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Marmas

Tifoso Juventus
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  1. Verso il no allo stadio. Un parere aiuta Raggi (S. Canettieri e M. Evangelisti) Addio a stadio e grattacieli a Tor di Valle, Virginia Raggi ha deciso: sarà annullata la delibera approvata dall'amministrazione Marino nel dicembre 2014 che riconosceva la pubblica utilità al progetto. L'ultimo parere «secretato» dell'Avvocatura capitolina permetterà oggi alla sindaca grillina di procedere in questa direzione che di fatto azzera il percorso compiuto fino ad oggi verso la realizzazione dello stadio e di tutte le cubature che gli giravano intorno. Cosa dicono i legali di Roma Capitale? «La delibera è un atto illegittimo, nessun rischio per le casse del Comune in caso di richiesta di risarcimento danni da parte dei proponenti del progetto». Forte di questi due dati la sindaca proporrà all'As Roma e all'impresa costruttrice di cambiare area per costruire lo stadio (e i tre grattacieli annessi all'operazione immobiliare). IL PERCORSO Cosa significa? Con questo scenario: si blocca l'iter arrivato in conferenza dei servizi e si ricomincia tutto daccapo. Un percorso, travagliato, iniziato cinque anni fa e che sembra essere arrivato al capolinea. Ma non senza conseguenze. Soprattutto da parte dell'As Roma, visto che Pallotta parla di scenario «catastrofico» e ieri lo stesso mister Spalletti ha ipotizzato che il proprietario americano possa cedere la società. La seconda strada, probabilmente l'unica per non andare allo scontrò con i proponenti, è la prosecuzione delle trattative sul progetto attuale per trovare un punto di caduta su una riduzione netta delle cubature, una rimodulazione delle opere pubbliche richieste ed una riperimetrazione dell'area interessata a Tor di Valle. Per capire come si sta muovendo la sindaca bisogna recuperare la frase di Beppe Grillo che, dopo avere provato a convincere la Raggi a trovare un'intesa con la Roma, ha capito che tutti i consiglieri comunali romani e gran parte della base non l'avrebbe seguito nella linea del compromesso: «Lo stadio si può fare, ma da un'altra parte». Facile a dirsi, ma nella pratica significa rimettere indietro il calendario al 2012, quando questa sfortunata vicenda del milione di cubature a Tor di Valle era cominciata. GLI INCONTRI Anche ieri le diplomazie del Campidoglio (in particolare l'avvocato Luca Lanzalone, consulente esterno, e i due parlamentari tutor della Raggi, Bonafede e Fraccaro) e della Roma hanno continuato a parlarsi, in vista dell'incontro ufficiale fissato per oggi. Ma i margini di manovra sono quasi inesistenti: il Campidoglio vuole convincere Roma e Eurnova a cambiare l'area e ridurre la parte edificata non prettamente sportiva, anche restando all'interno dei terreni di Tor di Valle. Va ricordato che c'è anche l'inizio del procedimento di definizione del vincolo sulla tribuna dell'ippodromo da parte della Soprintendenza che impone un ripensamento. Ma la rimodulazione di un progetto di questo tipo non è uno scherzo: significa rimettere al lavoro ingegnere e architetti, ripassare dal consiglio comunale e soprattutto chiudere la conferenza dei servizi attualmente aperta in Regione con un no. Grillo e i parlamentari, che comunque guardano sempre al traguardo finale delle elezioni politiche, sono preoccupati, perché temono che senza una gestione attenta della pratica potrebbero perdere consensi. «Ma noi - ragionava ieri un importante esponente del M5S in Comune - siamo stati sempre coerenti: è questo che ci differenzia dagli altri». LA TENSIONE La decisione agita tutto il M5S. Soprattutto la parte più governista rappresentata da Luigi Di Maio. Fonti parlamentari ieri sera spingevano per far trapelare un altro scenario. La seconda strada, probabilmente l'unica per non andare allo scontro con i proponenti, è la prosecuzione delle trattative sul progetto attuale per trovare un punto di caduta su una riduzione netta delle cubature, una rimodulazione delle opere pubbliche richieste ed una riperimetrazione dell'area interessata a Tor di Valle. Ma questa ipotesi non va comunque giù a gran parte della maggioranza. Perché qualsiasi atto passerà comunque dal consiglio comunale. Proprio da qui sembra essere arrivata la spinta a «Virginia» affinché azzeri tutto. (Il Messaggero, 24 Febbraio 2017)
  2. Comunque se non lo fanno a TdV ci sono già sul tavolo un paio di possibilità alternative Famolostadio a Fiumicino Famolostadio tra Chieti e Pescara
  3. Io invece mi aspetto che anche Polizia, Carabinieri, Vigili del Fuoco e chi più ne ha più ne metta si uniscano alle appassionate rivendicazioni del meraviglioso popolo giallorosso
  4. Triste pensare che qualcuno possa vedere nell'Italia un paese in cui è possibile, con l'aiuto dei poteri forti, aggirare regole e leggi. Ancora più triste, ma anche vergognoso, constatare come le Istituzioni, la quasi totalità dei media, parte dei cittadini della capitale d'Italia (per fortuna minoritaria) si rendano complici per mere questioni di tifo e/o asservimento ai poteri forti di una operazione "mafiosa" portata avanti dalla più grande banca italiana, da un palazzinaro col cappio al collo, da un avventuriero americano manovrato come un burattino dalla banca stessa.
