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  1. Stadio Roma, tutti gli ostacoli che ritardano l’opera CALCIOEFINANZA.IT (A. OLIVA) - Nuovo Stadio Roma ostacoli – Iniziare i lavori quest’anno, per finirli nel 2017 e consegnare alla Roma uno stadio nuovo e polifunzionale, così come in voga negli altri Paesi. Contribuendo, di fatto, al miglioramento dei conti giallorossi alle voci matchday e commerciale: l’accordo con Nike prevede un bonus per ogni anno di contratto in cui la squadra di Pallotta giocherà nel nuovo impianto. Questo il piano del club, ma anche del Comune capitolino. Ma la strada verso la prima pietra è più in salita che mai. La denuncia di LabUr per falso ideologico - L’ultima vicenda riguarda il Comune di Roma, che negli ultimi giorni ha ricevuto una denuncia da parte di LabUr, un laboratorio che riunisce alcuni ingegneri specializzati in urbanistica e che da qualche tempo segue da molto vicino le vicende legate allo stadio romano, che dovrà sorgere nella zona di Tor di Valle. La denuncia è stata depositata lo scorso 12 marzo. Secondo LabUr, il Comune di Roma “avrebbe commesso, nell’iter procedimentale sul nuovo Stadio della Roma, gravi delitti contro la fede pubblica, in particolare quelli previsti dall’art.479 (Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici) e dall’art.480 (Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in certificati o in autorizzazioni amministrative) del codice penale”. Tutto ruota al pubblico interesse legato all’impianto: i 90 giorni entro i quali doveva essere dichiarato non sarebbero stati rispettati. Un termine fissato dalla legge 147/2013 che all’articolo 1, comma 304, lettera A stabilisce che “Il comune, previa conferenza di servizi preliminare convocata su istanza dell’interessato in ordine allo studio di fattibilità, ove ne valuti positivamente la rispondenza, dichiara, entro il termine di novanta giorni dalla presentazione dello studio medesimo, il pubblico interesse della proposta”. Come fanno sapere a Calcio&Finanza da LabUr, “avremmo voluto presentare prima la denuncia, ma il Comune di Roma ha tardato a pubblicare la delibera del pubblico interesse presso l’Albo Pretorio, nonostante nostri 3 solleciti di pubblicazione”. Gli altri ostacoli, dalla questione terreni al fallimento di Sais - Ma questo è solo l’ultimo dei problemi, in ordine di tempo, che potrebbero ostacolare la costruzione del nuovo stadio giallorosso. Buona parte della questione ruota attorno ai terreni dello stadio, nella zona di Tor di Valle. Da tempo si parla di rischi idrogeologici legati al tipo di terreno. E i sondaggi per capire quanto a fondo si potrà e dovrà scavare per le fondamenta sono in ritardo: per eseguirli, potrebbero volerci fino a 4 mesi. La situazione non è delle migliori: “Il rischio attualmente c’è ed è di livello R3 e R4 nella zona, che è la classificazione massima“, ha spiegato all’emittente romana Centro Suono Sport Carlo Ferranti, dirigente dell’Ufficio Piani e Programmi dell’Autorità di Bacino del Tevere. E poi c’è la questione del fallimento della Sais, avvenuta a inizio giugno 2014. Ovvero, la società che ha venduto i terreni alla Eurnova, del costruttore romano Parnasi nel giugno 2013, per un importo di 42 milioni di euro. Una situazione che, legge alla mano, potrebbe mettere a rischio gli stessi terreni di Tor di Valle: l’articolo 67 della legge fallimentare prevede anche la revoca di atti precedenti di 6 mesi o un anno il fallimento. Il procedimento fallimentare non dovrebbe chiudersi prima del prossimo autunno. In caso di annullamento della vendita, i terreni finirebbero all’asta. Terreni sui quali, tra l’altro, da tempo su muove anche la Procura di Roma. (30.03.2015) calcioefinanza
