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  1. Stadio a Tor di Valle, l'urbanista Grassi: «Senza opere pubbliche una trappola per 400 mila romani» «L’accordo raggiunto sullo stadio della Roma potrebbe rivelarsi una vera trappola per gli oltre 400mila romani che abitano o frequentano per motivi di lavoro quel quadrante della città». A sostenerlo è Raimondo Grassi, architetto urbanista e presidente del movimento Roma Sceglie Roma. «Roma Sceglie Roma è contraria alla cultura del "No per il No" e alla criminalizzazione del cemento. La Capitale ha urgente bisogno di infrastrutture e grandi investimenti che possano rilanciare l'economia e creare posti di lavoro per i giovani, ma tutto questo deve avvenire attraverso un piano di sviluppo che metta a sistema le emergenze della città e non con un accordo al ribasso e sulle spalle dei cittadini», attacca il presidente di Roma Sceglie Roma. "Un accordo sull’intervento urbanistico più importante degli ultimi 50 anni - continua Grassi - che è un regalo scellerato di ben 600 mila metri cubi di cemento in cambio di residue opere pubbliche. Saltano metro, ponti e lo svincolo sulla Roma-Fiumicino, resta in piedi la farsa del raddoppio della via del Mare, solo per il breve tratto iniziale, che aumenterà l'effetto imbuto, gravando pesantemente sulla viabilità. Quanto alla stazione di Tor di Valle anche qui si prendono in giro i romani: la stazione già esiste ed è attualmente oggetto di riqualificazione. Non si capisce perché ci si è affrettati a dire No ai 5 miliardi di investimenti che sarebbero arrivati dalle Olimpiadi di Roma 2024 e si è invece regalato ad un imprenditore un intervento urbanistico in cambio di appena 90 milioni di euro di opere pubbliche" , conclude Grassi. ilmessaggero.it
  2. 1. non sarebbe stato un prolungamento ma una diramazione da Magliana a Tor di Valle (dopo tre anni manco le basi ) 2. chi ha seguito la vicenda con attenzione sapeva con certezza nonostante le s********e scritte dai giornali (personalmente l'ho scritto su questo forum più o meno un anno fa) che lo sfiocco della metro B sarebbe stato eliminato dal progetto 3. attenzione perchè il "no" alla diramazione della metro B unito alla inadeguatezza degli interventi sulla viabilità previsti nel nuovo accordo e alla sostanziale scomparsa delle opere pubbliche potrebbe voler significare un "NO" all'intero progetto e dunque al Pallotta Stadium ps: una domanda se posso: tu sei un romano trapiantato a Bologna o più semplicemente un bolognese che tifa Roma senza avere la minima conoscenza della capitale?
  3. Per fortuna anche nella tifoseria riommica c'è chi riesce a ragionare con la propria testa (ne è dimostrazione il flop clamoroso della manifestazione dell'altro ieri al Campidoglio). A Roma non ci sono solo romanisti e la favoletta che la maggioranza dei cittadini romani sarebbe favorevole allo stadio inserito all'interno di quel progetto è, appunto, una favoletta. L'interrogativo che poni è reale, e a mio avviso diventerà via via più attuale nel corso dei prossimi sviluppi e man mano che si conosceranno i contenuti esatti del nuovo accordo. E alla fine i grillini potrebbero accorgersi di aver fatto male i conti.
  4. Stadio, l’incontro segreto tra sindaca e la Roma: così è nato il patto “cemento dimezzato” Prima il summit Parnasi-club, poi entra in campo la prima cittadina:"Devo convincere i consiglieri di maggioranza". Addio alle tre "tower" griffate. Raddoppiata la via del Mare e salta il ponte dei Congressi ma sarà potenziata la ferrovia di LORENZO D'ALBERGO e MATTEO PINCI Più avvincente di una fiction, con colpi di scena e intrighi degni di una produzione hollywoodiana. Puntata dopo puntata, la telenovela sul nuovo stadio della Roma ha preso ritmo. Fino a trasformarsi in un thriller a tinte giallorosse... con il lieto fine. Perché nelle ultime 24 ore è accaduto più o meno di tutto. Compreso l’annuncio della sindaca a tarda sera: «Accordo raggiunto, abbiamo il progetto 2.0 senza le torri ». Ora, però, un passo indietro: la maratona finale per Tor di Valle parte giovedì, nel tardo pomeriggio. In Campidoglio si ritrovano i tecnici dei dipartimenti Urbanistica, Trasporti e Patrimonio e gli architetti del club di James Pallotta e del costruttore Luca Parnasi. Si limano le cubature: taglio del 50 per cento sul milione di metri cubi previsto dal progetto originario, con il business park ridotto del 60. I limiti imposti dal piano regolatore ora sono vicinissimi. Si discute delle opere pubbliche e qui gli uffici sono categorici: il raddoppio della via del Mare dovrà essere più lungo, per evitare l’effetto imbuto, e si punterà sul potenziamento della Roma-Lido e una nuova stazione per connettere la nuova arena romanista