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Lo stadio e la commedia delle carte La Soprintendenza: tutelate le rane Per il parere (negativo) e il vincolo ambientale su Tor di Valle ci sono voluti due anni di Sergio Rizzo Non bastavano le tribune dell’architetto Julio Lafuente. A cospirare contro lo stadio di James Pallotta e Luca Parnasi adesso ci si sono messe pure le rane. Eh già, perché per Margherita Eichberg, la soprintendente che ha in mano i destini di Tor di Valle, c’è anche una controindicazione «vegetazionale». Il busillis riguarda «le fasce boscate e i filari alberati con arbusteti e cespuglieti piantati secondo schemi geometrici privi di uno studio ecosistemico dinamico in un’area che si caratterizza invece per la prateria ripariale». Il fatto è che «le nuove piantagioni» previste dal progetto «possono avere un’incidenza negativa in un’area sede di nidificazione e riproduzione di specie di uccelli, rettili e anfibi…». Non poteva mancare neppure questo nelle venti pagine del parere con il quale, il 15 febbraio, la Soprintendenza ha posto una pesantissima ipoteca su quello stadio in quel posto. Basta leggere la conclusione: «Si esprime motivato dissenso alla realizzazione dell’intervento non ravvisando condizioni per la sua ammissibilità nel sito proposto». Se è vero che Pallotta e Parnasi lo stadio non vogliono farlo da nessun’altra parte che non sia Tor di Valle, significa che lo stadio non si farà. Lo studio di fattibilità Tutto comincia alla fine del 2013. Al Comune di Roma c’è Ignazio Marino, a Palazzo Chigi Enrico Letta. E nella legge di stabilità compare una norma per agevolare la realizzazione degli stadi privati. Sembra fatta apposta per l’operazione Tor di Valle, che non a caso è appena partita. Qualche mese prima il costruttore Parnasi ha comprato per 42 milioni l’ippodromo da una società che sta portando i libri in tribunale. L’ippica non tira più e l’area già disastrata, compresa la «prateria ripariale» tanto cara agli anfibi, sta degradando sempre più. Così, quando all’inizio del 2014 arriva alla Soprintendenza lo studio di fattibilità dello stadio, nessuno immagina che alla fine vinceranno le rane. I problemi non mancano di certo. Tutti sanno che la Roma e Parnasi hanno un bel po’ di debiti con Unicredit, che non a caso sostiene un’operazione con cui si potrebbero sistemare molte cose. Sanno pure che la cosa ha molti nemici fra ambientalisti e concorrenti di Parnasi. Ma pensano che la copertura politica sia sufficiente, i grillini sono ancora lontani e i vincoli paesaggistici sembrano davvero l’ultimo dei problemi. I primi problemi Eppure qualche segnale arriva. Tanto per cominciare la Soprintendenza chiede una procedura di «archeologia preventiva». Bisogna fare delle indagini, perché «l’intervento interessa un territorio di alto interesse archeologico». Però non si fa nulla. La Soprintendenza lamenta che il progetto definitivo comparso in Conferenza dei servizi a settembre del 2016, «non contiene alcuno studio archeologico». Così due mesi dopo chiede «formalmente» (piuttosto irritata, dati i toni del parere) che si proceda senza indugi. Lo chiede a tutti. Alla Regione, al Comune e al costruttore. Ma, sorpresa, cadono tutti dalle nuvole. Regione e Comune dicono che non c’entrano nulla, e solo il 18 gennaio salta fuori che tocca al costruttore. Il quale però, sostiene il parere, non «detiene attualmente la proprietà di tutte le particelle interessate dall’intervento». Una faccenda solo apparentemente banale, ma che la dice lunga sulla superficialità con cui il più grande progetto immobiliare del Paese che prevede anche il coinvolgimento di investitori americani, sia stato gestito. Fermo restando un mistero: nessuno ha ancora capito perché siano stati necessari a un’amministrazione pubblica due anni per decidere che lì lo stadio non si doveva fare. Valutazioni preliminari È il 2 novembre 2016 quando la Direzione generale architettura contemporanea e periferie urbane del ministero formula «le proprie valutazioni preliminari (preliminari!) riguardanti la prevista demolizione delle Tribune di Tor di Valle, esempio di eccellenza architettonica e ingegneristica», sottolineando che «la valutazione del proponente sull’ippodromo ne enfatizza lo stato di abbandono e degrado». Come a dire: hanno presentato apposta una situazione peggiore del reale. Anche se, chiosa il parere, «lo stato di abbandono non costituisce motivo per distruggere una testimonianza materiale, piuttosto una sollecitazione al suo recupero». Senza però spiegare cosa sia stato fatto, in tutto questo tempo, per evitare che la situazione di una così preziosa testimonianza architettonica precipitasse. Andate a vedere. (28.02.2017) corriere.it