  2. Stadio Roma, Ferranti (Aut. Bacino Tevere): "Il rischio idrogeologico c'è ma è prevista la messa in sicurezza" (CSS) - Carlo Ferranti, dirigente dell'Ufficio Piani e Programmi dell'Autoria di Bacino del Tevere è intervenuto nel corso della trasmissione "Te la do io Tokyo" a proposito del progetto dello stadio della Roma e sul rischio idrogeologico relativo all'area di Tor di Valle, evidenziato dai consiglieri comunali del M5S. " Il rischio attualmente c’è ed è di livello R3 e R4 nella zona, che è la classificazione massima - le parole di Ferranti -. Il rischio è dovuto non al Tevere ma al Fosso di Vallerano. Dagli studi che abbiamo effettuato ci risulta che effettivamente le particelle interessate dal progetto sono a rischio R3-R4". "Possiamo anche dire che il parere da noi espresso è positivo, ma a condizione dalla messa in sicurezza del fosso, che già mette in pericolo circa 20 000 abitanti in quella zona - prosegue il tecnico - La realizzazione dello stadio è condizionata dalla realizzazione di queste opere, le quali, del resto, fanno parte del pacchetto generale di opere pubbliche da effettuare nella realizzazione del progetto. Su queste opere va fatto un progetto ad hoc. Riguardo ai costi, indicativamente parliamo di qualche milione di euro". (30.03.2015)
  3. Stadio Roma, De Vito (M5S): "Progetto sbagliato, l'area di Tor di Valle è ad alto rischio idrogeologico" (CSS) - Marcello De Vito, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Assemblea Capitolina, è tornato a parlare del progetto dello stadio della Roma ai microfoni della trasmissione "Te la do io Tokyo". De Vito è tornato a commentare le vicende inerenti il progetto del nuovo impianto di proprietà del club giallorosso all'indomani delle sue dichiarazioni alla trasmissione "Presa diretta" su Rai Tre. "Ci sembrava che quella zona non necessitasse di un progetto di quel tipo - ha dichiarato De Vito - . Sapevamo che c’era un’indagine in corso ed era noto a tutti già il 22 dicembre, quando è stata approvata la delibera. La nostra idea era di soprassedere sull'approvazione di questa delibera fino a quando la magistratura non avesse fatto luce. Ciò non è stato fatto. Si è andati avanti su un progetto che, dal nostro punto di vista, è sbagliato" De Vito è tornato a parlare di "alto rischio idrogeologico" per l'area di Tor di Valle: "In realtà non lo diciamo noi, ho anche ripubblicato il post con tutti i nostri dubbi e perplessità sul progetto in 10 punti. Lo ha affermato l’autorità del bacino del Tevere. Riguardo molte particelle oggetto dell’intervento c’è un rischio di livello R4. Quando lo sollevammo la questione all'Assemblea Capitolina ci dissero che era tutto a posto perché non era rischio R5. Poi abbiamo scoperto che il rischio R5 non esiste, R4 è il rischio massimo. Io non sono un tecnico ma prendo atto che un tecnico ha detto che il rischio è massimo". (30.03.2015)
  4. Stadio Roma, Frongia e De Vito (M5S): "Tor di Valle area non idonea: rischio crollo delle opere e pericolo di vita per le persone" (RAITRE) - Daniele Frongia e Marcello De Vito, consiglieri del Movimento 5 Stelle nell'Assemblea Capitolina, sono intervenuti nel corso della trasmissione "Presa Diretta" per parlare del progetto del nuovo stadio della Roma. I due consiglieri M5S criticano la scelta dell'area di Tor di Valle: "Abbiamo detto che questo è stato un regalo per la vedova Armellini - le loro parole - E' la scelta peggiore, quell'area è la meno idonea tecnicamente. L'Autorità di Bacino ha indicato nelle mappe aggiornate un rischio idraulico R4, il massimo. La definizione, non nostra ma dei geologi, è ‘pericolo di vita per le persone e crollo delle opere’". (29.03.2015)
  5. A parte la precisazione sulla proprietà direi che hai fatto una sintesi perfetta
  6. Piccolo OT (chiedo scusa ai mod.) Stagione 1961- '62: Riserve (allora si chiamavano così...): --------------------------------------- @@ :sventola: :sventola:
  7. Il sito della Juve è in tilt...tuttosport.com dice che si spera di recuparlo tra una quindicina di giorni... @@
  8. Forza Principino, comunque vada ti aspettiamo più forte di prima.Tu pensa a guarire, e a trasferire un pò della tua forza/juventinità a chi dovrà sostituirti...