  5. Se ne parla da anni, altro che dalle settimane scorse. E comunque sia chiaro che nessuno è obbligato a leggersi 200 pagine di topic o ad approfondire un argomento così complesso. Che però si eviti almeno di prendere posizioni nette senza avere una conoscenza sufficiente della materia. O no?
  6. Chiacchiere. Porta un esempio, un solo esempio in cui, in un qualsiasi paese civile sulla faccia della Terra, per costruire uno stadio sia stato dato il via libera ad una speculazione edilizia da un milione di mc e poi ne riparliamo. ps: scusa ma non si può continuare all'infinito a ripetere fatti e concetti triti e ritriti ormai da anni.
  7. Roma, Pallotta lancia l'allarme: "No allo stadio? Una catastrofe" Il presidente senza mezze misure dopo lo slittamento dell'incontro col Comune: "Ne va del futuro della Roma, del calcio italiano e della città di Roma. E francamente per i futuri investimenti in Italia". Senza possibilità di sviluppare un progetto ambizioso, l'americano è pronto a chiudere il portafogli Americà... facce Tarzan
  8. Se fai una ricerca in rete potrai farti un'idea anche se io stesso un paio di giorni fa ho postato una intervista molto interessante della soprintendente Eichberg. Comunque la risposta alla domanda di prima è "NO". Una struttura perfettamente funzionante fino a quattro anni fa non può ridursi solo per cause naturali nello stato in cui è ridotto l'ex ippodromo. ps: poi magari riprendiamo il discorso...
  9. Stadio Roma: avviata verifica sulla delibera Marino. I consiglieri contrari spingono per annullamento e nuova location E' stato già inviato e protocollato agli organi competenti - ovvero Avvocatura capitolina e Dipartimento Urbanistica - l'atto cautelativo con cui la sindaca di Roma Virginia Raggi chiede loro di prendere posizione, avviando la verifica della sussistenza dei presupposti per proseguire o, al contrario, annullare, revocare o modificare la delibera di pubblico interesse della giunta Marino riguardo il progetto del nuovo "Pallotta Stadium" Lo rende noto l'agenzia di stampa. Con questa mossa, si apre di fatto alla possibilità che sia lo stesso Dipartimento Urbanistica a decidere per l'eventuale annullamento -in presenza di profili di illegittimità - o viceversa ad optare per il prosieguo del progetto. Mentre la modifica o la revoca della delibera, a cui si fa comunque accenno nell'atto in questione, sarebbero atti di natura politica, sui quali Dipartimento e Avvocatura non possono esprimersi. (adnkronos) 22/02/2017 ore 19:32
  10. In questo momento è tutto bloccato. Nelle prosime ore potrebbe/dovrebbe esserlo definitivamente. Tuttavia la portata "mafiosa" del progetto e gli interessi in gioco sono tali da non poter escludere colpi di coda.