al centro. Fondamentale, poi, la bonifica del fosso di Vallerano per eliminare il rischio idrogeologico. Focus, infine, sugli standard costruttivi: gli edifici attorno al Colosseo bis — addio alle torri di Libeskind — saranno green. Standard A4. In altre parole, ad alto risparmio energetico, con materiali di ultima generazione. Solo lo stadio, impossibile averne uno migliore, sarà di classe A3. Comunque rivoluzionario rispetto al resto della città. Dopo un vertice tra Roma e Parnasi nello studio Tonucci, sede della società del nuovo stadio, arriva il momento della sindaca. Partecipa a un incontro segreto con i proponenti. Prima di andare a dormire, poi, Virginia Raggi si consulta con il proprio staff: «Se arriverà la stretta di mano, dovrò avere tutti i consiglieri con me». Si fa sentire la paura di una spaccatura, di perdere gli “ortodossi” della maggioranza M5S lungo il percorso che dovrebbe portare al «sì» al progetto romanista con modifica della delibera di pubblica utilità dell’amministrazione Marino. Chi le è vicino le suggerisce il jolly: lasciare a Beppe Grillo, al garante del Movimento, il compito di esporre ai 29 eletti dell’aula Giulio Cesare il nuovo progetto. È l’una di notte. Le trattative dei tecnici vanno avanti. L’inquilina del Campidoglio, invece, torna a casa. Per poi finire in ospedale, al San Filippo Neri, al mattino: forti dolori addominali la mettono al tappeto. Per rimettersi in piedi, la prima cittadina pentastellata impiegherà tutta la giornata. «Lo stress? Sicuramente non è una vita facile — spiega l’ex marito Andrea Severino — dovrebbe mangiare di più». Ecco le visite del vicesindaco Luca Bergamo, del capogruppo Paolo Ferrara, le fette biscottate e il viaggio verso Palazzo Senatorio. Ad attenderla, in sala delle Bandiere, ci sono l’avvocato Luca Lanzalone, il numero uno dell’assemblea capitolina Marcello De Vito e la presidente della commissione Urbanistica Donatella Iorio. L’incontro con la Roma, previsto inizialmente alle 16, viene posticipato di ora in ora. Il dg giallorosso Mauro Baldissoni verrà accolto solo alle 21. E chi è dentro, seduto al tavolone con la sindaca, prima si rassegna: «Sarà una lunga notte». Poi festeggia via sms: «È finita, trattativa ok». L’ipotesi, così raccontano in Campidoglio, è che alla fine si sia chiuso sulla base dell’intesa raggiunta giorni fa in un vertice riservato tra gli emissari del team Raggi e gli investitori americani legati a James Pallotta: il gruppo Raptor e il fondo immobiliare Starwood. Le parti si sono incontrate a Firenze per stabilire le regole di ingaggio: no alle torri, lontane per forma e visione dal tessuto urbanistico della capitale, sì a strutture più leggere. Capaci di far sognare anche chi da sempre è contrario al cemento a Tor di Valle. Perché alla fine della «notte» dello stadio spunta l’accordo: 598mila metri cubi totali e un referendum tra i cittadini per decidere la destinazione degli edifici del business park. Restano comunque due fronti aperti: la Roma dovrà risolvere il nodo del vincolo che la Soprintendenza ha posto sul vecchio Ippodromo di Julio Lafuente e la conferenza dei servizi, con un progetto tanto diverso ll’originale e una probabile revisione delle opere pubbliche — a forte rischio almeno il ponte dei Congressi — rischia di ripartire da zero. link
  5. In linea di massima siamo d'accordo ma ci sono , ad oggi, troppi punti interrogativi da decriptare a partire dalla consistenza delle opere pubbliche e dalla tempistica sulla loro realizzazione. Anche sulla cubatura finale, per dire, continuo a leggere numeri ballerini (c'è chi parla di 500.000 mc chi di 600.000) e constato con un pò di sorpresa che la cubatura iniziale è passata in qualche caso da 1 milione di mc ad 1.100.000 e in alcuni casi a 1.200.000 mc. Poi bisognerà vedere come verrà gestita questa nuova fase perchè ad esempio i proponenti stessi hanno sempre detto che di fronte a modifiche sostanziali (e questa indubbiamente lo è) sarebbe stato necessario ricominciare tutto da capo attraverso una nuova delibera. Tralascio altri aspetti come quello relativo al vincolo della sovprintendenza e alla variante urbanistica al PRG. Insomma, mi sembra più che mai un discreto casino. ps: alla luce dell'accordo di ieri sera grandissima delusione per la gestione della vicenda, davvero pessima, da parte dei vertici del movimento a partire da Grillo nell'ultimo mese
  6. Non cambia nulla a meno che tu non decida di recuperare le cubature abbattute attraverso un aumento della superficie edificabile. Per dire, 10 mc li puoi edificare su un rettangolo di 10m x 1m (10mq, e l'altezza sviluppata sarà quindi di 1 m) oppure su un un quadrato 1m x 1m ( 1mq, con altezza sviluppata che sarà pari a 10 m).