  9. Vorrei potermela prendere con qualcuno ma non so con chi. Non ho parole. Davvero....
  10. La Cupola del calcio secondo Carraro: "Lo scudetto del '98 falsato per la Juve" Moggi, la classe arbitrale, ma anche Abete, la squadra degli Agnelli e i dirigenti della sua federazione. Chiamato in causa dall'ex dg bianconero, l'ex n.1 della Figc racconta la sua verità su quegli anni a cominciare da Juve-Inter con il fallo su Ronaldo non fischiato a Iuliano: "Quanti errori e pasticci Le interferenze ci sono state, e Luciano si compiaceva troppo del suo potere" (M.Mensurati) ROMA. LA CUPOLA era Carraro, dice Moggi all'indomani della sentenza della Cassazione che, prescrivendo il suo reato di associazione per delinquere, di fatto, ha confermato l'impostazione dell'accusa. E allora sentiamo cosa dice Franco Carraro, classe 1939, tre volte ministro della Repubblica, dirigente sportivo per tutte le stagioni, presidente della Figc al tempo dei fatti e, oggi, tra l'altro, membro Cio. Ha letto cosa dice Moggi di lei? "Certo che l'ho letto. Non è stato affettuoso. Eppure io continuo a pensare che lui sia stato un bravo manager. Poi, per carità, ha fatto i suoi errori". Quali? "C'è una splendida intervista che Moggi fece proprio a Repubblica se non sbaglio nell'autunno del 2007. In quell'intervista c'era un focolaio, rapidamente soffocato, di autocritica. E secondo me era un'autocritica azzeccata. Disse che se doveva rimproverarsi qualcosa quel qualcosa era di essersi compiaciuto troppo di apparire "ultrapotente", o qualcosa del genere. Io sono d'accordo. Penso che di errori ne abbia fatti anche altri, errori e veri e propri pasticci. Ma questo forse è stato quello che gli è costato più caro di tutti. Si è compiaciuto troppo del proprio potere, gli piaceva essere riconosciuto come Lucky Luciano; quando andava in giro per Torino e Roma usava la sirena sulla macchina. Di solito le persone che sono costrette a farlo, un po' si vergognano. A lui invece piaceva". Sta riducendo Calciopoli alla vanità di Moggi? "Il mio pensiero su Calciopoli è molto più complesso". Parliamone. C'era o non c'era la Cupola del calcio? "Le sentenze dicono di sì e noi dobbiamo stare alle sentenze. Ovviamente anche quando dichiarano prescritto un reato. Bisognerebbe tutti avere l'intelligenza di metterci una pietra sopra". E al di là della sentenza qual è la sua opinione? "Che, a differenza di quanto avvenne nel '98, la Juventus in quei due campionati aveva la squadra più forte e ha vinto sul campo, anche di parecchi punti, e non a causa delle interferenze. Che però ci furono. Ci furono molte cose che non andavano bene". E nel '98, scusi? "Quello secondo me fu l'unico campionato veramente falsato a favore della Juventus, si ricorda il rigore su Ronaldo?". Certo. La sua non è un'affermazione da poco. "È la mia opinione". C'era già Moggi alla Juve nel '98? "Sì. Comunque tornando a Calciopoli, ci sono stati dei comportamenti della società che hanno compromesso quel risultato. Alla fine, tra l'altro, la sentenza nei confronti della Juventus è il frutto di un patteggiamento. Per questo ritengo inopportuno che la Juventus chieda ora risarcimenti: patteggiare una pena e poi chiedere i danni è il comportamento schizofrenico di uno che voglia avere la moglie ubriaca e la botte piena". Moggi dice che la Cupola era lei. O che comunque ne facesse parte. Cita anche, a memoria, delle intercettazioni. "Qui ci tengo a essere chiaro. La mia chiamata per Lazio-Brescia va letta insieme a un'altra telefonata in cui esplicitamente affermavo: "Se il Brescia è più forte, che vinca". Erano giorni in cui sui giornali si parlava dei danni subiti dalla Lazio e volevo difendere la Federazione dai sospetti... Lo stesso per Inter-Juve. La mia chiamata era solo il gesto di un presidente federale che sa benissimo che, in quel momento, non si può permettere una partita in cui vengano fatti favori alla Juve". Ma non pensa che l'unico comportamento legittimo di un presidente federale sia quello