  11. 30 gennaio 2013. Ritieni possibile che in 4 anni l'ippodromo possa essere ridotto nello stato in cui versa solo per cause naturali e senza che ci sia stata una volontà esterna in questo senso?
  12. Stadio Roma, Fuksas: "Le torri di Libeskind sono proprio brutte. Pallotta? Vorrei vedere dove prende i soldi..." L'Archistar romana Fuksas, autore della famosa "Nuvola" dell'Eur ha parlato del progetto dello stadio della Roma all'emittente radiofonica. Queste le sue parole: "Le torri di Libeskind sono proprio brutte. Non so da dove viene quel progetto: sembra fatto per qualche altra cosa e mandato lì pensando 'gli mando questo, tanto non mi pagheranno mai'. Sembra fatto per le Filippine o per Dubai. Io ho fatto torri ma in luoghi in cui aveva senso: come si può pensare di farne in quell'area? È un progetto riuscito male, un trapianto di fegato in cui invece di mettere un fegato nuovo hanno messo un pezzo di polmone.Io preferirei uno stadio urbano, per 40-45mila spettatori, inserito nella città, come avviene a Manchester.Amo Roma e la Roma, ma non posso pensare di essere ostaggio della speculazione edilizia e che, per avere lo stadio, devo avere anche tre grattacieli, uno shopping center e altre cose". Fuksas non risparmia neanche una stoccata a Pallotta: "Vorrei vedere dove prende i soldi. Ha 800 milioni di debiti e non si sa che fine hanno fatto. Sembra che siano diventati tutti Re Magi, che vengono a Roma a portare i doni. La prima cosa che si farà è quello che si riesce a vendere subito: uno shopping center buttato nel deserto per venderlo agli stranieri. Lo stadio sarà l'ultima delle cose, perché è completamente improduttivo. L'unico stadio produttivo è quello della Juventus, squadra che non amo essendo romanista, ma devo dire che hanno 350 milioni di bilancio, sono un team ben organizzato. Altra squadra produttiva sarebbe il Napoli. La Roma arriva molto dopo". (Radio Capital, 19.02.2017) -
  13. Eichberg: "Il vincolo su Tor di Valle già messo dal Comune" IL MESSAGGERO (L. LARCAN) - «Un parere fortemente critico». Il parere negativo all'affair Pallotta Stadium arriva pesante come un macigno. A firmarlo venerdì, Margherita Eichberg, da quasi due anni alla guida della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Comune di Roma, che ha vergato venti pagine di osservazioni sul progetto dello stadio a Tor di Valle Soprintendente Eichberg, ci spieghi le ragioni di questo motivato dissenso. «Abbiamo analizzato tutti gli aspetti possibili. Dalla questione delle visuali, alla storia agricola del sito alle fasi di bonifica. In ballo ci sono ragioni di carattere paesaggistico perché il progetto prevede una forte artificializzazione dell'area agricola, inoltre le sponde del Tevere vengono coinvolte da una serie di infrastrutture e ponti, viene realizzato un grosso raccordo stradale e decine e decine di ettari di parcheggio. Ma nelle nostre analisi sono rientrate anche procedure che non sono state seguite in maniera impeccabile». Scusi, soprintendente, a cosa si riferisce? «Le indagini di archeologia preventiva: erano state chieste e non sono state avviate. Nell'archeologia preventiva le procedure prevedono che venga fatto un piano di indagini, approvato dalla Soprintendenza e poi eseguito. Un piano che normalmente precede i progetti e non che venga seguito in corso d'opera. Insomma, ogni fase del progetto ha il suo livello di indagini». Ma come avete lavorato per arrivare a questo verdetto? «Abbiano consultato tutti i comitati tecnici di settore in seduta congiunta, da quello per la tutela del paesaggio alle Belle Arti, dalla tutela per l'architettura contemporanea all'archeologia e tutti si sono espressi negativamente. Pensi che ha partecipato persino Giovanni Carbonara, il presidente del comitato tecnico per il paesaggio nonché figlio di colui che ha scritto il famoso manuale di architettura pratica che già negli anni 60 aveva censito l'Ippodromo di Julio Lafuente come esempio di architettura ben riuscita, come una struttura di particolare rilievo». Si prende una responsabilità non da poco in questa fase della vicenda. Sono sempre le Soprintendenze che si mettono di