  7. Stadio Roma, servirà nuova delibera. La Regione: "Opere ignote, vigileremo". Legambiente: "Area ancora più inaccessibile" L'ok al documento potrebbe arrivare entro un mese, forse prima. Spalletti: "Accordo che dà forza alla città e alla squadra". Il presidente della Lazio Lotito: "Cara Raggi,ora anche il nostro..." L’accordo siglato in serata sul progetto dello stadio della Roma a Tor di Valle rimanda il giorno dopo a inevitabili reazioni. Commenti e polemiche si rincorrono nell’attesa che la maggioranza capitolina si riunisca per votare in aula una delibera ad hoc che, di fatto, sostituirà la precedente licenziata dell'amministrazione Marino. L'ok al documento, che dovrà essere elaborato dagli uffici competenti, potrebbe arrivare entro un mese, forse prima. In base ad una interpreazione della legge sugli stadi potrebbe non rendersi necessario un ok separato ad una variante urbanistica in quanto già prevista nella delibera in questione che autorizzerebbe 500mila metri cubi, ovvero cubature in più rispetto ai 350mila mc previsti in quell'area dal piano regolatore vigente. Nel progetto precedente le cubature autorizzate erano il doppio, ovvero un milione di metri cubi. Se non ci dovessero ostacoli amministrativi o burocratici nell'approvazione del progetto i proponenti contano di poter posare la prima pietra già entro l'anno in corso, con calcio di inizio tra il 2019-2020. Intanto l'assessore regionale Michele Civita, pur definendo l'accordo "una buona notizia", insiste sulla questione delle infrastrutture. "Mentre é stato detto chiaramente che le attuali cubature saranno ridotte in modo significativo, non si conoscono ad oggi le opere e le infrastrutture che l'accordo reputa indispensabili per garantire la mobilità sia pubblica che privata, il miglioramento dell'ambiente e della qualità urbana, decisivi per uno sviluppo sostenibile di quel quadrante della città. Su tutto ciò la Regione, in modo costruttivo e in coerenza con l'attività fin qui svolta, eserciterà il ruolo e la funzione di sua competenza", scrive civita in una nota. Legambiente rimane critica: "L'accordo sullo Stadio conferma l'errore nella scelta dell'area, con cubature che servono a mettere in sicurezza idrogeologica l'area e che continuano a mancare per la metropolitana", spiegano dall'associazione ambientalista. "Il taglio delle torri e la riduzione delle cubature in variante al piano regolatore e' positiva - commenta il vice presidente nazionale Edoardo Zanchini - ma si conferma l'errore dell'area scelta che rimarrà irraggiungibile con la metropolitana, visto che il progetto sembra finanziare solo la riqualificazione della stazione di Tor di Valle ma continueranno a passare i soliti pochi, vecchi treni di una linea che funziona malissimo, e non emerge alcun finanziamento pubblico che preveda il potenziamento della linea". "Il risultato delle trattative sullo stadio è che rimane più di mezzo milione di metri cubi di cemento e spariscono le opere pubbliche - dichiara Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio - Ci rivolgiamo alla giunta Raggi, chiedendo chiarezza su quanto deciso ieri nell'accordo con l'AS Roma, da un lato infatti non emerge alcuna certezza sull'accessibilità su mezzo pubblico così come era previsto dalla delibera di pubblico interesse, dall'altro lato comunque ci troveremmo di fronte alla nascita di un quartiere da 600mila metri cubi di uffici e strutture commerciali. L'ultimo accordo conferma quanto fosse sbagliata la scelta dell'area, visto che gran parte della cubatura da realizzare viene motivata proprio con la spesa per la messa in sicurezza dell'area dai enormi rischi idrogeologici che la contraddistinguono". Per il tecnico della Roma, Luciano Spalletti è stato invece "raggiunto il massimo del risultato, bravi a tutti. Lo stadio è una cosa importante, penso sia un risultato straordinario, la sindaca Raggi attraverso il dialogo è riuscita a trovare tutela e soddisfazione per tutti, ha fatto il massimo, ha fatto con grandissima competenza quello che è il suo lavoro. È un risultato che dà forza alla città ed è un traguardo importante per la Roma che sarà una squadra ancor più ambita in futuro". Sull'ok arriva anche il commento dell'allenatore della Lazio Simone Inzaghi: "La notizia del via libera al nuovo stadio della Roma mi fa piacere perché penso che in contemporanea verrà accettato anche il progetto della Lazio. Entrambe le squadre devono avere lo stadio di proprietà, è un obbligo". A stretto giro arriva anche il presidente Biancoceleste Claudio Lotito: "Cara sindaca Raggi, prendiamo atto che la sua amministrazione ha superato i vincoli ed ha raggiunto un accordo con la Roma per la realizzazione del nuovo stadio giallorosso. Ci aspettiamo che applichi par condicio nei confronti degli innumerevoli tifosi biancocelesti e consenta la creazione del nuovo impianto della Lazio" Ironizza su Facebook il deputato pd Marco Miccoli: "Sono sicuro che la Sindaca di Roma Virginia Raggi garantirà tutte le opere pubbliche previste nel progetto per il nuovo Stadio della Roma – posta - e garantirà ai tifosi di poterlo raggiungere, anche a quelli che non hanno l'elicottero. #FamoStoStadio #mafamopureleoperepubbliche". Per Francesco Giro, senatore di Forza Italia “sembra un accordo per rincominciare tutto daccapo ovvero per non fare più lo stadio o comunque per realizzarlo con un sindaco di Roma che molto probabilmente non sarà più la Raggi". "Lo stadio si fa secondo le nostre regole e i nostri principi, e ci fa piacere che la societa' calcio Roma sia venuta incontro alla nostra richiesta", esulta il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio. "Si fara' lo stadio ma le opere a contorno avranno il 50% in meno delle cubature - ha aggiunto l'esponente del Movimento 5 Stelle -. Perche' non l'hanno fatto prima? Noi lo abbiamo ottenuto". I complimenti a