di non intervenire in nessun modo? A meno che non avesse dei sospetti: in quel caso non avrebbe dovuto chiamare il designatore ma rimuoverlo e denunciarlo... "Questa domanda contraddice quello che i giornali dell'epoca scrivevano. Io semplicemente avevo intravisto un pericolo per la mia federazione e mi ero preso la responsabilità di intervenire. Ho richiamato l'attenzione dei miei dirigenti. E comunque, ci tengo a specificarlo, sono stato assolto da ogni accusa: dal gup di Napoli, dal giudice sportivo, dalla magistratura contabile e persino dal Tar del Lazio". Si è pentito di quelle chiamate, le rifarebbe? "Mi sono dimesso perché ho fatto degli errori di politica spor- tiva. La mia presenza avrebbe indebolito l'istituzione e, dunque, anche se nessuno me lo chiese, mi dimisi. Delle chiamate però non sono pentito". Secondo lei l'inchiesta di Napoli è stata esaustiva? "Ho letto con attenzione solo le carte che mi riguardavano. Ma su quella indagine si sono espressi i giudici penali, quelli sportivi e persino quelli contabili. E tutti hanno confermato l'impianto. Mettiamoci un punto, dunque. Una cosa tuttavia voglio dirla: Facchetti era una persona per bene, straordinariamente corretta. E la relazione di Palazzi sul suo operato non mi è piaciuta affatto". Moggi e De Santis hanno citato l'attuale disastro sportivo italiano, calcioscommesse, violenze e fallimenti per dimostrare che dopo Calciopoli il calcio è stato peggio. Come dire: il male era altrove ed è sopravvissuto. "Il calcio ha molti problemi, ma trovo sbagliato strumentalizzare. Parliamo delle scommesse. Sono la più grande minaccia dello sport a livello globale. Non c'entra Calciopoli". Il fallimento del Parma? "Anche lì Calciopoli c'entra poco. Proprio io nei primi Anni 2000 feci delle norme molto severe per l'iscrizione ai campionati: occorreva essere a posto con le tasse, con i salari, con i contributi, non bisognava avere debiti e serviva un rapporto sano tra indebitamento e patrimonio. Costarono l'iscrizione a Napoli e Fiorentina, c'erano città dove non potevo andare per motivi di sicurezza. Poi la Figc nell'estate del 2007 allentò tutto". Abete? "Siete voi che amate fare i nomi". Nell'intervista a Repubblica di ieri, una delle affermazioni più suggestive di Moggi è quella secondo cui Calciopoli è stata possibile solo perché "erano morti l'Avvocato Agnelli e il Dottor Umberto". Cosa ne pensa? "Che Moggi ha ragione e torto insieme, sul punto. Credo anche io che se ci fossero stati l'Avvocato e il Dottore, Calciopoli sarebbe stata altro. Ma solo perché la Juventus avrebbe reagito con altro piglio e altro stile alla situazione. Non certo perché avrebbero impedito all'indagine di fare il suo corso. L'indagine è stata fatta in maniera autonoma e in buona fede. La Juventus, anzi l'intero gruppo ha sbandato, come del resto è normale per un qualunque gruppo perda due grandi leader a distanza così ravvicinata". È rimasto male delle parole di Moggi? "Io sono stato molto amico di Biagio Agnes, lui amava ripetere, "ricordo tutto, talvolta perdono". Invecchiando, mi rendo conto che mi capita sempre più spesso di perdonare". (27.03.2015) ---------------------------------- Ennesimo spot pubblicitario pro Farsopoli. Intervista davvero imbarazzante e per certi versi addirittura comica in cui intervistato e intervistatore ricordano il comico e la "spalla" in certi teatrini d'avanspettacolo. La notizia positiva è che certi spettacolini non avvengono mai per caso.
  11. Evidentemente 'sto maiale ha accusato il colpo e ha subito trovato qualcuno pronto a dare spazio ai suoi grugniti... ps: dov'è che si può leggere 'sta cosa?
  12. Francamente non saprei e comunque la mia sensazione è che negli articoli che scrive sulla questione stadio lui cerchi di rimanere nei binari del "politically correct" evitando di palesare fino in fondo il proprio pensiero con toni e posizionamenti eccessivamente fuori dal coro. E non sempre in questa città essere tifosi della magggica è un vantaggio...
