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Anche Tangentopoli è arrivata a giochi fatti, e prima dell'arresto di Chiesa non c'era neppure un indagato. La legge Bradipo. La legge viene prima delle commesse, dei capitali privati, delle speculazioni realizzate per arricchire chi le ha concepite, dei presunti vantaggi persi per le comunità, del presunto degrado che per quanto mi riguarda significa prima di tutto rispetto per l'ambiente oltre che per le leggi.
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Quella dei vincoli architettonici sull'ippodromo è solo una delle molte criticità di un progetto che in realtà non è mai stato in piedi. In ogni caso stiamo parlando di vincoli individuati e codificati da norme legislative che in quanto tali vanno rispettati fino a nuovo ordine. Non è colpa della Soprintendenza alla Belle Arti del Comune di Roma se i proponenti hanno scelto di ignorare rilievi e richieste di modifica avanzati tre anni fa.
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La questione non è così semplice. Queste sono le dichiarazioni di Margherita Eichberg, soprintendente archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Roma : "Non ci siamo svegliati ora. E' dal 2014 che diamo pareri di forte criticità a cui non è seguita alcuna revisione progettuale. Non siamo i burocrati che si mettono di traverso. Sull'Ippodromo già esiste una norma di tutela comunale. E' infatti inserito nella Carta della Qualità. Siamo quindi quelli che aiutano al rispetto delle regole cui altri vogliono derogare - prosegue -. L'avvio del procedimento di vincolo corre parallelo all'iter attuale nella conferenza dei servizi, dove il Governo ha un rappresentante unico che dovrà mediare il nostro parere negativo con gli altri. Come andrà a finire? Sinceramente non so come possano conciliare questi rilievi con un via libera, visto che rilievi sono stati mossi anche dagli altri soggetti al tavolo e che il nostro vincolo si inserisce al centro dell'area del progetto, sul sedime dell'attuale pista dell'Ippodromo", conclude. ------------------------------- Vogliamo dire una volta per tutte che da parte dei proponenti non ci si è preoccupati nemmeno di rispondere a rilievi così importanti e che questo dà la misura della portata "criminale" dell'intero progetto?
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Ricostruzioine lucidissima. Una puntualizzazione importante sui motivi alla base della scelta di Tor di Valle: 1. la legge sugli stadi (in realtà si tratta di alcuni articoli inseriti nella legge di stabilità 2014 approvata nel dicembre 2013) prevede la possibilità per i proponenti di poter edificare cubature aggiuntive in deroga al PRG e a “compensazione” di opere pubbliche da realizzare a proprie spese. 2. TdV viene scelta, dopo che Parnasi ha acquistato con procedure poco limpide il 50% circa dei terreni su cui sorgerà l’opera, proprio perchè zona priva di infrastrutture/servizi/opere pubbliche che i proponenti si impegnano a realizzare (su quanto tali opere pubbliche siano poi realmente a totale carico dei proponenti costituisce un altro interessante fronte di discussione) per avere in “regalo” dall’amministrazione comunale la possibilità di costruire 650.000 mc in aggiunta ai 350.000 circa previsti dal PRG. 3. la legge sugli stadi è da considerare a tutti gli effetti come la cornice all’interno della quale inserire gli strumenti operativi (delibera sulla pubblica utilità votata dalla giunta Marino e una successiva variante al PRG che ancora non c’è ) necessari a dare forma e sostanza ad una gigantesca speculazione edilizia (in cui la voce”stadio” rappresenta solo il 14% delle cubature totali) nemmeno ipotizzabile fino al giorno prima e attraverso la quale dare ristoro, in un’unica soluzione, alle sofferenze di una banca e alle esposizioni (per diverse centinaia di milioni) nei confronti di quella stessa banca di un palazzinaro sull’orlo della bancarotta e di una società di calcio con i bilanci in profondo rosso.
