Ascoli bisogna proprio vincere, però. Altrimenti ci si gode meno il Pescara-Verona del posticipo di lunedì. Senza Iori costretto al fallo da espulsione, il match a priori si appesantisce, mentre lo stop a Ebagua deve essere fatto diventare psicologicamente utile. Potremmo andare avanti con altre osservazioni, correndo persino il rischio di intellettualizzazione frivola dell’articolo. Il fatto è che il seducente e agghiacciante argomento ipoteticamente centrale, se cioè si sia rotto il giocattolo granata, non ci pare valido, meno che mai dopo un pari interno nato da curiosi accidenti. Dunque… Se proprio si deve parlare, che almeno non si dica niente.
  16. Titolo di Tuttosport odierno: Ventura: "Toro riparti a razzo" ..........non conoscono le consonanti loro
  17. La loro massima aspirazione......... il "merendino al Fila&Fondi" @@ @@
  18. Tanto atteso e tanto invocato torna, con l'anno nuovo, il Vate del tremendismo. Prego notare quale sia il leitmotiv nella maggioranza dei punti del suo articolo. Anche nel 2012...........l'ossessione continua....... sefz Toro, voglia di promozione Sconfessata la scaramanzia Il mancato raggiungimento della serie A sarebbe più deludente di altri anni GIAN PAOLO ORMEZZANO TORINO Proviamo a dire qualcosa di piccolo sul Torino, mentre fervono - in Italia e a Malta - le grandiose fantasie di mercato invernale, le vaste speranze sul Filadelfia, le elaborate ipotesi di stadio di proprietà o quasi. 1) Assai particolari e assai belle, ancorché prive (per fortuna) di qualsiasi solennità, sono le occasioni che innumeri càpitano, a chi scrive queste righe, di ascoltare per strada gente granata - molte le donne, diremmo a vista e a udito tante quanti gli uomini - che avanza la semplicissima domanda: «Stavolta ce la facciamo?». Senza attendere risposta i soggetti in questione allargano le braccia e sospirano e guardano in alto, evidentemente per sollecitare Attenzioni Importanti. Questo fa capire quale tremenda delusione sarebbe la mancata promozione: controperformance difficile da conseguire, ma non impossibile ad un Toro che riesce ad avvitarsi malamente intorno ad un regolamento in quel di Padova e due volte ad un attaccante avversario in quel di Modena. 2) Contrariamente a quanto accaduto negli ultimi due campionati, quasi tutti i giocatori della rosa sono dai tifosi di strada ritenuti validi in prospettiva per la serie A. Si va da Iori promosso a definitivo cervellone del gioco, e che gioco, sino a Glik del quale si dice che è roccioso, ma insomma la tifoseria granata pensa che nella prossima estate sarà felicemente esentata dal compito di ritenere a memoria tanti nomi nuovi, e di identificare e incasellare troppe nuove facce (il portiere Coppola è pensato come ideale nonnino di Gomis, anzi dei fratelli Gomis). 3) Il timore/terrore di dare in A sei punti alla Juve è più di chi scrive queste righe, che di chi lo interpella. 4) Su Ogbonna ci sono, almeno fra i clerici vagantes granata, due scuole di pensiero: per una non andrà mai via, casomai provvedendo a qualche suo vistoso passeggero imbrocchimento tattico, che tenga lontani da lui i club ricchi, per l’altra gioca già nel Milan e questa è una bellissima notizia perché vuol dire che non giocherà nella Juve anzi la combatterà. 5) Per quasi tutti i sospiranti basta arrivare a giocare in A e qualche sceicco si accorge del Toro, magari perché deluso da come gli vanno le cose nel calcio inglese, e Cairo vende e magari da editore fa finalmente - primi lettori suo padre e sua madre - una grande rivista sul Toro, che letterariamente produce in libri, riviste, romanzi, commedie come tutto il resto del calcio italiano messo insieme, ma non ha (più) un suo giornale sociale. 6) Spesso si conviene in questo teatrino di strada che la vera sciagura non sarebbe non salire in A, ma salirci e trovare una Juve campione. Al limite, da barattare con il demonio una mancata promozione contro un mancato scudetto bianconero. E questo dice quanto è complicato, contorto, difficile, impegnativo, faticoso, picassiano essere tifosi del Toro, ma anche e soprattutto di quanto è bello esserlo, non fosse che perché si ha la sicurezza di essere diversi da tutti (non migliori, no: ma, considerando come ci stiamo dibattendo voluttuosamente fra speranza e realismo, chi dice che sia un bene essere migliori di altri, specie se si deve smettere, per farcela, di essere masosplendidamente noi stessi?). @@ @@ @@
  19. sono d'accordo, ma deve cambiare la strategia. Basta per il momento con gli attacchi sacrosanti ma rivelatisi sterili all'Inter a Moratti e a Facchetti sul fatto che "pure loro lo facevano". Bisogna alzare il tiro, il giudizio di primo grado è stato emesso sulla base di prove, che è possibile dimostrare che sono state manovrate e truccate. Il vero avversario da battere, almeno in fase processuale è la Telecom e Tronchetti Provera, va alzato il tiro sul bersaglio grosso....
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