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Stadio, l’Osservatorio del Comune: «L’accordo peggiora il progetto» Stroncatura dell’organismo istituito nel 2015 con i municipi IX e XI e i comitati di quartiere: «Le opere di interesse pubblico tagliate, se fossero state realizzate, avrebbero dato un contributo a risolvere situazioni critiche segnalate da anni» Non solo l'ex sindaco Ignazio Marino. Anche l’Osservatorio istituito dal Campidoglio nel 2015, d’intesa con i municipi IX e XI, boccia la revisione nata dalla trattativa tra la giunta pentastellata e la As Roma. «L’accordo raggiunto - si legge in una nota - nel suo complesso snatura e peggiora il progetto sotto più aspetti». Secondo l’Osservatorio, al quale aderiscono anche i comitati di quartiere Torrino-Decima, Torrino-Mezzocammino, Torrino Nord, Vitinia e Magliana-Arvalia, «verrà tagliata buona parte delle opere di interesse pubblico che, se realizzate, avrebbero dato un contributo a risolvere situazioni critiche segnalate da anni». Le opere tagliate Agli interventi confermati , spiega il comunicato, «si aggiungevano la bretella di collegamento Ostiense/autostrada di Fiumicino con il ponte carrabile sul Tevere, il ponte ciclo-pedonale verso la fermata Fs di Magliana e infine due pontili di attracco sul Tevere. Questo secondo gruppo di opere, cui aggiungiamo l’intervento su via Dasti a Magliana, sembrerebbe sia stato tagliato. Stando alle prime frammentarie informazioni, bretella e ponte carrabile verrebbero realizzati in una seconda fase, ma del tutto indefinita e, quel che è peggio, con denaro pubblico». corriere.it
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Cantiere stadio al colosso Usa. Il mega affare va ad Aecom LA REPUBBLICA (S. BENNEWITZ/G. VITALE) - Sarà uno stadio in prevalenza a stelle e strisce quello che il patron giallorosso James Pallotta e l’imprenditore Luca Parnasi si apprestano a costruire sul pratone di Tor di Valle. I lavori per la nuova “Magica arena” dovrebbero essere assegnati a trattativa diretta, senza obbligo di passare per le forche caudine della gara pubblica, al colosso americano Aecom, quasi 100mila addetti, al 156° posto nella lista delle 500 multinazionali più ricche degli States secondo Fortune. Un affidamento che però non sarà esclusiva: un altro gigante dell’edilizia, stavolta tricolore, è infatti in pole position per entrare nell’affare. Si tratta della Salini Impregilo, riconosciuto global player nel settore delle grandi infrastrutture, che tuttavia proverà a prendersi la fetta più grossa della torta.Il resto del complesso resterà invece appannaggio della famiglia Parnasi, la quale avrebbe già raggiunto un accordo con il gruppo Pizzarotti di Parma per realizzare insieme le 18 palazzine del business park deprivato però delle torri di Libeskind. Fermo restando l’interesse, già manifestato dalla società emiliana, ad entrare (anche) nella cordata italo-americana che costruirà lo stadio. Intanto, mentre fervono i contatti tra il Campidoglio e i proponenti per mettere a punto gli ultimi dettagli del progetto, l’As Roma corre in Borsa: nel primo giorno di quotazioni post- accordo, il titolo ha chiuso a 46 centesimi, in crescita del 7%. Un balzo che conferma l’apprezzamento di Piazza Affari per l’intesa raggiunta venerdì notte con la giunta Raggi. Ora però attesa alla ratifica degli uffici. Già al lavoro per tradurre nero su bianco il taglio del 50% delle cubature e lo storno di alcune opere pubbliche. L’ipotesi allo studio sarebbe allora quella di confezionare un atto che modifichi la precedente delibera sulla pubblica utilità, varata dall’amministrazione Marino. Chiaro l’obbiettivo: mantenere in vita l’attuale conferenza dei servizi, per accorciare i tempi. Perciò i proponenti chiederanno, entro la scadenza del 3 marzo, un mese di proroga, così da consentire il passaggio della nuova delibera in assemblea capitolina. Al netto però delle perplessità subito espresse dalla Regione Lazio: se una sola delle infrastrutture programmate dovesse saltare, l’iter potrebbe ricominciare tutto daccapo. Pure per questo, per verificare le procedure ed evitare sorprese, sono previsti incontri fra l’avvocatura capitolina e quella regionale. Anche se l’architetto Alberto Sasso, uno dei delegati da Grillo al tavolo delle trattative, rassicura: «Progetti di questa complessità non si chiudono con una stretta di mano. Dopo la delibera ci sarà una convenzione in cui saranno definiti tutti i dettagli. Nessuno vuole eliminare niente di strutturale. Se sono state eliminate delle opere è perché ci sono delle alternative perfettamente collaudate, mi riferisco ad esempio al ponte sul Tevere». Ma le opposizioni in Campidoglio rumoreggiano. Il Pd, che ha sempre difeso il progetto a spada tratta, minaccia ritorsioni se verrà modificato il piano infrastrutturale. E FdI annuncia la richiesta di un consiglio straordinario sullo stadio perché «finora le riunioni del M5S si sono tenute tutte nelle segrete stanze ed è tempo che la discussione divenga pubblica». Ma il M5S va dritto per la sua strada: «Il nostro è un progetto eco-sostenibile e all’avanguardia», tuona il capogruppo Paolo Ferrara. «Marino preferiva tre grattacieli e centinaia di migliaia di metri cubi di cemento al posto del parco. Noi siamo diversi: scegliamo il verde e la modernità». (28.02.2017)