Raggi arrivano anche dalla deputata M5S Roberta Lombardi, tra gli esponenti pentastellati più critici, nei giorni scorsi, sul progetto del nuovo impianto a Tor Di Valle "Stracciato il progetto iniziale. Dimezzate le cubature extra-stadio. Nessun grattacielo. Questo è uno #StadioFattoBene, brava Virginia Raggi", scrive in un tweet Lombardi. "Rivoluzionare il progetto come detto dalla sindaca Raggi, tagliando opere pubbliche importanti come il prolungamento della metro (quantomeno non citata dal sindaco) e immaginando che parte di esse possa essere realizzata in un secondo tempo, in una città piena di quartieri in cui sono state realizzate le case ma non le opere pubbliche essenziali ad una vita civile, non ci sembra una grande conquista", sostiene l'architetto Marialuisa Palumbo, direttore scientifico del master in architetture sostenibili dell'Istituto Nazionale architettura (Inarch). Raggi, scrive l'architetto in una nota, "parla di uno 'progetto 2.0', di uno stadio moderno ed ecocompatibile, di edifici costruiti nella miglior classe energetica e di sistemi di energia rinnovabile. Tutto questo naturalmente va benissimo, ma poiché è ben noto che le cubature delle torri erano state calcolate per il bilanciamento economico delle opere pubbliche richieste, se si vuole parlare di 'sostenibilità ambientale e sociale' del progetto, bisogna capire cosa succede di queste opere pubbliche". Non piace invece ad Alessandro Lepidini, consigliere dem al IX municipio “l’aver deciso per il via libera a Tor di Valle devastando l'ultima ansa del Tevere, uno dei simboli del IX municipio, senza prevedere nell'accordo le indispensabili opere infrastrutturali". Andrea Romano, deputato dem parla di "beffa perché la conferenza dei servizi che riparte daccapo significa rimandare a non si sa quando la costruzione dello stadio e sull'altare dell'ideologia grillina sono state sacrificate il 50% delle opere pubbliche" Per gli ecoradicali invece "la giunta si è piegata ai diktat degli interessi forti, avallando una gigantesca operazione immobiliare al di fuori del piano regolatore, aggiungendo cemento in una città che conta almeno 100mila immobili invenduti". Intanto dopo l'accordo raggiunto ieri sera sullo il Codacons ha già annunciato che valuterà il progetto per decidere se impugnarlo al Tar. repubblica.it
  8. Stadio Roma, maggioranza M5S si spacca. Consiglieri ribelli: “Questa delibera se la votano loro, noi non ci presentiamo” Prima del sì al club di James Pallotta, duro faccia a faccia tra Virginia Raggi e i pentastellati contrari al progetto. Il Movimento ha 29 eletti in Consiglio, almeno 3 hanno detto no all'impianto, un paio se ne sono andati e in Aula servono 25 sì: se qualcuno non cambierà idea, per approvare la nuova delibera la sindaca potrebbe essere costretta a chiedere aiuto al Pd Non sono bastate due ore di discussione accesa in Campidoglio e un taglio “monstre” sulle cubature per oltre il 50% del progetto. Il Movimento 5 stelle si è spaccato sul nuovo stadio della Roma, con tanto di conta interna sommaria, accuse e recriminazioni. La grande opera (ora un po’ meno grande) di Tor di Valle a questo punto si farà. Come volevano Virginia Raggi, Beppe Grillo e un po’ tutti i vertici nazionali. Ma rischia di costare caro al Movimento, che per approvare la delibera necessaria a completare l’iter della Conferenza dei servizi potrebbe essere costretto addirittura a chiedere l’aiuto del Partito Democratico. Un patto col diavolo, o quasi, nell’ottica M5s. Doveva essere il giorno decisivo per lo stadio della Roma. E a suo modo lo è stato: alla fine Comune e società giallorossa hanno trovato l’accordo che dovrebbe portare ad una conclusione positiva della Conferenza dei servizi, per cui però resta comunque probabile una proroga: c’è da superare l’ostacolo del vincolo della Soprintendenza sull’Ippodromo e produrre gli atti consiliari necessari. La soluzione prescelta è una nuova delibera dell’Assemblea, che andrà a sostituire quella precedente di Ignazio Marino, con i nuovi numeri e dimensioni del progetto. Non è stato facile però arrivarci. Ci sono volute ore e ore di confronto. Interno, però, visto che i nodi da sciogliere erano quasi tutti dentro alla maggioranza pentastellata: Raggi e Grillo, una volta avuta la certezza dell’ulteriore sforbiciata alle cubature, si ritenevano più che soddisfatti. Così la Roma in mattinata ha formalizzato la nuova proposta al Comune. Dopo una giornata trascorsa in ospedale per accertamenti resi necessari per un malore avuto in mattinata, la sindaca ha riunito la sua squadra per spiegare il nuovo dossier insieme al suo staff, ai parlamentari-tutor Bonafede e Fraccaro e all’avvocato Lanzalone (nel mirino degli oppositori) e ottenere il sospirato via libera. Con risultati alterni: alcuni, una decina almeno, si sono convinti, altri lo erano già. Non tutti, però, hanno ceduto. A far precipitare la situazione è stato proprio uno dei tanti pareri che la Raggi aveva richiesto all’avvocatura capitolina negli scorsi giorni: in particolare quello anticipato da IlFattoQuotidiano.it sulla possibile illegittimità della delibera 132 di pubblica utilità approvata dall’amministrazione Marino. L’origine di tutto, su cui i giuristi capitolini avrebbero effettivamente avanzato delle obiezioni. Alcuni consiglieri – i più contrari – hanno chiesto di poter visionare il parere, prima di esprimersi: “Perché dobbiamo votare qualcosa che è irregolare? Abbiamo sempre detto che il Movimento fa le cose nella legalità”. Ma le carte restano secretate: ai consiglieri ne viene spiegato solo il contenuto generale. Le ore passano, la Roma aspetta col fiato sospeso negli uffici dello studio legale Tonucci (e comincia a spazientirsi). Non se ne viene a capo: “È dura, va per le lunghe”, filtra da Palazzo Senatorio. Allora si decide di votare: una conta interna, quasi una resa