  13. Papalia indagato per bancarotta (IL TEMPO) - C'è anche Gaetano Papalia tra i cinque indagati per bancarotta fraudolenta nell'inchiesta sulla vendita del terreno sul quale verrà costruito lo stadio della Roma. L'ipotesi al vaglio dalla Procura capitolina è che l'imprenditore abbia realizzato una distrazione di beni, per sfuggire ai creditori, lasciando dietro di sé i «cadaveri» di società portate al fallimento. Il «pezzo da 90», da «mettere al sicuro» in una «scatola societaria» scevra dai debiti, sarebbe stato proprio l'area dell'ex ippodromo. In particolare, l'indagine punta a chiarire se ci sono illeciti nel trasferimento degli asset della Ippodromo Tor di Valle srl, proprietaria del terreno, alla Sais spa, che a sua volta lo ha venduto il 26 giugno 2013 alla società Euronova per 42 milioni di euro. La Sais è stata dichiarata fallita dal Tribunale civile il 22 maggio scorso. Sulla sentenza c'è un'istanza di reclamo pendente presso lo Corte d'appello. Nel frattempo, al Tribunale ordinario, è in corso una procedura fallimentare anche nei confronti della Tor di Valle srl, amministrata sempre da Papalia. Lo scenario si ripete in maniera quasi speculare a Napoli e Firenze. La procura partenopea, infatti, ha indagato per bancarotta fraudolenta gli amministratori e i membri del collegio sindacale della Ippodromi e Città spa. Sul fallimento della «società madre» dei Papalia c'è anche una procedura fallimentare aperta al Tribunale di Napoli. La procura romana e quella napoletana sono in stretto contatto. Ora bisognerà capire se un'inchiesta confluirà nell'altra e, nel caso, di chi sarà la competenza territoriale. Nel frattempo, proseguono le indagini del secondo filone al vaglio dei pm romani. Si tratta del fascicolo (al momento senza ipotesi di reato e indagati) sull'iter amministrativo che ha portato il 22 dicembre l'Assemblea capitolina ad approvare la delibera di riconoscimento di pubblico interesse dello stadio a Tor di Valle. La Procura fiorentina, invece, sta indagando su una presunta truffa organizzata per ottenere dall'Unione nazionale per l'incremento delle razze equine fondi pubblici, che sarebbero stati utilizzati dagli imprenditori proprietari degli ippodromi per acquistare auto e ville di lusso. Secondo gli accertamenti della GdF, dal 2008 al 2012, la società Ippodromi e città spa avrebbe nascosto all'erario 57 milioni di euro. Una battuta di arresto in questa indagine si è avuta con l'ordinanza del Tribunale del Riesame di Firenze, che ha restituito agli indagati (tra cui Papalia) tutto quanto era stato sequestrato. Provvedimento confermato, poi, anche dalla Corte di Cassazione (26/03/2015) ----------------------------------- Tuttapposto...
  14. Stadio, Magliaro: “Sarà completato non prima del 2018. Si penserà prima alle strade” Sulla questione stadio, tema molto chiacchierato in questa mattinata, ai microfoni dell’emittente radiofonica, Centro Suono Sport, è intervenuto il giornalista de Il Tempo, Fernando Magliaro, che sta seguendo da vicino le vicende della costruzione del "Pallotta Stadium". Ecco le sue dichiarazioni: Perché Marino non ha parlato con la stampa? “Concorrono due elementi: uno il desiderio di evitare di parlare a braccio, la seconda è perché aveva un’agenda particolarmente fitta”. A che punto sta lo stadio? “Se ci atteniamo alle dichiarazioni ufficiali, va tutto bene. Entro il 15 giugno consegnano i progetti. In realtà non c’è molto ottimismo. Ma il Comune si chiede se entro il 15 giugno verranno consegnati i progetti relativi solo allo stadio o anche a tutto ciò che sorgerà intorno. Il Comune vuole tutto. E’ di interesse pubblico tutte le opere infrastrutturale. Deve essere presentata tutta la documentazione degli architetti e degli ingeneri nel dettaglio (a livello di gara europea), perché ci si occupa di lavori pubblici, devono essere fatti tutti i calcoli precisi. Le famose torri e la parte commerciale, puoi omettere i dettagli tecnici, perché sono opere del privato. L’apertura del cantiere? “La prima parte dovrebbe essere la strada e i collegamenti intorno. Non ci sono ancora i tempi”. La vicenda riguardo la proprietà del terreno? “C’è una vicenda giudiziaria è complessa: il gruppo Parnasi ha acquistato da Papalia questo terreno, pagando 42 milioni di euro. Nel frattempo la ditta di Papalia è fallita. Il curatore fallimentare sta ancora analizzando la situazione. Tra settembre e ottobre si concluderà queste