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Stadio Roma, Sgarbi: chiamo Isis per una bomba sotto i grattacieli. Totti non può essere servo di un americano, dev'essere libero Vittorio Sgarbi torna ad attaccare il progetto dello Stadio della Roma e la posizione favorevole di Francesco Totti: "La mia sfida va avanti, altrimenti chiamo l'Isis e gli faccio mettere le bombe sotto i grattacieli, così abbiamo risolto. Già hanno fatto saltare le Torri Gemelle, sarà il destino di queste due, sono un'esca per terroristi. Operazione barbarica, sacco di Roma, in attesa che qualcuno ci metta delle bombe per farle saltare. E' folle pensare che una città come Roma non sia capace di fare le Olimpiadi ma faccia uno Stadio solo per gli interessi speculativi di un americano", ha detto intervenendo a Radio Cusano Campus, l'emittente dell'Università degli Studi Niccolò Cusano. "I romanisti si sono arrabbiati? Non me ne importa nulla, non mi interessa di compiacere i romanisti, a me interessa salvare Roma. Il Totti che vuole lo Stadio non è uno sportivo, è un amico dei delinquenti. Quelli sono speculatori, delinquenti, americani. Evidentemente lui, avendo il presidente della squadra che è interessato alla speculazione, lo difende". "Vuoi lo Stadio? Chiedi il Flaminio. Non è che una città così importante si rovina per far fare lo Stadio agli americani con una operazione speculativa che prevede due o tre grattacieli. Roma non può essere distrutta dagli speculatori, chi è d'accordo con Totti non è romanista, non è romano, ma è un barbaro americano. Quello è un progetto immondo, è l'azione più devastante fatta a Roma dopo il sacco di Roma. Questo è il secondo sacco di Roma. Se tu vuoi essere complice del secondo sacco di Roma sei un barbaro. Un grande calciatore come Totti non può essere servo di un americano, dev'essere libero", ha concluso Sgarbi. -------------------------------- barbaro...servo di un americano...amico dei delinquenti.....
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Dal profilo Facebook della parlamentare ( romana e romanista ) Roberta Lombardi. SI' ALLO STADIO DELLA ROMA, MA NON CON QUESTO PROGETTO Un milione di metri cubi e uno stadio, un solo stadio. Grattacieli, business park, l'equivalente di oltre 200 palazzi in una zona disabitata da secoli. Sapete perché? Perche' e' a fortissimo rischio idrogeologico. Se non è questa una grande colata di cemento, allora cos'è? Sono sempre stata schietta e ho sempre fatto della coerenza un valore imprescindibile. Non solo in politica, ma nella vita. E anche questa volta lo dico senza mezzi termini: questo non è un progetto per la realizzazione di uno stadio, questo è un piano di speculazione immobiliare che una società statunitense vuole portare avanti ad ogni costo in deroga al nostro piano regolatore, nell'esclusivo interesse di fare profitto sulle nostre spalle. E noi non possiamo permetterlo. Per anni i costruttori a Roma hanno fatto così: compravano terreni e poi si accomodavano le destinazioni, rendendole edificabili, grazie alla compiacenza della politica. Ebbene, il M5S questo non può permetterlo. Siamo arrivati al governo della Capitale garantendo che avremmo segnato un punto di discontinuità con il passato. Questo progetto, approvato dall'ex giunta Marino, non è realizzabile. Lo dico da romanista convinta, come sanno molti di voi, ma qui dobbiamo fare tutti uno sforzo in piu' e capire che si sta parlando della nostra città. Dove siamo cresciuti, dove continueremo a crescere e dove cresceremo i nostri figli. Questa è Roma e io non ci sto a vederla martoriata per soddisfare la volontà di qualche imprenditore. Bisogna annullare subito la delibera che stabilisce la pubblica utilità. Mi auguro che l'amministrazione capitolina faccia la scelta giusta e chieda al proponente di avanzare dunque un nuovo progetto che rispetti la legge e la Capitale. Questo progetto non è realizzabile.