dei conti. In cui ciascuno resta sulle proprie posizioni: un paio di membri se ve vanno in polemica prima del voto, 3-4 si pronunciano contro o si astengono. Il vertice si conclude: lo stadio si farà. Ma la maggioranza era entrata ed esce spaccata dalla riunione. “Questa se la votano loro, noi non ci presentiamo”. Ed è quello che potrebbe accadere: il M5s ha 29 consiglieri, se qualcuno non cambierà idea Virginia Raggi non potrà contare sulla sua maggioranza nel voto decisivo in aula, dove servono 25 sì. Certo, lo stadio non è a rischio: tutti i partiti d’opposizione si sono sempre detti a favore del progetto di Tor di Valle e ora difficilmente potrebbero tirarsi indietro per un mero calcolo politico. Ma per fare lo stadio il Movimento potrebbe essere costretto a chiedere aiuto al Partito Democratico. Raggi e Grillo proveranno di sicuro a ricucire lo strappo, ma nemmeno la presenza nella Capitale per una settimana del garante è servita a richiamare all’ordine i pentastellati più recalcitranti. Anche perché contro lo stadio potrebbe scendere in campo anche Ferdinando Imposimato: il presidente emerito della Cassazione ha già fornito un parere negativo sul progetto ai consiglieri regionali M5s, nei prossimi giorni potrebbe tornare a parlare. E il suo è un nome che continua a riscuotere grande credito fra base e vertici del Movimento. L’accordo è fatto, la partita – almeno quella politica – non è ancora chiusa. Tra pareri nascosti, imposizioni dall’alto e possibili accordi forzati all’orizzonte, alla fine vola persino qualche insulto. “È diventato questo il Movimento 5 stelle a Roma?”, chiede un consigliere lasciando il Campidoglio, quando nella Capitale è ormai notte fonda e Virginia Raggi nel suo ufficio stringe la mano a Parnasi e Baldissoni. (25.02.2017) ilfattoquotidiano.it
  9. Nuovo stadio a Roma, sì all'accordo: meno cemento e spariscono le torri Di Maria Rosaria Spadaccino Sarà un progetto dimezzato ma lo stadio di Tor di Valle si farà. La Roma ha accettato la proposta della giunta Raggi, che arriva alla fine di una giornata complicata, anche per il malore che colpisce la sindaca. È lei stessa ad annunciare l’accordo: «Tre torri eliminate; cubature dimezzate, addirittura il 60% in meno per la parte relativa al Business Park; abbiamo elevato gli standard di costruzione a classe A4, la più alta al mondo; mettiamo in sicurezza il quartiere di Decima per gli allagamenti; realizzeremo una stazione nuova per la ferrovia Roma-Lido». Sono state ore difficili per Virginia Raggi e ora, che sta meglio, non nasconde la sua soddisfazione: «Abbiamo rivoluzionato il progetto dello stadio e lo abbiamo trasformato in una opportunità per Roma. Abbiamo sempre detto di essere favorevoli alla realizzazione dello stadio, ma nel rispetto della legge e per il bene della nostra città». Uguale soddisfazione esprime Mauro Baldissoni, dg della Roma: «A nome di Pallotta voglio ringraziare il sindaco, è stato un segnale importante vederla qui oggi. Siamo molto felici di questo accordo che migliora il progetto. È un giorno storico, non solo per la Roma ma anche per la città». Il nuovo progetto prevederebbe 500 mila metri cubi al posto del milione previsto nel progetto originario (quello di Ignazio Marino). Il piano regolatore nell’area prevede un’edificabilità di 350 mila di metri cubi ma per la legge sugli stadi la struttura sportiva stessa e gli spogliatoi sono fuori da questo conteggio. Le slides del progetto vengono presentare in serata, in Campidoglio, da Raggi appena dimessa dall’ospedale, alla maggioranza capitolina. Ventuno consiglieri grillini subito manifestano il loro gradimento, «era quello che ci aspettavamo», dicono alla fine della riunione. Otto di loro, invece, capeggiati dal presidente dell’assemblea capitolina, Marcello Di Vito, dissentono. Raggi quindi incassa un’approvazione fragile da parte della sua maggioranza: è un numero alto di grillini dissidenti ma non sufficiente per non presentare il progetto ai proponenti che arrivano in Campidoglio in serata, poco prima delle 22. La delegazione formata dal dg romanista Baldissoni, dal costruttore Luca Parnasi, dal project manager di Parsitalia, Simone Contasta, e da Gianluca Comin dell’agenzia di comunicazione Comin and Partners e altri tecnici, non incontra i tifosi e sostenitori che per tutto il pomeriggio manifestano a favore dello stadio. Ma se la fumata bianca è spiegata da Raggi come un successo, ci sono ancora passaggi amministrativi come «la modifica della delibera Marino». Sullo stadio della Roma, al di là degli annunci, rimangono quindi molte incognite. (corriere.it 25.02.17)
  10. Nuovo stadio della Roma, tutti i nodi ancora da sciogliere Negozi, servizi, palazzi e ponti. La sindaca Raggi: «Ora aiutatemi a fare quello della Lazio». Poi chiama il presidente giallorosso Pallotta Di Fiorenza Sarzanini È ormai tarda sera quando Virginia Raggi chiude con una battuta l’incontro in Campidoglio: «Adesso aiutatemi a fare lo stadio della Lazio». Prima di scendere in piazza parla al telefono con il presidente della Roma calcio James Pallotta: «Vi ringrazio per la disponibilità dimostrata e per la scelta di cambiare il progetto per venire incontro alle nostre richieste. Possiamo ripartire». Le parti esultano per l’accordo raggiunto. Ma basta entrare nei dettagli della trattativa per comprendere che su molti punti del capitolato bisognerà ancora discutere. E la partita politica — ma anche tecnica — appare tutt’altro che conclusa. La necessità di mostrare che il risultato è stato raggiunto costringendo i «palazzinari» a cedere soprattutto sulla parte legata all’impatto ambientale, certamente ha pesato sulla scelta di annunciare il patto siglato. Ma ora si entra nella fase più difficile, quella della realizzazione. La conferenza dei servizi Oltre al taglio della cubatura, sono state inserite una serie di clausole