traverso? «Vorrei ricordate che il Comune di Roma aveva già tutelato le tribune dell'Ippodromo nella cosiddetta Carta della qualità, l'appendice alle norme tecniche di attuazione del Piano Regolatore del 2008. La norma comunale, in sostanza, inserisce le Tribune di Tor di Valle, progettate da Julio Lafuente tra le architetture da tutelare e prevede almeno una ristrutturazione ma non la demolizione. Non a caso, con la delibera del 2014 che avrebbe previsto una deroga alla Carta della qualità, la Sovrintendenza capitolina aveva rilevato la non conformità alle norme tecniche di attuazione del Piano Regolatore». Ma il parere negativo della Soprintendenza statale a questo punto è vincolante per il futuro del progetto dello stadio? «Noi, come ministero, possiamo fare opposizione. Le spiego: il parere della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio viene ora filtrato dal rappresentante unico del Consiglio dei ministri, che accoglie i pareri degli altri soggetti statali che si esprimono sul progetto. In caso di un verdetto trasformato in un parere favorevole con prescrizioni, noi possiamo fare opposizione come ministero». Insieme al parere sul progetto dello stadio a Tor di Valle, lei ha firmato il 15 febbraio scorso anche l'avvio del procedimento di vincolo per l'Ippodromo realizzato nel 1959 su progetto dell'architetto spagnolo Julio Lafuente, considerato un maestro delle strutture sospese, quasi travolte dalla loro apparente leggerezza. Un architetto che nella Roma del secondo dopoguerra e nell'epopea degli anni Sessanta ha lasciato il segno in molti edifici innovativi. «Un passaggio dovuto per il rilevante interesse di questo esempio straordinario di architettura e ingegneria contemporanea. Un esempio di virtuosismo costruttivo dal design innovativo e all'avanguardia. L'apposizione del vincolo è un'azione della Soprintendenza, quindi nell'autonomia del ministero dei Beni culturali, fatta in accordo congiunto con tutti i comitati tecnici di settore, e condivisa con le direzioni generali del ministero». Il vincolo avrà un peso specifico notevole. Perché questa decisione? «Il vincolo è stato esplicitamente richiesto dai comitati di settore dopo aver rilevato che questo esempio prestigioso di architettura, nel progetto dello stadio, veniva trattato con una certa superficialità. Le ragioni di tutela ci hanno spinto ad intraprendere un'azione incisiva proprio per indirizzare le scelte degli enti locali coinvolti, Comune di Roma e Regione Lazio». L'iter del vincolo sarà determinante. Qual è lo scenario che si prospetta e quali sono i tempi tecnici? «Tecnicamente la società Eurnova ha ottanta giorni per esprimere osservazioni e presentare opposizioni, ma già da ora scattano le misure di salvaguardia per l’ippodromo, e entro 120 giorni dalla data di firma dell’avvio del procedimento, il vincolo dovrà essere prodotto». Due settimane fa la sua Soprintendenza ha espresso il parere per la valutazione di impatto ambientale dello stadio, e negli ultimi cinque giorni ha firmato il parere complessivo e l’iter per il vincolo. Insomma, il progetto di Tor di Valle è stato impegnativo. «Lo ammetto: per questa procedura, il nostro ufficio si è speso senza risparmiare fatica. Cinque funzionari si sono dedicati a questa complessa istruttoria fin da settembre, da quando c’è stata avviata la conferenza dei servizi, sempre in accordo con la Direzione generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio del ministero». Il nuovo decreto di riforma dei Beni culturali ha di fatto soppresso la sua Soprintendenza, per accorparla con la Soprintendenza per l’area centrale di Roma guidata da Francesco Prosperetti. Il vincolo rischia di essere delegittimato? «Noi lo abbiamo avviato, e lo potremmo concludere sempre noi se la Soprintendenza vivrà arrivando almeno a superare gli 80 giorni previsti perché la società Eurnova possa produrre le sue osservazioni. Altrimenti l’iter sarà concluso dalla Soprintendenza di Prosperetti. Sarà comunque concluso perché la procedura è stata ampiamente condivisa con i comitati tecnici di settore». (19.02.2017)
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