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Roma, il malumore degli attivisti M5s per il nuovo stadio: “Si perde nostro spirito” E il via libera all’opera torna in bilico. "Il malcontento è diffuso: posso dire che il Movimento è contrario al progetto di Tor di Valle", dice Francesco Sanvitto, uno degli storici esponenti pentastellati della Capitale e coordinatore del tavolo sull’Urbanistica. Martedì consegnerà alla sindaca Virginia Raggi una delibera per l’annullamento del pubblico interesse. A Palazzo Senatorio, intanto, in molti guardano con preoccupazione al fermento degli elettori e temono di perdere consenso tradendo “i valori del Movimento” Prima era un semplice brusio di sottofondo. Ma adesso che Virginia Raggi sembra essersi decisa a dare il suo via libera al nuovo stadio di Pallotta, la protesta della base grillina è diventata forte e chiara: “Lo scollamento è totale, il Movimento sta perdendo il suo spirito”, attacca Francesco Sanvitto, uno degli attivisti storici della Capitale e coordinatore del tavolo sull’Urbanistica. Insieme al suo gruppo di lavoro, Sanvitto ha già preparato una delibera per l’annullamento del pubblico interesse e la consegnerà martedì nelle mani della sindaca. Poi c’è anche chi chiede il voto online, come Massimiliano Morosini (portavoce del Municipio VIII, quello di Tor di Valle) o Claudio Sperandio (uno degli organizzatori dell’assemblea romana del M5s al Seraphicum). Il malcontento della base è diffuso e ha smosso anche gli equilibri all’interno della maggioranza: al punto che il Sì allo stadio potrebbe tornare ad essere di nuovo in bilico, con l’ala dei contrari che adesso spinge per ottenere un compromesso “più vicino al Piano regolatore, con meno speculazione”. Proprio la posizione che fu di Paolo Berdini, e che a quanto pare non è del tutto tramontata dopo il suo addio. LA PROTESTA DEGLI ATTIVISTI – Nelle ultime 48 ore la situazione, che sembrava andare verso una soluzione positiva, si è terribilmente complicata. Dopo l’incontro quasi decisivo a Palazzo Senatorio di martedì, coinciso con le dimissioni irrevocabili dell’assessore Berdini, su forum, meet-up e gruppi Facebook è esploso il malumore degli attivisti. A guidare il fronte degli scontenti è lo stesso Sanvitto, che ha lavorato a lungo sul dossier dello stadio. E non solo: “Tor di Valle è solo la punta dell’iceberg: sono mesi che i cittadini pensano una cosa, e la giunta Raggi ne fa un’altra”, racconta a ilfattoquotidiano.it. “Il programma del M5s in materia di urbanistica, a cui noi abbiamo contribuito, prevedeva la verifica del Piano regolatore, che è vecchio di 8 anni e secondo noi è sovradimensionato, e il recupero delle aree già edificate, senza nuovi cantieri megalitici. È rimasto lettera morta: nulla di tutto ciò è stato fatto, l’amministrazione ha agito arbitrariamente sin dalla prima delibera, con cui ha accettato il cambio di destinazione d’uso per l’ex Fiera di Roma. E adesso arriva pure lo stadio”. “I CONSIGLIERI NON FANNO I PORTAVOCE” – Già, lo stadio della discordia. Quello che all’interno del M5s, dalla Raggi ai vertici nazionali, si sono convinti di dover fare. Peccato che questa decisione non sia particolarmente condivisa. Sicuramente non dal tavolo dell’Urbanistica, un gruppo di lavoro che conta circa 60 iscritti, fra cui nomi noti nel movimento locale: come Andrea Tardito, già entrato nello staff dell’assessore Andrea Mazzillo; o Emanuele Montini, tra i papabili per la successione di Berdini. “Ma il malcontento è molto più diffuso di così: io sento il polso degli attivisti, su Facebook, al telefono, di persona. E posso dire che il Movimento è contrario”, assicura Sanvitto. “Se ne sarebbero accorti anche in Comune, se gli eletti facessero i portavoce e non i consiglieri, come in un partito qualsiasi. Dovrebbero ascoltare i cittadini invece di un paio di parlamentari, messi lì chissà da chi e a che titolo”. Il riferimento è ad Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro, i due deputati che da gennaio seguono passo passo l’attività dell’amministrazione. “In Campidoglio si è creato un sistema verticistico di potere, che è tutto il contrario dell’uno vale uno e dei principi del Movimento. Sullo stadio di Pallotta capiremo fino a che punto è arrivato questo processo”. MAGGIORANZA AGITATA – Martedì 21 febbraio una delegazione capeggiata da Sanvitto consegnerà alla sindaca una delibera per l’annullamento della dichiarazione di pubblico interesse, su cui si regge il progetto di Tor di Valle. “È l’unica strada: azzerare gli atti della giunta precedente e ripartire da capo, con un nuovo dossier senza speculazioni”. In caso contrario si valuta persino il ricorso al Tar: col rischio di arrivare al paradosso di un’amministrazione a guida M5s portata in tribunale da un gruppo di attivisti M5s. “Ma ora sento che la nostra posizione comincia ad aver credito”, conclude Sanvitto. Ed in effetti qualcosa è cambiato a Palazzo Senatorio: la riunione di maggioranza di mercoledì pomeriggio è stata molto partecipata (presenti tutti i consiglieri, dal primo all’ultimo) e agitata. Prima i contrari al progetto erano minoranza, e venivano etichettati come “uno-due seccatori”. Ora non lo sono più: in molti guardano con preoccupazione al fermento della base e temono di perdere consenso tradendo “i valori del Movimento”. Al punto che la sindaca è stata costretta a precisare di non aver stretto alcun accordo sulla Roma: un dietro-front che riapre una trattativa che sembrava quasi chiusa. Dal Campidoglio filtra l’ipotesi di rivedere ancora il progetto, con un ulteriore taglio delle cubature. Ammesso che la Roma sia d’accordo. Così la giunta Raggi si ritrova nuovamente in una posizione molto scomoda: tra l’incudine di uno stadio che “si deve fare”, e il martello dello scontento degli attivisti. Uscirne non sarà facile. (Il Fatto Quotidiano, 16 febbraio 2017)
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Gli ambientalisti: «Diluvio di cemento, speculano sulla passione sportiva» «Tor di Valle è un progetto pensato speculando sulla passione sportiva e che produrrebbe solo un diluvio di cemento». Ventiquattr'ore dopo il vertice in Campidoglio sul nuovo stadio della Roma, Legambiente ha organizzato un sit-in davanti all'ex ippodromo di Tor di Valle per protestare contro la controversa operazione calcistico-immobiliare. «Sarà il più grande diluvio di cemento su Roma per i prossimi anni ma anche dei decenni passati», ha detto Roberto Sacchi, presidente di Legambiente Lazio. Lo stadio e il gigantesco complesso di uffici e negozi che ci nascerebbe accanto, «svilupperebbe 1.196.800 metri cubi di cemento, un diluvio assolutamente fuori dalle regole del piano regolatore - ha aggiunto Sacchi - Era previsto l'allungamento della metropolitana, il potenziamento della Roma-Lido, ma ora non si prevede più niente di tutto questo» «COME 100 PALAZZI» Durante la protesta nell'area (a rischio inondazione) scelta dai privati per l'operazione stadio, l'organizzazione ha spiegato che «i nuovi edifici corrisponderanno a 25 torri di Tor Bella Monaca, 9 volte la nuova Stazione Tiburtina o l'hotel Hilton di Monte Mario ma anche quanto 100 palazzi di 6 piani. L'eventuale riduzione del 25% delle cubature della quale si parla, tutta da verificare, dai dati esposti sarebbe comunque un diluvio di cemento». (Il Messaggero 16.02.2017)
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«Stadio, il progetto si può annullare» Il legale M5S smonta il rischio causa (Il Messaggero, S. Canettieri e L.. De Cicco) IL CASO La base in rivolta, la maggioranza spaccata, la sindaca Raggi costretta alla frenata. Il day after del (quasi) accordo tra Comune e privati per l'operazione Tor di Valle, che ha portato alle dimissioni dell'assessore Paolo Berdini, allarga la frattura all'interno dei Cinquestelle. E nel posizionamento interno delle varie correnti grilline, spunta un parere legale, commissionato dal gruppo M5S alla Regione Lazio, che smonterebbe la tesi del «rischio di cause milionarie» paventato ieri da Virginia Raggi. Secondo il parere pro veritate elaborato dallo studio Imposimato la pubblica utilità dell'opera riguarderebbe solo lo stadio e le infrastrutture, non il gigantesco complesso di negozi, uffici e alberghi che ci nascerebbe accanto. Quindi il Comune avrebbe tutto il diritto ad annullare la delibera. L'ADUNATA È quello che chiedono anche gli attivisti del M5S. Pronti a marciare, martedì prossimo, sotto il Campidoglio per consegnare alla prima cittadina una bozza di delibera che revochi la controversa operazione immobiliare voluta da James Pallotta e dal costruttore Luca Parnasi. «Virginia c'è posta per te», è il titolo dell'iniziativa, lanciata sui social. «Sulla vicenda stadio state prendendo una cantonata! - si legge nel documento che presenta la manifestazione - Non seguite quanto è stabilito nel programma e quanto dichiarato in campagna elettorale». Se il pressing sulla sindaca e gli altri consiglieri pentastellati non andasse a buon fine, gli attivisti sono pronti a portare la vicenda