legate alla realizzazione delle opere pubbliche e alla costruzione dei negozi che cambiano in maniera pesante il progetto allegato alla delibera 132 firmata nel 2014 dall’allora sindaco Ignazio Marino. E dunque bisognerà preparare una nuova delibera, ottenerne l’approvazione e soprattutto riconvocare la Conferenza dei Servizi per le autorizzazioni. Su tutto questo, certamente peseranno i continui cambi di rotta del Movimento 5 Stelle, compresi quelli di Beppe Grillo, che appena qualche giorno fa aveva dichiarato: «Lo stadio si farà, ma non a Tor Di Valle». Una dichiarazione che secondo alcuni potrebbe essere legata alla titolarità dei terreni di Tor di Valle da parte della società Eurnova, che fa capo al gruppo Parnasi. Su quei lotti gravava infatti il fallimento della Sias, precedente società proprietaria e il processo per bancarotta nei confronti dei suoi titolari, ma i legali di Parnasi assicurano di aver dimostrato che «tutto è in regola» e non c’è alcun rischio legato alle eventuali ipoteche. Le opere pubbliche Per andare incontro alle richieste dei grillini i «proponenti» (i rappresentanti della Roma calcio guidati da direttore Mauro Baldissoni, in rappresentanza di Pallotta e il costruttore Luca Parnasi) hanno accettato una riduzione del 50 per cento delle cubature e l’eliminazione di alcune opere come la cosidetta «bretella» sulla Roma-Fiumicino e un ponte sul Tevere. Ma proprio su questo potrebbero sorgere intoppi. Anche perché la costruzione del nuovo stadio è legata al prolungamento di un tratto della metropolitana e su questo le incognite appaiono numerose, soprattutto tenendo conto dei ritardi nei cantieri delle linee già approvate dalle precedenti giunte. Secondo alcuni esperti il cambio del progetto e l’eliminazione di alcune opere impone la chiusura dell’attuale Conferenza in maniera negativa ed è necessario convocarne una nuova. Dunque si deve ripartire dal nuovo progetto per ottenere le autorizzazione di tutti gli enti coinvolti. Una posizione che i «proponenti» contestano. Per questo annunciano che già lunedì chiederanno una slittamento della Conferenza, già fissata per il 3 marzo prossimo, di un mese «in modo da poter adempiere a tutte le necessità e partire subito con i lavori». I nuovi negozi Tra le nuove clausole inserite dal Campidoglio c’è quella legata all’apertura dei negozi. È infatti noto che oltre all’impianto sportivo il progetto prevede la costruzione di palazzi e un vero e proprio centro commerciale. Su questo la sindaca ha sottolineato ieri la necessità di aprire «bandi di quartiere» per la scelta del tipo di negozi da autorizzare. Una mossa che sembra andare incontro alle esigenze dei cittadini. Nel corso dell’incontro di ieri sera Raggi ha spiegato che dovranno essere gli abitanti del quartiere — estrema periferia della capitale — a indicare le priorità e su questo si procederà a concedere le autorizzazioni. (corriere.it 25.02.2017)
  11. Debbo rivedere, almeno per ora, la valutazione espressa ieri sera a caldo Armi. Fermo restando il plauso per l'eliminazione dei grattacieli e l'ulteriore abbattimento delle cubature (e in attesa di conoscere numeri e tempistiche ufficiali) credo che quella di Virginia Raggi debba essere considerata come una classica vittoria di Pirro che potrebbe costare carissima al sindaco stesso e al movimento in termini di credibilità e consenso. Ne sapremo di più e meglio nei prossimi giorni ps: è chiaro che anche alla luce dell'accordo di ieri sera il giudizio sulla banda PPU rimane invariato
  12. E' una chiave di lettura da non sottovalutare Quello che è certo è che la posa della fatidica prima pietra è ancora moooooooolto lontana
  13. Io direi che sono stati accontentati tutti coloro che erano contrari ad una operazione criminale ( e che fosse tale è dimostrato dall'abbattimento di circa il 50% delle cubature e dalla scomparsa dei grattacieli ). Tu evidentemente eri a favore ma non è un problema mio. Poi direi che in questo momento il vincitore sembrerebbe essere il sindaco di Roma (e il m5s) per essere riuscita ad evitare una gigantesca speculazione edilizia sulla pelle della città e dei romani . Detto questo, mi riservo di conoscere diversi aspetti importanti del nuovo accordo prima di dare un giudizio ponderato. Vale quello che ho risposto ad Harvey. Aggiungo che stasera, forse, si è chiuso un capitolo e se ne sta per aprire un altro ugualmente appassionante
  14. La marcia dei tifosi sul Campidoglio e all’Olimpico insulti per Grillo e Raggi LA REPUBBLICA (L. D'ALBERGO) - Ogni «no» ha il suo peso. Quello sul nuovo stadio della Roma, se mai sarà pronunciato, rischia di rendere la vita di Virginia Raggi un inferno di insulti. Come quelli (sessisti e irriferibili) che ieri sera sono piovuti dai distinti Sud pochi minuti prima del fischio di inizio del match tra i giallorossi e il Villarreal. Prima contro la sindaca, poi contro Beppe Grillo. I cori, lanciati da un gruppo di 20 tifosi, al netto del contenuto sono l’ulteriore prova che il Movimento 5 Stelle su Tor di Valle si gioca una buona parte del consenso cittadino. Oggi, se possibile, il messaggio sarà ancora più chiaro: da ieri mattina, prima sulle radio romaniste e poi sui social, i tifosi hanno iniziato a contarsi. «Domani (oggi, ndr) tutti in Campidoglio». Per sostenere il presidente James Pallotta, alle prese con una trattativa che può indirizzare le sorti del club, e scongiurare il possibile «niet» pentastellato. La stessa missione che ieri, a fine partita, si è dato mister Luciano Spalletti: «Non ci stupiamo se poi Pallotta se ne andrà - ha dichiarato ancora in trance agonistica rispondendo a una domanda sul possibile addio al progetto del nuovo Colosseo alla periferia Sud della capitale - solo allora capiremo quello che avremo perso». I supporter giallorossi, ultrà della curva Sud compresi, promettono di essere centinaia. Forse