analisi. Qualcuno dei creditori potrebbe chiedere il sequestro dell’atto di vendita. Ma i tempi non si conosco né si sa se verrà effettuato. Al momento l’atto di compravendita è regolare. Qui parliamo di un investimento di più di un miliardo di euro, non staranno ad aspettare i tempi della giustizia italiana”. Perché il Comune ha dato l’ok per Tor Di Valle? “Il problema è il seguente: la legge non consente al comune di occuparsene troppo. Il proponente privato sceglie l’area e la propone al comune. La proprietà americana ha fatto un bando aperto per analizzare le aree per edificare lo sadio. Ne trovarono 82 e scelsero Tor Di Valle. Il comune non c’entra”. Come mai la cifra oscilla tra il miliardo e il miliardo e mezzo di euro? “La cifra oscilla intorno al miliardo di euro per tenersi larghi con i conti. Magari se in fase di costruzione si trovano dei problemi, tra cui il ritrovamento di una villa romana che blocca i lavori per un mese, i costi lievitano”. Come si arriva a questa cifra? “Lo stadio impiega circa 200 milioni di euro di costo. Poi devi mettere lo scambio della metropolitana che il Comune prevede in circa 50 milioni, anche se personalmente ritengo che sarà difficile che costi meno di 100 milioni il tratto aggiuntivo della metro. La trattativa che è stata fatta a Boston ha parlato delle opere pubbliche. Gli americani anno chiesto un numero esagerato di cubature. Il comune alla fine ha dato 900.000 cubature di cemento, a fronte di un numero determinato di opere pubbliche”. Se io ho un investimento di 300 milioni di euro dello stadio, perché deve costruire un quartiere nuovo? “Non è il comune che deve indicare le aree, ma la AS Roma. La scelta di Tor Vergata non è stata fatta da Pallotta non so perché, bisogna chiedere a lui. Il Sindaco ha il potere e dovere di determinare alcune decisioni. Il comune ha strappato quanto di meglio si poteva utilizzare e reperire come finanziamento pubblico. E’ il comune che ha trattato. Il sindaco si è portato a casa non solo lo stadio più le altre opere, Pallotta dovrà pagare anche per le opere pubbliche. In più il comune ha fissato una penale da 200 milioni se Pallotta scinderà la proprietà dello stadio da quello della Roma. Di più non poteva fare”. Lo stadio quando apre? “Dipende dagli americani”. In relazione al 15 giugno, tutti i calcoli e sondaggi idro-geologici sono stati fatti? “Al momento no mi risulta. Per rispettare il 15 giugno ci vorrà una grandissimo sforzo, che mi sembra difficile, ma non sono dentro al Comune. Se domani arrivano con 400 trivelle e fanno la relazione in 2 giorni, forse ce la potrebbero fare. Non penso che Pallotta sia un benefattore. Fa il suo lavoro e come tutti gli imprenditori fa i suoi interessi. La Juventus ci ha messo 14 anni per riuscire a fare lo stadio. Il procedimento al comune di Torino è cominciato 14 anni fa. I lavori sono durati solo 2 anni. L’intero procedimento (tra richieste e documentazione) è durato 12 anni + 2 di costruzione. Anche questa dovrebbe durare poco più di due anni, tra stadio e progetto infrastrutturali. Il sindaco ha detto che lo stadio non apre senza le infrastrutture intorno. Ci vorranno 27 mesi dalla posa della prima pietra per la costruzione. Sicuramente in 30 mesi la Roma prevede dalla posa della prima pietra di costruire stadio e infrastrutture, e non sarà il solito cantiere all’italiana, ma squadre ben preparate di lavoratori”. Questo è uno dei pochi casi dove il fair play utilizza società esterne e non la Roma? “La legge non impone l’obbligo che la società sportiva sia proprietaria dello stadio. Ma il comune si è ben tutelato. Perché non se lo intesta la Roma? La società ha detto che se sui conti della società giallorossa metti più di un miliardo sui conti, poi sarebbe un danno per la Roma in fase di mercato. Tutti i partiti hanno chiesto questo”. Una previsione per la prima pietra? “Non ho la palla di vetro. Conoscendo il sistema, credo che l’iter amministrativo, quindi compresa la conferenza dei servizi decisoria e altro, potrebbero terminare per l’estate del 2016 è probabile la posa della prima pietra. Da quel punto facciamo la conta dei 30 mesi, ed avremo lo stadio intorno al 2018, massimo 2019″. (25 marzo 2015) ------------------------------------ Se si sbrigano siamo ancora in tempo per vedere Titty sbucare dalla piattaforma insieme agli altri gladiatori prima del 43° compleanno...
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