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Racconta Mamò...- 1309 risposte
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infatti...boh!- 1309 risposte
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Ti dirò che potrebbe essere una chiave di lettura perchè francamente non riesco a trovarne altre (avevo pensato che fosse un giornale pro Real e che quel titolo potesse essere un tentativo di disturbo un vista di un possibile confronto diretto in Champions)- 1309 risposte
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E' lui ...- 1309 risposte
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El mundo è sponda Real o Barca ?- 1309 risposte
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Stendardo è un altro laureato.- 1309 risposte
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Per quello starei assolutamente tranquillo.- 1309 risposte
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"Il 3 a 0 sarebbe stato meglio..." Grande Chiello ! ! ! ! !- 1309 risposte
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Comunque ragazzi 'sto paese è veramente messo male male male eh....- 1309 risposte
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Non so che cosa augurarmi per sabato, se un furto (VERO) dei napolesi sui riommici o viceversa- 1309 risposte
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Gli rompiamo il c**o con più soddisfazione.- 1309 risposte
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Vomitevole. Cioò questi hanno interrotto il silenzio stampa per fare 'sta figura di M***A epocale- 1309 risposte
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Il Napule che twitta contro la telecronaca RAI non se pò sentì....- 1309 risposte
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Sabato prossimo grandissimo scontro tra due montagne di M***A- 1309 risposte
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Giuntoli da arrestare in diretta. Bastardo.- 1309 risposte
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CERQUETI SUCA !!!!!!!!!! TU E TUTTO QUEL BARACCONE DI ANTIJUVENTINI CHIAMATO RAI !!!!- 1309 risposte
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Stadio, corsa a ostacoli per non ricominciare tutto IL FATTO QUOTIDIANO (L. DE CAROLIS) - Un paio di mesi per approvare la nuova delibera, “innovativa” di quella Marino, per poi presentarsi alla conferenza dei servizi. Dove contano di chiudere la partita dello stadio, senza dover ripartire dal via, “perché i nostri legali e quelli della Roma pensano che il progetto possa passare subito”. Ancora euforici per l’accordo di venerdì sera in Campidoglio, i 5 Stelle ostentano ottimismo sul percorso verso il nuovo impianto a Tor di Valle. E stilano il loro crono-programma, con la Roma e il proprietario del terreno, Luca Parnasi. Ma la strada non è tutta in discesa: anzi. Perché bisogna ottenere il sì della Regione Lazio, per ora gelida. Già, perché dentro la giunta guidata dal dem Nicola Zingaretti nutrono forti riserve sull’entità delle opere pubbliche rimaste nel nuovo accordo, come raccontate dalle indiscrezioni (non c’è ancora nulla di scritto). E ritengono che la nuova delibera sul progetto, notevolmente mutato, debba passare da una nuova conferenza dei servizi. E sarebbero tanti altri mesi di lavoro. Non a caso, il M5S pensa a canali diplomatici. Come un incontro tra gli avvocati del Comune, dei proponenti del progetto e della Regione, per fare un punto tecnico. E per aggirare il rischio di una nuova conferenza lavora a una nuova delibera che modifichi profondamente quella precedente, approvata nel 2014 sotto la giunta di Ignazio Marino. Un provvedimento “innovativo”, che però dia continuità al testo approvato tre anni fa. La certezza è che la Roma chiederà una proroga della conferenza fissata per il 3 marzo. Dovrebbe depositarla il giorno prima, il 2, chiedendo quasi due mesi in più. Nel frattempo, il M5S e i “proponenti” lavorano alla strategia. La linea è ribadire che gran parte delle opere pubbliche