migliaia. Effetti del tam tam su Facebook: «Mai sola mai - si legge nel messaggio che da ieri compare su decine e decine di profili - la Roma e i proponenti saranno in Campidoglio per l’ennesimo incontro venerdì. È il momento della verità, chi ha disponibilità e tempo venga sotto il Campidoglio per far sentire la propria voce e per non lasciare sola la Roma. Ma soprattutto per non abbandonare i nostri sogni. Copia e incolla il messaggio - ecco la prescrizione per i confratelli - fallo girare e condividilo sulla tua bacheca». L’altro post che sta facendo il giro della rete punta invece a smuovere i cuori grillini pizzicandoli lì dove sono più sensibili: «Ancora oggi ascoltiamo dichiarazioni piene di luoghi comuni e strafalcioni da parte di chi dovrà decidere il futuro di un investimento così importante per la città di Roma. Che possiamo fare? Nulla. O forse no... perché possiamo utilizzare proprio il mezzo a cui loro tanto tengono tanto: i social ». Immancabile lo slogan lanciato prima da Spalletti e poi ripreso dai giocatori, Totti in testa: #FamoStoStadio. Parole che saranno ripetute e scandite a viva voce dai tifosi che oggi pomeriggio si ritroveranno sotto Palazzo Senatorio, in una piazza blindata. L’ultimo vertice tra l’As Roma e il Campidoglio a guida grillina sarà decisivo. E, soprattutto, rumoroso. ------------------------- Che accozzaglia di trogloditi... (24.02.2017)
  15. Un cavillo per Tor di Valle, via libera dei legali: “Ok, delibera annullabile” LA REPUBBLICA (L. D'ALBERGO) - Dagli uffici dell’avvocatura capitolina alla scrivania della sindaca. L’attesa è finita. Da ieri Virginia Raggi ha un’arma in più: il parere sul nuovo stadio di Pallotta firmato dai legali del Campidoglio ora rappresenta il proverbiale asso nella manica per l’inquilina di Palazzo Senatorio e tranquillizza la sua maggioranza. Perché il documento in mano alla prima cittadina ricalca in larga parte quello già firmato dal presidente onorario della Corte di Cassazione Ferdinando Imposimato: senza correre alcun rischio, senza esporsi a pericolosi (e costosi) contenziosi con l’As Roma e il costruttore Luca Parnasi il Comune può ancora rimodulare o annullare la delibera con cui l’amministrazione Marino nel 2014 ha dichiarato di interesse pubblico il progetto di Tor di Valle passando per il consiglio comunale. Vietata, invece, la revoca con un atto di giunta. Ripartirà da qui, allora, la trattativa con i proponenti. Attesi al confronto finale questo pomeriggio in Campidoglio, dovrebbero portare al tavolo una revisione “green”, con un taglio delle cubature vicino al 25 per cento del totale e una serie di modifiche riguardanti i materiali e le tecniche realizzative, da mostrare ai 29 consiglieri pentastellati. Appuntamento alle 17, con la speranza di poter arrivare ancora a un accordo. Ieri i contatti — al netto del «no» a Tor di Valle sparato dal garante del M5S Beppe Grillo mercoledì sera — sono andati avanti per tutta la giornata con l’obiettivo di arrivare all’agognata stretta di mano. Se poi la trattativa dovesse saltare, il Comune si sente sicuro: i pareri, interni ed esterni, collezionati nelle ultime settimane fanno dormire sonni tranquilli. Anche in caso di annullamento del pubblico interesse dichiarato dalla precedente giunta piddina: nessuna penale. A quel punto - è questa l’idea che stuzzica parte della maggioranza - via a una possibile trattativa bis con una nuova location. «È quello che andiamo ripetendo da settembre», spiega una delle consigliere della ciurma grillina. «La zona dietro la stazione Tiburtina non mi dispiacerebbe», chiosa un collega. Sognando uno stadio nella città, già collegato con metro e bus. Un sogno, appunto. Perché ieri, uscendo dall’hotel Forum, il deputato 5S Carlo Sibilia si è piuttosto sbilanciato: «Lo stadio si farà, sono in corso riunioni per trovare le soluzioni». E perché la trattativa (taglio delle cubature, rimodulazione delle opere pubbliche e riperimetrazione dell’area dell’intervento) andrà avanti fino all’ultimo minuto disponibile. E anche oltre: il Campidoglio, rappresentato anche dall’avvocato Luca Lanzalone al tavolo con As Roma e costruttori, è convinto che sarà il club di capitan Totti a chiedere un’ulteriore proroga della conferenza dei servizi. La chiusura prevista per il 3 marzo, tra una settimana, potrebbe quindi slittare complice il ricorso al Tar che la società giallorossa potrebbe essere costretta a presentare per superare il parere con cui la Soprintendenza ha blindato l’ex ippodromo di Tor di Valle: La partita, vicina al fischio finale, poi sarà tutta nelle mani di Virginia Raggi: «La deciderà la sindaca». Parola del premier in pectore grillino Luigi Di Maio. (24.02.2017)
  16. Stadio, Raggi azzera la delibera Un parere segreto blinda il «no» (S. Canettieri e M. Evangelisti) - La delibera 132/2014 sarà annullata. Si tratta dell'atto con il quale l'amministrazione Marino, con un voto del consiglio comunale, diede il via al progetto Tor di Valle perché riconobbe il pubblico interesse. L'ultimo parere (secretato) dell'Avvocatura del Comune mette a riparo la giunta Raggi da possibili richieste di danni che i proponenti potrebbero richiedere al Comune nel caso in cui saltasse il progetto. Non solo. Sulla scia del parere legale dello studio Imposimato, anche quello redatto da Andrea Magnanelli (già a capo dello staff legale del Campidoglio ai tempi di Gianni Alemanno) smonterebbe la delibera di Marino. E di rimando la fattibilità del progetto. Ecco, questi due dati (il mancato rischio di richieste di risarcimento e l'illegittimità dell'atto in sé) hanno in qualche modo rincuorato la grillina. La cui prima mossa dunque potrebbe essere quella di bloccare la vecchia delibera di Marino e di rimodularne una nuova aprendo un'altra trattativa con l'As Roma e i proponenti con due direttrici: spostare di qualche centinaio