in tribunale. Con una doppia causa: penale e amministrativa, davanti al Tar. Poi c'è l'aspetto politico della decisione. «Se votano per il progetto Tor di Valle, che è una grande speculazione edilizia, si mettono moralmente fuori dal Movimento», dice Francesco Sanvitto, il presidente del Tavolo Urbanistica del M5S Roma. «Noi siamo sempre stati contrari al progetto - spiega - e lo abbiamo detto anche nell'ultima riunione del tavolo. Non si tratta di ridurre le cubature, la delibera sul pubblico interesse va proprio ritirata. Solo a quel punto può ripartire la trattativa con i privati per la costruzione dello stadio. Non serve lo spauracchio delle cause milionarie». Anche la maggioranza in Aula Giulio Cesare è spaccata. Una decina di consiglieri non vorrebbe «compromessi al ribasso», come il taglio minimal delle cubature del 20-25% prospettato dai privati ai rappresentanti del Comune nel vertice di martedì scorso. «Dobbiamo restare nei limiti del Piano regolatore», spiega una consigliera al termine del vertice di ieri. Significa che le cubature andrebbero sforbiciate di due terzi, per non oltrepassare i paletti del Prg. Pressata dalla base e dalla sua stessa maggioranza, anche la sindaca ieri è stata costretta, almeno pubblicamente, a smentire l'esistenza di un accordo con i proponenti. «Sullo stadio di Tor di Valle questa amministrazione non ha alcun accordo con la società», ha scritto ieri sul blog di Grillo. Dove ha ammesso che il progetto sognato dai privati, «ereditato dalla giunta Marino», comporterebbe una «eccedenza di edificazione del 70 per cento in più rispetto al Piano regolatore». Ma ha anche sostenuto, sostanzialmente, di avere le mani legate. «Essendo entrati in corsa, ci siamo trovati un iter quasi a conclusione che, in altre parole, significa: causa multimilionaria all'orizzonte». IL DOCUMENTO Una tesi smentita, in realtà, proprio dal parere legale richiesto dal gruppo M5S in Regione e di cui si è discusso ieri in Campidoglio. Il documento specifica che la legge consente all'amministrazione di effettuare «una nuova valutazione dell'interesse pubblico originario» del progetto, come stabilito anche da una sentenza del Consiglio di Stato. In questo caso, si legge, «non scatterebbe neanche l'indennizzo». Dal parere redatto dallo studio Imposimato quindi si evince chiaramente che è nella piena facoltà dell'amministrazione comunale ritirare il progetto, considerando che l'iter di approvazione non si è ancora concluso e che la conferenza dei servizi è ancora in corso. Alla scadenza mancano ormai due settimane: entro il 3 marzo, se vuole far sopravvivere il progetto, il Campidoglio dovrebbe riuscire ad approvare, in Giunta e in Consiglio, la variante al Piano regolatore. (16.02.2017)
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Attenzione Armi...la Raggi non ha parlato di cubature ma, testuale, di "una eccedenza di edificazione solamente del 70 per cento in più rispetto a quanto previsto dal piano regolatore generale" (dove quel "solamente" è da intendersi in senso ironico). Dal momento che la edificabilità della zona in termini di cubature previste/concesse da PRG è di poco inferiore ai 350.000 mc e che le cubature previste nel progetto TdV sono di un milione di mc vien da se che quel 70% non può essere l'eccedenza riferita alle cubature (che in realtà è poco meno del 200%) ma probabilmente (questa almeno è la lettura che ne do io) è da intendersi riferita alla superficie (cioè i metri quadri) su cui sorgeranno stadio, grattacieli, business park ecc..ecc... Per il resto, credo che anche i sanpietrini di Roma abbiano ormai capito che quella di TdV è una operazione per diversi aspetti "fuorilegge" messa in piedi per tutelare gli interssi convergenti di una banca, di un palazzinaro "bollito" e di un presidente di una società di calcio scelto e messo lì dalla banca stessa . Tre protagonisti di cui due ( imprenditore "bollito" e società di calcio) debitori per centinaia di milioni di euro nei confronti del terzo (la banca). Per fortuna il tempo delle chiacchiere sta per finire e tra qualche giorno sapremo. ps: il sindaco deve semplicemente rispettare gli impegni presi con i romani in campagna elettorale e annullare la delibera di pubblico interesse votata dalla precedente amministrazione senza nascondersi dietro la foglia di fico di un presunto rischio di risarcimento che non ha basi giuridiche reali. Da qui si misurerà (dopo il NO alle Olimpiadi) la diversità della amministrazione attuale rispetto a quella precedente.