previste rimarrà, e verrà realizzata prima dell’entrata in funzione dello stadio: e si parla dell’allargamento della via del Mare, della fermata per la linea ferroviaria Roma Lido, della messa in sicurezza del Fosso di Vallerano e di un’idrovora, necessaria in una zona a rischio esondazioni. Ma un ponte di collegamento verrà posticipato alla realizzazione dell’impianto, (mentre non c’è chiarezza sullo svincolo per la Roma-Fiumicino). E questo potrebbe agevolare il veto della Regione. Assieme alla riduzione di altre opere, come il numero di vagoni della Roma-Lido, secondo le voci ridotti da 15 a 2 (dato che però ambienti comunali contestano come falso). Però il tema rimane quello, se serva o meno una nuova conferenza. E i legali dei 5S e della Roma proveranno a dire di no. Sostenendo che l’impianto rimarrà dove previsto, e che le opere pubbliche sono diminuite poco a fronte del dimezzamento delle cubature. Poi c’è la ragione politica. “La Regione potrà mai assumersi il peso di dire no all’impianto della Roma?” si chiedono nel M5S. Perché lo stadio è anche un gioco: del cerino. (28.02.2017)
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As Roma, il primo sì allo stadio fa registrare un +7,8% in Borsa LEGGO (F. BALZANI) - Un bel volo anche se a Piazza Affari si aspettavano qualcosa in più. L’annuncio dell’accordo trovato venerdì notte per la costruzione del nuovo stadio (in attesa della conferenza dei servizi in Regione) ieri ha fatto alzare il titolo della As Roma, che in Borsa ha guadagnato il 7,8% a 47 centesimi. Il titolo aveva invece subìto un tonfo del 4,75% (passando da 45 a 43 centesimi) nella settimana scorsa, quella dal 20 al 24 febbraio, successiva allo stop subito dal progetto. (28.02.2017)
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Scandurra: «No alla riduzione di ponti e strade Sui trasporti si rischia un pasticcio» IL MESSAGGERO (L. DE CICCO) - «La sforbiciata alle cubature di Tor di Valle è sacrosanta, prima c'era chiaramente una sproporzione. Ma questo taglio non può essere fatto a discapito delle opere pubbliche. Mi preoccupa soprattutto il piano trasporti, rischia di essere un pasticcio che peserà negativamente sull'intero quadrante». A parlare è Enzo Scandurra, docente universitario ed ex direttore del dipartimento di Urbanistica della Sapienza. Professore, cosa non la convince dell'accordo tra Campidoglio e privati? «Il taglio delle volumetrie, se fatto sulla parte commerciale, può essere giudicato positivamente, considerata la colata di cemento da un milione di metri cubi che era stata programmata all'inizio. Ma ora è importante controllare che anche l'impianto delle opere pubbliche non venga stravolto, altrimenti la pubblica utilità dell'opera potrebbe decadere». Di sicuro salterà il prolungamento della metro B. E anche uno dei due ponti carrabili previsti nell'area, dato che il nuovo ponte a carico dei privati ora viene considerato «alternativo» al ponte dei Congressi. «Sarebbe un errore, considerato che in quell'area dovranno arrivare 55mila tifosi durante le partite più i lavoratori degli uffici che nasceranno. Anche il potenziamento della via del Mare-Ostiense andrebbe rimodulato, dato che è previsto solo fino al Raccordo anulare, mentre le criticità maggiori, su quella strada, si registrano nella parte successiva, verso il litorale». Che effetti produrrebbe questo intervento sulla circolazione stradale? «Il rischio è che con questo sistema dei trasporti, e una ferrovia Roma-Lido con solo due treni nuovi rispetto ai quindici che erano stati preventivati, i vantaggi per la collettività da questa operazione siano piuttosto limitati. Anzi, al termine dell'intervento, la situazione della viabilità potrebbe addirittura peggiorare. Per questo sono convinto che le infrastrutture non possano essere ridotte oltre una certa soglia. E mi stupisce la mancanza di trasparenza da parte della giunta». In che senso? «Su questo accordo mi sembra che non ci sia ancora sufficiente chiarezza. Mancano i dettagli, si conoscono solo alcune dichiarazioni piuttosto vaghe e, in alcuni casi, inquietanti. Come il fatto che le opere pubbliche potrebbero essere realizzate in due tempi. Alcune insieme alla costruzione dello stadio, altre dopo. Questo scenario sarebbe pericoloso». Perché? «Mi chiedo: chi controllerà che i lavori proseguano dopo l'inaugurazione dello stadio e soprattutto dei negozi e degli uffici che interessano ai privati? Se queste opere pubbliche non venissero realizzate, cosa succederebbe? A quel punto non avrebbe più senso revocare l'autorizzazione a costruire. Sono temi a cui dovrebbe interessarsi un assessore all'Urbanistica, che a Roma al momento non c'é». (28.02.2017)