di metri l'impianto e soprattutto sforbiciare il più possibile le cubature di quello che adesso, agli occhi dei pentastellati e delle associazioni ambientaliste, è un ecomostro: un milione di metri cubi destinati in minima parte allo stadio a favore di tre grattacieli e altre e costruzioni commerciali. Il parere dell'Avvocatura offre dunque uno scudo alla grillina che aspetta per oggi pomeriggio la controproposta sapendo che i tempi sono stretti: il 3 marzo termina la conferenza dei servizi e al massimo ci potrà essere la proroga di un altro mese. I PUNTI DEBOLI A puntellare la posizione anti stadio nel parere dell'avvocatura c'è anche una parte che va oltre la semplice garanzia che la Roma non potrà ottenere un maxi risarcimento danni. Si dice di più, si dice che quella delibera ha seri problemi di legittimità e dunque il ritiro non è solo fattibile, ma obbligato. Due, tra gli altri, i punti più a rischio: il primo è quello che riguarda la quota di cubature non rappresentate dallo stadio. «La legge - ripetono nel Movimento 5 Stelle, incoraggiati dal parere dell'avvocatura - prevede che le opere non sportive debbono essere quelle strettamente funzionali alla sostenibilità economica del progetto. Ma il rapporto in questo caso è molto sbilanciato, lo stadio rappresenta solo il 15 per cento». Altro tassello: le opere per mettere in sicurezza la zona giudicata a rischio idrogeologico, limitrofa a quella in cui deve sorgere lo stadio, devono essere realizzate prima che la conferenza dei servizi si pronunci sul progetto. LO SCENARIO Per percorrere la strada dell'annullamento del pubblico interesse, dunque, si userà come puntello il parere dell'Avvocatura del Comune e si dirà alla Roma ciò che Grillo in una delle sue tante esternazioni ha già balenato: lo stadio si deve fare da un'altra parte, anche se questo significa azzerare un percorso cominciato cinque anni fa. Resta un ipotesi secondaria, quella che eviterebbe anche lo scontro con la Roma assai dolorosa anche dal punto di vista della popolarità della giunta Raggi: annullare sì la delibera, ma insistere con la trattativa, ridurre drasticamente le cubature, rivedere l'area di Tor di Valle interessata. Anche in questo caso, però, si rischia di allungare drasticamente i tempi, senza tra l'altro accontentare l'ala dura anti stadio del Movimento 5 Stelle. (Il Messaggero, 24 febbraio 2017)
  17. Gli ultras romanisti assediano M5S. Pallotta: pronto a vendere i campioni (S. Canettieri e M. Evangelisti) ROMA - L'antipasto è stato servito ieri sera, durante la partita con il Villareal, quando dal settore distinti sud si sono alzati cori contro Virginia Raggi e Beppe Grillo. Pallotta in queste ore è stato durissimo: ha parlato di «catastrofe» per il futuro della società, che significa vendita dei giocatori migliori. Ma è andato persino oltre con una minaccia neppure troppo velata al Campidoglio: «Non devono scherzare con il fuoco, basta stupidaggini. Sto lavorando per Roma e per l'Italia». Al termine della partita il tecnico Spalletti ha ipotizzato l'addio di Pallotta come conseguenza imminente del no al progetto di Tor di Valle: «È uno che viene a investire da un altro paese, a migliorarlo, a creare presupposti di crescita. Secondo me c'è anche da aspettarsi che prenda e che vada via. Poi ci si accorgerà dopo di quello che abbiamo perso». Parte da questi elementi messi in fila la preoccupazione per la manifestazione dei tifosi giallorossi di oggi. Il timore è che dopo il martedì nero della protesta di tassisti e ambulanti, Roma viva un'altra giornata in affanno, perché nella zona del Campidoglio e piazza Venezia andranno a manifestare i sostenitori della Roma e del progetto di stadio e grattacieli a Tor di Valle. C'è il pericolo di infiltrati provenienti dall'estrema destra. Le frasi di Grillo, sceso da Genova a sostenere e forse anche a indirizzare le scelte di Virginia Raggi, hanno alimentato il caos e il malcontento. Prima ha promesso un referendum, poi ha detto che lo stadio sarà «spostato», tra una sparata e l'altra però si è consolidata l'opinione che la delibera su Tor di Valle sarà affondata e da mercoledì c'è stata la controffensiva mediatica della Roma. Si sono moltiplicati i tweet con l'hashtag #famostostadio, su Facebook sono stati rilanciati i messaggi a favore del progetto. La radio ufficiale dell'As Roma ha dato molto spazio allo scenario «catastrofico», come lo ha definito Pallotta, che si andrebbe a concretizzare con il no al progetto. Altre radio non legate alla società hanno comunque preso le difese del progetto, raccogliendo gli umori della tifoseria e annunciando dirette dal Campidoglio dove oggi pomeriggio si svolgerà l'incontro decisivo tra i proponenti (Eurnova e As Roma e i rappresentanti del Campidoglio). Sintesi: il clima è quello della mobilitazione. PIAZZE Il paradosso è che martedì la Raggi ha solidarizzato con chi manifestava fuori dalle regole (i tassisti) e oggi potrebbe trovarsi con un'analoga protesta sotto le finestre che la mette nel mirino. Per un Movimento nato al grido del vaffa ritrovarsi vittima di una contestazione popolare rischia di essere una esperienza inedita e dolorosa. Ma c'è sempre una prima volta. Ormai sotto il Campidoglio si susseguono manifestazioni di ogni tipo: alla fine della scorsa settimana un centinaio di supporter della Raggi ha allestito la coreografia un po' naif con cartelli Virginia non sei sola. Lunedì un gruppetto di attivisti del Movimento 5 Stelle che contesta il progetto di Tor di Valle e critico per i tentennamenti, ha provato a consegnare alla sindaca una copia della proposta di delibera in cui si annulla il sì allo stadio. Oggi, terza puntata, la manifestazione dei supporter giallorossi, che numericamente rischia di essere quella più significativa. (Il Messaggero, 24 Febbraio 2017)
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